Agricoltura europea al bivio tra assistenzialismo e innovazione
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Agricoltura europea al bivio tra assistenzialismo e innovazione
Il Ministro dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, illustra il lavoro del suo ministero in 18 mesi di governo Meloni. Sottolinea il raddoppio dei fondi del PNRR destinati all'agricoltura, il ritorno dell'Italia al centro delle politiche agricole europee e l'affermazione del ruolo centrale del sistema agroalimentare italiano. Lollobrigida difende il decreto legge sull'agrivoltaico e l'importanza di una PAC che incentivi la produzione di qualità, contrastando le pratiche sleali. Evidenzia l'importanza della lotta al Nutriscore e della valorizzazione delle produzioni di qualità come la DOP economy. Critica la sottorappresentanza italiana nelle burocrazie europee e conclude con l'annuncio del G7 Agricoltura a Ortigia.
La bio stylish Abbamato Schilo Lollo Brigida che ringraziamo per la sua presenza qui alla Festival dell'Economia di Trento. Allora partiamo subito ministro, io ho cercato di carpire un po' le sue risposte con i colleghi a margine anche perché spesso succede che parliamo 45 minuti dell'universo mondo e di tutto quello che riguarda il mondo agricolo e poi alla fine veniamo completamente offuscati da una sua battuta rubata da qualcuno nella quale voleva dire un'altra cosa, cominciò il balsere degli equivocci. Ci rassicura che non ha detto nulla di strano. Intanto un saluto al presidente Fugati e all'amministrazione comunale e provinciale e un ringraziamento per l'organizzazione di un evento che fa diventare Trento la città in cui si organizza l'evento più importante dopo il concilio. Dal punto di vista della fama questo diventerà e si affermerà in epoca moderna come il luogo nel quale poter far discutere il sistema Italia, cercare di comporre una strategia che renda sempre più forte il nostro Paese competitivo in un quadro internazionale che mette in condizione noi di ritrovare il nostro ruolo come contributori attivi non solo economici ma anche di idee in Europa aspettano questo da noi, chiedono che l'Italia sappia consigliare, sappia sottolineare quali possano essere delle posizioni utili a rendere l'Unione Europea più competitiva e più forte, quello che volevano nel 1957 i padri fondatori della CEA e allora con i presupposti che nel tempo nell'Unione Europea hanno sempre avuto meno peso causando un disallineamento tra il consenso popolare e l'istituzione europea. Detto questo io non mi soffermo sul modo di fare giornalismo di alcuni, non mi soffermo sui comici perché ognuno fa il suo mestiere, noi abbiamo un altro tipo di ruolo e quindi devo esprimere solo la mia particolare soddisfazione perché in 18 mesi non ho mai avuto con i miei avversari politici e con i commentatori televisivi modo di ascoltare critiche al mio operato, si critica la battuta, la frase tagliata, il taglio dei capelli ma non si parla di temi economici concreti sui quali credo di poter invece costatare un grande consenso del mondo al quale afferisce il ruolo pro tempore di ministro dell'agricoltura e della sovranità alimentare delle foreste e che devo dire in ogni occasione anche pubblica confermano apprezzamento per il lavoro del governo guidato a Giorgia Meloni. Diceva 18 mesi di governo, io da osservatore delle cose agricole e agroalimentari penso che fosse il risultato più significativo finora sia il raddoppio dei fondi del PNRR dedicati all'agricoltura, un budget importante fra quelli più rilevanti stanziati per l'agricoltura. Un risultato ottenuto poi credo con il negoziato e anche con la forte spinta che è venuta poi dal basso perché ci sono alcune misure in particolare che hanno avuto un grande successo, hanno riscosso un grande successo negli imprenditori agricoli, un grande interesse penso che questo sia il motivo oppure c'è stato anche per il PNRR agricolo un logaritmo che ha deciso il raddoppio dei fondi. Giorgia Meloni, giornalisti del sole partono sempre dalla cassa ed è giusto e ci arriveremo ma il più grande risultato ottenuto in questi 18 mesi non è solo da contabilizzare in termini di cifre ma di ruolo del sistema agroalimentare e agroindustriale italiano che torna ad essere centrale non solo nelle politiche del governo, è oggettivo che in questi 18 mesi il Ministero dell'Agricoltura e l'asset dell'agricoltura e dell'agriindustria sono tornati oggetto di interesse e di investimento anche da parte dei soggetti privati come il sistema bancario. Per quello che riguarda l'Europa l'Italia in 18 mesi ha riportato al centro delle politiche europee l'agricoltura, riportato non portato perché ripeto nel 1957 il padre fondatore dell'Europa si misero insieme per superare alcune criticità, la fame che avevano patito durante la guerra, il rischio all'epoca che l'Unione Sovietica da una parte e gli Stati Uniti ci portassero in un altro conflitto mondiale e puntarono su un solo elemento di condivisione strategica, ce ne sono altri importanti l'industria piuttosto che la sanità però che puntarono solo sull'agricoltura. L'anno dopo a Stresa i ministri dell'agricoltura vennero a riunirsi superando anche quella che era una certa antipatia tra nazioni perché Francia, Germania, Italia, Belgio, Olanda e Lussemburgo avevano avuto posizioni nel conflitto mondiale che mettevano in condizione le persone che parlavano di dover superare rancori, avevano fratelli, padri che avevano combattuto l'uno contro l'altro, scelsero l'agricoltura, nei trattati di Roma si delinea in maniera puntuale degli articoli 38 e seguenti per il doppio ruolo che doveva avere. Prima funzione, risolvere il problema della fame, garantire sicurezza alimentare. Seconda questione però, non di minor importanza, era garanzia di tutela del territorio. L'agricoltore aveva una funzione chiara, che era quella di custode del territorio, dove c'era l'agricoltore il territorio stava meglio, veniva protetto e quindi c'era bisogno di una strategia che evitasse lo spopolamento delle campagne, delle montagne e immaginarono uno strumento che è la PAC, che serviva a garantire il reddito degli agricoltori nei luoghi in cui il reddito non derivava dal sistema produttivo in se stesso. Nel tempo questa definizione purtroppo si è andata perdendo e la PAC è diventato uno strumento utile a fare altro in termini tra virgolette pedagogici secondo una visione che in Europa è tipica delle sinistre. Vedete i trattati di Roma per chi non conosce questo passaggio, vennero approvati in Parlamento con i voti dei democristiani, repubblicani, socialdemocratici, liberali, monarchici e missini. Solo due forze politiche votarono contro l'ingresso dell'Italia in un contesto internazionale, il Partito Comunista e il Partito Socialista, perché ci volevano attrarre nelle politiche della libertà e del progresso dell'Unione Sovietica allora, per fortuna le cose non sono andate così, ma sono oggi quelli che hanno con alcune politiche ideologiche condizionato un processo di sviluppo in senso inverso rispetto a quello che era definito nei trattati. L'Italia ha chiesto di avere una posizione diversa, l'ambiente va protetto senza mai dimenticare che deve essere connesso alla redditività di coloro che vi lavorano, perché questo garantisce lavoro ed equilibrio sociale che sono i tre pilastri sui quali vanno costruite delle politiche di governo che abbiano un senso. Grazie a Giorgia Meloni, a chiusura, il 21 di marzo, peraltro il giorno in cui si ricorda il padrono d'Europa, San Benedetto, il monachesimo che ha trasferito a noi la cultura agricola e le ha modernizzata all'interno dei propri monasteri, ha rimesso in condizione l'Europa, attraverso i massimi esponenti, i capi di governo, di riparare di agricoltura con degli effetti come la modifica della PAC, che torna ad essere uno strumento per il reddito, un incentivo alla produzione e non una forma di assistenzialismo che era pago l'agricoltore per non coltivare. Oggi noi vogliamo un'Europa che incentivi l'agricoltura, l'innovazione per crescere nelle produzioni, nel reddito e nella competitività a garanzia della prosperità dei nostri popoli. Facciamo questo discorso, questo riassunto, per correre un po' la storia della PAC, perché è importante, anche perché, tra l'altro, ci sono le elezioni europee, una delle mission della prossima legislatura europea sarà anche ritornare a riformare la PAC, alla luce però anche di tanti errori che sono stati commessi, perché lei ricordava la PAC è nata per incentivare la produzione, perché si usciva dalla guerra, si usciva dalla fame, e poi nel tempo è diventata, gestione delle eccedenze, perché gli aiuti erano proporzionali alle quantità prodotte e si è cominciato a produrre di tutto, anche cose non commestibili. Qualcuno tra i diversamente giovani ricorda i trattori che distruggevano pomodori e agrumi anche nelle campagne italiane. Poi da questo squilibrio, se passati poi a un nuovo squilibrio, se passato all'invenzione del disaccoppiamento, cioè ti do i soldi anche se non produci, si cercava, l'obiettivo era cercare di frenare questa corsa alle eccedenze che poi costava gestirle e smaltirle e se passati all'eccesso opposto, cioè se io do i soldi a un agricoltore in base al suo aiuto storico anche se non produce nulla, non si produce più nulla, non solo, non solo si produce molto di meno. Io conosco abbastanza per esempio il settore dell'olio oliva, eravamo il leader mondiale, adesso siamo il sesto settimo produttore, l'olio oliva costa cifre che non si sono mai viste, c'è stato un crollo nella produzione e soprattutto lei parlava del ruolo di difesa nell'ambiente e si è assistito ai campi abbandonati. Quindi la storia della pacca è anche una storia di squilibri che bisogna correggere. Partiamo dalla fine, questo squilibrio appunto dal ruolo di custoda del territorio e poi l'abbandono e poi alla fine l'aricoltore è vissuto quasi come un nemico dell'ambiente, contrariamente proprio alla sua diciamo funzione svolta storicamente, è uno delle delle delle delle delle speriquazioni che il governo italiano ha aiutato a correggere in corso. Ecco, parliamo innanzitutto, parliamo dalla fine poi parliamo anche degli altri degli altri storture da correggere. Come è stato possibile che l'aricoltore diventasse il nemico dell'ambiente e come è stato possibile correggere questa visione? Intanto abbiamo, ripeto, un livello di comunicazione che delle su dati scientifici e quindi non porta a deduzione empirica rispetto a un processo che è davanti agli occhi di tutti. Guardandoci intorno, facendo riferimento per esempio agli allevamenti di montagna, allevamenti di montagna, il turismo nelle montagne, oggi viene garantito dalla manutenzione gratuita, tra virgolette, dei nostri allevatori, devono essere in condizione di farlo. Se poi invece non vengono messi in condizione di farlo, perché qualcuno che non ha mai visto per esempio un grande carnivoro o un carnivoro ti dice che devi proteggerla a prescindere dal numero, non metti in condizione i nostri allevatori di svolgere quel ruolo, loro non hanno reddito, smettono di farlo e tu come stato intervieni in maniera diseconomica per garantire il turismo oppure se non hai le risorse non lo puoi garantire e un'attività economica porta alla desertificazione di un comparto. Le visioni ideologiche hanno posto in essere una deriva in Europa che ha portato addirittura ad avere come nemico dell'ambiente quello che trae il suo reddito dalla terra e molto spesso, in alto adige ovviamente in maniera diretta con il masochismo, molto spesso le terre gli vengono lasciate dai propri genitori e nella nostra cultura sappiamo che il primo pensiero di un genitore tipico italiano è sistemare i figli. Vuoi lasciare quella terra se sei agricoltore ai tuoi figli, migliore di come l'hai trovata. Quindi siamo più che allo sbagliato nella definizione dell'agricoltore e del nemico dell'ambiente, proprio nel processo dell'illogico, non ha alcuna logica un approccio di questa natura eppure c'è stato. Nella definizione della PAC è ovvio che la prima fase è stata eccessiva nel sostegno alle produzioni però ripeto eri in un momento nel quale immaginavi che la guerra potesse tornare da un giorno all'altro, non è il tempo al quale eravamo abituati e che insomma in questo momento cominciamo a percepire non sia così certo come una volta, ma tu avevi paura e quindi era meglio avere eccedenze produttive rispetto ad avere una carenza. Noi oggi abbiamo alcuni settori, quello dell'olio d'oliva, noi siamo acquirenti del 70% dell'olio che consumiamo in Italia, così come sulle carni rosse, noi abbiamo un dato di deficit costante che ha visto oggi un import di carni rosse che è arrivato al 60%, abbiamo perso 10 punti di capacità interna in pochi anni, quindi l'Italia è deficitaria. L'Europa deve costruire un processo di sovranità alimentare, cioè di garanzia che rispetto ai venti contingenti improvvisi che possono avvenire sia in grado di garantire ai propri cittadini la possibilità di restare liberi, di mangiare quello che vogliono e di produrre quello che ritengono più opportuno. Fin adesso anche l'Europa è molto dedicata a scelte strambe, non produciamo energia, tanto la paghiamo di meno se ce la dà qualcun altro, ma il giorno in cui quel qualcun altro che non ha i tuoi stessi valori decide di tagliarti l'energia o di aumentare il prezzo di maniera esponenziale ti mette in ginocchio, abbiamo avuto questa consapevolezza con l'energia, con i fertilizzanti, immaginiamola sul cibo, noi sul cibo da un giorno all'altro potremmo trovarci che alcune catene di approvvigionamento possono interrompersi e avere un problema sia per il nostro processo di consumo interno, ma anche sul nostro processo di esport che ci dà ricchezza. Noi siamo un popolo non solo di produttori di qualità ma di trasformatori di qualità, abbiamo degli elementi che vedono noi rafforzare il sistema, dando anche l'esempio in Italia, quando si diceva, perché noi abbiamo sempre una parte della politica, che quando è al governo non fa, quando va all'opposizione risolvere i problemi dell'umanità, è il caso specifico in questa fase, nei quali noi troviamo l'opposizione che ci dice quello che avremmo dovuto fare, preferiamo raccontare quello che abbiamo fatto anche a dispetto delle loro previsioni, la revisione PNRR, impossibile, se mettete le mani sul PNRR perderemo le risorse, intanto non le abbiamo perzze, siamo la nazione più capace di spenderle, siamo arrivati alla quarta rata in direzione quinta rata e sull'agricoltura, abbiamo raddoppiato le risorse, come però? Spendendole bene dove erano necessarie, sulle filiere che rendono il sistema più competitivo, sull'agrisolare, un record sull'agrisolare che ha visto la commissione premiare il nostro ministero con 860 milioni in più, ci permetterà di arrivare a 26 mila imprese finanziate che producono energia senza consumare un solo metri di terreno agricolo e anticipando il target di tre mesi, quindi governo efficiente che ha raggiunto l'obiettivo di moltiplicare le risorse, io sfido sempre chiunque, lo faccio anche qui, se c'è qualcuno in grado di dimostrarmi che ci sia stato un governo prima di questo, negli ultimi trent'anni che ha stanzato più risorse in agricoltura voto per il partito della persona che me lo dimostra, però è una sfida insomma non difficile da raccogliere, quindi invito a provarci a chiunque abbia il coraggio di farlo, così torniamo a parlare di cose concrete piuttosto che di amenità come invece capita spesso di dover ascoltare nel nostro televisione, anche pubbliche. Torniamo, io avevo intenzione infatti di ritornare al PNRR e all'agrivoltaico, perché abbiamo parlato della produzione agroalimentare di carestia, poi delle eccedenze, ma adesso un'altra dicotomia che c'è in agricoltura è quella tra il food e il non food e mi riferisco in particolare al fotovoltaico. Allora riassumendo brevemente per quanto riguarda il PNRR, voi avete dovuto affrontare anche lì una stortura, un vizio d'origine perché c'era questo vincolo dell'autoconsumo, cioè le imprese agricole non potevano investire in agrivoltaico se non entro i limiti del proprio autoconsumo. Questo è stato un tema che è stato affrontato ed è stato risolto e dal lì si è avuto anche la grande corsa agli investimenti che lei ricordava poco prima. Io ricordo che l'agrivoltaico sono i pannelli solari montati sulle infrastrutture agricole, quindi sulle serre, sulle stalle, sui fabbricati agricoli oppure su strutture che sono poste a un'altezza tale dal terreno da non impedire la produzione agricola. Questo è un punto molto importante. Ecco perché dal PNRR e dall'investimenti nell'agrivoltaico passiamo poi invece al decreto legge agricoltura recentemente varato dal Consiglio dei Ministri nel quale invece voi prima avete incentivato l'agrivoltaico, poi avete introdotto un vincolo proprio quello per gli investimenti in pannelli solari a terra. Siete contro o siete a favore dell'agrivoltaico? Il ragionamento è un po' più complesso, ma comunque intanto voglio dire che si può fare sostenibilità ambientale anche con esempi virtuosi qui in Trentino. Lo voglio citare perché è una delle esperienze più belle che sono state messe in campo. Il Consorzio Melinda ha garantito una riduzione del consumo elettrico, del consumo di carburanti e di idrocarburi nel trasporto delle mele con l'elettrico, con il contributo anche del nostro Ministero, ma credo che diventerà anche un'attrazione turistica perché vedere il trasporto delle mele in grotta, riutilizzando le cave dismesse, è un'esperienza da mutuare in altre situazioni che non sarà più solo legata alla conservazione delle mele a basso impatto ma anche ad altri prodotti, dai formaggi ai vini, con riduzioni che arrivano al 65% dell'energia elettrica. Quindi si può fare intanto economia sostenibile dal punto di vista ambientale e di reddito per l'imprese e lì interviene con un quadro strategico anche la politica incentivando questa esperienza nell'investimento iniziale. Agrivoltaico, fotovoltaico. Masaf con l'impianto che io ho dato alla revisione di alcune norme, quella dell'autoconsumo, che io ritengo una follia applicata dovunque che poteva essere giustificata prima dello scoppio del conflitto di aggressione della Russia all'Ucraina ma che non aveva senso se applicata dopo il conflitto in incarenza energetica e soprattutto a un sistema come quell'agricolo che non ha una produzione di energia né un consumo di energia stabile durante l'anno. Un impianto che tu monti in una risaia ha una richiesta di energia in un periodo dell'anno 5 e in altri 100. Quale impianto monti, se fai solo autoconsumo, è stato sufficiente per noi eliminare, di fatto aggirare voglio dirla meglio, utilizzando l'impianto delle comunità energetiche, quindi la condivisione della produzione tra più aziende e aumentare il contributo all'80% per vedere esplodere le domande e metterci in condizione di avere una capacità di spesa che se si dovesse ancora rivedere il PNRR avremo ancora capienza per sostenere la produzione di energia e l'effetto è stato il triplicare della produzione di energia elettrica. Grazie ai nostri imprenditori si passa a 1.3 gigabatt di energia prodotta, un risultato straordinario e imprevedibile per chi pensava che questa misura non fosse sufficientemente incidente. La modalità precedente invece era stato un semi fallimento, questo è il dato che emerge, quindi una produzione capace di garantire sostenibilità e impresa, fotovoltaica a terra è altra cosa, questo è compatibile con l'ambiente e con i paesaggi. Le macchie nere messe sui terreni agricoli hanno un piccolo problema, se un terreno si chiama agricolo ha intanto delle agevolazioni fiscali dovute alla sua finalizzazione che produrre cibo, non ha agevolazioni fiscali perché il proprietario è più bello di un altro cittadino italiano che ha terreni a diversa definizione urbanistica, ce l'ha Se non produce cibo cambia la destinazione d'uso, fai un'altra cosa e produce energia, peraltro sono operazioni incentivate, quindi io do un incentivo a qualcuno che va da un agricoltore, gli propone un buon affare, non lavori più, ti do quello che oggi la terra ti rende perché non è stata valorizzata a sufficienza la tua produzione, tu me la cedi. Macchie nere, non produzione, soldi dello Stato che servono a contrastare un'esigenza dello Stato di produrre qualità, ovvio che la nostra normativa sul fotovoltaico non è una normativa a Celsereno, perché questa è una nazione stramba, abbiamo una norma che ha tre anni e mezzo del 2021 che prende di petto, per usare un termine forte all'epoca, questo problema, pianificazione degli impianti fotovoltaici a terra, tre anni e mezzo non ci sei riusciti a pianificarli, ma se ci si fosse riuscito leggendo quella norma all'articolo 7 uno scopre un artivismo normativo che non so quale genio della legislazione poteva arrivare a tanto, con tre negazioni sostanzialmente afferma questo concetto che una volta definite le aree idonee per l'installazione di fotovoltaico a terra non è detto che quelle che non sono definite non siano idonee, uno non ci crederà, sembra che l'ho detto in modo contorto io, ma la norma vi assicuro è ben più contorta di questo e il concetto è esattamente quello di rendere inefficace una norma. Quando ci siamo resi conto che nel rimpallo tra burocrazia ministeriali, conferenze alle mediazioni, il rinvio produceva speculazione sull'agricoltore e sull'agricoltura abbiamo deciso di fare un decreto che ovviamente tiene conto delle certezze che uno stato deve dare, quindi non si lavora sul pregresso, chi ha fatto domanda ha diritto a procedere all'installazione che ha fatto investimenti, uno stato serio non cambia le carte in tavola quando ha... Questo vale sia per il PNR che per il resto, per gli altri imprenditori? Io parlo del tema a cui sono deputato e quindi su questo tema ripeto, uno stato serio, se non rischia il fallimento, perché Ubi Mayer anche sul piano delle situazioni deve tener conto di questo dato, però uno stato serio quando può evita di modificare un impegno, in questo caso possiamo ed evitiamo di modificare un impegno, quindi non mettiamo a rischio il PNR perché tutti quelli che hanno avuto il finanziamento con i fondi del PNR potranno farlo, si tratta di un numero di impianti ben più limitato rispetto a un'aggressione orizzontale su tutto il territorio nazionale che stava minando il nostro paesaggio, la nostra produzione e che può essere come ho appena dimostrato nella domanda precedente sostituita da un'impiantistica compatibile con la produzione energetica, lo sviluppo dell'impresa, l'abbattimento dei costi perché non dimentichiamo che quando tu su una stalla monti il fotovoltaico, l'agrivoltaico, produci energia per la tua azienda, vendi il resto quindi ti dà il reddito, ma abbatti radicalmente i tuoi costi di produzione, significa anche avere un prezzo che è più competitivo del prodotto sui mercati, che è l'altro limite che le nostre merci hanno, che sono di qualità eccezionale, indiscutibile, percepita nel mondo come tale, ma hanno una carenza logistica italiana che ci vede sommare al costo di produzione, anche al costo eccessivo di trasporto in un mercato che ogni tanto dobbiamo ricordarci che siamo lo 0,2% del pianeta e anche tutta Europa è un continente molto piccolo e siamo in concorrenza con altri nel mondo e quindi capire che quando c'è un sistema, questo sistema deve essere sempre molto competitivo, quindi questi interventi devono rendere i nostri prodotti competitivi sia in termini di produzione che di trasformazione che di immissione nei mercati in termini logistici, cosa che invece in termini strategici non è stata presa adeguatamente in considerazione in questi anni, tant'è vero che la Spagna, che quando entrata nella comunità europea era lo stato più arretrato d'Europa, chi ricorda dopo il franchismo le condizioni della Spagna di povertà, oggi è la nazione in termini logistica ferroviaria più avanzata d'Europa, l'Italia deve recuperare questo gap e rendersi conto che le nostre potenzialità hanno bisogno di un sostegno infrastrutturale che le renda sempre più forti. Assolutamente, torniamo a parlare quindi di agroalimentare da un punto di vista produttivo e di competitività, nel DL agricoltura c'è anche un'altra norma, parte una serie di stanziamenti importanti per gli agricoltori che hanno subito danni a vario titolo, per eventi atmosferici, per fitopatie, per il granchio blu, per le specie alieni, che non bastavano ai problemi che già avevamo, però introduce una norma importante che riguarda la facoltà, cioè la facoltà e il ruolo affidato ad Ismea, l'ente vigilato dal ministero, di definire il costo di produzione per le diverse filiere agroalimentari. Questo rientra nella logica della lotta alle pratiche sleali, una normativa che ricordo l'Italia si è data per prima in Europa, anzi l'Italia ha fatto da apripista in Europa, poi anche Brussela ha avvarato una sua normativa e adesso cerchiamo di portarci, fare un ulteriore passo in avanti con questa definizione da parte di un ente terzo del costo di produzione standard diviso per singole filiere. Un tema che però ha già sollevato qualche polemica, lei ieri è stato all'Assemblea di Assolatte, il presidente di Assolatte ha rilasciato un'intervista al nostro giornale nel quale ha detto siamo attenti, noi non possiamo pagare noi trasformatori le inefficienze di altri anelli della filiera, questo perché i costi di produzione c'è anche un margine di discrezionalità, è diverso anche da filiera a filiera però per esempio nel latte c'è un prezzo del latte che è molto più basso in altri paesi, innanzitutto c'è perché evidentemente gli allevatori di altri paesi hanno fatto degli investimenti per ridurre quei costi che i nostri forse non hanno saputo o voluto affrontare, ma soprattutto apre un altro interrogativo, cioè se c'è un gap di prezzo diciamo sfavorevole all'Italia si corre il rischio che poi l'industria vada a comprare materiale prime altrove. Intanto spesso quello che viene importato non ha un prezzo più basso perché gli altri sono migliori di noi e perché gli altri sono peggiori di noi, rispettano meno regole, hanno meno controlli che garantisce con la sicurezza del prodotto, noi siamo l'eccellenza nei controlli grazie a nostri carabinieri, dell'agroalimentare, i NAS, la guardia di finanza, l'ispettorato del controllo qualità dei pressioni e frodi, siamo le filiere più controllate, siamo quelli che hanno un rispetto dei diritti dei lavoratori maggiori di altre nazioni, paghiamo più tasse, quindi il prezzo non è detto che sia solo l'inefficienza dei nostri imprenditori, che io non riscontro, perché girando i nostri allevamenti italiani per esempio nella produzione del latte trovo non solo altissima qualità che è riconosciuta anche dai computer che fanno la mungitura nello specifico, ma anche dalle nostre filiere di produzione e di trasformazione perché il latte italiano viene considerato migliore rispetto a prodotti che vengono da fuori. Ieri sono stata all'assemblia di Assolatte con il mio amico Zanetti, abbiamo dialogato in grande serenità e devo dire che, leggendo anche l'intervista del sole, il titolo è come al solito capita per attrarre anche l'attenzione ben più forte delle dichiarazioni che loro facevano e che comunque denunciavano un rischio corretto, nessuno deve pagare le inefficienze del resto della filiera, ma le pratiche sleali e le norme di contrasto alle pratiche sleali servono solo per garantire equilibrio. Noi non stabiliamo come si poteva presagire a un primo sguardo all'articolo un obbligo di contrattazione, oggi esiste la obbligatorietà non dovuta a noi ma alle leggi precedenti di fare dei contratti scritti all'interno della filiera e poi vengono elencate puntualmente non da oggi quelle che vengono considerate pratiche sleali. Ora tu non puoi fare i controlli a tutti e l'immagine che ci siamo dati, il modello che ci diamo è dare a Ismea, che nasce da questo per l'analisi dei prezzi, una indicazione di proporre attraverso dei cluster di imprese di un determinato settore un costo medio di produzione che peraltro discuteremo al tavolo nel metodo di ricerca del prezzo anche con Assolatte, con le associazioni agricole, con le associazioni di produttori, però per trovare una cosa che sia più oggettiva possibile. Che succede se tu fai un contratto sotto il prezzo medio, il costo medio di produzione, che viene punito? No, semplicemente si verifica se tu hai fatto quel contratto per la volontà delle parti e quindi libero mercato sul quale lo stato non interviene o sei abusato della tua posizione dominante. La legge prevede che se abusi della tua posizione dominante incorri in sanzioni, quindi questo è solamente un alert per verificare dove indirizzare controlli più attenti qualora ci sia un elemento che fa dubitare che ci sia stata una contrattazione regolare. Se la contrattazione è regolare, grande rispetto, ma siamo obbligati a farlo a garanzia di una filiera equilibrata e da questo punto di vista mi sembra che sia l'industria che la produzione agricola abbiano grandi punti di convergenza. Certo se fosse stato stabilito un prezzo obbligatorio sarebbe stata un'ingerenza dello stato, lungi da noi che abbiamo una cultura liberale immaginare un modello sovietico di intervento sul mercato. Dall'altra parte nemmeno immaginare che non ci debba essere una corresponsabilitazione collettiva rispetto al rafforzamento del sistema Italia. Qui tutti quanti devono fare un passo avanti come hanno fatto per affermare le proprie imprese ma io penso che per solidarietà anche di sistema devono sempre tentare di portarsi dietro quelle che sono le altre realtà produttive che hanno avuto delle fasi congiunturali più problematiche e che invece se le supereranno potranno essere nuovamente un motivo di risorsa anche per il resto del sistema e quindi parlo della trasformazione rispetto alla produzione agricola che deve fare i suoi sforzi anche di modernizzazione di innovazione di formazione ci mancherebbe altro però diciamo in questi anni è stata più penalizzata rispetto ad altri settori. Abbiamo già cennato abbiamo parlato abbastanza di PAC però lo abbiamo ricordato prima la PAC sarà anche uno dei temi della prossima legislatura europea. Lei ha già in mente insomma dei filoni per impostare una nuova trattativa sicuramente diciamo chiudere con il recente passato e la recente riforma che si è dimostrata innanzitutto inapplicabile cioè cerchiamo di fare misure che poi siano applicabili nella realtà ma per esempio oramai se è molto affermato un altro capitolo che in qualità è stata capofila cioè quella delle produzioni di qualità che sono diventati io ricordo purtroppo abbastanza anni ricordo è quando nacque il settore dei prodotti DOP e GP erano considerati una nicchia ed erano vissuti anche quasi come un attacco alla parte dell'industria alimentare no il prodotto dei territori in contrapposizione ai prodotti di grande scala industriale alla fine invece poi l'industria ha sposato i prodotti DOP e GP e li ha fatti diventare quella che oggi chiamiamo la DOP economy, un settore che vale 20 miliardi e che è un pilastro dell'agroalimentare italiano e proprio dell'economia italiana. Ecco non si potrebbe improntare a questo capitolo anche la futura riforma cioè produrre di più ma produrre prodotti di qualità e non prodotti che poi debbano essere distrutti. Esattamente questo quello che dobbiamo provare a fare produrre prodotti a cui attribuire valore non è tanto la quantità per esempio lo spreco alimentare le produzioni eccessive di bassa qualità prodotti standardizzati che uno compra in quantità e ne butta a gran parte perché non hanno un valore qualitativo elevato bisogna lavorare esattamente su questo certo secondo noi è la scelta giusta oggettivamente perché porta a benessere ma è anche una scelta che porta l'Italia ad essere competitiva noi sulla quantità giochiamo poche partite noi giochiamo la partita della qualità però in prima fila non c'è nessuno che ha questo elemento così forte anzi spesso la discussione diciamo si ripropone su alcuni settori quello del vino piuttosto che su altri esattamente su questo elemento l'industria faceva tu l'esempio prima si poneva il problema di dire ma se noi difendiamo le indicazioni geografiche sono di nicchia poi si sono accorti che investendo sull'elemento della qualità un prodotto fatto in Italia venduto sui mercati internazionali solo perché fatto in Italia assumo un valore superiore anche a pari data di condizioni e allora dice no aspetta l'industria fatta di persone intelligenti si è resa conto che l'abbinamento Italia prodotti anzi più viene difeso questo concetto e più assume valore un prodotto riequilibrando i costi di produzione per questo che oggi si trova un processo che vede il sistema Italia difendere questo modello peraltro le aggressioni che limitano gli elementi di qualitativi che da noi sono legati molto spesso al territorio di provenienza una tipologia di trasformazione e ci rendono competitivi e gli altri non sempre hanno lo stesso nostro sentiment e l'aggressione di alcuni modelli va tanto sulle piccole imprese quanto sull'industria prendiamo il nutriscorre per esempio nutriscorre è la cosa oggettivamente più scorretta che si possa immaginare nutriscorre non è un'etichetta informativa viene fatta passare come etichetta informativa nel senso che noi italiani vogliamo informare perché vogliamo informare perché più informiamo su quello che c'è in un prodotto e più lo vendiamo e più le persone che basano la scelta spesso sul prezzo possono leggendo l'etichetta capire che differenza c'è tra un prodotto e l'altro scegliendo un prodotto che costa un po' di più ma che vale molto di più che di solito nell'agro alimentare è di provenienza italiana il nutriscorre invece un'etichetta condizionante cioè indirizza verso alcuni prodotti non sulla base di analisi oggettive io non faccio lo scienziato lungi da me voler fare però se noi siamo la popolazione che vive di più in europa c'entererà anche un po' l'alimentazione e quindi delineare alcuni prodotti come il parmigiano questa mattina mi hanno mandato due foto una del latte e uno dello smoothies latte e frutta che vengono definiti al nutriscorre b e lo smoothies c problematici per la salute il vino è fuori scala il parmigiano reggiano e arancione e l'olio d'oliva anche a categoria di pericolosità per la nostra alimentazione il nutriscorre ti dice vai verso invece prodotti realizzati in laboratorio o anzi sicuramente in industria dove vengono centillenate le quantità di ogni caloria grasso e vengono inserite in una bottiglia dal aspetto anonimo che oggi voi trovate in grandi distribuzioni dei paesi che applicano il nutriscorre in apertura di supermercato vi conosce le logiche del sistema del supermercato sa che nei supermercati o si spiega per chi faceva la spesa come me si faceva questa domanda perché la verdura è prima delle bottiglie d'acqua minerale e la verdura la metti sotto il carrello ci metti le bottiglie sopra perché ti dà l'idea del fresco nel supermercato e ti porti all'interno del supermercato questa idea era un concetto commerciale che viene sostituito dal nutriscorre tu in apertura in francia per esempio dei supermercati trovi queste bottiglie di coschetto tu dici quello è detersivo no? This is food questo è il cibo verso il quale il nutriscorre ti indirizza che tu non compreresti mai basandosi su il nostro modello sensoriale tradizionale che però ci ha portato a un benessere una qualità che dovrebbe prevedere faccio una battuta su questo una etichettatura su tutti i prodotti del pianeta guarda come mangia un italiano imitalo questo dovrebbe essere l'indicazione corretta non il nutriscorre che sostanzialmente penalizza ripeto olio d'oliva parmigiano i prodotti che ci hanno resi quello che siamo obiettivamente anche il meno orgoglioso di essere italiano potrà accostatare che il benessere del quale godiamo in termini di salute è invidiato dagli altri eh tra l'altro eh il ministro io scoperto il ministro Lolo Brigida ha una sua personale galleria degli orrori alimentari perché una volta al ministero era di ritorno ad un viaggio negli Stati Uniti portò una confezione di bacon rivestito di cioccolata la roba che faceva ribrezzo anche soltanto senza aprire la confezione eh ritornando ai temi ai temi europei eh io non posso non notare eh in Italia si parla eh di ci sono elezioni europee si parla di tutto tranne che dei temi europei no adesso almeno eh spero che abbiamo colmato almeno per quello che ci compete eh questo questo vuoto parlando abbastanza di eh politica eh agricola eh però un'altra cosa che io ho più spost più volte segnalato a noi eh eh un assist politicamente scorretto e dall'occasione di attaccare l'opposizione cioè noi abbiamo avuto per tre mandati Paolo De Castro eh a Bruselle che è stato un punto di riferimento di tutto l'agroalimentare italiano di qualsiasi colore eh siamo riusciti a non candidarlo cioè avevamo qualcuno che eh era conosciuto era apprezzato conosceva molto bene la macchina comunitaria per cui spesso eh è riuscito anche in alcuni pronto intervento a risolvere dei problemi che rischiavano di essere eh dei dei dei file che rischiavano di essere eh rischiosi per per per l'Italia eh e siamo riusciti a non candidarlo adesso non le chiedo un'opinione politica visto che non è eh della sua area politica. Esatto. Non attaccherò il PD per non aver candidato quello che io consideravo uno dei migliori parlamentari europei perché penso che eh chi ha conosciuto il lavoro di Paolo e di altri saprà ben valutare. Una scelta che è coerente con le nuove linee della eh secretaria che sposa le tematiche che hanno di di quell'oro che hanno eh diciamo messo in ginocchio le nostre produzioni di trasformazione europee per cui è un posizionamento in nome eh di eh un che tutti oggi giudicano empiricamente problematico ma che invece alcune forze politiche in Italia non solo hanno sostenute ma sostengono anche oggi quindi chi vota per loro sa che si va in quella direzione si può fare non si può fare. Paolo De Castra era un'anomalia tra virgolette in questo percorso anche con una tradizione eh diciamo che vedeva all'interno del eh per fortuna all'interno del Parlamento italiano un lavoro bipartisan su alcuni temi io ho eh inaugurato non sapevo di essere stato il primo a farlo nella storia della Repubblica però l'ho fatto volentieri e l'ho scoperto dopo io ho chiesto a tutti i miei colleghi ministri della storia repubblicana quelli ancora in vita evidentemente di incontrarci al ministero sono venuti praticamente tutti da Stefano Patuanelli a eh Luca Zaglia alla collega Bellanova a Paolo De Castro che è stato due volte ministro insomma una ventina di ministri compreso il collega Diana che aveva fatto il ministro nel 1991 quindi con un'età avanzata ma con una grande esperienza per fare che per dirci tra noi in un momento in cui io ero nella posizione di decidere le linee perché non ragioniamo insieme su che cosa ci accomuna? Quello che ci accomuna teniamolo fuori dalle bagarre elettorali del momento e poi continuiamo a litigare sulle eh cose di casa ma non sulle cose che ci serve in Europa tutelare e difendere perché quando andiamo lì per esempio tuteliamo il sistema Italia tradotto in esempio più semplice fino al Brennero maglietta della propria squadra dopo il Brennero maglia azzurra per tutti. Questo concetto alcuni lo hanno raccolto con Paolo De Castro con ehm il gruppo con Nicola Procaccini con tanti altri colleghi di altre forze politiche e di vari gruppi e abbiamo avuto modo eh eh Dorfman abbiamo avuto modo di confrontarci e decidere quello che era utile per il sistema Italia e agire congiuntamente io e Nagrifish e i gruppi parlamentari in Parlamento proteggere le indicazioni geografiche proteggere eh un modello che metteva il al riparo il vino una dei primi provvedimenti che abbiamo dovuto difendere con un cambio di posizione italiana rispetto al governo precedente era quello di poter promuovere vino e carni rosse due prodotti di eccellenza nostri a cui vogliono togliere i soldi per la promozione internazionale in nome sempre di un furore ideologico che non condanna l'abuso del bevante a base alcolica tutti noi le condanniamo ma un uso morigierato del vino per la nostra alimentazione il Trentino voglio informare che tra le regioni e le province italiane è una di quelle che ha una longevità più ampia e devo dire che mi risulta il vino essere abbastanza utilizzato in questa provincia quindi detto questo Paolo De Castro con il quale io continuerò a collaborare perché al di là delle insinuazioni di alcuni giornalisti lo ritengo una persona esperta ha fatto due volte ministro 15 anni in Parlamento europeo ha avuto la sua esperienza diciamo politica a sinistra da quello che mi risulta finito questo percorso tornerà la professione di professore universitario finché ovviamente non finisce il mandato non mi permetto di dire altro ma penso che sia una persona della quale l'Italia può continuare a sulla quale può continuare a far conto per la sua esperienza e per quella modello che vede noi lo dico con franchezza noi dei Fratelli d'Italia da sempre anche quando erano all'opposizione non giudichiamo le cose a seconda da dove siamo seduti noi quello che interesse per l'Italia lo seguiamo a prescindere lo abbiamo dimostrato in opposizione a maggior ragione adesso che siamo al governo sentiamo la responsabilità di coinvolgere tutto ciò che è utile e rafforzare il sistema paese renderlo sempre più forte e competitivo e quindi questi sono gli elementi su cui facciamo conto. Un'ultima domanda velocissima non c'è una strada per risolvere i nostri problemi di sottorappresentanza a brussel che le vada a fare il commissario per fortuna c'è una prassi consolidata per la quale all'inizio le sei nazioni fecero questo accordo sul settore più importante il ruolo di commissario non lo diamo a una di noi tre perché erano buoni e si fidavano tra loro ma non troppo e quindi questa regola non detta detto questo non abbiamo assolutamente parlato delle vicende legate ai commissari è il ruolo dell'Italia che deve aumentare ma non tanto nei commissari che è un elemento importante ma non è l'unico noi siamo e lo dobbiamo dire i nostri cittadini perché sono dati oggettivi noi abbiamo avuto governi che o in Europa mancavano o andavano in questo consesso che è una specie di condominio nel quale ognuno ha il suo appartamento e poi ha degli interessi comuni che rappresentano ascensore pianerottolo ecco noi avevamo tutte le altre nazioni che difendevano anche il pianerottolo dell'ascensore ma prima il loro appartamento noi facevamo un governo che andavano a difendere solo pianerottolo e ascensore si dimenticavano dell'appartamento con dati devastanti che dimostrano oggettivamente che cosa sia accaduta abbiamo avuto una perdita nel settore agricolo di imprese superiore alla media europea di gran lunga sulle marinerie un disastro meno 28% delle marinerie europee meno 40% delle marinerie italiane quindi un dato che fa capire come le norme che venivano previste in Europa non fossero nelle interesse di tutti ma di chi sapeva gestire meglio la fase di contrattazione dove avviene però la contrattazione è chiudo non tanto nell'aspetto politico la politica diciamo chiude e apre le porte in mezzo c'è un lavoro delle burocrazie è lì che siamo fragili è vergognosa la presenza nel sistema burocratico di brussell dell'italia in commissione agricoltura su 50 posizioni di burocrazia che sono quelli che analizzano le carte che preparano i documenti che seguono il provvedimento non siamo presenti nelle figure apicali non siamo presenti in maniera idonea nelle altre 4 su 50 4 posizioni minori su 50 più o meno sulla pesca stessa cosa addirittura nelle direzioni della pesca l'unico italiano che c'è si occupa della pesca oceanica che è l'unica che non facciamo quindi siamo al paradosso l'italia è lì che è stata debole è stata fragile non è contata nulla noi non abbiamo nelle burocrazie di brussell un peso è lì che dobbiamo recuperare perché l'italia se in agricoltura dove siamo il secondo o primo paese in termini di produzione di trasformazione abbiamo questa presenza figuriamoci nel resto quanto incidiamo e quindi diciamo oggi è una delle prime cose che abbiamo chiesto è stato riaperto un interpello per l'agricoltura che fa partecipare gli italiani al pari degli altri però diciamo in europa c'è una mediazione tra le il merito ti fa arrivare una selezione di candidati tra i burocrati e poi c'è un momento di riequilibrio proprio per evitare che ci sia una spereguazione quella che abbiamo registrato a danno del nostro sistema oggi per fortuna le cose in europa sono proprio cambiate radicalmente se lo dicesse il sole che è un giornale italiano e quindi automaticamente a differenza di altri parla bene del sistema italia quando il frankfurter piuttosto che il new york times dall'altra parte dell'atlantico certificano il ruolo dell'italia in europa come un ruolo centrale e la novità degli ultimi degli ultimi anni obiettivamente eravamo diventate una nazione così di quelle di cui si può fare a meno oggi viene attribuito alla nostra presidenta del consiglio un ruolo strategico in quasi tutti i dossier di carattere europeo e di carattere internazionale e il g7 da cui a poco lo dimostrerà chiudo su questo impuglia la presidente meloni non solo preside il g7 in maniera autorevole ma accade una cosa anche nuova perché la presenza del papa per la prima volta un g7 non è da sottovalutare ma la presenza di tutte le tre religioni principali all'interno di quel g7 attraverso le nazioni che sono più forti da un senso anche di interconnessione rispetto ad altri modelli che non solo solo di economici ma che incidono anche su altri elementi e poi il g7 agricoltura che svolgeremo ortigia come già sai sarà un evento il g7 dura due giorni e mezzo g7 agricoltura qualche riunione ecco noi abbiamo voluto trasformare la più grande espò dell'agricoltura che in italia si è realizzata a mia memoria negli ultimi 20-30 anni dedicata esclusivamente al comparto dell'agricoltura dell'agroindustria peraltro con la parte di paesi africani e ieri è stato confermato perché le avevamo invitati essendoci l'espò dell'agricoltura ufficiale in giappone anche del governo giapponese con un suo stand di promozione di yokohama che sarà il luogo dove si svolgerà l'espò. Va bene grazie al ministro dell'agricoltura, il tempo è finito, grazie a tutti e buon festival dell'economia, a presto.
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