Innovation Days
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Innovation Days
Gli Innovation Days fanno tappa al Festival dell’Economia. Confindustria e Il Sole 24 Ore lanciano la nuova edizione 2023 degli Innovation Days, il roadshow che, attraverso le 6 tappe programmate, percorrerà il Paese coinvolgendo imprenditori, manager, istituzioni e ricercatori per discutere di innovazione e di transizione, digitale e sostenibile, con un focus specifico sui progetti del PNRR. Il titolo della nuova edizione è: “Fare rete per essere competitivi” e punta su un format rinnovato, focalizzato sull’interazione ed il networking.
Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Bene, buona giornata, benvenuti a voi presenti qui all'ITAS Forum di Trento e a tutte le persone che sono collegate con noi in streaming in questo momento. Seconda tappa di Innovation Days è partito da Milano, un percorso in realtà dedicato all'innovazione che solle 24 ore con Findustria hanno avviato 5 anni fa. Ha senso essere qui a Trento per due motivi, intanto perché siamo all'interno del Festival dell'Economia, il cui titolo ovviamente è il futuro dell'innovazione, il futuro del futuro e quindi ha ovviamente senso parlare di percorsi e traiettorie innovative del contesto. Ma ha doppiamente senso, a prescindere del festival, essere qui in Trentino, perché il Trentino in realtà è uno dei territori più avanti in Italia e non solo in termini di innovazione. Guardando i numeri, noi prendiamo ad esempio il numero di startup e ne contiamo 275, in realtà ce ne sono 14.000 in Italia, ma in rapporto alla popolazione abbiamo qui un tasso doppio rispetto alla media nazionale. Se prendiamo l'indice generale calcolato dalla Commissione Europea nell'Innovation Scoreboard, soltanto l'Emilia Romagna, che però ha aziende di dimensioni diverse, è più avanti del Trentino. Per tutti gli indicatori il Trentino è più avanti della media nazionale, più avanti della media europea, con punte di eccellenza ad esempio nelle pubblicazioni scientifiche, nei brevetti anche, e nella ricerca pubblica, nel peso. Quindi è un territorio in cui, tra l'altro lo vedremo anche nella ricerca che presentiamo tra poco, la collaborazione tra imprese, università, centri di ricerca e startup è qualcosa di non episodico affatto. Quindi è un percorso e lo sentiremo anche nei racconti delle aziende che coinvolgiamo. L'innovazione è il tema che seguiamo in questo percorso che è partito a Milano qualche settimana fa. Noi oggi qui racconteremo le storie delle aziende che stanno intraprendendo questo percorso, quindi non è futuro ma è già il cambiamento attuale nelle aziende con i risultati che questi percorsi innovativi stanno portando. In un momento di innovazione che vediamo essere pervasiva su tutti gli aspetti della vita nostra come famiglie, come consumatori e poi anche delle imprese. Vabbè, lasciamo stare l'intelligenza artificiale, quello che sta cambiando, il digitale e quello che sta cambiando nelle aziende, la trasformazione energetica. Però ecco, l'innovazione è come poi le cose accadono con una rapidità incredibile. Prendiamo un dato. Noi a marzo abbiamo avuto nei confronti della Russia un avanzo commerciale di 320 milioni di euro, mai successo, mai capitato nella storia. Avevamo un passivo di quasi 3 milioni di euro prima. In un anno la scelta politica di diversificare la fonte ha prodotto questo risultato, cioè noi oggi siamo esportatori netti verso la Russia, abbiamo abbattuto del 90% gli acquisti di gas. Sicuramente abbiamo solo comprato del tempo, non è la rivoluzione energetica che ci aspettiamo, però la velocità del cambiamento è incredibile e si vede anche nei numeri Istat. La velocità del cambiamento è pervasiva nelle storie delle vostre aziende e ne parliamo tra poco, sentiremo poi le istituzioni e l'idea insieme a Confindustria è quella di raccontare una serie di best practices e fare in modo che questi diventino poi una sorta di seme che poi genera altre idee. Quindi magari ascoltando il percorso di un'azienda si capisce che cosa è possibile fare al proprio interno. Partiamo senz'altro, tra poco ci raggiungerà anche il direttore del sole 24 ore, Fabio Tamburini, però gli eventi di giornata con qualche accavallamento di evento ci porta poi a presentarlo appunto all'interno di questa sede tra qualche minuto. Partiamo però con Confindustria con Alfredo Maglione che è componente del Consiglio Direttivo con delega alla transizione digitale e all'innovazione e ha questa delega anche perché lui viene da un percorso di ricerca alla fondazione Kessler, quindi quando parla di innovazione sa di che cosa sta parlando. Grazie, grazie per il testimone e porto con grande piacere i saluti introduttivi di Confindustria Trento, è per noi un onore essere qui e salutiamo tutte le persone presenti e collegate, in particolare ci tenevamo a ringraziare da subito il sole 24 ore e Confindustria nazionale per aver dato la possibilità per la seconda volta di ospitare l'Innovation Days qui all'interno del Festival d'Economia, un connubio particolarmente vincente. Vedo in sala diversi colleghi e imprenditori di Confindustria Trento, quindi li saluto e li ringrazio per gli interventi che faranno nelle tavole rotonde successive. Poche parole introduttive che ci terrei però a condividere con voi. È già stato detto il Trentino, il Trentino è un'area particolare, un ecosistema innovativo che negli ultimi trent'anni è cresciuto molto ed effettivamente la Presa Trento è particolarmente centrata. Questo perché? Perché in questi anni le società che sono iscritte a Confindustria sono più di 600 associate e lo sentirete negli interventi successivi, hanno puntato tantissimo nei loro settori all'innovazione. Abbiamo più di 600 aziende associate e molte di queste fanno innovazione. Io sono anche Presidente della sezione Informatica e Tecnologie Digitali e vi assicuro che il livello è veramente molto buono. Ma l'ecositema Trentino si compone anche di altri elementi importanti. Abbiamo puntato tanto all'Università di Trento, abbiamo dei centri di ricerca come FBK e FEM, ma annoveriamo su tutto il territorio quasi 40 centri di ricerca e altri enti che si occupano di innovazione. Anche acceleratori privati per le startup fatti da imprenditori. Più di 50 gruppi industriali imprenditori si sono messi insieme a proposito di fare networking e hanno creato degli acceleratori per favorire le startup innovative. Quando il collega diceva che il Trentino è la provincia che prevede una più alta concentrazione per le startup innovative, questa è una delle motivazioni. Ma il Trentino è anche un'area in cui c'è un investimento importante in innovazione e ricerca. Di nuovo qualche numero veloce, ci sono circa 9 addetti, 9 persone, ricercatori, manager, che si occupano di ricerca e sviluppo in Trentino rispetto a un numero della comunità europea che è di 6,6. Il fatto che quello di cui parliamo oggi e che sentirete è il risultato di un percorso, un percorso che il Trentino ha iniziato 30-40 anni fa e intendiamo continuare a spingere in questa direzione. Mi permetto di chiudere questi saluti introduttivi su dei concetti ai quali tengo particolarmente, un po' perché ho la delega all'innovazione, all'ecosistema innovativo nel consiglio direttivo, un po' perché ci credo veramente. L'innovazione è sicuramente una delle tematiche più importanti, più importanti perché sostanzialmente è la base, la colonna importante del progresso. Fare innovazione come imprese e come enti pubblici è fondamentale per dare una spinta all'economia. A tal proposito ho avuto occasione tre settimane fa, partecipando al Festival dell'Innovazione a Roveretto, di esprimere già questo concetto. Il Paese Italia investe in innovazione e ricerca circa l'1,5-1,6% del PIL, che costa in circa 25 miliardi di euro di investimento. In maniera analoga il Trentino investe l'1,5% del PIL provinciale in innovazione e ricerca e sviluppo, circa 320 milioni di euro, sommando gli investimenti pubblici e privati. Sono sicuramente cifre importanti, ma come ho già fatto qualche settimana fa, sollecito a pensare che si debba fare di più. La comunità europea e i paesi scandinavi da alcuni anni si sono impegnati a portare questo investimento al 3%. Quindi potete immaginare cosa si potrebbe fare nelle nostre aziende e nei nostri enti raddoppiando l'investimento sull'innovazione. Questo è importante perché, alla fine, fare innovazione vuol dire, nel settore industriale, migliorare i livelli di produttività, di sicurezza, di qualità. Nel settore medico-sanitario vuol dire salvare vite, per fare terapie e diagnostica. Nel settore agro-food vuol dire fare qualità, utilizzare meglio le risorse. In tanti altri settori questo vuol dire sostanzialmente non solo alimentare le aziende e far crescere l'economia, ma dare un contributo fondamentale al progresso del nostro Paese. Chiudo dicendo che in Italia ci sono tutti i valori e tutti gli ingredienti per poter investire di più, non solo, ma per poter diventare a livello mondiale un punto di riferimento per l'innovazione scientifica, tecnologica e industriale fatta in maniera etica con valori. Dobbiamo puntare a questo, dobbiamo, secondo me, sentire questa responsabilità e quindi invito anche i colleghi che mi seguiranno nelle tavole rotonde a raccontare i vostri progetti di innovazione, perché sono ottimi progetti di innovazione che possono ispirare altra buona innovazione per altre persone e cercando di farlo il più possibile anche in network insieme con modelli di open innovation, perché vediamo sempre di più che il mettersi insieme a fare innovazione. Questa innovazione porta a risultati sempre più efficienti. Grazie quindi a tutti e buon lavoro, buona prosecuzione degli Innovation Days. Grazie, grazie Alfredo Maglione di Confindustria Trento. Apriamo il primo spazio, fare rete, fare sistema, per guardare il futuro. E lo facciamo insieme ad Andrea Berna, responsabile commerciale di Banca IFIS, che è invito qui sul palco insieme a me. Prego, buongiorno e benvenuto. Banca IFIS ci accompagna in questo percorso, ma ci mettiamo al centro, occupiamo gli spazi. Ci accompagna in questo percorso con una ricerca che viene realizzata all'interno di ogni regione, guardando i numeri, sondando i clienti della banca e cercando di capire quali sono le scelte del territorio di innovazione. Allora, un aspetto interessante è ovviamente la crescita, la forza di questo territorio da questo punto di vista, però io partirei intanto da un tema diciamo più generale, che è una visione di mercato in questo momento, che è un momento un po' distasi. Abbiamo visto un rallentamento dell'economia da un lato, la produzione si sta piattendo, per fortuna si prevede che non ci sia recessione, come la vediamo in Germania in questo momento, non ancora in Italia. L'aumento dei tassi sicuramente non aiuta gli investimenti delle aziende, però le previsioni più coupe e catastrofiche post invasione russa in Ucraina al momento non si sono verificate, quindi il sistema tiene un suo punto di vista sullo stato di salute delle aziende in questo momento. Intanto, grazie mille per l'invito per essere qui, mi fa veramente molto piacere e parte da un tema giusto oggi, sono le 24 ore, recessione tecnica per quanto riguarda la Germania, stiamo aspettando questo momento, giustamente quanto evidenziato, stiamo vivendo un momento molto complicato, le nostre imprese, il nostro paese, ma l'economia nel complesso ha attraversato fasi difficilissime, lo sappiamo tutti. Ad ogni momento sembra che ne stiamo uscendo e poi invece succede qualcosa di nuovo e quindi si è parlato adesso di complessità, si è parlato di un mercato molto complicato. Quindi prima il Covid, poi sembrava che fossimo usciti, però poi le tensioni all'interno delle filiere, lo shortage di materie prime e poi l'inflazione che sembrava fosse passeggiare, ma in realtà così passeggiare poi non era, è arrivata ad essere a double digit, le banche centrali stanno intervenendo e il problema è che non vediamo ancora la fine. Sicuramente qualche ma non è ancora abbastanza e quindi probabilmente non si fermeranno e quindi sappiamo che cosa vuol dire poi alzare i tassi, significa in qualche misura creare qualche problema in più per l'accesso al credito. Ora se devo dirla fino ad oggi porto a testimonianza nostra, fino ad oggi cominciamo ovviamente a sentire sul territorio alcuni segnali di diciamo sicuramente incertezza e difficoltà per quanto riguarda le imprese e il rapporto con le banche economiche, però per il momento non vediamo segnali di rallentamento per quanto riguarda l'attività economica. Detto questo, situazione particolarmente complicata, sicuramente ci sono però delle note positive, il nostro market watch che ha citato per esempio andando a vedere, lo guardiamo sempre perché noi facciamo delle indagini sui territori e sull'economia dei territori e vediamo che per quanto riguarda il sentiment dell'imprese per esempio nel Trentino è leggermente più positivo di quello che ha la media italiana. Tempo un po' più positivo, le ragioni probabilmente le abbiamo sentite anche prima, c'è molta innovazione, c'è molto fermento e quindi c'è probabilmente più positività. La cosa interessante è che questa positività è anche in leggero aumento a partire dal terzo Q2022 e per il momento è ancora in aumento. Poi vedete ogni giorno ci sono notizie diverse, quindi adesso chiaramente l'ultima è questa della Germania, capire quali saranno gli impatti con il territorio, soprattutto questo territorio che è così vicino in cui lo scambio commerciale è sicuramente molto importante. Eravamo a 300 euro megawattora in agosto, quindi dinamica impazzita, però al momento siamo perlomeno tornati in linea quasi insomma, eravamo a 17-18 euro con i valori precrisi. L'altro aspetto interessante del vostro market watch emerge una spinta innovativa forte, quindi quasi tutte le aziende mi pare 9 su 10 o hanno appena fatto o stanno impostando un percorso di innovazione in primis e non soltanto il cambiamento che è la sostenibilità. Quindi comunque alla fine che poi ci sia l'Europa a dare delle spinte e delle normative diverse, che questo arrivi da una strategia interna autonoma dell'azienda, il cambiamento sta avvenendo. Ma allora non c'è dubbio, qui nel territorio, come diceva, c'è grande attenzione per quanto riguarda all'innovazione, 9 su 10 sono le prese che faranno appunto questo investimento, la sostenibilità, ma non solo, perché poi c'è anche la parte di digitalizzazione, poi innovazione di processo. Molto spesso innovazione di processo, progettazione del processo in chiave è maggiormente sostenibile, questa è una cosa molto interessante. Per quanto riguarda poi il territorio, se n'è citato, no, anche il fare rete, il fare squadra è qualcosa di veramente molto sentito qua nel territorio. Quindi il 5% dell'impresa dichiara di collaborare attivamente con altre imprese nazionali e internazionali, chiaramente l'obiettivo è quello di mettere a fattor comune esperienze e competenze per trovare dei vantaggi all'interno delle filiere di appartenenza, pensiamo al potenziale per quanto riguarda le vendite, la logistica, la ricerca. La cosa interessante è che il 27% delle piccole e medie imprese dichiara di collaborare con enti di ricerca o con università, ancora una volta qui l'innovazione di prodotto di processo è qualcosa di molto importante per loro. Ecco, questo è interessante perché collaborazione con soggetti esterni, cioè che siano università, che siano startup, che siano altre imprese, è evidente anche nelle storie che sentiremo dopo. Noi abbiamo selezionato percorsi innovativi, poi casualmente o meno non si sa, però comunque molte delle aziende che sentiremo dopo fanno esattamente questo e tra l'altro è un valore oltre la media nazionale. A conferma di un fatto, grande o piccola aziende in questo momento non hanno al proprio interno tutte le competenze per seguire le direttrici di sviluppo, quindi l'open innovation, che una volta si citava solo nei convegni come dire una bella teoria, in realtà sta avvenendo. Ma sì, dicevo prima, sicuramente il fare rete, il fare impresa è un qualcosa di sentito appunto sul territorio e quindi la ricerca delle collaborazioni per ampliare proprie sfere di competenza è un qualcosa molto sentito. Il 62% delle imprese dichiara che farà un investimento nel 2024 e farà un investimento proprio in tecnologia, in innovazione, questo chiaramente è molto importante, proprio la dimostrazione della vivacità del territorio e della volontà del territorio di trovare nell'innovazione una risposta al cambiamento che vediamo appunto ogni giorno, sempre più importante. Quello che secondo me è significativa di un cambiamento di fondo nella mentalità delle aziende riguarda le motivazioni legate agli investimenti in sostenibilità, dove c'è sicuramente al primo posto però una percentuale di poco più alta rispetto alla seconda posizione che riguarda la reputazione del brand, cioè io investo in sostenibilità perché io voglio presentarmi sul mercato nella maniera giusta e corretta, ma in realtà subito dietro, diciamo statisticamente siamo esattamente sullo stesso livello, voglio ridurre i miei costi nel lungo periodo, quindi è arrivata la percezione che in realtà l'investimento in sostenibilità è qualcosa per l'azienda, quindi magari perché l'Europa pone delle restrizioni, magari perché il consumatore fa delle scelte diverse ma alla fine investire in questi percorsi all'azienda conviene. Ma sinceramente anche io leggendo la survey sono rimasto colpito da questo fattore perché in realtà ISG investire in sostenibilità è qualcosa che in primo impatto, non so, ci sono diversi imprenditori qui in sala e che ci stanno ascoltando, io mi immagino che il primo impatto sia stato questo, ma sostenibilità significa costi, significa presentire i miei bilanci. Questo vale probabilmente per tutti i settori industriali e devo dire la verità vale anche per le banche perché ISG avrà un impatto anche per le banche, sembra magari non è così immediato ma in realtà lo è. E quindi anche noi per esempio come banca siamo stati i primi ad aderire alla Net Zero Banking Alliance prendendo degli impegni molto precisi per quanto riguarda la sostenibilità, la sostenibilità che per la verità non è tanto andare a lavorare sulla parte ambiente come banca, abbiamo un impatto tutto sommato contenuto, abbiamo preso degli impegni precisi anche per quanto riguarda il portafoglio dei nostri clienti in materia di emissione di carbonica e quindi dicevo il primo impatto per un imprenditore potrebbe essere quello e probabilmente lo sarà stato i costi, i santi danni costi. Invece via via si fa sempre più spazio la convinzione che essere sostenibili conviene, ma conviene veramente, conviene anche a livello di bilancio, quindi si aprono da un certo punto di vista delle opportunità, opportunità di lavoro e poi soprattutto ci sarà un riflesso su quello che è la vita di tutti noi e quindi l'impatto dell'essere umano sul pianeta, quindi questa è la cosa veramente bella e positiva. Esiste già una traslazione diretta tra sostenibilità di un'azienda e merito di credito, ancora un fatto diciamo più qualitativo da declinare poi in termini concreti, cioè un'azienda sostenibile in questo momento paga già meno il proprio accesso e il credito secondo lei? Allora questo è un processo, sicuramente siamo all'inizio, sapete bene che i rating, verranno dati dei rating anche per quanto riguarda, lo dicevo prima, noi abbiamo preso degli impegni per quanto riguarda il portafoglio dei nostri clienti, ma come faremo ad apprezzare qual è la sostenibilità dei nostri clienti? E quindi sta sviluppando in maniera anche molto veloce tutta una dotrina e anche degli operatori che andranno a fare delle valutazioni in merito alla sostenibilità delle imprese e questo avrà sicuramente un impatto, quindi i vari istituti di credito compreso il nostro si stanno attrezzando per capire come prendere questa cosa perché poi alla fine non potrà essere solo una riduzione di prezzo. Questo sarebbe anche un po' riduttivo, quindi bisogna capire come anche le banche, come il mondo della finanza può andare a supportare questo processo di cambiamento. Grazie, è unito esattamente, lei ha risposto quando il cronometro è arrivato a zero, Andrea Berna, grazie, responsabile commerciale di Banca Ifis, grazie per essere stato con noi, perfetto, grazie mille. E questa era la finanza che chiaramente può dare una spinta fondamentale ai percorsi innovativi perché poi da lì arrivano le risorse, quindi il modo in cui si incanalano le risorse verso questo o quella azienda evidentemente va a modificare i percorsi di sviluppo. Andiamo avanti con il nostro programma, apriamo i racconti delle singole aziende e partiamo dall'innovazione tecnologica e digitale in particolare a sostegno dei sistemi in generale manifatturieri e anche dell'agroalimentare. Lo facciamo insieme a Camilla Lunelli, terza generazione imprenditoriale e direttrice della comunicazione del gruppo Fratelli Lunelli Ferrari, Giulia Manica, general manager dell'omonimo azienda Manica, abbiamo in collegamento, poi chiederò alla regia se è tutto già attivo, Antonio Morabido, responsabile di marketing enterprise e invece qui in sede con noi Fabrizio Saro, amministratore delegato di Fluentis. Buongiorno, benvenuti, buongiorno a tutti, allora partiamo dalla, chiederai però alla regia di avere 10 minuti a testa per ogni intervento, quindi non un counter definitivo, grazie. Allora Camilla Lunelli e partiamo dall'agroindustria perché noi abbiamo, vabbè storicamente lo definiamo settore tradizionale, poi però siete qui per parlare di innovazione e non è diciamo una chiamata come dire di rito rituale, una chiamata legata al fatto che voi effettivamente siete in questi percorsi, 150 milioni di ricavi, 340 addetti, 120 ettari di produzione diretta diciamo e poi avete una serie di conferitori. E' per esempio quello della collaborazione con le startup, per cui un'azienda come la vostra dice no, dobbiamo intanto provare a mappare i nostri vigneti e verificare se e come possiamo migliorare fertilizzazione e irrigazione, cosa state facendo? Sì, innanzitutto grazie per questo invito e vorrei fare una nota a cappello in continuità con quanto è stato detto finora, perché effettivamente tutto il processo di innovazione in azienda da noi si lega in maniera molto stretta al tema della sostenibilità ed effettivamente ci ritroviamo molto in quello che è stato l'approccio appunto appena citato, ossia il fatto che così magari il timore iniziale, su quello che può essere un aggravio di costi, va in realtà vissuto da un movimento di lungo periodo e in questo appunto si innesta poi il tema dell'innovazione, della tecnologia del digitale anche appunto in un settore assolutamente tradizionale come può essere il mondo del vino e in particolare per quanto riguarda noi in azienda lo vediamo applicato soprattutto nella parte ancora se vogliamo più tradizionale che è quella agricola. Veniamo quindi alle varie cose che siamo impegnati in quest'anno e negli ultimi anni, perché in realtà è un processo che da noi è iniziato più di una decina di anni fa, in particolare sotto la guida di mio cugino Marcello Nunelli che vorrei anche salutare e ringraziare per questo, d ha visto appunto una serie di collaborazioni fra cui quella con la startup a cui citavi tu si tratta in questo caso di un bel percorso virtuoso a mio avviso che parte proprio dal territorio, si tratta di una startup partita fra Trento e Bolzano nel 2018, Blue Tentacles che noi abbiamo peraltro anche sostenuto nella fase di crowdfunding e che si occupa di revampi dei sistemi in rigui, quindi parliamo di acqua, un tema sicuramente sempre più caldo anche nel nostro Trento. Toricamente magari non ha avuto la sensibilità, l'attenzione al problema dell'acqua ma che giustamente si sente ora coinvolto in un discorso più globale. Ecco sul tema dell'acqua ci siamo operati in vari modi, uno appunto è quello di applicare la tecnologia proposta da Blue Tentacles ai sistemi di irrigazione esistenti, quindi si tratta di un revamping non di un completo rinnovamento del sistema che permette di ottenere un risparmio, il riguo che può arrivare fino al 30%. Anche in questo caso andiamo ad unire quello che è un obiettivo, quali il risparmio chiaramente idrico, ad obiettivi di efficienza, perché questo implica una riduzione dei costi per l'acquisto dell'acqua ma anche pensiamo all'energia che viene richiesta per pompare l'acqua fino ai sistemi di irrigazione, ma otteniamo anche un miglioramento qualitativo delle uve. Mi spiego, l'irrigazione di soccorso che noi utilizziamo è fondamentale soprattutto in stagioni come ad esempio la scorsa estate che ricorderete è stata molto calda, ma è anche vero che un'eccessiva irrigazione va poi a diminuire la qualità dell'uva, quindi un sistema di irrigazione di precisione riesce a coniugare diversi obiettivi. Allora ci interrompiamo un secondo, io approfitto della presenza e dell'arrivo del direttore del Solimenticatore Fabio Tamburini, gli cedo il podio e ripartiamo, però era fondamentale avere lui qui oggi, prego. La puntualità di conseguenza mi sento davvero in una situazione di straordinario immaginario, vi posso soltanto dire che sono un po' vittima del successo che sta avendo il festival che è cominciato ieri, abbiamo tanti spettatori, le sale piene e naturalmente insieme con questo abbiamo anche tanti problemi. Poi abbiamo anche il giornale, i quotidiani escono tutti i giorni, compreso quelli in cui si tiene il festival dell'economia di Trento, però ci tenevo a essere qui oggi e ti stengo anche a ringraziare in misura particolare perché ci ha dato una mano non banale nell'organizzazione di questo festival. Questo festival è anche Itas Mutua che oggi ci ospita qui per questo evento ma anche in tante altre occasioni che stanno arricchendo il festival di contenuti. Questo festival ha una parte importante che è dedicata all'innovazione, che è dedicata alla necessità di essere protagonisti di essa. L'Italia ha un grande handicap ma voi che siete imprenditori lo sapete meglio. Questo è un Paese la cui produttività è in straordinario arretrato rispetto agli altri Paesi principali dell'Occidente, noi siamo straordinariamente indietro e quindi bisogna fare di più e la produttività può fare davvero un salto in avanti se l'innovazione tecnologica riesce a sbloccarsi. Questo poi è il significato dell'Innovation Days, oggi qui è una tappa importante ma l'abbiamo voluta proprio con questo spirito, ormai è per il gruppo Sole 24 ore e anche per Trento perché siamo già venuti qui l'anno scorso, una piacevole consuetudine ma bisogna abbattere il ferro finché è caldo. La frontiera dell'innovazione, dell'economia digitale, dell'intelligenza artificiale è la frontiera che risulterà decisiva nei prossimi anni. Nulla è scontato però e ce lo dobbiamo meritare sul campo. Abbiamo delle straordinarie possibilità come italiani, come come Paese e ci sono due personaggi che sono qui a Trento e parleranno uno oggi e l'altro domani e che rappresentano, sono iconi dell'economia digitale che noi abbiamo, noi alla fine guardando il mondo siamo un piccolo Paese però abbiamo tante qualità di cui spesso ci dimentichiamo. In particolare le grandi capacità legate all'impegno, anche alla fantasia. I due personaggi a cui faccio riferimento e mi fa piacere ricordarli qui oggi quando si parla di innovation, sono uno che rappresentano il passato dell'informatica, pochi italiani lo sanno. Ma uno dei padri dell'informatica moderna è un signore che ha compiuto da poco gli 80 anni, si chiama Federico Faggin, è un vicentino, lui ha dato un contributo decisivo all'affermarsi dei microprocessori. È un italiano, quanti italiani magari qui in sala può essere diversamente ma se facciamo la prova fermando le persone per strada secondo me non lo conosce nessuno. È il papà dei microprocessori dell'informatica moderna, è incredibile che oggi non si conosca un personaggio che in Silicon Valley, in California è servito e riferito, è davvero un punto di riferimento. Sarà qui a Trento oggi, perdonatemi ma non mi ricordo l'ora e dove parlerà, racconterà la sua storia e soprattutto parlerà del rapporto tra spiritualità e innovazione tecnologica, magari può venire da sorridere ma non è un aspetto secondario. Per lui che è stato un grande inventore, un grande imprenditore, la scoperta della necessità di porsi il problema del rapporto tra la spiritualità e l'innovazione tecnologica ha dato un segno alla sua vita. Il secondo italiano che sarà qui presente in questi giorni, se non ricordo male, domani è San Giovanni Vincentelli, anche qui pochi lo conoscono. Vedete per preparare il festival dell'economia di Trento di quest'anno abbiamo fatto un road show che è stato a Lugano, in Svizzera, a Johannesburg, in Sudafrica, ad Abu Dhabi e siamo andati anche a San Francisco. Vi assicuro che uno dei professori oggi più quotati è San Giovanni Vincentelli, è un peccato grave. Sarà qui al festival, abbiamo scelto come titolo del suo intervento un titolo di cui sono molto orgoglioso perché secondo me è molto iconico. L'innovazione è come il tartufo, è difficile trovarlo ma quando si trova si scopre un tesoro. Ecco, allora Federico Fagin, Vincentelli, la tappa dell'innovation day di oggi, e vi ringrazio ancora una volta per la partecipazione, è significativo della necessità, se vogliamo davvero costruire un futuro da protagonisti, di impegnarci sul fronte della ricerca dell'innovazione tecnologica e di migliorare il fare impresa attraverso la tecnologia. Noi come gruppo solo 24 ore siamo straordinariamente convinti che sia una priorità e nel lavoro di tutti i giorni cerchiamo di dimostrarlo. Grazie per la partecipazione. Adesso vi rubo ancora 10 secondi per cospargere il capo di Cener perché c'è un secondo aspetto di straordinaria maleducazione che io cerco di non praticare, e cioè quello di parlare e poi di andare via. Però purtroppo siamo vittime anche in questo caso del nostro successo per venire qui oggi a fare la sua prima intervista, il comandante della Guardia di Finanza de Gennaro e forse io a intervistarlo. E siccome poi l'orario l'ha scelto lui e il giorno l'ha scelto lui, in sfortunata coincidenza col vostro evento per cui io alle 11 devo intervistare de Gennaro, d'altra parte per il festival è importante averlo perché questo signore è alla sua prima uscita pubblica da comandante della Guardia di Finanza e ci parlerà sul tema il futuro della lotta all'evasione fiscale. Credo che in Italia sia un capitolo importante. Non se ne mai parla abbastanza e quindi io mi scuso con voi secondo gesto di maleducazione in pochi minuti, ma io adesso devo andare via. Grazie della partecipazione, sicuramente il nostro Luca Orlando che per il solo 24 ore è davvero un punto di riferimento. Grazie ancora per la partecipazione e anche per la comprensione. Grazie Fabio Tamburini, innovazione ed è interessante come l'innovazione sia anche stimolata e ci sia una relazione a doppia via rispetto poi al giorno e tornando a Camilla Lunelli come in C del clima, come in C del cambiamento climatico per un'azienda che lavora nell'agroindustria. Vediamo poi le immagini tremende che ci arrivano dalla Romagna quando gli eventi sono estremi e i danni che provocano e senza arrivare fin lì però è chiaro che per tutte le aziende ci sono sfide nuove che per voi si traducono ad esempio in una necessità di alzare il livello medio dei vigneti quindi temperature più calde reagisco alzandomi che non è come tirare una riga e andare un po' più in su ma è un po' più difficile. Seconda cosa sviluppare con le università dei porta innesti che resistono alla siccità, cosa state facendo? Sì, mi fa piacere che tu spieghi soprattutto il discorso degli eventi meteorologici più estremi perché ormai da molti anni tutti siamo assolutamente consapevoli di quello che è un innalzamento delle temperature medie, quello che secondo me è stato meno percepito finora ma quello che è accaduto in Emilia-Romagna lo ho invece riportato drammaticamente. Il fatto che su dei trend di lungo periodo che possono essere appunto quelli dell'innalzamento della temperatura di minori precipitazioni si nasconde una variabilità sempre maggiore. Mi spiego, la temperatura aumenta ma noi abbiamo avuto anche delle stagioni o delle porzioni di stagioni più fredde che dal punto di vista agricolo ci hanno messo in estrema difficoltà. E questo ora è sempre più difficile. Noi come azienda ci siamo sentiti anche in dovere di trasferire questo tipo di nuove competenze oltre la sensibilità ambientale anche a un punto di vista migliore. Abbiamo una serie di attori sul territorio partendo dai nostri conferenti di uva, sapete peraltro che la proprietà media in Trentino è molto bassa quindi noi ci troviamo a interfacciarci con un numero di conferenti che va dai 600, 700, 800 persone a cui appunto con un apposito protocollo il vigneto Ferrari per una viticoltura di montagna sostenibile e salubre andiamo così a trasmettere nuove tecniche che permettono loro appunto di affrontare un diverso contesto all'insegna appunto di una maggiore sensibilità ambientale, di una maggiore sensibilità verso la loro salute in primis perché sono poi loro nel vigneto e anche come si diceva prima con l'obiettivo finale di migliorare la qualità delle uve. Una delle altre attività che abbiamo messo in campo in questo senso e deriva da una collaborazione con l'università, in questo caso l'università di Milano che ci ha portato come azienda fondatrice insieme ad altre cantine di vino a lavorare appunto allo sviluppo di nuovi porte innesti. La società si chiama WineGraft e appunto va poi anche a sperimentare e commercializzare questi nuovi porte innesti che hanno il grandissimo vantaggio di, e ancora una volta torno al discorso dell'acqua, quindi ridurre la richiesta di acqua e quindi anche la resistenza a condizioni più estreme. Quindi un fare rete anche con il sistema della ricerca dell'università, sperimentarlo ma poi anche metterlo a terra, una realtà che magari non hanno i mezzi o comunque sono un po' più indietro rispetto a quelle che sono le nuove esigenze che il cambiamento climatico richiede e che la tecnologia ci dà come opportunità. Tutto questo arriva sul mercato, cioè viene percepito dal consumatore finale, dal cliente, una scelta consapevole o è ancora qualcosa che è un mondo di là da venire, il fatto di poter dire scelgo questo prodotto perché effettivamente viene realizzato in questo modo. La premessa è secondo me che un'azienda deve fare certe scelte sulle vie della sostenibilità, poi è vero che abbiamo sempre più un consumatore attento, c'è sempre più voglia di leggere le etichette, le etichette era anche quella cosa che fino a qualche anno fa veramente nessuno leggeva, adesso ci accorgiamo che c'è sempre più consapevolezza, sempre più voglia di approfondire, questo in particolare come sappiamo fra i giovani. Fra questo e delle scelte di consumo fortemente differenziate e pronte a pagare un margine significativo aggiuntivo, la strada non è sempre breve, sicuramente andremo in questa direzione ma faccio un esempio quando noi abbiamo certificato biologici tutti i nostri vini di tenute lunelli non abbiamo aumentato il prezzo nemmeno di un centesimo perché non ci sembrava... ... non è pronto ad accettare un aumento di prezzo significativo per questo tipo di acquisto, è una sensibilità comunque che sta venendo quindi io sono molto positiva soprattutto nel momento in cui appunto diventeranno più e sostanziali... ... quelli che sono adesso i ragazzi millenniali. Chiudiamo parlando di comunicazione che poi è l'area che lei presidia direttamente, che tipo di visita questo accordo che avete chiuso con la formula 1, ricordo il brindisi diciamo fatto alla fine del gran premio, che poi non è proprio un brindisi ma insomma quella bottiglia che viene spruzzata addosso tra i piloti, per la prima volta non è uno champagne, è uno spumante italiano, un investimento per voi rilevante non diciamo quanto però ecco volevo capire poi alla fine tirate le somme... ... ma che cosa dite di questa visibilità di questo investimento? Noi siamo entusiasti devo dire che quello di entrare come brindisi a formula 1 è un sogno che in azienda e in famiglia abbiamo cullato da anni e anni... ... a metterla a terra così è stato con grandissima soddisfazione, cito solo un fatto l'accordo iniziale era triennale già dopo il primo anno abbiamo rinegoziato con formula 1 un'estensione... ... a 5 anni quindi dal 2021 adesso saremo appunto sul podio di... ... fino al 2025 l'eco è stata straordinaria e è stato molto... ... in Italia accogliere questo senso di orgoglio di dire per la prima volta appunto una bollicina italiana su quello che è il podio più iconico dello sport anche perché forse non tutti sanno che la tradizione dello spruzzare... ... di questa doccia di bollicine è nata proprio nel mondo della formula 1 e poi sia trasmessa ad altri sport quindi resta un po' il podio più iconico da questo punto di vista. D'altronde dicevo è stato molto molto importante per noi il riscontro all'estero negli Stati Uniti giusto per citare un mercato abbiamo avuto un incremento delle vendite negli ultimi due anni che ci ha portato praticamente a raddoppiare il fatturato... ... e sicuramente l'accordo formula 1 non è stato l'unico elemento perché poi continuiamo anche tutto il lavoro tradizionale più sugli opinion leader del vino a parlare di vino e della qualità di quello che c'è nel calice però sicuramente la visibilità che ci è arrivata... Immagino abbiate prolungato il 2025 anche per consentire alla Ferrari magari speriamo che prima o poi riesca a vincere anche qualcosa però speriamo che il 2025 basti. Grazie a Camilla Lunelli, Giulia Manica, General Manager di Marica, cambiamo in parte il settore perché parliamo sempre di agroindustria, voi producete degli agrofertilizzanti che servono a base di rame e quindi lavorate in questo settore e avete anche voi vi confrontate col cambiamento climatico tra l'altro in maniera anche anomala rispetto agli altri nel senso che è uno dei pochi casi in cui la siccità non fa bene in generale però riduce per esempio la richiesta dei vostri prodotti meno funghi vuol dire meno richiesta di rame però voi continuate a crescere quindi 70 persone 54 milioni di fatturato l'aspetto interessante intanto è che avete... Qui vogliamo parlare un attimo di tipologie di professionalità che sono all'interno di questo gruppo intanto ci sono degli agronomi che vanno a fare i field advisor degli agricoltori quindi ormai non si fa più un'azione episodica ma si va in maniera sistematica a vedere che cosa serve al singolo terreno, che cosa succede? Innanzitutto grazie dell'invito per me è una bellissima occasione anche per raccontare la mia azienda che fa tra il resto 75 anni di anniversario fra due giorni e appunto non saremmo qua se non avessimo continuato ad innovare sicuramente l'impatto del cambiamento climatico è molto forte questi due anni sono stati due anni veramente di sofferenza perché purtroppo anche se a volte è bello che non piova perché ci sono delle belle giornate però nel nostro settore insomma non si producono i funghi quindi abbiamo avuto una riduzione insomma delle vendite che ovviamente cerchiamo di compensare attraverso l'internazionalizzazione e anche noi diciamo io ho in me una visione un po' negativa sul clima proprio perché vedo che l'adeguamento insomma che si riesce a fare a livello di grandi paesi a cambiare effettivamente l'aspetto della riduzione della nitride carbonica è molto difficile e quindi noi adesso abbiamo appena affondato Manica Polska in Polonia proprio perché riteniamo che progressivamente la latitudine insomma anche dell'agricoltura passerà sempre più in alto e poi chiaramente cerchiamo di innovare con nuovi prodotti perché l'Unione Europea appunto il primo colpito infatti è dal 91 insomma che che c'è un regolamento molto pesante sono stati tutto il campo degli agrofarmaci perché ha un settore di nicchia siamo visti come gli untori che danno i veleni eccetera senza considerare invece che sono proprio dei veri agrofarmaci che richiedono anni e anni di studio e di provo di teste ecotossicologici richiedono innovazione fortissima oggi l'Unione Europea ha quindi stravolto enormemente il nostro settore e oggi le aziende come Manica devono continuare ad innovare dei prodotti cercando di migliorare la performance e l'efficacia per cui un contadino che tratta appunto la vigna può utilizzare un principio attivo in dosaggio molto più piccolo perché appunto è più efficace cioè sostanzialmente magari con mezzo aspirina si ottiene lo stesso risultato per banalizzare ricerca che comunque ha delle ricadute importanti perché poi ovviamente ragioniamo in un mondo in cui operano dei colossi anche multinazionali da miliardi di euro diffatturato però ad esempio uno dei vostri prodotti è venduto con un brand diverso, buyer, quindi che comunque compra i vostri prodotti Noi siamo tra i pochi produttori di rame a livello europeo quindi le multinazionali oggi il rame è un principio attivo comunque ha messo in agricoltura biologica che non ha mai creato fenomeni di resistenza che è un po' anche la problematica dei prodotti agricoli però sempre di più appunto l'agricoltura come diceva Camilla Nunelli è un'agricoltura di precisione di conseguenza l'innovazione sul prodotto la si può fare però poi va spiegata perché appunto tipicamente anche il contadino è più restio all'innovazione di conseguenza a volte c'è capitato di avere dei bellissimi prodotti che poi non riuscivamo a vendere è perché poi c'è tutto il trasferimento anche sul mercato e quindi ci siamo resi conti dell'importanza anche di avere queste figure come diceva lei prima di field advisor che appunto andassero a effettivamente fare spiegazione di prodotto presso gli opinion leader presso le aziende agricole presso i contadini insomma perché altrimenti è veramente anche cioè l'innovazione la si può fare l'azienda delle bellissime idee anche nel campo della sostenibilità però la comodità poi usa i prodotti è seguire un certo l'innovazione poi la devi vendere sicuramente però prima devi realizzarla per realizzarla servono delle competenze diverse quindi una piccola azienda che cosa fa se le compra tra virgolette da fuori quattro dottorati voi avete in azienda quindi due chimici e altri esperti di materiali e di scienze legate al territorio e un dottorato fatto anche con l'università di Padova quindi dei costi aggiuntivi però è l'alimentazione del vostro percorso certo diciamo che mio fratello che serve appunto il tutto il campo della ricerca e sviluppo ha da ormai una decina d'anni realizzato un punto un laboratorio dedicato alla ricerca sviluppo e col passare del tempo insomma adesso abbiamo quattro persone a tempo pieno appunto che fanno ricerca e una di queste invece segue tutto il comparto regolatore affer perché comunque insomma la normativa nell'ambito chimico l'innovazione nell'ambito chimico è anche comunque molto legata a stare dentro ai paletti insomma delle normative e idee regolamenti l'esperienza coi dottorati l'esperienza è positiva assolutamente perché sono tutti giovani e quindi comunque hanno già la passione e la grinta e quindi la volontà anche di realizzare qualcosa di nuovo e poi appunto io vedo mio fratello li lascia anche molta briglia sciolta perché appunto l'innovazione si va anche un po' lasciata libera con l'università di Padova stiamo invece realizzando un processo insomma di economia circolare per cercare di produrre i nostri prodotti a più basso costo insomma sostanzialmente Ecco un appello agli imprenditori presenti in sala l'altro giorno dialogando con il ministero dell'istruzione i dottorati del PNRR previsti con cofinanziamento quindi 30 mila euro arrivano dal ministero fondi europei l'anno scorso sono stati assegnati nella metà delle richieste diciamo del budget possibile 5000 budget 1700 perché la richiesta delle imprese dell'università è ancora ridotta quindi chi avesse diciamo necessità o voglia di andare in questi percorsi sono partiti i bandi anzi sono partiti da tempo però diciamo ci sono i numeri per poter accedere a questo cofinanziamento ultima domanda per la prima volta nella storia avete assunto un esperto di ICT che in realtà non è quello che deve sistemare il computer ma deve guardare il percorso connesso delle macchine Adesso questa persona che entrerà con noi da settembre perché appunto i nostri impianti sono programmati dei PLC e quindi abbiamo necessità fino ad adesso ci siamo appoggiati a di testerne però veramente diventa una cosa che deve avere internamente insomma perché altrimenti sei bloccato considerando anche che noi facciamo che lavoro su tre turni quindi finalmente abbiamo individuato questa persona ma abbiamo fatto una ricerca appunto durata un anno cercando su tantissime agenzie del lavoro insomma individuare una persona di questo tipo quindi c'è effettivamente una carenza di profili appunto tecnici e tecnologici che è difficile Soprattutto noi in Trentino richiamare le persone pur che noi Trentini pensiamo che è difficile attrarla anche da fuori persone che vogliono venire a vivere anche qua Plasticamente rappresentato qui è il motivo dello squilibrio domanda offerta dell'ICT dei programmatori dei software isti prima era un bacino su cui andava ad incidere un segmento limitato, oggi praticamente le aziende di tutti i settori hanno bisogno di queste figure professionale quindi se non si trovano non puoi anche colpa sua ma va vecchio per una piccola parte Andiamo avanti con Antonio Morabito responsabile del marketing per Enterprise Team spero credo che sia collegato con noi vediamo se la regia riesce a proporcelo eccolo qua e appunto Morabito buongiorno ci sente? Buongiorno si io vi sento bene voi? Benissimo perfetto grazie, allora intanto un primo flash sulla trasformazione digitale delle imprese in questo momento è la domanda di mercato che ormai non è più semplicemente la connessione L'abilitazione per servizi aggiuntivi abbiamo visto prima anche parlando con Banca IFIS qualche segnale di frenata negli investimenti però in realtà non c'è una caduta vera e propria non c'è recensione come sta accadendo in Germania la vostra sensazione tra i clienti Luca innanzitutto mi permetta di scusarmi anche io con tutti i presenti in sala per non essere lì di persona avevo preso di stare per tutta la data del festival ma ho avuto un'emergenza che non mi ha consentito di dispostarmi Venendo alla domanda, è un mercato che continua a crescere, il mercato dell'ICT per quello delle aziende vale circa 36 miliardi e ha dei tassi di crescita che addirittura stanno incrementando rispetto agli anni scorsi intorno al 4-5% medio Con dei paesi digitali ovviamente, il cloud computing in primis ma anche l'IoT già oggi entrambe le colleghe che hanno parlato prima di me hanno parlato di internet e delle cose Il cloud e l'IoT crescono double digit, il cloud addirittura cresce più del 20% a noi abbiamo un osservatorio privilegiato perché come team siamo il più grande operatore italiano di cloud computing da più di 10 anni Abbiamo 16 datacentri sul territorio e devo dire che facciamo fatica a stare dietro alla domanda, continuiamo a costruire ma la richiesta di cloud è sempre più importante Volevo però Luca porre l'accento su un tema, i benefici del cloud e dell'internet e delle cose sono sotto gli occhi di tutti e diventa anche banale parlarne ma c'è un dato che mi ha fatto impressione leggendo l'ultimo rapporto del Clusit L'ultimo rapporto del Clusit è che l'associazione italiana della sicurezza informatica dice che gli attacchi informatici sono al 169% anno su anno Questo è un dato molto rilevante, prima la collega parlava di macchine connesse, di produzione basata sulle macchine connesse e oltre al danno primario che si fa con gli attacchi informatici, che è quello di estorcere e bloccare le dati In questo caso si rischia di bloccare proprio la produzione, quindi per il mondo manifattoriero questo è un problema molto rilevante L'altro rilevante del rapporto Clusit è che dopo gli ambienti governativi il settore più attaccato in Italia è proprio quello manifattoriero Gli ambienti governativi i cui attacchi derivano principalmente da attivismo politico stanno al 20% degli attacchi, il comparto manifattoriero sta al 19% Questo è un problema serio con cui dobbiamo convivere e dobbiamo affrontare Abbiamo lanciato una challenge, quindi una chiamata verso tutte le start-up, le scale-up italiane e anche europee per fare sistema su questo tema mettere a fattor comune le soluzioni che abbiamo per darle a disposizione sia per la protezione IT ma soprattutto per la protezione OT che per il mondo infatturiero è sensibile Anche in altri settori, ad esempio nella smart mobility, ma è interessante notare il percorso virtuoso tra grandi aziende che in qualche modo manifesta un'esigenza però già mettendo a terra poi le applicazioni concrete, quindi creando un mercato e chiamando a raccolta però una serie di enti esterni, di società esterne, di enti di ricerca, di start-up perché ovviamente anche la grandissima azienda e team Notestimonia non può seguire direttamente con i propri uffici, con le proprie ricerche a tutti questi percorsi questo sta dando dei risultati perché voi già in passato avete selezionato moltissime start-up che poi si traducono in applicazioni concrete vostre Morabito Sì, è così, il percorso che noi ormai da anni facciamo è quello di avere un'infrastruttura capillare su tutto il paese sia di rete che di cloud computing, che di soluzioni di intelligenza artificiale poi chiamiamo le start-up, lavoriamo con loro perché in Italia ci sono tantissime start-up e purtroppo spesso vanno all'estero perché trovano un terreno più fertile per svilupparsi Però una volta che troviamo delle aziende che hanno delle soluzioni che possono attecchire sul mercato italiano, le integriamo nelle nostre infrastrutture quindi abbiamo diversi esempi virtuosi, uno forse è quello più, diciamo, eclatante nell'ultimo periodo è quello delle smart city quindi abbiamo implementato una soluzione che noi chiamiamo di intelligenza artificiale sia alle città ma anche ai territori in generale in cui di fatto con questa piattaforma noi raccogliamo tutti i dati dei sensori presenti sia nelle città che nel territorio, li mettiamo in un'unica piattaforma e forniamo poi ai decisori dei territori tutte le informazioni necessarie per governare il territorio ma anche per fare analisi predittive Luca, come diceva le prima, il futuro è presente, parliamo di smart city ormai da più di 10 anni, il tema è molto inflazionato ma prima ne parlavamo come un tema futuro o futuribile adesso abbiamo diverse installazioni, invito tutti a vedere cosa abbiamo fatto a Venezia ma oltre Venezia io sono molto più orgoglioso delle cose che facciamo con i piccoli comuni per esempio c'è un comune della Liguria in provincia di Savona, si chiama Cairo Montenotte, un comune da 12.000 abitanti quindi medio piccolo in cui sono stati molto lungiminanti, hanno adottato questa piattaforma per ritorare sia i flussi di traffico, sia il territorio, sia i flussi di acqua, argomento purtroppo invoca in questo momento l'alveo del fiume che attraversa il paese, questo consente di fare analisi sia reattive che predittive e consente di proteggere per quanto possibile la popolazione correllando i dati che derivano dal territorio, quindi questa innovazione oltre che essere presente sta diventando anche molto più democratica perché oltre alle grandi città siamo riusciti a portarla anche nei piccoli paesi questo porta tra l'altro alle ricadute positive nella vita concreta delle persone, qui per esempio la prossima costellazione di satelliti che l'Unione Europea sta lanciando, i fondi di PNR l'hanno già finanziata, servirà proprio anche per il monitoraggio fine del territorio per andare a prevedere con maggiore puntualità gli eventi atmosferici per esempio anche anticipando di qualche ora in più che a volte è determinante ciò che è accaduto in Emilia Romagna l'aspetto fondamentale però per esempio anticipando la tavola rotonda successiva sullo smart cities morabito è che in realtà non significa semplicemente monitorare quello che accade perché se tu riesci a fluidificare il traffico significa che hai mediamente meno incidenti meno tempo perso, meno impatto sugli ospedali, magari anche sulle assicurazioni che qui abbiamo presenti e quindi alla fine i conti che avete fatto insieme al Politecnico di Milano dicono che l'impatto positivo è di 6,5 miliardi di euro quindi non stiamo parlando di una tecnologia bella perché è bella ma bella perché poi aiuta a fare cose diverse aiuta assolutamente a fare cose diverse come diceva giustamente lei aiuta a fare reisi predettive, aiuta a gestire i frusti di traffico, aiuta le pubbiche amministrazioni a gestire i picchi negli eventi, aiuta a migliorare la viabilità ma un altro aspetto è che può migliorare l'intera economia del territorio perché i dati che vengono raccolti e messi al sistema chiaramente possono essere messi a disposizione anche delle aziende del territorio, degli esercenti del territorio che banalmente, faccio degli esempi concreti, possono monitorare il traffico, il flusso di traffico dei turisti, quindi l'afflusso dei turisti e anche la provenienza, quindi il paese di provenienza se sono stranieri e il livello di spesa che questi turisti potenziali utenti possono avere perché i dati banalmente entrando in un tecchicismo noi integliamo i dati di flusso delle persone che prendiamo dalla nostra rete, ovviamente tutto in modo anonimizzato, con i dati di spending delle carte di credito, questo ti consente di avere una profilatura sempre anonimizzata dell'utente ma molto rilevante perché tu sai quando arriva, da dove arriva e sei anche sostenere, quindi questo è un dato molto prezioso per qualunque esercente Grazie Antonio Morabito, responsabile di marketing e enterprise team, grazie per essere stato con noi, restiamo in ambito digitale con Fabrizio Saro, il ministratore delegato di Fluentis, società di software, servizi gestionali, oltre 100 persone, quasi 8 milioni di euro di fatturato e interpretate dal cambiamento perché voi direttamente vi interfacciate con aziende e manifatturieri o anche con molte PMI, allora io vorrei partire da qui, quando c'è una trasformazione digitale, quando un'azienda poi imbucca questo percorso il prima e il dopo, che cosa cambia, che cosa vede lei sul mercato? Grazie Luca, ringrazio tutti i partecipanti, il sole 24 ore, Confindustria per poterci dare l'opportunità di esprimere appunto e di dare un contributo in questi termini, trasformazione digitale innanzitutto parte da lontano nel senso che il big bang della digital transformation l'abbiamo conosciuto tutti con l'avvento di internet che ha cambiato dal telefono che appunto era un device con il quale si facevano le comunicazioni analogiche, oggi lo smartphone ci permette anche di telefonare ma soprattutto di interagire diciamo in questo percorso digitale, la dematerializzazione della carta, quindi l'archiviazione sostitutiva, la fatturazione elettronica e poi infine l'industria 4.0 sono stati fenomeni che hanno caratterizzato questa crescita della trasformazione digitale, mi sento di dire che siamo solo all'inizio di questo percorso perché nuove tecnologie come blockchain, come realtà aumentata, realtà virtuale, digital twins e altre tecnologie appunto caratterizzano questo fenomeno della trasformazione digitale di cui le imprese potranno avvalersi per costruire molta competitività. Ora l'Europa si è data in questo decennio digitale delle sfide piuttosto importanti, arrivare al 75% in cui le imprese adotteranno almeno tecnologie come cloud computing, big data e artificial intelligence, alla fine del 2022 l'Italia è al 38%, 38 è qualcosa secondo dati e analisi sviluppati tramite ricerche AVS. Ecco, abbiamo ancora molto da fare chiaramente, però diciamo che le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie imprese, si sono dimostrate in questo contesto molto attive nell'adozione di tecnologie digitali per competere in mercati nazionali ed internazionali. Ecco, piccole e medie imprese, fino a qualche anno fa eravamo indietro nelle classifiche soprattutto per colpa del cloud, cioè le PMI, vai dalla PMI a dire vuoi il cloud e qualche anno fa ti dicevano no i dati stanno qua, ecco cos'è questa roba qua. Oggi cosa succede? Ecco, il cloud computing sicuramente è un fenomeno, se facciamo una piccola digressione nel 2015, dicevamo il cloud è un'opportunità interessante per molte imprese ma non per tutte. Oggi in verità il cloud rappresenta sicuramente un elemento di competitività per tutte le imprese, qui vorrei sfatare un po' un luogo comune che dice che soprattutto le aziende in digital divide non possono utilizzare il cloud, a nostro giudizio non è proprio così. Oggi uno dei fattori di competitività importante è la transazionalità tra i sistemi di un'impresa e i sistemi di un'altra impresa, quindi utilizzando appositive è possibile ottimizzare la transazione tra l'impresa stessa e il cloud computing ma sicuramente sfruttare l'opportunità, in questo senso di avere i nostri sistemi informativi di un'impresa che comunicano rapidamente intrascambio dei dati consumano processi in questo senso è senza dubbio un fattore di importanti termini di competitività. Quindi cloud computing assolutamente e utilizzare applicazioni native per il cloud, questa è la call to action che mi sento di dare alle imprese soprattutto alle piccole e alle medie imprese, soprattutto quelle che vivono nei distreti industriali che sono particolarmente interconnesse tra loro e che hanno più di altre l'esigenza di interscambiare dati e processi, ecco Luca. In questo modo da fuori è possibile ad esempio interrogare il sistema anche con strumenti che usiamo tutti i giorni tipo whatsapp e evitare di far perdere per esempio tempo ad una persona all'interno dell'azienda, qualche applicazione su questo? Ecco prima sentivo il direttore del sole parlare di figure che in Silicon Valley hanno fatto la differenza, sono orientato da poco in un viaggio attraverso un acceleratore in Silicon Valley e ho potuto notare come moltissimi sono capi progetto in grandissime aziende come Google, Amazon, Salesforce e rappresentano diciamo quella creatività che magari noi come istituzione fossimo in grado di sostenere tali investimenti, intelligenza artificiale purtroppo in un qualche modo soprattutto quella generativa è entrata in un aspetto piuttosto complesso, da millenni l'essere umano è sempre stato vista protagonista nella creatività. La creatività è anche dell'intelligenza artificiale, è sempre più difficile distinguere un contenuto originale in termini di testi, immagini, video rispetto ad un contenuto sviluppato dall'intelligenza artificiale, ogni tecnologia non è ne buona ne captiva dipende come la impieghiamo, un'interessante applicazione dell'intelligenza artificiale che abbiamo sviluppato in azienda è la possibilità di eliminare le diciamo così attività interruttive. Molti dei nostri operatori oggi vengono continuamente interrotti durante l'esercizio della loro attività perché devono rispondere continuamente a colleghi, a clienti, a fornitori. Il client delle nostre applicazioni più importante che vedremo in futuro è quello che utilizziamo già oggi Whatsapp, alcuni dei nostri clienti oggi interrogano il sistema qual è il saldo di questo fornitore, quali sono le esistenze del magazzino di questo prodotto, qual è il costo di questa commessa, sono tutte interrogazioni che oggi si possono effettuare tramite un client di Whatsapp che interroga non più un essere umano che deve interrompere il suo lavoro. Che deve chiaramente esercitare un'attività su un sistema, che deve riportare magari rispondere all'email, tutti i tempi persi, ora possiamo creare maggiore efficienza certamente con l'ausilio di queste tecnologie di artificial intelligence. Chiaramente questa intelligenza artificiale generativa se ben utilizzata può produrre questi benefici veramente tangibili insomma. Un'ultima domanda sul personale, avete qualche decina di posizioni aperte, qualche giorno fa ce l'avevano sentite, erano venti, poi mi avete detto però forse sono di più adesso, anche con assunzioni full remote, voi consentite anche alle persone pur di trovarle in tutta Italia, vista la carenza di queste figure, di poter lavorare per remoto, ci dia due flash di quello che è il mercato del lavoro in questo settore per voi al momento? Questo è un vero dramma, è un vero dramma perché chiaramente le competenze digitali, uno degli elementi di difficoltà per le quali le imprese faranno fatica nel prossimo futuro a cavalcare questa trasformazione digitale è la scarsità e carenza di competenze tecnologiche. Oggi facciamo veramente molta fatica a crescere un certo tipo di cultura digitale e competenza nelle nuove generazioni, ma la volatilità di questo mercato è diventata pazzesca. Una media, non una appartenenza ad un'impresa come un tempo, oggi il presidio medio di una risorsa in azienda forse arriva a due anni, perché chiaramente queste risorse una volta schillate, una volta rese competenti vanno nel mercato, nei social, vengono contattate dagli headhunter per conto delle varie aziende e chiaramente diventano delle risorse strategiche per disegnare il percorso di sviluppo digitale. Noi certamente abbiamo oltre una ventina di posizioni aperte e diciamo consiglio qui di lavorare bene nella parte inclusiva. Inclusiva intendo dire, oramai oggi vediamo sempre più importante l'inserimento nell'ambito dei gruppi di lavoro di figure che non necessariamente sono italiane, ma se ci fosse un opportuno programma di inclusione che prevede chiaramente l'inserimento di figure anche estere che portano competenze digitali, beh questo forse magari le istituzioni, il governo potrebbero dare degli strumenti, degli incentivi per aiutarci, supportarci e sostenere questo percorso. Grazie Fabrizio Saro, grazie Giulia Malica, Camilla Dunelli e Antonio Morabito se è ancora collegato con noi, grazie per essere stati con noi, grazie dei vostri racconti, quindi l'innovazione non è da tavola rotonda di teoria ma è proprio quello che cambia la vita delle aziende, voltiamo pagina e parliamo di mobilità smart. Eccoci qua, mobilità smart, lo facciamo con Alberto Costa, presidente di Logis Ecospazio, con Marco Fusciani, vicedirettore generale di ITAS, Luca Rollino, amministratore delegato di XORI Group, eccoci qua, prego, a cominciare. Comodatevi, buongiorno, prego, benvenuti, buongiorno, benvenuti, buongiorno e con Alberto Viano, Alberto Viano deputy county manager director di ILD Automotive Lease Plan, eccoci qua, buongiorno, benvenuto, eccoci qui. Allora, mobilità smart e partiamo da Alberto Costa Logis Ecospazio, azienda che ha due anime, quest'anno arriverà forse a 11 milioni di fatturato ma li ha raddoppiati in un anno e mezzo, logistica e mobilità, io però partirei dalla parte diciamo di mobilità smart e dello sviluppo che voi state vedendo nel settore delle installazioni della mobilità elettrica sulle biciclette, quindi volevo capire gli ultimi sviluppi quali sono e tra l'altro è interessante notare come la vostra azienda partecipi anche a delle gare internazionali, quindi il mercato estero si conferma ancora una volta che non è affatto precluso alle PMI, eccoci qua, prego. Sì, grazie per l'invito e grazie per essere qui, ecco noi abbiamo un'azienda che si occupa di automazioni per il mondo dell'intralogistica e abbiamo una divisione Ecospazio che fa parte del stessa azienda che si occupa dello sviluppo di infrastrutturo anche altri veicoli elettrici, ecco la cosa interessante è che anni fa chiaramente questa divisione era partita con la creazione di infrastrutture con io dico un po' di software per gestirlo, adesso sta cambiando completamente il paradigma anche considerando le possibilità ovviamente dell'utilizzo in quello che si chiama Smart City, perché adesso quei servizi diciamo di accesso alla mobilità con basso impianto ambientale richiedono tutta una serie di software per la gestione e per la condivisione dei servizi e questo è il grande mondo in cui c'è lo sviluppo. Tra l'altro ecco noi recentemente abbiamo fatto un lavoro molto importante proprio per un progetto di Smart City e devo dire che è stato un progetto anche come dire particolarmente innovativo perché abbiamo collaborato un progetto gestito con un fondo europeo, un finanziamento europeo che aveva acquisito una grossa società che fornisce energia elettrica ci ha coinvolti in un progetto per la creazione di uno smart hub di servizi con pensieri fotovoltaica, ricarica dei veicoli elettrici, un defibrillatore, una zona per informazioni, tra l'altro in questi giorni abbiamo messo in funzione questi sistemi ed è uno dei sistemi che farà parte di un progetto per la Smart City in cui questi hub di servizi diventano i nuclei per tutta una serie di servizi che poi servono a sviluppare proprio un concetto di Smart City. Tra l'altro diventano degli hub, cioè il tema vero e lo sviluppo in parte era l'argomento toccato da Morabito di Team Prima, cioè non parliamo più soltanto di mobilità sostenibile, parliamo di stazioni, di network, di piattaforme che possono poi erogare nuovi servizi, c'è una riprogettazione complessiva del tessuto urbano. Sì, perché in effetti noi in passato abbiamo fatto dei progetti di back sharing, progetti di condivisione anche di veicoli elettrici. Quello che adesso è poi importante proprio guardando al futuro è la possibilità, innanzitutto, di sviluppare piattaforme che rendano i servizi condivisibili. E qui entro nel mondo delle API, quindi tutto il mondo delle applicazioni di interfaccia, di protocolle interfaccia. Ecco, noi quello che poi è successo, quando si prende un percorso si trovano delle idee, delle cose interessanti. Noi avevamo chiaramente queste infrastrutture dove, come dicevo, ci sono dei software che le gestivano per i servizi di erogazione, quindi l'affitto del mezzo e anche magari la tarifazione, eccetera. Ecco, abbiamo cominciato a capire che forse le piattaforme nel tempo diventano la più importante della struttura fisica in realtà. Noi abbiamo iniziato a lavorare proprio su quella parte degli API per poter fornire poi anche ad altri enti la possibilità di comunicare per conto riguardo ai servizi. L'aspetto interessante è che per fare queste cose 35 persone, ma altre 5 non cercate di che professionalità. Quelle sono le persone che vi servono, gli ingegneri. Quindi l'evoluzione dalla logistica standard sta cambiando anche il vostro mondo. Sì, diciamo che una cosa interessante è che avere un'azienda, una parte dell'azienda che produce impianti per il mondo della logistica automatizzata è una sinergia che ci siamo trovati in casa in realtà. Perché noi forniamo anche infrastrutture a società che gestiscono quello che si dice comunemente l'ultimo miglio, quindi aziende che poi abbiamo fornito infrastrutture per i settori e-commerce, infrastrutture a società che si occupano della distribuzione di pacchi all'interno anche di città. Chiaramente l'ultimo miglio è diventato un argomento molto interessante, molto importante. Noi per questo ci siamo attivati per parlare con una società che si occupa di mezzi a basso impatto ambientale per l'ultimo miglio e per poter magari assieme fare un progetto per la gestione di questi mezzi che si devono muovere ovviamente in un territorio urbano a basso impatto ambientale e quindi noi ai nostri clienti in futuro potremo anche, parlo dei clienti per quanto riguarda il mondo dell'automozione logistica, offrire anche una soluzione per quanto riguarda l'ultimo miglio, quindi la possibilità di utilizzare un sistema ambientale molto più limitato. Quando si parla di indotto di impatto della mobilità smart si parla proprio di questo, cioè il lavoro aggiuntivo anche per PMI che si relazionano quando le parla di clienti, parliamo ad esempio di colossi internazionali come DHL per esempio, che anche in questo caso, come abbiamo visto prima per team, si appoggiano comunque per l'innovazione finale a realtà minori. Assolutamente, in Italia come azienda abbiamo fornito infrastrutture a UPS per esempio, perfetto come anche DHL in passato, però la cosa interessante che poi abbiamo scoperto lavorando proprio su questo aspetto, ci è venuta l'idea che in realtà forse nel tempo queste piattaforme saranno quasi più interessanti dell'infrastruttura fisica, quindi l'idea che ci è venuta adesso è di sviluppare nel tempo delle piattaforme che potranno diventare se stesse un prodotto che potrebbe essere venduto anche ad altri enti, ad altre entità. La cosa tra l'altro interessante che è da notare è che purtroppo in Italia, ma è una cosa generale, ci sono pochissimi sistemi in cui gli utenti possono avere accesso a servizi di trasporto, quando riguarda anche l'aspetto dell'intermondalità, perché l'idea nostra è quella che se la scelta del mezzo di trasporto è comunque una scelta prioritaria per chi lo usa per vincere un territorio, da quella scelta l'utente dovrebbe avere la possibilità con facilità di avere accesso a quel mezzo, avere accesso magari ad altri mezzi di trasporto con il medesimo, con il medesimo in piattaforma, quindi al momento effettivamente questo non esiste, per cui ci è venuta in mente l'idea che la piattaforma di gestione di questi servizi fosse in un tempo diventare se stesse un prodotto, come dire, sestante. E che infatti sta rilanciando anche i vostri ricavi, grazie Alberto Costa, Marco Fusciani, io invece devo ritirare il vice direttore generale di ITAS, assicurazioni, vabbè in passato vi avremo coinvolti qui per una tavola rotonda dove si parla di premi, si parla di comportamenti stradali, qui oggi siete qua a parlare di mobilità smart, uno in prima battuta dice ma che c'entra, no? Invece c'entra perché poi alla fine voi stessi a proposito di partnership, state lavorando in partnership con aziende, con startup, per fare delle applicazioni nuove, rese disponibili la tecnologia in modo da monitorare in maniera fine il comportamento nostro di guida e però parametrare su questo quello che poi si paga. Cosa sta succedendo? Si sta rivoluzionando il mondo, c'è uno studio recentissimo di Capgemini che sostanzialmente ci indica la strada che dobbiamo percorrere come assicuratori, nel senso che il 30% della mobilità attuale nel mondo occidentale è interconnesso, quindi una persona usa più mezzi nella mobilità. La proiezione nel 2025 supera il 50% e si avvicina al 60%. Questo per gli assicuratori cambia completamente il modello di essere presenti sul mercato, perché significa che dobbiamo cominciare a pensare a prodotti che sono completamente diversi rispetto a quelli cui siamo tradizionalmente abituati. Dei rispondenti questo 60%, un altro 60% dichiara che vorrebbe un contratto assicurativo che lo copre in ogni occasione della sua giornata, perché è mobile attraverso l'autovettura, solitamente si inizia con l'autovettura e poi si passa allo scooter al monopattine via discorrendo. Il dato che mi ha colpito di questa ricerca internazionale è che nel mondo si sta ponendo questa questione solo il 30% degli assicuratori. Il privilegio di rappresentare Itas Mutua è quello di dire che facciamo parte di questo 30% che è comunque una soddisfazione. Singolare che lo faccia la compagnia più antica d'Italia, 1821-202 anni compilemo quest'anno Itas Mutua è la compagnia più antica d'Italia. Ma evidentemente è anche una compagnia che si sa modernizzare. Cosa stiamo facendo per seguire questo percorso? Innanzitutto non facciamo contratti ma facciamo partnership, che è una sottile differenza ma che si lega alla nostra natura di Mutua. Noi abbiamo una visione dell'economia parzialmente diversa rispetto a quello che è l'SPA. L'SPA produce l'utile per la distribuzione degli utili ai soci, pochi solitamente. Siamo una grande azienda, sopra 700 dipendenti. Noi i nostri utili li riportiamo sul territorio, territorio che è proporzionato alla nostra presenza maggiormente in Trentino e nelle altre località dove operiamo. Questo cambia completamente la filosofia azionale. Questo crea una differenza tra l'SPA e le altre compagnie di assicurazione italiane tutte valide che pur avendo una normativa alle spalle assolutamente identica, perché noi dobbiamo rispettare la normativa dell'autoria di vigilanza, cambia l'approccio perché sostanzialmente e semplificando, paradossalmente il nostro assicurato che è un socio è colui che poi elege il presidente, l'amministratore delegato e tutta la catena della compagnia. Perché dico questo? Perché questo ci porta ad avere molta vicinanza con i nostri soci, a intercettare i loro bisogni e dunque a cercare di dare risposte. Cosa stiamo facendo in concreto? A proposito di partnership, partnership con Telepass, ormai nota, ha annunciato diverso tempo fa, Telepass è il player più importante in tema di mobilità integrata. Siamo per uscire, è una primizia che do a questa tavola, non ne parlerò troppo perché poi faremo la presentazione ufficiale nel corso dell'estate con un prodotto inesistente in Italia, completamente paper use, che copre proprio quel bisogno che citavo prima di copertura assicurativa della mobilità. E' un paper use che vuol dire che pagherà il premio solo quello che utilizzerà e anche questa è una grande novità. Tenga conto che Itasmutua, nonostante sia una media compagnia, è leader nelle start insurance. Noi abbiamo venduto in poco più di due mesi 400 mila Prolix Ski attraverso i sistemi online. Ecco, voi avete anche un accordo con una startup per poter cominciare a piazzare dei dispositivi di monitoraggio della guida questo consente poi di discriminare tra il soggetto A e il soggetto B a seconda del presente presentato, il che vuol dire che poi si pagherà la camera. Però è un elemento fortemente virtuoso perché noi stiamo testando, proprio supportando una startup anche a fini di valutazione della necessità di modifica normativa di essere, noi stiamo cercando di arrivare a un prodotto RC Auto che sia realmente tailor-made. Quindi vuol dire che si misura lo stile di guida e il comportamento di guida della persona che ha il veicolo questo può consentire di arrivare a tarare un premio più individualizzato. È un progetto che è in corso, anche questo sta partendo durante questo anno, è necessariamente un progetto di medio periodo perché richiederà verosimilmente anche un intervento normativo. Mi fa piacere in proposito ricordare che questo progetto vede come sponsorship l'Associazione delle Imprese di Assicurazione Italiana che ha scelto ITAS proprio per le sue caratteristiche di capacità di innovazione che ha dimostrato. Ecco, altro progetto interessante anche qui che riguarda il mondo nuovo è questa partnership per cui si va a ricaricare l'auto elettrica, quindi voi fornite questo servizio sostanzialmente in loco, quindi ci sono questi furgoni, se ho capito bene, che hanno una megabatteria al proprio interno per cui tu non vai a cercare la colonnina, ma sono io che vengo a cercare te, tu mi dici dove hai la macchina e ti do in mezz'ora quello che ti serve per andare. A giugno uscirà questo nuovo prodotto ITAS, finalizzato alle auto full electric, in cui ITAS proprio per lanciare questo tipo di prodotto, noi vogliamo supportare la cultura dell'ambiente, regaleremo tre ricariche di questi furgoni, alcuni dei quali saranno logati ITAS, che serviranno a chiamata perché io mi trovo in una zona dove non c'era ricarica, arrivo al furgone, mi ricarica in un tempo molto rapido perché devo dire sono particolarmente efficienti non ho il problema di andare a cercare la colonnina la cui diffusione è ancora molto limitata. Questo è un'altra iniziativa che vogliamo seguire perché è attenta all'ambiente, siamo in una costruzione, mi consente di dare il benvenuto e di poter fare gli onori di casa, che ITAS ha fortemente voluto, che è stata costruita sostanzialmente nel periodo del Covid, ma che soprattutto dà una risposta a quel fare sistema che è il titolo di questa cosa, perché questo edificio è stato tutto pensato da architetti di Trento, tutto eseguito o per lo più eseguito da società Trentine e questo vuol dire che il fare sistema può funzionare. Qualche volta mi stupisco. No, no, funziona, ma devo dire, qui a Trento effettivamente si vede, la comunità piccola probabilmente aiuta, la presenza dell'università crea un volano di conoscenza con le imprese importanti, i centri di ricerca, quindi gli ingredienti qua ci sono tutti. Un'ultima domanda, perché vedo dei fumetti che sorgono sulle teste delle persone che ci stanno guardando, perché tutto quello che ci ha raccontato è molto interessante sulla tecnologia, ma i prezzi delle pollice scenderanno? Dipende da quale ramo, direi difficilmente le calamità naturali visto che stiamo vedendo quello che stiamo vedendo, tra l'altro ITAS è la seconda compagnia in Italia in assoluto per l'assicurazione dei rischi dell'agricoltura, questo è poco conosciuto anche questo dato, da manager dovrei dire che non dovrebbe farlo e qui esce la mutualità, perché sono dei rischi su cui la compagnia perde, ma la presenza e la volontà di essere vicino agli imprenditori soprattutto Trentini ci porta a prendere decisioni di tipo diverso e questo lo dico soprattutto in un ambiente come questo dove ci sono imprenditori Trentini per pensare che forse ragionare verso ITAS non è solo un assicurarsi, è assicurarsi con un'impresa che ha una cultura imprenditoriale profondamente diversa da quella che hanno altri se anche dovesse costare un euro di più forse il territorio ne avrebbe beneficio. Grazie, grazie Marco Fusciani, cambiamo settore, andiamo ad un altro delegato di Xori Group e società di engineering, 200 persone, ingegneri, architetti passati in poco tempo da 12 a 20 milioni di ricavi anche grazie ad un'acquisizione stiamo parlando di un'azienda che vive in prima, diciamo, impresa diretta quello che è l'impatto economico e l'informazione urbana, Quando il comune si mette al tavolo con Team piuttosto che con Logis e con Spazio, più piuttosto che con ITAS per sviluppare nuovi servizi, cosa accade, come cambia un quartiere, come cambia la città? Quando ci si siede a un tavolo e si prende la città si deve pensare a qualcosa che influenzerà la città per i prossimi 10, 20, 30 anni, quindi il primo errore che si può fare e che non si deve fare è quello di pensare alla trasformazione urbana come qualcosa che abbia un impatto immediato sulla città. Quando si parla di mobilità inserita all'interno di un contesto di rigenerazione urbana bisogna pensare che la mobilità non è soltanto quella attuale, quindi basata sulle tecnologie attuali, ma bisogna avere una visione a medio e lungo termine, perché evidentemente quella che sarà la città del futuro viene costruita oggi ma avrà un impatto sulla vita di ciascuno di noi per i futuri 20, 30 anni. Essenzialmente noi cosa facciamo? Noi siamo una società di servizi, quindi di fatto quando ci sediamo a un tavolo per sviluppare progetti di rigenerazione urbana ci mettiamo nei panni di chi dovrà vivere quei lembi di città che dovranno essere rigenerati e ci mettiamo a ragionare su come sarà la città tra 20 anni, quali tecnologie potranno essere disponibili, magari tecnologie che oggi in qualche modo non sono pienamente sviluppate ma si stanno sviluppando in modo repentino. Io faccio un esempio su qualcosa che sta arrivando nella nostra vita quotidiana, il 5G. Il 5G sta rivoluzionando quello che è il sistema di gestione e di utilizzo delle città. Per fare questo evidentemente non bastano gli strumenti tradizionali dell'ingegneria. Noi abbiamo al nostro interno un Institute for Innovation all'interno del quale andiamo a sperimentare, andiamo ad analizzare non soltanto quelle che sono le nuove tecnologie ma quelli che potranno essere i trend di mercato e quelli che potranno essere le esigenze della città del futuro. Voi avete preso ad esempio un quartiere per dare qualche elemento di cose già fatte, che avete ridisegnato, rivisitato proprio in questa chiave, cioè i bisogni di oggi ma anche quelli di domani, anche di mobilità ma non solo. Cosa cambia? Cambia che l'approccio è totalmente diverso da quello passato. I piani di governo del territorio che andavano a ridisegnare i quartieri erano piani sostanzialmente a tre dimensioni, quelli spaziali, ma non tenevano minimamente conto della quarta dimensione che quella del tempo. Di conseguenza il tempo vuol dire che quando ci siamo seduti a quel tavolo abbiamo iniziato ad utilizzare strumenti innovativi. Noi per pensare alla generazione urbana ragioniamo con la tecnologia attuale ma ragioniamo anche con il machine learning e con l'intelligenza artificiale, che è stata citata più di una volta, proprio per cercare di anticipare quelli che sono i bisogni futuri. L'intelligenza artificiale è un strumento incredibile perché dà la possibilità di sviluppare modelli che vanno a intercettare quello che è il trend di sviluppo sia della popolazione, i bisogni futuri della popolazione e quelle che saranno le tecnologie più plausibili nei prossimi vent'anni. Questo significa che riesci a fare delle analisi di scenario e quindi vai a definire quelli che sono i sistemi di mobilità e le infrastrutture per la mobilità contestualizzate all'interno della città in cui le stai pensando, del quartiere in cui le stai pensando in funzione di quello che sarà il futuro, l'evoluzione del quartiere stesso. Un territorio lo si deve sempre contestualizzare da un punto di vista sociale, urbano evidentemente, economico. E quanto diceva chi ha parlato prima di me, è verissimo, i cittadini utilizzano contemporaneamente più mezzi di trasporto, ma la cosa interessante è che questi mezzi di trasporto multipli che vengono utilizzati quotidianamente sono diversi a seconda della città, cioè Torino è diversa da Minano, è diversa da Roma, è diversa da Napoli. E l'intelligenza artificiale ti dà la possibilità di capire quanto saranno pronte le città da quei prossimi vent'anni quindi riesci a andare a disegnare la mobilità e le infrastrutture e di conseguenza la città stessa affinché siano più efficienti, più semplici da vivere e essenzialmente più moderne. Quando parlo di moderne vuol dire una città che ti dà la possibilità di godere la città da cittadino da un punto di vista economico e sociale. Che vuol dire ad esempio, non so, più fermate dei mezzi pubblici, vuol dire più piste ciclabili, in che cosa si traduce questo? Questo si traduce essenzialmente in una maggiore integrazione tra tutti i mezzi di trasporto non focalizzarsi soltanto su quelle che possono essere delle soluzioni tecnologiche oggi immediatamente disponibili. Faccio un esempio, la mobilità elettrica sicuramente oggi è disponibile, deve essere sviluppata l'infrastruttura, ma già oggi vediamo delle macchine elettriche, ma se noi andiamo a vedere quello che stanno facendo in Francia, noi lavoriamo con dei partner francesi, in Francia si stanno già preparando alla mobilità basata sull'idrogeno. Quindi, perché? Perché di fatto stanno ragionando, adesso, ma su quello che ci sarà in futuro. E noi dobbiamo, noi stiamo già ragionando per delle piattaforme, sulle piattaforme, soprattutto in Pianora Padana, dove viene prodotto l'idrogeno e c'è la ricarica degli autoveicoli con l'idrogeno. Però il vero tema è che bisogna ragionare su un'integrazione tra tutti i sistemi di mobilità che tengono conto delle reali caratteristiche orografiche urbane e economiche del territorio, senza preclusioni, ma considerando quello che sarà e non quello che è. E questo è per quanto riguarda le città, poi in realtà dalla nuova mobilità nascono anche dei servizi che possono attrarre il turismo. Io penso qui alle ciclabili del Trentino, che ha fatto della ciclabile, diciamo, una dei propri polli di attrazione, con tutto l'indotto che poi questo... ciclette, riparazioni e quant'altro. E anche qui, ecco, sul turismo si può giocare una carta in più. Voi, per esempio, state ragionando di una pista ciclabile attorno al Vesuvio, che è una sfida abbastanza importante in quel territorio. Assolutamente, è una sfida molto importante, è una sfida che richiede molta pazienza, perché uno dei temi che stanno rallentando la realizzazione di questa pista ciclabile, che dovrebbe avere una valenza turistica e anche integrativa dell'interno territorio, è la difficoltà di mettere a un tavolo tutti gli enti pubblici che sono interessati, tutti i comuni fisicamente che saranno attraversati da questa pista ciclabile. Il tema è l'integrazione, ovvero, non si può realizzare una pista ciclabile nel deserto, o meglio, senza dare la possibilità di raggiungerla e collegarla con altri sistemi, ma di fatto bisogna creare poi le condizioni affinché questa pista ciclabile sia inserita in un contesto turistico e di mobilità che coinvolga l'interno territorio. Ed è quello che abbiamo visto accade anche nelle città o in altre zone d'Italia, ad esempio la Vale d'Aosta, dove nuovamente abbiamo fatto un piano di sviluppo del territorio che prevedeva diversi modelli di mobilità questi modelli di mobilità, diverse tipologie di mobilità, rano prettamente connesse a quelle che erano la caratteristica orografica ed economica del territorio stesso. Ultima domanda, se ho segnato giusto, eravate una ventina di persone tre anni fa. Sì, esatto. Oggi siete duecento, anche con un... Corretto. ...con un'acquisizione, e quante ne cercate e le trovate? Bruttissima domanda, nel senso. Noi stiamo cercando, noi in questo momento abbiamo una ventina di posizioni aperte. Chiaramente stiamo cercando profili tecnici, ingegneri, architetti e anche esperti di IoT e informatici, perché evidentemente li dobbiamo inserire all'interno del nostro Institute for Innovation per fare ricerche. E vulcanologi per capire se abbiamo dei rischi. Quello solo, quello diciamo geology, ecco, geology. Vedi che servono. Perché gli esperti di ingegneria strutturale già li abbiamo. Il vero tema è che, nonostante noi, facendo rete con il Politecnico, facendo rete con l'Università Cattolica, abbiamo attivato delle collaborazioni nei master e dei dottorati. Noi siamo già finanziando un dottorato. Però la ricerca di personale formato in ambito tecnico è veramente molto, molto difficile. E non è una questione di attrattività del territorio, ma proprio ce ne sono pochi. Ce ne sono pochi. Quindi l'appello a tutte le Università, se qui c'è qualcuno delle Università di Trento, è quello di sviluppare il più possibile profili tecnici. A Milano credo che ogni ingegnere esce con una decina di offerte di lavoro già. Nell'informatica sono 24 al momento. Grazie a Luca Rolino, Alberto Viano, Deputy Country Manager Director per ALD Automotive Lease Plan abbiamo parlato prima di elettrico, del boom dell'elettrico. Oggi, tra l'altro, sul sole 24 ore, immagino, l'abbiate tutti scorso, anche di sfuggita, abbiamo visto il 60% della produzione italiana di auto. In questo momento in qualche modo coinvolge l'elettrico. L'elettrico pure il 16%. È chiaro che la produzione italiana è piccolina. Però, insomma, questo trend mi pare che anche nei vostri numeri sia ben visibile. Quanto vale nel noleggio? Non ancora quanto desidereremo, ma sicuramente nell'ambito del noleggio, che si sta fermando come forma preferita. Su tutte le motorizzazioni è chiaro che le motorizzazioni hanno un contenuto tecnologico quindi consente anche un po' più di incertezza rispetto alle tradizioni. Per tutti noi le auto sono degli oggetti con un motore termico. Da piccoli molti di noi le hanno chiamate broom broom. Oggi le macchine fanno più broom broom e questo tipo di incertezza si manifesta un po' di più. E quindi quando uno vuole una vettura elettrica è più probabile che la cerchi a noleggio. Sì che se siamo sotto il 4% di immatricolato per il mercato italiano, è vero che per il noleggio oggi siamo verso il 6%. Che comunque in Europa è piuttosto indietro. Ti chiedono di avvicinare leggermente il microfono? Sì. Ok. Quindi siamo ancora un po' indietro, però è un trend. Cioè voglio dire, sta crescendo. In realtà sta crescendo. Sta facendo fatica perché abbiamo avuto un po' troppe incertezze, credo, sulla parte di incentivazione e sulla legislazione. E anche, devo dire, oggi purtroppo è di grande attualità parlarne, anche sull'attuazione della parte di PNRR per la realizzazione dell'infrastruttura di ricarica. La situazione in Italia sta migliorando moltissimo. Abbiamo degli operatori che si definirebbero incumbent nelle altre nazioni, che stanno facendo investimenti sull'infrastrutturazione di ricarica, a prescindere dal fatto che il PNRR sia ancora stato attivato. Nel frattempo purtroppo li siedono 742 milioni, che ancora devono essere in qualsiasi modo utilizzati per migliorare l'infrastrutturazione. L'infrastrutturazione che dico oggi non è l'aspetto più critico. Nel senso che oggi per il circolante elettrico che c'è l'infrastruttura è più che buona. La nostra azienda, LISPLAN, è LISPLAN LD. Noi da lunedì facciamo parte del gruppo LD. È una cosa che vorrei dire che è un grandissimo successo. Per cui diventiamo il più grande player nel noleggio lungo termine. By far il più grande player. Da primi a molto primi. Da primi a molto primi, a livello globale e anche a livello nazionale. E' quello che stavo dicendo. Noi elaboriamo un indice. Questo indice dice che sostanzialmente l'Italia ha un'infrastruttura che è buona per il parco circolante. Il tema è che è basso il parco circolante. Oggi, tutto sommato, i dispositivi di ricarica si trovano. Non sono solo i dispositivi di ricarica. Non sono mai la Metonimia o Sinedo, che è la colonnina dispositivo di ricarica. No, si ricaricano con diversi modalità le vetture. Ci sono molte wallbox. Anzi, direi che per l'utilizzatore che non risiede nel centro urbano, l'80% dell'energia utilizzata per la propria vettura è data dalla wallbox che ha nel box o nel suo punto di ricarica personale. L'altro aspetto, lei citava l'incertezza degli incentivi, perché in effetti in Italia c'è stato uno stop and go continuo con difficoltà anche legate, tra parentesi, al fatto che il nostro primo principale produttore ra poi l'ultimo in termini di sviluppo dell'elettrico. Quindi, in qualche modo, così come abbiamo fatto in passato per i pannelli fotovoltaici, incentivare l'elettrico in Italia fino a qualche anno fa significava incentivare soltanto ed esclusivamente i produttori stranieri. Però quello che sta accadendo oggi è che in effetti c'è uno sviluppo. Ma tra l'incertezza c'era anche il tema dell'energia, perché fino a un paio d'anni fa, diciamo 2019, pre-crisi, non c'era partita, tra andare a fare il pieno andarsi ad attaccare a una colonnina non c'era partita. Poi è stato il contrario. Adesso, col gas che torna a 25 euro al megawattora, probabilmente ritorniamo anche lì in una condizione diversa. Io direi, guardando al futuro, è abbastanza evidente come la produzione di energia elettrica andrà con un costo marginale decrescente. È piuttosto evidente, nel senso che anche lo sforzo che è stato fatto per aumentare la produzione rinnovabile, la produzione rinnovabile chiaramente non è gratuita, ma è anche vero che ha una scala di produttività che cresce rapidissimamente, sì che il costo e la disponibilità di energia elettrica, tanto è vero che in Germania, con un po' di coraggio, hanno staccato le centrali nucleari adesso, è previsto in continuo calo. Quello che è successo è che, sempre a proposito delle auto che fanno brum-brum, penso che molti di noi abbiano bene in testa che cosa si aspettino di consumi di una vettura termica quando vanno ad acquistare, che possono essere i 10, 15, 20 chilometri con un litro, difficilmente siano in testa i consumi e quindi l'autonomia di un'auto. E vi posso dire che ragionevolmente, facendo l'equivalenza a 5 chilometri per kilowattora, che è una buona percorrenza in un ciclo misto in autostrada, le auto elettriche sono un po' meno performanti per tante ragioni, ma non le possiamo toccare adesso, è che con gli incentivi dati sui carburanti, ffettivamente l'auto a gasolio è arrivata a incrociare il costo chilometrico per il puro consumo l'auto elettrica. Per un periodo, direi, abbastanza breve, perché è stato assistito da un rialzo forte dell'energia elettrica, che non è stato approvvito sulla parte di energia elettrica destinata alla maggior parte delle ricariche. Devo dire la maggior parte perché la cosa bella dell'energia elettrica è che non essendo un prodotto che si contiene da qualche parte, ma è molto più più fluido, ha comunque dei costi molto differenziati. Un'azienda di produzione può avere facilmente energia elettrica disponibile ben sotto i 20 centesimi per kilowattora. L'auto elettrica, soprattutto quelle da alta potenza, ha superato i 70 centesimi a kilowattora, per cui chiaramente poi gli cambia moltissimo. La vettura che si attacca e i consumi però rimangono gli stessi, per cui anche la vettura che si attacca cambia moltissimo. Però ecco, a 70 centesimi a kilowattora, grossomodo si è raggiunto lo stesso costo quindi si è persa anche una di quelle battaglie forti dell'auto elettrica in quella fase lì che diceva, e poi il costo chilometrico molto più basso, perché in quella fase il costo chilometrico non è stato molto più basso. Però guardando innanzi è molto ragionevole attendersi che, so che c'è anche Davide Tabarelli in giro, noi abbiamo fatto anche uno studio con lui, il costo dell'idrocarburo non andrà scendendo, ma non tanto per la disponibilità, perché la domanda in effetti si avvievolirà, ma perché nessuno sta più investendo sulle infrastrutture di raffinazione, per cui gasolio e benzina difficilmente scenderanno ulteriormente. Se poi ci ricordiamo, 15 anni fa noi avevamo già il gasolio e la benzina attorno ai due euro per litro, per cui oggi siamo più bassi, perfino avendo avuto un'inflazione cumulata da allora superiore al 30%. L'elettricità invece ragionevolmente avrà un costo decrescente, per cui chi oggi se la sente può aspettarsi che tendenzialmente la sua vettura diventi sempre più conveniente anche da un punto di vista economico. In ultimo, se me l'ho consentito, una battuta che faccio è le autovitture a zero emissioni continueranno ad evolvere, ma rimangono a zero emissioni per sempre. Non ci sarà mai un euro x esimo con emissioni più basse, perché siamo già a zero. Questo è un punto di forza che dà anche un po' più di tranquillità sul fatto che oggi chi ha un euro 5 inizia a dubitare che non sia più la vettura che possa aprire di tutti i centri urbani, oggi chi acquista un'auto elettrica, 10 anni per ragioni di investimento, invece se non regge molto meglio, ma anche se la vuole tenere 10 anni, tra 10 anni avrà comunque una vettura a zero emissioni. Ultima battuta, abbiamo 40 secondi. Da qui a 2035, se l'Europa non cambia il target, quindi quella è la tagliola per cui da lì in poi non si potranno più vendere auto, motore e termico, cosa accadrà? Ci sarà qualcuno che la compra comunque perché dici intanto poi per i 10 anni successivi ce l'ho, oppure a un certo punto tra qualche anno vedremo un crollo e se sì, tra quanto? Diciamo che ovviamente noi queste previsioni dobbiamo fare perché determiniamo anche i valori residui. Io continuo a credere nel fatto che la tagliola del 2035 non sarà per nulla una tagliola, perché dal 2030 credo che avremo sostanzialmente nei punti vendita, che non saranno più concessionarie dei principali costruttori, solo gambe elettriche per il trasporto persone. Ne sono abbastanza pochi che sia un visionario, ma perché parliamo con i costruttori vediamo come stanno già spostando oggi sia i budget di marketing, che sono l'indicatore più importante, oggi la pubblicità è solo su auto a zero emissioni, sia la gamma di prodotti che stanno lanciando, per cui gli investimenti in ricerca e sviluppo. Questo ci fa credere che o salta fuori una killer technology oppure è molto difficile. Sull'idrogeno ne parleremo un'altra volta. Ne parleremo, ma l'idrogeno, ecco, lì c'è poi un tema di distribuzione, siamo ancora arrivati al target dell'elettrico, l'idrogeno è ancora tutto da fare. Grazie Alberto Viano, grazie a Luca Rollino, Marco Fusciani, grazie ad Alberto Corso per essere stati con noi. Io intanto vi ricordo, grazie, grazie davvero per i vostri racconti, vi ricordo intanto che al termine della sessione della mattina abbiamo un launch di networking organizzato qui all'interno della sede di ITAS, quindi vi prego di proseguire, anche perché poi il programma prosegue più tardi. Lascio il podio, io mi fermo, ma il programma prosegue, grazie intanto per averci seguito, lascio il podio a Daniele Bellasio buona giornata a tutti voi, prego. Allora, condurre dopo Luca Orlando è difficilissimo, non soltanto perché, come ha ricordato Fabio Tamburini, il nostro punto di riferimento alla conduzione, ma perché maneggia la materia sicuramente meglio di me, quindi evito il podio perché bisogna meritarselo vado sullo sgabello. Però in questo frangente ci occupiamo di talenti, come trattenerli, come formarli, come convincere per noi. C'è la sigla? Vado. Non c'è. E allora invito a salire sul palco Oreste Bottaro, owner di Innova, Lia Grandi, presidente di Smart Engineering, Andrea Stitz, head of Human Resources, Swan Farma, Italia. Buongiorno, grazie di essere qui con noi. Buongiorno, buongiorno. Come dicevo, uso lo sgabello perché il podio è troppo impegnativo. Allora, abbiamo il timer e abbiamo il modo di raccontare come coltivare forse il capitale più importante che ogni azienda, soprattutto piccole e medie aziende che vogliono affermarsi sul mercato in Italia nel mondo, il capitale più importante, il capitale umano, le risorse umane e soprattutto quelle più giovani, le nuove competenze, le nuove risorse. Come diceva Adriano Livetti, per fare cose nuove servono i giovani, però l'Italia è un paese che li sta perdendo, i giovani. Una ricerca del sole 24 ore d'inizio anno ha dimostrato come l'8% dei laureati italiani ogni anno preferisce lavorare all'estero. E quindi questo è sicuramente un tipo di emigrazione che rischia di indebolire la capacità di innovazione del nostro paese. Allora io inizierei proprio con Oreste Bottaro che ha una curiosità proprio innova, quindi già nel nome c'è il concetto di innovazione. Voi vi occupate di impianti industriali di adeguamento climatico, avete più di 82 milioni di fatturato e siete presenti, se non vado errato, ecco appunto non sono bravo come Luca, quindi correggetemi, in oltre 30 paesi nel mondo. Però appunto già nel nome c'è l'innovazione tra l'altro guardando il vostro sito ricorre molto nel racconto della vostra azienda l'abbinata tra problemi, crisi geopolitiche o economiche e innovazione. Io partirei da questo spunto e poi magari ci caliamo più sull'attualità della vostra azienda. Sì, per aggiornare questi dati innova, adesso è raggiunto una dimensione di circa 300 persone, 300 collaboratori, intorno ai 110 milioni. Siamo in un settore che in questo momento è tra i più trascinanti, che è quello del, sostanzialmente, il phase out tra combustione per riscaldare le abitazioni o comunque gli edifici alla compressione di vaporisatori che non sono altro che le pompe di calore. È un settore che sta dando una forte spinta alla sostenibilità naturalmente perché si tratta di diminuire drasticamente l'emissione di CO2 in atmosfera. Però ecco, venendo al tema, certamente è una tecnologia questa che l'Europa ha un po' perso. L'Europa si è molto fermata ancora nella combustione, le caldaie, etc. Da tanti anni che si poteva intravedere questa necessità di cambiamento tecnologico, però si è stati un po' fermi sulle proprie posizioni. Per colpare questo gap di tecnologia, innova cosa sta facendo, sostanzialmente, sta centrando molto il proprio lavoro sull'innovazione, sull'innovazione. La ricerca è fondamentale per due aspetti. Per trovare soluzioni che siano europee, diciamo, integrabili nella nostra struttura, nella nostra cultura abitativa, etc. E per riuscire rapidamente a chiudere questo gap nei confronti dei grandi multinazionali, soprattutto dell'estremo oriente, che già da tanti, tanti anni lavorano su questa tecnologia. Per farlo, Innova ha creato un centro di ricerca finalizzato a questo, dove lavorano più di 25 persone d è in un luogo dove si sviluppano sia le idee che si possono sperimentare con naturalmente tutta un'infrastruttura di laboratori, ma è anche fondamentale tutto quello che è il contatto di questa struttura, di questi ricercatori con il mondo esterno, in particolare con le università, con gli istituti di ricerca. Stiamo facendo un lavoro insieme con progetti anche europei, insieme a Eurach, insieme a FBK, per riuscire rapidamente a chiudere questo grande spazio che c'è ancora, purtroppo, tra l'industria europea e l'industria dell'estremo oriente in termini di queste tecnologie. Quindi sviluppo di competenze, che è fondamentale per avere ricercatori in grado di fare queste cose, di portarle poi a tradursi in prodotti di larga scala, come stanno diventando questo tipo di prodotti sul riscaldamento e anche climatizzazione dell'aria in generale. Quindi contatto di questi ricercatori con le istituzioni esterne importanti che possono dare questa base tecnico-scientifica, ma danno anche una base di entusiasmo a queste persone, a questi professionisti che consentono un legame maggiore con l'azienda. E quindi una prospettiva che non sia quella, come diceva prima, dei due anni medi di permanenza all'interno di un'azienda, ma di più lungo sviluppo anche perché per sviluppare determinate innovazioni, quindi oggetti che poi possono portare a un progresso economico sia della realtà industriale ma anche della realtà sociale naturalmente, è necessario vivere per molti anni concentrati in una determinata materia, cercando sempre di più quello che c'è nel resto dello scenario di questa tecnologia per maturare questa capacità di trovare cose nuove, soluzioni, questo cubo di rubik, chiamiamolo così, tra conciliare la tecnologia con i costi, con l'aspetto industriale, con l'aspetto commerciale. Voi avete, se non ricordo male, all'inizio di quest'anno anche aperto un nuovo stabilimento a Tione con un'inaugurazione, lei parlava delle competenze, qual è la cosa più difficile? Trovarle, trattenerle, formarle e qual è l'approccio di soluzione che voi pensate? Sono tutte cose difficili, a Tione noi abbiamo il centro di ricerca, quello di cui stavo parlando prima, abbiamo un centro di ricerca di 25 persone, abbiamo lo stabilimento poi a Storo, abbiamo un altro stabilimento a Morbegno, in altre parti e ne stiamo aprendo un altro probabilmente a breve in Friuli perché il trend di crescita dell'azienda è molto forte. Trovarle è complesso, è difficile e serve una forte selezione, sia di tipo, chiamiamolo, caratteriale della persona, perché soprattutto nell'ambito della ricerca, sto parlando, mi focalizzo su quello perché il tempo di disposizione è poco, il carattere del ricercatore deve essere sia di una certa ambizione che deve avere per andare a sviluppare determinati traguardi di alto livello sia di carattere forte tenace per non essere deluso dagli insuccessi parziali che si arrivano sempre quando si punta abbastanza in alto sull'innovazione. Poi, quello che stiamo mettendo a disposizione, noi siamo in una zona anche gradevole dal punto di vista ambientale, quindi stiamo facendo degli investimenti in Welfare, veri e propri, noi stiamo creando degli ambienti abitativi molto interessanti dal punto di vista dell'attrattività almeno i ricercatori di maggior eccellenza possano trovare anche questo tipo di soddisfazione, di completamento del loro dedicarsi interamente all'azienda direi che questo è un aspetto molto importante per chi deve pensare al prodotto e all'innovazione per 12-14 ore al giorno, cioè non avere meno problemi dal punto di vista personale, questo è quindi quello che stiamo facendo, poi naturalmente la giusta competizione, la soddisfazione nell'aver trovato le soluzioni, nel dare il giusto merito, nel condividerle con loro, cco questo, sostanzialmente la nostra formula. Grazie, allora smart engineer, invece veniamo nel campo che prima veniva accennato anche nel panel precedente da Luca Orlando, voi siete una società con più di 150 ingegneri e fornite soluzioni ai vostri partner sulla meccanica, sulla meccatronica, cco gli ingegneri sono il tesoro di questo paese, vedo che già annuisce e allora appunto chiederei anche a lei, in questa sfida nel trattenerli, trovarli, formarli, qual è l'approccio che una società come la vostra mette in campo? Intanto ringrazio per l'invito perché parlare di competenze, di giovane talenti sono tematiche che mi stanno particolarmente a cuore, sì noi siamo un'azienda di ingegneria quindi offriamo servizi di ingegneria, progettazione meccanica e calcolo e abbiamo diverse sedi sul territorio una delle sfide più grandi è quello di, come diceva giustamente prima, di attrarre giovani talenti. Noi per scelta abbiamo preferito appunto investire sui giovani appena neolaurati e infatti abbiamo sviluppato negli ultimi anni forti relazioni con tutte le università sul territorio italiano, dobbiamo quello essere un vaccino molto importante. Appunto perché, come dicevano prima, la carenza degli ingegneri e comunque delle tematiche STEM è data invece alla richiesta. Quindi abbiamo puntato su talent scout direttamente all'interno delle università e per fare questo abbiamo puntato molto sulle relazioni. Ovviamente individuare e selezionare i giovani talenti è sicuramente il primo passo e a mio modo di vedere è importante quindi ampliare la platea da qui appunto la ricerca di collaborare con diverse università, non solo quelle vicine al nostro territorio, ecco quindi questo è sicuramente un punto molto importante. Una volta individuati i talenti il secondo tema è sicuramente trattenerli e quindi essere attrattivi nei confronti di questi giovani talenti perché ormai una volta selezionati sono loro quelli che scelgono in quale azienda andare e soprattutto in quale azienda rimanere. La nostra idea è stata quella di creare appunto, una volta individuati i talenti e assunti, un percorso formativo molto strutturato che permettesse quindi di passare da un sapere a un saper fare. Perché devo dire che le conoscenze quindi la parte teorica che l'università in Italia riesce a fornire agli studenti comunque laureati è molto alta insomma rispetto magari anche quindi a livello di conoscenze le risorse quando arrivano sono molto preparate. La nostra azienda o comunque delle medie imprese secondo me rispetto alle grandi imprese è quella invece di avere ancora la capacità di insegnare un mestiere che vuol dire quindi mettere a terra queste conoscenze e passare quindi dalle conoscenze alle competenze quindi dal sapere a saper fare. Sono d'accordo che oltre la parte tecnica una buona parte dell'attività che deve fare l'azienda sta proprio nell'insegnamento dell'ambiente lavorativo, nella professionalità, nella capacità di relazionarsi quindi tutte quelle soft skills che magari diciamo così devono essere acquisite e insegnate quindi questo è molto importante. Quindi all'interno della nostra azienda abbiamo strutturato dei percorsi formativi ad hoc per poter efficientare questo passaggio e parallelamente anche dei piani incentivanti premianti che vadano a misurare annualmente o comunque periodicamente il raggiungimento degli obiettivi in relazione al ruolo e al percorso formativo definito e da una parte ma dall'altra anche la valutazione, non solo tecnica ma anche di queste soft skills chiamiamole senso di appartenenza piuttosto che i clienti e tutto quello che ho detto prima quindi le qualità caratteriali di cui si parlava prima sono sempre più importanti e secondo lei qual è l'elemento che rende un'azienda, una società più attrattiva oggi per i giovani? Questo passaggio dal sapere al saper fare è un elemento di attrazione oppure di preoccupazione per le nuove generazioni e semmai qual è l'elemento di attrazione? Ma sicuramente sono molto attenti alla loro crescita e alla capacità che l'azienda ha di insegnarti qualcosa, sono molto curiosi, ecco quello sì, quindi la difficoltà è far capire che comunque il mondo del lavoro è anche però professionalità quindi l'importanza delle relazioni, delle tempistiche, cioè proprio quello che manca non è tanto la curiosità che questa c'è e le conoscenze ci sono ma cercarle di inquadrarle in un ambiente più professionale, ecco quindi la capacità di formare, sono molto attenti ad apprendere quindi se c'è un'azienda che insegna e che investe su di loro questo sicuramente è un valore aggiunto. La competizione nelle competenze nel settore dell'ingegneria è molto forte, all'interno dell'azienda come si crea un clima di collaborazione favorevole all'innovazione? Dato prima un esempio di questo tipo con il centro di ricerca, dal vostro punto di vista? Da nostro punto di vista come dico sono molto importanti più che la parte tecnica le parti relazionali, quindi fare gruppo, fare gruppo, trasferire la conoscenza che magari uno che è in azienda da 2-3 anni ha la capacità di trasmettere questo know-how ai ragazzi giovani, noi abbiamo un ingresso, l'anno scorso abbiamo assunto 60 ingegneri, quindi è normale insegnare al nuovo quello che magari ho imparato l'anno prima da uno che era da noi da un po' più di tempo, quindi il trasferimento e la capacità di insegnare anche la voglia di trasmettere questa conoscenza è molto importante. Un'altra cosa molto importante come dicevo prima è invece anche un'altra sfida correlata a ricercare questi talenti dove ci sono, quindi indipendentemente dalla regione e sono d'accordo con un relatore che c'era prima e appunto l'inclusione, nel senso che è una questione culturale essere aperti, adesso nel nostro caso il 65% dei nostri ragazzi vengono da regioni nelle quali non avevamo le nostre sedi, quindi si sono dovuti trasferire Ed è bello appunto anche in regioni come il Veneto, come anche qua lo Sessuolo Veretto, la maggioranza delle persone sono dei fuorisede e l'integrazione culturale dal punto di vista dei giovani talenti è sicuramente più avanti rispetto magari alla nostra generazione, devo dire che però dovrebbe essere più inclusivo anche il territorio, quindi non so, il discorso degli affitti non è vero solo per gli studenti ma anche perché si trasferisce. Così come anche le strutture, la mobilità, quindi essere attrattivi vuol dire riuscire a trattenere talenti inclusivi, quindi non solo come cultura ma anche come territorio, quindi questo secondo me è molto importante. Nel panel successivo c'è anche un tema sempre di più di reputation, i giovani vogliono essere fieri dell'azienda di cui fanno parte e vogliono un'azienda innovativa. Sì, questo sono d'accordo e io ci tengo a dire che chi rimane in azienda deve esserlo perché è fiero di essere, condividere i valori. Sennò quei due anni di cui si parlava prima. Poi ci sarà sempre un turnover fisiologico per l'eccessiva appunto richiesta, ridurre il turnover in uscita vuol dire appunto riuscire ad investire sui valori e trasmetterli in maniera corretta e secondo me è un punto di forza. Nella università da questo punto di vista la nostra brand reputation negli ultimi anni è migliorata molto perché proprio su questo tema fondiamo tutta la nostra talent scout diciamo. Siete molto vicini a loro da subito. Esatto. E con Andrea Stizza andiamo in un altro dei settori ad alto tasso di innovazione che è quello appunto del farmaco e ci avviciniamo ancora di più alla gestione del principale capitale, il capitale umano. Allora la domanda la pongo in modo un po' provocatorio come ogni tanto fanno i giornalisti. È vero che negli ultimi anni è cambiato tutto ma proprio tutto nel cercare, nel contrattualizzare, nel formare, nel trattenere i nuovi dipendenti, le nuove generazioni per quello che è successo, il nuovo modo di lavorare, lo smart working, le richieste dei giovani diverse dalle richieste precedenti. Ai me sì o per fortuna sì nel senso che stiamo assistendo effettivamente la pandemia ha accelerato sicuramente questa tendenza a un nuovo umanesimo. Ho sentito usare questa parola che è molto forte però secondo me rispecchia effettivamente quello che sta succedendo, una nuova centralità dell'uomo, della persona non solo come lavoratore ma proprio come individuo. E questo si nota tantissimo sia nelle fasi di attraction, nella fase anche di gestione del rapporto di lavoro ma anche nella fase proprio per trattenere infatti i talenti. Quindi questo ha imposto in generale le aziende ma penso la nostra, un'azienda che è manufacturiera, azienda che produce principi attivi farmaceutici e raggiunge con la sua produzione hanno 200 milioni di pazienti nel mondo. Veramente numeri molto importanti ha portato effettivamente a un po' ripensarsi e nell'ottica di rinforzare alcuni punti di forza che l'hanno sempre contraddistinta. In primis la centralità delle persone, in secondo luogo l'innovazione e poi c'è il tema della sostenibilità. Secondo me questi tre elementi vanno a toccare veramente tutti un po' quelli che sono le sensibilità dei giovani ma anche in generale di chi sta cercando lavoro. Centralità della persona vuol dire attenzione, vuol dire ascolto, vuol dire anche una leadership diversa, una leadership più vicina, una leadership che dirige, che sponsorizza, che ti sta a fianco, che ti sostiene anche nel raggiungere i tuoi obiettivi, che non è gelosa delle proprie competenze ma le trasmette anche agli altri. Poi c'è un altro tema importante che riguarda la centralità, il tema della conciliazione e vita lavoro. Sempre di più i giovani ma anche noi, diversamente giovani, siamo attenti a questo tema della conciliazione. Il tempo possiamo definirlo quasi come una nuova moneta, vedo anche nelle relazioni industriali molto spesso ci troviamo a parlare di temi che sono magari più lontani rispetto al passato dai temi economici, sono più temi di organizzativi. Quindi anche qui stiamo ragionando su nuovi modelli organizzativi, consideriamo che la nostra è un'azienda che opera al ciclo continuo, non è facile in particolare anche trovare talenti che si inseriscono nell'azienda con questo tipo di modello, stiamo parlando con le parti sociali proprio per capire quali potrebbero essere i modelli più sostenibili di lavoro. Ovviamente la tecnologia ci aiuta in questo, ci aiuta anche molto lo sviluppo delle competenze dei nostri collaboratori che li prepara anche al futuro. Mi piace raccontare un'esperienza che abbiamo fatto negli ultimi anni, nel 2021, un periodo di Covid, non ci si poteva incontrare fisicamente ma abbiamo comunque pensato proprio in ottica innovativa ad un percorso che è iniziato con, abbiamo chiamato una leadership academy, un momento in cui i manager o persone che comunque erano dei ruoli di responsabilità interna dell'azienda si sono incontrati, hanno condiviso delle esperienze che erano delle esperienze di seminario con delle figure anche importanti, eccellenti, a cui è anche seguito un momento di laboratorio. Ecco l'idea di fondo era quella di offrire a queste persone la possibilità di sviluppare degli strumenti per vedere il futuro, per costruire, per vedere anche nuovi modelli di leadership e a questo punto affrontare anche il cambiamento in modo più consapevole e in modo più preparato. A questo momento è seguito poi un'attività molto bella che abbiamo chiamato Vision in our future in cui abbiamo pensato a come sarà il nostro futuro nei prossimi dieci anni e facendo questo abbiamo coinvolto giovani, quindi abbiamo in azienda pensata che abbiamo generazione X, Y e Z, quindi l'abbiamo coinvolti tutti. Ecco, abbiamo coinvolti in questi workshop un percorso molto bello che ci ha portato a aprire come la pensano anche, come vediamo il futuro tutti insieme. Ed allì è partito un percorso anche di sviluppo della leadership in quella direzione e ora c'è un enorme catalogo, un enorme, 20 azioni formative che abbiamo lanciato per tutto il personale dello stabilimento che sono poi il risultato di queste attività fatte di due anni di confronto anche intergenerazionale. Ecco, lei ha parlato di, intanto ha sottolineato anche l'aspetto del rapporto con le parti sociali per trovare nuove vie di gestione di queste tematiche. Io volevo chiederle, per le piccole e medie imprese è più facile o più difficile affrontare queste sfide? Oppure quali sono le piccole e medie imprese su questa frontiera nuova dei nuovi talenti da trattenere? Allora, per quanto riguarda il discorso dei rapporti con le parti sociali, parlare di modelli organizzativi è sempre difficile, nel senso che ovviamente quando si va a toccare l'orario di lavoro bisogna prestare particolare attenzione, bisogna avere una certa sensibilità. Noi abbiamo proposto dei modelli diversi che sono stati anche oggetto di discussione. Notiamo un'apertura all'ascolto, questo sicuramente, ma ancora una qualche difficoltà nel pensare al futuro. Nel senso che ormai il lavoro su turni è un lavoro che nel tempo non è sempre sostenibile, ci accorgiamo che anche persone che raggiungono in 50 anni di età, quindi sono giovani, cominciano a presentare qualche difficoltà anche nel lavoro in turno, stiamo cercando appunto di proporre delle soluzioni innovative, però mi rendo anche conto che le persone ormai hanno assunto dopo tanti anni di lavoro in quella modalità anche una certa abitudine e hanno difficoltà ad uscire da quel tipo di abitudine. L'altra domanda è come trattenere i talenti? No, se PMI è meglio o peggio di fronte a queste stesse pro e contro? Secondo me, allora ho lavorato in aziende grandi e imprese, ho lavorato anche in un'azienda come questa che è una media grande impresa e devo dire la verità, secondo me la piccola media impresa ha un vantaggio che è la vicinanza con le persone. Effettivamente si riescono a costruire dei pregorsi di sviluppo tailor-made, si riescono ad ascoltare i collaboratori, offriamo anche dei delorari di lavoro personalizzati, una grande azienda ha difficoltà a proporre tutto questo, abbiamo chi entra alle 6, alle 7, alle 8, alle 9, non tutte le aziende possono permettersi una cosa di questo tipo, siamo anche più veloci nel rispondere a quelli che sono i bisogni anche e anche affrontiamo più velocemente il cambiamento. Quindi devo dire, le nostre dimensioni ci consentono di essere veramente molto più agili nell'affrontare i cambiamenti contemporanei. Che peraltro anche un po' la forza della struttura economica del nostro Paese che è caratterizzata soprattutto da imprese di queste dimensioni. Io vi ringrazio molto, è stato molto interessante, ho imparato molte cose, vi ringrazio. Si è parlato appunto di rapporto con il governo locale delle situazioni, io ne parliamo nel panel successivo, intanto ringrazio Oreste Bottaro, owner di Nova, ringrazio Lia Grandi, presidente di Smart Engineering, Andrea Stitz, head of human resource di Swan Pharma, grazie. Proseguiamo con il programma. Allora, adesso ci occupiamo appunto delle politiche locali per incentivare gli investimenti in sostenibilità e innovazione, ovvero della partnership necessaria tra pubblico e privato, sigla. Invito a salire sul parco Ezio Facchin che è assessore esterno con delega in materia di transizione ecologica, mobilità, partecipazione e beni comuni del comune di Trento. E la vicepresidente della regione autonoma Trentino Altoadige, Sud Tirol, buongiorno, buongiorno. Allora, siete stati evocati, siete stati evocati in diversi interventi nel rapporto con appunto il governo del territorio sempre più vicino al territorio, allora io inizierei con Ezio Facchin. Cosa possono fare le città per favorire innovazione e sostenibilità nel rapporto col privato? Grazie, buongiorno a tutti. Io penso che è il ruolo fondamentale da parte delle città. La piccola battuta, insomma, a rappresentare l'innovazione da parte mia non si muorano. Vabbè, è la testa che conta, giovane. Però diciamo che proprio per questo è importante investire su quello che è la squadra. E quindi le città devono contare su un'organizzazione, questa organizzazione interna deve avere la consapevolezza del suo ruolo. Questo lo si fa attraverso la costruzione di un clima di sviluppo e di capacità organizzativa all'interno dell'amministrazione, dove diciamo in qualche modo si cerca di superare la burocrazia e si cerca di individuare gli obiettivi da perseguire. Tutte le cose che abbiamo visto sono di per sé estremamente importanti, interessanti ed efficaci, ma se non sono messe a sistema diventa un problema. Ed è quindi il ruolo di sistema che deve svolgere la città, l'amministrazione pubblica, quindi mettere insieme questo oggetto della smart city è un tema che sicuramente deve essere il tema principale. Ma per questo bisogna avere anche le risorse, anche all'interno delle amministrazioni, abbiamo sentito come sia difficile disporre di... E lo stesso problema ce l'ha anche l'amministrazione. Pure più difficile, ancora più aggravata. Perchè poi non ci sono sistemi incentivanti tali da poter permettere lo sviluppo, quindi bisogna lavorare molto sulla motivazione e sulla capacità di individuare appunto elementi sfidanti che coinvolgano i giovani a vedere la propria città che si sviluppa. Ora innovazione e sostenibilità sono certamente al centro e la chiave di lettura dello sviluppo della città. Io penso che noi abbiamo attivato una serie di iniziative, io spererei nel 2025 di poter vedere concretamente una serie di idee e di azioni che abbiamo viste oggi rappresentate e che nella città di Trento si stanno in qualche modo prospettando. Per dire un progetto su tutti c'è un'iniziativa che si chiama Super Trento e che è un'attività di confronto con i cittadini e con una serie di esperti che permettono di ridisegnare la città in un'ottica di sostenibilità e di innovazione collegata a quelle che sono le grandi opere che interessano la città, che interessano anche tutto il territorio. Ecco, in questo senso il tema della mobilità, il tema del mass, il tema dell'innovazione applicata alla mobilità e applicata all'ambiente è un tema centrale. Uno dei punti chiave è che tutte queste attività si devono fare, ma la prima cosa è la consapevolezza, la seconda è sapere dove siamo e quindi misurare la realtà, creare sistemi di monitoraggio, avere degli obiettivi specifici e seguire i percorsi che ci portano verso questi obiettivi. Per dire anche gli obiettivi fissati dalla gente che poi è stata ridisegnata dal piano provinciale dell'energia di cui il vicepresidente è il relatore in provincia, costituiscono degli obiettivi di grandissimo interesse e anche coinvolgenti rispetto alla realtà che stiamo vivendo, ma hanno bisogno di essere misurati e di essere valutati. Tutte quelle tecnologie che abbiamo visto oggi, di cui abbiamo parlato oggi, sono gli strumenti con i quali sviluppare questa attività. Quindi devono servire anche a monitorare l'avanzamento dei progetti attraverso l'utilizzo consapevole e sapiente dei dati. Ecco, volevo chiederle, in questa prospettiva il PNRR tanto evocato è stato nel vostro progetto, mi pare di capire, un alleato, uno strumento utile di facilitazione di progetti di innovazione finora? Diciamo che la città del PNRR è coinvolta in un grande progetto che è nell'allegato 4 del decreto 77, quindi diciamo uno dei progetti bandiera della rete ferroviaria italiana, tra cui le Provinze e il Comune hanno lavorato molto per poter creare le condizioni per realizzare questo progetto, per il quale sono iniziati anche i lavori. Diciamo che si potrebbe fare di più. Infatti un relatore parlava della quarta dimensione, noi abbiamo oggi il tema del tempo e siccome il PNRR ha una scadenza è chiaro che tutti i progetti non sono collegati a fattore tempo perdono un po' di credibilità. Nella pubblica amministrazione per dire il tema del BIM non trova una ampia applicazione e il BIM è chiaro che è un tema della quarta dimensione, i progetti con la quarta dimensione di come si evolvono nel tempo, di come si sono gestiti. Ecco quindi che se noi investissimo di più in tecnologia e in innovazione probabilmente lavoreremo anche meglio e saremo anche in grado di rispettare di più gli obiettivi e i tempi che ci servono. Qui valutando e valorizzando ancora di più le professionalità, un po' di preoccupazione in questo c'è, dicevo prima al vicepresidente per dire che in Università Trento c'è solamente il 66% di prescrizioni a ingegneria, mentre altre facoltà meno tecniche hanno già superato il 100%. Allora cos'è? È un tema in cui la difficoltà del lavoro, l'impegnativo lavoro anche tecnico rappresenta oggi una preoccupazione anche per i giovani? Non lo so, non è il mio mestiere, non conosco. Guardo il dato statistico e dico c'è da preoccuparsi perché non c'è un sufficiente numero di ragazzi che si trovano al settore tecnico e quindi tutta la partita degli investimenti, dell'innovazione di cui ognuno di noi si dichiara alleato trova questo limite nel numero di ragazzi che potranno. Allora il tema basteranno solamente i nostri ragazzi oppure si apre anche un problema come i nostri emigrano, qualcuno deve emigrare a un certo livello? È un tema. È un grande tema. Allora vicepresidente Tonino è stato già evocato dall'intervento dell'assessore e il vostro ruolo è ancora, se si può dire, complesso nell'intermediazione tra Europa, governo nazionale, città. Come vede lei la funzione della vostra amministrazione su queste tematiche così importanti in questo periodo? Innanzitutto grazie, grazie alle 24 ore per questa opportunità che ci da oggi in occasione del festival dell'economia di Trento. Io vorrei partire un attimino anche perché in sala vedo anche molte persone che è giusto anche dire chi è il Trentino innanzitutto. Quello Trentino quindi è un territorio di una provincia autonoma innanzitutto, un territorio a volte anche difficile, un territorio di montagna, ma ricco di risorse naturali, uniche e anche dinamico. Che già a partire dal dopoguerra anche grazie a delle scelte pianificatorie in tema socio economico ha saputo formare e rendere il Trentino quello che conosciamo oggi. E io vorrei partire perché uno degli elementi che ha distinto e che ha fatto fare un salto di qualità è stato il primo piano urbanistico del 67. Con quel piano urbanistico che ha voluto pianificare da un punto di vista socio economico ha reso possibile uno sviluppo che in quel momento anche il Trentino era particolarmente frenato, dove c'era molta povertà, dove non era ancora partito. E attraverso quella scelta lungimirante fatta allora dalla politica dal presidente Kessler credo che abbia permesso di lavorare in un certo modo ma soprattutto di trovare e di garantire quel legame tra città e valli che oggi ci contraddistingue. E attraverso quella pianificazione, che poi ne sono seguite altri due piani urbanistici, e l'ultimo è stato quello del 2007, che hanno voluto creare i presupposti per distinguere ancora una volta il Trentino ma soprattutto la nostra specialità. Questo lo voglio sottolineare perché è anche per dimostrare che a seguito di quell'accordo di Gasperi-Gruber abbiamo avuto poi anche chi nel tempo ha saputo lavorare ma ha saputo garantire attraverso delle azioni politiche importanti. Questo è quello che ha permesso e ha garantito una centralità alla periferia, una centralità alla periferia che ha permesso a molte persone di rimanere, di evitare lo spopolamento dei territori ma ha permesso anche uno sviluppo. E' un'eccellenza che abbiamo sentito poc'anzi quella di Oreste Bottaro credo che sia significativa perché Oreste Bottaro la sua impresa, l'attività principale ce l'ha a Storo che è a 70 km da Trento. Questo per dire cosa? Che il Trentino ancora una volta deve distinguere su tutto il territorio garantendo il giusto equilibrio. E per venire ad oggi è il tema per il quale anche questa amministrazione provinciale ha voluto lavorare fin dall'inizio, nel 2019 sono stati organizzati dal presidente Fugatti gli Stati Generali della Montagna. Stati Generali della Montagna che hanno voluto dare una giusta connotazione, soprattutto cercare di capire e di condividere con i territori quali fossero gli interessi che i cittadini avevano in tema di sviluppo, in tema soprattutto di sostenibilità ambientale. E il tema legato all'ambiente, territorio, paesaggio in quel momento ha trovato una trasversalità che per il Trentino ha un valore ancora più importante di fronte a quello che sta succedendo oggi. È successo lo scorso anno in Trentino e lo sappiamo anche con le persone morte sulla marmolada a seguito di cambiamenti climatici, lo stiamo vivendo in questo momento in Romagna. Questi sono i temi sui quali ancora una volta è necessario lavorare, è necessario distrazione e attraverso gli Stati Generali della Montagna tenuti nel 2019 sono poi anche stati conseguenti una serie di atti politici importanti e di strategia futura. E mi riferisco in modo particolare la accennata prima, l'assessore Fachin, l'agenda 2030, attraverso la strategia provinciale per lo sviluppo sostenibile, ma anche a un documento altrettanto importante legato ai cambiamenti climatici 21-23, ma anche a un piano di tutela delle acque e al piano energetico ambientale 21-30. Questi sono i documenti politici che abbiamo elaborato e sui quali è importante garantire l'espettive e futuro a chi? Alle nuove generazioni. Questo deve essere l'intento per il quale oggi ci dobbiamo sentire tutti impegnati. E a seguito anche di quello che è successo in questi ultimi anni, due anni di Covid che ha creato non pochi problemi oltre che di perdita di vite umane, ma anche un po' rallentato anche l'economia stessa. Poi c'è stata la crisi dello scorso anno, una crisi forte dell'economia con dei costi dell'energia che sono schifo. Ecco che anche in quel momento a livello nazionale attraverso risorse importanti, garantite dal PNRR che ha appena accennato anche l'assessore Fachin, che sono arrivate in provincia di Trento, che verranno sicuramente utilizzate bene, ma anche iniziative che vanno nella direzione, l'abbiamo sentito da altri relatori, per quanto riguarda il tema legato alla sostenibilità, all'innovazione, ma soprattutto a quello che oggi ancora di più dobbiamo garantire con la produzione di energia da fonte rinnovabile. Noi lo scorso anno, attraverso una collaborazione che c'è stata con i 4 BIM del Trentino, con il mondo della cooperazione, con il mondo degli artigiani, abbiamo voluto sostenere iniziative per garantire a chi lo volesse realizzare impianti fotovoltaici ad uso domestico, ad uso familiare, ma anche per le imprese dedicando 23 milioni di euro per chi intendeva investire in quella direzione. Lo scorso anno sono stati realizzati in provincia autonoma di Trento 4 mila nuovi impianti per 30 megawatt di potenza, allora credo che questa sia la strada giusta da perseguire e da lavorare ancora di più, ma soprattutto dove la politica può far la differenza se ci crede. E noi vogliamo essere su questo determinati, grazie anche, e lo dobbiamo sicuramente alla nostra speciale autonomia, attraverso degli istituti che in Trentino, degli enti di ricerca, ci sono come FBK, come Fondazione Mac, come Trentino Sviluppo, che sono a supporto, come diceva prima bene Oreste Bottaro, per quanto riguarda la ricerca. Oggi la ricerca ancora una volta può fare la differenza, la deve fare soprattutto all'interno di territori che difficilmente sarebbero penalizzati. Oggi uno degli elementi che potrà fare ancora di più la differenza, e noi questo l'abbiamo percepito soprattutto, del Covid, riguarda la fibra ottica che se garantita su tutto il territorio provinciale potrà ancora una volta permettere alle persone di rimanere, evitare lo spopolamento, che questa è la preoccupazione più grande. Perché in altre regioni d'Italia, in modo particolare del nord Italia, in montagna, spesso vediamo questo abbandono. Grazie alla nostra speciale autonomia, in questi anni, e grazie anche ad una politica attenta, l'abbiamo evitato e è il motivo per il quale siamo altrettanto impegnati a lavorare in questa direzione. Grazie, volevo chiederle una cosa sul PNRR, ma tanto ha già risposto nel suo intervento. Allora, visto che il tempo è esaurito, mi limito invece a ringraziare, visto che lei ha ringraziato il sole 24 ore, la provincia di Trento, perché se questo festival dell'economia si può fare con questa forza, con il successo degli eventi che vedete questa mattina, per esempio all'evento sulla Cina c'era una coda sterminata fuori dal teatro sociale, lo si deve molto alla provincia di Trento e a Trentino Marketing. Ringrazio l'assessore Facchin, ringrazio il vicepresidente Tonino e in questa staffetta tra giornalisti del sole 24 ore cedo la parola a due colleghi validissimi della finanza, al caporedattore Marco Ferrando e a Carlo Festa. Grazie e buon proseguimento. Buongiorno a tutti a tutti, vi agiamo con un po' di ritardo, ma crediamo che anche questo panel abbia molto da dire, parleremo di Private Capital e lo facciamo con quattro ospiti che invito sul palco, Fabrizio Bencini che è partner fondatore di ConBusiness and Financial Advisor, benvenuto, Andrea Di Camillo, managing partner di P101, venture capital, benvenuto, Alberto Nobili, responsabile del corporate investment banking di Finint, benvenuto, ritrovato anzi, Nadia Buttignol partner di Palladio Holding, last but absolutely not least, benvenuta. Rapidissima introduzione, noi confidiamo, abbiamo poco tempo, ma confidiamo con un buon giro palla tra i nostri ospiti che peraltro non è la prima volta che, anzi, che si cimentano su questi temi. Perché parlare di Private Capital e di finanza come leva per lo sviluppo in questo contesto? Perché Carlo e io, che siamo della redazione Finanza del Sole, ci rendiamo conto quotidianamente che c'è ancora una percezione inferiore a quella che meriterebbe sulla rilevanza che i capitali privati, parliamo di private equity, di venture capital, di private debt, possono avere a sostegno delle sfide legate all'innovazione e allo sviluppo che di fatto sono al centro di questi eventi. Quindi l'obiettivo di questo panel è semplicemente questo, ricordare che tipo di ingranaggio possono rappresentare questi diversi strumenti all'interno dei processi di sviluppo delle aziende e più in generale come funziona il mercato del Private Capital, ad alcuni luoghi comuni che in passato erano abbastanza fondati su un ecosistema di pochi soggetti che magari aveva, diciamo, anche meccanismi poco graditi, diciamo così, al lato dell'impresa, è un ecosistema che si è molto evoluto, che ormai è molto eterogeneo, quindi la nostra sensazione, lo dico da giornalisti e d'altronde lo dice il numero di operazioni, gli investimenti che si fanno anche in Italia finalmente ogni anno, cco, la molteplicità dell'ecosistema fa sì che ognuno possa trovare soluzioni per il proprio caso, a livello di taglia, di prezzi, di durate, di governance e quant'altro, di tutto questo parleremo in questi 40 minuti cercando di darvi anche un po' un'idea di qual è il momento di mercato, perché essendo un mercato private non c'è un indice di borsa che ci dice se va bene o se va male, se si paga più, e questo è il motivo per cui ha senso anche chiedere a chi il mercato lo vive, oggi 26 giugno 2023 con i mercati che vanno in certe direzioni qual è il polso del mercato Private Capital. Io chiederei subito Fabrizio Bencini di partire, perché lui è l'operatore non di mercato, lui è il mediatore tra le imprese, i professionisti e la finanza, quindi a lui è anche un po' il compito di rappresentare il punto di vista delle imprese, ti chiedo sostanzialmente se la risposta sarà sì, sta cambiando qualcosa, quindi sia nella sensibilità delle imprese, dei loro advisor e della finanza, ma soprattutto come sta cambiando. Sì, intanto grazie Marco, buongiorno a tutti e grazie ovviamente anche per l'ospitalità, stavo pensando mentre venivo su che mi sento un po' a casa, perché da oltre dieci anni che abbiamo una bellissima collaborazione, una partnership con Confindustria Trento e poi anche con gli amici di Finita, abbiamo fatto molto interessante su questo territorio, che riguardano, ma credo lo spiegheranno meglio loro, il tema anche del Private Capital. Secondo me, diciamo noi, come società di consulenza direzionale, siamo sempre accanto a delle imprese di medie dimensioni, a base familiare, molto sane, inizia a maturare una consapevolezza, cioè quella di essere un po' alla fine di una prima fase del Private Capital, cioè una prima fase in cui il Private Capital era un elemento sostitutivo, quasi alternativo a quello del debito bancario. E però se noi lo viviamo solo in questo modo, soprattutto in un periodo che congiunturalmente ha permesso di avere dei tassi di interesse bassi, quelli che vedevamo sostanzialmente fino all'inizio dello scorso anno, il Private Capital faceva fatica a diffondersi se non in casistiche e in situazioni particolari. Mi sembra che questa prima fase di viverlo come elemento sostitutivo stia terminando soprattutto se la leggiamo non solo in connessione al rialzo dei tassi di interesse, ma in connessione alla finalità. Ecco, appunto, secondo me è interessante riflettere su questa la finalità di un intervento di Private Capital versus un intervento di debito bancario. Naturalmente se ci prestiamo un po' più di attenzione, non lo possiamo vedere alternativo, ma semmai lo possiamo vedere complementare i trend che ci sono sul mercato e che voi quotidianamente registrate, almeno delle 3I, dell'internazionalizzazione, dell'integrazione dell'innovazione. Ne dobbiamo parlare. Ecco, con difficoltà si riescono a finanziare solo con il debito tradizionale, quindi diciamo un elemento di Private Capital. Per stare nei tempi vorrei portare una riflessione, cioè il passaggio da un elemento di un Private Capital sostitutivo a un Private Capital che diventi un affiancamento, in particolar modo in quelle direttrici, deve però portare sia sul lato imprese che quelle che sono più vicino a noi, ma probabilmente anche operatori di mercato, un'evoluzione, perché non abbiamo più una necessità di cercare una finanza come prodotto, perché il Private Capital è un prodotto, ma è una risposta ad un bisogno. Per fare una cosa di questo genere occorre avere una chiara da entrambe le parti, una chiara evidenza che il progetto deve essere pronto, il progetto imprenditoriale deve essere pronto per recepire il Private Capital e l'imprenditore deve essere consapevole. Senza questo elemento, cioè se si affronta il Private Capital in un'ottica solo transazionale, quella che c'era prima con l'ottica invece esclusivamente bancaria, sicuro il rischio non solo di disperdere tempo, ma di ragionare solo sul fatto se costa un po' di più, un po' di meno, qualche punto in più, qualche punto in meno, non lo vorrei banalizzare, però vedrei questa seconda fase come un'evoluzione da prodotto a risposta ad un bisogno con quello che poi dopo naturalmente questo comporta. Il Private Capital è costituito da tre grandi aree che sono appunto Private Equity, Venture Capital e Private Debt. Le prime due nati appunto alla fine degli anni 90, primi anni 2000 e la terza invece Private Debt da qualche anno insomma. La cosa che impressiona è che in questa fase congiunturale, che è molto complessa, i Private Equity continuano a fare tantissimi... Ieri è stato ceduto Florence, che è un gruppo del lusso italiano, per 1,3 miliardi. Ecco, qui con noi abbiamo Nadia Butignol che è rappresentante di Palladio Holding, partner di Palladio Holding, che è uno dei Private Equity più famoso in Italia ed è radicato nella zona del nord-est, ha investito su tantissime aziende Venet e Trentino insomma. Ecco, dottoressa Butignol, il Private Equity può essere a tutti gli effetti un motore di sviluppo per le aziende. Su quali direttrici andate ad affrontare il vostro lavoro quando entrate in un gruppo? Buongiorno a tutti e grazie dell'invito innanzitutto. Due parole magari su Palladio, per meglio poi contestualizzare le mie risposte per farvi capire l'ambiente in cui vivo quotidianamente. Noi siamo una Holding di investimento a capitale permanente che da più di 40 anni opera in Italia sostenendo aziende medio piccole, quindi diciamo la maggior parte del territorio italiano è composto da aziende medio piccole di attenzione. Nasce da un'iniziativa imprenditoriale e diciamo noi conserviamo questo approccio e questo DNA imprenditoriale figlio del fondatore e quindi approcciamo l'investimento con uno spirito molto industriale, molto pragmatico, molto agile, cercando di creare un vestito sartoriale a ogni singola situazione. Come possiamo fare questo? Grazie anche a quello che dicevo prima sia al nostro capitale permanente che significa che a differenza diciamo di molti operatori di private equity, quindi di fondi tradizionali che hanno una durata, il cosiddetto investo empirico in cui necessariamente devono investire il capitale raccolto da terzi. Noi con un capitale permanente, noi management team che dobbiamo mettere a terra comunque questo capitale permanente con una logica tipica del private equity, quindi di massimizzazione del valore dell'azienda in primis e poi dei ritorni nostri e dei nostri partner, abbiamo maggiore flessibilità. Quindi non siamo mai condizionati in nessun momento del nostro processo decisionale dal momento in cui ci troviamo nella vita del fondo. 10 anni tendenzialmente verso la fine dell'investiment video uno magari accelera un po' il processo di investimento. Questo non è il nostro approccio quindi noi siamo molto razionali nella scelta di investimento e cerchiamo proprio di capire quello che diceva prima Carlo, sia le direttrici in cui possiamo intervenire. Sottolineo che poi sono direttrici in cui interveniamo non successivamente ma è importante definire subito. È la prima cosa che facciamo, fatto 100 diciamo il tempo dedicato alla fase di analisi di un'opportunità, alla fase di finalizzazione di un investimento, non mi sbaglio se dico che più del 50% del tempo è dedicato a sedersi con l'imprenditore, sedersi con il management team, definire bene quali sono gli obiettivi a medio lungo termine, capire se c'è feeling, se c'è una comunione di linguaggio, se corriamo con la stessa velocità, se parliamo alla stessa lingua, se abbiamo degli obiettivi che possono essere messi a terra in modo proficuo. Quando c'è chiarezza su questo, quindi quando viene effettivamente definita l'esigenza dell'imprenditore e del management team che rimane comunque l'elemento principale di attenzione, solo successivamente avviene tutta la fase di confirmatorio, che io chiamo quindi radiodigitis meramente tecnica, finanziaria, fiscale, giuriduralvoristica, contrattoristica, viene tutto dopo e quando si sono ben definiti i termini e le regole di ingaggio la maggior parte delle volte si iniziano a parte di successo. Come possiamo aiutare l'imprenditore nel percorso di crescita comune? Allora ci sono delle leve che sono il nostro pane quotidiano che quindi riusciamo ad applicare in maniera facile, intuitiva e veloce. Sicuramente tutta l'attività di crescita per linee esterne, quindi le metode in cui noi riusciamo a incidere e intervenire in maniera utile all'imprenditore che magari non è avvezzo, non è abituato e non è suo forte, mentre noi riusciamo in poco tempo a intercettare opportunità e a svilupparle. Altro tema importante è l'internazionalizzazione, imprenditori che sono fortissimi nel territorio nazionale e che trovano nel territorio nazionale la loro converse zone, con difficoltà magari si affacciano a mercati esteri. Quello su cui noi siamo riusciti è quello di supportarli in maniera veramente operativa, quindi stando al suo fianco aiutandoli, aiutandolo day by day su come andare a identificare il mercato di interesse, operativamente capire il go to market di questo mercato, cercare le persone di riferimento e diciamo supportarlo in tutta questa fase che per lui è sicuramente non comune e che vede come particolare. In questa fase di condivisione del rischio intravede in noi sicuramente uno sparring partner importante. Terza leva è la managerizzazione della società, in molte situazioni ci troviamo con imprenditori che magari hanno fatto successo dell'azienda in maniera autonoma o per etana grafica oppure anche per desiderio di alleggerire la propria attività, ci richiede di aiutare nel trovare figure manageriali che lo possano supportare in aree o processi in cui lui non si sente più in grado di seguire tutti gli aspetti innovativi di alcune funzioni oppure magari alla ricerca di un suo successore e gradualmente vuole trovare la persona adeguata per fare questo. A torto ragione molti manager, molti figure applicali vedono l'ingresso di un private equity come una garanzia di un portatore di processi, di procedure, di strategie ben definite e quindi preferisce, guarda più attenzione l'opportunità di un inserimento in aziende di questo tipo piuttosto in aziende familiari su cui magari c'è un concetto di azienda padronale. Grazie, scusa mi è venuta la tentazione di interromperti perché hai formulato un assist molto buono per Andrea Di Camillo perché proprio il tema dell'ingresso per sostenere la crescita si pone ovviamente a maggior ragione per una startup che è il target ideale del venture capital, la venture capital che a onore del vero dopo una lunga fase pionieristica in Italia ormai è un pezzo dell'ecosistema solido, anche esso fatto di più soggetti e quindi è un buon segno, che cosa cerca specificatamente il venture capital, che cosa sta trovando? Anche qui abbiamo alcuni alcune exit, cioè disinvestimenti che confermano che non solo c'è da comprare ma anche da vendere a prezzi migliori, quindi insomma se il mercato funziona vuol dire che è sano, ecco quindi che specifiche valgono per il venture capital rispetto allo discorso che si faceva? Innanzitutto grazie, grazie per l'invito e per la location stupenda, devo dire anche grazie al meteo. Che cosa cerchiamo è il vero problema perché per la natura di quello che noi facciamo, che poi magari qualifico un attimo, noi cerchiamo sempre qualcosa di diverso, quindi il problema del venture capital anche nel cospetto degli altri strumenti di private capital è qualcosa di difficile incasellamento, quello in cui investivamo dieci anni fa è totalmente differente da quello in cui investiamo. Un po' perché ovviamente è molto legato alla tecnologia e quindi la tecnologia per la natura è in costante cambiamento, io quindi di conseguenza è in costante cambiamento il nostro target di investimento, in realtà è anche in costante cambiamento la modalità con cui investiamo. Nel nostro caso, e anche per fare un po' di minima storia, noi siamo partiti personalmente, ho fatto questo mestiere tanti anni fa alla fine degli anni 90, poi ho fatto l'imprenditore, poi mi sono rimesso a fare un po' di investimenti ed è tutto partito un po' con quello che si chiamava Restart Italia promosso dal Ministero dello Sviluppo Economico con Rado Passano nel 2012. L'idea era proprio quella di ridare un po' di accesso al capitale a un mondo, diciamo, dell'innovazione e di nuovi imprenditori che in qualche modo non aveva udienza, aveva un'udienza naturale che è sempre esistita del cosiddetto business angel che però per sua natura appunto è destrutturata, ma non aveva una udienza o una controparte un po' più istituzionale come può essere un fondo che da un lato risponde ai meccanismi degli strumenti finanziari, quindi siamo un SGR, siamo vigilati, eccetera eccetera, ma dall'altro ha un tipo di interlocuzione che sul mercato non c'era. Noi siamo partiti nel 2012, oggi abbiamo 5 fondi su 3 strategie principali, oltre 500 milioni in gestione, quindi siamo partiti con 30 milioni facendo investimenti anche da 300 mila euro, oggi arriviamo a investire fino a 20 milioni e quindi l'oggetto del nostro investimento è l'oggetto di ciò che cerchiamo è cambiato. La chiave sostanziale di ciò che fa qualcuno che fa venture capital, quindi un po' nella parola c'è la sostanza, è che noi andiamo a investire in qualcosa che tradizionalmente o mediamente si presuppone non si possa fare, per cui investiamo in quella cosa che altri canali di investimento tendenzialmente non finanzierebbero, per mille motivi. Il primo è una startup ovviamente non ha un track record finanziario, non ha un merito creditito, quindi non ha questa controparte, se non il business angel o il cosiddetto family and friend non ha qualcuno che si compra un oggetto che non ha una storia da raccontare se non quella del suo futuro. Sicuramente l'altra cosa è, e questo vale anche per le asset class successive diciamo la nostra, è il tema della chimica con l'imprenditore. Per la natura della storia che una startup ha di fronte è un investimento di medio lungo termine. Qualunque cosa noi oggi definiamo ancora una startup, Google a volte, l'ho sentito anche in sedi istituzionali essere ancora concepita come una sorta di startup, non più in là di qualche tempo fa, è un'azienda che ormai ha 25 anni, 100.000 dipendenti, eccetera eccetera. Quindi evidentemente perché qualcosa di 20 Google non succede in due anni, succede in 10, 12, 15 anni. Noi proprio in questi mesi, in questi ultimi 24 mesi abbiamo cominciato ad avere i primi disinvestimenti significativi quindi evidentemente ci abbiamo messo 10 anni più. La chimica tornando a quello che ho detto poco fa è sostanziale, nessuno di voi o di noi starebbe con una persona per 10 anni se non gli è quantomeno simpatica. Quindi diciamo che la componente di affinità, di allineamento di interessi ma a volte anche proprio di chimica epidermica è sostanziale. La terza cosa è poi cercare di mettere in un contesto questi elementi già complicati di per sé. Proprio ieri sera parlandone all'aperitivo di inaugurazione del festival, noi ci chiamiamo, quello che facciamo si chiama venture capital, quello che fanno in California si chiama venture capital, non facciamo lo stesso lavoro. Finalmente l'abbiamo capito perché un po' si è... Sì, la complessità è che noi siamo un marketplace in qualche modo, da una parte dobbiamo cercare dei soldi, per cercare dei soldi dobbiamo raccontare una storia, dobbiamo raccontare una storia che sia in qualche modo familiare se non troviamo certi soldi, dall'altra parte dobbiamo fare una cosa che chi si aspetta che la facciamo sia simile a quella che conosce. E' un po' un casino detto in un altro modo perché negli Stati Uniti per fare l'esempio del mercato un po' genitore di questo tipo di attività, le dimensioni, la strutturazione della liquidità, la familiarità del venture capital è tale che è uno strumento sostanzialmente, non è più uno strumento alternativo, è uno strumento mercato. In Italia quando noi siamo partiti eravamo il primo fondo con 30 milioni su una nazione che ha un GDP che comunque non è quello di un paese minore e quindi come peso e familiarità sul mercato era inesistente, quindi abbiamo dovuto diciamo ingegnarci per far capire che cosa facevamo cercando di farlo nel modo giusto rispetto all'ecosistema. Quindi diciamo che il terzo livello di quello che noi cerchiamo è di cercare di fare quelle cose che ha un senso e che è possibile fare sul mercato come questo, che non vuol dire che fra 10 anni non faremo gli stessi investimenti con i gradi di rischio e a volte senza cercare di dare il messaggio sbagliato col grado di innovatività che c'è su altri mercati. Però sicuramente se io 10 anni fa non avevo investimenti in artificial intelligence oggi sarebbero tutti che bravo, bellissimo, peccato che 10 anni fa dopo 6 mesi se avessi fatto solo investimenti che bruciavano solo cassa non avrei avuto più un investitore e oggi non ero qui. Quindi abbiamo dovuto fare di necessità virtù e adattare un modello che ha delle sue regole, però un mercato che ha una sua cultura, una sua predisposizione e anche delle origini industriali molto specifiche con tutte le eccezioni che confermano la regola. Però le 3 cose che cerchiamo sono un po' quelle che ho detto adesso. C'è un'opportunità ovviamente mostruosa dal nostro punto di vista, un po' perché l'innovazione è un fatto percentuale del GDP, quindi non si sfugge, nel senso che se così non è è un GDP che è destinato a contrarsi. Siccome siamo ottimisti per natura in quello che facciamo, riteniamo che l'Italia non sia un paese destinato a scomparire e quindi la capacità di ossorbimento di questo capitale è molta e di conseguenza è l'opportunità. Siamo a 29% della strada, non abbiamo ancora finito quello che dobbiamo fare. Un telegramma, dottor Di Camillo, si parla spesso di tasso di mortalità delle operazioni, solo che è un brutto termine. Giusto però. Su 10 operazioni che fate, tra 10 e 20 investimenti, quanti vanno a buon fine e quanti invece no? Esattamente per il motivo che ho finito poco fa di dire, noi abbiamo un tasso di mortalità molto basso, anche perché in alcune aziende abbiamo preso meno rischio di quello che sarebbe successo in altri mercati. Quindi noi, per dare un numero ad oggi, e nel tempo paradossalmente questo numero è destinato a peggiorare, ma non sarà una cattiva notizia, però noi ad oggi abbiamo sul totale di quanti meno del 10%, che più un tasso da private equity che non da venture capital. Però di nuovo è l'eccezione che conferma la regola. Io passerei adesso al prossimo ospite, Alberto Nobili, che è responsabile dell'investment banking di Banca Fininta, che è uno dei principali operatori del nord-est, conosciutissimo da anni, fate diverse cose, operato in diversi settori. Io partirei da un dato, il private debt in Italia nel 2022 ha raccolto circa 1,5 miliardi di euro e ha investito 3,5 miliardi, è un fenomeno in forte crescita. Qui, davanti a noi, abbiamo anche parecchi imprenditori come Plateco. Io sono un imprenditore e devo decidere, fra un private equity in minoranza, la contazione in borsa, oppure fare un finanziamento di private debt, perché scegliere il private debt? Cosa offre in più? Tanto grazie dell'invito e buongiorno a tutti. Sono ovviamente tre alternative molto diverse e distinte. Il private debt è nato in Italia nel 2012, sostanzialmente si è poi sviluppato negli anni e ha avuto i numeri che hai menzionato tu poco fa nel 2022 e 2023. Inizialmente era un mercato che era stato accolto sia dal lato emittenti che dal lato investitori, dopo di che si è andato via via consolidando e il margine, gli spread, il pricing sono andati sempre via via decrescendo anche per una sorta di consolidamento del mercato. Perché il private debt? La maggior parte dei clienti che noi serviamo o dal punto di vista di strutturazione e collocamento di un'emissione obbligazionaria, quindi di un bond o mini bond, o come investitori, qualora agiamo quel cappello di investitori come Banca Finint oppure come Finint SGR, sostanzialmente si trova in un periodo di più o meno forte discontinuità, dove la discontinuità è dettata da un investimento per linee interne, quindi un nuovo impianto, un nuovo capannone, lo sbarco in un mercato diverso, quindi un importante evento aziendale interno che genera un fabbisogno di liquidità necessario da destinare a questa tipologia di investimento. E che non necessariamente ha dei ritorni veloci, conciliabili con un finanziamento chirografario che notoriamente ormai ha una durata ma sostanzialmente cinque anni. Quindi quello che il private debt offre in questo caso è la duration, cioè far sì che l'imprenditore, il prenditore di questi proceeds provenienti dall'emissione del bond abbia il tempo necessario per far sì che l'investimento produca la marginalità necessaria. Comodamente andare a rimborsare poi l'indebitamento che si è contratto. Altra situazione dove ci troviamo spesso a finanziare, ad assistere, è l'acquisizione di una nuova realtà aziendale. Anche questo è un classico evento di discontinuità nella quotidianità dell'azienda. Questa è un'acquisizione che ovviamente comporta un impegno finanziario particolare che non necessariamente la tradizionale di finanza andrebbe a capire, a comprendere. Avrebbe probabilmente anche il tempo di andare ad analizzare la società target, poi della società che si va ad acquisire con la società acquisita. Quindi una sorta di discontinuità e di difficoltà anche a dialogare col mondo tradizionale alla finanza che il sistema del private debt tende a risolvere, come investendo tempo, investendo professionalità, andando a guardare quello che è il piano prospettico dell'azienda exposed. Ci sono stati anche molti casi, soprattutto negli ultimi anni, di aziende che non hanno questo periodo di discontinuità, che comunque vedono nel private debt, per esempio, una scuola per aumentare l'educazione manageriale, l'educazione finanziaria dei manager di riferimento, o comunque utilizzano l'emissione di un presto obbligazionario per interloquire con investitori istituzionali che poi potrebbero essere anche con un altro cappello. Tutti, se non fondamentali, allo sviluppo dell'azienda in un'eventuale operazione poi anche lato equity. Altra situazione che abbiamo visto, sembra quasi paradossale, è un po' l'utilizzo del private debt come forma di marketing per l'azienda, marketing anche in confronto del sistema tradizionale bancario, magari andando a fare un'emissione non necessariamente rotonda rispetto alla PFN complessiva delle aziende, ma di moderata, misurata dimensione, rivolta però a far sì che l'azienda venga pubblicizzata comunque nel mercato del capital market, si renda ancora più visibile magari al mondo bancario che non è di diretta interfaccia fino alla data dell'emissione con l'azienda stessa, di modo tale da dimostrare la capacità dell'azienda di stare nel mercato, di stare davanti a investitori e professionali che non la conoscono, che con un processo di diligence basato su un business plan, basato sulla storia dell'azienda, sull'evoluzione, di investire, di ritenere anche i talenti all'interno dell'azienda, sia in grado appunto di portare avanti dei progetti che in alternativa non sarebbero stati possibili. La differenza è abbastanza evidente rispetto a una situazione di private equity che possa essere di minoranza o un IPO. Ci sono aziende ovviamente che possono, entro certi limiti, portare avanti progetti con la cosiddetta leva. Ci sono quelle aziende che hanno un livello di indebitamento rispetto alla capacità di produrre flussi di casse, rispetto alla patrimonializzazione dell'azienda, tale per cui entro determinati tipologie di investimento, determinati impegni finanziari, possono andare avanti con la leva. Arrivati a un certo punto, ovviamente quando l'azienda si trova magari di fronte, ha la possibilità di fare un salto dimensionale tramite un'acquisizione, può diventare fondamentale anche aprire il capitale. Da qui ci sono ovviamente alternative come può essere quella dell'IPO, ne abbiamo viste tante fatalità nel 2021, più di 40 nel 2021, nel mercato ex-heim sostanzialmente, quello dedicato alle piccole e medie imprese, con una capacità anche di raccolta molto superiore rispetto a quella che era storicamente la media, che era abbastanza bassa tra i 5 milioni, nel 2021 ci siamo portati a soglie di raccolta in IPO in quel mercato anche superiori ai 20 milioni, oppure il private equity di minoranza. Spesso la differenza tra un IPO e il private equity di minoranza, dall'imprenditore vista col private equity di minoranza, ho un compagno, diciamo un familiare che necessariamente ha voce in capitolo nella governance, l'IPO per definizione ha un familiare di minoranza che non ha voce in capitolo nella governance. Entrambe le soluzioni però sono esclusivamente per raccogliere capitale, per fare investimenti, non sono soluzioni per disinvestire, per far uscire necessariamente uno dei soci o il socio di maggioranza dall'azienda, sono soluzioni in volte alla crescita. Ecco io resterei sempre col secondo giro di domande con il dottor Nobili, ecco io mi immedesimo in un imprenditore, vedo la situazione congiuntura l'attuale con una pressione sui tasti di interesse, ecco come va a influire il vostro settore del private debt appunto sugli strumenti che poi andate a offrire a un imprenditore, cioè c'è un peggioramento delle condizioni, perché è importante poi per un imprenditore capire anche quanto gli costa un prodotto rispetto a un altro. C'è un peggioramento delle condizioni dettato dall'indanzamento del tasso base, l'Euribor prima di marzo 2022, credo fosse vicino allo zero, anche sotto zero nel 2021, da marzo 2022 il mondo è cambiato, probabilmente non si è modificato in un mondo in reale, si è modificato in un mondo in reale, ma è cambiato per il private debt così come per il ricorso, la tradizionale finanza bancaria, cioè l'Euribor c'è per il private debt ma c'è anche per le banche, quindi non è cambiato nulla se non che ovviamente raccogliere debito costa di più, ma costa di più in tutte le direzioni che sia private debt che sia banca a mio avviso comunque questa è la nuova realtà, forse la vera realtà rispetto a quella che abbiamo vissuto gli anni passati. L'inflazione è molto più alta del tasso base, dell'Euribor, è molto più alta, quindi fatalità se un'azienda riesce a avere la giusta marginalità, raccogliere debito adesso con l'inflazione che abbiamo e tendenzialmente avremo quel valore del debito in linea capitale si svaluta, quindi non è necessariamente la scelta sbagliata, anzi è la scelta giusta se l'azienda ovviamente riesce ad avere una marginalità, un ROI tale da giustificare la raccolta di debito per portare avanti l'ROI su quel determinato investimento. Quindi quello che vediamo noi è una resilienza nonostante l'aumento dei tassi di interesse, certo operazioni di refinancing come si vedevano magari ante marzo 2022 saranno più difficili da vedere perché chi in maniera lungimirante ha assunto debito a tasso fisso ante marzo 2022 difficilmente lo andrà a rifinanzare adesso a meno che parliamo di un bullet che deve essere rifinanziato necessariamente. Grazie, siamo ovviamente in conclusione, cerchiamo di chiudere per l'una, l'una e qualche minuto, secondo me sul venture capital sarebbe interessante capire, visto che voi siete un polso sia sul mercato ma anche sui megatrend tecnologici, che tipo di sensazioni avete sull'Italia? Cioè dove l'Italia effettivamente e le startup e voi che le guardate e le comprate siete, ha effettivamente da dire e da offrire oggetti interessanti? Purtroppo ci sono due risposte, riprendendo anche quello che dicevo prima, diciamo che c'è una parte un po' randomica, l'eccezione che conferma la regola, un esempio di questa transazione che è avvenuta nel 2022, un'azienda che si chiama Musix Match, che magari qualcuno di voi conosce per nome, è molto probabile che molti di voi la usino senza saperlo, quindi tutto quello che è il mondo dei testi di qualunque piattaforma di streaming musicale, oggi che sia Apple, che sia Spotify, utilizza diciamo le API, quindi la piattaforma tecnologica di contenuti di questa azienda di Bologna, azienda di Bologna che si occupa di musica fa il 100% del fatturato fuori dall'Italia perché si è nata in Italia ed è tutto randomico, quindi di questi esempi ce ne sono tanti, come si intercettano randomicamente, se non con un'attività costante che è quella che facciamo noi di presidio del territorio, dei luoghi dell'innovazione, delle università, delle aziende che a loro volta a volte fanno degli spin-off di competenze e così via discorrendo. C'è poi una parte fortunatamente un po' più razionale che ha a che fare invece con le industrie tipiche italiane che a loro volta hanno in seno dell'innovazione che poi per motivi organizzativi di agenda spesso non percorrono, quindi noi abbiamo investito molto nel e-commerce all'inizio del nostro ciclo del 2013 avendo ad esempio un caso che forse è quello più conosciuto diciamo su base nazionale, quello di Tannico, Tannico è una società di e-commerce che poi ha innovato anche la Fidelia e Ramonte offrendo tutta una serie di servizi di piattaforme alle aziende del vino ma non ha una tecnologia, non aveva una tecnologia di per sé confrontabile con l'artificial intelligence, quindi un'innovazione di modello in seno a un'industria che evidentemente per l'Italia e Florida è riconosciuta e riconoscibile, quindi un po' nel ventennio passato investi in Ux, la battuta che facevamo sempre, Ux non poteva che nascere in Italia, non poteva nascere in Olanda, quindi ovviamente ci sono due filoni, quello delle industrie nostre che dovrebbero innovare di più, che dovrebbero presidiare di più il mondo dell'innovazione attraverso nuove aziende e poi l'effetto randomico dove all'Italia non è precluso niente, certo non c'è ancora Google ma non c'è un motivo perché non ci sia, se non sicuramente l'accesso ai capitali ma su cui siamo ottimisti. Grazie Dottoressa Butignol, in pratica appunto questa tavola tonda è focalizzata sull'innovazione, quindi private capital come volano per l'innovazione, ecco anche voi come fondi di private equity state guardando ssere digitale, i fattori SG, quindi tutte cose che prima magari 15 anni fa non erano rilevanti si guardava soltanto alla marginalità di un gruppo per investire, adesso si guarda anche a queste cose, anzi i vostri fattori vogliono assolutamente che siano rispettati certi parametri, ecco, quindi guardate quando scegliete un'azienda, cioè guardate ovviamente anche questi fattori. Allora sì sicuramente diciamo che l'innovazione è l'atto nostro, l'atto private equity e può essere vista sotto due punti di vista, il primo è che guardiamo con grande attenzione aziende che hanno prodotti o processi innovativi perché sono sinonimo di difendibilità della propria posizione competitiva, del fatto che ci sono barriere all'entrata e quindi un ottimo punto di partenza da cui poi creare valore, quindi creare un supporto, recentemente abbiamo investito in una società padovana piccola che offre un prodotto innovativo unico in tutto quello che riguarda il wireless per sistemi microfonici tra l'altro e quindi sono una serie di ingegneri molto bravi, molto portati che hanno sviluppato questo prodotto e adesso ci hanno chiesto un aiuto per partendo da un prodotto innovativo avere diciamo delle titlici di sviluppo, all'estero di riuscire anche a creare un'azienda più strutturata, anche aziende che magari un prodotto diciamo tradizionale ma che invece stanno innovando il processo è qualcosa che guardiamo con molta attenzione, recentemente anche lì abbiamo acquisito una quota di una società nel settore cazzaturiero quindi proprio per definizione tradizionale artigianale eccetera ma che offre un processo altamente innovativo, altamente digitale e poi c'è tutto il mondo invece delle aziende che operano e vertono in settori tradizionali e sono assolutamente tradizionale in tutte le funzioni ma che rappresentano grandi possibilità di sviluppo perché possiamo intervenire con strumenti innovativi in tutte le fasi del processo quindi possiamo portare innovazione in tutto quello che riguarda l'attività di marketing, in quello che riguarda l'attività di vendita, nei processi logistici, nei processi produttivi portando diciamo a servizio dell'imprenditore dell'azienda una serie di figure esperte quindi molto ferrate nella materia che mostra probabilmente un imprenditore in azienda di medie dimensioni non è in grado di capire la dimensione oppure di catturare appunto l'interesse di queste determinate figure quindi innovazione importante. Grazie. Grazie ultima domanda per Fabrizio Bencini, qual è lo spirito con cui prepararsi a una riunione con uno di questi signori. Allora davvero in brevissimo lo spirito è continuare a essere un imprenditore anche in questa fase cosa intendo dire? Qui ce ne sono molti di imprenditori e pur in settori diversi dei tratti comuni si vedono sempre, cioè si è guida in una cosa che subisce, perché si ha consapevolezza. Allora affrontare questo percorso del private capital che si diceva non è più in un'ottica transazionale quindi non la faccio più affrontare al direttore finanziario a ragionare al commercialista è un qualche cosa che aiuta il mio business quindi non può che stare sul mio tavolo, affrontarlo in modo consapevole vuol dire prima di tutto asciugare il proprio progetto di business, renderlo all'essenziale, un mio amico artista mi dice l'arte sta nell'essenza, sta nel togliere, questo lo diceva anche Michelangelo non solo se sta nel togliere ed è proprio questo, asciugare e capire bene di che cosa c'è bisogno in questo modo quando inizia poi la prospettiva dell'apertura tu puoi dipingerti l'identikit ideale, che cosa mi aspetto al di là dell'ammontare dei soldi da colui che viene ad incontrarmi, questo ti mette nella condizione, lo sentivo con grande interesse, quando inizi quel percorso di confronto sul piano industriale di verificare subito se si sta parlando la stessa lingua o no lì l'elemento del feeling è importante ma durante tutto questo processo costistano i tempi l'imprenditore continua ad avere la propria attitudine cioè quella non a seguire ma a condurre, allora se fai una cosa di questo genere e sei consapevole arrivi in fondo in una chiave positiva altrimenti quasi sempre arrivano sempre delle novità delle incertezze delle cose di cui tu non patroneggi e in quel momento iniziano i freni che sono dettati dall'incertezza e talvolta si vedono così non chiudersi operazioni che avrebbero tutto non solo il diritto ma la necessità di essere chiuso. Grazie, grazie mille, grazie davvero a Fabrizio Bencini, Andrea Di Camillo, Nadia Buttignol, la cosa è che constatiamo empiricamente che ogni volta poi escono sfumature diverse quindi ha senso anche perché non ci sono banche dati che tengono cioè l'incontro diretto è sempre fondamentale, solo un paio di avvisi per quello che succede adesso, succedono un sacco di cose durante il pranzo che sarà al rooftop quindi sulla terrazza, durante il pranzo, networking lunch con alcuni pitch che avverranno durante il pranzo e mi dicono di ricordare anche che ci sono gli speed date a cui ci si può ancora iscrivere, giusto? Bene, quindi grazie a tutti, grazie Carlo, buon appetito. Grazie a voi. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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