Esuli dal futuro: con Dante nelle Alpi di oggi
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Esuli dal futuro: con Dante nelle Alpi di oggi
Alcuni memorabili versi di Dante, grande esule e “fuggiasco”, illustrati dal dantista Domenico De Martino, sono diventati la chiave e lo spunto per analizzare le fughe, le migrazioni, le sfide demografiche ed economiche dello sviluppo delle aree alpine, con particolare riferimento al tema delle risalite dei “nomadi digitali” verso le Alpi, che scelgono quest’area per vivere e lavorare.
Buongiorno, buonasera a tutti. Queste prime parole le pronuncio senza sfidare questo strumento di tortura, ma poi mi siederò perché così bisogna. Grazie di essere qui a questo incontro che è insomma particolarmente significativo. Secondo i modi anglosassoni che non mi appartengono peraltro bisogna sempre iniziare leggeri, bisogna iniziare con qualche battuta di spirito, con qualche cosa a mena e questo è purtroppo la menità e sta proprio dentro di noi in qualche modo. In un festival dedicato all'economia che ci fa uno che normalmente si occupa di Dante, di filologia, di testi letterari. Proprio nei giorni scorsi fra l'altro in una situazione analoga, la fiera del libro di Sorino, cioè un festival, una fiera come vogliamo chiamarla, è stato detto che Dante è un autore che non ha un suscita eco, che è difficile e quindi non bisogna studiarlo a scuola. Alcuni hanno reagito con documenti semi ufficiali anche abbastanza paludati, forse dando in qualche modo un po' ragione che fosse un po' noioso, insomma soprattutto riguardo a Verga che era stato l'altro attaccato. Noi abbiamo invece scelto, questa la colpa non è mia devo dire, ma di chi ci ha invitato, quindi il festival e tutta l'organizzazione di EUSALP, che è questa organizzazione che mi esprimorosamente dico delle cose imprecise, è questa struttura europea di macro regione che comprende, riguarda che inquadra la regione alpina nei vari nazioni di cui la provincia di Trento e Bolzano è stata presidente nel 2022 se non sbaglio, la cui attività naturalmente continua, ci ha scelto per una esperienza che avevamo fatto insieme su Dante, ma Dante ci dice qualcosa anche sul futuro, ci dice qualcosa anche sull'esilio, le fughe, l'andare al trovo, il ritornare. Allora è venuto fuori questo titolo che alcuni hanno preso sul serio ma che non va preso sul serio particolarmente, è serio sì ma con un leggera increspatura, è un po' anche non voglio dire ironico ma sorridente, è chiaro che Dante le Alpi, sì ne ha parlato anche approfonditamente, probabilmente Dante le ha viste, le Alpi le ha frequentate, in qualche modo Trento lo ha frequentato, ma certo non si può fare, è come parlare di Dante gli elefanti, una volta ha citato un elefante ma insomma poi è difficile scrivere qualcosa di più di due righe su Dante e gli elefanti e sulle Alpi di oggi Dante certamente non sa nulla, però c'era un grande critico e filologo che si chiamava Gianfranco Contini che alla fine della propria vita riflettendo diceva non c'è un momento nella mia vita, nella nostra vita in cui non ci sia un verso di Dante che ci ritorna utile, che risuona, che consuona con la situazione in cui stiamo che stiamo vivendo allora ci proviamo a questo esercizio di vedere che cosa Dante ci dice a proposito dell'esilio, noi Dante è l'esilio, ci sono due frasi che si dicono, una chi è Dante? Cosa rispondereste tutti rispondereste il padre della lingua italiana e questo lo diamo per buono, si potrebbe parlarne approfonditamente ma lo diamo per buono, il secondo è l'esule, qualcuno che si ricorda qualcosa di più direbbe l'exul emeritus come lui si firmava, cioè l'esule senza colpa ma esule sì c'è il timbro, chi è Dante? Esule, ma che cos'è l'esilio? Certo l'esilio è quello storico, non è che sto guardando la data, la data la so anche a memoria, nel 1301 Dante viene esiliato, non si trova a Firenze, viene cacciato, gli dicono tu non devi più rientrare, sei un ladro, gli dicono anche sei un ladro e Dante da lì per venti anni sarà in esilio, è l'esilio storico su cui ritornerà più volte, tante volte, se ne lamenterà nell'inferno, nel purgatorio, nel paradiso si farà dire dalle anime tu andrai in esilio, quello sarà la tua condanna, per tutta la vita Dante si porta a questo peso ma Dante è anche un grande poeta e allora che cosa fa? Questo esilio si trasforma piano piano dentro di lui nell'immagine della vita umana, tutti siamo in esilio, l'esilio non è altro che la metafora, la vive così in qualche modo, non è altro che la metafora del grande pellegrinaggio che è questa nostra vita, nel mezzo del cammino di nostra vita il cammino, il nostro cammino è un viaggio che ha a che fare con l'esilio e con il pellegrinaggio, in fondo che cosa si dice? Siamo tutti in attesa, chi crede o chi cita le frasi canoni, che siamo tutti in attesa di tornare alla casa del padre si dice, si sente dire, dai preti, dai teologi, ma anche un'altra cosa, il pellegrinaggio che cosa impone? Le grandi difficoltà, oggi si va per sport a Santiago de Compostela, ci prendiamo un mesetto di vacanza oppure anche pochi giorni ci facciamo gli ultimi chilometri per un'esperienza interiore naturalmente e così andiamo, all'epoca era un viaggio pericolosissimo andare a Santiago de Compostela, il grande amico di Dante Guido Cavalcanti a metà strada venne assaltato dai suoi nemici politici di Firenze e tentarono di ammazzarlo sulla strada di Compostela, questo era un pericolo particolare ma per tutti era un viaggio pericoloso, ma arrivati lì e toccato le coste del Santo il problema restava, bisognava anche tornare indietro, non è che tornare indietro era come a Monopoli si fa un giro e si torna alla punto di partenza, era un altro viaggio pericoloso, la vita è un andare un tornare, Dante ci dice queste cose e che cosa scopre durante il suo viaggio, durante il suo esilio avendo questa memoria di Firenze fortissima, questa desiderio fortissimo di tornare a casa, scopre che lui non è più cittadino di Firenze, cioè lo è, lui dirà nazione non moribus, cioè di nascita ma non di costumi, si allontanerà e l'immagine di Firenze rimarrà solo un'immagine di luoghi affettivi non di luoghi morali, ma scopre di essere cittadino del mondo, andando in viaggio, andando in pellegrinaggio si scopre di essere cittadini del mondo, che le altre lingue, lo dirà lui stesso, lui chiamava così fortemente la lingua fiorentina e l'italiano, quello che poi sarà l'italiano, ci sono lingue altrettanto belle, più belle dell'italiano, ci sono luoghi più belli che non Firenze, quella Firenze per cui io soffro, aggiunge subito, soffro ingiustamente l'esilio, insomma il viaggio ci porta a essere cittadini del mondo, cittadini del mondo ma con ancora dentro quell'immagine, c'è un quadro bellissimo del bronzino, non so, cercatelo, dove non si vede quasi, ma bisogna un po' cercarlo, c'è l'immagine del Purgatorio, la montagna del Purgatorio, il rosso dell'inferno, i cieli del paradiso e Dante con una mano tocca una skyline di Firenze dove si intravede la cupola del Duomo, che peraltro Dante non poteva aver visto né toccato perché viene costruita dopo la morte di Dante naturalmente, ma questo se del tutto secondario, bronzino era un pittore cinquecentesco come sapete bene e quindi rigirava la storia un po'. Ecco insomma Firenze resta dentro, si appoggia, fa questo grande viaggio che è la liberazione dell'uomo, non solo la liberazione di Dante, l'esilio di Dante diventa il pellegrinaggio dell'uomo che si libera delle sue colpe e arriva a vedere la verità, insomma sono tanti temi, vedo già qualche piccolo colpo di stanchezza quindi mi fermo e soprattutto sento i miei compagni fremere perché mentre io non ho quasi nulla da dire della mia vita, quello che potrei dirvi sono del banalità assoluta della mia vita, loro hanno delle cose da dirvi, cioè quelle parole che io ho usato, fuga, esilio, ritorno, stanno nella loro vita però stanno nella vita di persone che non sono proprio comuni comuni comuni comuni, fanno dei mestieri che non tutti fanno, abbiamo Carmine Abbate, è uno scrittore importante, non voglio anticipare nulla perché solo descrivendo chi è potrei svelare quello che dirà ma certo non è nato a Trento, è vissuto in molti luoghi a diverse lingue ma vive vicino a Trento e quindi un Trentino che non è un Trentino. Poi abbiamo la nostra amica Cecilia che è una video maker, regista in questo momento un suo film, il suo primo film di invenzione di fiction come si dice nelle sale si può vedere, non so dove lei ce lo dirà magari, è vissuto a Trento, è nato a Trento ma scappata anche da Trento, condiviso esperienze fuori, ritornata, insomma un percorso interessante. Sandra, Sandra, ecco Sandra Paoli che invece è una donna concreta, non che loro non lo siano ma nelle cose concrete, nelle cose concrete, cioè è la presidente, basta solo dirlo, è il presidente della FIAVET, uno vola già più alto perché c'ha una sigla, io non c'ho nessuna sigla purtroppo, che è la federazione delle agenzie di viaggio, è una che nel territorio lavora sul serio con delle misurazioni oltretutto, cioè si vede o porta persone o non le porta, quindi c'è un immediato confronto con la realtà nella sua attività, dirige una rivista internazionale legata ovviamente a questi temi e si occupa, come lei ama dire, di turismo da sempre, cioè fino da bambino, costringendo a bambina, costringeva i suoi coetanei a andare in giro nei vari posti e si faceva pagare anche però questo va aggiunto. Bene, sicuramente non avete trattenuto nulla di quello che io vi ho detto ma queste almeno parole, fuga, esilio, ritorno, sono cose che partenza, anche partenza perché bisogna partire per poi tornare, le risentiremo rigenerate rese attuali e rese anche assolutamente concrete condivisibili dai nostri cortesi ospiti. Iniziamo, non solo per ordine alfabetico, ma tu eri sempre il numero uno quando interrogavano. Ahimè sì, ero il primo che interrogavano. Carmine Abate, a lui. Grazie. Allora io mi collego subito alla parola partenza, una delle parole che dicevi tu, a parte il fatto che mi sarebbe piaciuto partire da Dante perché come sai io ho fatto la tesi di laurea su Dante, anzi sulle esposizioni della Divina Commedia del Boccaccio e quindi Dante mi è molto caro e quei versi a cui tu ti riferivi li conosco a memoria dalla scuola media. Allora la partenza, la mia è una storia di partenze e di ritorni, partenze e ritorni dalla calabria che poi non è una calabria, la calabria che tutti voi conoscete, una calabria arbrege perché il mio paese calabrese è stato fondato alla fine del 400 dai profughi albanesi che scappavano dalla dominazione ottomana e quindi prima stavo proprio per dire che in fondo l'immigrazione, io ce l'ho nel mio DNA, sono scappati dall'Albania perché volevano vivere liberi anche se in un paese straniero piuttosto che a casa loro ma sotto il dominio ottomano. In Italia gli arbrege hanno fondato 100 paesi, proprio 100, un numero esatto a distanza di più di cinque secoli dalla loro fondazione ancora oggi si parla l'arbrege che sarebbe l'albanese antico in 50 paesi, tra paesi e frazioni. Uno di questi è il mio quindi io sono nato in questo paese e da bambino parlavo solo l'arbrege, l'italiano l'ho imparato a scuola sembrerà strano, vedo in fondo tanti giovani, sembra strano che uno che nasce in Italia fino a sei anni non conosca nemmeno una parola di italiano anche perché con i mass media, con la televisione, con internet, oggi un bambino in effetti sente qualche parola italiana. Nel mio caso non è stato così perché io sono nato l'anno in cui è nata la televisione, chi se lo ricordo 54, l'hanno indovinato, però non c'erano televisori al mio paese, il primo televisore è arrivato nel 60 ed era il televisore della sala del partito comunista che avevano comprato i paesani mettendo un chilo di grano, comprandolo assieme, però a sei anni quando sono entrato in classe sono rimasto scioccato perché io ero convinto di dover imparare il napoletano perché era l'unica lingua che sentivo, mio padre che cantava O Sole Mio la mattina, poi venivano i teatristi, facevano degli spettacoli teatrali in estate ed erano tutti napoletani e invece la maestra ha cominciato a usare queste parole strane, bambini, facciamo l'appello, se non che la maestra, la mia maestra da loro che era molto in gamba, ha inventato credo proprio allora la figura del tutor perché a ogni bambino di prima elementare ha messo accanto una bambina, un bambino di quinta elementare che è stata la mia prima traduttrice, la mia prima insegnante di italiano così ho continuato chiaramente a parlare l'arbrege che noi definiamo in una maniera bellissima che forse può sembrare elettorica ma insomma io la dico giucha e sombres, c'era un albanese in prima fila, la lingua del cuore, la lingua del cuore però poi a scuola ho imparato giuchen e buches del pane, la lingua del pane che per me è stato appunto l'italiano perché per ironia della sorte io che non conoscevo una parola di airbrush ho insegnato italiano soprattutto in Trentino per 35 anni però per mio nonno, nonno Carmine Abbato è stato il americano perché lui è stato emigrato in America agli inizi del novecento e per mio padre è stato prima il francese perché è stato emigrato in Francia da quando io avevo quattro anni e poi il tedesco anzi il germanese perché è emigrato poi subito dopo un'esperienza di due anni in Francia in Germania. Io con tutte con queste conoscenze linguistiche a un certo punto della mia vita perché la sto facendo molto breve, ho scritto 18 libri per raccontare questa storia di partenze adesso la sintetizzo a 16 anni per la prima volta sono arrivato in Germania dove viveva mio padre e qui c'entra in qualche modo anche Dante vedi perché mio padre voleva che io imparassi come si mangia il pane, il pane altrui così impari come si mangia il pane altrui impari a vivere e in Germania ho sentito per la prima volta l'urgenza di scrivere, la necessità di scrivere perché per la prima volta ho visto davvero ho conosciuto mio padre ho visto i sacri picci che faceva quella parola che mi sembrava vuota quando ero un bambino perché quando si parlava di futuro di sacri picci mi sembravano parole vuote ma lì poi ho visto nella concretezza vedendolo proprio da vicino i sacrifici che faceva quest'uomo che si svegliava la mattina alle 4 tornava alle 7 mangiavamo assieme nella baracca un piatto di aglio olio e peperoncino chissà quanti piatti di aglio olio peperoncino ho mangiato nella mia vita e quindi ho cominciato a scrivere in Germania per denunciare l'ingiustizia dell'emigrazione perché costringere una persona ad abbandonare la propria terra costringerla non dandogli il lavoro che tutti noi dovremmo avere nella nostra terra è un'ingiustizia e quindi parlavo di me parlavo della mia situazione parlavo anche in questi primi racconti tra parentesi io ho esordito come narratore in Germania nel 84 con un libro di racconti in tedesco usciti usciti in Germania però tradotti dalla mia ragazza di allora che adesso è mia moglie e in quel periodo in quel periodo ho cominciato appunto a scrivere questi racconti ma tra quei racconti lì che non erano gran che lo dico lo ammetto dal punto di vista letterario e l'ultimo libro che ho scritto che invece ambientato in Trentino il cercatore di luce ecco alla base c'è la stessa urgenza urgenza della scrittura e allora ho cominciato un percorso tu mi devi dire quando perché ancora non ho detto ti faccio una domanda ma chi sei mi ha interrotto chi sono e però sì allora chi sono io un giorno della mia vita lo prendo sempre alla frontala un giorno mi sono chiesto anch'io questa domanda insegnavo ai ragazzini insegnavo in Germania allora dei ragazzini figli di emigrati italiani in Germania e allora ho avuto in proprio quel giorno lì un giorno preciso un click nella mia testa e mi sono illuminato per i tedeschi io ero semplicemente uno straniero per gli stranieri che vivono in Germania ero un italiano per gli italiani ero un meridionale o terrone per i meridionali o terroni era un calabrese per i calabresi ero un arbreisci anzi a volte ci chiamano gheghi gheghi in maniera un po' dispregiativa o albanese e quando tornavo nel mio paese arbreisci ero un germanese oggi sono un trentino allora quel giorno io mi sono chiesto ti ho anticipato chi sono io e la risposta è stata io sono la sintesi di tutte queste definizioni sono sono tedesco sono tedesco anche se non si vede sono germanese sono trentino sono calabrese arbreisci italiano europeo sono la sintesi di tutte queste definizioni e non è vero non è vero che non ho più radici come si dice di persone che vivono altrove per tanto tempo è vero il contrario ho più radici anche se devo ammettere che le mie radici più profonde sono quelle radicate nella mia terra di origine addirittura nella mia madrelingua no ma sotto i piedi mi stanno crescendo tante radici voi forse non le vedete ma veramente tante radici e che sono radici volanti avete presente quelle magnoglie gigantesche che si trovano io penso sempre al reggio calabria lungomare di reggio calabria ci sono delle magnoglie gigantesche con delle radici volanti tra i rami queste radici ma sono radici vitali ecco quindi non è vero che non ho più radici è vero il contrario non è vero che ho dimenticato la mia madrelingua è vero il contrario da quel momento io sto cercando di vivere per addizione vivere per addizione che è la cosa che volevo approfondire oggi ma proprio vivere per addizione è diventato per me una specie di mantra un qualcosa che mi ha cambiato radicalmente la vita perché vedete quando certe volte le parole le parole che nascondono o coprono dei concetti così profondi hanno questo potere e da quando io dico voglio vivere per addizione sto meglio perché non devo più decidere come mi succedeva nel passato tra il nord e il sud non devo più vivere come viveva l'emigrante tradizionale come viveva mio padre con i piedi al nord e la testa al sud e facendo questo non si integrava nei posti in cui è vissuto non ha imparato il francese il tedesco nei posti in cui è vissuto ha lavorato perché perché la sua testa era sempre concentrata verso verso il suo paese di origine ecco quindi vivere per addizione e chiudo vuol dire prendere il meglio del nord e del sud e quindi superare questo anche questa domanda che ci facevano ci facevano sempre mi facevano se mi fanno ancora oggi dove ti piace di più in germania o in italia in trentino o in calabria a besenello o a carfizi che è il mio paese di origine ecco è la stessa domanda in fondo che ci facevano da bambini quando ci chiedevano a chi vuoi più bene gioia mia a mamma o a papà no e tu stavi lì bambolato perché pensavi ma gli adulti non sono persone intelligenti e mi fanno questa domanda io voglio bene alla mamma e al papà anzi voglio pure bene alla nonna mia sorella se non lo dico e questo quindi vivere per addizione vuol dire ripeto voler bene a tutti voler bene soprattutto dopo tutti questi anni che ho vissuto fuori al sud ma anche al nord grazie ovviamente grazie grazie davvero sia per quello che ha detto sia per quello che gli ho impedito di dire naturalmente ma purtroppo noi siamo ci buttano fuori a una certura quindi è giusto che tutti dicano abbiano il loro spazio se volete qui la pubblicità e l'anima del commercio se volete c'è un banchino con i libri di carmine abate e potete sfogliarli se volete acquistarli anche libri trentini libri trentini si si cercatore di luce su segantini un bellissimo libro ve lo consiglio come molti alti segantini viveva per addizione questo non so se riusciamo a raccontarlo dopo ma insomma bene allora io vorrei sentire invece anzi volevo dire due parole su dante cioè quando dante gli viene detto dice ma se tutti penti vieni a firenze e dici ufficialmente mi pento sono un ladro ma vogliatemi bene lo stesso e paghi anche lui dice non è questo il modo del ritorno in patria e allora forse che non vedrò ovunque la luce del sole delle stelle forse che non potrò meditare la dolcissima verità ovunque sotto il cielo né certo il pane mi mancherà quel pane in contorno a cui stiamo un po' ruotando bene non c'entra nulla forse con quello che ci dirà cecilia bozza wolf ma forse sì o forse no sentiamo che cosa da dirci cecilia allora io sono cresciuta in una valle trentina vabbè come appunto si diceva prima sono regista sceneggiatrice e ho una piccola ditta di produzione video di formazione sono una documentarista ma appunto da qualche anno mi sto approcciando al cinema di finzione sono in un certo senso una novade digitale nel senso che quando non sono a girare non sono su un set passo moltissimo tempo appunto magari a scrivere o appunto a organizzare una produzione con persone che vengono da tutt'altro i luoghi d'italia se non addirittura d'europa sono una trekking dipendente appassionata di animali e natura fra le varie collaborazioni storiche come video maker o quella con artesella e me ne sono sono tornata a vivere nella mia valle nella valle dove sono cresciuta un paio d'anni fa insomma adesso 34 anni avevo 32 più o meno e diciamo che quando però avevo 18 anni e me ne sono andata per studiare perché ero appassionata di cinema fin da ragazzina mi sono detto io qui non metterò mai più piede ma perché nel senso che in realtà poi ero estremamente affezionata ai luoghi alle montagne davanti a casa ai sentieri ai boschi al fiume brenta però quando sono diventata adolescente attorno mai ha iniziato a delinearsi un universo che c'entrava ben poco con l'acquietta che avevo vissuto da più da bambina un universo costellato di abuso d'alcol di serate di noia passate a cercare svaghi molto pericolosi buttarsi dalle auto in corsa dalle cascate incidenti stradali dei miei coetanei depressione e purtroppo ne ricordo un anno alle superiori in cui ce ne furono due suicidi di due coetanei e tutte queste cose appunto ho potuto vederle molto da vicino e alcune anche un po' viverle sulla mia pelle insomma ed ecco che anche grazie un po' gli studi insomma in cinema ho iniziato a rendermi conto che quella che era quello che era l'immaginario dominante dato della montagna e delle soprattutto delle persone che ci vivono corrispondeva solo in parte a quello che io avevo vissuto cioè queste immagini molto spesso patinate ma soprattutto distanti quindi inquadrature molto larghe vogli dall'alto di droni sempre però una visione dall'alto una visione da fuori mai empatica mai a fianco ai alle persone o con le persone e si potrebbe infatti fare un po questa metafora che è quella proprio del volo del drone ne vediamo tantissimi vola dall'alto si vedono i boschi ruscelli torrenti prati meravigliosi boschi appunto da fiaba però poi c'è il paesino dove le casette sono molto deliziose ci sono i gerani balconi però dentro quelle case c'è della gente in carne d'ossa uguale a tutto tutto il resto delle persone che ha dei sentimenti delle contraddizioni delle difficoltà uguali a quelle di tutti gli altri mi sono insomma un po detta qui c'è una valle disincantata dietro la valle incantata e in questo senso è stato molto importante personalmente anche artisticamente per me cristiana arnoldi e il suo libro tristi montagna e guida i malesseri alpini è un libro del 2009 da cui poi ha preso ho preso anche il titolo del mio film che adesso appunto in sala che si intitola rispetta che per chi non lo sapesse in dialetto trentino ha un doppio significato quello più intuitivo rispetto onore e quello è un altro invece meno intuitivo che vergogna e pudore e questo dice molto secondo me della mentalità delle persone che un po abitano questi luoghi in questo libro arnoldi partendo da una serie di fatti di cronaca successi nell'arco alpino arriva proprio ad eliniare analizzare anche il fatto che esiste una sorta di contrasto fra queste immagini appunto come dicevo prima e di lì a che patinate fatte di benessere in qualche modo armonia a senso di quiete che si contrappongono un po con un vissuto montanaro che è tutt'altro che sereno in quieto come si diceva prima alcoolismo endemico depressione e suicidio qui un po mi vien da dire c'è anche una sorta di collegamento con dante nel senso che purgatorio e paradiso sono rappresentate come montagne ok c'è anche l'inferno che è una montagna rovesciata in qualche modo che sembra un po questo universo da speleologi che vanno a cercare nel lato oscuro alla star wars della appunto della forza in un certo senso o insomma la ricerca di un cuore di tenebra per dirla alla conrad e un po come succede a volte quando si va veramente nel profondo del lato oscuro si rischia di perdersi come succede a dante se non avesse vergiglio a volte si perderebbe e poi anche un altro collegamento cioè pensando appunto all'inferno a molti delle illustrazioni che sono state fatte penso a gustafodorea william blake sembra un paesaggio alpini somigliano moltissimo a paesaggio alpini per arrivare poi alla fine a un racconto di emingway che già aveva accolto nel 38 questa idea di un rovescio della montagna in questo racconto che si chiama edilio alpino e il titolo ironico che appunto ben descriveva descriveva la cosa mi ritorno un attimo a christian arnoldi perché in qualche modo quello che lui arriva a dire che la montagna ma soprattutto il montanaro è ostaggio un po di un'immagine creata dai ceti cittadini nel 17 secolo cioè geografi filosofi letterati che influenzati dal sentimento del sublime in qualche modo vedevano nella montagna una sorta di paradiso appunto è chiaro però che per ogni paradiso c'è sempre complementare anche un inferno e diciamo che in qualche modo appunto quello che dice lui è che il montanaro un po come succederebbe al cinema e si ritrova come dire per rispondere in qualche modo alla essere coerente con questi luoghi paradisiaci che sono effettivamente straordinari bellissimi non si nega questo però per rispondere a questo lui a sua volta deve un po recitare una parte che gli è stata affidata no allo scopo di accontentare chi viene da fuori a rigenerarsi no e a ritrovare se stesso e quindi fino a un certo punto il montanaro con la barba la pipa gli scarponi oggi forse sarebbe vestito con abiti tecnici molto atletico però in qualche modo anche per sopravvivere è costretto a questa a recitare questa parte e si immedesima a tal punto da dimenticare un po se stesso e ecco che vengono nascoste tutte le fragilità c'è una lettera bellissima nel libro sempre di Cristiano Arnolli scritta da un ragazzo valtellinese dopo il secondo suicidio di un coetaneo dove dice non c'è nemmeno permesso di essere noi stessi senza venire additati no in qualche modo e arriva appunto alla fine a dire non vi darò la soddisfazione di di accopparmi solo per la vostra limitatezza di orizzonti e per limitatezza di orizzonti si intende proprio questo non poter mai uscire da questa parte in qualche modo da questo dover essere austeri e benevoli che un po' il mito del buon montanaro che anche quello arriva dall' XVII secolo insomma grazie grazie a molte grazie mi veniva in mente non sul contenuto ma sul modo con cui tu esprimevi no dante nel secondo canto è il canto inutile non succede il canto in cui non succede nulla il primo finisce esattamente come finisce il secondo è il canto della riflessione e dante dice è terrorizzato è preoccupato dalla guerra si del cammino si della pietà il cammino è il trekking o comunque le passeggiate in montagna la pietà è quella pietà non nel senso negativo ma la partecipazione è quella che tu mostravi di cui indicavi la necessità non il drone ma entrare dal basso a vedere insomma e a condividere e questo forse è una delle ragioni del ritorno cioè il bisogno anche di condividere qualcosa ma ne riparleremo dopo a questo punto la parola a Sandra che ci dirà invece delle cose più attaccate all'esperienza quotidiana e all'applicazione però noi abbiamo parlato diciamo un po un po io ho sempre detto parliamo poco cerchiamo di essere naturali quando ci troveremo lì insomma non programmiamo troppo ma un po abbiamo inevitabilmente parlato sentiva di la sua distanza in qualche modo dante io cosa dico di dante assolutamente nulla non c'è bisogno ho già detto sufficienti banalità io non c'è bisogno di aggiungere e ma questi temi che ora sono venuti fuori come stanno nel tuo lavoro quale futuro danno al tuo lavoro perché il tema è questo il futuro del futuro ma c'è anche io notavo me sono dimenticato poi c'è un sottotitolo del il sottotitolo le sfide di un mondo nuovo a me non mi è piaciuto tanto devo dirlo non dice in giro ma non mi è piaciuto tanto perché le sfide di un mondo nuovo è come se esistesse un mondo nuovo indipendentemente da noi cioè come se fosse le sfide di saturno cioè saturno esiste per conto suo il mondo nuovo siamo noi siamo quello che noi portiamo che costruiamo nel bene nel male con la nostra distrazione col nostro impegno con il nostro menefreghismo con il nostro con la nostra cupidigia come diceva dante insomma il mondo nuovo siamo noi non c'erano le sfide del mondo nuovo no sono le sfide di noi a noi stessi verso quel futuro che dante aveva ben presente ricordiamoci che dante arrivato in fondo dice io voglio che le mie parole arrivino alla futura gente dante ha scritto per noi ha scritto per voi e ha scritto anche per par per sandra buonasera a tutti e ma io mi collego un po al esuli dalle alpi in una chiave un po un po più moderna io come accennava prima professori sono mi occupo di turismo di turismo 360 gradi davvero sono partita da giovane nel senso che a 15 anni avevo già le idee molto chiare perché per me è proprio una passione a questo questo mondo e quindi mi piace anche analizzarlo anche in questa modalità perché io credo che siamo tutti un po esuli dalle alpi anche anche il trentino anche le alpi anche le montagne hanno avuto degli esuli ma abbiamo avuto anche degli importanti ritorni vediamo ci sono persone che ritornano e partire o rimanere mi chiedo non è sempre il partire un abbandonare per la ricerca di un benessere nuovo per trovare nuove sfide nuove opportunità anche rimanere secondo me è una sfida soprattutto in montagna perché ora noi abbiamo ovviamente una diciamo che il turismo ci ha permesso anche di aumentare il livello dei servizi dell'offerta ma anche chi rimane che decide di rimanere decide di farlo come come sfida anche per adattarsi e mi piacerebbe farvi un piccolo excursus dal punto di vista mi permetti turistico noi siamo partiti il turismo è partito nel 1800 si ha aperto in particolar modo dopo il 1859 quando hanno fatto la ferrovia da bolzano verona circa un decennio dopo hanno aggiunto la tratta da bolzano ad innsbruck quindi attraversando il di lì hanno iniziato ad arrivare ovviamente ha iniziato ad arrivare l'aristocrazia ed era un tipo di turismo più diciamo termale salutistico era visto come il paese del sole le località principali sono madonna di campiglio san martino castrozza riva del garda levico hanno lasciato un grande segno poi successivamente le guerre e dopo gli anni 50 si è ovviamente sviluppato questo turismo un po il turismo di massa che è sempre rimasto un po per l'estate la settimana verde forse qualcuno che ha qualche anno in più se lo ricorda e l'inverno poi ovviamente la settimana bianca che è legata a tutta la parte ovviamente del decompensore sciistici e questi queste villeggiature erano lunghissime e duravano 2-3 mesi nel tempo il turismo ha cambiato ed è qui che volevo arrivare perché il turismo è veramente un comparto che in continua evoluzione e questo per agganciarmi anche a noi perché anche noi lo siamo in continua evoluzione perché dipende tutto dalle nostre ambizioni dai problemi dall'età e quindi decidiamo di rimanere oppure di allontanarci per trovare nuove prospettive per trovare ovviamente nuove opportunità turismo ai giorni d'oggi perché io vi racconto questo perché vi racconto quello che conosco quello che vivo il territorio che vivo tutti i giorni il territorio è un territorio che è adatto adesso anche alle famiglie anche ai bambini e è una sfida anche per i giovani anche dal punto di vista climatico e anche dal punto di vista se vogliamo atletico perché il turismo è nato l'alpinismo di lì si è sviluppato poi ovviamente con tutta una serie di attività outdoor e la montagna adesso è vista come diciamo un rifugio salutistico soprattutto dopo covid se ci ricordiamo era uno dei luoghi preferiti e consigliati proprio perché è un luogo naturalmente che ci permette una naturale distanza e moltissimi sono ritornati hanno deciso di ritornare ed aprire anche delle attività nuove nelle valli nei paesi c'è chi ha deciso di aprire l'agriturismo la malga di ristrutturare magari la l'abitazione del nonno per poter fare un'attività ovviamente di accoglienza ma una cosa che due punti che per me sono fondamentali e io vedo molti giovani qua mi occupo anche di giovani è che la montagna è diventata veramente una destinazione anche per i giovani è riuscita a creare quella pill che permette di dare servizi di offrire ovviamente un benessere perché alle volte noi non andiamo alla ricerca solo per una questione non ci spostiamo da un luogo solo per una questione diciamo etico morale ed economica alle volte noi abbiamo la necessità non solo di trovare una certa stabilità ma soprattutto benessere di stare bene cioè la bellezza della vita l'equilibrio della vita è questo che noi cerchiamo e quindi poi è ovvio che è una sfida anche questa però è sfida sia la partenza ma sia anche il ritornare e ritornare non sempre ci permette di trovare ciò che abbiamo ovviamente lasciato perché nel tempo è cambiato è cambiato l'ambiente è cambiata l'offerta è un po un ricordarsi un tornare al ricordo io vi faccio un faccio questa questo paragone con con le ricette una ricetta di cucina noi la vediamo sempre come con gli ingredienti invece una ricetta secondo me porta ricordi profumi suoni e deve deve tornare a un po ritornare alle origini quello che mangiavamo anche da piccoli questo secondo me importante perché il il movimento spostarsi ci fa ci permette di costruire ma poi ci sono dei piccoli mattoncini che grazie e attraverso le radici ci permettono di crescere e le radici per noi sono fondamentali sono stato sorpreso dalla sintesi perfetta e dalla abilità di dire di dare anima a delle cose che potrebbero anche non averla e di questo mi sembra che sia un elemento interessante che è emerso da tutte questi tre interventi dobbiamo riconoscere anche ben diversi cioè ognuno ha raccontato una storia leggermente diversa ha visto la partenza e il ritorno non solo da punti di vista diversi ma anche con valori leggermente diversi o anche abbastanza dissimili e quasi positivi quindi viene quasi naturale una domanda che ma dove si ritorna quando si ritorna dove si ritorna cioè esiste il luogo che abbiamo abbandonato quando si ritorna ci sono luoghi che è impossibile ritrovare io sentivo parlava con degli vecchi istriani che non possono più ritornare perché se ritornano oggi che anche è possibile non trovano il luogo della loro memoria trovano un altro paese come se andassero in un'altra nazione non in quella nazione che è solo nella loro testa in quale paese si ritorna carfizzi com'è oggi è quella carfizzi che è nei tuoi libri o è un'altra storia è un'altra storia ma mi stavo preparando la risposta perché ce l'ho nel libro proprio su sei cantini dove si ritorna si ritorna sempre nei luoghi dove dove siamo stati felici oppure dove ci sono dei nodi dolorosi da scioltere e io per questo torno continuamente al mio paese ci torno sempre più spesso senza però appunto dimenticare gli altri posti curando le radici e le radici dei vari posti carfizzi come tutti i paesi nostri ma parlo anche dei paesi Trentini da cui siamo partiti è cambiato si è sviluppato e quando sono partito io contava 1300 abitanti adesso conta a me solo 500 solo abitanti e però si è sviluppato tantissimo e praticamente questi nostri paesi di origine cambiano più velocemente di noi a volte più velocemente di noi soprattutto più velocemente delle vecchie generazioni che che ancora pensano di ritrovarci i vecchi valori che ormai non ci sono più proprio perché non ci sono più le persone anche lo stesso art break sta diventando sempre più più povero come lingua e perché perché ci sono meno meno persone che che lo parlano no cioè prima c'erano 1300 che lo parlavano oggi ci sono queste queste 300 persone io volevo aggiungere poi voi parlate ancora del ritorno ma un tema che mi sta a cuore e che secondo me lega a tutti e tre i nostri interventi e anche quello sudante e che è quello della natura no la natura è centrale è stata centrale in tutti e tre questi interventi ed è indipendente dalle andate e dai ritorni io vedo che c'è questo grande tema oggi che dovremmo affrontare tutti gli scrittori chi si interessa di turismo in maniera così concreta i dantisti e i registi perché perché purtroppo io vedo che da questo punto di vista sta cambiando molto anche nello stesso trentino quando io sono arrivato in trentino vedevo una maggiore un maggiore rispetto nei confronti della natura e la stessa anche anche prima lo stesso segantini di cui io parlo aveva un rispetto profondissimo per la natura in una sua lettera lui che era seminalfabeta scrive io mi inchino di fronte a un filo d'erba un fiore la rispettava e però poi noi oggi cosa facciamo cosa proponiamo per questo benedetto progresso per questo progresso che poi molto spesso serve soltanto ad arricchire le tasche di pochi la natura la distruggiamo nel libro su segantini io racconto una storia che molti di voi conoscono che riguarda proprio besenello a besenello doveva spuntare un'autostrada che doveva distruggere la montagna dal veneto appunto al trentino per 13 chilometri e che avrebbe distrutto completamente la valla garina ora le persone per fortuna il paese si è opposto e in qualche modo siamo riusciti a salvaguardare quel pezzo di natura oggi però questa famosa questa autostrada si chiama Pirubi la Valdastico la vorrebbero fare altrove io dico veramente che amare un luogo no amare un luogo così come io amo il trentino oltre che la calabria vuol dire fare di tutto per lasciarlo intatto dal punto di vista del naturalistico a chi verrà dopo di noi grazie un appello che credo possiamo condividere di necessità direbbe Dante cioè non per scelta ma perché l'unica scelta che in realtà abbiamo prego dove sei quello che vuoi mi ricollegava all'amare il discorso dell'amare un luogo no mi rendo conto che magari con con i temi che prima ho tirato fuori può sembrare che uno proprio luogo nativo non dico lo odi ma insomma per me esattamente il contrario nel senso che in qualche modo io sono tornata dove avevo detto che non sarei mai più ritornata proprio per raccontare gli aspetti di cui parlavo prima perché credo che nell'amare un luogo ci stia anche il fatto di fare emergere quelle che sono le sue complessità non sono non solo le zone di luce ma anche quelle d'ombra anche perché insomma va fatto anche per far sentire meno sole anche nella loro sofferenza tutta una serie di persone che quelle complessità le vivono le cronache degli ultimi tempi lo fanno emergere insomma è una cosa che devo dire ho avuto il privilegio tramite una serie di corsi che sto tenendo con l'organizzati della fondazione dei marchi per dei giovanissimi corsi di video making età attorno ai 18 25 è stato interessante perché loro racconteranno attraverso due cortometraggi qual è la loro com'è la loro vita da giovani nelle valli e nei luoghi periferici e da un lato mi collego a quello che diceva sandra che è vero abbiamo sempre più sempi virtuosi di persone giovani adulti però persone della mia età più o meno che tornano forti di esperienze di studio magari o comunque non necessariamente ma che mettono rimettono in piedi o cose che erano state abbandonate o comunque portano a qualcosa di nuovo no in luoghi dove non c'era è veramente anche di mai capitato di fare un lavoro sui giovani imprenditori trentini e ci sono esempi straordinari insomma però ecco il tempo leggendo le motivazioni e quello che questi giovani giovani assoluti ventenni diciottenni vogliono raccontare sono rimasta un po stupita dalle parole che usano quando parlano dei loro paesi allora da un lato la natura un amore sconfinato per la natura cioè sono veramente affezionati ai loro luoghi appunto alla chiamiamola così alla geografia quasi che hanno attorno non vorrebbero lasciarli però nello stesso tempo parlano di senso di abbandono di sentirsi soffocati di disperazione c'è stata una ragazza che in queste motivazioni ha scritto noi possiamo solo andare al bar sentiamo questa pressione sociale dove un po' lavora duro reggi bene l'alcol e non sta lamentate mai c'è tipo la famiglia britannica never explain never complain un po la logica un po quella e questo mi mi fa dire che è importante comunque proprio se quando siamo a un luogo farne sempre anche emergere i lati d'ombra proprio perché anche l'arte in qualche modo anche i media dovrebbero farlo perché è un dovere civile in un certo senso prima di arrivare in paradiso traversa l'inferno bisogna traversare l'inferno l'ultima parola cosa facciamo domani di tutte queste cose abbiamo detto domani io ritengo che sia necessario ogni tanto allontanarsi sia necessario io io non mi sono allontanata diciamo non mi sono trasferita sono qui sono autoctona sono trentina e amo il mio territorio e cerco di promuoverlo al meglio di valorizzarlo al meglio però io viaggio molto e io mi rendo conto che solo se usciamo dalla nostra comfort zone e ci muoviamo andiamo su altri territori alle volte riusciamo a capire cosa abbiamo realmente lasciato perché tante volte non non facciamo dei raffronti ci sembra che al di fuori di quel confine ci sia l'eden invece non ci rendiamo conto del valore che noi abbiamo qua quindi riagganciandomi alla natura noi abbiamo un bene preziosissimo che dobbiamo tutelare e preservare soprattutto per le future generazioni è fondamentale ed è per questo che da qualche anno ormai si sta continuando a parlare di sostenibilità che non ha più una scelta ma è una necessità e questo è il mio pensiero io credo che su queste parole possiamo anche chiudere però prima dove si può vedere il tuo film perché insomma purtroppo in trentino il suo giro l'ha già fatto no ci sarà tornerà probabilmente in autunno o in zone più più periferiche c'è una proiezione a borgo val su gana domani sera però adesso sta un po' facendo altre zone d'italia torino firenze milano roma buon viaggio a tutti grazie buonasera
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