Cambiamenti del clima, rischi catastrofali e assicurazioni
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Cambiamenti del clima, rischi catastrofali e assicurazioni
L'intervento propone una discussione sull'impatto dei cambiamenti climatici in Italia, focalizzandosi sugli elevati costi economici dei disastri naturali, la fragilità del territorio italiano, e la necessità di una maggiore prevenzione e gestione del rischio. Vengono analizzate le insufficienze del sistema assicurativo italiano, la mancanza di una cultura della prevenzione, e le sfide nel reperire finanziamenti e coordinare le azioni tra istituzioni pubbliche e private. Si discute inoltre del ruolo dell' agricoltura e della necessità di investire in nuove tecnologie e formazione.
e Buongiorno, buongiorno a tutti. Siamo qui per parlare di climate change, siamo qui per parlare di rischi catastrofali e di come si tratta di una nuova situazione sia sul fronte evidentemente successivo, quindi della riparazione dei danni. Lo facciamo con Andrea Molinari, amministratore delegato e direttore, Alessandro, scusate, è partita malissimo, Alessandro Molinari, direttore generale e amministratore delegato di Itas Mutua, Maria Chiara Zaganelli, direttore generale di Ismea e col generale Filiuolo, comandante del COVI. Faccio una breve introduzione, è meglio se passiamo al gelato. Faccio una breve, no, niente. Grazie. Così va meglio. Faccio una brevissima introduzione che serve semplicemente ad inquadrare quello che è la questione della quale poi andremo a trattare. Swiss Rea ha rilasciato un paio di mesi fa quello che è il bilancio delle catastrofie naturali a livello mondiale. Sono circa 40 miliardi di euro di danni di cui 100 miliardi a carico delle compagnie assicurative, 108 per la precisione. E questi non sono dati estemporanei, sono dati con i quali le compagnie assicurative devono fare i conti tutti gli anni, ma tendenzialmente anche noi, sia perché li subiamo, sia perché siamo alle volte costretti anche a doverli gestire. Una recente studio di Harvard e della Northwestern University ha stabilito poi che l'aumento di un grado della temperatura potrebbe incidere sul 12% del PIL, andando ad impattare fino al 12% del PIL, il che significa circa 12 mila miliardi di dollari. Voi capite quindi quella che è la portata della questione della quale andremo a trattare. E quindi proprio in virtù di questo passerai subito la parola al generale Filiuolo per capire quelle che sono un po le ricadute sul territorio italiano che è per sua definizione un territorio fragile. Lo vediamo anche recentemente inondazioni, terremoti, siccità, un'Italia spacchata in tre, si cità al sud, inondizione al nord e terremoto al centro. Tanto buona domenica, buon pomeriggio a lei, a tutti i presenti in sala, a chi ci sta ascoltando credo in streaming o guardando. Sicuramente l'Italia ha dei fenomeni, li vede tutti e tre questi fenomeni, abbiamo parlato di rischio sismico, ideo geologico e siccità, sia per un fattore ambientale, quindi legato alla geologia, alla fisicità del territorio italiano, che è bellissimo però è relativamente fragile, e sia per un fattore antropico, perché non dobbiamo nascondere che l'industrializzazione, l'eccessivo consumo del suolo, a volte indiscriminato, la cementificazione, la permealizzazione di tanti territori, che prima erano impermealizzazione di tanti territori, che prima erano permeabili, aumenta a dismisura i rischi, le emergenze, le tragedie correlati a questi fenomeni che abbiamo citato prima. Ovviamente in questo momento dal commissario alla ricostruzione sto guardando molto da vicino il dissesto ideo geologico, però vale anche per gli altri due fenomeni. Sicuramente bisogna agire su due livelli, quindi un livello previsionale e un livello di prevenzione. I livelli previsionali sono legati a modelli statistici, modelli scientifici, matematici, la tecnologia in questo ci aiuta tanto, chiaramente allarmi molto puntuali e dettagliati, e questi ci sono stati, perché se pensiamo a quello che è accaduto in Emilia Romagna, 4 miliardi di metri cubi d'acqua, caduti in pochi giorni, considerate che il consumo di un anno dell'intera regione dal punto di vista agricolo, umano, industriale, 1,4 miliardi di metri cubi, quindi questo dà la portata del fenomeno. Un pensiero va alle vittime 17, però fenomeni molto inferiori avvenuti in altre nazioni del mondo, anche più virtuose, hanno portato un numero molto maggiore di vittime. Quindi questo va detto, però dobbiamo focalizzare molto sulla prevenzione, quindi la manutenzione del sistema idraulico, opere, infrastrutturali che vanno da controllo delle aste fluviali e dei canali di bonifica, rafforzamento e arretramento di argini, laminazione a monte, quindi con la possibilità di intercettare queste grandi masse d'acqua che arrivano in poco tempo e farle sfogare in modo tale da non avere poi piene a valle dove chiaramente bisogna avere anche lì delle possibilità di sfogo e quindi va rivisto tutto questo sistema per ripristinare e recuperare l'ufficiosità idraulica ma renderla coerente con questi fenomeni. Quindi lo studio dei tempi di ritorno è capire che ciò che è accaduto e ciò che sta accadendo non è più così estremo ma ha un fattore probabilistico che è diverso. Questo è importante. L'altra cosa che vorrei dire in questa fase del dibattito è che non ci sono solo misure di natura strutturale, bisogna pensare anche a delle misure di governo del territorio, uscendo e lo voglio dire molto chiaramente da quelli che sono gli estremismi, gli ideologismi che hanno fatto sì che ogni qual volta si dovesse toccare un qualcosa, questo non si può fare, quest'altro non si capisce di chi è la competenza, quindi questa frammentarietà di competenza fa sì che poi debba arrivare a cercare di mettere insieme i pezzi che prima non si riesce. Voi pensate che nei bacini lungo il reticolo idrogeografico delle Mila Ramagna ci sono oltre 2.000 infrastrutture, cioè le infrastrutture sono dei concessionari, i bacini mediamente sono o dei canali di bonifico della regione, in totu, in parte, le regole sono differenti per esempio fra la parte toscana dei bacini e la parte delle Mila Ramagna, tanto per dare un'idea, con norme che dai tempi regi fino ad oggi si sono accavallati l'una all'altra. È chiaro che poi bisogna tener sempre fede a quello che è l'incolumità pubblica e privata, cioè quello deve essere la stella polare, il resto sono chiacchiere, quindi bisogna intervenire subito senza induci, quando c'è da mettere a posto e quando c'è da avere una prospettiva per rimettere a posto il territorio. E l'altra cosa che voglio dire, non bisogna mai dimenticare l'aspetto di informazione e formazione dei cittadini, cioè secondo me noi dobbiamo pensare a un nuovo patto fra l'uomo e i territori, cioè l'unico modo per uscirne, cioè noi dobbiamo utilizzare in maniera corretta il territorio senza abusarne, scevri da ideologismi, perché il territorio è chiaro che deve essere laddove necessario e possibile utilizzato dall'essere umano e quindi bisogna poi capire quali norme dare per, per esempio, la vegetazione e la fauna che incide sulle aste fluviali, ad esempio, e mi riferisco a volte si vedono in alcuni fiumi torrenti dei boschi, voglio dire senza mezzi termini proprio nell'alveo, oppure animali fossori, spesso anche non autoctoni, che fanno il bel e cattivo tempo e che contribuiscono pure loro. Poi quando arriva il fenomeno devastante che ripeto, se torniamo alle miliaromagna, Marche e quelle parte di Marche e di Toscana, ha fatto sondare solo le miliaromagna contemporaneamente 23, diciamo, fiumi barra torrenti, molti dei quali se uno va oggi a vederli sono dei rigagnoli con 3 centimetri d'acqua, quindi secondo me dobbiamo pensarlo e fare tesoro, lezione apprese di quello che accade, perché altrimenti non ne veniamo fuori e poi chiaramente l'impatto umano da una parte è anche sociale, qui le l'ha detto, le ricadute sul PIL e poi la problematica dell'assicurazione. Che non è marginale, lei prima faceva cenno alla laminazione, si è visto Vicenza, con la laminazione si è riusciti comunque a contenere i danni che altrimenti sarebbero stati molto più importanti recentemente era febbraio se non ero. Cioè il rischio zero non esiste, ma il rischio va mitigato, se uno non lo mitiga poi inutile che si lamenta, pensiamo anche alla manutenzione di tutta la rete fognaria che probabilmente oltre ad essere manutenzionata oggi va ripensata, perché forse le sezioni delle condotte non sono più idonee a reggere queste bombe d'acqua. Ieri a Forlì in 36 minuti sono caduti 555 millimetri d'acqua. C'è stata, ovviamente le fogne si sono congestionate, però devo dire che alla fine ha tenuto, perché? Perché la struttura commissariale aveva assicurato 1,3 milioni e insieme all'atesi regionale e al comune erano stati fatti i lavori di deostruzione legate ai fanghi dell'alluvione. Però a volte può non bastare, perché oramai l'abbiamo messa a posto, l'abbiamo pulita e abbiamo capito che una bomba d'acqua del genere comunque fa dei danni inferiori, perché se avesse trovato le fogne come erano prima ci sarebbero stati altri bei problemi. Almeno la pulizia è servita. Esatto. Evidentemente uno dei settori, sono tanti settori normalmente che vengono colpiti dai fenomeni recenti, ma neanche tanto recenti. Ormai cominciamo a fare i conti con questi eventi da qualche tempo e indubbiamente il settore agricolo. Leffa, la direttrice dell'ISMEA, ha un contatto diretto con quel tipo di mondo e soprattutto ha anche una visione su come questi fenomeni stanno cambiando la relazione con le banche, con le assicurazioni e come allo stesso modo il mondo agricolo prova ad adattarsi a questa nuova situazione. Intanto grazie, buon pomeriggio e buona domenica. Partirei da un interessante recente studio della Banca Mondiale che si è occupato di analizzare quello che è stato definito il circolo vizioso dei cambiamenti climatici. Questo studio va a confermare che quando aumentano le emissioni di gas climateranti con conseguente aumento delle temperature abbiamo delle perdite produttive nel settore agricolo, questo è legato ad una diminuzione delle rese agronomiche. È un effetto col quale stiamo familiarizzando in questi ultimi anni proprio perché come diceva anche lei sempre più frequente il verificarsi di questi eventi meteoclimatici avversi, di natura soprattutto catastrofale e sempre con maggior intensità. È quindi necessario che il settore agricolo sia coinvolto sul tema dei cambiamenti climatici ma venga coinvolto con un po' un cambio di paradigma. Abbiamo capito che è necessario passare ad un modello di agricoltura sostenibile che mette insieme anche un approccio tecnologico innovativo solo con queste due componenti ambientali e digitali si può pensare ad un sviluppo del settore che risponda anche ad una sostenibilità economica e finanziaria del settore. Quello che è successo in Europa è un po' una dimostrazione, mi spiego meglio. Il settore agricolo ha bisogno di essere coinvolto sul tema dei cambiamenti climatici, non devono essere imposte ideologie su un settore che ha una grandissima componente ambientale. Quello che è stato fatto con il Green Deal e cioè quello di calare i principi ambientali sulla politica agricola comune quando è andato in applicazione e cioè quando la PAC, la nuova PAC è entrata in vigore nel 2023 ha scatenato proteste, partite della Germania hanno infiamato le piazze e questo che cosa ha contribuito? Ha fatto sì che la Commissione Europea, l'Unione Europea abbia dovuto fare una marcia indietro sull'argomento e abbia dovuto giustamente fare un cambio di rotta. Questo cambio repentino però è anche non è positivo perché mina sicuramente alla credibilità delle istituzioni comunitarie. Quindi che cosa è importante? Importante è coinvolgerla all'agricoltura, far sì che l'agricoltura sia protagonista di questo cambiamento e non sia un'imputata. Anche perché per l'agricoltura è una grande opportunità. Alla fine è un settore dove possono essere sperimentate nuove tecnologie, può offrire laboratori particolarmente interessanti in tutti con parte dell'agricoltura ormai l'introduzione delle tecnologie 4.0 è la normalità. Si parla di agricoltura rigenerativa, cioè di un'agricoltura che guarda la salute dei suoli. Si guarda la salute dei suoli ma anche sulla possibilità del suolo di sequestrare carbonio e ancora economia circolare legata alla produzione di energie da fonti rinnovabili ma anche fertilizzanti naturali. Insomma l'agricoltura può essere e deve essere il protagonista di questa transizione. Per quanto riguarda il rapporto con banche assicurazioni due cose. Intanto sempre uno studio della banca centrale della banca mondiale ci dice che a livello globale i finanziamenti pubblici e privati destinati ai progetti che puntano alla prevenzione e alla mitigazione del rischio sono scarse. A poco più del 4 per cento per far comprendere abbiamo oltre 50 per cento delle imprese a livello delle risorse a livello globale sostengono per esempio il settore delle energie rinnovabili il 25 per cento quello dell'acquisto di macchine a basse emissioni e quindi diciamo che se i finanziamenti non sono molti il rischio di mancare target di decarbonizzazione possono essere concreti. Ora è necessario e sono perfettamente e condivido le parole del generale cioè ricreare un patto con i cittadini e con il territorio. Bisogna anche nel settore agricolo diffondere la cultura della gestione del rischio. Oggi le banche secondo uno studio della bce hanno nel loro portafoglio più di un quarto delle imprese agricole localizzate in territorio ad alto rischio. Questo quindi fa capire come il rischio climatico può riversarsi sull'intera economia nazionale con un grandissimo impatto e con il rischio di innescare proprio una crisi sistemica. Ora è importante introdurre nel sistema strumenti che cercano e su questo lato secondo me le assicurazioni sicuramente sono un faro tutti quegli strumenti che possono aiutare ad abbassare la volatilità dei redditi e dei ricavi delle aziende agricole perché così si avvicina l'azienda agricola anche a migliorare il suo rapporto con la banca nella misura in cui l'azienda agricola si presenta con degli strumenti o aderendo al fondi di eventualità o sottoscrivendo polizze assicurative e migliora il suo rapporto con la banca perché la sua sostenibilità economica finanziaria viene apprezzata in modo migliore. Quindi diciamo è un lavoro corale dove l'agricoltura deve essere messa al centro e banca e assicurazioni insieme devono essere parte di questa transizione. Abbiamo qui un rappresentante le assicurazioni peraltro parlava prima di gestione del rischio e la necessità che si diffonda la cultura della gestione del rischio. Voi avete il polso della situazione diciamocela chiaramente non c'è in nessun ambito nel settore assicurativo la volontà mettiamola così. Devi essere forzato a sottoscriverlo una assicurazione che ti copra dai danni e questo si è visto anche recentemente proprio anche sulla tema delle catastrofi naturali. C'è in Italia un tema aggettivo di sottosicurazione in quasi tutti gli ambiti. Viaggiamo attorno al 7% se non erro di copertura che è bassissimo siamo penso il fanalino di code in Europa. Da quest'anno c'è l'introduzione anzi a partire dal prossimo anno sarà obbligatorio avere una polizza catnatt almeno per le imprese. Come la vedete si riuscirà a diffondere un po' di cultura. Pensa che il sistema sia anche in grado di gestire questa svolta. Buon pomeriggio anche da parte mia devo dire che l'argomento è decisamente interessante per il settore assicurativo anzi è il punto focale di questo periodo. Mi permette un po' di completare i dati che ha citato lei in premessa. Quei 200 miliardi di danni causati dagli eventi naturali livello mondiale hanno impattato per il 10% in Italia nel 2023. Quindi qui capiamo quello che è accaduto in Italia lo scorso anno che ha comportato oltre 20 miliardi di dollari di danni. Ecco di questi 20 miliardi 6 erano assicurati, 6,4 erano assicurati. Quindi qualcosa evidentemente era assicurato anzi le grandi medie e grandi imprese erano assicurati contro gli eventi catastrofali. Questo è un bel punto di partenza. Evidentemente anche qui vanno fatti dei distinguo molto importanti perché se noi vediamo analizziamo la copertura assicurativa in Italia è decisamente disomogenea. Nel senso che se facciamo una fotografia nel nord dell'Italia ci sono copertura, le imprese sono assicurate con un coefficiente di penetrazione. Se prendiamo ad esempio Trentino Alto Adige, le zone Cortina d'Ampezzo, le vecchie zone interessate in epoche abbastanza ormai passate ad un obbligo assicurativo perché qui quando vigeva l'ex impero Ostrungari con l'assicurazione era obbligatoria. Allora qui vediamo che la copertura assicurativa è di circa il 90-95% sia a livello di imprese sia a livello di aziende agricole e questo è un elemento che deve far riflettere e evidentemente fa rivolgere la cultura assicurativa a livello italiano. Lei l'ha già accennato, siamo quasi gli ultimi a livello europeo come incidenza di spesa assicurativa su prodotto interno lordo. Ecco quindi qui come ci si deve muovere. Con la volontarietà probabilmente si arriva troppo lunghi se si arriva e quindi il Governo ha ben pensato anche su proposta devo dire del settore assicurativo di introdurre l'obbligo a carico dell'imprese che sarà in vigore dal 31-12 del 2024. Come la vedo non sappiamo neanche come esprimerci perché mancano i decreti attuativi. Ecco anche qui ci auguriamo che i decreti non arrivino il mese di dicembre perché sarebbe il 29 dicembre esattamente perché sarebbe veramente difficile per noi confezionare delle coperture che coprono gli eventi catastrofali stiamo parlando quindi di alluvione stiamo parlando di terremoti. Anche qui l'Italia dovrebbe ingenerare la politica ma insomma un po' tutti gli organi che sono interessati da questa fase deliberativa attuativa della normativa e muovere passi evidentemente per tempo perché le imprese assicurative non possono muoversi da sole devono muoversi assieme ai riassicuratori perché evidentemente i rischi di natura catastrofale non vengono coperti interamente dalle singole imprese vengono spalmati a livello mondiale e questo è un'esigenza assolutamente. Già che ci siamo l'ha detto lei i riassicuratori però i riassicuratori mi sembra che sul tema dei catastrofi naturali cominciano un po' girarsi dall'altra soprattutto su alcune cose cominciano a non riassicurare quindi a creare poi un altro problema voi e quindi in generale a tutti. Se non si girano dall'altra radoppiano i costi quindi assolutamente è vero anche questo e il mercato assicurativo non ha radoppiato i costi per il 2024 perché teniamo conto che noi abbiamo una capacità di adeguamento del portafoglio assicurativo che non è immediata come invece la possono avere riassicuratori e le nostre polizze scadono e magari sono anche poliennali quindi scadono nel tempo. Abbiamo bisogno di un tempo per riformare i tassi che non sono più adeguati rispetto a polizze vendute anche banalmente fino a cinque anni fa non serve andare tanto più indietro quindi quello che ha stato rappresentato dai miei correlatori evidentemente ha degli impatti che sono pesantissimi sull'industria assicurativa e a proposito di agricoltura anche qui tutti gli anni noi ci facciamo segno della croce perché purtroppo non si dovrebbe vivere di speranza però in questo periodo stiamo vivendo di speranza che non grandini che non ci sia la alluvione perché ad esempio noi come ITAS siamo tra i leader in Italia nella copertura dei rischi agricoli e quindi insomma le grandinate che ha citato il generale a Forlì ieri ma insomma c'è mandato ce n'è stata anche una importante rovigo insomma domani quando si ritorna in azienda si iniziano subito a fare i conti dei sinistri non dei premisi. A proposito di questo diceva che voi un minimo le tariffe avete dovuto ritoccarlo. Io parlo del settore in generale magari ITAS è stata più virtuosa però in generale diciamo che nel 2023 inizio 2024 le compagnie assicurative sì sono un minimo attrezzate anche in conseguenza di quanto è venuto nel 2023 e c'è stata una sorta di reprising. Chiedo quindi a Zagarelli se il settore agricolo ha avuto evidenza di questa cosa ha già cominciato a scontare questo incremento delle tariffe senza mettervi in. La prendo un po' alla larga così almeno. Come istituto monitoriamo in un rapporto annuale la gestione del rischio e anche se limitatamente alle polizze agricole agevolate che operano il settore agricolo abbiamo evidenza di questi aumenti di tariffa però cosiddetto potrebbe essere un elemento negativo diciamo di una politica assicurativa non particolarmente attenta al settore. Dobbiamo anche aggiungere dei elementi. Intanto la necessità di stimolare quella cultura di gestione del rischio cioè la necessità che gli agricoltori abbiano rispetto al loro modello aziendale un approccio proattivo perché poi qui si parla di assicurazione parleremo anche di fondi di mutualità ma comunque parliamo sempre di strumenti che intervengono in una fase successiva quando l'evento si è verificato bisogna pagare i danni ma questo vuol dire comunque parlare già di una situazione di perdita di reddito e di perdita di produzione che non ce lo possiamo permettere proprio come paese quindi è necessario un approccio proattivo in questo il sistema agricolo deve essere fortemente stimolato. Detto ciò e in dubbio abbiamo avuto a che fare con l'inflazione negli ultimi anni quindi un motivo di aumento può essere adepitata a questo può essere sicuramente dovuto anche ai forti squilibri finanziari dei ratio che hanno che riguardano le imprese assicuratrici le imprese assicuratrici hanno pagato molto molti sinistri a causa di eventi metoclimatici avversi con particolare riguardo al settore catastrofale e poi c'è da dire che il grande problema soprattutto per tutti i settori ma l'agricoltura lo scontra in maniera principale è quello della sott-assicurazione della simmetria nella distribuzione delle polizze assicurative. Se noi pensiamo che più della metà delle aziende agricole sono localizzate nel mezzogiorno ma l'ottanta per cento dei valori assicurati provengono dalle zone dalle regioni del nord capiamo bene che c'è una grande asimmetria e in questi valori assicurati entrano soltanto alcuni dei tantissimi prodotti agricoli principalmente vite vite frutticole alcuni seminativi e pomodoro da industria questi principalmente sono i settori che trovano copertura o meglio più che trovano attivano coperture coperture assicurative. Ora rispetto anche all'introduzione fatta nella legge di bilancio per il 2024 dell'obbligo assicurativo per tutte le imprese contro appunto le avversità catastrofali questo obbligo non riguarda il settore agricolo ma non perché il settore è stato dispensato ma perché il settore dal 2023 dispone di una forma di copertura mutualistica obbligatoria gestita da questo fondo mutualistico nazionale che offre una copertura di base contro le perdite alle produzioni vegetali dovute ai tre eventi catastrofali che noi trattiamo che in questo caso sono siccità, gelo e alluvione. Mi dimentico sempre che devo usare questo adesso. No, le chiedevo generale, lei anche commissario appunto l'ha detto alla ricostruzione dell'Emilia Romagna come siamo messi? Recentemente abbiamo letto questa intervista alla Presidente del adesso il nome tecnico, Presidente dell'autorità di Baccino della Pennino. In questa intervista diceva che da qui al 2030 solo per mettere in sicurezza dal rischio idrogeologico quelle aree serviranno 10 miliardi di euro di cui 500 milioni subito, non subito. Il Paese è attrezzato finanziariamente per affrontare questo tipo di emergenza cioè siamo in grado di sostenere questo tipo di interventi. Tanto mi faccia salutare chi ci segue con linguaggio dei segni e ringrazio chi sta operando le traduzioni, grazie. Poi vedo che c'è anche un pubblico di giovani qui oltre gli altri, non me ne vogliano gli altri come me, ma insomma fa piacere anche perché l'argomento potrebbe essere postico. Sì diciamocelo. Però se pensiamo che poi ci può piovere addosso a tutti i giorni anziani quindi è bene ascoltare, potrebbe servire. O grandinare, potrebbe servire. Allora l'autorità dell'Appennino, io lavoro con l'aurità di bacino del po però avrebbe potuto dire credo le stesse cose. Intanto veniamo a noi. Io devo ringraziare il governo e il presidente Giorgia Meloni perché ha messo subito a disposizione della struttura ingenti risorse. Qui parliamo solo per la ricostruzione pubblica di 2 miliardi e mezzo. È vero che spesso si dice abbiamo avuto danni fra pubblico e privato 8 miliardi e me, però quelle erano stime fatte subito dopo l'alluvione. Oggettivamente noi in questo momento abbiamo perimetrato insieme alla regione, agli enti locali, a tutti gli operatori dei canali di Bonifia e quant'altro delle opere per la messa in sicurezza in sommorgenza e urgente del territorio ai fini dell'incolumità pubblica e privata delle opere per 1,6 miliardi di euro che sono stati resi disponibili alla regione o agli enti locali, insomma, ai soggetti attuatori, chiamiamoli così tecnicamente. Ad oggi molti cantieri sono terminati, ho erogato circa 210 milioni di euro, altri cantieri sono in atto e altre opere sono in progettazione. Questo era per attività di breve periodo, quindi nel breve periodo noi dobbiamo fare questo e devo dire che a mio avviso è stato fatto tanto, c'è ancora tanto da fare, però poi ognuno può trarre le conclusioni, io parlo di dati, di fatti e di tempi. Io sono stato nominato il 10 luglio, a fine al 17 agosto avevo sul conto corrente di contabilità speciale le risorse, a fine agosto è stata emanata la prima ordinanza per le somme urgenze, erano 413 milioni di euro di interventi per i metrate e finanziati e poi si sono succedute altre ordinanze fino ad arrivare all'ordinanza su l'edilizia residenziale pubblica per circa 30 milioni per le strutture sanitarie, le strutture sportive, per la rigenerazione delle saline di Cervi, a volte 8 milioni di euro. Insomma c'è tutto un complesso di opere finanziate, molte delle quali afferiscono al ripristino dell'officiosità idraulica, quindi ad andare a mettere a posto queste aste fluviali con delle opere, quindi ripeto, per il breve tempo, che verranno raccordate da quello che sono i piani speciali, il cui piano padre o madre di tutti i piani è proprio quello sul dissesto idrogeologico. A fine marzo io ho provato la versione 1.0, quindi la prima definizione, dove vengono posti in essere tutte quelle che sono le linee di indirizzo per il governo del territorio, quindi parliamo di opere legate a contrastare il dissesto idrogeologico, quindi le laminazioni, il ripristino dei fiumi, dei canali, fare casse di espansione, rinforzare gli argini, verificare le opere infrastrutturali che incidono su reticolo idrogeologico e poi dare anche delle norme di governo del territorio. Citavo prima la flora, la fauna, le frane diversante, quindi andare a vedere quel tipo di dissesto che è importante perché molto spesso queste frane che incidono sull'incolumità pubblica sono però in terreni dei privati dove effettivamente c'è una certa inerzia di intervenire, cioè a volte mi è capitato andando sul territorio, a me piace molto fare esempi, vado nel paese di Loiano a Pennino-Romagnolo e il sindaco mi porta a far vedere questa frana dove a 150 metri dall'abitazione di due nuclei familiari, uno composto da due persone oltre 80enne e un altro da una persona oltre 80enne, i quali chiaramente dice noi dormiamo male la notte, dice però quel monte è nostro e ho detto sì va bene ma noi non possiamo pensare che questi si trovano in uno studio di progettazione e fanno, mettono in sicurezza questa frana che era a mezza montagna venuta giù ma tutta friabile si capiva che poi in altra pioggia forte quindi l'abbiamo presi in carico come pubblico, cioè questo poi bisogna fare. Consideriamo che ci sono 80mila frane, è chiaro che molte di queste incidono magari in un castagneto o lontano, ma altre hanno afferenza sia perché vicine a insediamenti e sia perché magari sono frane diversate che incidono su linee ferroviarie che viste da chi è seduto dietro un ufficio burocratico diceva ma è una linea terziaria o secondaria, per chi deve andare da Marra di affaenza per lui quello vuol dire la vita o la morte, il popolamento o lo spopolamento di quella parte dell'appennino perché poi alla fine noi dobbiamo il rischio, va mitigato e secondo me bisogna ragionare col buon senso, cioè spesso si parla qui dobbiamo delocalizzare tutto, anche no, cioè vediamo di capire di cosa parliamo perché se uno c'ha un'azienda di polli e c'è vicino una frana diversante che potrebbe essere diciamo insidiosa per questa azienda però voi deve considerare che per mettere un'azienda di polli ci vogliono venticinque anni di permessi quindi se uno che c'ha sessant'anni gli va da di ora ti delocalizzo dice scusi mi uccida che fa prima e che perché tanto io ho finito la mia attività imprenditoriale quindi noi però che cosa possiamo fare? Possiamo fare delle opere di rafforzamento tali per cui andiamo a mitigare il rischio dopodiché noi quell'azienda la mettiamo in priorità nei piani ecco l'altra cosa dei piani che voglio dire che i piani devono essere provati anche in condizioni magari di notte piuttosto che di giorno perché poi gli eventi catastrofali non vedono cioè vengono quando gli giro così ecco questo è un po' la logica di intervento a me piace parlare in maniera semplice e chiara spero poi di esserlo stato assolutamente chiedo a Molinari però una cosa si parla di infrastruttura si parla di investimenti in infrastruttura e negli ultimi anni spesso il settore assicurativo si è candidato a diventare un soggetto potenzialmente capace di sostenere quello di cui il paese ha bisogno dal punto di vista infrastrutturale e potrebbe diventarlo anche dal punto di vista della realizzazione di strutture infrastrutture a protezione del territorio siete stati messi nelle condizioni di farlo o avete ancora quelle difficoltà legate evidentemente alla normativa di bilancio che sì allora da un punto di vista tecnico le rispondo parzialmente di sì nel senso che la normativa europea di sovvibilità è stata parzialmente adeguata consentendo alle compagnie che fanno investimenti in infrastrutture che evidentemente sono investimenti pazienti a lunga durata di come dire calmirare il capitale che metti lì dal punto di vista del cosiddetto assorbimento di capitale delle compagnie assicurative quindi da un punto di vista normativo insomma un po' la volta ci siamo è che però insomma non so se voi avete mai visto l'Italia di notte fotografata dal satellite cos'è che si vede si vede in particolare dalle miglia romagna in su quindi tutto centro nord tutto è lucicante no quindi cosa vuol dire vuol dire che ci sono luci vuol dire che ci sono strade insediamenti case e se voi passate no dall'autostrada da Brescia a Milano io faccio fatica a trovare un pezzo di prato o comunque un terreno che non sia e asfaltato allora questo cosa significa sì che possiamo fare gli interventi a parte che adesso insomma c'è anche il pnr credo potrebbe dare una mano potrebbe dare una mano però gli interventi che dobbiamo fare che interventi sono cioè bisognerebbe decente togliere cemento bisognerebbe togliere asfalto perché evidentemente quando piove l'acqua dove va l'acqua se va bene vanno i fiumi però i fiumi no trovarsi un accumulo d'acqua improvviso di tale portata chiaro che dopo quello che dice generale sì verifica quindi bisognerebbe fare opere importanti di rimessa in sesto di bacini alzare gli argini insomma è un po tardi ovviamente bisogna essere positivi vedere avanti cercare di costruire dobbiamo fare gli interventi dobbiamo farli anche in fretta ultimamente devo dire che insomma anche dal punto di vista politico negli ultimi anni credo che le cose si stiano muovendo certo che ci vorrebbe un generale figliolo che è un operativo un po su diversi cantieri perché altrimenti i tempi realizzativi se non sono 25 anni magari son 5 anni se va bene quindi il tema è questo che siamo in ritardo dobbiamo la logica del commissario in Italia funziona quella esattamente a proposito di strumenti al di là evidentemente la figura operativa del commissario che si è rivelata utile in tantissime occasioni nel paese al di là di quelli emergenziali mi chiedevo però è stato pensato l'anno scorso lo chiedo a Zaganelli questo fondo mutualistico che interviene evidentemente a supporto del settore agricolo quando si trova a dover fare i conti con queste situazioni sta funzionando c'è qualcosa da aggiustare o avete il riscontro e quantomeno positivi di questo nuovo strumento allora faccio un passo indietro perché ogni tanto anche qualche cosa di buono ce la dobbiamo raccontare nel senso che come paesi italiani abbiamo siamo il primo a livello europeo che ha introdotto questo strumento nel proprio piano strategico della PAC quando si è primi ogni tanto non avendo esperienze da guardare qualche cosa da aggiustare c'è e c'è e sarà fatto però intanto oltre a questo primato di aver attivato come Italia questo strumento mettiamo anche che il primo strumento che ha l'obiettivo di offrire una copertura di base agli agricoltori che percepiscono gli aiuti diretti a valere sulla sulla PAC infatti questi agricoltori contribuiscono per il 30% alla dotazione di questo fondo e per un meccanismo legato a un regolamento comunitario questo favorisce l'attivazione di dell'altro 70% a valere su risorse nazionali e comunitarie forse quello che si è sbagliato nella comunicazione di questo fondo è un po quello di pensare che il fondo abbia risolto i problemi degli agricoltori sul settore agricola assolutamente no il fondo non è stato neanche pensato con questo obiettivo il fondo è uno strumento che si aggiunge agli strumenti classici di gestione del rischio e deve lavorare necessariamente in combinata con con le compagnie assicurative e con altri strumenti fondi di mutualità privati quindi deve essere visto e studiato e pensato in un'ottica sinergica con tutti gli strumenti già a disposizione un altro elemento il fondo ha fatto il suo debutto nel 2023 nel 2023 ci siamo trovati anche ad affrontare le conseguenze di queste eventi alluvionali eccezionali che hanno colpito principalmente le midi a romagna e alcuni territori di Marche e Toscana e si è trovato nel dover gestire in una fase di avvio del fondo a livello nazionale anche una misura emergenziale messa a disposizione di queste imprese agricole danneggiate quindi la sfida l'asticella si è anche alzata in un momento di startup del fondo il fondo però ha saputo rispondere a marzo 2024 ha cominciato a erogare i primi interventi compensativi in favore di queste imprese colpite dall'alluvione in questo mese di maggio ci sarà un ulteriore acconto e prevediamo di completare le erogazioni di interventi compensativi nel mese di luglio ora dobbiamo anche immaginare che prima di questo fondo l'unico strumento di indennizio a livello nazionale gravava sul fondo di solidarietà nazionale uno strumento che ha introdotto nel 2004 che ha funzionato ma che alla fine dei conti registrava rispetto all'evento d'anno tempi di liquidazione che si attestavano oltre quattro cinque anni quindi il fatto di poter dare una risposta più veloce rispetto a questi eventi al settore agricolo io lo metterei come un fattore positivo possiamo migliorarlo assolutamente sì sul piano gestione dei rischi in agricoltura quest'anno c'è stato un acceso di battito tra istituzioni pubbliche compagnia di assicurazione per come collocare l'intervento di questo fondo che attualmente lavora sul primo rischio senza entrare troppo nelle technicalities di questo fondo si sono presi degli impegni io credo che il vero il vero elemento per farlo funzionare sarà quello di cooperare collaborare lavorare sulla semplificazione sia delle procedure di accesso al fondo sia sulle procedure di valutazione e stima dei danni sia sui tempi di liquidazione per fare questo una cosa soltanto credo che sia fondamentale lavorare in piena sinergia io scusate qui il festival dell'economia si fanno tanti bei concetti ogni tanto io mi ricordo come mamma quando i bambini litigano a casa dico sempre perché non giocate insieme ora qui non c'è da litigare da visticciare forse c'è da giocare un po' più insieme tutti quanti perché qui questo dobbiamo cercare di fare per salvaguardare un settore strategico del nostro paese e su questo un esempio noi abbiamo interventi pubblici e interventi privati che insistono sulla stessa tipologia di danno c'è una regola il divieto di sovracompensazione se però non ci comunichiamo tra di noi che cosa ho pagato io che cosa ha pagato la compagnia che cosa ha pagato la struttura commissariale noi praticamente di fatto almeno a livello pubblico siamo bloccanti i sistemi di compensazione degli agricoltori quindi essere insieme semplificare e lavorare con sistemi che si parlano e comunicano è fondamentale per la riuscita anche di questo strumento. Mi ha lanciato l'assist per affrontare un argomento che avrei voluto affrontare in chiusura ma anche visti tempi stretti ed essendo secondo me un tema centrale all'interno di questo dibattito affrontiamo prima questo poi vediamo se c'è spazio per quel che resta che è la questione dei periti dei tempi di liquidazione mi ha parlato il generale tempo fa i periti scarseggiano i tempi di liquidazione aumentano e spesso quel vuoto è vitale per chi ha un'impresa che si agricola o che sia anche un'impresa industriale. Assolutamente io posso dire questo però perché vediamo anche i bicchieri mezzi piene insomma e dal 10 luglio nominato 14 luglio registrazione del decreto in corte dei conti 19 aprile erogati i primi rimborsi ora è chiaro che chi ha avuto il danno vorrebbe avere il rimborso il 17 maggio stesso e non c'è dubbio però noi parliamo di soldi pubblici di controlli di licietà fatti di danni che devono avere il nesso di causalità con quanto accaduto e che vanno perimetrati in maniera univoca e dettagliata quindi due ordinanze nel frattempo più una terza che recepisce perché ho mandato sul territorio il mio personale a parlare coi comitati di quartiere degli alluvionati a parlare con i sindaci io stesso sono riuscito a visitare oltre il 70% dei 130 comuni più o meno alluvionati quindi interlocuzioni con la regione e alla fine è emerso una nuova ordinanza che comprendeva le prime due che l'ha in qualche modo semplificata soprattutto nel campo di quella che noi chiamiamo l'edilizia libera diciamo senza portare i titoli abilitativi e quant'altro però c'è da dire che noi dobbiamo operare con trasparenza amministrativa quindi se è vero che si può fare sempre meglio e più in fretta io posso dire che spesso fondi di donazione non vengono erogati con questa velocità il problema è il numero dei rimborsi perché noi ad oggi siamo su 110 rimborsi fra famiglie e imprese per un totale di un milione 350 mila euro vuol dire che io ho concesso il doppio e anche qui voglio sfatare il mito che rimborso immediatamente la metà del danno verificato quindi proprio per dare respiro alle aziende e alle famiglie è probabile che la settimana prossima arriveremo a due milioni e mezzo quindi con cinque milioni di decreti di concessione il problema dei periti c'è io sto cercando di sentire periti da tutti i tagli associazioni diverse e qui ne approfitto per lanciare un appello a chi insiste sul territorio specialmente l'Emilia Romagna della Romagna perché molto spesso si prendono tante pratiche poi si fa con tranquillità poi la vulgata è il commissario elento sarà anche vero questo però vi posso dire che il commissario spesso siccome c'è un sistema per cui una volta come diceva la dottoressa non è che io posso fare sovracompensazioni quindi se uno chiede 500 mila euro con perizia alla fine gli viene verificato 400 mila perché aveva 100 mila di assicurazione che gli è già stata versata io mando una PEC che ci sono 15 giorni che tramite il comune il beneficiario risponde noi andiamo addirittura a telefonare al beneficiario per cercare di abbreviare questi tempi cioè l'attenzione da parte nostra c'è e c'è tutta è chiaro che ci sono delle procedure che non possono essere luce quindi se qualcuno pensa che il commissario possa passare azienda per azienda mi piacerebbe farlo ma non è così cioè bisogna inviare queste perizie e quindi il ruolo dei periti diventa fondamentale però noi dobbiamo pure dire che in Italia così come nel resto d'Europa noi abbiamo un grosso problema nelle professioni tecniche oppure ingegneri architetti stem chiamateli come volete e questo secondo me ci deve poi far riflettere cioè deve essere un problema poi di approccio culturale se questi servono e magari non saranno soppiantate dall'intelligenza artificiale nel prossimo futuro bisogna trovare modo di crearli ripeto però io voglio fare anche un appello al cuore di queste persone cioè date una mano agli alluvionati grazie giro la palla alle compagnie assicurative che più o meno non dico che vivono la stessa situazione però i periti sono una setta chiave nella gestione dei sinistri e mi collego anche quello che ha detto ne discutevamo ieri la carenza purtroppo di persone che seguono materia stem o comunque che si laureano si vede ormai in quasi tutti i settori c'è un mismatch tra domande offerte che comincia a diventare veramente critico nel paese. Sì chiaramente noi di lavoro paghiamo sinistri o meglio copriamo rischi e quando ci sono i sinistri liquidiamo i danni quindi abbiamo una struttura sul territorio testata e ben rodata abbiamo un network importante il tema dei periti del 2023 del 2024 deriva dal fatto che abbiamo registrato talmente tanti sinistri che evidentemente è andato in tilt il sistema quindi ci vuole tempo per digerire tutte le perizie e smistare tutta la documentazione però pian piano ci stiamo arrivando e noi quello che cerchiamo di fare visto che noi peraltro siamo anche una mutua quindi i nostri assicurati sono anche soci con noi. Cerchiamo di andare incontro con tempistiche di liquidazione molto veloci ad esempio nel 2017 che c'è stata quella grande gelata a livello italiano a livello europeo ovviamente quando è che termini di stimare i danni prima del raccolto perché fa la differenza tra prodotto assicurato quello che raccogli nel frattempo noi avevamo liquidato degli acconti a forfè durante i mesi estivi e questo ci aveva dato anche un grosso riscontro di tipo come dire affettivo se vogliamo da parte dei nostri soci assicurati quindi evidentemente ci sono le compagnie assicurative che appunto come dicevo prima hanno grande capacità di stimare liquidare i sinistri ma ripeto il momento credo sia un momento contingente anche se condivido il tema delle professioni che si occupano di queste materie è un tema che va affrontato in maniera importante anche questo. La tecnologia può essere come suggeriva il generale Fogliolo un fattore abilitante cioè siamo già vicini all'ipotesi che la perizia possa raggiungere i livelli tali che... Allora noi stiamo testando anche delle polizze di tipo parametrico cosa vuol dire? Vuol dire che quando arrivano i sinistri non servono i periti andiamo ad osservare l'accadimento del danno quando arrivano ad esempio magari con dei droni e andiamo a liquidare su base forfettaria. Chiaramente questo tipo di copertura ha delle punti assolutamente positivi che sono quelli di velocizzare in maniera significativa la liquidazione dei danni non è precisa nella stima dei danni perché fa delle perizie coi droni non è del tutto semplice specialmente in territori come quelli montani dove ci sono piccoli appezzamenti magari uno ha riparato dalla montagna l'altro no quindi va bene nelle pianure questo sì e quindi ci stia lavorando e contiamo di fare dei passi avanti anche in questo senso. Allora prima di lasciare lo spazio al pubblico per vedere se ci sono domande volevo fare un'ultima domanda alla Zaganelli perché al di là abbiamo pensato e parlato tanto del 2023 ma anche questi ultimi mesi in Italia qualche qualche problema che ci hanno dato soprattutto a livello di pioggia intense il settore agricolo ha mostrato sta mostrando qualche ulteriore segnale di sofferenza o. Allora sì nel 2024 diciamo che come noto al di là delle degli eccessi di pioggia che hanno interessato soprattutto le l'area nord dell'Italia e noto anche il problema che sta colpendo in particolare il mezzogiorno con la siccità fenomeno che sta mettendo a rischio il la raccolta di frumento duro non dimentichiamo che nel mezzogiorno abbiamo due poli nazionali produttivi importantissimi la Sicilia e la Puglia e quindi già abbiamo segnali dagli agricoltori di denunce di perdita di resa in alcuni casi anche particolarmente significative al nord invece l'eccesso di pioggia con le esondazioni in alcuni casi ha interessato il problema delle semine primaverili quindi diciamo se il il meteo non va a cambiare ci sarà un problema per quanto riguarda ci potrebbe essere un problema per quanto riguarda soia, mais e riso. Ricordiamo che anche in Francia questo tonno molti agricoltori non hanno seminato non hanno quindi non si sono occupati delle semine nel periodo autunnale confidando nelle semine primaverili quindi sono problemi che si vanno a sommare. Siamo in Trentino e abbiamo avuto anche segnalazioni sulla piattaforma che riceve le denunce di sinistro di gelate tardive che hanno colpito il Trentino Alto Adige e particolarmente i meleti non abbiamo come istituto ancora conoscenza degli stime dei danni come diceva prima dottor Molinari è comunque un settore un'area dove c'è una fortissima concentrazione di imprese assicurate con assicurazioni multirischio quindi il gelo sarà ovviamente trattato ma insomma in questo non abbiamo ancora dato però sicuramente sono ulteriori elementi di criticità che si sommano un settore che come tanti altri settori sta soffrendo non solo di cambiamenti climatici ma anche di tutte le crisi di incertezza legate alle questioni geopolitica. Certo dal palco più o meno abbiamo finito c'è qualche domanda dal pubblico vedo già un paio di mani alzate. Volevo fare una domanda perché il il Trentino è anche l'Alto Adige ormai è dotato delle cambrette del pericolo idrogeologico che è uno strumento urbanistico fondamentale volevo sapere a livello sicurativo come vi comportate sulla base dei gradi del rischio cioè esistono delle zone agricole che sono a rischio idrogeologico totale e si pratica l'agricoltura quindi volevo sapere se vi approcciate in maniera corretta con la cartografia che ormai è diventata un fattore urbanistico fondamentale. La ringrazio da domanda perché è un elemento essenziale nelle valutazioni di rischio e sulla scorta proprio di questa topografia che anche noi evidentemente abbiamo stiamo sviluppando nuovi prodotti che tarifano il rischio in base alla localizzazione del medesimo quindi se noi dobbiamo assicurare contro l'alluvione un fabbricato costruito sulla riva di un fiume probabilmente o non lo assicuriamo o chiediamo un tasso adeguato evidentemente. Improponibile però questo evidentemente è un esempio estremo ho visto fabricati nelle golenne dei fiumi. Per gli incendi o li potremo coprire. La seconda. Buonasera grazie. La mia domanda riguarda l'approccio preventivo. Vorrei sapere cosa pensano gli ospiti dell'investimento in formazione anche trasversale anche di vostri assicurati so che molte compagnie investono in prevenzione attraverso una migliore preparazione all'evento prima che succeda. Vorrei capire però se oltre a un approccio rimediale assicuro e nel frattempo ti formo e cerco di tamponare se possiamo pensare di fare sistema con la formazione soprattutto superiore cioè come educare i nostri studenti in segno alla Università di Trento come educare trasversalmente studenti che saranno futuri professionisti in tanti campi non solo in agricoltura a prepararsi e gestire meglio il rischio. Facciamo partire il dottor Molinari poi a seguire. Ma lei ha toccato un tema fondamentale che è quello dello sviluppo della cultura sicurativa e della prevenzione e gestione del rischio. Ora noi stiamo e abbiamo sviluppato da qualche anno con l'università degli studi di Trento e delle cattedre di per la diffusione della cultura sicurativa sia ad economia sia giurisprudenza. Stiamo anche sviluppando dei corsi specifici in materia statistica attuariale e stiamo anche collaborando con la FEM, quindi con la fondazione Edmund Mock per diffondere la cultura della prevenzione del rischio in ambito agricolo. Quindi noi come ente del territorio cerchiamo di fare la nostra parte perché la gestione del rischio nelle aziende è fondamentale quindi qui va diffusa la cultura sicurativa. Dottoressa Zaganelli lo accennava prima alla necessità di diffondere quel tipo di cultura tra gli agricoltori. Assolutamente sì, confermo anche per quanto riguarda ISMEA un impegno sull'aspetto formativo come ente partecipiamo al programma Copernicus e siamo anche partner istituzionale di un dottorato sull'osservazione della terra. Riteniamo che queste nuove tecnologie possano essere di aiuto e anche stimolare e rendere attrattivo il settore agricolo per le nuove generazioni mettendo a disposizione strumenti veramente innovativi che possono essere messi a servizio del settore in generale e dei rischi che lo interessano. Facciamo parte anche di un programma come Utilizzatori e Palet to User dal punto di vista agricolo del programma ISIDE. Riteniamo importante quindi guardare a questi nuovi strumenti, formare e guardando un po' più la terra, meno i satelliti sulla terra invece stiamo lavorando in sinergia con il Ministero perché le misure all'interno del piano strategico della PAC dove ci sono molte misure che devono accompagnare la consulenza aziendale possano disporre di un patrimonio informativo che noi mettiamo a disposizione di modelli di previsione attendibili e di quello che è una banca dati che come gestiamo sempre per conto del Ministero dove all'interno ci sono tantissime informazioni a disposizione sia delle attività di consulenza aziendale sia delle imprese agricole e quindi è importante che questo patrimonio possa essere condiviso con le imprese perché ne possono trarre le loro, insomma possono essere di aiuto nelle scelte nelle scelte di prevenzione e mitigazione dei rischi. Generale Ale. Concordo con quanto detto la formazione strategica perché solo così si può portare si può avere consapevolezza del rapporto che bisogna avere con la natura se parliamo di rischi legati a problemi ideo geologici o di siccità ma gli stessi rischi del terremoto se noi pensiamo ai bradisisma della zona pozzolanica quello che sta succedendo con più di 85 mila persone che sono nella zona rossa in quella... Che non dovrebbero essere lì. Molti di quelli non dovrebbero essere lì perché magari sono arrivati anche dopo che certi fenomeni erano noti quindi questo la dice lunga sulla formazione cioè non si può pensare di fare quello che si vuole. Secondo me questo è figlio proprio di una disinformazione perché se uno pensa ai classici non è che la natura è sempre così benigna la natura fa il suo lavoro fa la natura l'uomo deve approcciarsi in maniera corretta con la natura perché sennò poi dopo continuiamo a piangere disgrazie che magari arrivavano lo stesso ma potevano essere molto mitigate il discorso della mitigazione dei rischi. Che adesso almeno in quella zona lì si applicherà con la costruzione di case zero non ostenta il comune di bacoli cerchi di. C'è qualche altra domanda. Sì. Arriva. Una domanda per il generale figliolo qual è stato il problema principale che ha riscontrato nello svolgere il suo incarico di commissario un militare che si occupa di questioni civili nell'organizzazione civile. Ma devo dire che la dottoressa Zaganelli l'ha accennato prima. Cioè l'importante di questi incarichi alla fine è fare sinergia e mettere al sistema quello che si deve fare con i vari attori. Questa a volte non è facilissimo perché poi ognuno ragiona a modo con la sua cultura aziendale o cultura istituzionale e con i suoi tempi perché il mio tempo è ieri. Cioè io sono già in ritardo il tempo di un altro che mi deve dare un parere e che io debba andare a prendermelo perché se mando solo il messaggio rischio che quel messaggio sta là e gira per vari altri prima che arrivi quello che dovrebbe essere competente per darmi la risposta. Però ci vuole quella risposta se no io mando l'atto dove deve andare e quello me lo mandano indietro perché formalmente non è complesso. Cioè quindi tutte queste liturgie che sono anche utili perché il parere vuol dire che lui mi dice che io in quell'ordinanza sono andato incontro a quelli che sono i dettami dell'ambiente se il parere me lo deve dare il masero. Però spesso noi se non siamo determinati perdiamo di vista il fare ma ci ancoriamo a dei formalismi che sembra quasi che siamo a fa un minuetto settecentescho. Invece noi dobbiamo tener conto delle giuste esigenze economiche sociali ma proprio di vita delle persone. Grazie. Basta. Abbiamo finito le domande. Grazie mille.
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