Ricostruire un cammino: il ruolo della cooperazione nell’educazione
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Ricostruire un cammino: il ruolo della cooperazione nell’educazione
Il confronto si basa sul ruolo della cooperazione nell’educazione con Giusi Biaggi, presidente CGM, Claudio Bassetti, presidente CNCA - Trentino Alto Adige, Francesca Gennai, vicepresidente di Fondazione Franco Demarchi e presidente di Consolida, Michele Odorizzi, presidente coop. Kaleidoscopio, Angelo Prandini, direttore coordinatore coop. la Bussola. Nella moderazione interviene Maurizio Camin, presidente Cooperativa Arianna, ponendo la questione attuale del caos attuale che di ricostruire un cammino.
Bene, possiamo cominciare, se siete d'accordo. Mettendo vi ringrazio di essere qui, io do subito la parola alla dimensione istituzionale che ringrazio, cioè la Fondazione De Marchi. Prego Francesca. Sì, solo il benvenuto e soprattutto un grazie ai nostri ospiti che stanno in qualche modo resistendo e a stare sotto il sole. Quindi veramente, veramente grazie. Fondazione De Marchi è onorata di avere questo appuntamento perché una delle dimensioni su cui sta lavorando è proprio la comunità educante e quindi il tema di oggi è il ruolo della cooperazione all'interno dell'educazione e quindi rientrano in quelli che sono gli obiettivi di riflessione della De Marchi. Quindi grazie, ripasso la parola a Maurizio Camin che ci aiuterà a moderare questo incontro. Grazie. È un applauso la Gen 9 naturalmente, giusto? Intanto benvenuti un'altra volta. Entriamo subito nell'argomento. Prima però voglio presentarvi il parter perché è un parter importante e sono molto orgoglioso di averli invitati e di averli qui. Per cui cominciamo da Giuse Biaggi che è da un anno ormai presidente di CGM. CGM è una rete di imprese sociali caratterizzata dalla adesione di 44 consorzi se non sbaglio e oltre 480 cooperative. Mi sono molto preparato su di te naturalmente. Poi ci racconterai tu di CGM. Francesca Gen 9 che oltre a essere vicepresidente di De Marchi è la presidente di Consolida. Michele Odoristi che lo presento come cooperatore perché sulla carta d'identità è l'unico in Europa a cooperatore. Ma oltre a essere un cooperante, un cooperatore è presidente di Caledoscopio che è una delle più importanti cooperative di Trentine ed è per me, perdonami, anche uno dei padri fondatori di Educa. Per cui l'idea parte da te in effetti molti anni fa, anche da te. Cominci a diventare pensionato a breve. Poi Claudio Bassetti che è presidente di CNCA e Angelo Prandini che è un semplice educatore. Credo che il pensiero che sta portando Angelo, ma lo scopriremo, rispetto ad alcuni temi che sono i temi rilevanti, è altrettanto importante. Entriamo subito nel merito della mattinata partendo da questa immagine che voi non vedete mai dietro di voi. Io sono uscito da un paio di giorni a Torino di incontri con questa immagine, nel senso che a un formatore è stato chiesto qual è in questo momento la visione del mondo sociale, della cooperazione sociale, ci ha pensato un attimo, ha pensato 30 secondi, poi ha fatto una cosa che io, in video, ho preso il computer, ha cominciato a disegnare, non è questa l'immagine, perché questa è l'immagine che noi abbiamo mutuato da quella immagine, ma è uscito questo, è uscito un caos. Siamo di fronte a un caos, a un mondo che sta cambiando, che non trova tutte le risposte, la cooperazione sociale cerca di darne alcune, ma naturalmente non sono risposte che sono esaustive delle problematiche che stiamo vivendo, sono problematiche molto complesse che hanno a fare con la crisi con la disuguaglianza, anzi con le disuguaglianze che stanno emergendo sempre di più. Ecco, l'idea di questo incontro è di ricominciare un cammino che ci permetta di riflettere anche su questo e io vorrei partire da CGM, cioè dal consorzio più grande, per capire in effetti quel caos come tu lo vedi. Grazie, buona giornata a tutti e a tutte. Allora, il caos lo sentiamo, lo sentiamo anche dalla visuale CGM, quindi appunto un consorzio, una rete che tiene insieme tante cooperative sociali sul territorio nazionale e così una prima suggestione accanto a questo caos c'è anche un po' nel titolo di questo incontro, perché diciamo appunto ricostruire un cammino, per cui la parola ricostruire ti dà un po' l'idea che qualcosa prima era c'era, era bello, era lodevole e poi di mezzo è successo qualcosa e adesso siamo chiamati a riprenderlo in mano. E questa rottura potrebbe essere una rottura che è avvenuta in una maniera traumatica, quindi con una catastrofe, con qualcosa di mezzo, che in parte è vero, ci sono state delle piccole catastrofi negli ultimi dieci anni, ma potrebbe essere anche un lento logoramento di una capacità appunto di avere una significatività, per cui questo titolo sicuramente è una suggestione, cioè un ricostruire e allora se devo guardare un po' a cos'è che abbiamo rotto devo vedere prima cosa c'era di saldo e di solido e sicuramente il tema cooperazione sociale, educazione, lavoro sociale sono sempre stati saldati, almeno negli ultimi 30-35 anni all'interno di un contenitore appunto che per noi è fare impresa e fare lavoro sociale sul territorio, che ha quindi una storia ormai importante datata che di fatto nasce proprio all'interno di un desiderio profondo, una passione civile, il desiderio di avere una società più giusta, di poter non escludere nessuno all'interno dei processi comunitari che avvengono e poter impostare un lavoro di comunità che davvero arrivi a tutti, è su questo che diciamo che il legame fra educazione e cooperazione sociale trova il suo grandissimo fondamento, per cui oggi ci stiamo dicendo come mai queste imprese di comunità si trovano appunto di fronte a questo caos. Io non sono un sociologa però oggettivamente stanno succedendo delle cose pesantissime, pesantissime e importantissime, delle accelerazioni a cui forse non eravamo così pronti, ne cito alcune così proprio a spot tanto sapete di cosa stiamo parlando, la rivoluzione digitale, il tema delle migrazioni, dell'accelerazione sul tema delle migrazioni così come un cambiamento profondo del nostro trend demografico, ci sono più anziani e nascono meno bambini, già solo queste tre cose qua rispetto al tema di come si educa all'interno dei territori è dirompente, è dirompente perché cambia il modo di relazionarsi fra le persone, vediamo come si è trasformato il nostro modo di relazionarci attraverso il digitale, per cui oggi la grandissima sfida che abbiamo di fronte su questo tema è far sì che il digitale non sia un ostacolo nell'educare ma sia un alleato e quindi qui si apre un mondo, anche un mondo di competenze, di percorsi dove noi ci dobbiamo molto far aiutare anche dalle giovani generazioni. Un'altra evidenza che abbiamo davanti è che si sta allargando la forbice fra chi sta meglio e chi sta peggio, fra i ricchi e i poveri e questa era una delle questioni per cui noi abbiamo fatto la lascia della cooperazione sociale, cioè che ci fosse un restringimento, scusate, un restringimento, ok, dicevo appunto c'è una, avevamo lavorato, avevamo creato la cooperazione sociale proprio per far sì che questa forbice fra chi sta meglio e chi sta peggio si stringesse e invece ahimè i dati di questo pericolo dicono che la forbice si si allarga e altra suggestione ecco che lancio magari in questo primo giro è proprio il fatto che alcuni dati dicono che nel giro di pochi anni almeno il 50 per cento delle attuali professioni spariranno o dovranno necessariamente completamente trasformarsi nella loro modalità di attuazione quindi la domanda perché ci troviamo di fronte a un caos io credo perché siamo umani perché siamo dentro alla società e perché ci facciamo trapassare da quelli che sono i cambiamenti profondi che tutta la società sta attraversando cioè quindi come la cooperazione, la cooperazione sociale anche l'artigianato, l'industria, il mondo della formazione cioè tutti ci troviamo dentro un profondo cambiamento il come affrontarlo è penso oggetto anche del giro successivo esattamente sì non anticipare ti prego allora francesca gennai presidente di consolida ecco rilanciamo no riprendi un po le riflessioni che ha portato la presidente cgm ecco ti lancio un'ulteriore suggestione in tempi di cambiamento in tempi di caos cambia anche il linguaggio il linguaggio si adegua e modifica la realtà che il linguaggio non è non è neutro è quello insomma da cui da cui si parte ed evidentemente in questa fase nuovi paradigmi ma un po è stato anche lo spirito di questo festival un festival che si è interrogato su quelli che possono essere paradigmi economici in qualche modo generativi di una nuova modalità di stare insieme allora l'educazione evidentemente ha un obiettivo che è quello di rendere le persone capaci all'interno di un mondo che via via stanno costruendo non c'è niente in qualche modo di predeterminato antropologicamente l'uomo è nato per affrontare le grandi sfide in una postura che l'ha portato ad arrivare fino ad oggi e oggi siamo effettivamente in mezzo a delle transizioni ma queste transizioni in qualche modo si ridisegnano noi nel farle gli avvenimenti e gli eventi non sono qualcosa che nascono spontaneamente ma sono frutto di un'intenzionalità e in questa logica è un po quello su cui anche come cooperazione ci stiamo interrogando quale intenzionalità progettuale abbiamo per il futuro il futuro è certo in qualche modo c'è uno scorrere del tempo che è uno scorrere come si dice dato no dalla da una naturalità arriva il giorno la notte eccetera eccetera quello che noi possiamo invece fotografare sono appunto i fotogrammi quei momenti in cui facciamo accadere qualcosa e all'interno di quello che noi facciamo accadere che allora si può deviare il corso di un fiume le parole evidentemente sono parole in qualche modo che vanno anche risignificate perché il nostro dizionario è uno dei più importanti e come dice in termini di parole più ricchi del mondo evidentemente però quello che cambia poi è come si significa in un'ottica anche di costruzione sociale di quella che è la realtà e quindi evidentemente non servono nuovi neologismi ma serve una risignificazione di alcuni termini e forse una risignificazione anche di quello che oggi è la cooperazione sociale è una risignificazione di quello che è oggi il rapporto con l'educazione con le nuove generazioni. Michele continuiamo in questa riflessione entriamo sempre più nel merito dalle parole che risignificano le parole che ricostruiscono una realtà ricominciamo a ricostruire una realtà poi ci sarebbe da dire se è proprio così vero che stiamo ricostruendo una realtà probabilmente non abbiamo mai terminato di fare le cose che abbiamo sempre fatto. Michele no? Anche io mi sono interrogato sinceramente su questo su questo titolo anche perché è cambiato dobbiamo svelarla il titolo iniziale non era esattamente questo era c'era molta più enfasi sulla dimensione educativa e poi invece c'è stato questo incipit sulla ricostruzione dei cammini che mi ha effettivamente un po' spiazzato lo confesso e dall'altra parte appunto interrogato perché ricostruzione? Sono d'accordo con Giussi, cioè ricostruzione di dell'idea che qualcosa è stato demolito e quindi che prima esisteva alla fine per ragioni diverse purtroppo oggi sono anche evocative dei contesti di demolizione che vediamo in immagini in immagini drammatiche tragiche riferite al contesto di guerra piuttosto che a ciò che è accaduto in Romagna quindi che siano eventi procurati dall'uomo piuttosto che eventi catastrofici insomma ci troviamo a fare i conti oggettivamente con le con disastri che poi rendono necessarie le ricostruzioni ed è così anche per la cooperazione e per la cooperazione nella sua prospettiva educativa o educante non so neanche io bene sinceramente come come chiamarla a proposito di linguaggi allora mi interrogavo sono sufficientemente vecchio seppur non ancora pensionato da avere osservato come ad esempio c'è un iconografia in Trentino sapete insomma il Trentino è una è una terra di grande storia cooperativa c'è una iconografia che accompagna la cooperazione che è quella che fa osservare le immagini di un Trentino che non è quello di oggi forse è anche rappresentato in alcune immagini a disposizione dei turisti come una terra solo luccicante non c'è solo questo lo sappiamo però certamente non era quella di fine 800 per intenderci lì le case erano oggettivamente demolite e andavano ricostruite e c'era una povertà materiale diffusa che chiamava a raccolta se vogliamo anche le migliorimenti se vogliamo ma certamente la il protagonismo di tutti una responsabilità diffusa allora è in quel contesto che nasce l'esperienza cooperativa quindi quella prima costruzione è avvenuta in un contesto che oggettivamente era un contesto che richiamava delle necessità materiali a cui bisognava rispondere e bene lì dentro le persone si sono unite le persone si sono unite quindi già questo è un primo dato riguardava tutti all'interno delle comunità non pochi quello che si è determinato nelle vali del bledge ma poi in tutte le vali del Trentino è stata una grandissima mobilitazione che è iniziata nel campo agricolo bisognava acquistare sementi bisognava acquistare piante bisognava acquistare mezzi di lavorazione della terra e non c'erano risorse per poterlo fare mettersi insieme ha significato acquistare beni messi in comune e dal mettere in comune quei beni si è costruita un'agricoltura che oggettivamente oggi ha marchi rilevanti importanti che sono ancora marchi cooperativi ma si possono citare credo anche se siamo qui no ma dico se immaginiamo Melinda piuttosto che il cavito Mezzacorona o Santoso la dico col no dico alla fine di marchi che sono conosciuti in tutta Italia ppure c'è un origine è nata lì su una ricostruzione materiale di una comunità le persone si sono coinvolti hanno assunto responsabilità comuni non solo nell'acquisto dei mezzi ma anche nell'assumo della responsabilità a quel tempo illimitata rispetto alle risorse le casse rurali nascono non su un principio di responsabilità limitata che è quella che riguarda oggi in generale le società l'avete visto insomma no avete mai visto che le sorti delle persone seguono quella delle società ultimamente non è così a quel tempo era profondamente diverso ci si legava mutualisticamente reciprocamente certamente al condividere delle sorti comuni tra le persone e tutto questo che il presupposto aveva certo no quello del fare insieme ma certamente quello dell'assumere responsabilità profonde certamente quello del riconoscersi reciprocamente fare persone all'interno delle comunità certamente quello dell'assumzione di un rischio certamente quello di poter mettere in gioco competenze capacità insieme alle responsabilità e qui c'è una dimensione formativa se vogliamo ma c'è anche la dimensione educativa di soggetti organizzativi soggetti giuridici perché poi le forme sono state nuove anche sotto il profilo giuridico che hanno consentito alla fine di avviare un percorso di costruzione che è quello che oggi almeno in Trentino si riesce a vedere ma potrebbe ssere ripetuto in molte zone d'italia e certamente nelle miglia romanea nella romagna di oggi dove c'è uno dei set di cooperativi in assoluto più grandi ma vedo amici della Puglia anche in quel contesto la cooperazione ha assunto ruoli estremamente significativi e bene quindi che cosa rimane di questo per parlare oggi di necessità di ricostruzione allora secondo me se le guardiamo alla fine i termini sono evocativi oggi come erano allora dicevo di beni comuni ma oggi la riflessione non è attorno al bene comune ad esempio parlavo di persone che si riconoscono reciprocamente ma è finita la necessità del mutualismo se c'è oggi un tema che è quella della digitalizzazione tanto per citarne solo uno possiamo immaginare che questo sia lasciato unicamente alle big company della alla fine all'apple di turno sono le big company del digitale no ragionevolmente no se quello che vogliamo fare è frenare una povertà digitale che sta escludendo che sta escludendo molti i termini comunità non sono venuti meno forse dobbiamo metterci d'accordo sul fatto che occorre riuscire a recuperare forse un nuovo orgoglio cooperativo allora vedete siamo a trento e c'è un festival che quest'anno forse per la prima volta ha ben più di venti appuntamenti che sono appuntamenti in cui si discute di cooperazione questa cosa anche se il festival non è al suo primo anno non è mai venuta in questa dimensione intensità forse vuol dire qualcosa nella scena di oggi a proposito di caos e di necessità di ritrovare elementi e valori nuovi forse abbiamo bisogno di andare a recuperare quei filosofi munier piuttosto che maritaine che avevano anche costruito se volete a proposito di costruzioni una teoria filosofica e pedagogica che ha accompagnato lo sviluppo cooperativo oggi forse queste persone le dobbiamo imparare a rileggere e forse abbiamo anche trovare il coraggio dei nuovi filosofi che sono in grado di ispirare un pensiero a forza di usare il termine concretista ci siamo dimenticate che prima del fare c'è il pensare queste due cose devono andare in un ordine che è questo non non assolutamente l'opposto e quindi io credo che a fronte della necessità anche di ribadire quali sono le ragioni su cui l'esperienza cooperativa si è costituita ci sono tutte le premesse e le necessità oggi per riuscire a rilanciare il discorso cooperativo ma nel convincimento che i principi sono rimasti assolutamente i medesimi sono rintracciabili anche oggi e che su questo è certamente possibile anche costruire una prospettiva significativa per le persone all'interno delle comunità. Claudio ci si metteva assieme per ricostruire per tessere comunità ci si metteva assieme anche per accogliere chi partiva chi tornava o per accogliere in altro modo chi abitava. Sì occorre a mio avviso partendo proprio dal titolo ripensare che una ricostruzione serve ovviamente serve da pensando in modo nuovo in modo nuovo noi abbiamo a che fare adesso con una comunità che è una comunità che è sfiduciata che è una comunità dove si sono interrotte le relazioni una comunità che non ha una visione di futuro una comunità che fa fatica a stare insieme ecco dentro questo ovviamente le coperative e sociali in particolare hanno un ruolo estremamente significativo per quanto riguarda la loro capacità di essere soggetti attori privilegiati di educazione e quindi ducazione a 360 gradi che riguarda i giovani e riguarda anche gli adulti ma riguarda la comunità stessa ma riguarda gli operatori stessi perché c'è bisogno che tutti siano formati educati in grado di capire di avere strumenti di conoscenza di comprensione di analisi per interpretare quello che sta succedendo e anche per modificare i comportamenti si parlava prima di alcuni elementi fondamentali no digitalizzazione immigrazione e poi il trend demografico sono tutti aspetti sul quali bisogna costantemente intervenire e lavorare questo è il ruolo che si devono ritagliare le coperative ne parliamo magari dopo di questo però vorrei far capire dal mio intervento che esiste la necessità di riprendere in mano le fila forse ricostruire non è il termine esatto ma riprendere in mano le fila di un discorso le fila di una relazione le fila di un rapporto del rimettere insieme i pezzi nel far sì che queste comunità che sono diventate comunità di singoli di individui ritornino ad essere comunità più più forti più coese e anche più solidali in questo caso il tema dell'immigrazione è un tema è estremamente forte significativo è molto sfidante questo viene trattato costantemente come emergenza viene trattato come un pericolo no e questa è una dimensione politica che incide moltissimo sul pensiero sulla riflessione delle persone sui comportamenti che le persone hanno e quindi qui è il ruolo nostro nel anche costruire un pensiero diverso rispetto a questo e costruire una modalità diversa di stare dentro la comunità parlando di questi temi facendo crescere la comunità le cooperativi e sociali hanno questa finalità importantissima che è anche la finalità di tipo educativo la finalità di far costruire consapevolezza di far costruire conoscenza rispetto ai fenomeni e modificare anche i comportamenti è una sfida grandissima però bisogna recuperare tutto quel senso profondo di essere cooperazione che anche questo e butto lì questo piccolo argomento di discussione in parecchia realtà si è perso perché si parlava dei valori fondanti prima ma se chiediamo a diversi operatori quali sono i valori fondanti della cooperazione qualche operatore forse queste cose non le conosce e se non le conosce non le possiede e se non le possiede non riesce neanche a comunicarle teniamo conto che la cooperazione è il posto privilegiato per fare attività formativa per fare attività come dire educativa perché il posto in cui si deve praticare la democrazia l'autoresponsabilità la solidarietà e allora è lì dentro che praticando questo si educa anche quelli che sono i nostri i nostri che abbiamo gli utenti ma non è la parola giusta le persone che con noi vengono a contatto quindi anche sul tema di chi cerca casa che sarà il tema poi del anche del nostro della nostra settimana della accoglienza del cercando casa in termini molto ampio che non è solo la casa fisica ma anche la casa della della accoglienza rispetto a chi ha bisogno a necessità di un rapporto di una relazione di un confronto di un conforto di un aiuto ecco su questo tema qua ecco io credo che ci sia una sfida che che noi dobbiamo affrontare ma tenendo presente che abbiamo un ruolo che è estremamente significativo è importante ma bisogna ripartire proprio da dal nostro interno da noi stessi Angelo tu sei un uomo franco per cui non pongo domande se non quel caos come elaborarlo partiamo io vedo non vedo caos vedo complessità e non vedo neanche complicazione queste tre parole per chi lavora vogliono dire tantissimo il caos non lo abiti fai fatica nel senso ci provi non c'è modello quella è complessità quella è complessità e la cooperazione sociale ha dentro dei modi per affrontare la complessità la complessità la si fa pensando poco agendo pensando agendo pensando io su questa cosa tutte le volte mi schianto nel rapporto con molti servizi no c'è il progetto educativo individualizzato il progetto quadro prima di inserire un ragazzo in cooperativa ti chiedono di definire le direzioni sì per cui gli autori possono aiutarmi a quello ma poi gli dico beh vediamo l'assistente ma no ma guarda vediamo vediamo come quel ragazzo reagisce a quel contesto a quell'insieme di relazioni e sulla base di quello costruisco mano a mano un progetto educativo non so se riesco a spiegare gli miei interlocutori ogni tanto trattano le traiettorie educative come quelle di un aereo sapete un aereo che parte da milano e va a roma è quella va dritto un'aliante che parte da milano e va a roma non sa esattamente a che ora arriverà e riesce a ricostruire la rotta solo dopo per cui uno dei primi temi che secondo me dobbiamo recuperare noi della cooperazione è proprio questo che il cammino si fa camminando c'è una poesia di Antonio Machado di cui io sono innamorato che è l'assisto che facciamo a tutti i ragazzi che finiscono l'esperienza da noi camminante noi cammino se asce cammino l'andare cammino se asce l'andare gli andanti non possiedi il cammino il cammino si fa camminando non ce n'è oggi moren tutti quelli che lavorano sulla complicità ti dicono che per affrontare questo livello il tema dell'integrazione dell'immigrazione bisogna fare fare e poi apprendere facendo non a caso si parla di nello in organizzazione ok mentre noi tendiamo a pensare soprattutto lente pubblico non me ne vogliamo una frecciatina devo darla che quello invece è complicato sapete un cubo di rubic è complicato una soluzione c'è basta cercarla una soluzione c'è bisogna affidarsi a delle persone che hanno dei saperi verticali forti invece l'educazione non è come il cubo di rubic chi di voi ha figli sa benissimo che allevare un figlio non è una questione complicata alcune volte può essere caotica e va bene quando lo si porta alla complicità e il secondo figlio è decisamente diverso dal primo per cui il tema è ogni volta aggiornare in qualche modo come fa l'aliante sapendo dove si vuole arrivare sapendo che magari non si arriva esattamente a Roma ma un po' a fianco di Roma bisogna costantemente aggiornare la rotta ecco la cooperazione se non si scorda di quello che è e lì sì lo spirito delle origini ci può aiutare è fatto di questa cosa e lo siamo ancora perché io mi stupisco come nonostante divisioni magari su alcuni temi capita un casino ci mettiamo intorno a un tavolo e in 448 delle soluzioni in cui le appartenenze le tifoserie le maglie saltano in quello abbiamo ancora una cosa da da comunicare da comunicare alle persone che lavorano per noi perché anche se fanno un giro nel sociale poi vanno lavorare da un'altra parte se lavorando da noi hanno imparato a lavorare insieme con terra più del sapere l'inglese perché tra dieci anni l'intelligenza artificiale sarà inventata qualche cosa che le traduzioni le farà bene dopo per carità uno che lo saprà così bene da pensare in inglese comunque sarà però tra dieci anni una delle poche certezze che ho è che lavorare insieme sarà determinante perché lavori rutilari ce li stanno fregando tutte le macchine e non è neanche una cosa così negativa mentre quelli di lavorare insieme no e vi assicuro purtroppo mi occupo anche di selezione del personale e a volte incontro ragazzi che hanno un master ma alcuni non superano il periodo di prova perché hanno grosse competenze verticali però per navigare in contesti come quelli nostri come quelli della cooperazione sociale bisogna avere più che competenze verticale soft skill capacità di lavorare con gli altri capacità di ascoltare i contesti di fiutare le cose che cambiano di intercettare i malumori di un utente è un sì è un lavoro bello nel senso che non sai esattamente quello che ti capita vedo un insegnante è imparentato anche con lavori di quel tipo insomma se posso questo la metafora del cammino a me è piaciuta tantissimo per cui ci ho guadagnato ci ho guadagnato con questo mi è andata di lusso insomma e ci ho guadagnato anche con quella del cammino perché il cammino si fa camminare si fa camminando non ce n'è il tema è noi abbiamo appena concluso un percorso di coprogettazione che sulla carta maurizio sembrava impossibile gente che veniva da esperienze decennali trentaennali di come dire coltivazione del proprio orto separata dagli altri coltivazioni eccellenti ce l'abbiamo fatta ok il tema è vedere se anche gli altri ce la fanno e riescono a leggere dentro quello non caos perché il caos a volte paralizza no ma neanche complicazione perché non sono tempi complicati questi sono tempi complessi grazie. Io volevo se siete d'accordo fare un salto pindarico prima di arrivare al tema dell'educazione ma riprendere quello che ha sollevato angelo perché credo sia dimensione fondamentale e ha a che fare con i nuovi processi no e metodologie che avvicinano il pubblico al privato per cui un nuovo modo anche di riproporre i servizi penso alla coprogrammazione e coprogettazione per cui l'articolo 55 del nuovo no perché e ho chiesto a voi inizialmente di essere molto franchi è uno strumento e come tutti gli strumenti deve ssere utilizzato in maniera più o meno razionale ci sono delle dimensioni che sono logiche altre che sono meno logiche e che inceppano il percorso perché è vero che siamo usciti in parte siamo usciti guardo anche in fondo da una dimensione di coprogettazione ma la complessità è molto elevata e a mio avviso evidenzia anche il senso e il significato del fare cooperazione sociale no che non è quello di occuparsi dell'orticello è rileggere no in altro modo i fenomeni per cui non renderli caotici ma complessi che non è dato per scontato perdonami angelo non è dato per scontato e incontri come questi servono non solo a dircelo tra di noi ma a cominciare a creare anche alle anze perché una delle nostre idee quando abbiamo accettato questa sfida è dire non è che c'è un panel qui che vi racconta la verità e voi state passivamente ad ascoltare ci piacerebbe a breve cominciare a dialogare con voi anche a capire dove sono i nostri limiti dove sono i limiti della cooperazione sociale o del fare educativo perché ci saranno questioni che sono ancora aperte però volevo chiederti ai giusi se poi ad alcuni di voi se rispetto allo strumento della coprogettazione dal rapporto con la pubblica amministrazione ci puoi raccontare qualcosa sì allora angelo ha già lanciato la frecciatina io quindi mi metto nel solco di angelo nel senso che c'è uno strumento potente noi abbiamo costruito delle organizzazioni che proprio nel diciamo nella nostra legge di riferimento si dice che siamo organizzazioni private ma finalizzate al bene al benessere generale al bene comune per cui siamo un'anomalia proprio anche da un punto di vista giuridico quindi è chiaro che se il pubblico guarda noi come privato basta guarda noi solo parzialmente perché di fatto potremo tranquillamente essere l'ospedale privato che diciamo alla finalità del lucro e non siamo quella roba qua perché noi siamo degli enti privati ma che lavorano sull'interesse generale per cui dobbiamo un po' ricavalcare la nostra anomalia e ricavalcarla positivamente tema coprogettazione coprogrammazione allora due dimensioni il tema della coprogrammazione significa che dobbiamo riuscire ad avere una postura e le competenze per poter disegnare insieme agli altri le politiche e qui siamo nell'ambito della coprogrammazione e è qui che ci dobbiamo fare invitare perché molto spesso per noi invece i processi sono partiti dalla coprogrammazione cioè come facciamo a gestire i servizi non ci è stato chiesto non siamo stati sufficientemente coinvolti prima invece con il dove devono andare le politiche e noi anche su questo invece ci vogliamo essere dovremo forse imbarcare nuove competenze per poter stare adeguatamente a quei tavoli va bene ci attrezziamo ma li ci vogliamo essere secondo tema la coprogramma coprogettazione per cui processi virtuosi secondo cui per rispondere ad un bisogno di un territorio si alleano soggetti diversi con anche storie posture competenze diverse per provare a rispondere e costruire nuove risposte processo bellissimo è lungo per cui dobbiamo anche confrontarci col tema del tempo cioè se ci mettiamo cinque anni per fare una coprogettazione forse le premesse di che ci hanno portato intraprendere questo percorso sono già cambiate quindi un adeguamento rispetto i tempi dobbiamo prenderlo secondo tema la sostenibilità io ho visto alcune coprogettazioni girando anche per per l'italia ma anche nel mio territorio di riferimento che è quello di cremona che sono stati percorsi virtuosi ma che alla fine non erano sostenibili perché il valore del lavoro sociale che sta dietro questi percorsi non era sufficientemente riconosciuto per cui sono lavori in perdita e se noi mettiamo in piedi dei percorsi che portano le cooperative sociali a doverli fare per vocazione ma poi a non trovarne la sostenibilità partiamo già in maniera molto perdente questo è un tema come consolida per cui ci rappresenti io aggiungo è stata già abbastanza chiara insomma rispetto a quelli che sono un po i limiti no che è una coprogettazione laddove c'è già un perimetro che in qualche modo è stato definito in termini di risorse di tempistica e in qualche modo anche di output desiderabile evidentemente come si dice un po una spartizione rispetto a una realizzazione di servizi tutto quello che invece sarebbe più proficuo è guardarla a monte in un'ottica di co-decisione allora se tutti ci stiamo dicendo che viviamo in un momento anche di emergenze in termini di nuove complessità fenomeni eccetera ccetera e non utilizziamo quelli che sono il dato di fatto per allora intervenire con caratteri innovativi su una comunità chiaro che mi perdo un pezzo del valore l'innovazione è spesso come si dice un vuoto a perdere nel senso che i processi innovativi su cui comunque la coprogettazione ti chiamerebbe ad essere protagonista hanno il rischio che non sempre le innovazioni vanno a buon a buon fine se guardiamo le startup il 95 per cento delle startup muore dopo un anno il rischio però dell'inno della mancanza come si dice di un ritorno di un processo innovativo nessuno però se lo assume e quindi fondamentalmente uno dei rischi della di un sistema di coprogettazione che non a monte una condivisione del problema una decisione di un nuovo scenario anche di un nuovo paradigma per affrontarlo è il proporre con una metodologia che obiettivamente è anche costosa in termini di tenuta di rete qualcosa un servizio una risposta che è già vecchio prima di nascere quindi questo secondo me un po' l'elemento di di attenzione poi cosa vedete qui perché un disegno di tiziano un disegno di tiziano cioè secondo me è stato bravo alla fine questa cosa qua a me sinceramente ricorda un gomitolo tal'altro con fili colorati e quindi mi evoca sinceramente la possibilità del tessere alla fine dell'ordinare quel filo di costruire qualcosa di nuovo magari parlare di maglione oggi costo caldo non è proprio il caso però sinceramente certo la signora diceva è un percorso ma alla fine del percorso si intravede o si intuisce non sappiamo bene cosa sarà no è un maglione che va bene anche a me o è un maglione che va bene solo a lei chi lo sa insomma no il gomitolo quante grande o quante piccolo però è vero dobbiamo riuscire a intravedere delle cose è lì che c'è una dimensione di intenzionalità se vogliamo e l'intenzionalità forse è anche un principio o si confonde in alcuni casi è il credere profondamente io dico nell'uomo ma adesso si dice nella persona che forse non ha una questione di genere scusate se no metto no mi alla fine mi complico la vita senza volerlo allora dico alcune questioni vanno ribadite lì dico che c'è il pensiero che è diverso dal progetto puntuale in senso stretto e ti ringrazio per l'immagine che hai usato dell'aereo no o dell'aglianti in questo senso no perché ricordo no qualche anno fa ma era bau ma anche addirittura avevo usato l'immagine del missile che in questo momento insomma non è proprio il massimo in effetti da utilizzare però torno un'intenzionalità serve occorre ribadire alcune questioni il fatto che la centralità della persona il fatto che la persona sia un soggetto in relazione all'interno di comunità che non sono delle come dirò non c'è nulla di astrato nel riferirsi a una comunità ma è qualcosa che attiene invece profondamente a quella modalità che è propria dell'uomo e che lo fa distinguere e riconoscere no che è il luogo delle relazioni tra i soggetti alla fine appunto tra no tra le persone dove tutte le persone sono uguali colori saranno anche diversi ma alla fine il maglione che viene fuori è uno e io dico che quel maglione lì dovevano poter indossare tutti in una comunità in questo senso accogliente alcune cose man mano che ce le diciamo una comunità uguali una comunità equa cioè queste sono le questioni fondamentali che a quel punto ci consentono di intraprendere tranquillamente il viaggio non mi interessa sapere precisamente dove andrò ma so quali sono i perimetri irrinunciabili all'interno dei quali mi voglio muovere è questa la questione che ci consente alla fine di stare insieme di lavorare perseguendo il miglioramento lo dicevo prima insomma lo sviluppo lo chiamavo delle persone all'interno all'interno della comunità sapete dove siamo per i trentini è facile non so se tutti quanti trentini ma in quel luogo no che sta alle vostre spalle poco meno di 500 anni fa c'erano un sacco di no di persone che venivano non solo da roma prevalentemente da lì e che sono messe a discutere no in una in un consesso particolare che era un concilio beh insomma dite se non era un tempo complicato quello è un tempo conflittuale insomma no la guerra dei trent'anni non è che l'europa no fosse qualcosa di meno tragico drammatico se vogliamo delle peggiori situazioni che possiamo scorgere oggi eppure secondo me dobbiamo assumere l'evidenza che hanno saputo cogliere comunque dei segni germinativi delle cose che stavano nascendo sulle quali valeva la pena di concentrare l'attenzione io credo che noi dobbiamo produrre la stessa cosa se vogliamo anche in quanto cooperatori sotto questo profilo non possiamo chiedere alla persona e deprimerci io almeno la penso così sinceramente dobbiamo rimboccarci le maniche semmai e capire che cosa di buono di ulteriore possiamo fare città vieduca quando l'abbiamo iniziato quel percorso non sapevamo dove saremmo arrivati assolutamente quello che avevamo chiaro è che era l'educazione ci dicevamo deve descrivere da un lato un'intenzionalità e dall'altra doveva è in sé costitutivamente un atto reciproco quello affermamo l'educazione è un atto reciproco le persone no se ne possono occupare a nostro avviso se ne occupano costantemente no e non lo fanno da sole lo fanno insieme ad altri lo fanno insieme ad altri le scuole che non sono gli unici attori perché dite che non lo fanno le famiglie e non lo fanno alla fine quali sono gli attori che si possono chiamare fuori sostanzialmente abbiamo provato a metterli tutti insieme quel contesto quello che volevamo era sostanzialmente che ci si potesse esprimere fuori dai ruoli fuori dalle simmetrie o al simmetrivo dalle girarchie soprattutto no di chi ti dice che c'è l'esperto e che se non sei esperto non puoi sostenere esattamente le stesse cose non è facile farlo quando c'è un contratto che regola il rapporto evidentemente e quindi educa volevo essere quello spazio uno spazio dove non ci fossero queste girarchie ma ci si potesse con tranquillamente confrontare secondo me di dentro qualcosa è effettivamente germinato ma potrei citarvene altri un tema che oggi riguarda fortemente la categoria dell'inclusione e sclusione ad esempio quello che attiene ai temi della salute qui dentro lo registriamo anche in trentino non solo in italia in europa nel mondo ma la salute e la posibilità di accesso in questo senso ai servizi sanitari è un discrimine inclusione esclusione che riguarda molte persone e qui ci sono delle opzioni che si provano a portare avanti nella dimensione della responsabilità che può essere assunta insieme nella dimensione di relazione reciproca tra le persone nel fatto che si possa addirittura arrivare a mettere in comune delle risorse beni comuni di nuovo che possono servire a sostenere le persone nel momento in cui vi è una necessità abbiamo recuperato uno strumento che è più vecchio della cooperazione che si chiamano mutue che sono società di persone per capirci anche imprese sociali enti di terzo settore oggi ma a quel tempo società di persone dove non c'è neanche il tema del voto capitale o misurato sul capitale perché questa cosa proprio non riguarda quel tipo di soggettività giuridica sono solo persone ma quello che è chiaro è che si vuole mettere in comune un patrimonio ulteriore rispetto a quello pubblico a cui non vorremmo mai rinunciare per riuscire ad ammontare le possibilità di accesso ai servizi in capo alle persone allora io credo che queste cose vanno dette vanno ribadite perché il rischio più grande a proposito di demolizione e ricostruzioni per me è il caterpillar dell'omologazione quello che si rischia fortemente in questo tempo è che non ci sia più uno spazio mediano tra ciò che è pubblico per antonomasia e ciò che è ribadito anche da più parti qui a essere unicamente invece regolato dal mercato no ci sono anche delle vie intermedie viva di il pluralismo i diversi colori è importante che ci siano e che non si rinuncia a questo e nel momento in cui accettiamo che ci siano diversi colori vedrete ne sono convinto sinceramente che continuerà a germogliare qualcosa di buono. Claudio, te non chiedo di fare una riflessione sulla co-progettazione perché però sul rapporto tra privato e pubblico rispetto ad alcune tematiche credo che tu possa dire molto tu prima parlavi dell'accoglienza dell'inclusione dell'abitare o del non abitare del diritto ecco io ti chiedo di poter apportare anche a noi una riflessione su questo. Si una riflessione abbastanza veloce parto dalla suggestione prima di Michele che guardando la chiesa è diventato spontaneo il collegamento con il consiglio etrento, lì si trattava di una contro riforma ecco perdonatemi il parallelo a me sembra che sia in atto in questo momento una contro riforma rispetto ai diritti delle persone ecco è questa la cosa che che guardiamo con grandissima preoccupazione diritti che vengono messe in discussione parlava prima Michele della questione sanitaria che si sta spostando dal pubblico verso il privato una fetta significativa importante per quanto riguarda l'assistenza sanitaria che è stata una conquista enorme l'assistenza sanitaria per tutti come è stata una conquista enorme la scuola per tutti ricordiamo Don Milani adesso a cento anni dalla sua nascita ma sono tutte conquiste che adesso sono messe in discussione non solo queste sono anche altre noi vediamo che c'è un aumento del tasso di sofferenza complessivo un aumento della povertà a cui però si fa sempre più fatica a dare risposta a voler dare risposta e anche a investire in modo significativo no verso quelle realtà e sto parlando anche della cooperazione sociale che hanno una impronta significativa nel tenere insieme questi elementi e nel dare delle risposte ai bisogni ecco c'è una delegitimazione del lavoro sociale che noi cogliamo quotidianamente giorno per giorno poi ci sono degli episodi anche positivi voglie la copositazione troppo quanto al rapporto però è sempre più complicato sempre più difficile dove un privato che sta lentamente tornando indietro e sta consegnando cioè un pubblico che sta tornando indietro che sta consegnando a settori del privato che si stanno affermando in modo così forte sulle necessità sui bisogni delle persone ecco allora dobbiamo rimettere in discussione questo con un'azione politica forte e occorre rimetterlo costantemente e far sì che l'agenda politica tenga conto di questo e tenga conto e lo metta al primo posto perché la tenuta complessiva della comunità è una tenuta che anche dal punto di vista dell'economia generale è molto significativa adesso faccio un sempio il decreto cutro che praticamente mette nelle condizioni difficilissime tutte le persone che arrivano su questa terra ecco viene negata anche l'insegnamento quindi l'educazione linguistica il rischio enorme e anche il non riconoscimento delle persone che nascono qua fino a quando hanno 18 anni io penso temo fortemente che porti a radicalizzazioni che possono portare poi a esplosioni collettive come sono avvenute in francia è un rischio che ha dei costi poi conomici enormi non solo sociali non solo culturali anche economici quindi quando si fa un bilancio complessivo non bisogna fare solo il pill occorre fare un bilancio complessivo di quali possono essere gli effetti di un'azione di una scelta politica di una legge e guardarne anche avere una visione sul lungo termine so che adesso come a dire questa è una parolaccia no pensare a lungo termine se devo vincere le elezioni devo pensare nel brevissimo ma un politico vero è uno che pensa che ha delle visioni come le hanno avute quelli che hanno costruito un mondo che adesso noi vediamo costantemente erodersi io credo che noi dobbiamo riflettere al nostro interno ma anche a rilanciare il nostro protagonismo politico perché è molto importante non solo per noi ma per quello che si dice un bene comune grazie quello che diceva michele mi ha fatto un po vibrare su alcune questioni tra le diciamo regole grossolane che impiego per attraversare la complessità per me c'è un confine ci sono quelli che credono nell'uomo e quelli che non ci credono dopo qualcuno di quelli che non che non ci crede può passare anche di là per cui quelli che ci credono quelli che in qualche modo pensano che mettendo insieme allo sforzo delle persone si possono raggiungere dei risultati che i risultati non si sanno prima quelli la cooperazione è rimasta una delle poche forze in grado di come dire essere un attrattore che non sia tiene la famiglia la politica non tiene in questo momento per cui abbiamo una responsabilità se non altro una responsabilità sono tempi difficili come quelli che hanno dovuto affrontare scusatemi la metafora guerra fondaia ma è solo per dare un'idea insomma il vietcon quando gli americani erano più forti di loro sono ritirati nella giungla per cui bisogna in alcuni territori anche ritirarsi saper tutelare quel potenziale perché tanto il momento in cui il campo sarà libero e quelle forze avranno logorato ulteriormente torna e quegli spazi dentro il quale riuscire a nutrire questa società denutrita io vedo tre grandi divorzi gli incontro con i ragazzi il divorzio dalle relazioni e michele è trasversale dico sempre il disagio sociale in questo momento è trasversale non colpisce soltanto i ragazzi magari più in difficoltà quelli a cui noi diamo un occhio maggiore è trasversale perché la gente se esci la gente è dentro casa per cui dobbiamo riuscire a tirar fuori le persone dalle case assolutamente l'altro enorme divorzio da quello della natura io ho 56 anni sono nato in un paesino e adesso porto i bambini a vedere le galline e hanno paura delle galline vado in una fattoria didattica ma ne hanno bisogno però la gallina ho scoperto fa più paura non so per come si muove però anche lì abbiamo perso qualcosa il rapporto con gli animali non è un diletto un passatempo bisogna e l'accoperazione abbiamo provato dobbiamo trovare il modo di mettere insieme relazioni e natura l'agricoltura sociale sta provando è uno spazio che magari adesso no ma poi arriva il momento non c'è alternativa l'agricoltura ha una grandissima capacità di avvicinare le persone e di creare una terapia attraverso il fare è anche quella la forza della cooperazione sociale che non ha un approccio ambulatoriale noi non è che aspettiamo le persone che vivono nei nostri servizi dietro una scrivania vengono e iniziamo a fare qualcosa con loro socialità natura e poi corpo mi spiace ma io faccio le mie statistiche e vent'anni fa la capriola la faceva l'ottanta per cento dei bambini di seconda alimentare che venivano in cooperativa adesso il 45 la capriola io 56 anni sono mal messo però la faccio gli faccio si fa col materasso eh se non sarei qui si fa così ma è un macello i bambini hanno bisogno di stare con altri bambini i nonni sono preziosi però i nonni poi alla fine i bambini prendono spunto al diabolo motorio dai nonni riesco a spiegarmi una delle tendenze forti che abbiamo noi esseri umani è imitare io per fortuna mi sono aveva un papà no tagliavo adesso questi vanno in giro con i nonni santissimi nonni però attento una nonna che diceva sta attento che sudi a giugno non deve sudare signora se viene in cooperativa e non suda è dura però sudare è umano insomma come è rare per cui recuperare queste tre cose in questo momento in cui come dire quelli con un atteggiamento prestazionale ambulatoriale se ne stanno scordando secondo me può permetterci in qualche modo di resistere in attesa che poi lo spazio ci sia su quest'ultima cosa devo dire che forse l'aria che tira è più difficile in italia che all'estero perché mi sto stupendo del fatto che anche la comunità conomica europea che ci ha distrutto costamenata della concorrenza abbia varato provvedimenti sull'economia sociale che nella loro versione diciamo è più ampia ma fino a qualche anno fa proprio non esistevamo proprio questo ibrido fantastico perché le cooperative sociali sapete a spiegare cosa sono devono essere sostenibili però sono per il bene comune è una roba che spiegagliela infinita un po come gli educatori mia nonna è morta senza capire chi ero perché diceva ma sono handicapati no nonna ho a fare insegnante 92 anni non ha capito perché nello spazio tra l'insegnamento e l'assistenza lei non vedeva lo spazio dell'educazione che è uno spazio ambiguo sapete quando si dice c'è gioco tra due parti e noi abitiamo quel gioco lì però lo sappiamo solo nelle relazioni che vengono da noi che gioco riusciamo a costruire e alcune volte il gioco non riusciamo a farlo decollare però se rimettiamo insieme l'incontro tra le persone la dimensione del corpo dell'incontro fisico della fatica anche che ha un potenziale io dopo due ore di decespugliatore divento buddista immediatamente senza aver bisogno di un corso di alcunché e quella della natura del rapporto con la natura con gli animali con gli alberi con la fatica coi torrenti e noi li abbiamo perché non abitiamo a milano secondo me uno spazio per avere una proposta che nasca non dall'idee ma delle elezioni comuni lo possiamo ritrovare grazie angelo non vorrei riprenderti ma tu non mi hai risposto a cosa pensi della co-progettazione ci come so che tu puoi mi infili una menata dietro l'altra molto dura satto esatto no no no non volevo cassare la tua risposta se vuoi dirla in trentase ma di tutte le scarpe che possiamo indossare è quella che pur essendoci stretta è più comoda magari è stretta però un appalto prevede che tra quattro anni la cooperativa la bussola faccia quelle cose lì ma non lo so tra sei mesi esattamente cosa farò ci siete un appalto siccome deve cristallizzare le condizioni di esercizio sta alla complessità quanto io a Brad Pitt ci siete gli altri invece è la logica mercantile sapete il voucher però è pericoloso anche quello voucherizzare i servizi vuol dire che poi gli utenti diventano paganti si crea una dipendenza forte rispetto al gradimento dell'utente dividendo per tre secondo me è un po come la democrazia insomma è la meno peggiore poi l'ente pubblico la sta sbagliando proprio nel senso che la stanno usando per sparmiare sparmiare invece la copositazione è uno strumento in cui devi mettere più soldi perché poi chi partecipa a quel procedimento ne recupererà delle altre ma non lo puoi fare per risparmiare però delle tre io preferisco quella grazie ntriamo stavano per arrestarti probabilmente rispetto a quello che dicevi entriamo nell'argomento del festival che è il futuro del futuro e io volei chiudere con voi visto che credo siamo ormai alla fine no poi passeremo naturalmente alle sole citazioni che arriveranno spero da voi su uno degli argomenti che per noi è rilevante che partendo dal presupposto che cresciamo in tempi di forte complessità a questo era un maglione di missoni e ve lo dico esatto crescendo in tempi di forte complessità e in talunni momenti anche di crisi volevamo esplorare insieme a voi qual è il potenziale della dimensione educativa del fare educativo ma all'interno di questo noi abbiamo partecipato vedo una collega lì abbiamo partecipato due giorni a torino si è parlato anche di questo ma si è parlato della fatica degli educatori no del anche della crisi non solo della crisi ducativa ma della crisi degli educatori no della perdita di posti della perdita anche di senso e significato della capacità o incapacità di formarsi quello che raccontava prima angelo no rispetto anche a chi ha magari titoli importanti che però non riesce a stare nel nostro mondo allora io volevo chiedere a voi prima di dar la parola naturalmente ai nostri graditi amici che dimensione di senso potete raccontarci rispetto al fare educativa no la dimensione educativa su alcuni argomenti che sono importanti a mio avviso dove si attivano processi dove si generano risorse attraverso quali linguaggi a ragione angelo noi parliamo poco della dimensione corporea cioè riscopriamo poco il corpo o lo narriamo poco è comunque strumento essenziale per essere in vita no ma ce ne sono altre ancora la fatica degli educatori giusi sì allora parlando di futuro noi sappiamo con certezza che senza la competenza degli ducatori il nostro mondo fa fatica ad andare avanti per cui di fatto abbiamo secondo me come imprenditori sociali l'abbiamo un po' lasciato un troppo nell'angolo quel problema lì della remunerazione e del riconoscimento sociale di questo tipo di lavoro e oggi questo tema rimonte invece in maniera abbastanza urgente da parte di chi è educatore ok ci sono scusate quindi dicevo il tema è forse l'abbiamo un po' lasciato nell'angolo oggi è urgentissimo e ci sono dentro delle sicuramente da imprenditrice sociale da cooperatrice sociale ci dobbiamo interrogare su come rimettere appunto valore rimettere valore nel lavoro che facciamo partendo anche da un elemento conomico che vuol dire lo stipendio alla fine del mese e questo riguarda gli educatori come tutte le altre professionalità che operano all'interno delle nostre organizzazioni perché abbiamo responsabili amministrativi abbiamo psicologi abbiamo persone che si occupano dei servizi e persone che si occupano della produzione abbiamo agronomi abbiamo capi stabilimento quindi riguarda tutti ma certamente la figura educativa è quella che ci connota per cui certamente è un tema siamo anche in fase di rinnovo del contratto collettivo nazionale che noi ridiamo alle nostre rappresentanze è quello di portare valore è chiaro che poi se tu rinnovi il contratto collettivo nazionale ma non ti preoccupi di come puoi rendere sostenibile questa cosa chiudi bilanci in perdita e non è la cosa che vogliamo fare per cui di fatto il lavoro di prima su quale tipo di contrattazione avere col pubblico così come quanto quotare i servizi privati è un tema noi non possiamo più uscire ai prezzi ai quali usciamo perché se no non stiamo dando valore al lavoro degli educatori sicuramente ma di tutti quelli che lavorano all'interno della cooperativa per cui sicuramente questo è un tema. Seconda suggestione un po' di questo di questo argomento è anche un po' nel protagonismo che si può offrire a tutte le figure professionale all'interno delle nostre cooperative cioè noi siamo cooperative perché abbiamo anche dei soci lavoratori e i soci lavoratori esprimono il loro essere imprenditori con il lavoro ma anche con la partecipazione agli organi degli organi della cooperativa che sono appunto i coordinamenti che sono le progettazioni di area che sono i consigli di amministrazione ecco se devo fare una critica agli educatori io sono educatrice per cui me la faccio anche a me è quella di secondo me avere un po' avuto un po' poca passione in questa seconda dimensione che anche la dimensione di impresa all'interno delle nostre organizzazioni forse questo entusiasmo è stato anche sedato dagli stipendi bassi e quindi questo lo prendo ecco come critica e lo rilancio però secondo me ci vuole anche la capacità da parte nostra dentro a questo contesto complesso di agire un ruolo che va oltre quello che è il proprio mansionario e che invece mette la giacca di chi in quell'organizzazione vuole fare l'imprenditore. Francesca se vuoi proseguire nella riflessione di Giussi. Io mi riallaccio a quello che è stato prima detto da Bassetti a un certo punto nel suo intervento dice alla fine in questo momento la nostra società non ha più relazioni non è più capace di stare in relazioni fondamentalmente invece c'è un fenomeno che è quello che siamo la società più iper connessa e quindi c'è una contraddizione rispetto a quello che è il senso poi anche delle connessioni e ancora una volta come le interpretiamo e che è come le rileggiamo. Il secondo elemento di contesto è che siamo praticamente la società dove più generazioni vivono insieme per un periodo più lungo e quindi l'elemento intergenerazionale non è più un passaggio di consegna ma va nell'ottica della convivenza quindi anche qua quale relazioni e come in qualche modo si è parlato molto di cooperazione sociale per come si è parlato come la sensazione che le leggiamo come una istituzione e che quindi come istituzione fondamentalmente deve in qualche modo perpetuare se stessa allora non è questo lo spirito con cui noi siamo nati anzi noi siamo nati per essere contro riformisti non riformisti quindi forse questa è una chiave di interpretazione che farei e la correllerei a un altro elemento prima Prandini diceva bambini non sanno fare più le capriole bambini non sanno più cosa una gallina ccetera eccetera però i bambini di oggi e i nuovi educatori di oggi sanno fare cose che non sapevamo fare allora anche questo quanto riconosciamo il nuovo e quanto forse anche rispetto ad alcuni paradigmi dobbiamo fare noi un passo indietro un passo al lato un passo a fianco non lo so che passo che movimento fare no con il corpo però a qualche modo c'è un dato di fatto no la e quindi quanto riconosciamo questo e quanto accettiamo questo molto banalmente parlavo con la mia collega qualche giorno fa che mi ha detto io a 18 anni francesca uscivo tutti sabati sera e anzi andava a ballare andavo di qui aspettavo il 25 aprile i miei fili tutto questo non lo fanno preferiscono più rimanere a casa preferiscono tutta una serie di cose e lo leggeva però un po come stiamo alle volte facendo noi no in termini svalutativi come se tutto un po la marcorda che a me non piace come se tutto quello che appartiene al nostro passato avesse un valore una modalità no proprio migliora più positiva ecco rispetto al nuovo alle nuove geometrie anche di socializzazione allora c'è un nuovo c'è una nuova modalità di stare insieme ccetera eccetera all'interno di questo forse come cooperazione dobbiamo saper riattualizzare quelli che sono i sensi di oggi i significati di oggi cosa cerca un ventenne un venticinque riattualizzarci noi per essere in dialogo con loro altrimenti appunto quello che spesso si può pensare è che appunto ognuno porta avanti no una propria narrazione usa una propria grammatica ma se questa grammatica non trova una correlazione con in uno scambio anche interprofessionale nell'intergenerazione alla fine rischiamo appunto di essere un po una cassa di risonanza di noi stessi che dire sono anche sono sono d'accordo mi sono perso nelle vostre sinceramente nelle vostre riflessioni e ma attorno sulla questione sulla questione che ponivano del lavoro allora pensare di togliere in assoluto la fatica non mi sembra una una categoria così no corretta insomma no non magari viene bene in questo mondo insomma ma fatica ce n'è voglio dire c'è fatica a star nei campi c'è fatica stare alla cassa di un supermercato c'è sempre una dimensione della fatica legata legata al lavoro e dall'altra parte diciamo così la fortuna perché io continuo a dirmi un fortunato sinceramente che abbiamo noi in alcuni ambiti di servizio è quello che riusciamo qui rubo una cosa che mi è piaciuta della gennaia e che noi riusciamo comunque a unire il senso al compenso che non è solo un gioco di parole sotto questo profilo ma nel momento in cui togliesimo il senso alle cose che facciamo smetteremo di fatto di svolgere la nostra funzione educativa e la toglieremo all'organizzazione di cui facciamo parte e quindi è chiaro che c'è un tema organizzativo se vogliamo di finalismo di impresa noi dobbiamo costantemente ribadire ritrovare il senso di ciò che facciamo e quindi torniamo a tutte le cose dette insomma no che riguardano il nostro finalismo di impresa di impresa cooperativa no e qui dentro secondo me poi dobbiamo anche ragionare di compenso ma viva dio ragionare di compenso però ha bisogno di tenere conto anche di quell'altro rischio che dicevo prima quello dell'omologazione o dello risomorfismo nel risomorfismo parto di lì noi rischiamo di diventare sempre più uguali all'ente pubblico è una cosa che la studiavo all'università l'ho vissuta tutta e di qui bisogna veramente stare attenti costantemente a quello che facciamo nel momento in cui nel bando oggi è stabilito che per fare quella cosa tu devi avere dei requisiti professionali inderogabili e addirittura il cambio della persona rispetto a quel servizio ha bisogno di un avvalo della pubblica amministrazione che ti dice se è gradito o non gradito va bò insomma no questo per me è veramente un rischio no non solo isomorfico ma quasi una deriva autoritaria insomma quindi attorno a questa questione dobbiamo riflettere e riflettere in modo originale in una certa misura passatemi anche riflettere in modo libero no questa no ce la dobbiamo se non se significherà po contrapporsi anche al pubblico sotto questo profilo secondo me dobbiamo aprire questa stagione farlo non è semplice è perché oggi a questa diciamo così impostazione pubblica corrisponde anche un'impostazione diciamo così curriculare no dei curricula formare formali delle persone e quindi no abbiamo costruito i percorsi che portano ad avere educatori professionali di psicologia da altro che non vuole essere una negazione della competenza assolutamente no ma no complessivamente consentire no un movimento secondo me è un pochino più plurale e lasciatemi ribadire nuovamente anche libero e consente ad organizzazioni no anche di natura diversa di potersi esprimere di poter assumere anche il rischio perché sono d'accordo poi alla fine quello che abbiamo scelto di fare alla ricerca di quel senso che citavamo prima è comunque di farlo all'interno di un'organizzazione che è un'impresa che deve posse il problema della sostenibilità quindi deve stare in piedi deve organizzarsi insomma gestisce delle risorse che sono per loro natura sempre scarse sotto questo profilo e ci sia arrabbatta costantemente per rendere sufficienti al perseguimento delle missioni delle nostre organizzazioni però insomma no è lì dentro che dobbiamo trovare una modalità nostra originale va ribadito che dobbiamo ci deve essere consentito di essere come siamo senza dover essere spostati verso l'uno o l'altro dei poli appunto stato mercato la sintetizzo così che sono che sono in contraposizione e se mi lasci un minuto ancora l'omologazione guardate e anche nelle relazioni sindacali cioè io sinceramente sono stufo ok mi stava venendo altro no di dovermi rapportare con il sindacato che non riesce assolutamente ancora oggi a concipire gli lementi peculiari distintivi differenziali delle nostre organizzazioni rispetto ad altri allora perché devo discutere con il sindacato quando il mio consiglio di amministrazione è composto da un numero significativo dei lavoratori e io stesso sono un dipendente di quella organizzazione e sono retribuito su quel medesimo contratto perché devo stare a logiche che sono quelle che invece mi individuano come parte datoriale e come tale quindi sono il destinatario degli strani qualche anno fa no qui si girava con un cartello no odorizzi schelfi massacriamoli perché gestivo le relazioni sindacali a quel tempo allora questa cosa qua dico la dobbiamo accettare basta io sinceramente l'ho anche proposto a quel tempo il sindaco di trento del segretario generale della cgl e quindi no su una ennesima dialetti un ennesimo dialettico confronto che così siamo sempre gli ufemismi alla fine di dissi ma perché non siete disposti a investire su qualcosa di diverso che tengono conto della peculiarità delle nostre organizzazioni dove i lavoratori sono soci dove i lavoratori partecipano alle governance magari poco ma non è vero che sia così raro assolutamente no questo avviene avviene costantemente dove non ho bisogno di individuare il delegato sindacale per raccogliere le istanze ci mancherebbe cioè queste qui me le rappresentano alla mattina quando arriva prendo il caffè insieme non c'è alcun dubbio che sono quelle anche più veraci e istintive e appassionate per dire poi il modo anche qui come spesso vengono rappresentate allora possiamo trovare qualcosa di nuovo sotto questo profilo che riguarda le relazioni sindacali allora quando sento che si plaude la germania la bitmeschtimmung alla partecipazione dei lavoratori nelle aziende e si nega il fatto che questo è già presente da 100 anni nel contesto locale nelle cooperative che operano a livello nazionale mi viene a dire che abbiamo l'incapacità di osservare quello che c'è qui perché siamo solo tratti da ciò che è esotico non tanto è in germania insomma comunque no certamente un pochino più lontano da noi allora veramente io credo che l'auspicio è che ci riusciamo prima o poi no a cambiare paradigma sotto questo profilo nelle relazioni sindacali che riusciamo a riportare il giusto tema del compenso accanto a quello del senso secondo me togliendo il tema della fatica no perché c'è anche questa la dobbiamo anche sdoganare no insieme a tutti ma no qui dentro forse e qui non la chiudo questo abbiamo assumo un pochino d'orgoglio più diffuso come cooperatori insomma ma il contati i soci cooperativi sono circa il 10 per cento della popolazione nazionale e allora è possibile che un 10 per cento della popolazione nazionale non riesca a orientare anche delle politiche in tutto questo senso no io credo che ce la possiam fare michela abbiamo capito che quel cartello non ti piaceva però Claudio scusami ma su questo tema io non intervengo nel senso che sono presidente del del coordinamento delle comunità accoglienti della federazione regionale che è un'entità regionale uno delle pochissime entità che ragiona e dialoga su sul territorio regionale mentre la grande maggioranza invece è molto focalizzata sulle questioni provinciali allora ciò che noi facciamo è un'attività di tipo culturale e politico non rappresentiamo sindacalmente con le nostre associazioni e le cooperative che partecipano si aderisce perché ci si riconosce in una serie di valori che stanno alla base della del coordinamento che ripeto è nato su spinta su spinta di alcune persone uno delle quali chi è di Trento lo conosce don dante clauser del punto d'incontro e altro era don luigi ciotti e poi albanesi e quant'altro dopo di che si è trasformato voglio dire dall'aspetto abbastanza marcato della presenza di figure molto clericali del senso buono del termine appartenivano al clero verso una laicità molto molto presente adesso il presidente è una donna allora io sono intervenuto perché il tema era quello dell'educazione giusto ecco l'educazione che ripeto come ho detto prima la svolgiamo a 360 gradi in ogni momento della nostra attività ed è un'educazione che ha gli aspetti anche piuttosto particolari e è rivolta anche per esempio ai frequentatori del punto d'incontro due anni fa si è fatto un'attività con loro per far sì che loro si sentano cittadini di questo mondo e quindi siamo andati in giro per Trento per pulire tutte le fontane per far capire che ci sono anche molte altre persone che le sporca ma se sono le altre persone e che quindi esercitare il diritto e cittadinanza e anche tenere in ordine un posto e un bene comune il tema che ponevano gli educatori quando era non regolamentato il tema in cui si stava meglio scoprivano di essere ducatori facendo il lavoro educativo e le professioni di processo le puoi scoprire non quando fai università ma quando entri in un contesto che ti restituisce il fatto di essere portato vocato per quella cosa 15 giorni fa sei laureato in educazione professionale uno dei dipendenti della cooperativa che lavora da noi da dieci anni l'ho inquadrato come animatore all'inizio perché sennò esercizio abusivo dalla professione però io quello che hanno debba devono capire interlocutori pubblici che ci sono contesti che devono mantenere la loro capacità di accogliere persone che facendo praticando quel contesto scoprono le loro vocazioni proprio perché sono contesti complessi non complicati siccome la medicina è anche complicata intuisco che un medico in qualche modo non è che come dire può diventare medico cammin facendo però gli educatori sì e pensare che le cooperativi possono essere degli incubatori all'interno del quale con dei patti con l'università si costruiscono dei percorsi di qualificazione delle persone potrebbe essere un terzo modo di interpretare questo tipo di ruolo anche perché l'educazione del futuro sarà un ducazione in cui la gente dovrà avere una forte capacità di superare il possesso del titolo questo ci dicono tutti quando si dice tra dieci anni le professioni che ci sono adesso compresi commercialisti gli educatori sono scarsamente in qualche modo sostituibili dall'intelligenza artificiale perché si occupano di relazioni e in quello abbiamo una grossa capacità di non essere standardizzabili però a quel punto la formazione continua la possibilità di acquisire titoli non necessariamente all'inizio della propria carriera professionale ma anche durante la propria carriera professionale sarà determinante per cui su questa cosa in qualche modo il futuro del futuro sarà quello di titoli di persone che riescano a aggiornarsi costantemente dentro processi di formazione permanente dentro il quale il fare learning by doing imparare facendo sarà la dimensione di nesco perché il senso sono d'accordo con michele cioè ci vuole lo stipendio però lo stipendio senza il senso di quello che fai ci omologa a contesti di cui non dico il nome perché sono invece di prendere bassetti vengono a prendere me in cui rimane solo lo stipendio nelle cooperative ci mettono tutti via insieme il senso per noi per gli esseri umani è fondamentale il malessere che si sta vivendo in molti contesti lavorativi in questo momento è un malessere di senso quello che ci dicono persone che sono sopravvissute al lager come victor frank è che il senso è stata una delle dimensioni insieme alla fortuna che li ha tenuti vivi chi non aveva la capacità di dare senso a queste cose è morto magari non fisicamente ma lo è psicologicamente la nostra specie ha questa caratteristica per cui va bene tutta la retorica degli stipendi e tutto il resto ma condivido la cooperazione sociale e altro io ho iniziato a fare questo lavoro prima di prendere uno stipendio e continuo a farlo oltre l'orario di lavoro anche se in teoria sarebbe proibito grazie se siete d'accordo almeno che non dobbiamo chiudere no non dobbiamo chiudere esattamente noi andiamo avanti due euro chiudere esattamente però dai ci date 30 secondi per capire se qualcuno vuol dirci qualcosa vuol raccontarci anche qualcosa no? Suggestioni che arrivano da voi anche sì certo scendo nel pubblico dai vado io ah scusa ah ce l'è perdono no imponi il microfono grazie ringrazio angelo per avermi ricordato che sono un educatore corporeo prima di tutto e mi è piaciuta molto la metafora dello sport della dimensione fisica della relazione umana perché partiamo tutti tutti da lì si nasce no con il corpo siamo un corpo e io ho fatto di questa persona la mia il mio lavoro per cui promuovere la persona parte da lì e parentesi una degli ultimi studi del dell'oms ci dice che nel 2030 avremo 254 milioni di bambini obesi quantomeno in sovrappeso e questo dovrebbe farci riflettere sui sani stili sulla promozione di sani stili di vita e sul tema della salute che ha posto anche michele no perché poi se proiettiamo in avanti i bambini e che adulti ci ritroveremo poi e questo poi lo lo spari sul sul sul piano sanitario no per cui c'è tutto un filone che si potrebbe si potrebbe aprire poi torna al disegno per guardare col disegno probabilmente riprescando una parola che avete messo lì poco fa il coraggio cioè per guardare col disegno di serve coraggio il coraggio che dovrebbe avere la cooperazione sociale per vederci complessità e non complicazione no per vederci potenzialità non criticità e quindi per usare una parola no o le parole che ha pescato michele guardarci tutti i diversi colori che compongono quel quel disegno e questo però richiede di cambiare il punto di vista e non è un punto di vista omologante no è un punto di vista che rispetta la diversità poi vado dritto sul tema del lavoro nel senso che senza adentrare ulteriormente sulle questioni sindacali sono vediamo tornare i carabinieri in realtà se devo e uso torno sempre alla metafora del movimento dello sport si è accesa in me l'immagine del cooperatore cooperante educatore mettete quello che volete la parola che volete però se devo immaginare una professione per l'educatore cooperante di domani è quella dell'acrobata dell'equilibrista probabilmente no perché probabilmente questo cooperatore educa barra educatore barra cooperante dovrà fra virgolette ricercare l'equilibrio fra senso e compenso fra complessità complicazione fra tutte queste tensioni che stiamo vivendo nei contesti micro ma anche nei contesti macro del mondo in cui in cui viviamo e abitiamo e che desideriamo essere accolti per guardo guardo il presidente di cnca grazie bene mi fanno segno giustamente che dobbiamo chiudere ben ringrazio a tutti voi naturalmente di aver partecipato abbiamo portato la cooperazione sociale all'interno del festival dell'economia non siamo stati arrestati abbiamo parlato di cose dal basso il sottotitolo vi ricordo erano le sfide di un mondo nuovo abbiamo cercato di affrontarne alcune e siamo arrivati senza scorta guardo Claudio e ce ne andiamo senza scorta buon pomeriggio
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