Comunità energetiche trampolino di lancio delle fonti di energia rinnovabili
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Comunità energetiche trampolino di lancio delle fonti di energia rinnovabili
e poi devo fare un pezzo? No, credo nessuno. Si, va bene. Ho dormito poco anche io stanotte, sono andata anche a cena ieri. Buongiorno a tutti, benvenuti, oggi parliamo di comunità energetiche. Ci era stato un pane il simile l'anno scorso, quello di oggi vuole essere un po' un modo per fare il punto della situazione anche in virtù del decreto che è arrivato. Pieno piano le comunità energetiche prendono forma, siamo agli albori, ma sono comunque uno strumento come vedremo oggi che potrà favorire o comunque accompagnare lo sviluppo delle rinnovabili in Italia che è sempre più importante. Siamo qua per discutere con quattro ospiti, ve li presento brevemente, dalla mia sinistra abbiamo Laura Borsieri, responsabile relazione reporting, CEDIS, cooperativa elettrica storica. Poi abbiamo Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomism Energia, il professor Alessandro Marangoni, che è il CEO di Altesis, e infine abbiamo Clara Poletti, componente del collegio Arera. Benvenute. Sono i miei nipoti, li ho pagati per forza. No, scherzo, sono venuti giù dalle comunità, delle valli proprio per imparare cosa sono queste comunità. Sì, sì, sì, sì. Qua con l'energia rinnovabile è tutto gratis. Scusate, ma dicevo delle... Allora, dalla parola, la dott. Tabarelli ci farà un quadro veloce della situazione delle rinnovabili in Italia e poi magari anche qualche numero su questa prima ondata di diffusione delle comunità energetiche. Rinnovabili che devo dire nell'ultimo anno e mezzo in Italia hanno un po' cambiato marcia, sia dal punto di vista delle installazioni, l'anno scorso abbiamo avuto un record, non siamo sicuramente sui ritmi che dovrebbero essere tenuti per rispettare gli obiettivi che ci siamo posti. Però comunque una forte accelerazione sull'installazione soprattutto di fotovoltaico e poi in questi primi quattro mesi, di fatto, primi quattro mesi del 2024 ci sono i dati terna dell'altro giorno, metà dell'energia elettrica italiana è stata prodotta grazie alle rinnovabili e anche questo è un dato record. Molto sicuramente grazie all'idroelettrico però, Tantè, prego. Come dicevi, idroelettrico 51% aprile, aprile è un mese particolare, c'è molta luce solare, c'è molto fotovoltaico ed è piovuto tantissimo, godiamoci questo momento, lo dico soprattutto per quelli delle comunità montane che hanno le municipalizzate, le ex società che si sono prese le concessioni idroelettriche che è un tema caldo, io vengo qua per imparare, voglio imparare e spero che ci sia la responsabile della provincia che si occupava di idroelettrico, ma vedo. Perché c'è un problema di concessioni, questo è il grande fonte rinnovabile. La fonte rinnovabile più importante al mondo in Europa, in Italia, è l'idroelettrico e voi Trentini dovete essere fieri, lo dico anche per gli amici di Edison che condividono molte centrali con loro, che le hanno fatte, però io ho sempre in mente Santa Giustina, ma basta parlare di idroelettrico perché noi invece siamo qua a parlare di fotovoltaico delle comunità, fotovoltaico statico, esplodendo, ma non è una novità, veniamo da 40 anni, Einstein scoprì questa tecnologia, poi c'è stato il decollo. Lo sai che il primo Presidente americano che ha messo i pannelli fotovoltaici sulla Casa Bianca? Chi era? Carter. Carter? Il Obama. E chi è che li ha tolti? E quello dopo, non me lo ricordo. Ecco, perché c'è un problema anche di smaltimento e qua vado a un punto decisivo, che però non risponde alla domanda, poi torna alla domanda, ci sono delle strutture, cioè l'idroelettrico, io sono cresciuto qua in Trentino, perciò l'ho imparato da bambino, l'idroelettrico è una testimonianza di questa grande dimensione degli impianti di cui abbiamo bisogno per concentrare tutta questa energia solare del ciclo dell'acqua, anche delle biomasse, per fare quello che ha fatto molto bene i fossili di cui ci vogliamo liberare. Noi abbiamo bisogno della densità energetica e per fare questa densità energetica abbiamo bisogno di enorme strutture. Queste strutture sono i metalli, io adesso mi occupo, se volete una lezione di metalli, io mi occupo di metalli, sto imparando un sacco di cose e vi parlo con questo tono un po' imperiale, imperativo, perché imparo delle regole della fisica, non si possono superare, le rinnovabili sono stupende, ripeto, discutevamo prima chi ha inventato prima, cioè chi ha fatto i primi impianti idroelettrici, se è su quello di Dumbbell in Valdinone o quella di Tell sopra Merano oppure tantissimi, qua a Trento, ieri sono andato su a Sardania in bicicletta, cioè l'acqua che scende, lì ci deve essere una centralina da qualche parte, grandi strutture, poi bisogna smaltirle. Questa è per toccarvi una delle difficoltà, poi vi parlo della Cina, vi parlo dei contadini, non so se i vigneti del Teroldego potrebbero essere sostituiti, no, non è possibile, c'è un sacco di aria in Italia che potrebbero essere, la Meloni oggi che era qua giù in Sicilia a inaugurare un cavo che va in Tunisia, insomma stanno salendole, rinnovabili, esplodendo in Italia, adesso quest'anno siamo a 30 TWh, però ricordo che noi siamo a 306 TWh di consumo, il fotovoltaico è un decimo, con l'eolico andiamo su a un 16%, l'eolico in Italia sostanzialmente di nuovo a terra non se ne fa più, si dibatte tanto di quella mare, a mare in profondità del Mediterraneo non esiste, esistono delle cose nel mare del nord ma a profondità più bassa, cioè è uno sforzo in mano da cui c'è bisogno di tutto, c'è bisogno anche delle comunità, dei territori e di chi fa le cose da sempre, non voglio esagerare, sono per essere troppo esagerato, ma il fuoco, il mulino, le biomasse, sono sempre queste le cose, nella modernità ce ne bisogna molto di più, c'è molta tecnologia, gli obiettivi sono straordinariamente ambiziosi, hai detto dove siamo, ci poniamo degli obiettivi che sono fuori dei copi, 43%, io ieri ho fatto una lezione all'università, ho una piccola lezione, voglio che gli studenti prima di tutto impareno a trovare il bilancio energetico nazionale, europeo, mondiale, cioè a vedere quanto contano le fonti rinnovabili sul totale, adesso siamo al 19%, chi è cresciuto di più in questi 20 anni sono le biomasse, cioè la legna, non il fotovoltaico, pertanto abbiamo molta strada da fare. 20% però di consumi primari di energia? Sì, 20%, poi sull'elettricità, però l'elettricità è un quarto di consumi energetici, le rinnovabili contano quasi per la metà, l'obiettivo è il 60%, ma senza idroelettrico, l'idroelettrico quest'anno arriverà al 25% dell'elettricità. Grazie, grazie di questo quadro iniziale, poi torneremo dalla professora Tabarelli. Poletti, un po' il quadro regolatorio italiano ed europeo, poi alla luce del decreto che c'è stato, che ha rappresentato un po' la svolta sul fronte delle comunità energetiche, cerchiamo un po' di rappresentare in modo semplice qual è lo stato dell'arte adesso della situazione. Sì, da un punto di vista di cosa si è fatto e quando si è cominciato a fare in realtà l'autoconsumo, il consumatore che diventa attivo anche nella produzione di energia che consuma, è un concetto che risale molto, ormai,<|it|> a 20 anni fa già si discuteva di come rendere attivo il consumatore, il cosiddetto prosumere, è stato inventato quel termine orribile, il prosumere. Quindi che cosa è cambiato nel tempo? È cambiato che è stato definito un quadro uniforme di regole a livello europeo, il primo passo l'ha fatto l'Europa per cercare di portare tutti i paesi sulla stessa linea di partenza. Un'Europa che prima ha lavorato ad integrare i mercati, all'ingrosso, a far funzionare il mercato interno. Ad un certo punto si è guardata attorno e ha detto, ma io ho molti paesi in cui ancora i consumatori non possono prendere decisioni sulla produzione dell'energia, non possono essere attivi. Quindi con il Clean Energy Package nel 2019 ha inserito questo grande tema dell'attivazione dei consumi nelle norme europee. Lì ha, come spesso l'Europa fa, a quel punto ha avuto un effetto di rebound, ha definito tantissime fattispecie che non sto ad elencare perché hanno anche termini complicati. Basti dire che delle comunità energetiche non ce n'è una fattispecie sola, c'è la comunità energetica rinnovabile che per noi adesso è la comunità energetica, quando ne parliamo, ma ci sono le comunità energetiche dei cittadini che sono diverse e hanno caratteristiche diverse. Per noi oggi quando parliamo di comunità energetiche di fatto parliamo delle comunità energetiche rinnovabili e secondo me è implicito, abbiamo lì di fianco un altro tema che è quello dell'autoconsumo collettivo nei condomini, che è un altro punto che è in grandissima evoluzione. Concretamente perché queste due cose si sono sviluppate di più e che cosa sono? La comunità energetica rinnovabile è una comunità, alla comunità possono partecipare cittadini, pubbliche amministrazioni, attività commerciali, anche piccole e medie imprese, pur che non sia quella la loro prevalente attività economica o industriale perché la comunità non può avere scopo di lucro. Questo è un punto importante, dobbiamo secondo me per capire poi delle regole che diventano complicate e anche noiose da seguire, risalire a qual è il senso della comunità energetica. Il senso era quello di rendere più consapevoli i cittadini della dinamica e delle necessità della transizione energetica. Cioè un punto che per me tuttora è vero ed è un punto molto critico è che noi facciamo fatica a spiegare alla gente che cosa stiamo facendo, che cosa si può fare e che cosa possono fare loro direttamente. E facciamo fatica a fare delle regole in cui il cittadino che vuole fare qualcosa, dopo che ha capito che può fare qualcosa, capisca come deve fare per fare qualcosa. Quindi la comunità energetica nasce con quest'idea prevalentemente di smuovere la dimensione locale, la dimensione della singola persona, della singola famiglia, della singola piccola attività, perché senza questo si è visto che non riusciremo mai a raggiungere quel tasso di penetrazione delle rinnovabili che l'Europa stessa si è data con obiettivi veramente molto ambiziosi. Quindi tutto il costrutto è stato fatto per la comunità rinnovabile attorno a quest'idea. La comunità energetica rinnovabile quindi deve avere per forza, deve investire in avere energie rinnovabili, non necessariamente solo energia elettrica, anche altre forme di energia, anche termica per esempio, anche batterie con l'onimere di ricarica, quindi stoccaggio in genere, può costruirsi secondo le regole che la comunità stessa si dà, dentro una logica di sviluppo sostenibile. Un'altra caratteristica della comunità energetica rinnovabile importante è che deve costituirsi come soggetto giuridico. Questa costituzione come soggetto giuridico idealmente ha dietro l'idea di una comunità che lavora in questo senso, di un'amministrazione che si attiva per costituire la comunità, non una logica industriale di sviluppo di un business. Quindi deve costituirsi come soggetto giuridico senza scopo di lucro, spesso cooperative come vedremo alla fine. Noi cooperative comunque come dicevo noi partiamo con una storia come Italia, con una storia lontana e oggi ci adeguiamo a queste nuove regole, perché per altri paesi europei sono proprio innovative, per noi sono uno sviluppo di cose che già avevamo. Solo chiedo sui condomini invece perché è uno sviluppo che si sta avendo, che stiamo vedendo crescere pur con numeri ancora piccoli, perché l'esigenza del condominio. Il condominio ha degli spazi, tipicamente il tetto ma anche dei terreni, e il condominio non esistendo, siccome la decisione di investimento, se il condominio è visto come insieme di clienti solo, spetta al cliente, c'era bisogno di uno strumento che consentisse al condominio in quanto soggetto condominiale di decidere su quella destinazione degli spazi. Per cui è stata fatta questa soluzione anche di attivazione congiunta di condomini che in questo modo possono, poi magari vedremo più nel dettaglio, come decidere di utilizzare gli spazi condominali per investire in fonti rinnovabili e in qualche modo beneficiarne secondo delle regole che si autodefiniscono i condomini. Grazie, chiarissima. Prof. Marangoni, la dottoressa Poletti diceva, senza scopo di lucro, e qui il messaggio è chiaro, però è anche vero che quando una comunità o comunque un condominio deve decidere se fare un investimento di questo genere, qualche conto intasca se lo deve fare. Ecco, poi ci sono sempre incentivi e contributi in conto capitale, c'è un vario mosaico di numeri che a volte è difficile decifrare. Ci chiarisce un po' qual è la situazione, qual è un po' il percorso che in teoria bisognerebbe seguire poi per valutare operazioni di questo genere. Certo, buongiorno a tutti. Allora, sì, la comunità energetica non ha fine di lucro, ma evidentemente nasce con l'idea di dare dei benefici, dei benefici all'ambiente, nella misura in cui è energia rinnovabile, dei benefici ai partecipanti alla comunità energetica, nel senso di tendenzialmente risparmiare sulla bolletta e come diceva la dottoressa Poletti, diventare un po' padroni del mezzo, diciamo così in un certo senso. Quindi la comunità energetica è uno strumento che permette ai consumatori di realizzare degli impianti, di gestirli e quindi di avere una produzione di energia tendenzialmente a un costo inferiore a quello che avrebbe acquistandola dalla rete, dall'utility, dal fornitore di turno. Ora, la comunità energetica è anche un qualche cosa che è stata dipinta, diciamo appunto, come uno strumento di partecipazione, come qualcuno usando l'espressione un po' forte dice, è la vera democratizzazione dell'energia. Certamente vero, però attenzione che comunque non è un tema semplice, presenta una serie di complessità, per cui adesso lo dico con una battuta, se pensiamo al condominio, non è come dirà l'amministratore di condominio, beh dai una mano di vernice alle scale condominali o fai tagliare l'erba nel giardino del condominio. Poi non ci si riesce a mettere d'accordo sul ripittare il muro, figurati a mettere un bestione sul tetto. Esatto, quindi senza voler drammatizzare, però c'è una serie di complessità. Innanzitutto, come diceva Cio Condina, si tratta di mettere d'accordo più persone e sappiamo che già le assembly condominiali non sono spesso semplici, ma si tratta e fa una serie di passaggi. La comunità energetica significa mettere insieme una serie di soggetti che possono essere i condomini, ma possono anche essere unità immobiliare in qualche modo distinte e quindi necessita di una forma giuridica, quindi è già qui un'associazione, un consorzio, una cooperativa, un ente no profit, non dimentichiamo che in questo processo avrete più o meno visto tutti i sui giornali, si parla di condomini, ma si parla di piccole imprese, c'è l'associazione dei comuni che si è mossa, si è parlato molto delle parrocchie per realizzare la comunità energetica, la CEI che non è il comitato elettrotecnico italiano in questo caso. E che cosa sta invece? La comunità... Tu che sei molto pio... Conferenza episcopale. E quindi prima di tutto decidere che forma vogliamo darci. Dopodiché c'è da realizzare un impianto e da gestirlo. Con attenzione non significa comunque scollegarsi dalla rete, sia perché bisogna dare continuità alla fornitura, e il fotovoltaico anche se è una passione dell'amico Davide, la notte a volte non dà energia, sia perché comunque noi possiamo avere anche una produzione in eccesso rispetto al nostro fabbisogno e quindi possiamo cederlo alla rete. Ora, deve dare un beneficio. Su questo in Italia, come ricordava il nostro moderatore, è stato recentemente liberato un decreto da parte del Mase, del Ministero dell'Ambiente della Sicurezza Energetica. E cercherò di essere breve perché come diceva l'autore Sopoletti è una materia complessa e a tratti magari anche non divertente. Ma sostanzialmente, io, la mia comunità energetica, definisco la forma giuridica. Faccio diciamo il progetto, realizzo l'impianto fotovoltaico, supponiamo sul tetto del mio condominio. Nel fare questo devo decidere come viene ripartita la produzione, come vengono ripartiti i costi. Se parliamo di un condominio, presumibilmente bisogna decidere anche chi paga cosa, perché l'impianto fotovoltaico comunque ospichiamo a un costo inferiore a quello che pagheremo nella bolletta, ma comunque è un investimento che deve essere fatto. Dopodiché la normativa prevede, cerco di semplificare, che per tutta l'energia che viene autoconsumata viene riconosciuta una tariffa incentivante. Per cui io condominio cittadino che faccio parte della comunità energetica, ho due fonti di beneficio. Da un lato ricevo dell'energia, facciamo finta che, o meglio, diciamo che dal punto di vista economico l'impatto ambientale che evito non lo conteggiamo. Parliamo solo del portafoglio del cittadino, quindi ho due benefici. Ottengo un'energia, un kilowattora, che mi dovrebbe costare meno di quello che compro, dall'Enel, da Edison, da Elperia, da A2A, dal vostro fornitore, da un lato. Dall'altro, per tutto quello che consumo, lo stato, ne ho fatti specie il GSE, che è l'organismo o stato che eroga l'incentivo, ricevo un incentivo che a seconda del tipo di tecnologia, di collocazione, etc., può andare dai 60 ai 120 euro a kilowattora. Megawattora. Scusate, a megawattora, certo. È già una buona tariffa. Ti stai largando. È una buona tariffa sul megawattora, no, certo, ovviamente. In più, quel eccesso di energia che dovessi produrre, che non consumo come comunità, la vendo sul mercato oppure l'accedo con la formula del ritiro dedicato, bisogna vedere quale delle due soluzioni in una determinata fase di mercato è più conveniente. Quindi, detto tutto questo, la comunità energetica è un tema affascinante, che può portare dei benefici economici a chi l'utilizza, ma non è una cosa che si realizza facilmente in 5 minuti. Tant'è, e qui concludo, che quello che poteva essere dal punto di vista delle utility, cioè dei fornitori, in qualche modo un timore di disintermediazione, in realtà è diventata un'opportunità di seguire e fidelizzare il consumatore, perché nella maggior parte dei casi, ma probabilmente l'avrete visto, le utility, le società, qualche esempio che citavo prima facendo dei nomi, vi offrono il supporto e la capacità, la competenza tecnica per sviluppare e gestire la comunità energetica. Quindi un'opportunità interessante, poi magari vedremo anche il potenziale di sviluppo, che però non è banale mettere a terra. Grazie, grazie del quadro, però adesso voglio andare ancora più nello specifico e capire da Laura Borse, visto che loro hanno realizzato la prima comunità energetica del Trentino vicino a Storo, un po' insomma come ha funzionato, cosa avete fatto, poi io l'ho già chiesto prima, mentre ci coordinavamo, glielo richiedo adesso. Io per esempio ho messo un impianto fotovoltaico sopra casa mia, è una fattispecie completamente diversa e ho quantificato il risparmio all'incirca nel 40-50% sulla bolletta, sempre, se insomma si fanno le cose nel modo giusto, che non è mai semplice. All'incirca, ok, non è un tema di scopo di luco, però è un tema anche di pagare meno l'energia che si consuma. Si può quantificare in media con una comunità energetica in percentuale quanto si può risparmiare? Si può quantificare quello che è il valore dell'incentivo, però ci voglio arrivare alla fine, perché non è quello l'importante secondo me. Infatti, diciamo quando la normativa italiana ha ricepito anticipatamente la direttiva europea, la famosa Red 2, che introduceva queste nuove forme di autoconsumo, come cooperativa elettrica storica, abbiamo avuto due reazioni. La prima di orgoglio, infinito orgoglio, perché sostanzialmente l'Europa andava a imporre agli Stati membri un modello che noi facevamo da 120 anni. Quindi la produzione da fonti è rinnovabile, destinata, condivisa virtualmente con la propria comunità per dargli un beneficio, e quella ha sottolineato la norma, non primario né l'utile, ma un beneficio che deve essere ambientale, energetico e sociale. E questa cosa alla sociale non è da dimenticare, perché comunità energetica è rinnovabile, io lo ricordo sempre, ok energetica, ok rinnovabile, ma prima deve essere comunità. Infatti abbiamo deciso di promuovere questa iniziativa sul nostro territorio, abbiamo avuto la fortuna di individuare un borgo di mezza montagna che si è rivelato ricettivo a questa proposta, la comune Storo, e il borgo si chiama Ricco Massimo, un ridente borgo di mezza montagna, 700 metri di altezza, con 54 abitanti di cui 14 bambini e ragazzi, quindi comunque un borgo vivo che non ha niente e quindi aveva voglia di aggregarsi, e la comunità energetica è stata un'opportunità anche per fare comunità, per trovare un obiettivo comune, perché ricordiamoci che la comunità energetica è rinnovabile, poi non basta farla nascere, bisogna gestirla presumibilmente per almeno 20 anni, che è la durata della tariffa premio, insomma dell'incentivo, e chi è sposato qui lo sa, 20 anni non sono pochi, e per andare d'accordo bisogna avere un obiettivo comune, e questo lega davvero la comunità, l'obiettivo comune. Abbiamo realizzato un fotovoltaico che è, come si diceva anche prima, la fonte che va per la maggiore, per le comunità energetiche rinnovabili, naturalmente per un discorso di comodità, di fruizione, di tempistiche e di autorizzazioni. Abbiamo realizzato questo fotovoltaico sulla copertura di un edificio che erano le ex scuole abbandonate, perché come dicevo prima non c'è niente, è ricco massimo, e è stata concessa questa copertura dall'amministrazione comunale incomodato di uso gratuito, e qui sottolineo che la buona riuscita spesso di queste iniziative, di queste comunità, è proprio la condivisione, la cooperazione tra enti diversi, l'ente pubblico, l'ente privato, la cooperativa e i cittadini. Come cooperativa storica abbiamo fornito tutta la nostra conoscenza, diciamo tecnica e burocratica per supportare questa nuova comunità, ma che la ha realizzata sono stati cittadini con lo scopo, e qui arriva la domanda finalmente, con lo scopo di destinare quello che è l'incentivo, che fondamentalmente, siccome l'impianto è piccolo, sulla copertura ci stavano 18 kW picco, si fa presto a fare i conti, si parlava di un incentivo che va da un minimo di 60, adesso a massimo di 120, ha introdotto poi il decreto nuovo, una maggiorazione di un 4 o un 10 euro megawattora se l'impianto si trova in centro o nord per compensare in qualche modo il raggiamento, esatto, con la normativa, noi abbiamo realizzato la comunità energetica nel 2021, quindi la normativa era quella precedente, l'incentivo erano 120 euro a megawattora, quindi i conti si fanno presto a fare, quindi vengono a seconda di quanto si riesce davvero a condividere, perché l'incentivo si paga sul kWh che nella stessa ora è prodotto e trova in qualche modo la compensazione nei consumi della comunità, quindi sui 1.000, 1.200, 1.500 euro all'anno, questo potrebbe essere il vantaggio per un impianto di questo tipo. Però scusi se interrompo, in più ci paga meno l'energia? Questo è il vantaggio che viene pagato dal GS direttamente alla comunità. Però in più io acquisso energia a prezzo. No, questa è una cosa che fanno fatica tanti a capire. Anche io dopo tanti anni, non ho capito, era gioco delle treccate. Allora l'impianto viene collegato alla rete, si parla di autoconsumo virtuale, perché l'impianto viene collegato alla rete, cede tutto alla rete in realtà, e la rete GS tipicamente glielo remunera, in questo caso noi lo vendiamo a qualcun altro, ma non è questa la parte importante. Quindi chi ha realizzato l'impianto ha prima anche il vantaggio della vendita dell'energia. Per quanto lo vendete? Allora il GS la remunera a prezzo zonale orario. Ok, ho appunto qualcosa. Sì, il prezzo zonale orario è simbile a alcuni. Quindi chi realizza l'impianto ha il vantaggio di vendere la corrente. Il componente della comunità energetica rinnovabile, la bolletta, la pagano identica prima, e questo è importante sottolinearlo, perché la norma ci tiene che la libertà del consumatore gli permetta di ricevere la bolletta da chi vuole. Quindi se io voglio comprarla da Edison, da Enel o da Pincopallino, io posso poterla comprare dove voglio. L'incentivo, il famoso incentivo di 120 euro megawatt ora che paga il GS e li paga la comunità che decide come suddividerli. C'è in ballo, ne parlavamo prima dietro le quinte, una questione di poterlo riconoscere in bolletta che è controversa e complicata. Ad oggi l'incentivo viene riconosciuto al referente della quantità energetica che ha deciso prima, si presuppone, come suddividerlo tra i componenti. Può essere nell'ottica del contrasto alla povertà energetica, quindi rispetto in proporzione agli consumi. Nel caso nostro, della nostra comunità energetica, si è deciso di destinare tutti gli introiti dell'incentivo a iniziative di riqualificazione territoriale o comunque iniziative sociali. Sono 1200 e 1500 euro l'anno. Esatto, perché non hanno la parte di vendita, perché quella l'abbiamo tenuta noi che abbiamo realizzato l'impianto. In ogni caso se avessero la parte di vendita vorrebbe dire che hanno sostenuto l'investimento, quindi dovrebbero andare a ripagarselo. Quello che volevo sottolineare è che l'incentivo che viene destinato è importante che abbia anche una collocazione sociale, perché è questo su cui si regge davvero la comunità energetica rinnovabile. Non solo su il risparmio che se i 1500 euro fossero divisi in bolletta arriverebbero 50 euro all'anno. I 50 euro all'anno fanno quello che è l'obiettivo davvero delle comunità energetiche rinnovabili che è innanzitutto dare la consapevolezza al cittadino che non deve essere più un fruitore passivo dell'energia, ma deve essere, è chiamato in causa adesso, ad essere anche in qualche modo produttore e non produttore individuale, ma un produttore collettivo, per cercare anche di dare la possibilità a chi da solo non potrebbe avere queste forme di energia democratiche di renderle disponibili. Non a caso secondo me una formula del tipo della nostra comunità energetica ha vinto per esempio la comunità energetica dell'anno nel 2022 da Life, che l'ha premiata proprio per questo tipo di valore anche sociale. Nel 2023 ha vinto un'altra comunità energetica che è Le Veele, che per esempio... Dove? Prego. Di dove le Veele? Roma, centro Roma, municipio primo di Roma Capitale, che ha come destinazione dell'incentivo, sì, abbassare in qualche modo un po' il costo dell'energia elettrica per dei consumatori diciamo disagiati, indicati proprio dal municipio. Qual è il municipio? Municipio primo. Non so quale sia, è un municipio... Non è la zona più popolare di Roma? No, no, no, certo non è la zona più popolare di Roma. E' una parte dell'incentivo destinato invece alle iniziative sociali dell'Istituto Leonardo Vaccari. Quindi, scusi... ...della disabilità. Sì, bravissimo. Per riassumere. Edison ha realizzato l'impianto come noi l'abbiamo realizzato per la nostra comunità, vero? uguali a Edison anche noi. Quindi per... La cooperazione elettrica storica di un piccolo comune. Allora io provo a riassumere perché credo di aver capito, però importante è che tutti abbiano capito, proprio mi piacerebbe scendere un po' più, insomma, piano divulgativo. Già ci siamo abbastanza, vorrei scendere ancora di più. Allora io decido di fare una comunità energetica, insomma un autoconsumo collettivo nel condominio, devo realizzare il mio impianto, quindi o me lo realizzo io, fatti specie A, oppure chiamo la Tabarelli Spa e me lo fa la Tabarelli Spa. Nel primo caso io avrò i ricavi della vendita dell'energia che produco, che vendo poi che viene immessa in rete, più l'incentivo del GSE, ok? Però devo sostenere i costi dell'investimento. Esatto. Però c'è anche un incentivo in conto capitale che posso avere in questo caso. Sì, c'è la possibilità, adesso con la normativa nuova, col decreto appunto intratto in vigore il 24 gennaio, di accedere a dei contributi in conto capitale fino al 40% attraverso il PNR, sempre con domanda sul portale GSE, solo però per le comunità energetiche e rinnovabili realizzate in comuni sotto i 5.000 abitanti. E è importante sottolineare che però se si accede al contributo in conto capitale del 40%, sia poi una riduzione sulla tariffa incentivante sulla tariffa premio fino al 50%. E questo non vale per i condomini però, non si può fare. Questo è solo per le comunità energetiche e rinnovabili. Invece fatti specie B, Tabarelli viene, mi fa l'impianto, a quel punto lui si prende i proventi della vendita dell'energia che si produce e io ho soltanto gli incentivi. Ok, perfetto. Spero che sia chiaro. Insomma... No, non tanto. C'è un modo molto semplice per vederlo, capire se... Infatti ha la centrale nucleare, scusa... Ma è nucleare? Parliamo questo pomeriggio. Ah, scusa. Sarebbe un altro discorso molto lungo. C'è qualcuno che ha qualche domanda? Io. Via, sapevo che era pieno di domande. Una, due, tre, quattro, e viva, democrazia. Democrazia. Comune mio, meno di 5.000 abitanti. Dove? Come si chiama? Morise. Lei si chiama? Filippo de Benedicte. Realizza un parco erolico. La compagnia che realizza il parco erolico fa la comunità energetica rinnovabile. Ok? Un megawatt. Che limite? Un megawatt, 990. Non si verrà. Un megawatt praticamente. Perché si può arrivare fino all'ora. Realizzato quest'impianto, i noi cittadini, quali vantaggi possiamo avere? Visto che la realizza la società che ha costruito il parco erolico, la signora di... la rottoressa, la professoressa diceva, non vi possono essere utili... Allora, noi dovremmo sacrificare una parte del nostro comune per fare un parco erolico di 26 megawatt, il vantaggio per i cittadini all'atto pratico, quale sarà? Dividiamo solo l'incentivo, che diceva Lei, o c'è anche una riduzione delle tariffe? Allora, innanzitutto dipende dagli accordi, che poi si fanno. La riduzione delle tariffe eventualmente è proprio per la restituzione di una parte dell'incentivo, a meno che non si facciano degli accordi che spesso propongono un po' ai grandi player, proprio di legare in qualche modo la comunità energetica rinnovabile alla bolletta, e quindi riconoscerli attraverso questo. Un'altra cosa importante da sottolineare è che per evitare speculazioni, la normativa, in quest'ultimo decreto famoso del 24 gennaio, ha introdotto un valore soglia del 55%, se si ha solo la tarifa incentivante, o del 45%, se si è anche destinatario del contributo in conto capitale, oltre il quale quello che si riceve non si può suddividere tra imprese, ma deve andare necessariamente ai cittadini, oppure a iniziative sociali. Questo è stato proprio secondo me pensato per evitare che chi proponga l'iniziativa possa in qualche modo approfittare dell'ignoranza del cittadino. Scusate, io volevo far rispondere alla dott. Sapoletti anche, però prima volevo dire una cosa. Io ho fatto una tesi, mi sono dato in economia e commercio, sul capitale sociale, che secondo me è una cosa molto importante. Poi io sono andato a lavorare solo 24 ore e poi ovviamente chiedo sempre, vabbè, però alla fine e fine se tiriamo una riga, come giustamente ha detto lei, ci conviene o non ci conviene. Però cerchiamo un attimo anche di allargare il nostro orizzonte, perché giustamente loro dicono, noi facciamo una comunità energetica, condividiamo un obiettivo, condividiamo uno spirito, condividiamo uno sforzo, però poi quel capitale sociale lo ritroveremo in altre dinamiche che meno ci aspettiamo, ma sarà molto importante, quindi credo che sia questo un po' lo spirito, quando loro ci invitano a non guardare semplicemente il scopo di lucro. Poi il capitale sociale è una cosa talvolta più importante del cash. Prego. Sì, magari quello che state descrivendo è un possibile modo di pensare la comunità energetica, che magari può portare ad immaginare, probabilmente in alcuni casi anche così, che alla partecipante della comunità non arrivano benefici, però ci sono modi di farlo in cui invece i benefici ci sono, perché secondo me la comunità può essere pensata in questo modo. Tu hai dei cittadini che stanno pagando la bolletta, hanno il loro fornitore, e quello resta lì anche perché quei cittadini e quei consumatori devono mantenere intatti tutti i loro diritti, qualità del servizio, la possibilità di cambiare fornitore, perché la comunità energetica non può diventare un vincolo da quel punto di vista, perché sarebbe una perdita di diritti per il consumatore. Quindi quello resta così, e poi è come se si costituisse un portafoglio, un portafoglio della comunità in cui ci sono dei più e dei meno. I meno quali sono che devo mettere dei soldi per costruire sti impianti, per fare gli investimenti. Chi li mette quei soldi? Ci sono modelli diversi. Uno che è stato presentato l'ha messo un soggetto che ha fatto l'impianto e che vende energia. C'è anche un mondo di comunità in cui si fa il conto quanto costa mettere il pannello fotovoltaico e si dice alle famiglie volete contribuire con x mila euro a testa per pagare l'investimento, tenendo conto che c'è un contributo in conto capitale che vi copre fino al 40% se è una piccola comunità con un impianto entro il mega, come stai descrivendo lei, e questi decideranno se vogliono mettere quei soldi. Cosa andranno a guardare come beneficio? Perché questo intanto abbiamo messo solo il meno. L'energia elettrica di quell'impianto sarà venduta e ci saranno dei ricavi. I ricavi non saranno solo la vendita dell'energia, ma sarà anche un premio on top, un incentivo. Quell'incentivo quindi si salirà sopra al valore di mercato della semplice vendita di quanto quello dipende dal tipo di impianto che viene fatto, da dove si è localizzato e anche dalla capacità della comunità di usarla per i propri fini, di condividerla a quell'energia. Una comunità che fa un impianto e non ha consumi è una comunità che non ha tanto senso di esistere. Quindi quella cosa ha senso se ci sono i consumi. Quindi io produco, vendo, prendo l'incentivo nella misura in cui sto consumando e questo è un più nel conto che ho messo. In più, siccome sto facendo risparmiare al sistema dei costi di rete, perché sto sviluppando dentro la comunità un sistema di autoconsumo, mi daranno degli altri soldi, che è una misura di quanto sto facendo risparmiare al sistema dei costi di rete. Quindi, anche quello per la produzione è on top del prezzo. Conviene o non conviene, non esiste una regola generale. Ad alcuni converrà farlo, ad altri non converrà farlo. Poi c'è il punto di cosa faccio di quei soldi. E questo è un altro punto. La comunità nasce con un senso di comunità e quindi sono stati descritti degli usi possibili che non sono la restituzione semplicemente al singolo in proporzione ai propri usi energetici. Le comunità si stanno dimostrando un utile strumento per far crescere dei vantaggi di comunità, che sono sempre dei vantaggi non economici ma che evidentemente i cittadini si hanno deciso liberamente di aderire a questi vantaggi. Loro stanno dando un valore che un economista direbbe, può essere tradotto in euro, il beneficio potrebbe valorizzarlo in qualche modo. La capacità, il valore e la disponibilità a pagare è una misura del beneficio. Grazie. Allora c'è lui e poi ce ne sono due lì in fondo. Ah no, ce n'è uno in fondo. Grazie, sono Azzeglio De Santa e poche settimane fa insieme ad altri ho partecipato alla costituzione di una comunità energetica qui a Trento. Siamo alle prese con le criticità burocratiche, però siamo a buon punto e ci stiamo confrontando in modo un po' problematico con le fonti di finanziamento. Nel senso che siamo cinque soci con possibilità limitate di investimento e diciamo dai primi contatti non mi risulta di aver trovato dei canali di finanziamento dedicati specifici per le comunità energetiche. Questo secondo me è un problema. Se vogliamo che si diffondano, secondo me bisogna trovare delle fonti di finanziamento magari vincolate alla componente sociale di cui si parlava prima. Noi nello statuto abbiamo messo un limite un limite invalidabile del 35% che deve essere devoluto per scopi sociali. Ripeto, limite minimo ma l'assemblea può, diciamo, deliberare livelli maggiori e quindi potrebbe essere che le comunità che nascono anche con finalità sociali possono avere delle linee di finanziamento almeno nei primi anni in cui poi si presuppone che il numero di soci sia tale da supportare eventuali altri investimenti. Ecco però volevo portare questa testimonianza che oltre all'impegno volontaristico dei soci fondatori c'è un ostacolo forte per quanto riguarda gli investimenti. Grazie, molto interessante. Sentiamo anche lui che è qua. No ma tanto poi ne raccolgo un po' e poi rispondiamo. Grazie a tutti i panelist intanto. Io mi chiamo Marcelo Ferrara, è una domanda un po' che va oltre a quello che è stato detto finora perché abbiamo parlato tanto di comunità energetiche ma non capisco se c'è in qualche modo se è stato pensato un meccanismo che aiuti in qualche modo a dare ordine a tutte le comunità energetiche. Non è che finisce e tutti fanno pannelli anche a una città in mezzo alle montagne che pannelli non è esattamente la cosa che dovrebbero a cui puntare perché non c'è sole tanto in Trentino. Sto chiedendo soltanto, c'è un'idea per ordinare gli investimenti per dire se fate pannelli dovete mettere anche delle batterie dietro? Se fate eolico è meglio farlo in un punto e non in un altro? C'è qualcosa che dia una struttura che non sia solo locale ma che sia nazionale, europea che dica anche un input da parte vostra a una comunità che dice io voglio fare questo e tu gli dici magari, ma avete pensato se è la cosa migliore per voi? Perfetto, grazie. Andiamo dietro. Comunque Bolzano credo sia la terza città più calda d'Italia. Buongiorno. C'è un punto che non è chiaro nel dibattito. Mi chiamo Saverio Pugliese. C'è un punto che non è chiaro nel dibattito. Non so se sono l'unico ad aver avvertito questa cosa. Io vorrei capire il punto fondamentale se l'energia prodotta viene anche incentivata con un sistema di scambio sul posto o no. Perché se non c'è lo scambio sul posto io credo che l'incentivo, diciamo la tariffa incentivante è molto più bassa ed è a costo dello Stato di quello che potrebbe avere un semplice impianto con lo scambio sul posto. Perché non posso vendere energia sul libero mercato a 4 centesimi al kilowatt e poi acquistare l'energia dai fornitori a 30 centesimi, 35 centesimi, anche se ho poi un benefit di 8 o 10 centesimi. Conviene più a lei che ha l'impianto a casa, che ha fatto i suoi bei calcoli e ha risparmiato il 40 per cento e lo Stato non ci ha speso nulla. Mi sembra in questi termini un modo per creare la possibilità di occupare degli spazi comuni, fare business a spese dello Stato. Grazie, credo che le risponderanno che sono due spiriti diversi, lo scambio sul posto e le comunità energetiche, però risponderanno loro. Abbiamo l'ultima lì e poi una qua e poi... perché poi devono anche rispondere. Buongiorno Alessandro Veronese. Una domanda, direi che forse la persona che potrebbe rispondere è la dottoressa Borsieri. Avete già un'idea, avete già quantificato l'entità, l'incidenza dei costi di gestione sul valore dell'incentivo? Quanto va a incidere poi? A chilo vattora, tanto per avere un'idea. Perché mi pare di capire che, da quello che avete detto, i grossi player, cito, si sono già mossi per dare dei pacchetti, delle formule legate, attraverso i trader. Allora, mi chiedo, quando si vedono queste opportunità di business viene da pensare che alla fine l'incentivo serve magari più per portare acqua al solito mulino, che non ad altri insomma, ecco. E questa è la prima questione. In quest'ottica chiedevo anche alla dottoressa Poletti se magari, non conosco ancora il meccanismo, ma per l'autoconsumo localizzato, mi pare si chiami quello dei condomini, magari si possa pensare a delle piattaforme semplificate, senza aver bisogno di chissà quale intermediario per gestire poi 40 contatori, non 4.000, vi spiego? Ecco, questo è quanto. Grazie. Poi ne abbiamo una qua e poi facciamo il primo round di risposta. Francesco Papasergio. È un dubbio che non ho capito. Se una comunità energetica produce un megawatt e ne consuma 300 watt, l'incentivo viene dato sui 300? Giusto? Ho capito bene? Quello che succede nella stessa ora. Quindi io posso aver prodotto un megawatt e ricevo l'incentivo solo sui 300. Allora ho capito bene. E' un'altra cosa che non è così semplice. Ci sono dei meccanismi, da quella che è la prima esperienza di comunità energetiche, ci sono delle banche che offrono strumenti di finanziamento agevolati, un canale particolare, oppure si sta pensando di fare qualcosa del genere? Magari poi la dottoressa Borsire avrà più esperienza naturalmente. Come si diceva prima, il meccanismo, anche il modello economico che si segue nella comunità, può essere quello di un operatore che investe e produttore, che è quello che è stato presentato prima in quella comunità energetica, nella prima del Trentino, in cui la gestione del finanziamento ricade in una gestione di un soggetto che per quanto non grandissimo, comunque ha una sua solidità, e mi immagino, adesso non posso parlare per lei, che quindi si risolva lì il tema della raccolta dei fondi, immaginando che la definizione di un sistema di regole chiare e definite su un periodo di vent'anni possa consentire di presentarsi alla banca dicendo, guarda, il mio progetto è solido da un punto di vista finanziario, dammi soldi per farlo. Su altri tipi di modelli di sviluppo dell'impianto, naturalmente, invece, sorge il problema. C'è sempre questo aspetto di definire le regole che possano facilitare. Il legislatore come strumento di supporto all'investimento ha immaginato solo quel contributo in conto capitale nell'ambito del PNRR per ora. E quello, per quanto ne so io, è l'unico strumento diretto di supporto all'investimento che copre il 40%. Non sto dicendo che abbastanza, poi non so dire se hanno dato un supporto che non sia sufficiente o che sia sufficiente, è limitato al 40%. Mi immagino che l'idea di chi ha fatto i conti fosse che dando l'incentivo per vent'anni e presentandosi in banca con questo diritto, ormai riconosciuto, la banca potesse dare i soldi e contribuire con la parte mancante degli investimenti. Sto ipotizzando ragionamenti che qualcun altro ha fatto. Nel senso di tre banche nessuno aveva nulla di specifico da offrire. In questo momento le banche, sia quelle locali, quelle a livello nazionale, hanno strumenti dedicati per le comunità. Se posso aggiungere velocemente, uno credo che non ci siano strumenti dedicati per un fatto assolutamente banale che il decreto è uscito da pochissimo e quindi non si sono attrezzate. Dopodiché sicuramente ci sono due strade, come diceva la dottoressa Poletti, o da un lato il problema a finanziamento si bypassa cambiando modello, sostanzialmente come avviene per l'Esco. Cioè l'operatore Plair Utility, chiamiamola come vogliamo, che ha la capacità finanziaria fa l'investimento con determinati accordi, eccetera. Oppure si può immaginare, ma qui dipende dalle banche e dipende dal business plan, che essendoci una tariffa per vent'anni in qualche modo sia riconosciuta. Non è un collaterale sufficiente, ma è un po' finanziario. Ovviamente, in qualche modo, se volete rispondo anche alla domanda che si faceva prima sul coordinamento, è vero che la comunità energetica non ha fine di lucro, è vero che ha finalità sociali, ma alla fine stiamo parlando di un qualche cosa per cui comunque bisogna fare un conto economico o un business plan che dir si voglia, come si diceva, da una parte in più, da un'altra in meno, banalmente. Quindi, rispondendo anche alla domanda che si faceva a livello di coordinamento complessivo, vale per le comunità energetiche e rinnovabili, ma, a mio modo di vedere, vale per le rinnovabili nel loro complesso. Non ci potrà mai essere, in senso assoluto, un qualcuno che ti dice a priori, è meglio che tu faccia l'eolico, è meglio che tu faccia il fotovoltaio, è meglio che tu faccia così, che sia una comunità energetica. Quindi, diciamo, una cosa che non ha un taglio squisitamente economico-finanziario o che sia un investimento nelle rinnovabili a prescindere, comunque si tratterà di fare un business plan e quindi capire se le ore di sole del Trentino ti permettono di sostenere l'investimento, se le ore di vento, più difficile del Trentino, più facile del Molise o della Puglia, ti permettono di fare un impianto eolico. Dopodiché non credo che il problema del Trentino sia l'irraggiamento, visto che la nazione che negli ultimi anni, anche recentemente, ha sviluppato in assoluto più fotovoltaico la Germania, che non mi risulta abbia più il raggiamento del Trentino al tuo adige. Quindi, certamente, è un aspetto fondamentale, però il fatto stesso che è stato anche ricordato, che ci sono delle maggiorazioni di tariffa a seconda della collocazione geografica, e in questo senso sta andando anche il cosiddetto decreto FERIX, che riguarda le rinnovabili in generale, ha proprio una logica non di dirti dove devi farlo in pianto, ma in qualche modo di indirizzare, perché è chiaro, e qui ha ragione che se il mio pannello mi costa sempre 100 e io produco per mille ore, produco per 1500 ore, c'è bisogno di un genio della matematica per capire che il costo unitario, quello che produco, è diverso. E questa è anche la razio per cui in qualche modo si sta cercando di non dire, tu devi farlo lì, ma indirizzare un minimo dando delle diversificazioni tarifari a seconda di dove io lo vado a fare. Grazie, sulle coste di gestione e poi per tornare al fatto che se faccio lo scambio sul posto mi conviene. Nel nostro caso, avendo sostenuto i costi per la realizzazione dell'impianto, abbiamo comunque fatto un accordo con la comunità energetica per stabilire un piccolo importo di gestione annuale per anche regolarizzare la condivisione dell'energia con il consumo della comunità energetica rinnovabile. Lo scambio sul posto, sono 300 euro all'anno, che in realtà è diviso 27 famiglie. Ma io lo so perché lui diceva che è 1200 euro all'anno, 300 euro all'altro, tutto questo casino. Tutto questo casino che ha movimentato un sistema, un circolo virtuoso che rientra in quello che si diceva prima nel valore sociale che va a innescare tante volte questo tipo di iniziative. Per capirci, intanto, come dicevamo prima, si sono aggregati per delle riqualificazioni che sono nel pratico poi, per esempio la pulizia dei sentieri montani, perché collegata all'impianto è stata anche installata una colonnina di ricarica ai bike. Quindi l'agevolazione del turismo sportivo, hanno abbellito il paese, hanno iniziato, e questo ha agganciato comunque anche una sorta di volontariato che prima non c'era. Il paese, che come dicevamo prima, è uno di quelli che si definirebbe soggetto spopolamento, perché mezza montagna con 50 abitanti, mi capite bene, ha visto arrivare nuovi cittadini, addirittura non scappare, tra cui una famiglia con due bambini, quindi sono anche cresciuti. Un tedesco, poco dopo la pandemia, vabbè che c'era il momento di riscoperta della natura, ha comprato tre case, si è ritrovato comunque in una comunità dove, come consorzio elettrico di Stora, abbiamo portato anche la fibra. Si è ritrovato quindi con un paese carino, vivo, con un collegamento in fibra ottica, la possibilità di partecipare a una comunità energetica che è una delle novità nazionali, questo ha detto sai cosa c'è, compro una casa per me, e una a testa per le figlie che ci vengono in vacanza. Sono tante piccole cose che però vanno a costruire quello che è il significato vero della comunità energetica rinnovabile, che non avrebbero fatto i 50 euro in bolletta, è quello che ci tengo a sottolineare. E che non fa neanche lo scambio sul posto, per tornare alla domanda del signore, lo scambio sul posto, intanto una piccola premessa, chi ha lo scambio sul posto non può partecipare alla comunità energetica rinnovabile, come non può partecipare chi ha un 110, perché altrimenti si parlerebbe di doppio finanziamento. Lo scambio sul posto da normativa è destinato a morire proprio per lasciar spazio a questo nuovo tipo di autoconsumi. Questo perché l'autoconsumo collettivo, come anche la comunità energetica rinnovabile, va nell'ottica di andare ad avere delle produzioni quando si hanno i consumi, che crea un vantaggio anche sulla rete. Perché è inutile che io faccio una produzione nel niente e devo arrivarci con una linea dedicata che mi dà anche problemi perché devo ogni tanto sospenderla, perché mi sballa la tensione. Io ho bisogno di produzioni dove ho i consumi. Lo scambio sul posto è una sorta di accumulo virtuale, perché mi pagano l'energia quando io anche volendo non la sto consumando. Io posso non consumare di giorno, me la consumo di notte e me la pagano di notte. No, sbagliato. Il titolo di questo festival cos'è? Quo Vadis. La risposta del nostro... prego? La risposta è io e io posso andare a... Eh sì. In greco anche. Ah ok. Io ero rimasta alla leggenda. Prendiamoci alla tinta. Quo Vadis domine, esatto, domine, torno a Roma a farmi crucifiggere di nuovo. Io ero rimasta alla leggenda. Quindi bisogna essere un po' richiamati adesso alle proprie responsabilità con degli atti concreti. Le comunità energetiche e rinnovabili, secondo me, aiutano in questo senso proprio a insegnare ai cittadini che non si può più essere fruitori passivi, ma bisogna in qualche modo metterci del proprio. E come tutti i cambiamenti funzionano solo se uno li vive, se uno li abbraccia, se uno si sente partecipe. La comunità energetica e rinnovabile aiuta anche, come diceva prima la dottoressa Poletti, a rendere conto al cittadino che deve cambiare magari anche i propri consumi, non solo nella tempistica. Quindi io se ho lo scambio sul posto non mi interessa la lavatrice, la faccio la sera, no. Se sono in una comunità energetica e rinnovabile la lavatrice la faccio di giorno. Oppure addirittura cambio anche il tipo dei consumi. Vedi le pompe di calore, vedi magari i veicoli elettrici. Cioè sono tutti piccoli passi che però vanno nella direzione di quella transizione energetica che tutti stiamo tanto declamando e che tutti devono fare un pezzettino per raggiungere. Siamo un po' fuori tempo massimo, volevo una conclusione da Tabarelli, da economista, un po' su tutto quello che ci siamo detti oggi. Perché poi siamo scesi un po' nel dettaglio, però per tornare a quell'inquadramento iniziale che abbiamo fatto, sentiamo tanti obiettivi, lo stesso picchetto frattini il Ministro ha detto, cifre straordinarie per quanto riguardava la prospettiva delle comunità energetiche, però poi a conti fatti, qual è la sua visuale, cioè il suo punto di vista su questo? È positiva, in senso che stiamo già ragionando per l'anno prossimo per il festival. L'anno scorso è una delle sessioni che abbiamo fatto più numerose, affollate proprio questa. C'è grande interesse delle comunità, delle persone a farlo. Questa è la prima cosa, è una democrazia dell'energia. Io potrei criticarlo l'infinito sul fatto che conto poco, che i costi sono più alti, che perdiamo del tempo, però alla fine c'è questo spirito europeo di cultura che proprio qua in queste montagne è radicato, queste esperienze, di fare comunità, di fare delle cose. Poi dopo, è vero, lato meno positivo che in Italia chiedevo io a loro, un anno fa io ero a 60 comunità, dovrebbero essere quasi un milione, siamo a 60, adesso forse siamo a 100. Sotto i comuni 5 mili abitanti, non ce la faremo mai, spendere 2,5 miliardi dei miei dei vostri soldi che l'Unione Europea ci ha dato dentro PNRR. E' una enorme difficoltà, allo stesso tempo io sono felice, perché all'anno prossimo ci ritroveremo qua a parlare di questo. Io vi ringrazio, vi invito alle 2 c'è un bellissimo panel sul nucleare in cui ci sarà sempre lui e gli faremo la stessa domanda, vedremo cosa risponderà. All'opposito. Dei mini reattori per le comunità energetiche. Laura, spero di venire a trovare.
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