Cambiamento climatico e politica monetaria
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Cambiamento climatico e politica monetaria
In questo discorso, Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della BCE, affronta l'impatto del cambiamento climatico sulla politica monetaria. Sottolinea come l'aumento degli eventi climatici estremi influenzi l'inflazione e la crescita economica, evidenziando la necessità di una transizione verde. Cipollone illustra le azioni intraprese dalla BCE, come il riorientamento degli investimenti verso emittenti con migliori prestazioni climatiche e l'integrazione dei rischi climatici nelle valutazioni. Sottolinea l'importanza di una politica fiscale coordinata per affrontare le sfide del cambiamento climatico, rilevando il ruolo cruciale dei governi in questo processo.
Buongiorno e bene arrivati. Questa mattina parliamo di politica monetaria e lo facciamo con una delle istituzioni europee più importanti che è la BCE, che è la banca centrale dei paesi europei che hanno adottato l'euro. Parliamo di politica monetaria anche con uno dei protagonisti della BCE, Piero Cipollone, che è dal novembre 2023 membro del comitato esecutivo della BCE. E per i non addetti a lavori voglio sottolineare l'importanza di questo ruolo, perché la banca centrale europea prende le sue decisioni in maniera collegiale con un consiglio direttivo formato da 26 membri. 20 sono i governatori e i presidenti delle banche centrali dei paesi dell'euro e poi ci sono i sei board member con Piero Cipollone, che precedentemente è stato anche membro del direttorio della Banca d'Italia. È economista, esperto di sistemi di pagamento, euro digitale e devo anche dirvi che è stato anche professore, ha insegnato, lo dico perché ci sono gli studenti in sala, quindi quando ponete le domande sapete come risponderà. Il suo intervento, questa mattina ci sarà un intervento, sarà un intervento su politica monetaria e cambiamento climatico e poi comunque ci sarà tempo per le mie domande, perché sono giornalista, le devo fare, e le vostre. Prego. Grazie, grazie, buongiorno a tutti. Avviate pazienza, sto cercando di diventare paperless, ma ancora come vi ho detto ho qualche difficoltà, speriamo che funzioni. Parlando di cambiamenti climatici, ovviamente, uno deve essere, come dire, climate friendly. Buongiorno, grazie, grazie per l'invito, è veramente un piacere essere qui. Ho accettato volentieri questo invito perché credo che noi ci siamo in un momento particolarmente critico e il messaggio che vi voglio lasciare, come le considerazioni che mi appresto a fare, essenzialmente uno, è che di fronte alle gravi conseguenze del cambiamento climatico dobbiamo agire tutti, compresa la banca centrale e nel rispetto dei propri ambiti di competenza, per cercare di contrastare i cambiamenti climatici, ma al tempo stesso cogliere le opportunità economiche offerte dalla transizione verde. Per motivare questo messaggio che vi ho appena lasciato parlerò innanzitutto dei costi crescenti del cambiamento climatico e degli imbingenti infestimenti necessari per la transizione verde. Esaminerò poi le complicazioni per le banche centrali e il ruolo che la BCE può svolgere. Illustrerò infine come questo ruolo interagisca con l'azione degli altri responsabili delle politiche in Europa nell'affrontare le sfide future. Il costo storicamente, l'impegno a combattere il cambiamento climatico, è stato spesso ostacolato da quello che Mark Carney, un importante ex governatore della Banca Centrale Inglese, ha definito la tragedia dell'orizzonte breve, cioè la circostanza per cui gli attori economici e i decisori politici non percepiscono l'urgenza di agire perché l'impatto del cambiamento climatico va oltre l'orizzonte temporale da loro considerato rilevante. Siamo però oggi a un punto di svolta e non possiamo permetterci ulteriori ritardi, perché la situazione sta cambiando rapidamente soprattutto in Europa. L'accelerazione del cambiamento climatico è associata all'incremento della frequenza degli incenti, di periodi di siccità, di ondata di calore, di oragani e tempeste. Ha influenzato il degrado ambientale e la perdita di biodiversità. In base al rapporto europeo 2023 sullo stato del clima, l'Europa è il continente che si riscaldà più rapidamente al mondo ad un ritmo doppio rispetto alla media mondiale dagli anni 80. Dal 1980 al 2022, gli eventi meteorologici e climatici hanno causato perdite economiche per circa 650 miliardi nell'area dell'Euro. Nel 2022, le perdite annuali sono aumentate del 41% rispetto al 2009. Questo trend è quantomai problematico. Infatti, nella UE, solo un quarto delle perdite dovute ai eventi meteorologici e climatici estremi è assicurato. La copertura assicurativa è anche più bassa tra le fasce meno abbienti della popolazione, che tendenzialmente posseggono abitazioni più esposte a rischi di catastrofi naturali e per le quali il costo della protezione in rapporto al loro reddito è più alto che per altri cedì sociali. Malgrado i considerevoli sforzi con più di finora, la UE non si trova ancora su una traiettoria in linea con gli obiettivi climatici del 2030 e del 2050. Sono necessari altri investimenti. Secondo il Network for Greening the Financial System, che riunisce banche centrali e autorità di vigilanza in tutto il mondo, secondo un recente rapporto, evidenza che per azzerare le emissioni entro il 2050 la quota dei combustibili fossili nel mix energetico della UE deve diminuire dal 73% di oggi al 20% nel 2050. Purtroppo le politiche attuali ci porterebbero ad un livello poco sotto al 60%, quindi molto lontani ancora dall'obiettivo. La Commissione europea ha stimato che per raggiungere gli obiettivi relativi alla transizione energetica bisognerà investire altri 620 miliardi di euro all'anno fra il 2023 e il 2030. È un importo pari quasi al 3-7% del PIL dell'area della UE. A questi fabbisogne vanno aggiunti quelli connessi con la resilienza climatica necessari per prepararsi agli effetti del cambiamento climatico ormai inevitabili. Le temperature globali sono infatti su una traiettoria che supera di gran lunga gli obiettivi dell'accordo di Parigi. Al momento stiamo quindi entrando nella prossima fase della tragedia dell'orizzonte a cui facevo riferimento poco fa. In passato, quando gli effetti del cambiamento climatico sembravano lontani, non abbiamo investito a sufficienza e quindi ora dobbiamo sostenere costi più elevati. Siamo quindi in un circolo vizioso in cui la gestione delle continue emergenze riduce la capacità finanziaria e operativa di effettuare gli investimenti necessari alla transizione verde. Tuttavia, come dimostrano gli stress test top down della BCE, ritardare la transizione è molto più costoso dell'agire oggi. Questa situazione ha profonde implicazioni per il compito principale delle banche centrali, che è quello di mantenere la stabilità dei prezzi. Voglio citarne alcune di queste implicazioni. In primo luogo, le evidenze mettono in luce come le condizioni meteorologiche estreme possano incidere sia sul livello dell'inflazione che sulla sua variabilità. Ad esempio, le temperature estreme dell'estate del 2022 hanno fatto aumentare l'inflazione dei beni alimentari in Europa di circa 0,7 punti percentuali. Questi effetti potrebbero essere ancora più pronunciati in futuro, salendo all'1% nel 2035 e quasi al 2% nel 2060. Più in generale, il cambiamento climatico potrebbe aumentare la frequenza degli shocks dal lato dell'offerta, che, spingendo l'inflazione verso l'alto e la crescita economica verso il basso, sono più difficili da gestire, richiedono tempi di riassorbimento lunghi e comportano gravi perdite di reddito e occupazioni. In secondo luogo, una transazione verde lenta amplifica l'impatto economico degli shocks dell'offerta. L'Europa ha pagato cara alla sua dipendenza dei combustibili fossili quando la guerra di aggressione della Russia all'Ucraina ha provocato l'impennata dei prezzi dell'energia e dell'inflazione. L'effetto diretto e indiretto dell'incremento dei prezzi dell'energia ha contribuito per circa 6 punti percentuali al livello dell'inflazione dell'area dell'euro, quando questa ha raggiunto il suo picco di oltre il 10% nell'ottobre del 2022. Una maggiore disponibilità di energie rinnovabili avrebbe ridotto l'entità dello shock. In terzo luogo, oltre che sull'inflazione, il cambiamento climatico e gli eventi metedrologici estremi possono incidere anche sullo stock di capitale e sulla produttività del lavoro. Ad esempio, un aumento di un grado, oltre i 25 gradi centigradi, fa scendere la produttività del lavoro di circa il 2%. Il cambiamento climatico limita quindi la crescita del prodotto potenziale della produttività e quindi il livello oltre il quale la crescita del PIL e gli incrementi dei salari reali possono diventare inflazionistici. Oltretutto, può influire sul tasso di interesse naturale in modo difficile da prevedere, rendendo più complessa la gestione della politica monetaria. In quarto luogo, se non viene considerato correttamente, il cambiamento climatico comporta rischi finanziari per il bilancio della banca centrale. Una valutazione accurata di questi rischi è pertanto fondamentale per tutelare il bilancio dell'ABC. Allo stesso modo, i bilanci delle banche commerciali sono esposti a rischi finanziari simili che, una volta concretizzati, possono avere un impatto sulla loro solidità e quindi sul meccanismo di trasmissione della politica monetaria e sulla stabilità finanziaria. Quindi la domanda è ma cosa può fare l'ABC nell'ambito del suo mandato? Va la pena intanto richiamarlo questo mandato. Il mandato recita più o meno che le decisioni di politica monetaria dell'ABC sono guidate dal suo obiettivo primario, ossia perseguire la stabilità dei prezzi, definita come un obiettivo di inflazione del 2% nel medio termine. Fatto salvo questo obiettivo primario, cioè la stabilità dei prezzi, l'ABC e le banche centrali nazionali sostengono le politiche economiche generali della UE al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione. Questa seconda parte nel gergo delle banche centrali viene chiamata l'obiettivo secondario. Quindi la competenza dell'ABC ad occuparsi di cambiamento climatico è connessa sia al perseguimento del suo obiettivo fondamentale, sia a quello secondario. Il riferimento al compito primario della banca centrale è immediato. Per seguire la stabilità dei prezzi è essenziale per generare le risorse e gli incentivi necessari e gli investimenti a lungo termine per la transizione verde. Si devono quindi intraprendere le azioni necessarie quando l'inflazione si discosta dall'obiettivo di medio termine. È quello che l'ABC ha fatto a partire dal luglio del 2022, contribuendo alla rapida discesa dell'inflazione dal suo picco del 10% e 6% nell'odopre del 2022, come ho detto prima, al 2,4% il mese scorso. Salvo ulteriori shock, ci attendiamo che nei prossimi mesi l'inflazione oscille intorno a questi livelli per poi diminuire fino al raggiungimento del nostro obiettivo il prossimo anno. Col venire meno degli shock dal lato dell'offerta, si può finalmente tornare a perseguire contemporaneamente il calo dell'inflazione e l'aumento del tasso di crescita. I dati recenti vanno in questa direzione e rafforzano la nostra convinzione che potremmo a breve ridurre l'orientamento restrittivo della politica monetaria. Pertanto, se da un lato le condizioni di finanziamento più stringenti hanno fatto aumentare temporaneamente il costo del credito, dall'altro hanno contribuito a tenere ancorate le aspettative di inflazione, ad accrescere la certezza del suo ritorno verso il nostro obiettivo e, di conseguenza, al minore costo del finanziamento di progetti a lungo termine per la transizione verde. La stabilità dei prezzi è anche essenziale perché permette a famiglie e imprese di individuare meglio le variazioni dei prezzi relativi e di tenerne conto nelle loro decisioni. I segnali di prezzo sono fondamentali per stabilire i giusti incentivi per la transizione verde. Ad esempio, il recente picco dei prezzi dell'energia ha contribuito a una riduzione di duratura dei consumi energetici e dell'intensità energetica dell'economia europea. In prospettiva, una questione fondamentale per la politica monetaria è come affrontare il rischio di shocks dall'ato dell'offerta più frequenti, i cui effetti sono amplificati dal cambiamento climatico e dagli insufficienti progressi nella transizione verde. Da un lato, le banche centrali dovrebbero reagire rapidamente a fronte del realizzarsi di shocks rilevanti in grado di disancorare le aspettative di inflazione. Al contempo, dovrebbero evitare eccessivi e preventivi inasprimenti delle condizioni monetarie, finalizzata a prevenire i possibili effetti inflazionistici di shocks che ancora non si sono manifestati. Eccessi di prudenza potrebbero essere controproducenti, perché ridurrebbero gli investimenti in grado di migliorare la nostra capacità tenuta di fronte a tali shocks. Oltre a dare il nostro contributo a creare il contesto macroeconomico adeguato attraverso il proseguimento della stabilità dei prezzi, stiamo come BCE integrando il cambiamento climatico nei nostri compiti istituzionati. In primo luogo, stiamo agendo nell'ambito del mandato di responsabili della con il riesame della sua strategia condotto nel 2020 e 2021, la BCE ha incluso considerazioni climatiche nel suo assetto per la conduzione della politica monetaria. Nell'ottobre del 2022 abbiamo cominciato a riorientare i reinvestimenti in obbligazioni societarie verso emittenti con prestazioni migliori sotto il profilo climatico. Inoltre, i rischi finanziari legati al clima sono presi in considerazione nel riesame periodico degli scarti di garanzia. Nel 2023 abbiamo anche iniziato a pubblicare su base annua l'impatto climatico del nostro portafoglio di obbligazioni societarie. A seguito del recente riesame del nostro assetto operativo, abbiamo deciso di integrare considerazioni relative al cambiamento climatico nelle nostre operazioni strutturali di politica monetaria. Inoltre, in futuro accetteremo in garanzia per le operazioni di rifinanziamento dell'eurosistema soltanto attività negoziabili, il credito di impresa e debitori conformi alla direttiva in materia di comunicazione societaria e sostenibilità. Infine, vogliamo limitare la quota di attività emesse da imprese con un'elevata impronta di carbonio nei pull di garanzia delle controparti non appena vi siano le condizioni tecniche necessarie. Oltre agire sul lato come autorità di politica monetaria, stiamo intervenendo anche nell'ambito delle nostre competenze di vigilanza bancaria, perché sapete che all'interno della BGC c'è anche l'SSM che ha la responsabilità della vigilanza prudenziale sugli intermedi finanziari di grande rilevanza. In particolare, abbiamo adottato misure volte ad assicurare che le banche commerciali gestiscano i rischi climatici ambientali. Sebbene negli ultimi anni le banche abbiano compiuto molti progressi, il lavoro da fare resta ampio in tema di ulteriore riduzione del greenwashing e della erogazione dei prestiti a soggetti con elevata esposizione al rischio climatico. In terzo luogo, stiamo cercando di ridurre l'impronta ambientale della nostra istituzione. Per la produzione delle banconote utilizziamo solo cotone sostenibili al 100%, abbiamo vietato che i rifiuti della distruzione di quelle logore siano smaltiti in discarica. Nella gestione dei sistemi di pagamento e nella progettazione dell'eurodigitale, teniamo conto degli aspetti ambientali per via del consumo di energia elettrica che non è irrilevante. Prendendo come riferimento gli obiettivi di diminuzione delle emissioni, nel 2021 la BCE si è impegnata a ridurre l'impronta delle proprie operazioni di circa il 46% entro il 2030, partendo avendo come base il 2019. Inoltre le nostre ricerche e analisi sul cambiamento climatico condotto a supporto dei nostri compiti istituzionali possono essere utili anche per le altre politiche a sostegno della transizione verde. Di recente abbiamo fatto il punto sui progressi compiuti finora, il nuovo piano della BCE sul clima e sulla natura del 2024-2025 ribadisce il nostro impegno ad agire nei limiti del nostro mandato per sostenere la transizione verde. Continueremo ovviamente ad attuare le misure già decise. Nonostante questi impegni della BCE, è importante ribadire però che la responsabilità primaria di guidare la transizione verde spetta ai governi eletti. Date le importanti complementarietà con la politica monetaria, la BCE è pronta a offrire il suo sostegno con analisi tecniche e consulenza. Questa condivisione delle conoscenze rientra perfettamente nell'ambito del nostro mandato primario in quanto queste politiche, mitigando i rischi climatici, consentiranno di rendere gli strumenti di politica monetaria più efficaci nel preservare la stabilità dei prezzi. Prima di concludere vediamo alcune di queste complementarietà. In primo luogo si possono menzionare quelle con le politiche finalizzate ad attenuare gli e-shocks d'offert. Come ho ricordato prima stanno diventando sempre più frequenti e sempre più difficili da da gestire. In particolare le politiche che sostengono la diversificazione rispetto ai combustibili fossili e accrescono l'efficienza energetica rafforzano la resilienza della nostra economia gli e-shocks derivanti dai prezzi delle materie prime energetiche contenendo tra l'altro le flessioni inflazionistiche. I notevoli progressi tecnologici degli ultimi anni hanno migliorato l'effilicienza delle fonti rinnovabili e ne hanno ridotto i prezzi. Ad esempio tra il 2010 e il 2022 il costo di produzione di elettricità da impianti eolici off shore, on shore e di energia solare hanno subito un drastico calo del 60, 70 e 90 per cento rispettivamente. Analogamente le misure volte ad attenuare l'impatto su famiglie imprese delle impennate dei prezzi dell'energia da combustibili fossili possono essere disegnate senza sopprimere il segnale di prezzo che invece è fondamentale per incentivare la riduzione del consumo di combustibili fossili e la dipendenza da questi. In secondo luogo si possono richiamare le politiche finalizzate a contrastare gli effetti del cambiamento climatico sulla produttività e sul prodotto potenziale, ne voglio citare solo una che è quella relativa all'integrazione del mercato europeo dell'energia che consentirebbe di fluire dei benefici dell'economia di scala e della diversificazione con un incremento sia dell'efficacia che della resilienza. Questo aspetto è particolarmente importante anche per la competitività dell'Europa come per la digitalizzazione la capacità di offrire tecnologie prodotti a servizio all'avanguardia necessaria alla transizione verde stabilirà chi saranno i vincitori e i perdenti domani nella corsa della produttività globale. In terzo luogo va rimarcata la complementarietà tra le politiche macroeconomiche che generano le risorse potenzialmente utili alla transizione e quella è finalizzata la loro effettiva mobilitazione in questa direzione. L'Unione Europea assegna già un'ampia quota dei suoi finanziamenti a obiettivi verdi. Secondo i dati della Commissione Europea un importo di 578 miliardi di euro sarà destinato a sostenere l'azione per il clima nel periodo 2021-2027, lo strumento che fornirà il maggiore contributo, cioè il recovery and resilient facility, a natura temporanea. Quando questo giungerà a termine nel 2026 la dotazione finanziaria della UE per la transizione verde si ridurrà significativamente. Gli sforzi ulteriori per mobilizzare le risorse finanziarie a livello UE potrebbero contemplare una redifinizione delle priorità del suo bilancio, un aumento delle risorse proprie, nonché la promozione di nuove iniziative di emissione comune di debito per finanziare investimenti in veri e propri beni pubblici europei, ad esempio reti e interconnessioni elettriche. Ma la maggior parte dei fondi per la transizione dovrà provenire da fonti private. Nell'area dell'euro il ruolo delle banche commerciali sarà essenziale nel sostenere gli investimenti e l'adozione di tecnologie verdi da parte di imprese e famiglie. Tuttavia un obiettivo politico fondamentale della UE è l'ulteriore sviluppo dei mercati di capitali che potrebbero fornire finanziamenti specializzati e sostenere l'innovazione. Il presidente eletta, nel suo rapporto sul futuro del mercato unico, ha osservato che nell'Unione Europea ci sono circa 33 mila miliardi di risparmi derivati nei conti correnti che non sono pienamente utilizzati per colmare il fabbisogno di investimenti. Mi avvio a concludere, l'urgente necessità di combattere il cambiamento climatico non può essere enfatizzata abbastanza. Avremo dovuto agire ieri e non possiamo certamente permetterci di aspettare domani. Siamo quindi a un bivio, possiamo scegliere di non agire e ritrovarci intrappolati in un circolo vizioso di continua reazione a crisi sempre più gravi, oppure possiamo attivarci e cercare di prevenire l'emergere di nuove crisi climatiche ed energetiche tramite politiche solide e coordinate. La BCE è risoluta nel suo impegno a sostenere la transizione verdine nell'ambito del suo mandato istituzionale. Tuttavia questo non è un compito che possiamo portare a termini da soli. È necessario lo sforzo collettivo di tutti gli attori in Europa e anche noi, quale banca centrale, possiamo beneficiare di questi sforzi nel perseguire i nostri obiettivi. Il camino che ci attende è arduo ma l'Europa ha dimostrato in passato di essere all'altessa della situazione quando è necessario. Grazie mille per l'attenzione. Ci sono stati dei messaggi molto forti in questo discorso. Innanzitutto l'accelerazione del cambiamento climatico che ci deve far preoccupare anche perché, come il dottor Cipollone ha detto, lui è lontana dai suoi obiettivi, i costi sono sempre più alti, abbiamo fatto meno investimenti quando dovevamo farli, quindi i costi sono saliti ulteriormente e avete visto quanto è complesso il mestiere del banchiere centrale. Su questo io avrei la mia prima domanda, proprio sulla complessità e comunque le molteplici azioni che la banca centrale svolge e poi quello che lei ha detto è importante per famiglie e imprese, cioè il segnale sui prezzi. Come si può fare questo collegamento tra il grattacielo della BCE e il carrello della spesa? In un certo senso è proprio il nostro mandato istituzionale, cercare di evitare che il carrello della spesa, i costi associati a rifornirsi dei beni di cui le persone e le famiglie hanno bisogno tutti i giorni, non cresca in maniera incontrollata nel tempo. Quindi se vuole quello è l'obiettivo fondamentale. Quello che è complicato è capire come gli strumenti che abbiamo in mano riusciamo a influenzare l'annamento dell'inflazione, che dipende da moltissimi fattori e la politica monetaria ha degli strumenti limitati e che vanno gestiti con grande attenzione perché i danni collaterali potrebbero essere non irrilevanti, perché un'azione troppo restrittiva della politica monetaria fa aumentare il costo del denaro, questo genera disincentivi a investire, disincentivi a consumare e quindi come dire una perdita di reddito e di occupazione che alla fine si traducono in maggiore difficoltà delle famiglie arrivare alla fine del mese, maggiore difficoltà dei ragazzi a trovare un lavoro, maggiori prospettivi di crescita dell'economia. Quindi da un lato bisogna essere molto attenti ad evitare di essere troppo aggressivi nella politica monetaria, dall'altro però bisogna anche fare in modo che la gente non si abitui all'idea che l'inflazione sarà lì per sempre, nel gergo degli economisti questo lo chiamiamo le aspettative di inflazione. Se la gente si abitua a pensare che i prezzi continueranno a crescere del 10% all'anno, incorporeranno questo nei loro comportamenti con tutte le conseguenze del caso, la gente passerà molto più tempo a preoccuparsi di come gestire i propri risparmi per evitare le perde di inflazione piuttosto che a pianificare il lavoro, l'istruzione del domani con un imprenditore a pensare a quali investimenti fare, cioè a quella che noi chiamiamo l'economia reale dal quale poi alla fine dipende il benessere delle persone. Quindi è questo il continuo equilibrio fra cercare di fare il giusto, cioè evitando di sbagliare in un senso o nell'altro, questa è la particolare complessità con la quale ci confrontiamo tutti i giorni con un dato fondamentale, perché queste decisioni vengono prese molto spesso alla luce di informazioni incomplete, non è facile perché uno guarda i dati tutti i giorni e i dati vanno in tutte le direzioni possibili, scresce il PMI, scende l'occupazione, sale la produzione in Italia, scende in Italia, quindi uno è confrontato tutti i giorni con questa miriade di informazioni che arriva e quindi uno ha bisogno che la filtri e cerchi di capire quali sono gli andamenti sottostanti per evitare di sbagliare in un senso o nell'altro. Giustamente bisogna ricordare che la Banca Centrale Europea è una banca centrale unica al mondo perché riunisce poi venti paesi, la banca centrale di venti paesi che hanno le loro politiche fiscali indipendenti, ecco quindi è un lavoro doppiamente complesso rispetto alle altre banche centrali, però allo stesso tempo è vero che si parla adesso di tassi alti perché noi le parlava appunto del costo del denaro e sappiamo che la BCE in poco più di un anno ha alzato i tassi dei 450 punti base, 4,5%, quindi è stata la mossa, la stretta più ribida, più rapida dalla nascita dell'euro, però devo anche ricordare che abbiamo passato anni di tassi negativi, non dobbiamo dimenticare che noi in realtà ci eravamo proprio dimenticati che esistevano i tassi e quindi su questo volevo farle la domanda su un po' anche questa volatilità, soprattutto pensando ai giovani che sono qui in sala e che devono prendere decisioni, cominciano a essere risparmiatori, cominciano a essere debitori e come muoversi, ecco, con questa volatilità comunque dei tassi che salgono e scendono anche rapidamente. Come dicevo prima, la mia sensazione è che ci confronteremo con un mondo sempre più incerto, non c'è dubbio, proprio per quelle questioni che dicevo prima dell'aumento della frequenza degli eshochi, come dicono gli economisti gli eshochi d'offerta, guardiamo gli ultimi quattro anni un mondo completamente sconvolto, abbiamo avuto prima una pandemia che non ci ricordiamo, non sapevamo neanche cosa fosse, abbiamo avuto in successione due guerre, a pochi chilometri da casa nostra, vediamo tensioni geopolitiche straordinarie, c'è chi dice che alla fine della globalizzazione, o quantomeno un cambiamento radicale, rispetto a un mondo nel quale tutti siamo cresciuti, con tutte le tensioni che questo comporta, con la maggiore fragilità delle catene di produzione, quindi sicuramente ci troveremo a vivere in un mondo molto più difficile da gestire per queste questioni. Questo avrà dei riflessi sull'inflazione e possibilmente richiederà anche delle azioni aggressive da parte delle banche centrali, quindi i tassi di mercato potrebbero ovviamente risentire di tutta questa incertezza. E quindi uno deve cominciare a imparare a gestire la propria vita nell'ambito di questo mondo più frustragliato e più incerto. Una delle dimensioni importanti è come gestire le proprie finanze rispetto a questo. Io non ho una ricetta definita, se non un metodo, e uno deve un po' capire quello, se uno si indebita deve capire che deve restituirli i soldi che gli sono stati prestati, associato a quello c'è un tasso di interesse. Quindi di fronte alla possibilità che nel tempo i tassi di interesse variano, uno deve capire se il proprio reddito varia in comuove, come direbbero gli economisti, si muove insieme ai tassi di interesse, oppure no. Se uno è un lavoratore dipendente, più o meno il suo stipendio cresce in modo, o sta lì, in modo prevedibile, è chiaro che è molto rischioso indebitarsi a un tasso variabile, perché i tassi cambiano, il tuo stipendio rimane lì. Insomma ci sono i momenti in cui la rata cresce e il tuo stipendio no, e l'abbiamo visto in questi anni. Molte famiglie avevano approfittato dei tassi bassi o addirittura negativi dell'era pre-pandemia e hanno preso un tasso variabile, pensando che questo rimanesse per tempo, e adesso si sono visti crescere questi tassi di almeno 400 punti basi, 4-5 punti. È la rata pesa, eh, la rata pesa. Ci sono tanti modi per gestire questa difficoltà. Uno di questi è se uno pensa di avere un reddito costante che non varia troppo nel tempo, beh, se riesce anche a gestire i propri debiti, sapendo che una porzione di quel reddito, ma una definita che non cambia nel tempo, deve ripagare un debito, vive più tranquillo, uno lo sa, all'inizio del mese prende quei soldini, li mette da parte e dice, questo è per la rata del mutuo, dormi i sogni più tranquilli. Se uno fa un mestiere dove i propri redditi cambiano con l'inflazione o con i tassi, beh, allora non è che prende tanti rischi se le due cose si muovono. La cosa importante è metterci un po' la testa a queste cose, cioè spingere, dedicare un po' di tempo alla propria educazione finanziaria, perché è un pezzo importante della propria vita. Nella mia precedente esperienza in Banca d'Italia, noi abbiamo puntato moltissimo sull'educazione finanziaria, la banca ha deciso di dargli evidenza istituzionale, creando un dipartimento dedicato alla funzione di tutela e all'educazione finanziaria. Mette tanta energia su questo, perché la prima linea di difesa rispetto agli shock, sa proprio quello, avere un minimo di competenza non solo per poter fare le scelte, ma anche per poter parlare con chi ne sa di più di noi, perché se uno non ha proprio i rudimenti di base, anche se va in banca o da un consulente finanziario, quello parla una lingua che potrebbe essere lo strogo, è come avere una conversazione con un fisico nucleare, insomma se uno non ha i rudimenti di base è difficile che riesca a capire anche i messaggi semplici che le persone vorrebbero dare. Comunque è un messaggio semplice che ce lo può dare alla stessa inflazione, cioè nel momento in cui come adesso vediamo che l'inflazione sta scendendo, è giusto aspettarsi che anche i tassi scenderanno. Sì, insomma adesso non svelo nessun segreto di stato dicendo che insomma mi sembra che ci sia un ampio consenso all'interno del consiglio direttivo, i colleghi si sono tutti espressi perché pensano che le condizioni dell'economia sono tali che insomma è giusto allentare un pochino la stanza di politica monetaria, allentarla un po', il 6 giugno apriamo il consiglio direttivo europeo sicuramente, ma io mi aspetto che ci sia una prima mossa di riduzione di tasse. Non solo lei? Sì, appunto dicevo molti colleghi si sono espressi. Dopo di giugno ovviamente si tratterà di discutere, di vedere come si dice sempre saremo data dependent e prenderemo le decisioni meeting by meeting, ma non è una retorica, è proprio quest'incertezza a cui facevamo riferimento, uno deve guardare come va l'economia e capire se sta andando secondo quella traiettoria che noi abbiamo in testa oppure se ci sono delle informazioni che vanno riviste e in funzione di quello aggiustare il tiro. Grazie, io ho il tempo per prendere delle domande dal pubblico. Ci sono degli studenti che hanno tre domande, allora siccome sono tante tre domande le vorrei mettere tutte e tre insieme. Chi sono questi tre studenti? Non ci sono e quindi siete liberi? Ecco, benissimo, allora prego, adesso arriva il microfono così potete pure le vostre domande. Buongiorno, mi chiedevo se l'integrazione del cambiamento climatico all'interno della politica monetaria non potesse essere una sorta di autogol viste le politiche industriali cinesi, che sono diciamo i cinesi hanno acquisito un vantaggio ormai quasi fondamentale in quasi tutte le industrie collegate alla transizione verde. La seconda domanda sarebbe a proposito della discriminazione, se così la possiamo chiamare, che è in questo momento in corso verso quelle aziende che sono ancora fossil fuel based, come si intende affrontare questa questione. Queste qui sono le temi che volevamo affrontare, grazie. Si, un po' puntano tutte e due nella stessa direzione. Adesso uno deve distinguere le due dimensioni, la prima domanda attiene più un problema di politica industriale di come reagire, questo non toglie comunque che adesso di là di chi fornisce i beni necessari alla transizione ecologica non toglie nulla all'analisi, nel senso che se non facciamo nulla rapidamente non è che le conseguenze le subiscono solo i cinesi, siamo i primi noi, il dato che ricordavo, il fatto che i cambiamenti climatici impattano soprattutto sull'Europa, noi siamo il continente nel quale la temperatura sta aumentando di più che il resto del mondo e badate che la cosa che a me preoccupa è che spesso non viene neanche messa in rilievo che chi viene impattato di più alla povera gente, ricordavo il fatto che solo un quarto dei costi complessivi sono assicurati e non sono certi più poveri che si assicurano, se ho occupato di sviluppo lo vede in continuazione ci sono quelle famiglie che ce la fanno appena appena arrivare, appena arriva uno shock e questi vanno sotto la soglia della povertà, non sto dicendo che questo è il caso in Europa ma sto dicendo che c'è una fascia debole della popolazione che è quella che subisce di più questi questi impatti, quindi al di là di chi fornisce questi beni non è che se smettiamo di prenderci beni dai cinesi e risolviamo il problema del cambiamento climatico, quello lo subiremo in ogni caso, si tratterà di fare, si possono pensare politiche di sostituzione, si possono pensare di investire noi per procurarci beni necessari, ci sono delle soluzioni che non richiedono le terre grane, si può investire in ricerche sviluppo per liberarsi dalla dipendenza da specifici minerali che vengono dalla Cina, lo sviluppo tecnologico ci ha insegnato che di fronte a scarsità e a restrizioni una strada si trova, sulla discriminazione rispetto alle aziende Brown diciamo così, in realtà adesso le politiche stanno diventando un po' più sofisticate, non si guarda solo allo stock, si cerca di guardare alle traiettorie proprio per incoraggiare chi fa per mestiere quel mestiere lì, per tanti anni avremo ancora bisogno di fossil fuel, però si possono fare in tanti modi diversi quell'attività, quindi incoraggiare anche chi è nei settori che proprio per la tecnologia richiedono, emettono CO2 o degradano il panorama o degradano la biodiversità, cercare di incoraggiarli ad avere una traiettoria di sviluppo dove si impatta sempre meno, ripeto, la BCE ormai produce le banconote al 100% con cotone rinnovato, c'è stata una pressione e noi ci siamo aggiustati, quindi la direzione non è più guardare alle missioni perché questo ovviamente dipende finalmente dalla tecnologia e dal settore in cui si è interessato, ma sempre più si guarda anche agli impegni di decarbonizzazione a come queste imprese all'interno del loro settore possano produrre con emissioni sempre più basi, quindi insomma si sta diventando un po' più sofisticati e attenti a questo problema a cui lei faceva riferimento. Voi non lo potete vedere ma noi abbiamo qui un ecclesidra rossa che ci segnala che il tempo a nostra disposizione è finito, quindi io non posso che ringraziare il dottor Cipollone per aver accettato il nostro invito, avete visto qual è la complessità dei tempi e la complessità del mestiere del banchiere centrale, sappiate che ieri, penso che lo posso dire, il dottor Cipollone ha partecipato al G7 a Stresa e comunque aveva preso questo impegno con noi e ha posato la penna a Stresa e è venuto qui, quindi un applauso e un ringraziamento. Tutti voi buon proseguimento.
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