L’Europa della difesa
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L’Europa della difesa
Nessuna nazione europea può difendersi da sola, in conseguenza di ciò è necessario un sistema collettivo di difesa e sicurezza che unisca le forze armate di tutti i Paesi dell’Unione Europea. Di questo delicato e contingente tema ne ha discusso il ministro della difesa, Guido Crosetto, in dialogo con il direttore dell'Ansa, Luigi Contu.
Buonasera, buonasera a tutti, benvenuti, sono Luigi Contu e oggi ho il piacere di presentarvi il ministro della difesa Guido Crosetto che prego di entrare con il quale avremo modo di fare una bella chiacchierata sui temi dell'attualità. Buongiorno, buonasera ministro. Eccoci, allora prima di iniziare vorrei ringraziare e salutare gli amici del Sole 24 ore per questo bellissimo festival, Fabio Tamburini per il bel giornale che fa e ringraziarlo anche per il lavoro che abbiamo fatto insieme negli anni precedenti, mi ha fatto molto i piaceri accettare questo invito, ancora di più avendo l'occasione di parlare con il ministro della difesa in un momento così interessante, anche se non per motivi molto simpatici per quello che è la vita nel mondo, gli equilibri internazionali. Benvenuto ministro. Grazie, grazie. Allora ministro io comincerei questa conversazione proprio nel cercare di dare uno sguardo un po' alto su quello che sta accadendo nel mondo, lei è dentro un governo che è impegnato in una situazione internazionale molto complicata, è il titolare della difesa, insomma tutti sappiamo quello che stiamo vivendo, ci ricordiamo tutti la notte del 24 febbraio quando Putin ha deciso di invadere l'Ucraina, di cambiare il corso della storia, ci sta provando, ecco non le farò le domande che ormai ci siamo posti e che facciamo sempre sulla guerra e quello che sta succedendo. Certo c'è una riflessione credo da fare e quella che vorrei che lei facesse con me commentasse che al di là del dramma della guerra, che è certamente un dramma inaccettabile, qui c'è in gioco molto di più, noi stiamo assistendo a una parte del mondo che vuole mettere in discussione con la forza apertamente, per resto Putin l'aveva già detto in una famosa intervista del Financial Times di qualche tempo fa che la democrazia non funziona, non funziona più, noi invece siamo da questa parte eppure ci ritroviamo a dover addirittura combattere una guerra che appunto al di là della dinamica militare di quel confine è una guerra che è entrata dentro i nostri valori. La democrazia ministro riuscirà a difendersi, riuscirà a sopravvivere a questa fase così complicata? Intanto grazie direttore, grazie a tutti voi, ringrazio anch'io solo 24 ore. La domanda è drammatica e va al di là della guerra o della questione Ucraina, il tema è la forza delle democrazie rispetto all'autarchia, è più forte uno stato che va alle elezioni ogni quattro, cinque anni, magari cambia il governo, cambia la linea politica, dove magari la discussione avviene in parlamento che per provare una legge quando magari ha due ramidi come noi, Camera Senato ci mette tre, quattro, cinque mesi o una razione comandata da un uomo che decide confrontandosi con se stesso e questa è la sfida, la domanda, il dramma cui ci pone davanti questo secolo, ci pongono avanti questi tempi ed è una sfida lanciata in modo aperto, un po' a tutte le democrazie di cui l'Ucraina è la punta all'iceberg alla fine, forse l'inizio e non so se le democrazie siano in grado di rispondere a questa sfida, non lo so, non so se il mondo occidentale con l'evoluzione di benessere che ha avuto, con il fatto che si è allontanato dal proprio orizzonte la cultura della sofferenza, così come la cultura della morte, come possa affrontare un momento così difficile? Noi abbiamo dovuto parlare di guerra in un mondo che era abituato per fortuna a parlare solo di pace e l'abbiamo fatto in modo più volento, la guerra ci è ntrata dalla porta principale a pochissimi chilometri da noi, probabilmente siete quasi più vicini all'Ucraina di quanto lo siete alla Sicilia da qua e allora bisogna vedere come si reagisce di fronte a questa cosa. Adesso l'Occidente ha reagito attraverso una reazione non occidentale perché la guerra ha toccato un pezzo di Europa dove comunque non c'era la cultura, non c'era la storia, non c'era l'attitudine che invece abbiamo nelle nostre democrazie l'Ucraina, l'Ucraina era una democrazia che usciva da una sua storia che fa sì che i suoi abitanti siano geneticamente, passatemi il termine violento diversi da come sono quelli del resto dell'Europa. Un'invasione come quella russa in uno dei tanti paesi europei non avrebbe avuto quel tipo di reazione, non dico politica, non dico militare, ma della cittadinanza. L'abitudine della sofferenza, la voglia di combattere anche quando non hai niente con cui combattere. I fatti come mi raccontavano persone di 75 anni che dicono io voglio andare a combattere per il mio paese o madre di 50 che dicono mio figlio non può combattere perché è disabile, vado io al suo posto, nel nostro mondo sarebbero impensabili. Però dobbiamo chiederci come potremmo affrontare nei prossimi anni questa sfida culturale da due modi diversi di vedere il mondo se questa sfida culturale arriva per terra, ti entra in casa, entra nel tuo territorio. È brutto parlarne, è proprio brutto, è fastidioso, è pesante, è difficile ma non farlo sarebbe inaccettabile soprattutto se non lo facesse un ministro che ha come sua responsabilità di pensare non oggi ma nella prospettiva decennale alla difesa di un paese, della sua integrità, dei confini, delle libertà perché la difesa nasce come presidio della democrazia. La difesa è il presupposto della pace, è il presupposto della sicurezza e pace e sicurezza sono i pilastri di democrazia e libertà. Questo passaggio che per noi è banale in questo momento è messo in crisi e non so come. Infatti per tornare mi ha colpito il fatto che lei mi abbia risposto non lo so. L'abitudine è di dire la verità. No, no, ha ragione, ha ragione, però è una riflessione che va fatta così come ci dobbiamo domandare a volte come mai noi che viviamo, forse per quello che lei diceva, per il benessere che abbiamo raggiunto, per l'abitudine che abbiamo raggiunto alla libertà, un po' come è successo nella pandemia ci siamo resi conto di quanto alcune libertà fossero scontate e non lo erano in quel momento. Forse proprio per questo noi assistiamo a volte, devo dire personalmente con una forte dose di perplessità, al fatto che da noi sentiamo molti e molti dubbi sulla democrazia, sull'Occidente, cioè non è che è soltanto Putin, non è soltanto Xi, noi che viviamo in questo sistema, che in questo sistema siamo cresciuti, abbiamo prosperato, il nostro paese è diventato un paese ricco, molto ricco, con tutte le lamentele che uno può fare, però è un paese, se vediamo che cos'era nel dopoguerra e che cos'è oggi, lo è grazie al sistema in cui abbiamo vissuto, alla libertà di cui abbiamo goduto. Come mai noi, e lo stesso discorso riguarda anche un po' l'Europa, ci sono paesi fuori dall'Europa che vogliono entrare e molti di noi che siamo europei viviamo la forza dell'Europa, però l'Europa, diciamo però l'Europa, l'Europa, come mai questo succede? Secondo me questo fa parte delle democrazie, cioè il fatto della convivenza di idee totalmente diverse che possono confrontarsi, anche il contrasto tra di loro fa parte di come la democrazia ha in qualche modo riuscita a tenere in modo, in fare in modo che i conflitti non diventassero guerre, fa parte anche questo, anche il dialogo, gli scontri, le urla, le contrapposizioni, sono un modo con cui noi facciamo sfogare l'innata predisposizione dell'uomo al conflitto, non lo facciamo diventare guerra, l'abbiamo trasformato in scontri politici e questo va bene, ma guardate vale tra nazioni, non so nei confronti della Francia o viceversa, ma se andate, non so come sia qua a Trento, ma dalle mie parti tra comuni vicini, tra comuni e frazioni, siamo i Guelfi e i Ghibellini in Italia ma un po' in tutto il mondo da sempre. Il tema ripeto è questa incapacità o debolezza nel difendere come un patrimonio la democrazia e la libertà. Io l'altro giorno ho sentito una persona che è un mio amico in televisione ma non voglio far nomi dire ma forse è meglio vivere sotto un regime senza essere liberi che non morire per combattendo per la libertà. Poi magari la libertà arriverà. Io devo dire che sono stato colpito perché se avessimo seguito questo principio minimo saremmo tutti nazisti, ma forse a noi ci andrebbe bene perché saremmo tutti sotto l'impero romano antico ancora, cioè nel senso che l'uomo nasce e conquista la democrazia. La democrazia noi l'abbiamo conquistata. Questo paese si è consolidato con la morte di centinaia di migliaia di persone nella prima guerra mondiale. C'è il nostro paese, questa è diventata una nazione con quella che io chiamo la quarta guerra di indipendenza, dove per la prima volta giovani drammaticamente, giovani di tutta Italia si sono trovati a fianco in trincee, non si capivano neanche tra di loro perché uno arrivava dal Piemonte, uno arriva dalla Calabria e si sono trovati a combattere una guerra e lì si è formata sul loro sangue quella che è l'Italia che viviamo adesso. È una cosa positiva che si è firmata sul loro sangue? No. È una constatazione che questo nostro paese è nato su quello? Sì. È una constatazione che quello che è venuto dopo quello, cioè che lo sviluppo che noi abbiamo adesso grazie a una nazione che poi è passata anche drammaticamente attraverso il fascismo, il nazismo e poi reinata come repubblica, si è riuscita a costruire le condizioni in cui, possiamo fare ancora molto perché ci sono molte esuguaglianze, ma se ci guardiamo attorno in cui la vita è cresciuta, i diritti ci sono, potremmo avere i più? Sì. Ma rispetto a quel punto da cui siamo partiti, la crescita che c'è stata culturale, di sanità, intellettuale, di libertà è stata enorme in questi decenni. Si può sempre fare più perché questa è una di quelle corse, quella sui diritti, quella sulla libertà, quella sulla crescita sociale, la diminuzione delle esuguaglianze è una corsa che non ha mai fine, ma in questa corsa siamo molto avanti rispetto a quasi tutto il resto del mondo. L'abbiamo fatto con un sistema democratico. Vale la pena difenderlo? Staremmo meglio se ci fosse tolta la libertà di decidere la responsabilità di andare a votare. Qualcuno non la voglia, non la usa neanche e tutto fosse demandato a Contu che governa per i prossimi trent'anni? Certo. Probabilmente l'azione di Contu sarebbe molto più efficace di quella di un governo qualunque, non parlo del mio, parlo di un governo che può essere di centro, destra, sinistra, non importa. L'azione di un singolo che sui 20-30 anni si governa da solo è molto più efficace. Nessuno non va lo toglie, cambia dal mattino alla sera l'impostazione che ha dato perché non deve confrontarsi con nessuno, forse risponde più velocemente alle esigenze del paese, ma la libertà, la democrazia vale questa scelta e il tema che avremo davanti nei prossimi anni è questo perché io ho detto, e l'ho detto anche con per chi amo dire le cose che penso anche quando non fanno piacere in Europa, noi stiamo sulla guerra in Ucraina ad esempio, noi stiamo dando per scontato che non cambi il panorama politico, cioè che stiamo costruendo le cose come se cerchiamo la pace, vorremmo tutti i costi la pace, ma se non arriva la pace continueremo a aiutare come stiamo facendo, poniamoci il tema che magari tra un anno può cambiare l'attenzione degli Stati Uniti e non facciamo e pensiamo di non trovarsi in come ci siamo trovati ad esempio in Afghanistan dal mattino alla sera dove rincorrere le decisioni altrui e la politica ha la necessità di guardare tutti gli scenari che è davanti e di agire in questo senso ed è una cosa che ho detto agli stessi ucraini con cui ci confrontiamo anche su questo tema e questo dal mio punto di vista significa cercare di aumentare, di arrivare più velocemente possibile alla fine del conflitto e alla ricerca di un tavolo di pace, certo quando poi mi dicono bisogna far finire il conflitto io sottoscriverei un anno fa alla fine del conflitto dico che c'è qualcuno che deve smettere e tirare le bombe perché se io e lui se qualcuno mi dice smettila di fare la risa con conto ma conto mi sta prendendo pugni io devo dire sì sì io smento volentieri però se lui dovrebbe smettere, dovrebbe smetta di tirarmi pugni. Ministro ha citato prima quanto è successo in Afghanistan che in ffetti è stato un momento che anche molti analisti individuano come uno di quei momenti in cui Putin si è convinto che poteva fare quello che poi ha fatto pensando che noi fossimo ormai troppo deboli ma in effetti quello è uno scenario che come lei ha detto potrebbe anche ripetersi e in questo però allora si inserisce il tema delle nostre scelte noi siamo nella NATO siamo in Europa c'è un sistema militare molto complesso però senza gli Stati Uniti questo sistema non si terrebbe noi dobbiamo immaginare di avere un sistema di difesa indipendentemente dagli Stati Uniti può questo funzionare nel corso degli anni nel rapporto complesso diciamo del cammino che si sta facendo in Europa per provare a trovare un esercito europeo di collaborazione di effettivi adesso non voglio entrare nei tecnitalismi ma poi comunque con la NATO e con gli Stati Uniti come si riesce ad avere maggiore sicurezza indipendente dall'inquilino della Casa Bianca. Preparandosi se si è abituati a qualcuno che ti difende e c'è la possibilità che quel qualcuno non ti difenda più o decidi preventivamente di arrenderti oppure ti prepari a difenderti nessuna nazione europea è in grado di difendersi la sola significa che devi pensare a un sistema collettivo di difesa non esiste la possibilità di mettere insieme una forza armata per tutta la Europa è impossibile una piccola forza forse ma non è quello esatto che hanno messo insieme 5.000 uomini voi provate a prendere 5 se l'Europa per la difesa europea si basa su 5.000 uomini in una guerra con la guerra ucraina dura 3-4 ore significa mettere insieme le forze armate di tutti i paesi rendere in modo che possano lavorare assieme come si fa nella NATO e quella è l'unica è l'unico tentativo di mettere ci stiamo lavorando questo si sta lavorando coi tempi perché noi affrontiamo le sfide coi tempi delle burocrazie no per cui anche la sfida anche una sfida così esigente così immediata si affronta coi tempi le burocrazie e guardate anche perché ci sono le resistenze interne tutti sono non sa qual è uno dei problemi di mettere barrebbe anche se fossero geologi o se fossero tipici di mettere insieme forze armate di 27 paesi la prima è chi comanda di che nazione è quello che comanda perché alla fine tutosi e fin quando non superi questo gap culturale per cui l'importante non è la nazione di uno perché questa cosa deve diventare una cosa che supera la nazione si vuole avere un significato fin quando non superi questo gap culturale sicuramente non avrai un risultato ma i tempi stanno obbligando a fare un percorso di questo tipo perché noi meno ma ci sono paesi europei che hanno una drammatica paura di vedere carri armati superare i loro confini ecco noi non abbiamo questa percezione ma se voi andaste in polonia e parlaste con i polacchi vi rendereste conto che il 90% di polacchi ha paura di un'impressione reale probabilmente di un retaggio anche della storia di quello che hanno vissuto ma questo è il modo con cui con cui si ragione in alcune nazioni europee per cui la percezione la paura è percepibile e si sente proprio a pelle noi stiamo portando in questo discorso io ritengo ragionevolezza non bisogna che la paura ci faccia fare cose azzardate bisogna sempre essere razionali nell'approccio e io spero lo dico spero lo spero veramente io l'altro giorno quando ho letto che il papa ha chiesto al cardinal zuppi di occuparsi del tema ho scritto un messaggio personale al cardinale gli ho letto che conosco da tempo gli ho letto tutto quello che io posso fare attraverso il ministero per darti informazioni per darti aiuto finché la tua missione possa risultare vincente lo farò perché l'obiettivo è e deve essere unico quello di riportare stabilità e pace nel continuto europeo e poi allargarla perché poi ti lascio la parola perché noi adesso guardiamo questa guerra con più attenzione perché è vicina ma ce ne sono tante ferite nel mondo che poi possono arrivare in europa anche se adesso sono lontane per cui questa è una ma noi dobbiamo suturare e far guarire tutte le ferite almeno questo secondo me è uno dei compiti della difesa perché la difesa deve occuparsi di difende del territorio deve occuparsi che non si creino anche le condizioni esterne perché il tuo paese vale in sofferenza lei prima ha ricordato il sacrificio della prima guerra mondiale no e poi ha detto ha ricordato a tutti noi questo che quello che semberebbe scontato ma che non è che pace sicurezza devono per forza stare insieme io le vorrei fare una domanda visto che lei è alla prima esperienza diciamo del ministro della difesa quindi si è occupato si sta occupando delle nostre forze armate per capire come secondo lei è percepito questo tema nel senso che il nostro paese forse proprio per la dittatura che abbiamo avuto quindi a chi ha creato grande diffidenza poi nella seconda parte dalla ricostruzione in poi anche perché una parte del paese non si fidava tanto guardava diciamo oltre cortina c'era un po di diffidenza nei confronti delle forze armate poi c'è stato dei passaggi che io ricordo la missione in libano fu secondo me uno spartiacque nel paese le persone capirono che noi potevamo avere un ruolo che i nostri imitari erano preparati che erano professionali che potevano portare pace in quest'ottica di sicurezza e poi c'è stato il grande lavoro che ha fatto il presidente Ciampi che io ho seguito da cronista che ha veramente ribaltato da questo punto di vista ecco lei che cioè come il paese vede le nostre forze armate tutto quello che io ho detto ha aiutato c'è finalmente la coscienza di un paese che capisce che le forze abbiamo visto nella pandemia diciamo che senza le forze armate noi avremmo avuto grandi difficoltà a concludere la campagna di di vaccinazione ma c'è questa cultura c'è una consapevolezza bipartisan nell'opinione pubblica tra le forze politiche mi pare di sì rispetto a decenni fa il cittadino medio ha fiducia rispetto per le forze armate io penso che le missioni internazionali di pace abbiano contribuito a questo no vedere quello che hanno fatto i nostri soldati che stanno ancora facendo tra la serbia e il cosso riescono a mantenere zone che potrebbero esplodere in un secondo riescono a mantenere la pace lo stesso vale in libano ai confini di israele o in altre parti del mondo dove dove siamo impegnati inoltre 42 missioni internazionali 44 missioni internazionali e poi ci sono le forze armate quelle che vedete in questi giorni che sono intervenuti in emilia dal mattino un secondo perché vengono attivate dalla protezione civile e partono con i mezzi con le ruspe con le pale con tutto quello che hanno nel terremoto nelle inondazioni in qualunque calamità naturale e si muovono per cui queste questo aspetto delle forze armate è entrato nell'animo dei cittadini e c'è rispetto dico una cosa molto violenta la parte della difesa cioè di cosa potrebbero fare le forze armate in caso di guerra è una cosa che noi abbiamo allontanato da noi abbiamo allontanato dal modo di pensare non vogliamo neanche parlarne non vogliamo neanche parlare di quello che sta succedendo in ucraina perché è lontano da noi perché ci fa orrore ma le forze armate sono nate anche per quello quando la patria viene aggredita per difenderla che vuol dire una cosa molto brutta vuol dire poter morire vuol dire poter mandare qualcuno morire vuol dire poter uccidere le tre cose peggiori che l'umanità possa fare ed è il dramma delle forze armate della difesa cioè quello che a cui nessuno vuole mai arrivare quando pensa alla difesa le forze armate ma che parte del primo compito perché in caso di difesa della patria noi abbiamo selezionato delle persone che per noi dovrebbero fare quello cioè essere disposto a morire ed è quello che noi abbiamo allontanato dalla nostra concezione perché ra lontano anni luce pensavamo non arrivasse più ed era a poche centinaia di chilometri da noi ed è quello che ci deve far pensare quando noi mettiamo sul piatto della bilancia la libertà la democrazia e i tempi che abbiamo davanti e la gravosità del tempo che ci è dato di affrontare questa questa questa cosa e ripeto noi lo facciamo allontanando da noi il più possibile questa possibilità ogni giorno ma perché ne abbiamo la consapevolezza solo avendo la consapevolezza di quale potrebbe essere il punto di vista finale guardandolo in faccia solo guardando in faccia al tuo nemico e capendo il punto in cui puoi arrivare tu puoi combattere e non arrivarci e questo è un percorso culturale per quello io amo parlare attraverso la verità senza raccontare con troppi fronzoli gli epochi che stanno vivendo dicendo questa è la verità questi sono i rischi e noi dobbiamo evitare che questo rischio possa diventare realtà ed è un compito non solo di chi governa pro tempore dei ministri che si seguono è una consapevolezza che deve ssere diffusa non lo è abbastanza perché preferiamo non parlarne ed è quello che rende bruttissimo il mio compito io faccio come dico molti miei colleghi io ogni tanto vedo le foto dei miei colleghi quello di essendo io si vede fisicamente un grande amante del cibo quello che odio di più il ministro dell'agricoltura che vedo nelle fotografie una fiera di formaggi alla frutta la verdura sempre che mangia fotografato in mezzo al prodotto il made in italy di cose di cui è bello guardare anche le fotografie io mi occupo tutti i giorni di cose di cui posso parlare con due o tre persone in italia posso condividere con due o tre persone in italia a fare scelte a costruire cose che che normalmente non sono non sono belle da raccontare ma va fatto con questa consapevolezza con la consapevolezza che noi abbiamo come e come italia guardate abbiamo una responsabilità in più perché noi abbiamo un approccio diverso da quasi tutte le altre nazioni del mondo voi ve ne rendereste conto se come faccio io andaste in giro per il mondo a vedere le nostre missioni il risultato delle missioni di pace italiane e vi confrontaste con quei paesi io arrivo in paesi che non sanno chi sono non conoscono nulla del governo meloni per loro potrei essere bianco rosso verde non importa mi accolgono come un amico siamo andati con tagliani in serbia e costro due paesi che dei loro non si amano e tutti e due ci hanno accolto allo stesso modo come amici fratelli non perché gli italiani fossero loro amici fratelli avrebbero accolto allo stesso modo enrico letta renzi guerini chiunque perché perché loro hanno testato gli italiani hanno l'idea degli italiani costruita sulle migliaia di sconosciuti soldati carabinieri che si sono seguiti in questi vent'anni e li hanno portato rispetto sicurezza un modo di fare diverso e l'idea che loro hanno l'italia hanno costruito su quel rapporto io sono stato in iraq in kurdistan in egitto in azerbaijan in uzbekistan e ovunque mi hanno accolto con una predisposizione positiva questo ci rende ci dà una responsabilità in più non tutti i paesi sono accolti in questo modo quindi non tutti i paesi riescono a avere un'apertura che ti consente di innistrare un dialogo e in quei paesi io ho portato sostanzialmente la richiesta di aiutateci non allarmarci non a far proseguire la guerra a far vincere qualcuno a far finire questa guerra a ripristinare le condizioni di legalità a ridare l'integrità territoriale a un paese che l'ha persa che è stato invaso e mi ha colpito ieri sera eravamo con il presidente della repubblica e altri ministri che alcuni paesi africani che devono la loro indipendenza alla russia che gli aiutati nel loro guerra di indipendenza a diventare quello che sono sono i primi che non hanno capito dice ma come il paese che ci ha aiutato ad avere l'indipendenza territoriale a liberarci da anni di schiavitù dai paesi occidentali adesso invaso un altro paese e condanno alla guerra proprio perché la negazione di quello che che gli ha consentito loro di diventare democrazie di essere liberati prima c'erano il portogallo la francia l'inghilterra i paesi coloniali ed è questo è un percorso che il dialogo con questi paesi con tutti i paesi a noi è facilitato e noi secondo me dovremmo avere un ruolo da questo punto di vista io questo volevo proprio chiederle perché lo abbiamo visto anche nei recenti viaggi che ha fatto la presidente meloni nel nord africa e abbiamo visto in precedenza le le grandi difficoltà che abbiamo avuto in libya dove abbiamo perso del tempo e delle posizioni probabilmente non avendo una vista lunga una strategia ma forse anche qui servirebbe un salto culturale da parte nostra io credo posso essere smentito magari lei non sarà d'accordo che l'africa è una grandissima occasione per noi se la se la sapremo gestire di sicurezza di commercio di persone che ci possono sostenere aiutare di conoscenze probabilmente è uno dei pochi continenti che continuerà a svilupparsi e quindi a grandissimi margini di crescita se noi la vediamo soltanto come un rischio naturalmente con tutti i problemi che comporta la difesa le migrazioni attualmente è chiaro che vanno gestite ma in prospettiva questo è un salto culturale che va fatto altrimenti la lasciamo alla cina e alla russia che già sono abbastanza avanti ora che l'africa il questo governo la meloni io abbiamo l'idea chiarissima sull'africa gliela dico in uno slogan non esiste futuro dell'europe senza futuro per l'africa se l'africa muore l'europe mora nessuno può essere così stupido da pensare che tra vent'anni un continente che adesso ha un milione e duecento un miliardo 250 milioni di abitanti e tra vent'anni 25 avrà due miliardi e mezzo di abitanti nessuno può essere così stupido di pensare che se non avranno da mangiare lì si fermeranno lì a oggi se non cambiano le condizioni di futuro per l'africa tra vent'anni potrà dare da mangiare a 700 milioni di persone quindi un miliardo e mezzo di persone che si spostano significa non mille persone al giorno come succede oggi che attraversano il mediterraneo 100 mila 150 mila al giorno 200 mila quindi chiunque guardi al futuro deve capire adesso che l'unico modo per avere un futuro in europa è creare condizioni di futuro serenità crescita economica ricchezza sanità cultura istruzione in africa ed è quello che l'ha detto lei bene prima noi stiamo cercando di spiegare all'europa alla nato all'occidente significa smetterla di andare in africa prendere senza lasciare nulla ma significa per quanto riguarda lo sanno alle persone che lavorano con me per quanto riguarda il ministero della difesa smetterla di dire quando facciamo le missioni internazionali quanto siamo bravi come militari perché a me non interessa fare le missioni internazionali e dire ma quanto siamo bravi come militari alla fine di una missione internazionale noi dobbiamo dire quanto è cresciuto la ricchezza di quel paese quante scuole in più ci sono come è cresciuta la sanità come è cresciuta l'istruzione quante sono le persone che prima non riuscivano a mangiare adesso riescono a mangiare quelle che non avevano casa adesso ce l'amano questo deve essere e questo deve essere l'atteggiamento significa avere rispetto non solo aver rispetto aiutarli ieri con il presidente dell'angola ha seduto cena vicino a me c'era il ministro il giorgetti dell'angola loro hanno una produzione enorme agricola e hanno la possibilità di avere una produzione enorme agricola hanno il 15 per cento dell'acqua del mondo qual è il tema quando tu hai questa capacità non ti basta avere la produzione agricola deve avere quello che lavora prende il prodotto agricolo lo trasforma in qualcosa di diverso deve avere i frigoriferi per mettere dentro la verdura la frutta che fai perché non marcisca deve avere porto per caricare sopra la roba esportarla deve avere la fabbrica dove questa verdura ti diventa marmellata o ti diventa succo cioè devi costruire una catena industriale questo deve fare questo necessariamente deve aiutare a farlo l'occidente che ha le conoscenze e la tecnologia perché deve farlo per se stesso se non lo fa perché ragiona lo faccia per egoismo perché io capisco che nessuno lo faccia per egoismo per salvare se stesso da quello che potrebbe essere il futuro e questo è un passaggio noi non siamo neanche capaci di percepire quando facciamo qualcosa di buono prima abbiamo parlato di una cosa di un'esperienza brutta considerata brutta per l'occidente che è l'afghanistan l'afghanistan è stata e era per tutto l'occidente una sconfitta va bene può darsi che fosse una sconfitta quando noi siamo arrivati nessuna bambina e nessuna donna andiamo andava a scuola quando l'occidente è scappata tutte le bambine tutte le donne andavano a scuola all'università tutte quando siamo arrivati non c'era c'era un giornale quando siamo arrivati c'erano centinaia quando siamo arrivati non c'era una radio quando siamo arrivati c'erano centinaia quando siamo arrivati non c'erano scuole che insegnassero a lavorare a lavorare quando siamo arrivati c'erano centinaia certo era sempre l'afghanistan continuava a essere povero continuava a esserci la corruzione con lo sguardo occidentale c'era già voluto troppo tempo ma noi siamo così presuntuosi da pensare che la storia si cambi nel tempo di una campagna elettorale che l'umanità si trasformi nel giro di 5 10 anni siamo così presuntuosi da monetizzare da voler monetizzare anche quello senza neanche cogliere noi stavamo seminando stavamo seminando la possibilità che lì crescesse un albero diverso però non avevamo tempo perché 15 20 anni sono troppi la gente non capisce perché ok non possiamo permetterci di inseguire quelli che non capiscono dobbiamo avere il coraggio di spiegare perché se noi inseguiamo quelli che non capiscono noi regrediamo il futuro dell'umanità sia quando noi spieghiamo a quelli che non capiscono gli insegniamo a capire a spiegare che non si costruisce l'umanità non si migliora le condizioni del mondo se non si ragiona 15 20 30 40 anni non col tempo nella mia vita col tempo della vita dell'umanità noi dobbiamo iniziare a piantare alberi sapendo che noi non ne godremo l'ombra perché se noi pensiamo di non piantare cose di cui non godremmo noi non faremo fare nessun percorso l'umanità. Noi avevamo il tempo 45 minuti diciamo un tempo regolamentare di una partita di calcio non voglio andare ai supplementari mi terrei qualche minuto per parlare un po' di casa nostra dei fatti della politica interna dopo che abbiamo affrontato temi sicuramente più importanti e strategici però c'è un'attualità da raccontare il ministro Cosetto è un elemento importante di questa maggioranza di questo governo e quindi mi farebbe piacere parlare un po' anche di questo ministro partendo da questa considerazione mi pare l'altro ieri abbiamo avuto nello stesso giorno due immagini differenti contestuali quasi contestuali e comunque a pochissimi metri di distanza da una parte la presidente Meloni con accanto Buonaccini in una conferenza stampa bipartisan in cui le istituzioni hanno lavorato nell'interesse complessivo trovando un grande un grande spirito di unione per cercare di trovare le soluzioni possibili immediate per l'Emilia Romagna e intanto su questo le chiedo un parere sulla possibilità c'è anche un dibattito sul commissario Buonaccini sì Buonaccini no accanto a poche centinaia di metri si è svolta la votazione per la presidenza dell'antimafia dove è stata eletta la presidente Colosimo che ha visto l'opposizione andare via diciamo c'è stato uno scontro uno scontro politico che è diventato uno scontro istituzionale perché addirittura le opposizioni non hanno voluto partecipare al dibattito al di là del merito delle critiche eccetera non mi interessa in questo momento non credo che sia questa la sede ma invece mi interessa siccome il nostro paese ha bisogno di governo di scelte a tutti i livelli nelle regioni nelle amministrazioni ha bisogno di riforme che ci piaccia non piaccia questa quell'altra però ha bisogno di crescere lo abbiamo visto come vediamo i prossimi due anni visto che c'è una grande agenda di riforme le vediamo a palazzo chigi con un dialogo tra buonaccini e meloni lo vediamo a sammakuto con uno scontro che dice con tutti e due nel senso che quello che dicevo prima sulle democrazie l'importante è che una non uccida l'altra cioè soprattutto che la parte dialettica di confronto politico non distrugga la parte istituzionale su cui il paese deve andare d'accordo io penso che il governo si sia dimostrato in questa fase come dovrebbe dimostrarsi qualunque governo di fronte a fatti di questo tipo cioè non è che mi interessa se le miglia rossa gialla verde blu ci sono degli italiani che soffrono bisogno di aiuto devo aiutarli nel modo più veloce possibile nel modo migliore possibile non ci sono amici nemici siamo tutti italiani proprio il governo si è comportato bene buonaccini l'ho chiamato poco prima di partire per venire qua per verificare scusa leggo sui social che ci sono luoghi dove non è arrivata non è arrivata la protezione civile sui social mi mandano dai social i miei amici guarda cosa succede poi uno fa il ministro poi al di là delle informazioni c'è quelli che ti mandano guarda qua non arrivano il vantaggio di poter subito chiamato i miei militari come vi risulta che ci sono luoghi non è arrivato nessuno no allora chiamato buonaccini dico che è vero perché se è vero le forze armate se dobbiamo mandare qualche persona in più abbiamo già migliaia di persone mezzi ne mandiamo qualcuno in più e mi dicono no tranne alcune piccole frazioni dove magari il crollo di un ponte era impossibile l'accesso il resto diciamo si è intervenuti quasi ovunque e questo va fatto poi ci sono materie su cui ci sarà un confronto politico no perché ci sono visioni anche diverse ma è legittimo che ci siano visioni verse pensiamo al tema del presidenzialismo o meno può essere un tema su cui su cui c'è una visione diversa ma quello è legittimo l'importante sarebbe trovare dei terreni su cui ci si muove come paese cioè quando tu guardi a una cosa lungo termine dovresti trovare l'accordo da tutte le forze politiche nella scelta che fai io ad sempio sono molto preoccupato della della miopia italiana ed europea quando guarda il futuro delle materie prime no la cina ormai all'ottanta per cento se non in novanta delle materie che servono per lo sviluppo di tutta del motore elettrico e di tutta una parte rilevante che noi abbiamo fatto come scelta economica quindi abbiamo scelto di metterci nelle mani cinesi dei prossimi 30 anni su quelle materie prime questo mi pare che il g7 si stia lavorando per provare si sta lavorando ma il prossimo scontro tra virgolette loro dei prossimi anni saranno le terre rare quei semi conduttori che consentono le realizzazioni di computer sempre più potenti in primis il computer quantico tanto per capirvi come cambierà il nostro mondo con l'avvento dell'intelligenza artificiale tra 15 20 anni ma ormai si ragiona così quando ci sarà il computer quantico in dieci secondi si faranno le operazioni i calcoli che con i computer attuali si fanno in cento mila anni così vi rendete conto di come quello potrà cambiare completamente completamente la storia dell'umanità perché se affiancate quello all'uso dell'intelligenza artificiale di cui adesso stiamo scoprendo un utilizzo ancora diciamo banale e anche lento capite come questo possa cambiare in meglio in peggio poi lo vedremo i destini dell'umanità ma quei materiali saranno il presupposto di quelle tecnologie allora il prossimo scontro sarà sullo spazio si andranno a ricercare nello spazio e nei fondali marini ricordatevi questo perché i prossimi confini di sconto saranno i fondali marini sia perché ci passano tutte le nostre telecomunicazioni o le reti di gas sia perché le terre rare il prossimo confine delle terre rare sarà la ricerca dei fondali marini così come prossimo terreno di sconto ritornando al destino prima ma già adesso lo è l'africa perché le terre rare hanno una quantità di inquinamento per l'estrazione che nessun paese occidentale può sopportare finora la sopportate solo la cina la cina sta arrivando nel periodo di non riuscire a sopportarla più neanche lei le vuole trasferire in africa per cui diventerà il grande produttore di terre rare e quello sarà il tema che può portare allo scontro diciamo lo scontro quando dico scontro non intendo guerra ma dico a scontri pesanti di interessi enormi tra cina e stati uniti perché il controllo il controllo di il controllo di quel materiale diventa il controllo del futuro tecnologico del mondo quando dico che noi quando come dicevo prima dico che noi dobbiamo iniziare a dare informazioni queste cose sono noiosissime ma ti aiutano a capire come può evolvere il mondo e noi dobbiamo iniziare a parlarne per spiegare alle persone perché avvengono certi scontri perché avvengono certi movimenti nel mondo perché altrimenti non diamo le persone l'opportunità di capire quale sarà anche il loro futuro all'interno di questo futuro più grande avete notato come ha brillantemente dribblato tutta la parte di politica interna siamo ritornati altro che lautaro diciamo se mesi fa io ho fatto di tutto per andarmene via di essere al parlamento l'unico di propria volontà però lei è stato eletto lei ha ricevuto dei voti adesso chiudiamo così però una parola su questo mi piacerebbe ricordare è stato ha ricevuto dei voti per la presidenza della repubblica crosetto tra l'altro ne ha ricevuti di più di quelli dei gruppi parlamentari che l'avevano candidato se mi ricordo bene 114 questo non potrei dire delle cose quindi lei è visto come all'interno di centrodensa una personalità in grado di avere un ruolo diciamo super partes comunque di dialogo quindi abbiamo un minuto e mezzo si pro trovare un dialogo sulle riforme costituzionali si può cercare di trovare un terreno un compromesso quindi chi parte dal presidenzialismo può arrivare ad altro chi parte da un mantenimento dello status quo può arrivare ancora ad altro secondo lei c'è la possibilità di andare ad un accordo nei prossimi paio d'anni io mi auguro che sia la possibilità di andare a un accordo so che è necessario avere dialogo il primo che ha interesse ad avere dialogo è il governo solo una maggioranza che non ragiona pensa che andare allo scontro sia utile allo scontro non è utile a nessuno tanto meno una maggioranza il dialogo non significa rinunciare alle proprie posizioni significa un dialogo avere nelle sedi istituzionali precise non sulla stampa non sui giornali non in televisione un dialogo serio tra tecnici per arrivare a un sistema che dia garanzia a tutti ma consente al paese di affrontare le sfide future noi viviamo pensi faccio un esempio banale visto che il primo cambio lo voleva fare un governo di centro sinistra pensiamo al bicameralismo e alla lentezza con cui noi arriviamo a fare una legge con passaggi tra camera e senato possiamo permetterci con l'evoluzione dei tempi che abbiamo in cui probabilmente una legge sarebbe meglio farla in 15 giorni che non in sei mesi quando parla di cose che magari ci servono la mattina quindi gli strumenti vanno adeguati alla realtà cioè non puoi pensare che lo strumento sia indipendentemente dai tempi in cui stai vivendo questo lo si fa con un dialogo con un percorso di dialogo perché tornando al discorso con cui abbiamo iniziato lo sconto tra democrazia e autocrazia deve spingere le democrazie a migliorarsi non deve spingere a chiudersi in se stessa e a migliorarsi significa anche ad avere gli strumenti gli anticorpi per affrontare il cambiamento dei tempi la velocità nelle decisioni fa parte dell'adeguamento del rincorso di tempi ma anche a livello comunale a livello regionale a livello provinciale non ha un colore politico il cittadino vorrebbe una risposta e il tempo pensiamo all'imprenditore vuol fare il capannone o deve allargare qualcosa il tempo non è non lo può dettare la burocrazia perché il tempo che ha quello che deve fare l'investimento è quello che gli dà il concorrente e quindi vale così per tutto non vale anche per la nostra università noi dobbiamo migliorare le nostre scuole ma dobbiamo migliorare le nostre scuole che non significa rendere più prigionieri i ragazzi che studiano o rendergli la vita più difficile a me ha colpito quella ragazza che in quell'intervento universitario ricordava i ragazzi che si erano suicidati e con noi non dobbiamo portare l'università a essere un luogo come è in Cina in cui c'è una selezione e chi vince alla fine la selezione è quello che ha futuro e l'altro no noi dobbiamo formare le persone dobbiamo dargli tutti gli elementi ma dobbiamo formarli con i migliori professori possibili e normalmente dico una cosa che mi farà avere un sacco di nemici normalmente persone che si sono formate sono diventate professori 30 o 35 anni fa probabilmente non sono i più adatti a formare oggi le persone che dovranno governare i prossimi 20-30 anni e anche lì dobbiamo avere il coraggio di cambiare per cui c'è molto da fare questo è un paese che ha bisogno di ringiovanirsi anche se fa meno figli ma di ringiovanirsi anche nell'approccio che ha noi siamo molto bravi e ho finito a difendere le posizioni acquisite dobbiamo essere molto bravi a mettere le posizioni che servono alle persone più brave che troviamo in italia grazie al ministro Cosetto grazie soprattutto a tutti voi che ci avete seguito grazie anche alle persone che stanno manifestando con le loro bandiere pacifiste grazie per il vostro rispetto e per le vostre opinioni che vanno sempre grazie a tutti buon proseguimento chi ci ha seguito dallo streaming?
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