Rischio climatico
Incorpora video
Rischio climatico
I cambiamenti climatici rappresentano una fonte significativa di rischio sistemico, con la potenzialità di destabilizzare il normale funzionamento dei mercati, del settore finanziario e dell’economia reale. Le possibili conseguenze saranno tanto maggiori quanto più ritarderemo la transizione a un’economia sostenibile.
buongiorno a tutti sono davvero felice di poter accogliere la dottoressa parisi in questa modalità in presenza in questa edizione particolare e unica del festival dell'economia e quindi proprio un piacere poterla conoscere laura curiosi è un'autorevole esperta finanziaria presso la direzione generale per la politica macro prudenziale e la stabilità finanziaria della bce dove proprio capo del gruppo che si occupa di tres stress test per il rischio climatico la sua formazione include una laurea un master in fisica teorica il dottorato di ricerca in economia e gestione presso l'università di pavia nel febbraio di quest'anno è stata scelta dalla bce proprio per celebrare la giornata internazionale delle donne della scienza i suoi interessi di ricerca le sue pubblicazioni si sono tra l'altro indirizzate a tematiche come il rischio sistemico il processo di l'unione bancario europeo la valutazione delle riforme normative nel settore bancario attualmente la sua attività di ricerca è rivolta a comprendere come i cambiamenti climatici possono influire sulla stabilità del settore bancario dell'economia in generale ora la rilevanza degli impatti del cambiamento climatico nella vita reale delle persone l'economia è certamente un tema diventato noto a tutti noi anche ai non addetti del mestiere conosciamo tutti il nome dell'attivista greta tim burke e abbiamo forse ancora negli occhi le immagini gli ultimi incendi in california oggi la dottoressa parisi ci introdurrà proprio alla parola rischio climatico cosa si intende per rischio climatico quali sono le implicazioni del rischio climatico per l'economia per la stabilità dei mercati finanziari e per la resilienza delle banche e degli intermediari finanziari e che strumenti possono avere le banche centrali in generali e banche per valutare e gestire questo rischio a lei la parola grazie mille per questa bellissima introduzione che ha toccato di fatto i temi di cui vorrei parlare in questo mio intervento come giustamente detto io lavoro presso la banca centrale europea e in particolare nella direttorato generale di nations milizie macro prudential policy quindi quello di cui vorrei parlare oggi di fatto sono tre temi fondamentali come giustamente ha anticipato vorrei prima a dare una breve introduzione rispetto ai tipi di rischi di cui stiamo parlando quindi cosa si intende per rischio climatico quali sono le potenziali implicazioni per gli intermediari finanziaria per l'economia più in generale e quindi quale ruolo possono giocare le banche centrali in generale e la bce in particolare in questo contesto quindi partiamo con vorrei partire con un'immagine che sembra un quadro futurista che tra l'altro ben si confà questa a questa sala anche se da casa forza difficile vederlo che in realtà non ha niente a che vedere con con l'arte ma che in realtà rappresenta l'evoluzione media della temperatura globale dal 1850 ad oggi dove ogni striscia verticale rappresenta la temperatura relativa in ogni singolo anno e già questo dà un'idea di quanto la temperatura sia cambiata già solo negli ultimi 150 anni a partire dalla rivoluzione industriale quindi in qualche dato per dare un po di base di fatto scientifica empirica rispetto a quello di cui stiamo parlando i due grafici che vedete qua rappresentati sono presi dal sito della nasa quindi insomma di fatto hanno una rilevanza scientifica non indifferente e chiariscono alcune evidenze empiriche fondamentali prima di tutto è vero che durante la storia ci sono stati cicli climatici quindi abbiamo assistito a periodi di glaciazione tuttavia è altrettanto vero che i cambiamenti climatici che stiamo vivendo e che stiamo osservando adesso sono totalmente fuori scala rispetto a quanto osservato in passato quindi il grafico a sinistra rappresenta la quantità di co2 negli ultimi 800 mila anni di storia quindi una base dati non indifferente e si vede come lecce la co2 è osservata negli ultimi 150 anni e quasi il doppio rispetto al massimo raggiunto negli ultimi 800 mila anni di storia quindi siamo sicuramente parlando di un fenomeno che non ha a che vedere con i normali cicli climatici osservati sul nostro pianeta nel corso degli ultimi anni lo stesso vale per la temperatura la temperatura come viene invece rappresentata nel grafico a destra si sta comportando in maniera anomala il grafico a destra rappresenta la cosiddetta appunto anomalie della temperatura quindi quanto la temperatura sta aumentando rispetto ai livelli preindustriali e l'aumento della temperatura che stiamo osservando in particolare nell'ultimo secolo è 10 volte maggiore rispetto all'aumento della temperatura che si è osservata a seguito dei piloti di glaciazione quindi sicuramente anche questa evidenza chiarisce che stiamo avendo a che fare con dei fenomeni che che sono che non hanno precedenti storici e la scienza ci supporta anche con altre due evidenze importanti prima di tutto che l'attuale aumento della temperatura è legato alle attività umane quegli studi scientifici hanno dimostrato che con il 95 per cento di probabilità l'aumento di temperatura che stiamo osservando adesso è dovuto all'attività dell'uomo e la seconda evidenza empirica scientifica ci dice che un aumento di co2 è legato a un aumento della temperatura in maniera causale quindi l'aumento della temperatura è dovuto all'aumento di co2 nell'atmosfera utilizziamo questi questi due dati per capire come comportarci e di fatto in questo contesto in cui la scienza fornisce di fatto dei die dei dati da questo punto di vista inconfutabili e quello di cui vorrei parlare adesso appunto eccome di fatto il il mondo si sta comportando di fronte a questa evidenza quindi qual è la risposta globale di fronte a questi dati incontrovertibili di fatto la risposta globale arriva a quegli accordi di parigi che sono stati fermati nel 2015 e gli accordi di parigi appunto cercano di mitigare i cambiamenti climatici attraverso target sulla temperatura quindi di fatto gli accordi di parigi prevedono che entro la fine del secolo l'aumento della temperatura dovrebbe essere non superare i due gradi centigradi e idealmente dovrebbe attestarsi attorno a 1,5 gradi centigradi rispetto ai livelli preindustriali quindi se torniamo indietro e guardiamo di nuovo il grafico a destra che mostrano maniera l'anomalia della temperatura si vede che nel 2020 l'aumento della temperatura rispetto ai livelli pre industriali e di un grado centigrado questo significa che abbiamo 0,5 un grado centigrado di di margine di fatto per poter rispettare la corte di parigi da qua alla fine del secolo quali sono quindi le prospettive cosa come ci stiamo comportando di fronte agli accordi che sono stati firmati dai dai governi beh il grafico anche in questo caso che è stato preso dai dati forniti dal network planning the nation sistemi di cui parlerò più avanti ci forniscono degli scenari e questi scenari ci danno di fatto una notizia buona e una cattiva le due linee più in alto ha dato questi scenari di fatto cercano di relazionare l'aumento di co2 con la previsione di aumento di temperatura in un arco temporale che va da oggi fino alla fine del secolo legati dipendenti dalle politiche climatiche che i governi possono dovrebbero implementare quindi le due linee più in alto ci dicono che nel momento in cui non venissero attuate politiche ulteriori rispetto a quelle già in atto la conseguenza sull'emissione di co2 sarebbe un costante aumento e questo porterebbe secondo le previsioni a un aumento della temperatura fine secolo fra i 3 ei 4 gradi centigradi in più rispetto a livelli pre industriali che significherebbe chiaramente non rispettare gli accordi di parigi quindi questo ci dice che un'azione di fatto di policy per ridurre le emissioni è necessaria se vogliamo davvero raggiungere questi target e l'azione è necessaria e anche consistente perché come si vede invece dalle curve più più in basso nel grafico per rispettare gli accordi di parigi quindi per garantire un aumento della temperatura entro certi limiti quindi da uno e mezzo a due gradi centigradi è necessaria una sostanziale inversione di rotta nelle emissioni di co2 come dicevo prima notizia buona notizia cattiva la notizia buona è che a raggiungere gli accordi di parigi è ancora possibile siamo ancora in tempo per poterlo fare quindi c'è margine se se l'azione viene presa oggi non domani ma oggi mitigare i cambiamenti climatici ancora possibile la notizia cattiva è che questo questo margine di manovra questa finestra per poter intervenire si sta sta sta diminuendo altri studi scientifici hanno dimostrato che se l'inversione di rotta nell'emissione di co2 non avviene entro il 2030 raggiungere gli accordi di parigi sarà impossibile perché i cambiamenti climatici di cui stiamo parlando non sono fenomeni lineari ma sono fenomeni irreversibili quindi questa caratteristica di irreversibilità è quella che costringe di fatto le azioni per limitare le emissioni di co2 essere immediata quindi con una finestra che che si sta man mano chiudendo e la seconda importante considerazione è che per poter raggiungere questi target le emissioni di co2 devono azzerarsi entro il 2050 quindi queste sono le due le due considerazioni per quanto riguarda le emissioni di co2 importanti da tenere a mente soprattutto nel contesto di scenari che da qua arrivano fine secolo è importante tenere in considerazione questi aspetti anche per l'impatto economico di cui poi parleremo più in dettaglio e questo perché perché vivere in un mondo surriscaldato con un aumento di temperatura appunto di 34 gradi centigradi ha delle implicazioni sostanziali per il nostro sistema economico soprattutto perché un aumento della temperatura è chiaramente legato a un incremento dei fenomeni naturali catastrofici con potenziali impatti chiaramente per i nostri sistemi economici dall'altro lato quando invece pensiamo a politiche che riducono le emissioni di co2 nell'atmosfera abbiamo anche in questo caso da affrontare dei costi che però sono tanto minori quanto più tempestivo l'intervento per diminuire queste emissioni di co2 quindi vorrei già può iniziare a introdurre un attimino questi due concetti di rischio quindi da una parte il rischio legato a fenomeni naturali catastrofici sempre più più frequenti di grandezza sempre più elevata con il rischio di di transitare verso un'economia più sostenibile che chiaramente auspicabile dal punto di vista economico e ambientale prima ma anche economico ma i cui effetti tuttavia dipendono da come dall'efficacia e della tempestività con cui tali azioni vengono vengono intraprese parlare di rischi climatici e di come le azioni possono mitigarli implica considerazioni per quanto riguarda i costi quindi dobbiamo partire dalla proposizione dall'assunto che mitigare i cambiamenti climatici sicuramente comporta dei costi e poi ho voluto confrontare due tipologie di costi diversi a seconda di quali scenari vogliamo considerare nel nostro prossimo futuro quindi da un lato e questo è visibile sul grafico di sinistra abbiamo costi relativi agli investimenti quindi quanto e di quanti investimenti abbiamo bisogno per poter davvero transitare verso un'economia più sostenibile dal punto di vista appunto di investimenti nel campo delle tecnologie ad esempio ma anche impatti dovuti a carbon tax piuttosto che cat threshold limiti nelle emissioni di co2 ci sono stati diversi studi a riguardo altri studi di impatto sono in essere più o meno le cifre si attestano intorno a 2 punti di pil mondiale annui da qua per i prossimi 30 anni quindi stiamo parlando sicuramente di cifre molto significative qual è il problema il problema è che se non iniziamo a investire oggi ci troviamo di fronte a dover affrontare le perdite dovuti a eventi climatici catastrofici domani e qua ho voluto riportare nel grafico a destra 22 serie 2 2 dati una una serie storica è presa da munich re che è uno dei principali delle principali e assicurazioni del mondo che riporta il numero di eventi catastrofici annui così come le perdite legate a questi eventi catastrofici negli ultimi vent'anni e dal grafico è estremamente evidente il trend è in grandissima crescita sia dal punto di vista della frequenza degli eventi sia dal punto di vista dell'impatto in termini di perdite nel momento in cui le politiche per diminuire le emissioni di co2 non venissero attuate questo trend sarebbe in continua crescita e non crescita lineare stiamo parlando appunto di crescita che seguono trend più più estreme rispetto alla crescita lineare dall'altro lato ho anche voluto riportare ma su questo torneremo anche più avanti quali potrebbero essere le perdite sempre espresse in punti di pil in uno scenario potrà world si suol dire che io ho voluto tradurre come scenario surriscaldato e nel momento in cui politiche appunto di questo tipo non venissero introdotte e la stima in questo caso è di 24 punti di pil fino alla fine del secolo dovuti a perdite legate a un incremento di eventi naturali catastrofici quindi ci troviamo a confrontare due punti di pil per quanto riguarda gli investimenti con un potenziale equa ripeto potenziale perché si tratta chiaramente di di studi predittivi pari a 24 punti di pil globale fino alla fine del secolo un paio di definizioni e per inquadrare quello di cui stiamo parlando ho già introdotto i concetti di fatto nelle nelle prime slide ma cerchiamo di inquadrarli in maniera un po più rigorosa come ho detto due sono i potenziali rischi che classicamente di fatto entrano in gioco quando si parla di rischi legati i cambiamenti climatici soprattutto per l'economia da un lato il rischio fisico col rischio fisico si intende l'impatto finanziario di fatto diretto che deriva dai cambiamenti climatici quindi quanto eventi naturali catastrofici possono comportare in termini di perdite finanziarie e con questo intendo gli effetti tt eventi come mutamenti graduali del clima ma anche degrado degrado ambientale e in questo senso è anche qua necessario distinguere fra due tipologie di rischio fisico da un lato abbiamo il rischio e di fisico acuto che è causato dai venti estremi quindi rischi acuti sono ad esempio legati a fenomeni estremi di tempeste siccità alluvioni ma il rischio fisico non è solo legato a questi fenomeni estremi è anche legato a mutamente graduale del clima e con queste si intendono ad esempio gli effetti dovuti a un innalzamento dei livelli dei mari innalzamento della temperatura ma anche scarsità di risorse se poi vogliamo entrare anche in invariabili un po più socio economiche e questo è un dato di fatto della storia il secondo lato è il cosiddetto rischio di transizione che invece intende la perdita finanziaria in cui un ente direttamente o indirettamente può incorrere nel momento in cui l'economia sia giusta verso un processo di eco sostenibilità quindi nel momento in cui l'economia cerca di aggiustarsi e diventare più ecosostenibile ci potrebbero essere effetti secondari effetti collaterali che hanno un impatto economico finanziario su quegli enti e in particolare penso ad esempio a quelle industrie in settori e che operano in settori che sono altamente legati alle emissioni di co2 esattamente carbone piuttosto che petrolio quindi non ostacolo non significa che dobbiamo preoccuparci di transitare verso un'economia sostenibile che chiaramente la transizione è necessaria e auspicabile e tuttavia nel farlo dobbiamo tenere presente che la transizione deve essere attuato in maniera estremamente efficiente ed efficace perché gli effetti collaterali economici potrebbero essere sostanziosi e effetti di fatto secondari su alcuni settori implicano perdite di posti di lavoro e depressione economica soprattutto in quelle economie che sono che hulk e altamente sono altamente implicate in questo in questo tipo di attività detto questo come i rischi di transizione e i rischi fisici come abbiamo già anticipato hanno un impatto economico come emerge di fatto da queste due definizioni e l'impatto sull'economia può interagire con il sistema finanziario e lo può fare in diversi modi e qua ho cercato di dare uno di fornire uno schema rispetto a quelli che sono gli attori economici implicati e la complessità delle relazioni tra tutti questi attori economici e si tratta di uno schema e quindi non ha la pretesa di essere esaustivo ma vuole semplicemente dare un'idea della davvero della complessità del fenomeno che stiamo studiando che peraltro è nuovo anche per gli addetti al settore quindi i principali attori che che qua ho voluto identificare sono chiaramente i cambiamenti climatici sul lato economico abbiamo imprese e famiglie società e macroeconomia sul lato finanziario abbiamo gli intermediari finanziari nel loro nel loro complesso nel loro insieme ho voluto anche distinguere quali sono le relazioni fra questi attori sia per quanto riguarda il rischio fisico sia per quanto riguarda il rischio di transizione allora cerchiamo insieme di fatto di capire come i fenomeni climatici impattano ognuno di questi e come essi interagiscono fra di loro da un lato abbiamo una relazione di fatto bilaterale tra i cambiamenti climatici e il mondo delle imprese che ha una relazione fondamentale che chiunque si occupi di rischi climatici devi assolutamente tenere in considerazione è anche quantificare quindi da un lato il rischi fisici hanno possono impattare il mondo delle imprese tramite eventi climatici estremi quindi di fatto si tratta di danni al sistema produttivo in sé ma la relazione bilaterale perché le imprese chiaramente hanno anche un impatto sul sui cambiamenti climatici soprattutto le imprese che operano in quei settori che sono altamente emissivi quindi le imprese nel momento in cui continuano di fatto a emettere una grande quantità di co2 possono deteriorare ulteriormente il nostro il nostro pianeta con un incremento dei cambiamenti climatici così come al tempo stesso possono mitigare di fatto questi cambiamenti climatici nel momento in cui l'economia transita verso un'economia più ecosostenibile dall'altro lato c'è una relazione che è legata più a rischio di transizione quindi il clima tra transizione di fatto verso un'economia sostenibile può impattare il mondo imprenditoriale tramite una possibile decrescita dei profitti e quel rischio di transizione che che citavo prima soprattutto per quei settori che sono altamente emissivi una politica e di fatto per ridurre per mitigare i cambiamenti climatici potrebbero deprimere certe parti dell'economia e quindi ridurre la profittabilità di alcune imprese o delle imprese che operano specialmente in questi settori l'impatto però del dei cambiamenti climatici può può avvenire anche sul sulle famiglie e questo è chiaramente evidente per quanto riguarda i rischi fisici pensiamo ad esempio i danni alle proprietà proprietà immobiliari quindi soprattutto per quelle famiglie che hanno proprietà immobiliari locate in aree geografiche altamente esposte al rischio di mutamenti climatici ma il rischio sulle famiglie è anche dovuto essere anche dovuto a rischi di transizione si pensi a politiche appunto come come già detto più volte che mitigano del fatto che che mirano a mitigare i cambiamenti climatici potrebbero impattare le famiglie dei lavoratori che operano in questo settore tramite quindi un impatto sui redditi ma c'è anche un altro tipo di impatto sulle famiglie sulla popolazione in sé nelle famiglie intese a livello singolo poi sulla società in senso in senso aggregato dovuto alle preferenze alle preferenze dei consumatori quindi in una in un mondo in cui di fatto la popolazione sta diventando sempre più sensibile a questi temi le preferenze dei consumatori stanno scippando si stanno traslando verso verso prodotti verso consumi che sono è più in linea con i criteri di ecosostenibilità l'impatto come detto è anche a livello aggregato sulla società e dove società si intende un po tutto comprese le politiche e le e questo lato della medaglia è estremamente importante perché poi come sottolineava più avanti le responsabilità delle politiche dei governi sono fondamentali da questo punto di vista e le scelte politiche sono potrebbero avere un impatto positivo così come negativo ma ci auguriamo di no nella mitigazione dei cambiamenti climatici tramite appunto scelte atte a ridurre le emissioni di co2 ma i rischi fisici possono avere un impatto estremamente negativo anche sulla società equa appunto ci spostiamo anche verso fenomeni più legati alla la società fenomeni sociali quindi si pensi ad esempio a fenomeni di migrazioni di massa piuttosto che differenti trend nei nei consumi globali ma anche fenomeni più estremi come fame povertà guerre in alcuni in alcuni in alcune zone geografiche altamente esposta rispetto a questi tipi di rischi e infine l'impatto sull'economia che dal punto di vista dei rischi fisici potrebbe avere un grandissimo un grandissimo impatto si pensa ad esempio alla spesa pubblica in alcune in alcuni paesi in alcune zone che sono altamente esposta rispetto ai cambiamenti climatici ma anche la disponibilità di risorse e quindi tutto l'impatto sull'export di una duna in un sistema macro macroeconomico questi tutti questi attori che ho citato imprese famiglie e società economia chiaramente non sono isolati quindi gli impatti di una anno schieramente un effetto indiretto sugli altri sugli altri attori nel sistema macroeconomico che stiamo considerando gli impatti appunto poi del dei cambiamenti climatici su questi e su questi agenti hanno un impatto sul sugli intermediari finanziari che appunto potrebbero risentire direttamente o indirettamente del dei cambiamenti dei rischi legati a cambiamenti climatici siano essi fisici siano esse di transizione sugli intermediari finanziari gli intermediari finanziari però hanno anche un altro problema che si trovano a dover a che fare con a rischi più operativi perché soprattutto in una in un'economia che vuole transitare verso criteri di ecosostenibilità gli intermediari finanziari potrebbero essere esposti anche a rischi di responsabilità legale quindi azioni legali direttamente nei loro confronti nel momento in cui non dovessero essere in linea con i target climatici ma anche rischi reputazionali come dicevo prima in una società che si sta sempre più sensibilizzando rispetto a questi temi gli intermediari finanziari poi giocano un altro ruolo fondamentale perché potrebbero amplificare questi fenomeni questi impatti economici e quindi ulteriormente deteriorare le condizioni macroeconomiche che già sono deteriorate dei cambiamenti climatici in sé quindi vorrei in questo modo dare un'idea di quanto complesse sono le relazioni che legano i cambiamenti climatici rispetto ai alla il sistema il funzionamento macroeconomico e il ruolo cruciale che giocano gli intermediari finanziari in questo senso per cui immagino e spero sia chiaro quanto le banche centrali e e la bce in particolare siano interessati a studiare questo fenomeno per gli impatti sull'economia e in particolare per la resilienza di fatto degli interni delle finanziarie andando più nel dettaglio rispetto a come i rischi macro economici legati ai pigmenti climatici possono impattare il sistema finanziario ho voluto qua mapparli rispetto ai classici canali di transizione che si che si considerano quando si studiano gli intermediari finanziari e ho voluto anche cercare di distinguere quelli che sono gli effetti dovute ai rischi fisici rispetto a quelli che sono gli effetti dovuti ai rischi di transizione da un lato abbiamo il rischio di credito uno delle principali fonti di rischio per qualunque studi per per chiunque studi banking di fatto il rischio di credito pasta di fatto dal rischio della controparte quindi per tutte quelle esposizioni che le banche hanno nei loro portafogli verso controparti che sono altamente esposte a rischi fisici quindi a fenomeni naturali estremi in questo caso nel portafoglio pd ed di aumentano o ci possiamo aspettare che il pd agili aumentino pd e gd perché non è particolarmente detto i lavori sono la probabilità di default quindi la probabilità di insolvenza della controparte mentre algidi che allah lo scrivente fault dice di fatto quanta parte della della perdita viene viene persa di fatto non è più recuperabile parte della banca e in questo caso si pensa ad esempio la perdita di valore del collateral del collaterale immobiliare ad esempio nel caso di mutui verso alle famiglie ma anche alle imprese nel caso di rischio di transizione il canale non è tanto più di fatto il driver il fattore di rischio non è tanto più legato alla locazione geografica del collateral quanto alla settorialità dell'impresa di riferimento in questo caso anche anche per quanto riguarda rischio di transizione le due variabili in gioco sono probabilità di insolvenza e l'hanno scrive in default quindi la propria la la porzione di perdita della del credito della banca ma soprattutto rivolte a quelle imprese che operano in settori altamente emissivi quindi in caso di politiche atte a limitare le emissioni di co2 quelle imprese operanti in questi settori potrebbero trovarsi in situazioni di difficoltà e in questo caso quindi aumentare la propria probabilità di insolvenza e quindi anche le gt e per quanto riguarda l'esposizione della banca che ha una linea di credito aperta con queste imprese un altro fondamentale canale è il rischio di mercato e in questo caso si pensi ad esempio al possibili perdite di valore di titoli di assets anche dovuti a un incremento della volatilità quindi aumento dell'incertezza soprattutto nel caso di rischi fisici ci sono poi anche rischi operativi che le banche hanno in quanto imprese di fatto di per sé quindi rischi fisici legati ad esempio a danni alle infrastrutture bancarie alle filiali ma anche ai centri di ad esempio di produzione contante al tempo stesso abbiamo già citato nel caso di transizione verso un'economia più sostenibile le banche potrebbero trovarsi di fronte a rischi di responsabilità legale e rischi reputazionali come come già detto prima e infine c'è tutta un'altra serie di rischi di fatto ulteriori rispetto a questi tre canali come ad esempio possibile rischio di liquidità nel momento in cui in caso di danni in certe specifiche aree ci sia una corsa all al ritiro contante da parte dei clienti piuttosto che il rischio strategico per quelle banche che operano in incerti in certi settori o incerte in certe aree geografiche quindi il protafoglio di fatto della banca può essere impattato da questi tipi di rischi attraverso tutti i canali che di solito si considerano quando si si vuole andare a studiare la resilienza degli intermediari finanziari rispetto ad alcune tipologie di rischio quindi questo per dare una può dire un overview rispetto a quanto le banche siano esposte rispetto a questi rischi ma per chi ancora non fosse convinto che la banca centrale europea piuttosto che le banche centrali in generale possano debbano giocare un ruolo in questo settore ho voluto cuori portare anche un po di riferimenti legali soprattutto in un contesto in cui si discute molto del mandato della banca centrale europea che è che è chiaro è stabilito da tutti i trattati firmati dai governi dell'unione in questo senso e placito prima il trattato sul funzionamento dell'unione europea e hanno voluto voluto riportarne qua due articoli l'obiettivo principale del sistema europeo di banche centrali di cui la bce è la capofila ma che include anche tutte le banche centrali nazionali dei paesi aderenti all'unione è il mantenimento della stabilità dei prezzi obiettivo primario della bce stabilità dei prezzi fatto salvo l'obiettivo della stabilita dei prezzi e poi entriamo in quelli che si vengono considerati i mandati secondari della bce quindi fatto salvo questo l'eurosistema sostiene le politiche economiche generali dell'unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'unione definiti nell'articolo 3 e l'articolo tra cita l'unione instaura un mercato interno si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'europa basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva che mira alla piena occupazione al progresso sociale e su un elevato livello di tutela e miglioramento della qualità dell'ambiente quindi anche in questo senso il mandato della bce appare chiaro ho voluto riportare neanche un altro articolo sempre tra tratto dal trattato al suo funzionamento dell'unione europea che l'articolo 11 che cita le esigenze connesse con la tutela dell'ambiente devono essere integrate nella definizione e nell'attuazione delle politiche azioni dell'unione in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile quindi dato da un lato il mandato a cui chiaramente dobbiamo attenerci in maniera stringente ha dato alla bce e considerando anche il possibile impatto sull'economia e sugli intermediari finanziari pare chiaro che le banche centrali hanno un ruolo e si stanno tutte devo dire in maniera abbastanza unanime omogenea muovendo in questa direzione in che modo le banche centrali possono o si stanno occupando dei cambiamenti climatici in quattro aree principali da un lato rispetto all'analisi economica quindi la miss nabel tra l'altro membro del nostro consiglio di amministrazione ha rilasciato un bellissimo discorso un paio di settimane fa che chiarisce anche questo aspetto è necessario che i nostri modelli di proiezione macroeconomica includano tra le varie variabili gli aspetti climatici quindi la bce ma anche le altre banche centrali si stanno muovendo in questa direzione quindi introdurre i rischi climatici in tutte le proiezioni macroeconomiche per i rischi che abbiamo visto poco prima politica monetaria e questo è chiaramente l'ambito più controverso che non sa non è tra l'altro il mio di competenza quindi cito e passo oltre l'apice sta investendo in green bones come parte del proprio programma di chiaramente considerando la necessità di non distorcere distorcere i mercati una sola piccola nota è uscito un sono usciti vari articoli martedì in cui madame lagarde ha aperto alla possibilità anzi ha di fatto già dichiarato che a partire da gennaio 2021 il green bond saranno anche accettati come collaterali per ri per i prestiti dell'eurosistema dal lato supervisione bancaria la system è un sistema di supervisione centralizzata a livello a livello europeo ma anche loro si stanno sono molto attivi in questo fronte soprattutto in termini di dialogo con gli istituti credito per aumentare la consapevolezza dei rischi derivanti dai cambiamenti climatici e quindi cercare dialogando con le banche di fare in modo che esse stesse internalizzando di fatto questo tipo di analisi nelle loro nei loro propri modelli di gestione dei rischi e infine la stabilità finanziaria che ho evidenziato semplicemente perché il mio ambito di competenza e quindi ci ci ci occuperemo più dettagli di questo che che di fatto significa misurare e quantificare i rischi derivanti dai cambiamenti climatici per la stabilità finanziaria è più più in generale anche cercando di informare il pubblico e gli operatori gli operatori in questo settore come e dove la bce si sta occupando di queste tematiche lo stiamo facendo davvero devo dire a in tanti livelli a livello internazionale europeo nell'euro sistema e anche a livello interno a livello internazionale siamo ufficialmente membri del network in in the financial sector di cui vorrei dire due parole più avanti del pd esca il basel committee for banking supervision e del financial stability board queste sono tre di fatto organizzazioni internazionali di riferimento quando si parla di fatto di rieti stabilità finanziaria in generale ma più in particolare hanno tutti dei workshop dei gruppi di lavoro dedicati ai rischi climatici siamo anche in costante dialogo con lui sì di e con il fondo monetario internazionale a livello europeo il dialogo abbiamo un costante dialogo con la commissione europea con la european banking authority l'eiopa chi è istituzione europea di riferimento per il settore assicurativo l'esma che la l'istituzione europea di riferimento per i mercati finanziari e la european investment bank quindi la banca europea degli investimenti a livello di euro sistema abbiamo ci sono due e di fatto azioni importanti che vorrei citare da un lato c'è un gruppo di lavoro degli esseri b dell'european systemic risk board che è finalizzato al monitoraggio dei rischi climatici in cui la bce è la capofila ma partecipano tutti i rappresentanti delle banche centrali nazionali mila euro sistema in più è in atto la revisione della politica monetaria come annunciato dalla presidente una delle prime è una delle sue prime azioni di fatto di di grandissima rilevanza e stato lanciare una revisione della politica monetaria l'anno scorso che si concluderà l'anno prossimo in cui spazio verrà dato anche ai rischi climatici in questo senso e infine lavoro internamente che stiamo facendo nel nostro direttorato di financial stability che a livello bce è uno dei più attivi mi sento di dire in questo senso stiamo veramente lavorando su vari fronti da un lato per capire quali sono gli impatti nei mercati finanziari dal lato per mappare quantificare i rischi nelle istituzioni finanziarie soprattutto con un focus sulle banche specificamente e in più siamo anche in parallelo riflettendo su possibili azioni di policy ma in questo senso dalla discussione è solo è solo iniziata quindi il time frame di fatto sarà sarà più esteso 223 cose specifiche rispetto rispetto alle azioni di fatto ai ai campi d'azione della bce in questo senso ho voluto può riportare è un paio di dati di risultati che sono stati pubblicati recentemente solo pochi mesi fa in un report che il report che è stato sviluppato nel contesto delle fs eighties i working group nell'euro sistema sui rischi climatici e in queste due sono riportati da un lato le emissioni delle aziende quindi confrontando le emissioni delle aziende a cui le banche sono esposte tramite prestiti equity bones queste sono le tre categorie che abbiamo considerato e confrontando quanto sono cambiate dal 2014 al 2017 è questo il primo grafico a sinistra che mostra abbastanza chiaramente che dato lo stesso campione di aziende le loro emissioni sono effettivamente diminuite nell'arco di tre anni quindi il mondo imprenditoriale sta internalizzando di fatto una transizione verso un'economia più sostenibile e sembra che nelle loro proprie emissioni siano diminuite con tutti caviate del caso legati alla ai dati dall'altro lato abbiamo guardato alle amy salemme alle esposizioni bancarie e dividendo l'esposizione delle banche verso le aziende che sono altamente missive quelle che sono meno e missive e in questo caso sembra che l'esposizione sembra che le banche abbiano un portafoglio più verde ma non tanto perché abbiano cambiato la loro composizione del portafoglio ma quanto perché le imprese stesse sono diventate più verti quindi di fatto i risultati che abbiamo collezionato vanno in due direzioni da un lato il mondo imprenditoriale che sembra si stia spostando verso verso politiche più ecosostenibili ma il mondo bancario che di fatto non sembra essere ancora particolarmente attivo in questo senso proattivo di fatto in questo senso dall'altro lato nell'ultimo grafico a destra abbiamo anche in questo caso con voluto confrontare le emissioni del dei portafogli delle banche confrontando le emissioni del 2014 con l'emissione del 2017 quindi per semplificare la lettura del grafico tutto tutto ciò che sta nel sotto la diagonale indica che il portafoglio delle banche sia decarbonizzato mentre tutto ciò che sta sopra la diagonale indica che il portafoglio delle banche sia carbonizzato ovvero che le emissioni delle imprese a quelle banche sono esposte sono aumentate nel 2017 rispetto al 2014 sembra anche in questo caso che i portafogli delle banche si siano puliti ma come dicevo prima appare per il momento che questa pulizia tra virgolette derivi più da una riduzione delle emissioni a livello delle aziende del mondo imprenditoriale che a livello delle di composizione del portafoglio delle banche stesse un'altra come come citato prima ho citato più volte il network weening financial sector e vorrei spendere due parole nei limiti di tempo credo di dover accelerare ma giusto per dare un'idea del del network che stiamo considerando perché nel mondo istituzionale sta diventando l'istituzione di riferimento quando si parla di rischi climatici per l'economia e per gli intermediari finanziari in l'altro alphaville in the financial sector è un network di banche centrali e supervisori a livello internazionale si compone di una plenari uno steering committee che ha formato attualmente da 10 membri e la bce dall'anno scorso è membro ufficiale del network quelli del financial sector in particolare il vicecapo direttore del mio dipartimento è rappresentante della bce nello nello steering committee il network però è molto molto più esteso e quindi include una quantità innumerevole di banche centrali ogni mese riceviamo nuove proposte da altre banche centrali per entrare a far parte di questo network quindi sta diventando veramente l'istituzione di riferimento e l'obiettivo è quello di rafforzare un po la risposta globale necessaria per raggiungere il target di parigi quindi gli accordi di parigi sono di fatto il target il punto di riferimento per tutto il lavoro che viene svolto all'interno di questo network ma cercano cercando anche di sviluppare analisi per mobilizzare un po gli investimenti verso settori che sono e che sono meno meno emissivi quindi di fatto la gf si propone di promuovere pratiche che i membri ma anche tutti tutti e tutte le altre istituzioni che non sono ufficialmente parte della gf possono seguire e implementare per per transitare verso verso una economia più più sostenibile e le gfs compone di tre di fatto gruppi di lavoro uno che è più focalizzato su politica microprudenziali il secondo che è più focalizzato sull'analisi macroeconomica e il terzo che è invece è più legato a temi di sostenibilità in hans quindi come mobilizzare gli investimenti come ca capire insomma un po come si stanno muovendo i mercati e in ultimo che è poi il tema più controverso che abbiamo già citato come tutto ciò potrebbe entrare nelle scelte di politica monetaria il work stream 2 che a quello che si occupa degli aspetti macrofinanziari è il miur i fattori di riferimento e all'interno di questo work stream sono a capo di uno dei dei quattro gruppi di lavoro che a livello internazionale sta stiamo cercando di lavorare sugli sugli scenari e appunto sono gli scenari che è anticipato all'inizio che che sono un po il cuore del nostro lavoro perché sono quelli che permettono di fare qualunque tipo di analisi formula looking quindi con una prospettiva di lungo termine piuttosto che basarsi su serie storiche che per quanto riguarda questi tipi di climi sono poco poco fruibili e all'interno di questo network abbiamo individuato tre possibili scenari e con scenari intendo come i rischi climatici si possono evolvere da qua fino alla fine del secolo e abbiamo individuato tre possibilità quindi da un lato possiamo transitare verso un'economia più sostenibile in maniera ordinata questo significa implementare azioni di policy oggi per diminuire le emissioni di co2 che permettono in maniera efficiente ed efficace di raggiungere gli obiettivi dell'accordo di degli accordi di parigi quindi questo significa che bisogna innanzitutto iniziare a diminuire le emissioni di co2 entro il 2030 azzerarle tra il 2050 2070 e solo in questo modo in maniera di fatto smooth come si suol dire in maniera ordinata si può si può arrivare a questo risultato la transizione però potrebbe anche essere disordinata e questo deriva dalla cosiddetta tragedia dell'orizzonte temporale che è stata teorizzata da mccartney e non suo famosissimo discorso un paio di anni fa ovvero le generazioni di oggi la generazione di oggi non ha interesse a implementare politiche che hanno impatto solo sulla generazione di domani e questo significa che la transizione non potrebbe iniziare potrebbe non iniziare oggi ma potrebbe iniziare molto tardi in questo processo e quindi per poter raggiungere gli accordi di parigi essere implementate in maniera estremamente violenta è forte solo negli ultimi anni per poter raggiungere questi target il terzo scenario è che non ci sarà alcuna transizione quindi il gli accordi di parigi non verranno rispettati nessuna politica rispetto in più in aggiunta rispetto a quelle attuali verrà implementata e quindi dovremmo avere a che fare con un pianeta in cui il riscaldamento globale supera gli 1,2 gradi centigradi in più rispetto ai livelli preindustriali e quindi ci muoviamo in un in un mondo in cui l'aumento delle temperature è costante chiaramente il terzo scenario è quello che che non ci auguriamo la mappa o poi inquadra le relazioni tra rischi di transizione rischi fisici e quindi cerca di evidenziare quali sono le potenzialità i rischi di ognuno di questi tre scenari in caso di transizione ordinata chiaramente dobbiamo sopportare dei costi legati a questo tipo di transizione tuttavia farlo in maniera ordinata efficiente ed efficace consente di limitarli nel lungo periodo una transizione disordinata invece in cui tutte le azioni di policy vengono introdotti all'ultimo minuto giusto per raggiungere i target chiaramente comporta un aumento incredibile dei costi legati alla transizione tuttavia entrambe queste transizioni proprio perché mirano a rispettare gli accordi di parigi li mettono in qualche modo i rischi legati all'incremento delle temperature e quindi ai rischi di eventi metereologici estremi dall'altro lato il terzo scenario che invece non prevede alcuna transizione verso un'economia più sostenibile diminuisce chiaramente i costi legati alla transizione ma dall'altro lato aumentano in maniera esponenziale i costi dovuti agli impatti di fenomeni fisici estremi e poi voluto dare alcuni numeri che abbiamo ricavato tramite una collaborazione con gli integrati da ses nel modo il consorzio che è il consorzio di accademici che ci supporta e nello sviluppo di questi modelli in cui vogliamo confrontare qual è l'impatto dei costi di transizione rispetto all'impatto dei costi fisici e soprattutto anche confrontando quali sono gli impatti dei costi di una transizione ordinata rispetto alla transizione disordinata quindi una transizione ordinata fatta in maniera in maniera tempestiva comporta un impatto sul gdp che arriva al 4 per cento fino al 2 dalla fine del secolo questo impatto può raggiungere invece il 10 per cento del gdp nel momento in cui la transizione non viene fatta in maniera ordinata ma viene viene di fatto fatta solo all'ultimo minuto e quindi viene viene posticipata dall'altro lato l'impatto sul gdp derivante dalle perdite dovute a fenomeni e naturali estremi può raggiungere 24 punti del pil a fine secolo e questo è il grafico che ho riportato all'inizio quindi stiamo parlando si di due costi ma con magnitudini di fatto dimensioni sostanzialmente diverse giusto per dare un incentivo anche economico rispetto a una transizione verso un'economia sostenibile e vorrei concludere molto brevemente con la risposta che abbiamo dato a livello di euro sistema alla consultazione lanciata dalla commissione europea rispetto all'agenda verde la commissione europea appunto da da da qualche anno sta lavorando a questa agenda per l'unione europea sulla transizione verso un'economia sostenibile ha lanciato una consultazione aperta a tutte le istituzioni e noi come eurosistema abbiamo risposto a qualche mese fa anche in questo caso pc è capofila ma tutte le banche centrali devo dire anno hanno seguito in maniera decisamente non controversa questa nostra risposta e vorrei sottolineare 4 punti e 4 4 punti di fatto afferma tv e cinque sfide i quattro e messaggi generali di fatto sono che l'eurosistema sostiene assolutamente tutti gli sforzi volti alla transizione verso un'economia sostenibile e riconosce chiaramente la sfida che è posta da questi cambiamenti climatici abbiamo visto prima la complessità di questa sfida e il fatto che la risposta ai cambiamenti climatici dipende da azioni di policy quindi tutto tutto ciò è assolutamente e riconosciuto e ci stiamo impegnando anche a livello quantitativo e non solo di policy e di regolamentazione per far fronte a questa sfida secondo punto soprattutto insomma molto attuale la pandemia co vide può costituire un'opportunità in questo senso all'attuale pandemia sta chiaramente provando in maniera sostanziale le nostre economie tuttavia la il recovery la ripresa da questa crisi che che sta cambiando in maniera strutturale il nostro sistema economico dal nostro punto di vista può davvero costituire un'opportunità per per spostare alcuni investimenti verso certi settori che sono più in linea con ideali ecosostenibili sempre legati alla pandemia l'unione europea ha messo in atto strumenti che non hanno precedenti storici per far fronte a questa crisi tali strumenti dovrebbero costituire una una possibilità un'opportunità di investimento in in questi settori verdi ed eco sostenibili perché sono sono costituiscono davvero un'occasione unica che l'unione europea ha messo a disposizione del dei nostri e dei nostri governi delle nostre politiche la bce chiaramente supporta e in maniera ferma e convinta gli obiettivi dell'unione europea per promuovere un'economia sostenibile come abbiamo visto prima questo è astro assolutamente in linea con i manda con il mandato della banca centrale europea approvato dai governi ma è anche in linea con il mandato più strettamente di supervisione del 66 per garantire e preservare la resilienza degli studi finanziarie della stabilità finanziaria più in generale tuttavia per raggiungere questi obiettivi riconosciamo che è importante sostenere il ruolo della finanza sostenibile abbiamo visto la enorme ammontare di investimenti necessari per transitare verso un'economia sostenibile l'unione è la commissione europea ha pubblicato uno studio di impatto non aggiornato rispetto agli ultimi alle ultime dichiarazioni di von der leyen ma comunque stimano che se non necessarie 470 miliardi di investimenti annui in più rispetto agli attuali d'acqua fino al 2050 si tratta di investimenti enormi che chiaramente non possono derivare esclusivamente da fondi pubblici è necessario mobilitare anche il settore privato tramite la finanza sostenibile per poter raggiungere per poter raggiungere questi target perché solo la finanza sostenibile può spostare una così grande mole di investimenti verso questi verso questi settori e infine cinque sfide cinque sfide che che hanno a che fare con la complessità del fenomeno e quella novità di fatto che il fenomeno che stiamo studiando prima di tutto è necessario migliorare la trasparenza e l'informazione anche lavorando a livello quantitativo e ci rendiamo conto di quanti pochi dati abbiamo per poter fare qualunque tipo di analisi d'impatto sulla resilienza in maniera analitica sugli intermediari finanziari quindi è necessario sicuramente aumentare la base dati e migliorare la trasparenza di banche e imprese rispetto all alle loro politiche verdi la tassonomia dell'unione europea recentemente approvata va in questa direzione ma sono necessari ulteriori sforzi secondo luogo il contesto di policy e il vero protagonista quindi il settore finanziario può giocare un ruolo di supporto ma è la policy che dal nostro punto di vista deve intervenire per poter davvero promuovere una transizione persone economia sostenibile i cambiamenti climatici richiedono sicuramente un costante monitoraggio dei rischi ma richiedono anche che le banche stesse internalizza no il monitoraggio di questi rischi e l'implemento non ai loro sistemi di gestione interni dei rischi abbiamo visto come i rischi di transizione i rischi fisici possano davvero impattare la resilienza degli intermediari finanziari noi facciamo sicuramente il nostro mestiere ci stiamo impegnando molto per poterle monitorare tutto ciò deve essere accompagnato da un eguale sforzo da parte degli intermediari finanziari stessi infine il link di fatto il meccanismo di connessione tra la finanza sostenibile e altri obiettivi di policy come ad esempio la capital markets union quindi l'unione dei capitali solo con mercato di capitali e connesso e integrato è possibile veramente promuovere la finanza sostenibile e infine la globalità della dell'azione dei policy quindi siamo di fronte a un fenomeno che ha una dimensione internazionale ha una dimensione globale ma anche fragmentation policy fragmentation possono solo esacerbare questi questi problemi sicuramente non risolverli quindi è necessaria che l'azione sia sia consistente e coordinata da parte di tutti gli attori e e governi e sistemi finanziari più in generale con questo conclusa grazie allora abbiamo qualche minuto per le per le domande se c'è qualcuno che dal pubblico vuole intervenire se no magari inizio io con una riflessione prendendo spunto proprio da quest'ultimo aspetto sulla necessità che tutti i paesi sono coinvolti in questa questo obiettivo di promuove una finanza una cromia sostenibile e mi alzerei al concetto di questi rischi di transizione e vorrei riproporre quella io direi una riflessione ma con la provocazione che recentemente ha sentito al professor ragù reggiana riguardo alla responsabilità delle imprese no di muoversi verso un'economia anche i dati che ci ha fatto vedere prima mostrano un portafoglio che decarbonizzato ma per una iniziativa delle imprese quindi probabilmente riflettono la volontà diversa degli azionisti allora l'abrogazione questa ai paesi viene chiesto di metodi inquinare meno e sappiamo le dibattito recente che grandi istituzioni finanziarie hanno detto che non finanzieranno più imprese i cui progetti futuri pianificati avranno un utilizzo del carbone consistente ora al di là chi viene detto poco su cosa faranno dei progetti in essere se andiamo a vedere quali sono i paesi che più hanno pianificato investimenti utilizzando dopo il carbone sono i paesi che hanno le maggiori risorse e tra questi paesi meno sviluppati in via di sviluppo e che soffrono anche di questi degli impatti dei rischi climatici immaginiamo l'india allora sembra come dire i paesi che finora si sono sviluppati hanno utilizzato il carbone inquinato finché anno hanno potuto ora indirizzeranno i finanziamenti solo per i nuovi investimenti come si mettono le popolazioni meno sviluppato in via di sviluppo davanti a questa sfida globale e quindi la domanda è possiamo immaginare di differenziare gli strumenti con cui incentivare livello di polis di regolamentazione i paesi nello stesso modo possiamo differenziare a seconda del loro stadio di sviluppo nell'economia bellissimo punto sicuramente difficile da neanche un esame qual è secondo lei la sensibilità appunto della situzione posso rispondere al rispetto al lavoro che stiamo svolgendo nel contesto del network sector è più che altro perché quello è un contesto internazionale in cui ci siamo un momento in cui ci stiamo confrontando con istituzioni banche centrali provenienti da giurisdizioni molto diverse quindi uno dei temi che spesso emerge durante le nostre discussioni è appunto quello di riconoscere la diversità giuristi giuridica di fatto di giurisdizione rispetto tutte le proposte che che che facciamo quindi sicuramente la diversità tra le diverse tra i diversi stati di avanzamento economico ma anche i diversi sistemi giuridici in atto in ognuno di essi è una variabile da tenere in considerazione rispetto al rispetto alle politiche che le proposte di fatto che vogliamo introdurre è chiara però un'altra cosa come detto sull'ultimo punto è necessaria che la risposta sia globale quindi da un lato si riconoscono le diversità e quindi è necessario che ognuno poi trovi il proprio il modo che meglio si confà rispetto alle proprie specificità per affrontare questo problema le stesse politiche difficilmente possono essere implementate nello stesso modo in tutti i paesi appunto per per i motivi che che appena nominato perché ci sono siti punti di partenza molto diversi al tempo stesso però necessario che tutti si muovono nella stessa direzione quindi questo è importante sottolinearlo nonostante riconoscendole diversità ma al tempo stesso muovendosi tutti nella stessa direzione perché appunto data la globalità del fenomeno nel momento in cui alcuni alcune giurisdizioni rimangono indietro o regrediscono anche a questo compromette i risultati di tutti gli altri poi ho una curiosità un forse un po più di più tecnica ha illustrato i vari rischi noi sappiamo intermediari finanziari rispondono con capitale un capitale di copertura di questi rischi che quindi viene misurato insomma che poi rispondono alle crisi aggiustando un po le regole mi sembra di intuire che immaginare la capacità di misurare un rischio climatico con un intermediario se si espone assumendo queste posizioni con un capitale più rilevante non risolve la questione quindi al punto di vista tecnico misurare e monitorare il rischio climatico di un'inter minore finanziario non significa chiedergli più capitale per coprire questo rischio ha posto un'altra bellissima domanda è molto controversa per cui no allora di fatto la si sta un paio di anni fa iniziata questo a questa discussione soprattutto nel contesto della commissione europea e dell'eba è sicuramente avrete sentito nominare cose come queen supporting factor brown eyes infector che di fatto significa aumentare i rischi per quelle esposizioni che sono in certi settori piuttosto che in altri la discussione è ferma da questo punto di vista appunto perché riconosciamo il fatto che un aumento di capitale a coprire questi tipi di rischi probabilmente non è la risposta più efficace è un'opzione che ha sul tavolo se ne sta discutendo tuttavia soprattutto data la situazione di fatto economica e bancaria attuale si esclude una possibile implementazione di questo tipo di di risposta nel quanto meno nel breve medio periodo quindi di fatto questo aumento di capitale di cui si è un po iniziato a parlare ancora l'anno scorso prima poiché ci fosse la crisi gov.it è stato un po parcheggiato l'eba european banking authority ha ricevuto il mandato di esplorare possibili effetti di capital bass managers quindi misure di capitale da qui al 2025 quindi ha un mandato di cinque anni per esplorare come eventualmente poter implementare questi tipi di questi tipi di misure basati su un aumento di capitale e quali potrebbero esserne gli effetti quindi la bce ea supporto di questi studi così come la commissione europea chiaramente non è l'unica cosa di cui si sta parlando e non è non è come dire in non ci aspettiamo che che sia introdotta quantomeno a breve termine grazie a qualche domanda il nostro tempo il tempo dato se ha concluso ringrazio tutti per la partecipazione presenza è bello vedere qualcuno e buon festival a tutti i ragazzi bello
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}