Da dicotomia a binomio - il futuro dell'uomo e la natura
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Da dicotomia a binomio - il futuro dell'uomo e la natura
Il talk ha affrontato con preoccupazione il tema dell'equilibrio tra uomo e natura, sottolineando la necessità di collaborazione, consapevolezza e azioni concrete per affrontare le sfide ambientali e costruire un futuro sostenibile.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno a tutti e benvenuti a questo nostro bellissimo incontro ringrazio il Sole proprio di darci l'opportunità di parlare del nostro futuro farlo in maniera davvero globale, come oggi abbiamo tanto bisogno. Il futuro del futuro. Si vi chiede che cos'è il futuro? Il futuro è qui, il futuro siamo noi. Come si dice, the future is now. La terra ha vissuto 4 miliardi di anni, 22 volte più di noi, 0.5 più di noi. La terra rimarrà, resiste. Siamo noi che dobbiamo guardare il futuro in maniera più consapevole, in maniera più globale. E allora ecco perché, prima di tutto direi ai miei amici e poi ospiti, abbiamo scelto questo tema, la dicotomia a binomio, il futuro dell'uomo e della natura. Perché? Perché in passato, nell'ultimo tempo, ci siamo dimenticati che dobbiamo andare assieme. A me piace ricordare tanto il maestro Pistoletto. Spero che abbiate potuto apprezzare i suoi lavori del Terzo Paradiso. E lui dice, proprio con l'arte racconta un impatto incredibile di quanto la natura debba andare in accordo con l'uomo. Se continuiamo ad andare ognuno sulla propria strada, difficilmente troveremo l'energia giusta. Quindi il nostro cambiamento, sì, il nostro futuro, sì, ma andiamo insieme. Camminiamo insieme alla natura e impariamo a guardarla. Abbiamo tanto tempo, mettiamola così, a me piace sempre parlare in positivo, abbiamo tanto tempo davanti a noi perché cerchiamo d'ora in poi davvero di avere una visione olistica del mondo, di guardare tutto il nostro ecosistema. È un insieme. E non guardare solo la tecnologia da un lato, solo la scienza dall'altro e la natura lì. Perché tanto la natura è lì da tantissimi anni. È resistente, è forte, è molto più forte di noi. Il bello della natura è che lei riesce sempre a plasmarsi a cambiare, ma chi ne soffre siamo noi. Per cui, guardando il futuro, a me piace davvero parlare con i miei ospiti dire che cosa è ognuno di noi con le proprie competenze. Perché ognuno di noi ha diversi, abbiamo il professore di tecnologia, l'artista, l'imprenditore, ma ognuno di noi può e deve avere un impatto forte. Ed è per questo che ho ricordato il Harari. Quando parla delle competenze per affrontare il XXI secolo, ci siamo, siamo qui. Che cosa dobbiamo fare per tenere questo nostro XXI secolo bello? Quali sono le azioni che dobbiamo fare? Perché parliamo, parliamo, ma poi alla fin fine è un conto di matematica, dobbiamo chiudere la linea. E lui parla delle 4 C. Quindi parla delle competenze che dobbiamo usare in maniera positiva e in maniera rispettosa. E sono il pensiero critico, cioè come vediamo le cose, come ci guardiamo intorno, la comunicazione, l'importanza della comunicazione, la collaborazione. Non possiamo più andar da soli, è urgente, dobbiamo metterci insieme ognuno con le proprie competenze. Quindi quello che io vorrei dei nostri, che venisse fuori con i nostri amici è proprio cercare di trovare quello che ognuno di noi può portare in questo mondo e per costruire un futuro nuovo. E mi piacerebbe che poi ognuno di voi uscisse con qualcosa, diceva io nel mio piccolo, con le mie competenze, posso fare queste cose. Partirei con Matteo Ward, il mio grande amico. Progresso, rivoluzione, Matteo è prima di tutto un imprenditore di grande successo, ma è un uomo che racconta delle storie bellissime sulla natura, sul cambiamento e su quello che noi con le scelte di ogni giorno possiamo fare. E parla di fashion, che purtroppo è uno dei maggiori colpevoli del climate change. Però Matteo lo fa in una maniera strepitosa, lascia la parola a lui. Grazie Elisabetta, buongiorno a tutti. Ha fatto una traduzione bellissima. Grazie mille. Parliamo di vestiti. Spesso si dimentichiamo il rapporto che quello che indossiamo ha con la parola natura. Prima hai citato maestro Pistoletto. Per me Pistoletto è la mia religione. Quando sto male e ho bisogno di una guida, vado dal maestro e ho avuto la fortuna di sedermi con lui, sentirlo parlare e con tre parole mi rimetta a terra, mi ridà la direzione. Quel terzo paradiso è effettivamente una guida. Per capire come tutto quello che l'uomo sta costruendo, ha costruito e continuerà a inventare, a progettare nel futuro, possa trovare uno spazio di coesistenza, armoniosa, equilibrata e quindi sostenibile con qualcosa che sta qui da molto prima di tutto quello che l'uomo ha creato, che è appunto la natura. Se ci pensiamo, le prime volte che l'uomo ha iniziato a interagire con l'ecosistema naturale, per cercare di costruire qualcosa che potesse aiutarlo a migliorare la propria esistenza, l'ha fatto per mangiare e per vestirsi. Parliamo di mille anni fa. Fa freddo l'uomo scopre che coprendosi può in qualche modo sopravvivere in condizioni estreme. Ci inventiamo la funzione fisica dell'abito. Poi scopre che vestendosi può anche comunicare delle cose ci inventiamo la funzione sociale, culturale dell'abito. Il maestro Pistoletto dice sempre che l'abito è una cosa straordinaria perché al tempo stesso è lo spazio architettonico nel quale il nostro corpo si pone, si colloca, ma al tempo stesso è il filtro con il quale ci poniamo nei confronti degli spazi architettonici che viviamo tutti i giorni. La nostra camera da letto, la casa, la scuola, l'università, il lavoro, il mondo nel quale interagiamo. Su questa duplice funzione si gioca un po' la domanda che tu ci hai fatto per venire qui. La scoperta della risposta sta nel cercare di capire come l'abbigliamento possa aiutarci sia dal punto di vista fisico a vivere in un mondo che sta cambiando che dal punto di vista spirituale e culturale a vivere in un contesto in transito. Siamo all'inizio di un nuovo millennio sento spessissimo le persone che paragonano questi anni venti agli anni venti del ventesimo secolo. Effettivamente è un po' così, perché siamo in transito non abbiamo la più pallida idea di quello che succederà fra pochi mesi, perché ogni giorno accade qualcosa di nuovo. Non c'è certezza, quindi c'è confusione. Quando c'è confusione siamo tutti alla ricerca di una guida, di un compasso. Lo stiamo tutti scrivendo l'abito fa parte di questa nuova ricerca, secondo me. E al tempo stesso però c'è una domanda che pochi, al mio avviso, si stanno ponendo. Ovvero, com'è che l'abito ci può aiutare a vivere in un mondo che effettivamente naturale è completamente cambiato? Per mille anni ci siamo vestiti esattamente con le stesse fibre, con gli stessi capi d'abbigliamento. Certo cambia la forma, cambia un po' la funzione, ma le fibre sono più o meno quelle. Poi negli ultimi 150 anni malamente ci siamo inventati delle tipologie di fibre nuove, quelle artificiali, quelle sintetiche, lì abbiamo creato ancora più danni di quelli che potevamo immaginare perché abbiamo perso effettivamente la collocazione all'interno di quel terzo paradiso. E cosa è successo effettivamente? Che se il mestro Pistoletto dice che è normale che in ogni momento storico ci sia la ridifinizione di un equilibrio tra uomo e natura, tra artificio e sistema naturale, negli ultimi 150 anni, con la nascita e l'invenzione di alcune tipologie di fibre e trattamenti chimici, questa cosa è stata completamente annientata. L'artificio o l'uomo ha preso sopravvento. Il mestro Pistoletto dice che siamo fuori equilibrio, non siamo nel terzo paradiso, gli scienziati lo chiamano antropocene, che è una parola forse veramente troppo romantica per descrivere l'epoca geologica in cui siamo. Antropocene sta per uomo sopra ogni cosa, abbiamo costruito talmente tanta roba che il mondo è completamente sommerso da cose che la natura rigetta, non sa come rigenerare, non sa come trattare, non sa come gestire. Oggi siamo in questo punto di disequilibrio totale. Viaggiando in giro per il mondo, negli ultimi otto mesi della mia vita, della mia carriera, ho avuto la fortuna e l'opportunità di vedere alcuni posti nel mondo dove questa cosa qui che vi ho appena raccontato è estremamente visibile e palpabile. Ghana, Cantamanto, 15 milioni di vestiti a settimana arrivano nelle coste dei Ghana sono semplicemente gli scarti che l'Europa, gli Stati Uniti e la Cina non sanno come gestire. Quindi banalmente la maglietta che buttiamo nel cestino o che doniamo pensando di fare del bene arrivano in queste coste. Pensate il paradosso, anche l'ironia della sorte. 400 anni fa dai Ghana partivano gli schiavi per andare in qualche modo a creare un'industria alimentando le piantagioni di cotone. E 400 anni dopo queste stesse coste ricevono il sottoprodotto di quella stessa industria che hanno costruito. Per questo 400 anni questo paese è completamente distrutto. Lì in Ghana ho avuto la visualizzazione di quello che il maestro Pistoletto da anni con la sua arte ci dice. 1967, Venere degli Stracci, opera straordinaria del maestro. Per chi non la conosce c'è un mucchio di stracci, di vestiti la Venere che è la bellezza, che cerca in qualche modo di trattenere, di ritrovare il punto di equilibrio ma si vede che ormai non sa più come fare. Oggi in Ghana il paese è sommerso di stracci. Ho fatto vedere il maestro Pistoletto la foto. Lui è scoppiato quasi a piangere ma ha detto quelli sono i miei stracci. Non avevo idea che potesse accadere, davvero è accaduto. Come ci si veste nel futuro? Quindi la domanda è come si torna indietro? Come si cambia? Come si disegnesca questa cosa qui? Non ho la risposta. Però penso di avere oggi una direzione molto più chiara di quella che potessi avere un po' di anni fa. La risposta non sta nella tecnologia, non sta nel materiale, come spesso ci viene detto. Non la troveremo nel cotone organico, non la troveremo nel polestero riciclato. Perché banalmente quando si parla di disequilibrio bisogna ritrovare la capacità e la forza di abbassare la quantità di roba, di vestiti che viene prodotta nel mondo. Il vero elephant in the room, l'elefante nella stanza, se dice in inglese, è la sovrapproduzione e il sovraconsumo. E non c'è materiale responsabile al mondo che sia in grado di combattere questa cosa. È una battaglia culturale e politica in primis. E quindi con la politica e la cultura vanno affrontate. Per capirlo, in questo mio percorso, che è in transito, per cui penso che magari fra un anno se ce ne riparliamo avrò delle risposte diverse, sono arrivato a paragonare una maglietta a quello che mangiamo. E quando oggi guardo un pezzo di pane e una maglietta vedo esattamente la stessa identica cosa. Non c'è differenza, sono fatti degli stessi ingredienti. Acqua, aria, terra, energia, persone che magari la modificano, la toccano, la cambiano. E quando tu guardi queste cose con questa prospettiva ti rendi conto che forse una serve effettivamente perché ormai arriva a sfamare 10 miliardi di persone sul pianeta. L'altra invece, in queste quantità, a cosa serve? È un'industria che dal punto di vista economico, visto che siamo nel festival dell'economia, ha superato la sua funzione, è palese, continua ad estrarre risorse essenziali per la vita per produrre cose in cui questa quantità non ha alcun tipo di funzione. Però non possiamo andare in giro nudi. Quindi come ci si veste nel futuro, la risposta non è nudi. Bisogna trovare il terzo paradiso, il punto di equilibrio. E secondo me la chiave sta in uno ragionare su come l'abito possa ritornare a fare quello che faceva 2.000 anni fa. Se 2.000 anni fa faceva molto freddo, 4.000 anni fa faceva molto freddo, sto semplificando, oggi l'ecosistema qua fuori non è più molto freddo ma è pieno di cose che 2.000 anni fa non c'erano, onde elettromagnetiche, ragioni più intensi, microplastiche. E la conversazione attorno a com'è che l'abito può aiutarci a vivere in un mondo che cambia, come sarà il mondo fra 100 anni, è in quegli studi lì che allora possiamo informare gli scienziati dei materiali, sviluppare tecnologie realmente efficaci per restituire una funzione a questo. Restituire una funzione a questo significa legittimarne anche la produzione, perché ad oggi, oggettivamente, un'altra maglietta in poliestra, fibra sintetica, che ruba risorse essenziali a chi produce cibo e acqua per sfamare le persone nel mondo, non è assolutamente legittima, è un atto criminale, non è design. Enzo Mari, che è un filosofo del design che amo, diceva che il design che non si pone il problema di risolvere reali problemi del pianeta non è design, è un crimine contro l'umanità. E forse la moda sta lì. Grazie Matteo. Matteo ci riporta Matteo ci riporta sempre a quelle cose alla quotidianità. Noi ci vestiamo, e quello dicevo prima, che dobbiamo l'azione, ci vestiamo, guardiamo una t-shirt, la guardiamo come un pezzo di pane. E questa è una cosa bella, perché abbiamo fatto tanta confusione, abbiamo creato nel nostro mondo troppa entropia. E l'entropia consuma energia. Noi l'energia dobbiamo conservarla per fare le cose bene. E allora ci viene in aiuto assolutamente ci viene in aiuto Arvea Marieni che devo leggere perché quello che fai è tantissimo, è incredibile. È advisor, esperta di transizione ecologica, da pochissimo, quindi posso ufficialmente annunciarlo, è diventata membro, è stata nominata membro del gruppo dei lavori per l'attrasizione industriale. Quindi una persona di quelle persone dietro che fanno delle leggi, che lavorano a delle leggi che cercano di guardare il nostro ecosistema in maniera globale. Cercando poi di a ognuno delle persone di questo mondo i suggerimenti. Andiamo insieme. E quindi lascio parlare più un tecnico. Allora intanto spero che le aspettative siano modeste perché non credo che le soluzioni possano essere. L'Isabetta si riferisce a una nomina su un gruppo di lavoro della commissione uropea per le smart specializations, per le strategie che sostanzialmente devono indurre la convergenza tra le varie regioni europee. Convergenza in cosa? In disegnare quelli che sono i percorsi non solo politici, del decisore politico, ma anche dei processi industriali. I processi relative ai cambi di comportamento al ridisegno della società rispetto agli obiettivi di quelli che oggi chiamiamo Green Deal, che è una programma di ridisegno strutturale non solo delle economie, quindi degli aspetti di produzione e di consumo, ma anche di comportamento di gestione e organizzazione delle nostre società. Perché? Perché come diceva Matteo, ci troviamo in una situazione in cui abbiamo rotto gli equilibri planetari. Questo è il dato di fatto. Matteo lo guardava riferendosi a un'industria, a un solo aspetto, a un solo aspetto di un settore economico, che è quello a cui fa riferimento perché è quello che conosce. Questo sta riferendo ovunque. Io vi do qualche dato ve li do visivamente perché Elisabetta ha ragione, le immagini lasciano il segno, le immagini contano più delle parole. Noi ogni anno come umanità i nostri sistemi sociali utilizzano 100 miliardi di tonnellate di risorse fisiche. Ok? Ogni anno i sistemi economici delle varie società del pianeta utilizzano 100 miliardi di tonnellate di materiali. Questo è un primo limite. E' un primo limite perché non sarebbe né un dato negativo né positivo se non fosse che viviamo su un sistema finito. Questo ripetuto dal circa il 1750 progressivamente per una popolazione umana in crescita arriviamo a toccare quelli che sono i limiti del pianeta. Limiti di cui eravamo già consapevoli. La nostra la scienza, l'economia, la società li conosceva più o meno dagli anni 70. Tant'è vero che nel 1973 venne pubblicato un libro che all'epoca venne diciamo così considerato un coro con un coro di corvacci che dicevano massima l'umanità sarà in grado di superare i limiti, i limiti della crescita. Ora questo libricino è quello che è dietro al processo della comunità internazionale nel disegno delle politiche verso la transsezione a un modello più sostenibile. Questo primo passaggio avvenne nel 1992 a Rio de Janeiro. Perché vi faccio questa storia? Perché voglio che contestualizzate tutte le immagini e tutti i pezzi di tutto quello che Elisabetta ci ha invitato a raccontare. Ognuno di noi ne ha un pezzo, la verità è collettiva. Questo è uno degli elementi a cui lei fa riferimento dice che oggi bisogna guardare in modo listico. Tutti di noi deteniamo un pezzo della comprensione. Se non mettiamo insieme i pezzi non saremo in grado di raccontare la storia. Le immagini possono essere un modo per aiutarci a raccontarla. A Rio de Janeiro ci sediamo tutti, ci siamo tutti. E mettiamo fuori tre convenzioni internazionali, una delle quali è quella sul cambiamento climatico. L'altra è quella che finalmente quest'anno nell'anno scorso, nel 2022 è stata portata a compimento della convenzione sulla biodiversità firmata a Montreal. COP15. Ricordate oggi sui giornali COP, COP 1, 21, 25, 15. COP sono conferenze delle parti. Sulle parti sono gli Stati. La convenzione quadro delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico è stata ratificata firmata da 190 Stati. La totalità della comunità internazionale. Questo per dirvi che oggi non c'è dubbio quello che sta succedendo che già conoscevamo si sta verificando. Ci sta portando ad agire. Per la prima volta dopo 30 anni di fronte al dato scientifico, alla conoscenza stratta, la comunità internazionale è costretta ad agire. Costretta a fare quello che nessun politico avrebbe voluto fare, sia cambiare le norme che regolano il sistema produttivo economico di consumo e dire alla gente dobbiamo cambiare vita. Perché lo stiamo facendo? Perché non c'è scelta, perché la natura determina la nostra sopravvivenza. La sostenibilità delle società umane dipende non dal fatto che produciamo moneta, ma dipende da acqua, aria, qualità del suolo, qualche dato. Soltanto il 3% della superficie di questo pianeta è oggi intatto. Non sono dati miei tutto quello che vi dirò oggi, potrete andare a vedere su internet e verificare. Vuol dire che la presenza umana, l'impatto umano, l'artificializzazione di cui parla Elisabetta, di cui parlava Matteo, sta divorando la capacità di rigenerazione dei sistemi naturali, il disequilibrio, la rottura dei limiti. E cosa vuol dire? Vuol dire che stanno cambiando le condizioni di quella nicchia cologica, lui l'ha chiamata Lerocene, rispetto all'Antropocene, si parla addirittura di una nuova era geologica, che ha consentito a noi umani, alla vita prima di tutto di svilupparsi nelle forme che conosciamo oggi. E guardate che Elisabetta l'ha detto, la vita potrà svilupparsi ancora sotto altre forme, potrà esserci forma di vita magari che tribes, che fiorisce sulla nitride carbonica, ma non saremo noi, non saremo noi, non saremmo nemmeno le piante, i sistemi adattati, perché la vita sia adattata al contesto. Stiamo rompendo questi equilibri, quindi 3% della superficie terrestre è intatta. Nello spazio di poche decine di anni, poche decine di anni, anche questo, andate a guardare, due terzi delle specie animali sono scomparse. Degli appartenenti alle specie, guardate degli individui appartenenti alle specie. Il tasso di stinzione, anche questo è un fenomeno naturale, su quale scala temporale però, da sempre le specie sul pianeta si sono estinte, sono scomparse, ne sono apparse altre, noi abbiamo accelerato questo processo stiamo spingendo verso l'estinzione centinaia di migliaia, vuoi un milione di specie minacciate. Potremmo dire chi se ne frega, se ne frega qualcosa, non vogliamo farne un discorso etico a parte aprire quella serie di parentesi che Matteo o altri dopo di ne potranno affrontare. Beh, problema, noi mangiamo pesce? L'estinzione del tonno, per esempio rosso, pinnarosso, che è sostanzialmente vicinissima perché il 90% dello stocco di quei pesci, del tonno pinnarossa sta scomparendo, non voglio dire che noi non mangeremo pesce. Capite quello che vi sto dicendo? Acqua, Mediterraneo, qui chiudo sull'elemento grave, poi dopo nella seconda parte, se vorrà Elisabetta, daremo la parte costruttiva del futuro, la speranza, il 29% della siccità in più nella zona del Mediterraneo, noi, negli ultimi 10 anni. Stiamo andando verso una desertificazione che incide sulla capacità produttiva dei sistemi agricoli. Guardatevi e leggetevi la strategia d'adattamento della commissione uropea per andare a guardare quello che vorrà dire per la vita di tutti i giorni. Guardiamo che nel 2018, per esempio, la portata del fiume Reno, da cui dipende la logistica e quindi l'economia, di molta parte del trasporto, di molta parte dell'approvvigionamento di una regione che è la più importante produttiva europea, è scesa, per cui il barge che portano i beni non possono nello stesso modo navigare, devono viaggiare più leggeri. Pensate all'impatto sulla produttività, per esempio, di prodotti che sono tipici dell'agricoltura italiana. Olio, meno 30% di produttività quest'anno. Guardate quello che sta succedendo con i conflitti dell'acqua in Andalusia. Conflitti dell'acqua. Signori, il presidente Mattarella, qualche giorno fa, in una visita di stato in Kenya, che ne ha otteruto, ha detto e scritto mettere l'economia prima dell'ambiente è un'illusione. Siamo arrivati al punto di rottura. Questo è il bisogno di recupero. La risposta alla domanda che faceva Matteo, che è fondamentale, poi vi do solo questo accenno, è il ritorno a un sistema operativo d è possibile, sia tecnologicamente, sia dal punto di vista della gestione delle risorse naturali, che sia in grado di mantenere l'operatività delle nostre società nei limiti di dotazioni naturali degli asset del pianeta. Questo è possibile, però, innanzitutto andando a operare su un'economia che non sia più legata al concetto di crescita quantitativa, bensì passi a un processo di costruzione di crescita qualitativa. Cioè, a dire, il fenomeno della globalizzazione a cui ha fatto riferimento lui sulla fast fashion, e la fast fashion è un esempio meraviglioso. Noi abbiamo, a partire dagli anni 90, delocalizzato inquinamento, inquinanti acqua, aria, terra, missioni in altri paesi, Cina, per farci produrre magliette che vendiano qui in Italia a 5 euro, magliette e t-shirt. Ora, in quella maglietta tu non hai il costo effettivo del costo e del valore delle risorse che tu hai distrutto e dei danni che hai creato. Il sistema economico attuale deve reintegrare quei costi. Quando questo avviene, che sta avvenendo legislativamente, non soltanto con l'accordo di Parigi, ma con la sua operazionalizzazione, come si dice. Il grandello europeo, il cambio delle leggi, è questa operazionalizzazione, vorrà dire che non ci saranno più magliette a 5 euro che prescindono dal fatto che io ho distrutto la potabilità di interi corsi d'acqua in Vietnam o lo sto facendo qui, perché da acqua, aria e suolo dipendiamo noi. Non c'è neanche produzione di energia senza acqua. L'anno scorso, a causare la siccità, il 19%, in Italia noi abbiamo nella matrice nergetica-elettrica, 19% di quota da indroelettrico. Questa è scesa, non ci sono i ghiacciai, siamo in montagna. Scendendo e sciogliendosi i ghiacciai, non avrai acqua che arriva nelle portate dei fiumi. Come la produce l'energia elettrica? Grazie mille, va beh, questa fa parte di una delle nostre 4 C quando si parlava prima d è la collaborazione, la cooperazione. Andiamo insieme, è davvero una, è qualcosa che non dobbiamo scordare. E ripeto, pensiamolo, pensiamolo, ogni qualvolta facciamo una piccola azione, una piccola cosa, pensiamo che non siamo soli. E' una questione banale, educazione, bananissima di educazione. Quindi le nostre 4 C abbiamo parlato di creatività, pensiero critico, parliamo di collaborazione di cooperazione. Ma mi piacerebbe tornare, adesso Harvey ha parlato di cose molto tecniche. E adesso mi piacerebbe tornare a sognare un po' con Christina Bauerman, una chef, attentissima imprenditrice, che ha lanciato un progetto tra l'altro bellissimo, Food for Good. Quindi non buttiamo via nulla, non buttiamo via nulla. Cuciniamo, facciamo le cose bene, quello a cui faceva prima menzione Harvey Ammariani, consumiamo, nessuno dice che non possiamo più consumare, ma consumiamo in maniera responsabile, consumiamo con l'idea che poi le cose abbiano una seconda vita e soprattutto impattino molto di meno il nostro pianeta. E quindi le nuove tecnologie, le vedremo dopo, ci aiuteranno in questo, a consumare sì, ma a consumare meglio. E allora, la tua ricetta per questo futuro, per il nostro nuovo mondo, abbiamo una ricetta stellata quindi a questa nessuno può dire di no. Sarei molto orgogliosa di riuscire a trovare la ricetta giusta. Grazie, grazie davvero per essere qui grazie per i due bellissimi speech, anche se alla fine ro un po' depresso, cco, esatto, e io la introduco, esatto. Adesso ci devi dare il... Certo, è normale, se uno non sa il problema poi non può trovare la soluzione. Io invece, se vado molto più leggera, senza dati e senza nulla, ma in realtà ho cercato di applicare quei quattro principi alle 4 C. Inizio con la creatività, sin dal post-COVID, anzi durante il post-COVID tutti quanti mi chiedevano ma quale sarà la conseguenza nel mondo della ristorazione? Perché il mondo della ristorazione in realtà è come sappiamo tutti molto importante, non soltanto per i ristoranti in seo, il ristorante cosiddetto stellato, ma per le scelte che noi facciamo sempre, ogni giorno, tanto è vero che io dico sempre quando noi andiamo a comprare qualcosa in realtà non stiamo acquistando semplicemente un prodotto ma facciamo una scelta politica. L'esempio più banale sempre che faccio è differenza di prezzo tra un uovo di galline allevate a terra in maniera etica perché poi è sempre lì il solito problema, ne discutevamo tra l'altro anche stamattina relativamente agli elevamenti intensivi, è un uovo normale sebbene dal punto di vista nutrizionale siano identiche però noi facciamo una scelta politica quindi stiamo dicendo come consumatore guardate che la via giusta da percorrere questa. Secondo me durante il COVID e anche post-COVID una delle preoccupazioni principali quello che io ho notato è che se dovessimo diciamo descrivere la creatività in un grafico veramente si è appiattito durante il periodo del COVID perché tutti assieme finalmente cioè finalmente in realtà brutalmente tutti gli imprenditori si sono accorti che forse non avevano molta più importanza di quanto ne avessero precedentemente. Come conseguenza logica e mediata purtroppo si è avuto questo io quello che amo è il movimento Cipolla Sio, Cipolla Nonna e la Matriciana nel senso un attaccamento quasi morboso nei confronti della tradizione e protezione che però si è trasformato quasi in un movimento lo chiamo di identificazione nazionale popolare cioè nel senso che il fatto di percorrere una strada non percorsa precedentemente metteva paura e quindi è molto meglio in realtà rifugiarsi in una traduzione senza provare a percorrere strade creative quando parlo di creatività in realtà non intendo creatività nel senso di cucina come quella che faccio io che oggi come oggi tra l'altro proprio stamane legge un articolo bellissimo rispetto alle tendenze del 2024 2025 che in realtà propongono come le più volute, le più popolari le più ricercate sono in realtà quelle cucine che fanno cross culture contamination che è invece un tipo di cucina che io faccio sempre infatti io dico sempre sono cittadina del mondo mi piace mischiare le varie culture e ogni piatto ha un senso quindi dicevo nel momento in cui si fa una si parla di cucina creativa per me si parla di soluzioni creative quindi anche nell'ambito del ristorante cosiddetto tradizionale le soluzioni creative portano vantaggi enormi che possono andare dal maggior profitto alla maggiore popolarità clienti tutti i giorni quindi il successo di quel ristorante che necessariamente però questo è un fatto di costrizione anzi di educazione nei confronti dell'imprenditore l'imprenditore significa anche soprattutto trattare in maniera etica i propri dipendenti questo effetto domino deve essere messo sempre in conto da chi acquista i prodotti tanto è vero che una delle diciamo motivazioni principali che mi spingono a scegliere questo produttore rispetto ad un altro non è soltanto il prodotto in sé perché noi possiamo avere il miglior prodotto sulla faccia di questa terra ma se poi andiamo a verificare che i dipendenti non sono trattati come si deve che gli animali non sono trattati come si deve questo per me viene escluso immediatamente e questo è un concetto che ho cercato devo dire con successo ma non perché fossi io ma perché in realtà si è creata proprio una sensibilità nei confronti di questi temi in particolare dopo il covid perché capo di un'associazione nazionale presidente di un'associazione nazionale per oltre 6 anni mi sono ritrovata a spingere su determinati issues questo ero uno di quelli quindi diciamo che oggi come oggi fortunatamente l'approccio nei confronti di tutto il mondo della ristorazione non si ferma più a quanto è buono il suo piatto di pasta oppure cipolla sì o cipolla no ma va ben oltre, fortunatamente un attimo che viviamo perché altrimenti potrei spaziare e andare come voi dall'altra parte del mondo come stimolo la creatività nei ragazzi con cui lavoro considerate che è un turnover bassissimo il mio direttore lavora con me da 16 anni e mezzo il mio sous chef da 13 il braccio destro del 12 13 più o meno il turnover diciamo di media 4-5 anni nelle persone che ruotano però ho un gruppo di persone con le quali lavoro da appunto da 13 16 anni che mi permette anche di essere qui in questo momento mentre i miei ragazzi stanno qual è lo stimolo nell'ambito della ristorazione tutti quanti immaginano sempre che lo chef si sveglia la mattina e prepara questo piatto grandioso, non è affatto così, c'è bisogno di studio, c'è bisogno di impegno, c'è bisogno di ricerca, c'è bisogno di stimolo, questo bisogna saperlo trasmettere alle persone con le quali si collabora, io mi vanto di fare tutti i piatti del mio ristorante sono i miei ma semplicemente perché mi sentirei un bluff se qualcuno dice so quanto è buono questo piatto e poi l'ha fatto qualcun altro no, secondo me, cioè per quanto mi riguarda la creatività può nascere soltanto da una non monotonia, quindi io cambio tantissimo piatti, cambio menu molto frequentemente, molto più frequentemente di quanto dovrei fare in maniera logica i miei collaboratori in realtà mi aiutano a perfezionare quello che io ho in mente, a volte me ne vengo con queste idee così strampalate poi ci mettiamo a tabolino e riusciamo a individuare qual è il percorso da fare insieme. Viene anche per esempio dal fatto di portare ingredienti piatti, tutto quello che è il ristorante tutto lo compro io personalmente quindi piatti dalla Cina, piatti dall'India, piatti dal senegal, dove mi trovo compro piatti e qualsiasi cosa che possa servire di stimolo a creare oppure a non essere circondati dalla monotonia perché questo è uno dei più grandi problemi che noi abbiamo avuto perché la gente se ne accorta durante il Covid per cui praticamente si accorta che forse la monotonia era la cosa dalla quale si volevano distaccare maggiormente questo cerco di fare nel mio ristorante oltre ovviamente a comprare i libri, studiarli insieme pagare per corsi proprio l'altro giorno uno dei ragazzi con i quali lavorò da 9 anni io gli ho preso un corso presso Carlo Nestle sulle fermentazioni perché lui è patito di fermentazioni e l'ultima cosa ovviamente i viaggi, viaggio tanto in varie parti del mondo e quindi c'è sempre una persona che porto insieme, non necessariamente perché debba lavorare ma semplicemente perché è uno di perks che c'è nel mio lavoro la collaborazione, questo altro tema, collaborazione per me è stata sempre, credo di essere stata la prima a Roma che ha creato una Whatsapp chat con tutti gli chef che neanche conoscevo perché io mi sono formata negli Stati Uniti come persona e come professionista conseguentemente il team playing fa parte proprio del modo di essere nella maggior parte dei campi, poi ovviamente si va a Wall Street, si ammazzano uno con l'altro però in realtà nella maggior parte dei campi diciamo che il team playing fa parte della cultura con cui si cresce, quindi sempre pensato in questi termini ma non soltanto nel mio campo, io ho sempre immaginato proprio per l'educazione che ho ricevuto ha proprio diciamo un cross contamination, quindi una collaborazione che va oltre il mondo della ristorazione, questo mi ha permesso di ssere forse il progetto di uno dei progetti di cui sono più orgogliosa, proprio come presidente di questa associazione ho proposto portato avanti un progetto che si chiama Adotto un produttore, questo produttore non è necessariamente nel mio campo potrebbe anche essere da un'altra parte potrebbe anche far parte di un produttore di ceramiche, faccio un esempio, oppure appunto satto grazie quello, questo significa che specialmente durante il periodo del Covid ha assolto ad una funzione importantissima perché non soltanto lo chef in questo caso il ristorante, diciamo lo chef, assolve la funzione educativa perché io parlo di questo prodotto parlo di come è fatto, parlo di come viene, di come appunto l'azienda o la persona specifica ha scoperto questo prodotto ma assolvo anche una funzione molto pratica devo acquistare quel prodotto mantenerelo in menù o comunque in evidenza, in maniera tale che io possa supportare questo produttore perché spesso e volentieri ci troviamo davanti a testimonial che magari non ho mai comprato quel prodotto, però continuano a marketizzarlo e non ha alcuna funzione o effetto in realtà concreto. Altra cosa che è quindi cross promotion quindi nel mio diciamo così, nel mio mondo questo tipo di collaborazione oltre il mio campo assolvia anche insieme al primo passaggio anche una funzione creativa perché al momento in cui faccio collaborazioni per esempio quattro mani con un chef magari dall'altra parte del mondo, oltre a fare Robbie my eagle, perché posso farmi una fotografia, ho cucciato con lui o lei, in realtà assolve anche una funzione appunto di stimolo creativo, quindi porto a casa sempre qualcosa che poi trasmetto ai miei ragazzi oppure le persone che vengono con me possono vantaggiarsi. Comunicazione comunicazione è fondamentale ovviamente nel nostro campo, in questo periodo in particolare io passatevi il termine green washare da morire proprio perché ci sono aziende che non hanno mai fatto assolutamente nulla però utilizzano attraverso i nomi dei piatti, attraverso il colore dei piatti insomma non vi dico cose che sapete già, propongono il tema della sostenibilità quando in realtà non hanno fatto niente. In tempi non sospetti grazie alla mia collaborazione appunto sempre alla mia apertura nei confronti dei dei miei colleghi sono venuta a conoscenza, parlo a questo punto di due anni e mezzo fa, di questo programma che certificava plastic free, attraverso Mauro quella greco, plastic free quindi in realtà io credo di essere il primo insieme ad un altro ristorante, essermi certificata l'anno scorso, primo livello solamente, perché è veramente una scalata molto molto molto difficile, mi sono certificata plastic free dopo un percorso di quasi un anno quest'anno speriamo di prendere il secondo livello e così via, per arrivare poi fino al quinto, non so se ci arriverò mai perché è veramente proibitivo il quinto livello è quello che permette allo chef di indicare forzare i propri fornitori a seguire io lo spero perché per esempio una delle lotte veramente difficili è l'eliminazione completa del polistirolo nel trasporto di alcuni prodotti tra cui appunto il pesce speriamo quindi la comunicazione dicevo è assolutamente importante l'altro i due fil rouge conduttori della mia carriera, anzi non della mia vita, perché mia vita e carriera sono insieme quindi direi più della mia vita sono women empowerment e sostenibilità queste sono sempre state le mie due i miei due punti deboli o forti dipende dai punti di vista la comunicazione nel mio mondo è veramente assolutamente importante perché tra il mito del green consumer tra la scelta che faccio come donna di essere sempre controcorrente o diversa, comunque cercare di fare le scelte quanto più autonome possibile anche se Klein mi ha insegnato una trentina di anni fa che scelte davvero libere non ce ne sono mi collego all'ultimo punto che è appunto quello del pensiero critico, perché? passando per la comunicazione spesso volentieri come donna rimango quasi male perché dopo tante lotte per esempio relativamente al genere femminile e maschile sindaca o sindaco oppure il presidente o la presidente, dopo tante lotte per cui abbiamo scoperto, questo è un articolo tra l'altro interessantissimo che ho letto un paio di mesi fa su World Economic Forum, per cui noi apprendiamo le informazioni attraverso tre metodi, il primo è quello bias, per cui cerchiamo prova che noi abbiamo ragione l'altro utilizziamo il pole, ma lo sai che centomila persone hanno detto così, il terzo che è quello che mi ha impressionato maggiormente si chiama brilliance, e brilliance praticamente quello che fa è che mette in evidenza come storicamente molte professioni parlo di artisti, parlo di scienziati etc ssendo rappresentati sempre al maschile nell'immaginario comune si forma la mentalità per cui è solo maschio la stessa cosa vale con i nomi devo dire che io, chiesi a mio padre quando mi laureaio il legge nel lontano 1990 di scrivere dottor Cristina Vituni invece che dottoressa, oggi non lo farei mai, scriverei dottora probabilmente, ultima cosa pensiero critico, oggi come oggi si parla solo e soltanto di incertezza in termini negativi oggi si parla di precarietà in termini negativi, si parla sempre diciamo in una maniera tale per cui l'incertezza viene classificata come un fatto negativo da evitare io vorrei cercare di rivoltare e stimolare il tutto diamo valore all'incertezza diamo la possibilità di capire che l'incertezza in realtà non è una cosa negativa, ma è l'opportunità per crescere e creare solo e soltanto in questi termini noi riusciremo a capovolgere o comunque a stimolare quello che è la generazione futura quante volte abbiamo sentito le nuove generazioni dire dai ma sai io non posso avere figli perché non ho un lavoro diciamo ho un lavoro precario oppure non faccio questo perché non ho quest'altro, in realtà l'incertezza esattamente come in cucina molti dei migliori piatti della tradizione sono nati da errori nascono dalla incertezza del risultato se noi riusciamo attraverso i nostri sistemi, ripeto potrei parlare del sistema educativo, delle libre eccetera però vedo la rosso che fa così per cui non posso, però il valore dell'incertezza, iniziamo a guardare l'incertezza in maniera completamente diversa rispetto a come facciamo tutti i giorni, esattamente come in cucina un pastrocchio può diventare un grandissimo piatto, tutto qua Cristina grazie mille io devo chiedervi di lasciare il posto ai miei prossimi amici quindi la professora Andrea Passerini Octavio Rojo di Agora dall'incertezza della cucina vorrei passare alle certezze della scienza della matematica della tecnologia no, stai qui con me anche di là Andrea Passerini professore all'università di Trento professore di machine learning ma c'è una cosa che mi piace tantissimo sta appena ricevuto il consenso per un progetto che si chiama human centric AI cco tecnologia, ma c'è sempre l'uomo al centro, e questo progetto è divertentissimo si chiama Tango perché? perché il tango si balla in due noi siamo partiti da qui abbiamo detto la natura binomio con l'uomo questo binomo mi penserebbe parlarlo con il tango quindi lascio la professora Passerini raccontarci qualcosa sull'AI sull'intelligenza artificiale di molto appunto tecnico scientifico, ma in realtà dobbiamo fare la nostra cosa facciamo, parto con le slide posso andare? ok, allora ho due o tre slide tanto per darvi un overview una piccola introduzione allora, perché Tango? l'ha già detto giustamente, Tango, l'idea è takes two to Tango, cioè per ballare il Tango bisogna essere in due, ma non soltanto fisicamente in due, per ballare il Tango bisogna essere in due e capirsi avere un feeling quindi riuscire a conoscersi sapersi anticipare, capire cosa l'altro o l'altra sta cercando di fare e collaborare quindi è un paradigma se vogliamo della possibilità di collaborare tra persone diverse e nel nostro caso tra persone ed AI ok allora, ho due o tre vignette per tenerla giucosa quando si parla di AI chiaramente c'è sempre un po' il binomio tra distruggere all'umanità oppure risolvere ai problemi del mondo ovviamente, molto probabilmente nessuna delle due cose o perlomeno dipende molto da quello che facciamo noi con l'AI ok qua la vignetta dice, we are looking for someone with your exact qualifications but a mechanical version cioè, si va bene ma lo voglio a un robot che è un modo per dire, ci rubano il lavoro questa è una delle preoccupazioni classiche dell'AI, ci ruba il lavoro qui c'è da pensare un attimo, ovviamente l'AI non esiste a sé stante siste nel mondo, esiste tra le persone è un'opportunità come può essere un rischio, è un'opportunità è un rischio nel momento in cui ci adattiamo al fatto che esista la si possa utilizzare per migliorare la nostra condizione il nostro rapporto con la natura e così via è un rischio nel momento in cui lasciamo, come dire se vogliamo alle big companies il fatto che essendoci l'AI, possiamo non avere lavoratori in un certo settore perché lo fa l'AI, quindi questo implica un impegno sia a livello delle persone sia a livello, diciamo, come dire legislativo e dei governi ma sì che l'AI sia un vantaggio quando parliamo di human centric AI questa è una tematica che ha portato l'Unione Europea come approccio all'AI si parla di un AI che sia al servizio della persona, che vede la persona al centro quindi l'idea è quella di fare un AI che abbia il supporto alla persona e alla società come scopo beh allora quindi diciamo che human centric AI o human empowerment è il fatto di avere un'intelligenza artificiale che supporti le persone quindi qua nel vecchio pub inglese lui dice I really miss the old days when we were smarter than our phones che eravamo più intelligenti dei nostri cellulari, perché ora si senta che in soggezione a parlare con un cellulare che ne sa più di te però in realtà questo può diventare viceversa il fatto che tu con il cellulare ne sai molto di più di quanto ne sapresti senza questo chiaramente se sei tu che tieni il controllo quindi se sei anche in grado di sapere come ci si interagisce con questa tecnologia come ci si interagisce per accrescersi non per esserne come dire sovercchiati l'ultima questione è perché AI e umani possano crescere insieme bisogna imparare a capirsi quindi oh no, we are looking for humans to study artificial intelligence, we are machines who want to study humans interested? sennò veramente noi siamo macchine che vorrebbero studiare gli umani abbiamo bisogno di dipendenti macchine che studiano gli umani il machine learning specialist wanted, questo ovviamente è un nerd joke perché tutti vogliono un machine learning specialist tutte le company vogliono un machine learning specialist qua è la company AI che vuole un machine learning specialist che è una macchina che è specialista nell'apprendere a capire le persone allora qua con le slide ho finito cosa diciamo tutto questo dove ci porta qual è il mio piccolo contributo in questa direzione allora posso riprendere le 4 C per diciamo contestualizzare l'idea se vogliamo non solo mia ma che poi io porto avanti nel progetto rispetto all'interazione tra AI e persone allora innanzitutto chiaramente come avete visto anche da l'idea del tango l'elaborazione è il punto diciamo focale cioè non ha senso avere un'intelligenza artificiale che faccia le cose in autonomia magari sostituendo le persone magari in alcuni contesti in cui è pericoloso fare cose va bene in cui il rischio magari di andare sott'acqua recuperare una persona con grandi rischi può essere un robot guidato dall'intelligenza artificiale questo sì perché togli i rischi alle persone ma quando si parla di diciamo avere l'AI nella società l'idea è che l'AI sia uno strumento di collaborazione con le persone ovviamente perché questo passa a succedere è inevitabile comunicare in un modo da comprendersi non c'è comunicazione senza un linguaggio comune che non deve essere necessariamente un linguaggio verbale, può essere un linguaggio di vario tipo, noi usiamo molto le immagini però ci vuole comunicazione in questo modo tutti parlano di cià GPT che ha il vantaggio di parlare il parlato, il linguaggio naturale quindi è un modo di interazione molto semplice quindi c'è anche abbastanza semplice poter pensare come possa essere la comunicazione tra AI e persone dopo di che però c'è da considerare il fatto che questi strumenti ancora per quanto possa sembrare non ragionano come le persone come dire possono anche essere delle fonti di misinformazione se usate in maniera scorretta o senza la sufficiente competenza o pensiero critico quindi collaborazione comunicazione per far sì che veramente ci sia una crescita comune tra AI e persone pensiero critico venendo dall'accademia non posso non dire che pensiero critico sia indispensabile in generale ma nella relazione con l'intelligenza artificiale con le tecnologie in particolare perché una delle più grandi preoccupazioni che abbiamo rispetto all'utilizzo delle AI è proprio la mancanza di pensiero critico in chi la usa fake news diciamo tutte le campagne di odio pure campagne di sovvertimento di elezioni che sono legate al fatto che si tema che ci possa essere un uso delle AI che poi sfrutta la mancanza di pensiero critico quindi il pensiero critico che parte anche dal fatto di avere un minimo di competenze su quello che ci si deve aspettare è assolutamente importante così come è importante il pensiero critico per poter prendere delle decisioni che convengono a noi non tanto a quello che ce le vuole far prendere quindi questo aspetto cruciale creatività allora Risavetta mi ha chiesto quando eravamo parlati qualche giorno fa se potevamo dire che l'AI è creativa a me piace più poter dire che l'AI può accrescere la creatività umana lo si vede spesso, avrete visto valanghe di immagini create con mid journey diffusion model che preferite per creare immagini di vario tipo lì l'immagine non è che tu dici che la macchina crea un'immagine, punto c'è quello che si chiama il prompting cioè voi fornite un testo che guida la macchina a produrre quello che a voi interessa poi la macchina si sbizzarrisce si sbizzarrisce pescando da quello che è il suo data set combinando le cose se vogliamo a suo modo creatività però guidata dalla persona quindi diventa più uno strumento per accrescere la creatività della persona guidata da un supporto questo è uno degli esempi magari se vogliamo un po' più giocoso però che chiarisce come il connubio possa essere qualcosa che porta a una crescita una crescita in creatività, una crescita in capacità di prendere decisioni, ad esempio noi nel progetto abbiamo come partner uno degli n partner è il ministero serbo della famiglia del welfare perché a loro interessa loro hanno delle campagne di incentivi devono decidere ovviamente chi ha diritto all'incentivo in base a cosa a loro interessa noi lavoriamo sul decision making human machine quindi il policy making quindi l'idea è quella di avere degli strumenti automatici che ti aiutino a capire dove conviene più mettere gli incentivi di modo che questo porti le persone a crescere a superare condizioni di disagio quindi questo a livello anche di politiche pubbliche è qualcosa in cui ci può essere un supporto da parte dell'AI anche parlando quindi di relazione persona natura spero dire mille cose sull'AI quindi non voglio tediarvi, l'unica cosa mi piacerebbe dire è bellissimo aver risentito food for thought for good io ho organizzato una conferenza qualche anno fa a Riva del Garda conferenza europea di machine learning dove abbiamo aderito e quindi insomma è bello risentirla grazie mille prendo solo questo allora abbiamo fatto un po' tardi, sarà un po' lungo ma le cose da dire sono tante il nostro futuro è importantissimo d è lunghissimo tre minuti facciamo velocissimi velocissimi perché siamo, perché come io come come fotografa perché sono qui a parlarvi di futuro, perché ho queste persone ho invitato queste persone meravigliose con competenze completamente diverse perché la fotografia mi dà la possibilità di entrare nelle case nelle gente, nei villaggi nei mondi e non ho confini grazie alla macchina fotografica tu conosci, conosci quindi mi piace l'idea di sposare sposare appunto questa cosa molto leggera se vuoi della fotografia che è un'arte ma non è solo arte, è un modo di comunicare e dobbiamo l'obbligo di comunicare le cose positive fficaci giuste quindi dobbiamo scegliere, ognuno dei nostri ospiti ha fatto delle scelte se l'avete sentito, ognuno ha scelto con la propria competenza ha scelto per la strada quella che crede giusta e così quando fotografiamo, usiamo la fotografia, la fotografia ti dà la possibilità di conoscere il mondo quindi oggi con tutta la tecnologia che abbiamo non possiamo dire di non conoscere non lo sapevo, questo non è più accettabile con oggi è una lingua universale, ma dobbiamo sfruttarla, usarla con le 4 C perché è l'unico modo per avere davvero impatto per costruire qualcosa di giusto di sostenibile di un futuro migliore quindi oggi annunciamo una cosa meravigliosa insieme a Octavi Octavi è una delle più grandi piattaforme al mondo di fotografia dove dà la possibilità artisti e non di parlare di dare una piattaforma la quale dai voce alla persona che tante volte di raccontare ma racconta progetti, racconta il nostro mondo sapendo come possiamo aiutare possiamo costruirci un futuro migliore con Octavi con Agora vogliamo lanciare un progetto che andrà alla COP 28 a fine anno d è Climate Award lascio la parola passerà prima un video di Agora Climate Awards ne sentirete parlare magari farete ci sarete anche voi spero che ognuno di voi ci faccia un pensierino magari entri a fare questo concorso Storie che devono essere raccontate e condizionate Per questo presentiamo i Climate Awards un progetto per catalizzare le più inspiranti le azioni, i progetti i film, la fotografia l'arte la fattoria del cambiamento climatico le soluzioni climatici un progetto per dare la voce alla gente mondiale I vantaggi dei Climate Awards presenteranno le loro progetti alla COP 28 in Dubai insieme possiamo salvare la nostra casa Octavio Grazie Prima di tutto scusatemi per il mio italiano perché non è la mia lingua ma mi piace tantissimo l'italiano Italia Parla con le fotografie parla con le foto abbiamo molti problemi nel mondo ma noi abbiamo creato agora le Awards Worldwide è un sistema una plataforma per tutto il mondo per partecipare gratuitamente con contenuti digitali fotografie, video votare la migliore immagine la migliore partecipazione tu cambiare il mondo vogliamo cambiare il mondo con il mondo con la partecipazione del mondo con il mondo votando le più meravigliose immagini video talento il meglio talento del mondo è il gusto della media è l'inspirazione per il mondo il mondo cambia il mondo stiamo facendo una plataforma dove la gente impoderà il talento stiamo cercando di creare i Nobel Prizes i Nobel Prizes in una lettera digitala per tutti dove tutto il mondo vota in scusa parlerò lentamente in questo senso noi abbiamo creato partnership con la Unite per creare gli awardi climatici che sono gli awardi climatici? posso parlare in inglese? l'inglese è semplice gli awardi climatici sono awardi in diversi topi in film, fotografia di Planet Earth in idee giovane per cambiare il mondo per esempio in soluzioni per cambiare il mondo in modo climatico le organizzazioni i corpi le proprie poi abbiamo un giuridico speciale che dà il prezzo anche le persone abbiamo due prezzi i vantaggi i finali vanno alla COP 28 in Dubai ci daranno questi awardi nella paviglia della Unità è bellissimo perché il mondo parteciperà nella COP nella conferenza climatica dobbiamo partecipare dobbiamo essere involti questo è un grande problema per tutti le soluzioni devono venire da tutti è semplice quindi non abbiamo la soluzione non abbiamo la soluzione non abbiamo la soluzione ma possiamo abbiamo la soluzione se tutti ci partecipiamo dobbiamo essere involti questa è un'ottima opportunità per cambiare il mondo per farle partecipare con i progetti con le foto, i video, le idee con le soluzioni del modello ma anche che le persone che non partecipano possono votare è un sistema di democrazia mondiale siamo amici siamo sognatori siamo attivisti siamo optimisti tutti siamo qui per questo vogliamo cambiare le cose ma persone come noi sono ovunque in tutti i paesi abbiamo gli stessi problemi stiamo pensando come creare le soluzioni vogliamo un mondo migliore quindi ora creiamo questa piattaforma ho lavorato su questo 6 anni fa ora è lavorato in fotografia stiamo apresendo nuove idee non solo fotografie ma anche idee documentari, progetti soluzioni il migliore contenuto i migliori progetti idee e foto vanno all'interno del mondo vedremo gli award penso che sia un'inspirazione per cambiare il mondo insieme grazie mi sembra che purtroppo abbiamo sforato qui cambiano la parola che è uscita di più è proprio davvero insieme siamo partiti da insieme insieme con la natura dobbiamo fare binomio quello che vi raccontiamo che abbiamo appena annunciato con Octavi del quale ho dimenticato la camera della moda sarà partner il camera della moda sarà con noi per un fashion award quindi quanto il fashion l'abbiamo visto prima accormati award impatta sul climate change quanto possiamo interagire e modificarlo per costruire il nostro futuro quindi anche questa grossa istituzione camera della moda sale a bordo perché vuole dire qualcosa ma i primi a dire qualche cosa ve lo posso testimoniare viaggiando nei paesi veramente più remoti nei luoghi più nascosti della nostra terra le persone guardano al futuro alle volte, mi è capitato in Ghana sono arrivata in questo posto non c'era nulla, faceva un caldo terribile non c'era un filo d'erba si citava ovunque io devo portare lì un progetto ho guardato la camera ma anche era con me io adesso cosa faccio qui? mi è venuta una ragazzina vicino mi ha detto che bello ma racconti la nostra storia ho imparato a guidare il trattore che per questo progetto li avevamo portato lei mi ha dato la forza e l'energia per andare avanti quindi guardiamoci intorno abbiamo tanto da fare lo avete visto con le persone che abbiamo avuto qui oggi abbiamo parlato di tutto di competenze diversissime ma ci siamo capiti io spero che ci siamo fatti capire anche da voi c'era un ultimo messaggio di Walter Link, non so se avevamo il tempo di un minuto di passarlo che purtroppo non è potuto venire, però ci dà un messaggio brevissimo come imprenditore
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