Il fisco nel 2030
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Il fisco nel 2030
Come sarà il fisco nel 2030? Al Festival dell’Economia di Trento, si è parlato di fisco del futuro, insieme a Francesca Mariotti, direttrice Generale di Confindustria e Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate. Pensiero congiunto che il fisco, come la società, cambierà.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno e benvenuti a un nuovo appuntamento del Festival dell'Economia 2023. Oggi l'attenzione si concentra su un tema di grande rilevanza per tutti noi, con il tentativo di proiettarci nel futuro. Il titolo del convegno di oggi è infatti il fisco nel 2030 gli ospiti sono la dottoressa Francesca Mariotti, direttore generale di Confindustria, l'avvocato Ernesto Maria Ruffini, direttore generale dell'Agenzia delle Entrate. Due presenze importanti di ruoli istituzionali rilevanti. Non pongo tempo in mezzo nelle premesse parto direttamente con una domanda che vorrei condividere con tutti e due i miei interlocutori, raccomandando loro naturalmente di stare nei tempi delle risposte. Il titolo è suggestivo, fisco del 2030, la domanda è un po' a sua volta suggestiva. Come vi immaginate che sarà il fisco nel 2030? Intanto buon pomeriggio a tutti grazie di questa occasione di questa opportunità. Il fisco del 2030, innanzitutto come me lo immagino, pensando a quella che sarà la società nel 2030, il che non è molto facile. Viviamo un tempo di transizioni vi sono, credo, almeno tre macro trend da tenere in considerazione di cui anche il fisco dovrà tenere in considerazione. Il primo, quello che forse mi sta anche più a cuore, è il tema della demografia dell'invecchiamento della popolazione. Il secondo è quello delle grandi trasformazioni della tecnologia, del digitale. Il terzo è, senza dubbio, quello di una società che deve essere più attenta agli impatti ambientali e di sostenibilità. Quindi il fisco che vorrei, il fisco che mi immagino dovrà tener conto necessariamente di questi trend. Da un lato favorendo, sostenendo la famiglia, la natalità, direi anzi meglio la genitorialità, perché il vero problema in Italia non è non avere bambini, il vero problema in Italia è che non ci sono genitori. E probabilmente anche, voglio dire, è un paese, che perderà nel 2030 due milioni di popolazione attiva, cioè la popolazione in grado di lavorare. Nel 2040 avremo sei milioni meno di popolazione con capacità di lavorare probabilmente la tecnologia da questo punto di vista forse sopperirà in parte. Quindi da un lato il fisco dovrà tener conto di questi trend, sostenere la famiglia, sostenere il lavoro, ma anche pensare alla tecnologia. E sulla parte ambientale, si dice molto che le imprese inquinano, questo è luogo comune in parte anche vero. Quindi dovremo sicuramente anche costruire un'adeguata fiscalità che tenga conto non solo dei processi ambientali più virtuosi, ma che tenga conto anche della complessità del tema, perché le soluzioni semplicistiche come abbiamo pur visto, plastic tax, sugar tax, imposte ambientali spot, non tengono conto di quella che è la complessità anche dell'imposizione ambientale. L'imposizione ambientale quando colpisce alcune aree non altre, lo vediamo con il carbonio, non fa altro che spostare produzioni in altri territori, non a confini. Vi sono tanti bias da questo punto di vista che non conosciamo. Quando si stimolano produzioni in alcuni contesti ambientalmente più efficaci, le persone tendono a consumarne di più questo ha degli impatti ambientali. Oppure abbiamo visto delle derive anche alla normazione europea in materia della proposta di regolamento sugli imballaggi e regolamentazioni che sono completamente prive di analisi d'impatto ambientale. Faccio un esempio per tutto. Sostenere solo il riuso a danno del riciclo anziché immaginare un'integrazione tra i due sistemi che ha degli impatti in termini di consumo di acqua, di spreco alimentare e di emissione di CO2 in termini di salute e sicurezza perché gli impatti di sicurezza microbica sono elevatissimi. Il tema è complesso. Questi sono i tre trend che vanno tenuti in ampia considerazione. Grazie per l'invito. Mi sembra che il direttore Mariotti si sia concentrato sulla politica fiscale per dovere di ruolo, almeno in questo momento. Penso sia più opportuno e interessante concentrarmi sull'amministrazione vera e prova, quindi sull'agenzia. Faccio un passo indietro, ma andrò veloce perché so che i tempi non sono mai stati. Se vi ricordate, ravamo contribuenti. C'era la dichiarazione dei redditi, bisognava compilarla cartaciamente trovare qualcuno che ci aiutasse a comprendere delle istruzioni non semplici. Non sono migliorate in quello. Non c'era la dichiarazione dei redditi precompilata. Le partite IVA erano tagliate fuori dalla precompilazione del registro IVA o della precompilata. Tutto perfettibile, ma era completamente differente. La fattura è la stessa. Carta, penna e calamai. I rimborsi erano più lunghi perché c'era meno tecnologia. Ci sono moltissimi servizi a disposizione per gli utenti. Adesso molto si può fare da remoto. Tendenzialmente si dovrebbe evitare di andare in ufficio. Ricordo un articolo del sole 24 ore di qualche anno fa dove, come è corretto che facciano i giornali, veniva tirata l'orecchia per la prima rottamazione per le file interminabili di farla totalmente a distanza online. Abbiamo raggiunto 2.400.000 domande di cittadini più di 3 milioni di richieste di documentazione per valutare se è presentata la domanda. Superando anche le stime della relazione tecnica sono più di 3 milioni le richieste di cittadini sui piani del quantum rottamabile. Ci aspettiamo che cresca ancora. Tutto questo non era tanto. Quindi cosa aspettarmi per il futuro? Il futuro è continuare a implementare questi servizi. Nel 2030, anche adesso sono contribuente, ma non sarò più alla guida dell'agenzia entrate mi auguro di avere dall'altra parte un'agenzia entrate che sape interroguire con me come cittadino o professionista, in modo molto più veloce con una serie di servizi che è difficile immaginare oggi, ma il come eravamo che vi ho descritto mi dà molte speranze sfruttando tutta la tecnologia che mano a mano ci viene offerta. Continuando con lei, avvocato, voi avete puntato molto sul contatto preventivo è un po' inquietante. No, la compliance. Non so se è meglio così. È meglio compliance almeno. La compliance. Quest'anno sicuramente utilizzerete ancora tutti i vostri strumenti. Avete già un'idea di quante lettere quante comunicazioni invierete ai contribuenti? E poi un'altra cosa. Naturalmente uno dei vostri punti di riferimento è quello del recupero dell'evasione. Tanto si parla in queste settimane di evasione di necessità evasione conseguente a una scelta precisa del contribuente, se mi fa passare questa differenza. Voi avete un dato che vi dà l'idea di quant'è questa presunta evasione per necessità? Mettiamoci d'accordo su cosa è l'evasione per necessità. L'evasione per necessità è l'evasione di un cittadino, di un'impresa, un'imprenditore piccolo o grande che sia che presenta la dichiarazione reddita, quindi è trasparente nei confronti del fisco e della collettività, ma poi non ha le risorse per una crisi economica, aziendale, quello che sia, per poter fare i versamenti a tempo debito. Quello vuol dire l'evasione da versamento, rispetto a chi non presenta la dichiarazione per necessità, perché i dati non li ha l'agenzia, li ha il MEF, sono pubblici e si è andata a vedere sull'evasione complessivamente calcolata ogni anno, meno del 20% è quella che deriva da importi dichiarati non versati, il che vuol dire che più dell'80% dell'evasione stimata dal Ministero del Comitato di Finanza è relativa a omesse dichiarazioni o infedere dichiarazioni, quindi sono dichiarazioni vere e proprie, quindi ci può essere la necessità di non riuscire ad avversare le somme legittimamente, legalmente e correttamente dichiarate. Dovremo andare, qual era l'altro pezzo della domanda? L'altro pezzo della domanda? L'anno scorso erano 2 milioni e mezzo, tra l'altro era un target PNR, l'abbiamo ampiamente superato, quest'anno lasciamo che le macchine lavorino e sfornino, vediamo a quanto arriveremo. Nelle prossimi anni, quanto vi aiuterà l'intelligenza artificiale, come la sfrutterete, come la state sfruttando già? Anche questo è una progressione, non dico geometrica, ma quasi, perché sapete, l'evoluzione tecnologica dell'intelligenza artificiale è davvero impressionante, ogni anno raddoppia la capacità di calcolo, questo costringe anche gli utenti ad adattare le proprie procedure di utilizzo. Noi abbiamo un patrimonio informativo legato a tutte le base dati dobbiamo cercare di fare in modo di utilizzarla al meglio. Da luglio dell'anno scorso abbiamo superato un confronto lungo con l'autorità garante della privacy dobbiamo utilizzare molto meglio questi dati. Con il confronto che si è concluso recentemente? Da poco abbiamo reso pubblico le nostre valutazioni di come tratteremo alcuni dati sui rapporti finanziari a questo punto ci aspettiamo di vedere con la fretta necessaria, ma senza fretta per fare un buon lavoro, ci sono anche dei dati che ci consentono di individuare correttamente chi davvero si sottrae agli obri fiscali senza andare a disturbare i cittadini che non hanno fatto questo. Quindi accelererete ulteriormente? Come il dovere che sia. Nel servire allo Stato dobbiamo recuperare somma allo Stato per il bene di tutti. Spesso, anzi molto frequentemente, avete sottolineato la strategicità del taglio del cuneo fiscale contributivo. Come valutate le scelte fatte fin qui? Quali sono, secondo voi, quelle da fare per il futuro e ulteriormente, se non chiedo troppe cose contemporaneamente, ci sono gli spazi finanziari? Parto da quest'ultima domanda forse anche da quest'ultima provocazione. Trovare gli spazi finanziari è una scelta innanzitutto politica. Cioè si sceglie come doveroso che sia come giusto che sia, si sceglie dove impiegare in quali ambiti impiegare risorse finanziarie disponibili. Quindi il tema non è se ci sono, il tema è come impiegarle le risorse. Vengo un po' alle questioni del cuneo fiscale. Perché, innanzitutto, mi piacerebbe precisare cuneo fiscale e contributivo soprattutto, perché in quel 45-9% di cuneo di cui appunto l'Italia il costo del lavoro è gravato, cioè fatto 100% di retribuzione a 46% sostanzialmente se ne vanno in tasse e contributi, tanto lato lavoratore quanto lato datore di lavoro, la parte preponderante è la parte relativa ai contributi, sia lato lavoratore ma soprattutto lato datore di lavoro. Questo è un tema di competitività internazionale, è un tema necessario anche da un lato in un periodo di consumi, di domande interna che flette sicuramente è una spinta in più. Da questo punto di vista il governo, sia con la legge di bilancio sia con il recente decreto legge lavoro, ha iniziato a percorrere una strada che sicuramente va in una direzione di taglio. Sono interventi temporanei, sono interventi mirati questo è comunque in parte corretto. Per altri aspetti forse sono anche interventi che come sempre quando vengono effettuati con una degretazione d'urgenza necessitano comunque di limature perché non posso non dire che i famosi 3.000 euro di welfare dato solamente a coloro che hanno figli a carico pone determinati problemi. Comunque in una logica invece di intervento strutturale noi riteniamo che tutto quello che inizia con l'intervento innanzitutto le detassazioni delle destinazioni di welfare dovrebbero essere detassate o partialmente detassate dovrebbero essere solamente a quelle che io definisco le destinazioni nobili cioè a quelle finalità penso alla sanità integrativa, al sostegno allo studio dei ragazzi, dei familiari ma solamente questo perché questo contribuisce a consolidare quel welfare state di cui comunque in modo molto più ampio l'intervento del privato è assolutamente necessario. E poi per altri versi invece abbiamo sempre prediletto ovviamente perché lo riteniamo più stimolante per l'economia prevedere e migliorare anche tutta la disciplina della detassazione dei salari di produttività cioè quindi legare sempre di più parte della retribuzione detassata ma quella parte di retribuzione che comunque è collegata alla produttività e alla maggiore dell'impresa. Su questo non c'è dubbio quindi esiste già appunto una buona assolutamente solida disciplina che però crediamo anche che necessiti di un'adeguata taratura e dei livelli di miglioramento. Noi avevamo fatto, voglio dire, avevamo presentato al Governo una proposta di 16 miliardi con un costo di 16 miliardi circa tutta riservata fondamentalmente agli lavoratori con un reddito non superiore ai 35 mila euro a beneficio due terzi al lavoratore un terzo al datore di lavoro invertendo la proporzione tipica della contribuzione e questo avrebbe generato secondo i nostri calcoli, ovviamente oggi andrebbero rifatti anche alla luce delle novità normative di fatto quasi una retribuzione in più in modo strutturale. Il Presidente Bonomi recentemente ha detto rinunciamo a tutti i tax credit che abbiamo che sono circa 14 miliardi pur di avere un taglio significativo in queste direzioni. Oltre il costo del lavoro ci sono anche gli investimenti. Adesso parliamo di... Quindi essendo una scelta politica no, lei non lo dice, lo dico io se proprio dobbiamo scegliere più CUNE o meno FLAT ma questo lo dico io. Beh, la FLAT, la Flat Tax l'attuale Flat Tax c'è sempre da chiedersi se è l'intervento che serve almeno dal mio punto di vista, dal nostro punto di vista quindi al di là di un'impostazione politica quindi identitaria quindi è quello che serve, forse no serve per rilanciare l'economia per far ripartire il Paese in modo robusto forse no, per questo meglio costo, taglio del costo del lavoro assolutamente ma al di là del taglio del costo del lavoro che è molto importante, tornando all'obiettivo 2030 che è necessario per la competitività delle imprese volendo individuare un tema particolarmente rilevante ma le imprese, quello che chiedono tutte, sia le imprese italiane a maggior ragione gli investitori esteri è decisamente certezza e stabilità delle norme cioè questo è il primo aspetto fondamentale quindi, voglio dire, per garantirla il processo deve partire da lontano deve partire dalla fase genetica della normativa perché oramai siamo sempre più abituati a interventi normativi anche in campo di ilbrutario e non parlo solamente ovviamente degli interventi emergenziali o di sostegno, di subvenzionali, insomma cosa che abbiamo visto in maniera significativa che vi sono state anche in questi ultimi anni ma proprio interventi, voglio dire, di struttura del sistema elaborati la decretazione d'urgenza non consente una adeguata ponderazione di una norma scritta di una normazione scritta a regola d'arte poi viene chiesto, come dire, all'agenzia delle entrate di essere ancillare sostitutiva in parte con interpretazioni, chiarimenti di una normazione che però spesso non brilla proprio di chiarezza o di intellegibilità quindi da qui nasce un processo che nasce sbagliato fondamentalmente per cui recuperare in corsa non è cosa facile ora, insomma, con Ernesto siamo troppo amici ma insomma ce lo diciamo da tempo io sono stata persona assolutamente favorevolissima alla pubblicazione degli interpelli proprio perché ho sempre ritenuto che fosse un atto di trasparenza innanzitutto soprattutto un atto di prevenzione nella presentazione di ulteriori interpelli oggi, a distanza di 5 anni ho quasi quasi rivisto completamente la mia posizione perché se abbiamo, come abbiamo una normazione che è così articolata complessa, malfatta, il più delle volte non sempre, ma il più delle volte poi lasciamo l'interpretazione di questa normazione di necessità virtù ad una serie infinita di posizione su casi specifici che però la pubblicazione impone di rendere anonimi per cui spesso e non volentieri è difficile capire se il caso ricorre in quella circostanza quindi questo crea assolutamente dei grandi problemi di battuto in questi giorni anche perché nella delega fiscale viene prevista una fee per la presentazione dell'interpello ma il vero problema non è il pagare la fee forse lo può anche essere, ma il vero problema è prevenire l'interpello, noi lì dobbiamo arrivare questo noi dobbiamo prevenire l'interpello perché l'interpello deve essere l'istanza di ultima spiaggia che la dottrina consolidata non ha niente nel caso specifico e quindi che fa? Ricorre all'agenzia delle entrate apro e chiudo una parentesi nel ruolo andando un po' oltre il fisco l'interpello è un istituto meritorio l'interpello è in ambito fiscale che noi dovremmo estendere a tutti gli altri ambiti cosa che non c'è, abbiamo delle forme ma quando abbiamo dubbi in altri ambiti non c'è un'amministrazione finanziaria come l'abbiamo o con degli istituti così raffinati anche, non esiste quindi invece noi dobbiamo estendere questo strumento, che è uno strumento di civiltà giuridica incredibile anche ad altri ambiti e soprattutto quello che le imprese chiedono non ci sono in altri ambiti si ricorre sempre alla stessa amministrazione che è l'unica che ha un obbligo di risposta in un certo modo e quindi noi invece dobbiamo anche qui a Monte prevedere in modo strutturato e in modo organizzato anche un'interlocuzione costante tra le amministrazioni perché gli ambiti non vorrei dire che sono complesse spesso chiediamo all'agenzia delle entrate cose che non hanno natura fiscale questo anche in fase genetica dobbiamo lavorare in questi termini potremmo fare esempi dal conto energia all'attività di ricerca, che cos'è l'innovazione, lo sviluppo, tanti su questo dobbiamo sicuramente lavorare prima di rivolgervi sempre all'agenzia delle entrate ma siamo costretti perché non ci sono strumenti che obbligano le altre amministrazioni a rispondere sembra assurdo ma è così puoi fare una domanda più di politica tributare se vuoi risposti di questa pre-compilata perché quando tutto cominciò noi siamo stati abbastanza favorevoli abbiamo sostenuto in questa operazione come proseguirà? avete altri step in programma? una semplificazione sempre più forte per una pre-compilata sempre più breve di poche righe che possono essere sostanzialmente aperte un'implementazione della pre-compilata guidata quindi poche righe, poche informazioni pochi documenti da conservare ad opera dei cittadini e dei contribuenti non un'oichiosa ma un'integrazione di quello che ha detto prima Francesca Mariotti molto spesso giustamente i giornali voi in particolare ma tutti noi ci poniamo come sia un sistema fiscale migliore come aggredire il costo del lavoro così via molto spesso io da osservatore vedo sempre il dito della luna noi abbiamo l'evasione fiscale in questo paese che è stimata dal Ministro delle Comune di Finanze è recuperata l'attività guardia e finanza agenzie entrate che ogni anno Cuba ha due o tre leggi di bilancio quindi quando Francesca Mariotti dice ci sono 14 miliardi sui credi fiscali noi ce ne abbiamo molti ma molti ma molti di più a disposizione se l'amministrazione finanziaria funzionasse al meglio se le norme fossero tali per poterla funzionare al meglio per recuperare l'evasione fiscale di chi infedelmente quindi non quella di necessità l'evasione fiscale è una tassa occulta a tutti i cittadini che ogni mattina fanno il proprio lavoro, alzano le sale cinesche versano correttamente le imposte nelle casse dell'elario d è un patrimonio allora bisogna occuparsi di quel patrimonio in particolare perché sono soldi che possono essere messi in circolo per l'industria, per il settore produttivo, per i cittadini per tante cose ma non è che trovare altre tassi, altri sistemi se poi non si risolve il problema a valle ma poi vengono pagate? ma qual è l'ostacolo? no, diciamo adesso l'ostacolo è una stratificazione normativa qui do ragione ancora alla Mariotti che rende impossibile anche per gli operatori perché non è che trovare altre tassi per gli operatori per l'Agenzia Entrata e per la Guardia di Finanza per i magistrati chiamati ad applicare norme a comprendere qualcosa un sistema fiscale di questo genere consente a chi vuole sottrarsi agli obbi fiscali di nascondersi con ampia facilità per i cittadini invece onesti invece gli obbliga a spaccarsi la testa per comprendere gli interpelli o le istruzioni dell'Agenzia io credo molto nella tecnologia al di là dell'obbligo del legislatore di essere chiaro e di non chiamare qualcun altro a chiarire delle norme quindi più il legislatore è chiaro meno necessità di avere interpelli circolari e sentenze la tecnologia per me è quello dell'investimento perché in questi anni si è ridotta le pagine fiscale abbiamo recuperato e incassato quelle che si è realizzata ma se ne è realizzata sempre di meno investire sempre in questa tecnologia con strumenti sempre più sofisticati lasciando sempre spazio all'intervento umano perché non esiste l'algoritmo antievasione è necessario sempre l'intervento di tecnici di colleghi e colleghi che fanno il loro lavoro usufruiscono di questa tecnologia investire in quello ci consente di diminuirla non è recuperare tutte le pagine fiscale che si realizza fare in modo che non si realisi quelle quindi che ci siano più risorse in giro che poi il Parlamento e il Governo spenderanno come ritengono un'ultima domanda a tutti e due ma formulata con una declinazione un po' diversa come ormai sappiamo tutti si sta discutendo da settimane ora si entrerà ancora più nel vivo il progetto di riforma del fisco la cosiddetta delega fiscale dottoressa la delega guarda al futuro o no? la delega è in grado di guardare al futuro oppure no? questo glielo domando perché insomma ne abbiamo parlato tanto è stato uno degli argomenti un po' carsici di questo festival qualcuno dice è una proposta che in realtà è stata scritta guardando al passato io penso che siccome questa delega non trasforma in maniera significativa un po' il nostro tax design non lo trasforma, c'ha delle modifiche in materia di tastazione delle imprese di questa doppia liquota il tentativo di abrogazione da una parte sostituzione dell'Irappa da un'altra però i capisaldi del nostro tax design anche degli istituti di prelievo rimangono tal quale però io credo anche che non si possa non fare in questo modo anche le trasformazioni a cui facevo riferimento che probabilmente ci proietteranno in un futuro diverso necessariamente un futuro fiscale diverso non sono state ancora pienamente metabolizzate nonostante la rapidità con cui si realizzano ma non sono ancora state metabolizzate perché un sistema fiscale può trasformarsi così tanto da poter essere un sistema fiscale avveneristico poi mi consento una battuta io credo che oggi avere un sistema fiscale avveneristico sia avere un sistema fiscale più chiaro un sistema fiscale più certo quello che sembra la norma perché oggi è proprio un obiettivo da perseguire avere degli strumenti capaci di intercettare l'evasione fiscale là dove c'è perché sappiamo dove sannida l'evasione fiscale anche su questo dobbiamo lavorare in maniera più significativa abbiamo tutti gli strumenti prima l'avvocato Ruffini, direttore Ruffini faceva riferimento all'evasione da necessità voglio dire violazioni che vengono sanzionate penalmente l'ho messo versamento che è un reato privo di dolo specifico è considerato reato nel nostro ordinamento allora cerchiamo anche lì assolutamente al di sopra di certe cifre penso alle cifre delle imprese che sono soli e facilmente raggiungibili sempre in campo merale è un sistema che viola dei principi fondamentali costantemente del nebissimidem nel campo delle imprese la stessa violazione viene sanzionata due volte da un punto di vista amministrativo una volta dal punto di vista penale allora cerchiamo di essere straordinari nella normalità a prova di futuro e poi costruiremo quando avremo metabolizzato determinati processi forse saremo anche in grado di costruire un tax design diverso ma oggi quello che serve è questo abbiamo tutto il tempo, due anni e utilizziamoli bene quindi un fisco normale questo è il futuro, la normalità avvocato un ultima cosa voi state dando un contributo tecnico al lavoro sulla delega questo è emerso nel nostro lavoro ma a che punto è il vostro contributo tecnico in questa fase? la delega adesso è in Parlamento per cui abbiamo fatto tre passi indietro abbiamo un altro compito in questo momento che è quello di raccogliere tutta la normativa esistente quelle 8-900 regi che ormai conosciamo avendo le contate tradurle, ricomporle sistematizzandole in 9 testi unici quindi da 8-900 regi arriveremo a 9 regi videntemente poi la riforma dovrà calare su questi testi unici ma già avere a disposizione sistematizzati il testo unico sulle taxe spenditors non darlo a trovare dovunque testo unico sugli accertamenti ma un unico testo unico sulle accertamenti è un modo per fare chiarezza per fare in modo che ci sia un minore spavento quando ci si avvicina poi c'è tutto il tema di semplificazione normativa ribadisco però quello che ho detto prima il tax design senza l'efficienza del sistema è soltanto una parte molto interessante per un tributarista o anche per una repubblica ma davvero è parlare del della luna anzi del dito non della luna qualunque imposta deve essere correttamente applicata e incassata altrimenti trovare l'imposta perfetta in un sistema che non è in grado di farla pagare è stato inutile trovarla quindi il vostro lavoro sui testi unici se tutto va bene nel 2024 vedrà la luce noi riconsegniamo al governo l'impegno consegnerlo entro la fine dell'anno spero anche entro il fine novembre ne abbiamo già finiti ne facciamo un lavoro di compilazione quattro siamo in lavorazione sul cinque sono nove quindi siamo a maggio ringrazio tutti coloro che hanno partecipato ai lavori di questo convenio della giornata di oggi do loro appuntamento a tutti gli altri appuntamenti i più vari possibili che abbiamo sul tema del futuro del futuro nell'ambito del festival dell'economia poi naturalmente ringrazio i miei interlocutori Francesca Marioni ed Ernesto Maria Ruffini Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie Grazie
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