Più stato o più mercato per una nuova politica industriale europea? - Confronti
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Più stato o più mercato per una nuova politica industriale europea? - Confronti
a cura di GEI - Gruppo Economisti d’Impresa coordina MASSIMO DEANDREIS intervengono INNOCENZO CIPOLLETTA, ANDREA GOLDSTEIN, ALESSANDRA LANZA, PIETRO MODIANO, VALERIA NEGRI I singoli Stati europei sono molto attivi nell’intervenire in settori ritenuti strategici nella risposta alla crisi economica. L’Unione Europea, con i suoi obiettivi globali (integrazione e sostenibilità) oltre che con strumenti normativi e risorse economiche, si afferma d’altra parte sempre più come un forte attore direttamente impegnato nella politica economica. http://www.festivaleconomia.it
bene credo che possiamo iniziare buongiorno a tutti buongiorno al pubblico in sala e al pubblico che collegato in streaming una brevissima presentazione del j l'associazione degli economisti di impresa di cui ho l'onore di essere presidente l'associazione che raggruppa coloro che svolgono l'attività di economista di professione quindi lavorano nei centri studio di banche associazioni di categoria imprese oppure società che fanno attività di studio ricerca come nel caso di alessandro questa è la nostra è la nostra community e noi da sempre direi nel senso che da sono tanti tanti anni che siamo partner del festival e organizziamo un evento all'interno del festival quest'anno abbiamo ovviamente posto un titolo è un tema al centro del nostro incontro che fosse coerente con la nostra mission che un po quella di guardare al mondo delle imprese e all'economia diciamo industriale anche perché il fondatore del j franco momigliano quindi economista che ha in qualche modo aperto la strada della dell'analisi dello studio economia industriale quindi questi sono temi che che noi seguiamo però in coerenza anche sempre col tema del festival quest'anno il tema il ritorno dello stato e quindi la domanda che abbiamo un posto nel titolo occorre più stato più mercato per far decollare una vera politica industriale europea perché abbiamo già per scontato che la dimensione vera della politica industriale sia quella ampia ormai europea e non solo nazionale questa è un po la domanda che porrò pur declinando la un pochino con qualche varianza ai nostri ai nostri ospiti che presenta innanzi tutto in ordine alfabetico e anche se non sarà questo l'ordine che seguiremo per per i nostri lavori innocenzo cipolletta che essere tutto qui di fronte a noi in prima fila che tra l'altro da poche settimane presidente febaf che l'associazione che raggruppa nel mondo bancario abbia il mondo delle assicurazioni anni andrea goldstein che invece è seduto qui con noi che è segno l'economist all'ocse a parigi alessandra lanza senior partner di prometeia e profonda conoscitrice fammi dire qualcosa in più del tessuto imprenditoriale italiano pietro modiano qui al mio fianco una grande esperienza una grande un grande curriculum già vicedirettore generale di unicredito direttore generale di intesa sanpaolo in passato più recentemente nel mondo bancario presidente di carige una grande esperienza non solo però nel settore bancario anche al vertice degli aeroporti milanesi alcuna qualche qualche tempo fa e poi di nuovo in prima fila perché avremo un'alternanza dovuta all'enorme covip valeria che direttore del centro studi di assolombarda che la più importante territoriale italiana del mondo confindustriale dicevo però non è questo l'ordine che seguirò l'ordine lo intuite diciamo già dal primo round di chi è seduto qui cioè modiano agostane e alessandra lanza io introduco il tema con alcune velocissime considerazioni che devono solo servire diciamo da buttare un po degli ingredienti per il dibattito che svilupperanno loro è come diciamo che poi impasteranno loro se vogliamo continuare con la metafora diciamo di cucina e lo faccio inquadrando un po il tema è la domanda che abbiamo posto sotto tre angoli che sono europa imprese e politica industriale che poi sono un po di tre diciamo angoli di questa di questa domanda l'europa prima diciamo considerazione che che lascio che però vi pregherei un po di cogliere poi le cose che che che sto per dire negli interventi l'abbiamo sentito anche ieri innocenzo nell'intervento che tu hai molto brillantemente moderato anzi gestito con il professor prodi no stava per sgretolarsi perché se noi ci ricordiamo cosa accadeva un anno più di un anno fa con partita alla pandemia europa del nord rigoristi nord contro sud protezionismo sanitario chiusura delle frontiere schengen interrotta dall oggi al domani abbiamo visto il peggior esempio della di quella che doveva essere però insomma in un modo o nell'altro le cose sono cambiate drasticamente è venuta fuori una risposta importante recovery che non è soltanto investimenti c'è qualcosa dietro di molto di più anche questo lo sottolineava prodi ieri c'è di fatto una forma di debito comune che anche se c'è ancora un pò di pruderie nel chiamarla così però a via una stagione che in qualche modo è una stagione nuova che una stagione che ci lascia immaginare anche di maggiore integrazione e poi sicuramente ha messo a riparo un mercato unico il mercato interno e anche l'euro che invece sarebbero stati e questi sono tutti elementi poi c'è un contesto internazionale la competizione con la cina che non riguarda solo gli stati uniti ovviamente in qualche misura riguarda anche l'europa il fronte con la russia al fronte del mediterraneo queste sono cose che in qualche modo toccano anche poi la dimensione di impresa perché ed è un altro elemento che chiedo anche la vostra valutazione mi sembra che le imprese per esempio americane hanno sempre incorporato un po la questione della geo economia e geopolitica nelle loro scelte le imprese europee forse questa dimensione non l'hanno mai incorporata e in qualche misura questo è un qualche cosa che ora si affaccia no perché c'è anche questa questa dimensione poi sempre ma chiudo con l'europa i grandi obiettivi che l'europa se poi c'è il tema della decarbonizzazione chiaramente anche un tema di politica industriale anzi io ricordo che il commissario borella gli affari esteri non è proprio un ministro agli esteri ma questo dovrebbe in prospettiva diventare ha dichiarato qualche giorno fa che le scelte europee sulla decarbonizzazione sono scelte di politica estera quindi significa qualcosa anche dal punto di vista per esempio del rapporto con la sponda sud del mediterraneo sul fronte delle imprese il tema credo che vorrei pochino che anche toccate quello del che avesse un po di attualità del re shoring cioè abbiamo visto come la pandemia ha dimostrato anche questo è emergevano incontri che abbiamo sentito qualche qualche giorno fa come insomma questo sia un problema anche di catene del valore troppo lunga le mascherine in cina ma io che noi che come sarebbe analizziamo l'economia marittima è bastata una nave di traverso sul canale di suez per mandare non per quei giorni lima per le tre settimane successive per sballare il valore dei noli per ritardare le consegne per creare dei danni enormi quindi la questione di un riavvicinamento quindi il re shoring non tanto letto nella logica di dire torneranno gli investimenti in italia forse si riavvicineranno alcune catene del valore no questo qualcosa che rispetto alle alle dimensioni di impresa cambia un po le prospettive e poi di nuovo le scelte di nuovo energetiche che se sono di politica estera a livello europeo sono di politica industriale a livello aziendale pensiamo cosa può significare la la tecnologia sull'idrogeno per le future scelte industriali e delle aziende per basta pensare al mondo dell'auto quanto sta cambiando quando quanto e gia cambiato proprio in funzione delle scelte sulle energie infine la questione della politica industriale cioè proprio intesa come nel senso di come indirizzare come accompagnare le imprese verso delle scelte scelte che siano coerenti con gli interessi nazionali quando la politica industriale compiuta dallo stato o con gli interessi europei quando la politica industriale e compiuta a livello europeo e qui veniamo al punto è così chiuso anche il mio intervento perché se no è troppo lungo e cioè alla domanda che poniamo occorre più intervento pubblico o più mercato per raggiungere questo obiettivo di diciamo sviluppare una politica industriale europea se pensiamo alla risposta a questa domanda in passato era sicuramente più mercato no anche il mercato comune europeo mercato unico europeo a un presidio centrale che si chiama antitrust la politica di concorrenza che è una scelta la scelta di politica no faccio politica industriale posso anche fare attraverso la politica della concorrenza che è diversa politica di intervento invece diretto nell'economia però adesso in qualche modo questo sta cambiando sembra che sia un po rotto anche un tabù più debito ormai più intervento pubblico qualcosa che tutti accettano e poi c'è anche l'angolo e questo perché poi non parlo più l'accessorio che lancia magari a da un lato a innocenzo ma anche a te pietro per la vostra esperienza nel mondo bancario ma è una domanda che vi pongo ma è politica industriale anche o no il fatto che b c è per esempio ormai punti molto sulla sostenibilità le scelte di credito a favore della sostenibilità ambientale quindi che diventa un requisito nel merito di credito evidentemente se poi alla fine di una catena decisionale io decido di finanziare qualcosa perché è sostenibile e di non finanziare qualcosa perché non è sostenibile al netto di valutazione di bilancio e in qualche misura una forma di politica industriale ho parlato troppo ma ho promesso di parlare una volta all'inizio e soprattutto di lanciargli tanti ingredienti e a questo punto io faccio subito la parola al primo dei nostri relatori che pietro modiano il curricolo già descritto grande esperienza io ti ho sempre apprezzato pietro perché ti ho sempre un po considerato un intellettuale dell'economia oltre che un grande protagonista quindi ti chiedo proprio di raccogliere già un pochino questi ingredienti e di portarci già un po una ricetta che non si sa se un complimento però colgo uno spunto questa st coda dell'europa l'europa nasce per far politica industriale attiva euratom ceca insieme al trattato di roma erano poi una delle basi fondative dello stare insieme dell'europa piccola che nasceva molti decenni orsono e nasceva sotto il segno del fare insieme cose nei settori industriali che meritavano particolare attenzione strategica l'acciaio e l'energia nucleare insomma poi c'è stata tutta questa fase che noi abbiamo vissuto dominata da questo denominatore comune no che l'orlo liberismo e l'economia sociale di mercato cioè lo stato regolatore la chiave di volta della capacità di un'economia di competere è l'imporre buone regole che stimolano la concorrenza quindi grandissima enfasi sulla tutela del mercato interno e del rispetto di tutta la normativa antitrust e su questo si è costruita l'europa fino a ieri o fino addirittura fino a oggi insomma che non è necessariamente l'europa dicevo l'europa nasce di versano la sensazione mia e che noi siamo di fronte a qualche cosa di più di una fase transitoria in cui il mercato cede un po di spazio allo stato perché c'è stata la pandemia e quindi transitoriamente bisogna affrontare l'emergenza con qualche strumento imprevisti o credo che in particolare sulla politica industriale santi fronte alle necessità di un cambiamento abbastanza radicale o comunque di una riflessione molto approfondita su proprio il tema più controverso cioè sono gli stati o el'europa nelle condizioni di agire in modo diretto non solo da arbitri nelle scelte allocative fra settori addirittura nelle scelte delle imprese insomma no questa è la domanda ed è molto controversa la cosa cioè il fatto che nella politica industriale possa essere una politica di fattori sono tutti d'accordo era tutta interna alla cultura or do liberistica che ha dominato l'europa in questi anni no ma io dico proprio non sarà necessario forse un intervento più attivo di politica industriale si chiamano verticali non si chiamano più verticali ancora alla luce di ciò che che di fondamentale sta cambiando io tendo a pensare di sì che non siamo di fronte a un cambiamento transitorio e di solo di di cambiamento di pesi in risposta a un'emergenza come può essere quella della crisi del 2008 e poi della pandemia c'è qualcosa sotto che è il cambiamento radicale degli aspetti della divisione internazionale del lavoro dovuto al fatto che la cina ha cambiato sono la cina non è più la cina di prima la cina la cina del dopo den xiaoping è stato un elemento straordinario di stabilizzazione delle prospettive delle imprese dell'occidente ma straordinario che c'era questo enorme esercito industriale che mina delle campagne cinesi a botte di decine di milioni di persone al al mese che tenevano bassi prezzi la possibilità di avere quindi una fabbrica del mondo a costi bassi con una mano una manodopera decentemente diciamo forma bile con in più cosa che distingue la fase cinese dalla fase coloniale insomma non solo paesi del terzo mondo in grado di produrre a bassi costi ma contemporaneamente di accumulare risparmio e di creare un enorme mercato creando una situazione di straordinario benessere per chi stava dall'altra parte del mondo e anche benessere da parte loro questo è un paese che cresce dal 4 al 20 per cento del pil mondiale in una generazione e lo fa in modo pacifico e compatibile con gli equilibri no anzi senza creare uno sconquasso drammatico e anzi favorendo uno sviluppo significativo delle imprese che noi si diceva essere destinati a soccombere almeno in una larga parte pensiamo alle imprese italiane che dovevano doveva scomparire la piccola e media impresa italiana di prodotti cinesi e non è andata così la fabbrica del mondo è stata molto la cina fabbrica del mondo è stato un elemento di stabilizzazione e di sviluppo di cui hanno goduto un po tutti nel mondo appunto fino a un certo punto perché questo modello straordinariamente positivo per noi acquistiamo da questa parte era destinato prima o poi ad entrare in crisi no quello un paese strano io come alessandra ricorda ci abbia lavorato con i cinesi tanto abbiamo fatto il fondo mandarin el so se ti ricordi il primo fondo sino europeo lì alla fine degli anni novanta mi sembrano tanti anni fa 9 inizia nel 2000 e 2000 e lì quando eravamo lì si vedeva proprio la tensione verso il cambiamento io c'entra con quello col nostro tema mi ricordo un intero 2007 che fa al congresso del popolo uno di queste cose che noi riteniamo rituali eccetera fa un'affermazione che dice amici noi stiamo crescendo in un modo pazzesco ma questa crescita è insostenibile scoordinata non bilanciata e instabile al senato dell'ansas pena con l'ananas tema eccetera che detta dal numero uno nel mondo un congresso che doveva celebrare i successi della cina del del post hanks deng xiaoping era stato sconvolgente lì per i loro gruppi dirigenti e linio poi forse si può far risalire a quel momento una svolta radicale che uno poi era scettico dico ma non ce la faranno eccetera tra le biciclette ancora dopo di che è successo quello che è successo è successo che questi hanno smesso di fare la fabbrica del mondo un po lo sono o non ci sono ancora questi grandi impianti di assemblaggio ma non reggeva quell'economia e quella società avevano paura di icann armen il dibattito all'interno di quello strano organismo che andrebbe studiato molto bene che partito comunista cinese facevano a botte su questa cosa vi ricordate bo xilai insomma si sbattevano in galera di un'icona ho però da al di là di questi aneddoti insomma ma che sono poi fondamentali per per per anche per la nostra vita e le nostre economie la cina è cambiata oggi la cina imprese private imprese pubbliche fanno concorrenza a noi agli europei tedeschi nei francesi e agli americani sulle tecnologie più alte cosa che era forse difficilmente pensabile con questa con questa intensità e con questa diffusione e lo fanno con imprese pubbliche imprese private una delle cose che credo abbia scioccato di più l'europa o almeno le sue classi dirigenti la parte più avvertita e quando i cinesi di un'idea ex piccola impresa di elettrodomestici comprano cupa cupa che cura che la più grande è una delle più importanti aziende di robotica tedesca nata all'inizio del novecento fanno tutte le robe più belle del mondo la microchirurgia queste cose qua e se la comprano se la compra un'impresa privata cinese 130.000 dipendenti quella roba lì e fu uno choc dice ma come si permettono si entra nel sì si rompe un tabù l'altro tabù che si è rotto o comunque che avrebbe dovuto rompersi e siemens alstom e centra la cina siemens houghton 2017 ci mettiamo insieme così andiamo in cina facciamo concorrenza col numero 1 che cinese pubblico in questo caso e andiamo invadere il mercato cinese comunque a contendere il mercato cinese e arrivano arriva l'europa e dice no inizio 2019 non ci si fa non si fa perché domina il mercato la tutela della concorrenza sul mercato interno domina quel modello ordo liberista dopodiché la reazione è stata brutale io mi sono andato a rileggere in occasione di questo nostro convegno le dichiarazione dei dei tedeschi e dei francesi di fronte al diniego da parte la commissione europea della fusione alstom siemens ed ero una ribellione radicale in nome della cina questi sono più grandi di noi sono il mercato più grande del mondo e voi impedite a noi di fare una roba che in altre economie sarebbe assolutamente possibile che ci consentì entrare in quel mercato ed i fan concorrenza a quella gente da lì è nato secondo come un movimento anche di di pensieri e di iniziative mi sono ritrovato un documento del credo marzo 2019 euro della commissione europea sul tema politica industriale europea dopo siemens alstom che parla solo di quello bel documento che poi ha dato luogo a licei questa rocco allo sviluppo dei di di di queste iniziative comunitarie di ingresso della dell'europa in particolari settori cruciali attraverso investimenti pubblici che io ritengo alla luce di quello che sto dicendo non un aneddoto niente che abbia a che fare con la pandemia ma con qualcosa che viene da molto più lontano andrà lontano tant'è che per esempio l'associazione dei dei dei chimici tedeschi dice noi li vogliamo anche noi soldi la farmaceutica adesso ci sono due o tre iniziative fondamentali che saranno finanziati dalla capitale pubblico europeo l'idrogeno le batterie matri i microchip quell altra roba pazzesca no per cui non puoi avere un'industria automobilistica autonoma e indipendente se non accorsi st catena del valore no e ne seguiranno altre io credo che siamo all'inizio di una fase nella quale non so se lo stato sarà giocatore o allenatore come se adesso si dice ma si troverà un modo per uscire dal paradigma che ha dominato transitoriamente e grazie molto a ruolo della cina diverso in europa e andremo avanti così aprendoci a dei rischi molto significativi perché creare politica industriale attiva in una comunità di 27 paesi con due nazioni egemoni dal punto di vista industriale che sono la francia e la germania in cui risiedono i grandi gruppi che sono diciamo titolari degli interessi e della possibilità di competere su scala globale come questo sia compatibile con gli equilibri che sono stati diffusi difficilmente mantenuti in europa e che erano sorretti da questa idea di economia sociale di mercato che sta fuori dal dall'agone diretto delle scelte delle imprese no resisterà l'europa questa a questa necessità storica di competere con i propri campioni europei con i campioni cinesi americani io questo non lo so credo che sia il grandissimo terreno di scelte politiche degli anni a venire e l'europa si muove in modo intelligente non col protezionismo anche per fare il protezionismo super 27 paesi sarà difficile ma quindi in modo stabilizzante per il mercato internazionale per l'economia globale contro le tendenze protezionistiche non saranno mai le nostre però con politiche industriali attive che andranno al di là di quelle diciamo solo orizzontali solo di tutela delle regole di mercato che poi sono prevalso in europa in questi anni grazie grazie pietro restiamo ancora però un attimo sulla cina perchè la cina ci costringe diciamo un po ci europa non italia a guardarsi allo specchio cioè un po il contraltare no uno stato da sempre molto più presente anche due sistemi non dimentichiamolo l'europa ha un sistema democratico che di cui siamo tutti come dire parte attiva in quanto cittadini e li non è così e non sappiamo bene che quando vince un modello economico si porta dietro anche un modello politico e quindi teniamo conto anche se non è l'oggetto la nostra discussione oggi perché stiamo su temi economici ma ricordiamoci sullo sfondo e quindi e la parola landry ragosta anche perché come ocse avete un osservatorio globale poi se non ricordo male avete anche curato recentemente proprio una review specifica sulla cina quindi come come vedi anche rispetto a quello che gli spunti che sono emersi da pietro grazie io mi ero preparato essendo cartesiano dopo tanti anni a parigi un tema da 10 punti poi esaminata 11 visto che questa settimana abbia dopo cinque anni si torna a giocare a calcio con la nazionale ho deciso di farne 11 poi pietro mennea rubate un po quindi vuol dire che erano dei punti che abbastanza significativi però molto rapidamente al primo punto è una cosa ovvia che ha detto che tema non perché il cina è il paese in cui lo stato e il settore pubblico è più presente sempre siamo i paesi del g20 è di gran lunga il paese dove è scritto nella costituzione che lo stato gioca un ruolo fondamentale nell'economia è una particolarità che anche se prendiamo darla per scontata oppure vediamo delle facce diverse della cina che sono quelli dei gruppi privati non va dimenticata un altro aspetto importante ovviamente è che la cina è di gran lunga il paese più industriale dei paesi del g20 non è certamente più industrializzato ma più industriale la parte dell'industria completa quindi non solo manifatturiero nel valore aggiunto è quasi il 30 per cento che è il doppio che la media dei dati e pesa del g20 quindi sta imparando di un paese dove c'è tanto stato quindi dove c'è tante industrie quindi dove c'è tanto politica industriale secondo punto questo è stato positivo e stato negativo tendiamo a vedere ovviamente la storia come in generale come dalla parte dei vinti quindi dei vincitori quindi tendiamo a vedere la politica industriale come un fattore fondamentale del processo di caccia per il processo di riduzione della povertà che la cina ha sperimentato negli ultimi 20 anni soprattutto ma negli ultimi 40 e più in generale ci sono dei punti di vista discordanti perché spesso si ce n'è di costuire un contro fattuale in cui in questo caso appunto da cina avesse avuto delle politiche meno invasive e di maggiore rispetto del dell'iniziativa privata e di maggiore difesa dei mercati e forse la crescita appunto come diceva pietro non sarebbe stata quella descritta da unità nel 2007 sarebbe potuto essere più equilibrata e più sostenibile ambedue le posizioni ovviamente sono un po estreme e la posizione del controfattuale in qualche maniera teorica però bisogna fare attenzione perché si tende invece a guardarla appunto di più dal punto di vista del grande stato che ha permesso e la può dire industriali che ha permesso questo ketchup e poi ci si mutuano delle conclusioni anno in contesti diversi che vostro sono sbagliati terza considerazione negli ultimi 10 15 anni soprattutto negli ultimi dieci anni paradossalmente perché è stato il periodo in cui la cina si è più avvicinata per altri aspetti con l'apertura del turismo con l'apertura parziale dei mercati di capitali all'occidente adesso del mondo è stato però anche il periodo in cui dopo 30 anni di progressiva diminuzione del ruolo dello stato è invece lo stato è tornato a essere un protagonista ancora più importante questo è legata alla figura di xi jingping indubbiamente ai timori che soluzioni colorate prima nell'europa dell'est e poi anche medio oriente hanno comunque sollevato nella leadership cinese quindi un desiderio pertanto quello che dicevi tu sulla politica e l'economia come due ambiti separati ma che in qualche mina si intrecciano un desiderio di controllare sempre di più il processo in generale di sviluppo e in particolare industriale e questo è particolarmente vero nel caso dei nuovi settori che definiscono la quarta rivoluzione industriale dove la cina vede un'opportunità per fare un beat frog in quindi entrare da paese a questo punto industriali industriale anche se non ancora altrettanto ricco e altrettanto sviluppate per l'occidente ma utilizzare le nuove tecnologie per fare il grande salto in avanti adesso vvv risparmio 6 quarto quinto punto vado a seguire senza fare i the coast la crisi del kovida ha indubbiamente rafforzato in cina la teoria che è quella di jumping del circuito interno cioè di uno sviluppo che futuro sia più basato sull'economia domestica e meno dipendente dalle esportazioni che è paradossale non certo punto di vista perché invece noi in europa abbiamo visto la nostra dipendenza dal copit sempre crescente e dalla nostra di venezia dalla cina è sempre crescente nel periodo del copit e quindi immaginiamo che contenti se noi siamo più vulnerabili perché loro sono più orientati verso i mercati internazionali noi dobbiamo essere convinti che loro continuino su quella strada invece al contrario si sono negli ultimi anni convinti che a circuito interno che va che va favorito e in questo contesto ovviamente danno 2020 è stato anche un anno di successi quantomeno simbolici pensiamo a 21 il bacino bacino cinese a parte che mi sembra che senza essere uno vax tutti sti vaccini sono un po discutibili ma comunque a quello cinese sembra essere più discutibile di altri insomma se guardiamo il cile per esempio a parlare cinesinho lo usano quindi già questo forse qualche sospetto però diciamo che in ogni caso i cinesi sono riusciti a produrre un vaccino in pochi mesi è vista simbolico per loro importante perché uno dei settori in cui la cina comunque non è ancora arrivata ai nostri livelli occidentali europei in particolare la farmaceutica un altro successo simbolica di nuovo della politica industriale invenzioni st è quello della missione il suo marte non con un che diventi una cosa fondamentale proprio di industriale però visto che di aerei non riescono a farli volare però sono riusciti a fare a portare il robot su marte questo punto di vista simbolico è molto importante di nuovo perché è l'aerospaziale va un po medio che l'areonautica che un altro settore in cui i cinesi non stanno registrando mondiale di successo a rendere tutto più complicato è però il fatto che negli ultimi anni se da un lato lo stato avanza se da un lato david convince sempre di più di leadership del valore della politica industriale attiva abbiamo anche degli esempi abbastanza evidenti di politiche invece verticali come diceva pietro pensiamo al controllo sui gafà cinesi tencent arrivava e compagnia cantando sono molto simili quantomeno le preoccupazioni espresse ufficialmente a quelli che possono essere espresse dall'amministrazione biden o dal dalla commissione pensiamo al generale al tema della crisi dei gruppi pubblici la possibilità anzi aperta offerta ad alcuni di questi di fare default default è un meccanismo di mercato non particolarmente ovviamente benvenuto ma un meccanismo di mercato quindi ci sono dei segnali contrastanti da quel punto di vista tutto questo cosa vuol dire cos'è però cosa significa tutto questo per l'europa è di nuovo sono d'accordo con tutto quel che ha detto pietà 15 quindi non essere ripetitivo la primo aspetto è questa vulnerabilità che abbiamo riscontrato del value chain europee durante questa fase la vulnerabilità fosse un caso che dei primi casi la chiusura della fabbrica della fiat deve esserci a in serbia siamo un esempio molto significativo e della globalizzazione una fabbrica it all americana in serbia che è stata chiusa per qualche settimana nel mese di febbraio una delle prime perché non arrivano i componenti quindi questo è un esempio della vulnerabilità che abbiamo riscontrato il chip sono l'altro caso anche se poi ci sono più complicato ecc e taiwan sono sono qualcosa di più da ciò la politica europea di cercare di ricostruire la capacità produttiva nel settore sensibile i settori sensibili ovviamente apre un vaso di pandora perché come definirli e da questo punto di vista io vivo in francia 25 anni la francia un grande paese ed è capace di scelte perché di nuovo degli interessi nazionali non necessariamente convergono ora c'è sempre il caso famoso dello yogurt con un settore sensibile ma che non è un esempio soltanto come diranno ed ottico perché come ricordate qualche settimana ma perché mese fa i francesi hanno bloccato l'acquisizione di carrefour da parte di un gruppo canadese quindi non cinese canadese perché evidentemente la protezione della cucina mento a diventare è per i cinesi per i francesi una questione strategica quindi da un lato è buono benvenuto il fatto che l'europa abbia questa politica di definizione di difesa e di ricostituzione della capacità produttiva nel settore dei sensibili dall'altro bisogna poi capire quali sono e ovviamente come italia come far valere le nostre rivendicazioni altro aspetto che sempre più esatto è il controllo sugli allestimenti sì se il controllo sugli investimenti esteri soprattutto su quelli cinese e da questo punto di vista il trattato di europeo cinese sugli investimenti che è stato annunciato alla fine del 2020 è praticamente nato morto perché sto improbabile che venga mai approvato e da dove ovviamente l'europa è meno è un po più sprovveduta rispetto agli stati uniti sui controlli degli investimenti quindi da un lato non bisogna cadere nel protezionismo perché sono un po meno ottimista di pietro con il rischio cioè dall'altro non bisogna essere sue vedute ancora tre punti sono molto rapido altro punto su cui l'europa si sta muovendo è il tema della competitive nel trading cioè garantire delle condizioni di funzionamento dei mercati che non vedano gli interessi del mercato stesso delle imprese private e quindi i controlli sulle non solo sugli investimenti ma in generale sulla partecipazione delle imprese cinesi di stato sussidiate dal mercato finanziario cinese ha per esempio le gare internazionali e gli appalti internazionali in croazia tre anni fa è stato aggiudicato un grande contratto da cui dipendeva in parte il futuro dell'ansaldo ben saldi da per la star de la strada era perso poi ci sono anche motivi altri motivi non sicuramente motivo principale che ha menti cinesi una gara anche perché le condizioni che ovviamente di accesso delle imprese cinesi nel caso di capitali sono diverse rispetto a quella degli astati ultimi due punti i campioni europei e questo di nuovo pietro ne ha parlato abbiamo visto addirittura nel caso del bus del mare hanno urlato e prima ancora di arrivare a una decisione che probabilmente sarebbe stata simile non possiamo saperlo ma è assai probabile che sarebbe stata simile a quella del ferroviario è giusto o sbagliato non è difficile definire all'opera certo se sono la politica industriale potrebbe essere anche ed interpretazione della teoria economica perché la telecronaca poi condurre certe decisioni ma la politica industriale può avere il coraggio di andare oltre per andare oltre però serve una visione e di concludo con un punto pietà non ha fatto ma che pensa condivida con me che per avere una visione europea ma in questo caso una visione italiana serve la capacità di pensare è uno dei tanti punti dove trovo ci sono tantissimi punti dove sistema italia fa media di quanto si possa immaginare di quanto si dica c'è un punto in cui invece di tagliare fa abbastanza male nella capacità di elaborazione da parte di quelli che si chiamano intensa e l'italia sconta io penso a livello internazionale da senza di te in tempo ea soprattutto in economia perché ci sono tavoli in cui vengono create delle idee o nella discusso delle idee che poi si tramutano in politica in cui l'italia è abbastanza assente è quello il tavolo detti intent è uno di questi e dal rivelatore che i pochi gruppi italiani grandi che sono rimaste preferiscono finanziare bruegel a cepsa bruxelles che gruppi in tempo su post it in tempi dove abbiamo avuto privilegio di lavorare pietre di equa concludo grazie grazie andrea allora passiamo subito ad alessandra conte atterriamo di nuovo un po sulla dimensione industriale italiana ed europea abbiamo fatto un veloce giro del mondo passando girando molto attorno a pechino ma adesso siamo tornati sull'europa alessandra forse è anche una presentazione chiediamo se la possono mettere era così ti seguiamo in diretta grazie massimo grazie a pietro perché adesso il mio compito estremamente più facile perché ci ha raccontato tutta la storia e qualunque considerazione noi possiamo fare per il nostro futuro viene dalla nostra storia riprendo per un secondo che cosa questa pandemia diciamo accelera nelle tendenze più che cambia io penso che i cambiamenti veri che ci porteremo come pietro ha benedetto sono cambiamenti che c'erano già e che semplicemente vengono accelerati dal fenomeno della pandemia è ciò che mi interessa condividere con voi in merito a quali saranno i riflessi sulla politica industriale delle caratteristiche di questa crisi sono la profonda asimmetria che questa crisi ha comportato perché è una simmetria che riguarda veramente tutti i comparti riguarda i territori e quindi anche gli stati europei non sono stati colpiti tutti nello stesso modo riguarda le imprese non state colpite tutto in te stesso modo non le grandi non le piccole sono state colpite molto differente riguarda i settori moltissimo settore hanno accusato cali del fatturato oltre al 60 per cento settori hanno guadagnato quando riguardiamo in comparti più piccoli e riguarda moltissimi cittadini europei le disuguaglianze crescono e io credo che la chiave vera per guardare a come dovrebbe cambiare non sa come cambierà ma come dovrebbe cambiare la politica industriale europea sta nello disuguaglianze pietro per me è stato un grande maestro è una delle cose che mi ha insegnato è che non c'è crescita se c'è disuguaglianza questa crisi ci lascia una disuguaglianza profondissima soprattutto dei redditi ma anche attraverso gli stati abbiamo parlato tanto di cina ma la preoccupazione vera che rimane e che dico solo questo successo del mondo tutti i progressi che sono stati fatti nella riduzione della fame del mondo nel diminuire la fascia di persone che viveva con meno di un dollaro nel mondo e negli ultimi 20 anni sono stati impressionanti come avesse fatto in questo senso vengano vanificati dagli effetti della pandemia e questo è un problema che ci dobbiamo porre perché è un problema che toccherà a ciascuno stato toccherà l'europa toccherà l'america toccherà la cina attraverso le catene globali del valore e attraverso la globalizzazione dell'economia allora se questo è il contesto in cui ci muoviamo evidente che la risposta non poteva che essere gigantesca rispetto a tutte le risposte del passato e in effetti tutti gli stati la commissione europea in primis hanno messo in campo risorse straordinarie di cui l'italia ha per la prima volta nella storia dal secondo dopoguerra a oggi la parte più importante l'italia è la parte il paese che riceve di più dal recovery plan questo è un tema fondamentale perché comporta un ripensamento importante della politica industriale cioè con tutti questi soldi che cosa ci faremo perché li abbiamo stanziati bene ma questi soldi dovranno produrre crescita e possibilmente uguaglianza la commissione ha cambiato stans nella sua nuova politica industriale a 360 gradi se avete la pazienza di leggere l'ultimo documento della commissione sulla politica industriale europea che è uscito un paio di settimane fa cambia proprio il wording cambiano le parole rimette la strategicità dell'europa al centro parla di autonomia strategica che non c'era mai stata c'era sempre stata appunto l'apertura il level playing field il dobbiamo far venire gli altri e garantire agli altri le regole più ferree quei possibili anche se poi in fondo non lo erano perché gli altri avevano accesso a una finanza più facile ma nella forma questa era l'idea questo concetto non c'è più sparisce sparisce perché dobbiamo affrontare una transizione che non ha precedenti l'interpretazione dell'europa su questa transizione è una interpretazione duplice che viaggia attorno a due binari abbastanza netti e definiti la sostenibilità il green sostanzialmente e la digitalizzazione digitalizzazione intesa come fattore capace di portare uguaglianza quella da questo è un concetto importante perché se ci limitiamo alla digitalizzazione come automazione digitalizzazione dei processi industriali o degli oggetti quello rimane una digitalizzazione e lasciatemi dire ancora molto mondo non solo due pandemico ma anche pre trasformazioni che citava pietro nell'intervento di apertura questo è importante perché ci fa riflettere sul fatto che la vinceremo questa sfida io devo dire la verità ho ancora tante preoccupazioni che sono preoccupazioni che nascono da una cosa che è stata detta da tutti voi rimaniamo 27 stati profondamente diversi e allora se dobbiamo pensare a come andare a capitalizzare sui fondi che sono stati stanziati per le riforme green e per le riforme del digitale dobbiamo anche capire quali sono i nostri punti di partenza e capire che il nostro posizionamento sia nei prodotti hi tech sia ancor di più nei prodotti green è un posizionamento che lascia grandissimo spazio ai concorrenti quindi ben venga un ripensamento della politica industriale europea con un'europa al centro perché la sfida competitiva sarà sempre più complessa anche perché le risorse le abbiamo messo noi ma le hanno messe anche cina e stati uniti ed è una partita più difficile dobbiamo dircelo con estrema chiarezza per l'europa da giocare proprio perché siamo 27 stati diversi e nell'essere 27 stati diversi dobbiamo incominciare a comprendere che la transizione non si può fare altro che insieme i processi infrastrutturali che servono per fare una transizione green che non vuol dire soltanto oggetti non vuol dire soltanto batterie non vuol dire soltanto idrogeno ma vuol dire tutti gli ecosistemi che servono per far funzionare le batterie e per far funzionare il sistema idrogeno questo non può chiamare investimenti dei singoli stati deve chiamare un pensiero dice va bene andrea goldstein di politica comune che attraverso le infrastrutture dedicate alla transizione green e alla transizione digitale davvero le renda possibili e che cosa se non questo chi ama un ruolo di coordinamento e qui si apre il nodo ma il rondò di coordinamento deve essere dello stato la politica industriale deve ritornare a fare stato o può essere di mercato per anni ha prevalso la risposta di mercato perché si immaginava che il mercato in qualche modo assicurasse meglio la minor distorsione competitiva possibile dimenticandosi tante cose in primo luogo quello che gli economisti chiamano il fallimento di mercato che è molto più diffuso di ciò che ci sia scritto sui libri di testo i fallimenti di mercato ci sono e ci sono nella nostra vita reale e sono spesso all'origine di molte disuguaglianze dimenticandosi spesso i monopoli naturali che finiscono con l'essere assai più pericolosi in una gestione privatistica solo tesa al profitto che non in una gestione chiaramente oculata ed efficiente da parte di un organismo statale e quindi è capitato quello che vedete nel grafico di sinistra ruolo dello stato si è drammaticamente ridotto in tutte le economie avanzate è stata una riduzione scusate mi è stato negato un secondo è stata una riduzione come dire equamente distribuita tra stati concentrandoci sulla parte sinistra del grafico di destra perché sono i paesi avanzati ed europei e non lo è stata per niente perché se guardate dove sono collocate le imprese europee hanno una presenza dello stato completamente diverse una dall'altra guardate la differenza tra francia e italia la presenza dello stato nelle grandi imprese francesi non a caso la francia ancora grandi campioni nazionali che pietro citava è praticamente doppia rispetto a quella dell'italia al lato opposto troviamo uk che ha fatto break sit e anche questo ci racconta parte della storia allora questi sono i nostri punti di partenza a questo punto dice va bene andrea prima va bene ma allora noi vogliamo proteggere e aveva una maggiore presenza dello stato soprattutto dove cioè come facciamo a decidere dove che lo stato deve intervenire è lo stato lungamente se ha detto deve intervenire nei settori strategici che giustamente andrea chiamava sensibili che io sono rimasta indietro hai ragione nei settori sensibili che cosa sono i settori sensibili ve lo vedete bene nel grafico a torta i settori sensibili spesso sono settori legati alle utilities sono settori rete e settori di servizi settori quindi che hanno il problema che ai tempi miei si chiamava dell'ultimo miglio cioè di servire anche l'ultimo cittadino anche dove diseconomico farlo perché mi costa di più portare l'infrastruttura che non quello che ricavo dal ricavi running che poi mi genererà quell'attività e lì ci siamo concentrati allora giustamente la domanda deve essere ma come faccio a scegliere i settori strategici fatto che parto da una situazione come abbiamo visto prima cioè ruolo dello stato molto differenziato tra paesi settori strategici definiti sostanzialmente quei settori a rete barriere all'esterno che metto sostanzialmente sugli stessi settori golden share che mantengo negli stessi settori quindi tutti gli strumenti di politica industriale che o li sto concentrando sullo stesso tipo di settori è ancora valida questa visione del mondo si fino a un certo punto nel senso che dal nostro punto di vista se dobbiamo riflettere su quali debbano essere i cardini attorno a cui incominciare a stimolare una riflessione su come sceglierli i settori strategici probabilmente rispetto ai cardini del passato che sostanzialmente portavano attorno a criteri economici lo dicevo prima doveva diseconomico andare per un privato o dove c'era una sorta di monopolio naturale dobbiamo certamente aggiungere una parte di criteri di protezione di sicurezza che sono sempre più se ne parla molto poco ma in realtà sono sempre più fondanti delle scelte sia delle imprese che degli stati cyber security livello di controllo non controllo dei cittadini il vento non vincere la pandemia e ha ruotato al di là della questione dei vaccini fondamentale questione di politica industriale anche molto alla capacità di tracciamento che a che fare con la tutela e sicurezza dei cittadini e poi criteri valoriali dobbiamo probabilmente per la prima volta a dirci con estrema chiarezza che uno dei modi di scegliere i settori strategici deve anche avere a che fare con un criterio valoriale e se io in europa voglio attrarre occupazione qualificata voglio tenera settori ad alto valore aggiunto voglio fare tecnologia sempre più avanzata sempre maggiore innovazione voglio fare sostenibilità ambientale che non posso fare da solo perché se scelgo di farlo in europa ma tutto questo è il mondo non lo fa sto solo sostenendo il costo ma non sto avendo nessun beneficio devo incominciare ad accettare di scegliere anche con criteri valoriali e qui vi condivido la mia più grande preoccupazione perché condividere criteri valoriali in 27 stati vuol dire lasciatemi dire tornare allo spirito dei padri fondatori dell'europa che quello spirito ce l'avevano l'abbiamo perso l'avete raccontato benissimo massimo ho fatto un bellissimo e scorso bisogna ritornare là abbiamo dal mio punto di vista una scusate salto qualche slide una straordinaria caratterizzazione che abbiamo solo noi nel mondo che è la capacità di fare welfare cioè se da un lato la politica industriale può indirizzare una parte di criteri valoriali dall'altra il welfare europeo che abbiamo solo noi può rendere l'europa un continente diverso in termini di diminuzione delle disuguaglianze che cosa bisogna che accada perché il welfare rimanga innanzitutto una priorità per l'europa ma secondo un welfare produttivo e creativo perché se non lo è il rischio è che accumuliamo solo tanto debito bisogna fare lo stesso lavoro sul welfare che facciamo in politica industriale cioè dobbiamo chiederci quali devono essere i criteri fondanti al torno ai quali noi vogliamo far crescere le nuove generazioni qual è lo stato di welfare che è importante per la nuova europa io credo che queste siano i due pilastri su cui si gioca il next generation politica industriale condivisa e welfare con questi due ingredienti non ci sono stati uniti e non c'è cina il fatto che riusciamo a farlo è una scommessa che lascio a voi grazie grazie alessandra io penso che tu abbia dato messo molto carburante verde anche a beneficio dei due nuovi relatori che chiamiamo sul palco io vi chiedo per questioni di di normativa david di discendere io direi mia chiamo con un applauso l'applauso è anche per innocenzo e valeria che vengono qua a sedersi un attimo solo qualche istante di pazienza ma non ho ma arrestate nel frattempo alessandra una battuta così giusto per rubare il tempo che non cambiano le sedie non abbiamo quasi per niente parlato di di uk e di break sit no però by the way non tutti i mali vengono per nuocere cioè che la break si sia stato male in quel momento non c'è dubbio però anche per il posizionamento di valoriale diciamo così di uk sul tema del welfare sul tema della del delle imprese eccetera probabilmente il gay dentro oggi renderebbe ancora più difficile quella unità di intenti e di valori che comunque 27 difficile ma non è impossibile perché abbiamo visto che le istituzioni comuni quando ci sono funzionano cioè voglio dire la bce funziona e si basa sul principio che non c'è ogni stato che ha il diritto di veto e quindi è un'istituzione che è capace di prendere decisioni velocemente la commissione funziona e capaci di cambiare paradigmi il consiglio è un'altra cosa quindi da questo punto di vista forse anche l'elemento di avere uk fuori può essere un elemento in questa fase per l'europa a vantaggio degli obiettivi comuni ma allora credo che gli elementi ne avete tantissimi quindi domande 0 vi lascio vi lascio la parola innocenzo e poi il valeria anche perché c'è un filo conduttore che poi porta a chiudere con valeria che prego grazie io credo che la politica industriale in europa debba e possa tornare ma c'è una condizione di base e noi in europa abbiamo abolito gli aiuti di stato abbiamo aboliti perché distorcevano la concorrenza e questo mi sembra corretto fra i diversi paesi però ci siamo dimenticati che dovevamo trasferire gli aiuti di stato a livello europeo a questo punto perché gli altri paesi gli aiuti di stato ce l'hanno e non è che ne fanno tanta economia è un po successo con la politica industriale quello che è successo con la bce nel senso che si è deciso che la bce deve essere indipendente e e si è detto che non doveva comprare i titoli pubblici sul mercato primario perché sennò avrebbe avvantaggiato uno stato piuttosto che un altro e poi ci si è dimenticati che c'è una funzione della banca centrale che è quello del prestatore di ultima istanza e allora alla fine l'hanno riscoperta attraverso un sotterfugio elan el'hanno riprese io credo che dobbiamo trovare un sotterfugio o cambiare l'impostazione sugli aiuti di stato e next generation merito sicuramente è una strada è stata di fatto il temporary framework tanto per rimanere con edizioni europee che proprio di ci potete dare aiuti di stato ma non è questa la soluzione perché se ciascuno di noi d'aiuti arrestato cerchiamo di compensarci l'uno con l'altro per cercare davanti invece dobbiamo avere una politica attiva europea allora io ho visto i grafici di danza che ha messo e che oggi ma non è importante nella presenza dello stato nelle imprese il regno unito ha una presenza bassa ma lo stato è fortemente presente nel regno unito perché nel regno unito detta le condizioni e fissa alcuni obiettivi la germania è stato diretta indipendentemente che ci siano imprese che sono partecipate dallo stato 1 sono pazzi vero è stato qual è la leva che lo stato utilizza fissa gli obiettivi dai finanziamenti in funzione di questi obiettivi che sono obiettivi di carattere legittimo oggi ce l'abbiamo che è la riconversione dell'apparato industriale europeo e questo deve essere secondo me una delle molle principali per portare a una politica industriale ci sarà non lo so io onestamente sul costruito di dubbio ci sarà in ritardo e probabilmente abbozzato vi faccio un esempio banale durante questa pandemia c'è stato un industria che ha sofferto tantissimo che è quella di trasporto aereo evidentemente allora tutti sappiamo che in europa c'è un eccesso di offerta di trasporto aereo c'è un eccesso di compagnie nazionali ma se fossimo stati un paese normale l'europa ci sarebbe subito lontano ha detto a guardare cogliamo questa occasione che tutte le aziende di trasporto aereo sono andate a rotoli e quindi avevano bisogno di aiuti di stato e facciamo una politica per fare una cura due compagnie aeree europee con voli anche a carattere nazionale ma dove compagnie europee non era molto difficile onestamente nelle cose più semplici personalmente lavorando anche in una banca d'affari ha cercato di spender mi diceva perché non andiamo a consigliare i paesi no non mi sembra che questo si faccia adesso noi ricostruiamo la l'italia unita come cavolo si chiama è la francia sostiene de france lufthansa ha preso un sacco di soldi dallo stato e va avanti e continueremo a vere 34 campioni europei che si fanno comunque essere decollato e che non riesco ad andare da nessuna parte il giorno riusciremo quindi questo mi lascia molto perplesso e diciamo scettico sulla possibilità dopo di che siccome abbiamo visto che l'europa segue sempre con ritardo può darci 2025 ci crederemo speriamo speriamo anche un pochino prima magari perché le pressioni che che abbiamo ovunque accelerano anche il cambiamento non c'è dubbio che l'accelerazione è stata dovuta dalle crisi anche dalle pressioni anche il voler in questo dibattito aver voluto introdurre così tanto la cina è perché è una pressione anche il cambiamento dell'europa quindi da questo punto di vista forse speriamo in qualche tempo più breve però il filo conduttore finiva su valeria perché tu rappresenti diciamo una territoriale in quanto direttore dell'ufficio studi che assolombarda che la lombardia un po il motore industriale dell'italia e quindi quando dicevo la più importante territoriale di confindustria intendo chiaramente anche l'economia che traina tra l'altro un'economia che già diversi anni fa aveva fatto sia a livello di politica quindi istituzioni regione che a livello confindustriale l'accordo con altre regioni motore d'europa erano quattro motori poi forse diventati cinque no d'alba della catalogna rhone alpes quindi l'idea anche che in qualche modo la politica anche industriale e anche le scelte europee si potessero guidare su una dimensione ed ha una dimensione di spinta regionale quindi siccome abbiamo fatto il giro del globo dobbiamo poi atterrare anche sulla nostra italia e sul motore in qualche modo economico dell'italia quindi chiudo logicamente con l'intervento tuo sì buongiorno in effetti torna è il compito caro un pochino più sul terreno sul territorio perché poi è da lì che vengo e quindi questo è il background che posso darvi e prendendo un po le riflessioni che sono state sviluppate finora condivido ok parliamo di una politica industriale unica europea che deve essere forte che deve essere stabilizzante all'interno di divergenze di di disuguaglianze ma io aggiungo c'è un tema forte di convergenza fra territori chiudo un po di più e recupero questa dimensione un po dei motori d'europa no parlo della lombardia lo so è un pezzo d'italia però in qualche modo rappresenta un pezzo importante dal punto di vista economico produttivo e se cominciamo a ragionare della lombardia confrontandoci con gli altri motori d'europa baden württemberg e catalogna rhone alpes ma anche baviera che sono poi un po delle regioni altamente produttive che un po somigliano come strutture che possiamo usare per capire se poi a prescindere dalle medie nazionali che abbiamo ben visto nelle slide di alessandra ci sono un po degli elementi un pochino più più specifici più di focus tra territori che dovrebbero avere delle convergenze questi territori per esempio su una convergenza in ambito covip hanno avuto tutti un crollo tra il 10 el 11 per cento di export nel totale del 2020 in valore sinceramente mi ha stupito il fatto che siamo tutti lì tra il 10 el 11 ce la giochiamo a seconda della regione però quello è l'ordine di grandezza quindi vuol dire che ci sono evidentemente delle delle forti similitudini però la convergenza ancor prima dei covi della ben lontana dall esserci io ho un punto specifico su cui insistiamo insistono da tempo che è quello dell'innovazione lasciatemi raccontare un po con numeri la lombardia al 30 per cento dei brevetti 32 a livello nazionale italiano il 27 per cento della ricerca di alto livello highly cited che abbiamo a livello italiano quindi un bel laboratorio insomma se vogliamo guardarci rispetto al quadro nazionale è un laboratorio tra l'altro che ha una forte accelerazione dal 2015 ad oggi in termini di innovazione che probabilmente una delle leve su cui ha costruito una crescita un pochino più sostenuta ben più sostenuta della media nazionale negli ultimi anni questa è la storia però se guardiamo in maniera molto critica è molto concreta i numeri ci rendiamo conto che siamo lontani dagli altri territori abbiamo un problema di fondi d'investimento in spesa ricerca e sviluppo in lombardia e lune 28 per cento del pil il 460 nel baden wuettemberg 462 abbiamo un problema di competenze e di capitale umano tra i 30 34enni quindi somma una fascia che risente delle politiche nuove in termini di scuole di università la percentuale di laureati che abbiamo in lombardia è del 33 per cento catalunya e rhone alpes e stanno sul 50 queste sono divergenze quella che più mi spaventa sinceramente quella sui patenza sui brevetti se guardo il numero di brevetti che abbiamo in lombardia quel famoso 32 per cento del totale nazionale di cui se ci guardiamo nel confronto razionale insomma abbiamo un po fieri a livello dvd di brevetti per la visita abitante noi abbiamo 140 brevetti per milione di abitanti in un anno in baviera ne hanno 630 un quinto allora questa è un problema di divergenza che va affrontato pnr digitale vogliamo parlare del del green io faccio un ragionamento molto ampio sull'innovazione però qui è chiaro che c'è un tema su cui la politica industriale unica stabilizzante forte europea deve metterci la testa altro elemento un pochino più ambito lavoro più su questo tema del covip però questa è un'altra specificità che ci differenzia e che sinceramente mi sento di proporre perché è qualcosa su cui secondo me ha senso interrogarsi un anno di corrida ha avuto un impatto forte sul mercato del lavoro vi parlo della lombardia perdonatemi se chiudo lo sguardo però è il mio territorio un anno di co lead con il blocco dei licenziamenti che sappiamo tutti una cig estesa più che mai in lombardia oltre 700 milioni di ore autorizzate in un anno giusto per dare l'idea sono due volte quasi e mezzo il picco che abbiamo avuto nel 2010 quindi assolutamente un uso ampissimo nonostante il quale abbiamo avuto con il blocco dei licenziamenti un calo in termini di occupazione di 77 77 mila occupati in meno in un anno nel 2009 picco dell'altra crisi sessantamila quindi abbiamo un problema ma qui il vero problema non è questo numero assoluto ma è cosa ci sta dietro quei 77 mila occupati in meno si vanno a sommare ad un calo in lombardia che non vediamo nelle altre regioni d'europa in termini di disoccupazione noi abbiamo 34 mila disoccupati in meno nel 2020 cosa è successo che sostanzialmente la perdita di occupazione non si è riversata in disoccupazione come avvenuto in rhone alpes in catalunya in baviera si è riversata nel l'inattività noi abbiamo 133 mila nuovi inattivi in un anno in lombardia allora qui vado un po fuori magari tema politicamente però in politica industriale e politiche del lavoro devono parlarsi qui c'è un tema forte su cui la convergenza o la gestione delle diseguaglianze va posta ecco queste sono due stimoli che mi sentivo di dare un pò per chiudere applicandoci un pochino se non ho mai dato degli stimoli importanti due e li colgo perché in qualche modo vorrei se il pubblico perdona questa mia decisione di utilizzare questi venti minuti che rimangono più che per domande da parte del pubblico per fare un secondo giro e in modo che tra di loro anche i nostri cinque relatori possano un po dialogare anche cogliendo gli spunti reciproci quindi io chiedendovi di rimanere al vostro posto perché le norme le conosciamo e quindi dobbiamo rimanere distanziati però siete ancora microfonati per cui potete intervenire e ri lascerei la parola a pietro e ti faccio però io da testimone perché sono emersi due punti secondo me che prima non erano emersi il tema del capitale umano che è fondamentale anche proprio come scelta di politica industriale perché poi alla fine le competenze sono gli uomini che fanno la differenza e l'altro tema importante che è quello della coesione interna all'unione europea cioè quello che lei ci ha raccontato adesso e una di come l'eredità di questa crisi covi nelle risposte diverse lasci 54 regioni simili per tessuto produttivo industriale però alla fine le lascia con delle disomogeneità importanti una nuova politica industriale europea che ancora non c'è però in qualche modo ci auguriamo che arrivi si dovrà anche porre il tema di non creare delle eccessive disomogenità all'interno dell'unione europea cioè noi in italia sappiamo cosa vuol dire col mezzogiorno la germania ha avuto il problema dell'integrazione e ancora permane una forte disomogeneità non può neanche essere che poi la politica industriale europea produca delle disomogeneità in questa europa che andiamo costruire più ampie di quelle di partenza quindi due elementi che in qualche misura dobbiamo cogliere se vogliamo terminare un po ragionamento però sei libero di intervenire stimoli ne sono emersi tantissimi di intervento di alessandro quindi diciamo da logiche di ciascuno può chiudere il suo pensiero appoggiandosi a quello degli altri 22 coliti solo la mascherina mentre parli così si sente meglio da micro cose anche poi ho trovato molto molto interessante tutto quel che è stato detto una è la questione campioni nazionali e omogeneità perché è chiaro che noi abbiamo un problema di riequilibrio territoriale costante in questo come in questo continente di 27 paesi però contemporaneamente dobbiamo fare una politica che attraverso aiuti di stato investimenti diretti non lo so esattamente ma che premi i i campioni nazionali caso della del dell'aeronautica insomma e se lo fa lo farà premiando qualcuno e danneggiando qualcun altro noi avremo un europa molto più a trazione esplicitamente tedesco francese perché tutta questa nuova politica industriale da lì nasce da maher el e merck continua a parlarne cioè loro sulla politica industriale europea la battaglia tedesco francese dopo siemens tal tom eccetera va in quella direzione campione nazionale saranno da esseri saranno loro ai noi e quindi rischiamo la marginalizzazione compresa della lombardia dove non abbiamo potenziali campioni europei ahi noi forse pochi quindi qui è un tema di democrazia europee di consenso ai noi appunto consenso che deriva dal fatto che tutti i paesi che finissero per essere emarginati nella politica industriale che fatalmente ne prende premio a qualcuno potrebbero mettersi contro il passo successivo dell'europa che è necessario perché la politica industriale se si è fatta a livello continentale presuppone un governo un governo europeo insomma non possiamo farne a meno la moneta doveva doveva bastare non è bastata però questo se se facciamo una politica industriale che prevede aiuti di stato a livello europeo ma come si fa se non c'è uno stato e questo sarà il grande il grande problema dei padri rifondatori posto che ci siano i padri fondatori la marca e se n'è andata per la candidata essere delle madri appunto di fondatrici questo è uno una una una sfida terribile l'altra cosa che rivolgo o ad alessandra io sono uno dei pochi credo lettori del pnr r me lo sono letto tutto c'è una tabellina che io trovo abbastanza inquietante a proposito di politica industriale che quella tabella degli effetti macro 3,7 per cento di pil che cresce la cosa che io trovo misteriosa che cresce del 3,7 per cento il pil ma crescono le importazioni un po di più e le esportazioni un po di meno come dire noi usciamo da questa transizione come una dipendenza dall'estero della nostra economia che è accresciuta il che non so se sia stato notato da molti o no immagino che alessandra fatta sfuggire e non lo trovo una cosa così coerente con lo spirito con cui tratto è stato raccontato il pnr come anche uno strumento di rafforzamento la nostra capacità di crescere grazie nel frattempo dalla regia mi dicono che noi dovevamo chiudere alle 12 non è dolce 30 come c'è la scritta e come credevo io però per un minuto per uno non credo che tre minuti di sforamento quattro minuti di sforamento ce lo consentono un minuto per uno e così chiudiamo il giro e poi c'è come abbia punti il primo sulle competenze che ha evocato valeria l'ocse file fa la famosa inchiesta pisa ma ne fa un'altra che piac che sulla competizione di adulti la differenza di quasi tutti i mestieri la cella italia c'è un gap rispetto alla media ocse ma la falegnami gli operai le segretarie laddove il gap è più ampio e sulla cultura manageriale sulle competenze dei manager quindi questo è un punto che ci si dimentica ma che ahimè scontiamo secondo punto sul perché ci sono dei tavoli da cui siamo in qualche maniera esclusi non ultimo dei motivi per cui la francia e la germania hanno preso la leadership nella definizione delle politiche della fabbrica del futuro di industrie 4.0 e che in francia i grandi gruppi hanno finanziato a cinque anni fa una think tanks chiama la fabbrica industry che è presieduto da un grande industriale francese tutto il resto che produce conoscenza e stimoli al dibattito in maniera insomma che serve l'interesse dell'industria ma in maniera che non è semplicemente di fare pubblicità alessandra al volo una battuta ragionissimo è un'associazione super acuta come al solito tema di politica industriale perché tutti gli altri paesi nelle gare negli appalti mettono un local content e noi dobbiamo garantire level playing field a tutti bisognerà che cominciamo a mettere quel continente obblighiamo le nostre grandi imprese che vincono gli appalti a portarsi dietro la filiera italiana che c'è punto numero 1.92 battuto da andrea call center forza non ci sono competenze di manager non ci sono i manager fine piccole imprese non di imprenditorialità familiare i tempi sono stretti l'unico se volevo dire è questa ricordiamoci che si costituiranno l'europa e l'abbiamo costruita con l'euro ci sarà ci sarà e c'è stato e ci sarà ancora di più un processo di concentrazione allora ancora detta anche pietro quando bisognerà scegliere le imprese riceveranno 1 2 non possiamo immaginare che tutta l'europa si è uguale l'idea che ciascuno stato debba essere in equilibrio e debba essere come se fosse una piccola germania è una assurdità che noi avremmo bisogno sempre più di trasferimenti agli stati che perdono capacità competitiva perché abbiamo costituito un paese unico se prendiamo gli stati uniti d'america ci sono più differenze negli stati d'america e non fra i singoli stati quasi ci restano in europa lo invece pretendiamo che ciascun paese sia equilibrato con bilancia dei pagamenti in ordine con sat in ordine sia competitivo sia bravo impossibile e lo ritroviamo una roccia un processo di trasferimenti non dobbiamo aver paura di questa parola questo presuppone anche una politica però unità europea un governo ce ne sono perché se no vediamo che ci siete stati ognuno per conto suo valeria non posso tacere sul discorso di competenze manageriali c'è in effetti delle forti divergenze ritornando al confronto lombardia e per esempio partner the delle regioni tedesche anche lì l'impresa familiare come proprietà in germania diffusa come da noi la vera differenza sta nella genialità e nella manager realizzazione interna delle imprese e quindi c'è un tema di competenze io ho citato è vero solo i laureati ma c'è fino in fondo anche quella delle competenze cioè un digitale che effettivamente è un problema c'è il tema dell'innovazione io direi anche che abbiamo una convergenza in termini di produttività di cui dobbiamo essere consci di cui andare essere fieri a livello di classi dimensionali dalla piccola in su il nostro vulnus che poi è quello delle competenze dove si accentra problema dell'innovazione del digitale delle competenze e molto sulla micro impresa su cui evidentemente parlando in europa molto di di grandi campioni noi abbiamo ancora questo questo tema da insomma da affrontare che è poi quello della micro impresa grazie a tutti di essere stati con noi iscrivetevi al j buona giornata
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