L’Africa, l’eterna terra promessa di stati che non riescono a formarsi
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L’Africa, l’eterna terra promessa di stati che non riescono a formarsi
La prof.ssa Abla Abdel Latif e la prof.ssa Del Re hanno affrontato il problema del debito in Africa, equiparandolo a un ostacolo per lo sviluppo. Si è evidenziata la necessità di cancellare parte di esso, considerando il contesto storico di sfruttamento coloniale. Entrambe le oratrici hanno affermato di notare una positiva e migliorata evoluzione nei rapporti tra l'Unione Europea e l'Africa. La discussione si è poi estesa ai golpi militari in Africa, sottolineando la necessità di una governance stabile e istituzioni resilienti, con un impegno congiunto per promuovere la democrazia.
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Sono felice di essere qui e grazie a ISP per invitarmi a questo importante festival economico. Comentare sul titolo, il titolo è molto interessante e l'ho stoppato quando l'ho guardata. Penso che sia un titolo molto pesante per un numero di motivi. Prima di tutto, usare il termine eterno, ok? Sembra che sia un caso semplice, non verrà cambiato. Quando usi il termine eterno, non puoi aiutarti anche a guardare la storia. Se lo fai, troverai che ci sono molte civilizzazioni in Africa che sono emergite. Le civilizzazioni armoniche, i cartaggi e altri, quindi non puoi usare il termine eterno. Questo è il numero uno. Il numero due è la descrizione dei stati che non sono riusciti. E qui penso che il titolo non sia un titolo molto preciso per le motivi seguenti. Potete voler tradurlo. Molto felice di essere qui, ringrazio per l'invito a essere al Festival dell'Economia. Per quanto riguarda il titolo, subito ho trovato molto interessante, anche se molto duro. Perché viene usata questa parola eternamente, che dà l'impressione che non ci sia speranza. Ma se pensiamo a questa parola eterno e guardiamo la storia, la storia dei paesi africani colma di civiltà come Cartagena e tantissime altre civiltà, che invece hanno portato tantissimo alla storia e quindi ecco che il titolo non considera questo aspetto. E l'altro cosa del titolo che l'ha molto colpita è questo fatto degli stati che falliscono, che non si formano mai e su questo secondo appunto non è proprio così preciso. I Paesi africani sono più o meno dei paesi migliori, hanno problemi, problemi di morte per esempio, alcuni di loro sono molto ricchi di olio, quindi ha una natura completamente diversa da ciò che sta succedendo sotto. I paesi centrali, parliamo di paesi, molti di loro sono vulnerabili, ma sono diversi nel livello di vulnerabilità tra loro. L'Africa del Sud è più vicino a un stato moderno di essere un paese africano, quindi è l'ultimo dello stesso. Non è solo una cosa, quindi non possiamo descriverla come paese falliscianti. Questo è il numero uno. Il numero due, e è molto importante, quando diciamo paese falliscianti, dobbiamo definire quello che stiamo parlando di. Ci sono molti indicatori per paese falliscianti, a seconda di quello che dici, dalle indicazioni di paese falliscianti a livello politico, economico, a livello umano, a livello politico, a livello politico, depending on what you are talking about, there are different degrees, again, of vulnerability and of failing. This is number two. Okay. Allora, innanzitutto il fatto che quando si pensa agli stati africani non c'è una visione omogenea, nel senso che se suddivisiamo gli stati africani tra nord, centro e sud, ci sono notevoli differenze. E quindi abbiamo nel nord i paesi che sono legati all'istrazione del petrolio, quindi molto ricchi. Abbiamo però la zona centrale che è molto vulnerabile, ma con livelli di vulnerabilità diversi a seconda degli stati. E nel sud abbiamo una certa modernità. Quindi nel momento in cui si vuole definire uno stato fallice, che non si forma, è importante dare una definizione anche considerare quali sono gli indicatori che entrano in gioco. Indicatori di tipo politico, di tipo economico, indicatori legati ai diritti umani. Tutti questi elementi variano. I think I'm learning Italian in the process. I'm capturing a lot of words. Mi sta dicendo che le sto insegnando anche l'italiano, così. C'è uno scam. Allora, la terza ragione, il fatto, è che il titolo la faccia vedere come se fosse una situazione permanente. Quando in realtà la situazione è molto dinamica. Nel periodo di 2010 fino a oggi, ci sono stato molto di cambiamenti, molto di miglioramenti, nel continento africano. Sì, ci sono problemi, ci sono circa 35 milioni di persone che sono molto sotto la linea di poverità. Ci sono un'implicazione molto seri per una popolazione molto piccola, ma allo stesso tempo ci sono paesi che hanno fatto grandi cambiamenti. Ci sono i Paesi di Rwanda che hanno cambiato dal stato di sbagliamento in un stato che è velocemente cresciuto che sta davvero bene. Se segui i paesi individuali, troverai i Geni, i Mauritius, non sono molto buoni con i loro nomi, ma ci sono molti di loro che sono davvero migliorando facendo molto meglio di prima e migliorando le loro capacità il loro rancore. Quindi se guardiamo questi fattori in combinazione, troviamo che il titolo non è davvero un titolo di spazio, è un titolo provocativo per triggere una discussione. La questione è chi è responsabile per questo cosa può essere fatto per i problemi. E credo che questa sia un'altra domanda. Esatto. La prima ragione è quella per cui il titolo dà l'impressione che sia una situazione permanente. In realtà c'è stato un forte dinamismo a partire dal 2010 a adesso. In molti paesi ci sono stati tanti cambiamenti, tanti miglioramenti. Naturalmente i problemi sono lì, si parla di 35 milioni di persone che sono al di sotto del livello di povertà, si parla di una forte disoccupazione tra i giovani, ma ci sono paesi che hanno fatto tantissimi cambiamenti. Rwanda, da un paese in fallimento, è diventato un paese caratterizzato da una forza crescita. Poi parlava di altri paesi, come anche Maurizio, in cui c'è un miglioramento nel meglio che quindi ha portato a un cambiamento rispetto al passato. Tutti questi elementi fanno dire che il titolo non è corretto, ma che ha uno scopo provocatorio. E quindi è importante capire dove ci sono responsabilità che cosa può essere fatto. Ma su questo si ferma perché probabilmente sarà oggetto di un'altra domanda. Allora, vi ho letto una serie di nomi, di paesi in cui ci sono stati notevoli miglioramenti. Per quanto riguarda il venture capital, soprattutto in Kenya, grazie anche al settore dell'intelligenza artificiale, sono stati fatti tantissimi cambiamenti in mezzo. Quindi possiamo dire che in questo continente ci sono delle isole in cui c'è una sostenibilità una sostenibilità in cui c'è una sostenibilità in cui c'è una sostenibilità in cui c'è una sostenibilità in questo continente ci sono delle isole di successo dei paesi che stanno cambiando e migliorando tantissimo. Grazie, grazie dottoressa Abdel Latif per questa premessa che era necessaria per averci aiutato ad inquadrare un po' il continente africano. Adesso andiamo un po' sull'attualità con la professoressa del Re. Molti paesi africani si trovavano ancora a fare i conti con gli strascichi del Covid e della crisi economica quando sono stati investiti dai contraccolpi della guerra in Ucraina da una crescente polarizzazione a livello internazionale. Che anno è stato quest'ultimo per l'Africa in particolare per la regione saeliana? Grazie, ma intanto vi voglio far vedere da le persone che sono laggiù in fondo che con tanta dedizione seguono tutta questa meravigliosa discussione da tanto lontano. Grazie e devo dire anche che vedervi così numerosi per noi che ci occupiamo di Africa è un grande conforto perché vuol dire che comprendete veramente come sta andando il mondo questo secondo me è molto importante e molto bello. Quindi vi ringrazio tantissimo, oltre ovviamente a ringraziare gli organizzatori. Quindi grazie, io anzi suggerirei un applauso a voi perché ve lo meditate davvero. Sì, perché l'Africa ha bisogno di noi come noi abbiamo bisogno dell'Africa dal punto di vista di quello che è accaduto nell'ultimo anno ovviamente sono emerse tante questioni che si sono poi appunto sviluppate in modo diverso rispetto al passato. La guerra in Ucraina sicuramente ha determinato moltissimi cambiamenti. Per l'Africa è un momento di anche ricerca di identità di rapporto con soprattutto l'Europa perché c'è stato e continua ad essere ripetuto a me in particolare nel mio ruolo da capi di Stato così come da gente che fa parte della società civile se noi con questa polarizzazione che siamo costretti tra l'altro ovviamente a fare per quanto riguarda l'Ucraina in realtà abbiamo deciso di diminuire i fondi per l'Africa o abbiamo cambiato il nostro atteggiamento il nostro modo di intendere il partenariato con l'Africa. Io rispondo sempre che questo non è accaduto, anzi non solo abbiamo confermato tutti i nostri fondi, ma abbiamo inaugurato l'anno scorso una iniziativa importantissima che si chiama Global Gateway che vuol dire praticamente cancello d'entrata globale che ci permetterà nel futuro di entrare ancora di più nelle dinamiche africane perché con il Global Gateway investiamo 150 miliardi di euro in una serie di infrastrutture, di progetti per la digitalizzazione tante altre cose, non abbiamo quindi cambiato il nostro atteggiamento anzi abbiamo investito ancora di più. È certo che per quanto riguarda gli avvenimenti nell'Africa d è il motivo per cui il titolo è provocatorio, nell'ultimo anno ci siamo trovati di fronte per esempio nel Sahel che è il dossier più caldo sul tavolo dell'Unione Europea dopo appunto la guerra attuale in Ucraina, ci siamo trovati di fronte a colpi di Stato, ci siamo trovati di fronte a una crisi alimentare devastante, ha un aumento del terrorismo che sta mettendo in ginocchio i paesi perché il terrorismo chiaramente provoca sfollati, in Burkina Faso siamo a 2 milioni di sfollati a causa degli attacchi terroristici che per di più sono mescolati a gruppi criminali, quindi potete immaginare quanto questo ovviamente comporti una profonda riflessione. Per quanto riguarda l'Unione Europea, intanto vi dico che essere rappresentante speciale dell'Unione Europea vuol dire rappresentare 27 paesi dell'Unione Europea, cosa di cui io sinceramente mi onoro moltissimo, rappresentarli nel rapporto con l'Africa e in particolare con il Sahel. In questo rapporto io naturalmente non solo faccio un negoziato molto serrato con tutti, ma porto avanti dei principi che l'Unione Europea devo dire tutti i paesi membri, quindi anche l'Italia, ha identificato come principi ispiratori fondamentali della sua strategia. Qual è il principio più importante? Per noi il principio più importante, oltre a tutti i nostri progetti di sviluppo, al nostro sostegno umanitario e naturalmente alle prospettive economiche, è sicuramente lavorare sulla governance. Cosa vuol dire? Fare in modo che le strutture statali siano forti abbastanza per poter assorbire contraccolpi delle crisi, ma anche per poter proteggere la popolazione, fare in modo che la popolazione possa essere difesa, per esempio, dal terrorismo, possa avere accesso ai servizi di base, perché noi non ci rendiamo conto a volte che vivere, per esempio, nel Sahel per un giovane vuol dire avere scarsissimo accesso ai servizi di base, quasi mai avere accesso all'acqua, pochissimo accesso alla sanità pubblica, difficoltà nelle università, per esempio, di avere accesso a biblioteche, il collegamento internet è complicatissimo, costosissimo, quindi potete immaginare quanto intervenire e insistere nel nostro partenariato con l'Africa sulla necessità di avere una governance che possa dare un sistema di welfare che funziona, uno stato di diritto per cui la gente si sente protetta nella sua vulnerabilità, questo è assolutamente fondamentale in questo senso si risponde alla provocazione del titolo che anch'io giudico un po' lapidaria, come ha detto l'amica Abla, perché indubbiamente parlare di eternità in qualche maniera ci fa venire un nodo alla gola, mentre invece vediamo dei segnali molto positivi anche in situazioni estreme come quelle del Sahel, quando dico estreme intendo veramente difficili da risolvere, ma nel nostro partenariato, noi come Unione Europea, possiamo veramente cambiare le cose, anche perché noi siamo l'unico attore siamo il primo partner di tutti i paesi del Sahel che veramente porta avanti lo sviluppo, altri attori, mi riferisco alla Cina e alla Russia, invece hanno degli atteggiamenti di sfruttamento e di ottenimento di un profitto al loro vantaggio, mentre noi obiettivamente abbiamo un profitto e un interesse, perché non possiamo negare che ci interessa stabilizzare l'area per non avere poi problemi noi nel nostro territorio, ma allo stesso tempo ci interessa lo sviluppo dell'area, perché, come dico sempre, il Sahel in particolare, il dossier più caldo sul tavolo dell'Unione Europea, per noi è la vera frontiera meridionale dell'Europa. Grazie professoressa, chiarissimo. Io ho qui una domanda lunghissima che accorcerò, perché voglio lasciare anche del tempo in coda per le domande del pubblico, quindi preparatevi se ne avete. Siamo al Festival dell'Economia, l'economia è un tema imprescindibile di cui parlare per capire, per parlare dei problemi relativi all'Africa, quindi chiederò subito la dottoressa Abla la questione del debito, perché è così importante, perché è imprescindibile per capire l'Africa di oggi. Se vogliamo visualizzarlo, immaginiamo che c'è una persona che sta andando in una gara e sta cercando di correre, stai mettendo un grande pezzo di ferro, un ferro molto pesante, attaccato alla legge. È in realtà impossibile per lui correre. In Africa, 34 paesi in Africa sono le prime, sono le prime 39 paesi classifiche dalle organizzazioni internazionali per avere il pezzo più alto. Hanno accumulato questo pezzo durante un periodo di tempo, ora si chiedono di fare una transizione verde di coprire con le condizioni climatiche di giocare la loro partita in questo pezzo, mentre hanno questo pezzo. La metà dei pezzi di questi paesi sono associati alla organizzazione multilaterale. La metà di questi paesi sono dei pezzi privati, come si dice in questo modo. Alcuni dei pezzi di questi paesi si occupano del 60% della loro GDP, che è la loro produzione internazionale. Quindi puoi immaginare quanto è vera questa situazione. E non è completamente la loro responsabilità, perché la realtà, e è un fattore male, è un fattore male, l'Africa è stata abusi per un tempo molto lungo nella sua storia. È stata colonizzata, nella loro mente è ancora trattata come colonizzata. Mi piace quello che hai detto sull'Europa mi piace il cambiamento della percezione. Ma quando tutti i paesi, tutti i paesi del sud si riuscono, pensano all'Africa come le colonie antiche. Alcuni dei pezzi di questi paesi sono ancora imprintati nel paese europeo. Quindi è molto strano alcune delle loro currency imprintate. Quindi c'è un problema qui. C'è un problema qui. E l'IMF ha bisogno di cancellare alcune di queste pezze in modo da farle muovere, in modo da farle muovere avanti e fare nulla. Alcune delle pezze le hanno preso in parte perché i governamenti corrompibili, le decisioni sbagliate, eccetera. Ma alcune di queste le hanno preso in modo da farle muovere. Quindi non è loro la responsabilità è un bisogno che le pezze si muoviano. Non perché causeranno interferenze nella loro decisione, ma perché non possono muovere in modo da farle muovere, soprattutto sotto la pressione del resto del mondo per il climatismo. Per farvi vedere la foto, l'Africa contribuisce non più di 3% del risparmio del climatismo. E nonostante questo, è l'unico che faceva strada, strade, paura, tutti i problemi che accadono a causa del climatismo. Quindi non sono responsabili per le source del problema, ma hanno da fare con gli effetti devono sviluppare nel processo. Ancora, torniamo alla città. Cerco di riassumere. Allora, il problema del debito è sicuramente molto serio, molto grave, come se uno volesse fare una gara di corsa con un pezzo di ferro attaccato al piede. Diventa un po' difficile. Consideriamo che dei 39 paesi che sono classificati come a maggior indebitamento, 34 paesi sono africani. E sicuramente siamo in un periodo in cui c'è la green transition, quindi la transizione verde. Bisogna far fronte al cambiamento climatico. E tutto questo pensando anche al grave peso che il debito ha nei paesi. Mettà di questo debito è legato alle organizzazioni multinazionali. L'altro possiamo definirlo debito privato. Però i pagamenti di questi debiti accumulati rappresenterebbero per alcuni paesi il 60% del loro prodotto interno lordo. Quindi sicuramente una situazione complicata. Naturalmente ci sono state delle situazioni che non bisogna sottovalutare come la passata colonizzazione. Certo, la mentalità è cambiata e ringrazia tantissimo la diversità di approccio dell'Unione Europea, questo cambiamento proprio di percezione. Però in tantissimi casi e in tantissime situazioni questa modalità legata alla passata colonizzazione è ancora lì. Quindi è necessario cancellare una parte del debito proprio per poter muoversi, svilupparsi e andare avanti. Certo, ci sono delle responsabilità che sono legate alla corruzione quindi sicuramente devono essere considerate. Però è anche proprio importante considerando la situazione legata al cambiamento climatico. Un dato molto importante è che l'Africa ha contribuito soltanto per il 3% a quelli che sono i danni creati dal cambiamento climatico, però sappiamo benissimo come il continente africano ha dovuto fare fronte a situazioni climatiche gravissime come siccità, inondazioni, fame. E quindi sicuramente è importante agire sul debito per poter permettere questo ulteriore sviluppo. Grazie. Soressa del Re voleva replicare. Vorrei aggiungere e dire che questa questione della mentalità coloniale è vera entro certi limiti. Sicuramente interviene in questo senso che la nostra interlocuzione con i paesi africani secondo me non è mai stata così vivace come lo è adesso. C'è un continuo scambio, un continuo movimento di visite. Ci immaginiamo situazioni statiche invece per quello che posso dire io dal mio osservatorio privilegiato passando peraltro molto tempo sul campo nel Saele in Africa, in realtà c'è un grandissimo movimento. Certamente questo è un processo di maturazione soprattutto per comprendersi meglio e per far sì che il nostro partenariato, perché così lo chiamiamo, non chiamiamo il nostro rapporto per esempio un rapporto tra donatore e beneficiario, noi parliamo di partenariato che vuol dire essere alla pari lavorare insieme per ottenere un risultato che è beneficio di entrambi, sia di chi si offre per aiutare sia chi naturalmente poi fa uso dell'aiuto per poter portare avanti lo sviluppo. Beh in questo senso devo dire la verità noi siamo in una fase di maturazione molto interessante, non perfetta ma sicuramente molto incoraggiante. Quello che scoraggia e io anzi voglio tra l'altro ringraziare l'Egitto perché l'Egitto in questo momento sta facendo per esempio un'opera di accoglienza nei confronti dei rifugiati sudanesi anche su questo si riflette poco ma tutti i movimenti di persone, il Chad che è un Paese molto povero che ha già dei problemi enormi, ha già accolto 800.000 rifugiati. Sono tutti i movimenti di cui noi dobbiamo tenere conto per capire quanto questi Paesi siano protagonisti per i fatti del mondo. Ebbene in tutta questa dinamica chiaramente il nostro rapporto come Unione Europea e come Stati membri dell'Unione Europea inclusa l'Italia per esempio, ci poniamo appunto come collaboratori che vogliono ottenere un risultato a lungo termine soprattutto un risultato di sviluppo condiviso che è la vera sfida del futuro ma che secondo me in questo momento diciamo in qualche maniera abbiamo già come strada imboccato. Grazie, c'è sicuramente ancora da lavorare. Lei anticipava prima un tema. Per diversi anni non si è assistito in Africa ai golpi militari. Poi tra il 2020 e il 2022 ce ne sono stati sette. E adesso, come anche lei ricordava per il problema dei rifugiati, il Sudan è sul baratro della guerra civile. Questi eventi hanno riacceso un dibattito annoso sulla praticabilità l'efficacia della democrazia in Africa. Lei che cosa ne pensa? Io penso che indubbiamente c'è un problema e l'abbiamo detto prima, l'abbiamo condiviso, di governance e quindi di strutture istituzionali che possano resistere ai contraccolpi per esempio della insoddisfazione popolare, del fatto che non ci sono avanzamenti sul piano sociale che appunto le persone non si sentano incluse, non ci sia una vera coesione sociale e soprattutto una grande marginalizzazione, cosa che vuol dire anche una forte distanza tra il centro del potere e la popolazione in generale, quello che noi per esempio nel mondo europeo cerchiamo sempre di ridurre, garantire ed è stato frutto per noi di lavoro di molti secoli indubbiamente. Ebbene il problema vero è che questi colpi di Stato, io conosco bene gli attuali Presidenti che sono dei golpisti, derivano appunto dalla incapacità della società di organizzarsi in maniera sufficiente da dare una risposta alternativa per esempio a politici che non sono più apprezzati dalla popolazione. Interviene prima l'atto di forza, prima che si possa mettere in atto un processo, che per noi per esempio è il processo elettorale o comunque un processo politico che ha varie tappe. È un problema molto serio, però devo dire che proprio questa collaborazione tra l'Unione Europea e l'Organizzazione degli Stati dell'Africa occidentale che si chiama ECOWAS, l'African Union, ovvero l'Unione Africana altri attori molto volenterosi, stiamo cercando di portare avanti delle proposte per risolvere questo problema che siano in sintesi il ritorno all'ordine costituzionale. Per esempio, in Mali adesso ci sarà un referendum per la Costituzione. Il Mali ha garantito, nonostante sia governato in questo momento da una junta golpista, che rispetterà gli accordi presi con l'Organizzazione degli Stati dell'Africa occidentale per fare delle elezioni regolari. Questo referendum sulla Costituzione sarà una prima tappa. Lo osserviamo molto da vicino. Io sono stata in Mali recentemente, ci tornerò dopo il referendum. Allo stesso tempo anche in Burkina Faso, insistiamo perché si ritorni all'ordine costituzionale, che diventa anche una condizione. Ma è una condizione a favore della popolazione, perché se noi insistiamo su questo, garantiamo che poi le strutture, quando avranno sempre più soldi per gli aiuti, possibilità di sviluppo, possibilità di maggiore aiuto umanitario, saranno in grado di assorbire questi aiuti. Perché altrimenti, se è uno stato fragile, rischiamo che tutto quello che si fa poi venga vanificato in poco tempo. Quindi capite quanto è complessa la questione. Ma in questo momento è più che mai importante anche perché ci sono pressioni globali. Per esempio, la presenza della Russia, non possiamo non dirlo, con i mercenari Wagner, ha comportato in Mali che l'Unione Europea sospendesse quasi tutte le sue missioni. Lo so bene io, che sono stata la prima della guerra in Ucraina, a dire al presidente Goità, che è il presidente golpista del Mali, a dirgli non chiamare i Wagner, perché per noi è una linea rossa. Noi non possiamo accettare un gruppo di mercenari senza regole, un esercito irregolare, che tra l'altro in questi giorni, secondo un rapporto dell'ONU, è responsabile addirittura di gravissime violazioni dei diritti umani. Quindi capite che ci sono tanti tasselli in questo rapporto. Ma la cosa importante è che l'Unione Europea rimane ferma sui suoi principi. Noi portiamo avanti il principio della democrazia, dello stato di diritto, dello stato appunto di welfare, per fare in modo di aiutare le popolazioni. E nonostante a volte ci siano delle crisi tra noi e i paesi, per esempio con il Mali, garantiamo sempre l'aiuto umanitario, perché la protezione della popolazione per noi è il primo elemento fondamentale. Come vedete non è facile, però io che ho passato 40 anni sul campo, in zone di conflitto, in tutte le guerre, continuo ad essere ottimista, perché credo nella gente. E la gente in Africa crede nel futuro. Quindi io spero che questo ci aiuterà a tutti. Grazie professoressa. Spesso ci lamentiamo però del fatto che l'attenzione nei confronti del continente africano è una tensione discontinua, un po' intermittente, diciamo così. Che cosa dovrebbe fare a suo avviso la comunità e le organizzazioni internazionali per aiutare a superare una serie di problematiche che si trascinano in Africa? Let me just start by two very quick comments related to what you were talking about. The first one about Egypt receiving refugees from Sudan. I want everybody to know Egypt has about 5 or 6 million refugees from all over the world. Sudan, from Syria, from so many others. We do not have refugees. We don't even call them refugees. We do not have refugee camps. What they do is actually mingle with the society and start businesses. And there are areas in Cairo actually that are Syrian areas and Palestinian areas and so on. We do not have that. It's not like in the case of Lebanon or like in the case of Jordan. And I think it's important to mention that. Second point, and it relates directly to the question, ven though it's a comment on what you were saying about Egypt, and about what the EU is trying to do and what the international organizations are trying to do. Aid is important, but aid is not the one that's going to take these countries forward and out of their problem. These countries need to grow out of poverty, grow out of their problem. And growing out of their problems means having better opportunities. And growing out of their problems means having bigger capacity building for the governments, for example. Having proper collection of data so that policy making is done on the basis of correct data. Choosing the right people for the government. Of course, ending corruption and so on. Paying a lot of attention to the infrastructure. I don't know how much of you are aware of this, but there are 600 million people in Africa who do not have access to electricity. And around 660 million who do not have access to clean cooking. So they burn wood in order to cook. And there are countries that are landlocked. They are locked without access to the sea. And there are roads that are not paved so you could go for a few kilometers in a number of hours. I'm talking about Central Africa having all those problems. It's not about the north. All of these things require a lot of attention and a lot of support. And here what the international organizations are doing, that is, I will not say wrong, but that is not enough, is initiate a number of programs. When the program is over, the impact also is over. Seeking sustainable solutions is what is needed. Improving the capacity so that the government can start providing this to the others is what is needed. And it's extremely important. Building on the capacity of the local communities, there are African solutions for African problems at all levels. They need to be capitalized on by those international organizations. And all of this needs to be done along with a lot of help from the north, not out of charity, and this is extremely important, but out of duty and justice because this continent has been abused. And I agree with you completely. There is a change of status and it's not perfect, but it has been, it's a very, very rich continent, very rich continent, and it's been abused. And until now, one of the issues that I'm sure you all know, following the war in Ukraine, the climate objectives of the net zero and all, Germany, for example, was one of the first countries that started to use coal again. And coal became a nice thing. It's good, it's not bad. Fossil fuel is not bad. And Africa was expected to export their fossil fuel, but not use it for manufacturing, which doesn't make any sense. So we need a different look. Also, and this is the last thing, I think international organizations and Western countries need to provide funds or benefit from the existing funds that reduce the risk of investment in Africa. There is a risk in investment in Africa. This risk needs to be reduced through those funds. Again, out of justice, because you are paying hefty price for something that you did not do. Imagine you did not do anything. Actually, you have the forest that clean the air. And yet, you are the ones that are suffering and you are having problems develop. Last, but not least. Last, last. Just last sentence. I'm sorry, you're going to kill me. You're going to kill me. Are they insulting me in Italian? No, no, no, I swear. Last, very last thing. You cannot, you cannot expect to see... Here they are insulting me, the translator. You cannot expect to see democracy and proper governance in African countries that have been recently freed from the colonization. When the U.S. took a couple of hundred years and Europe took a very long time to reach where we are. It's good that, where you are right now, it's good to provide them with the support and help them. And this is going to speed up the process, but they should not be expected. So, it's not surprising that they're having all those issues. Ho l'aiuto anche della collega se per caso mi sono dimenticata qualcosa. Lei aggiunge. Allora, innanzitutto, un paio di commenti rispetto a quello che è appena stato detto riguardo all'Egitto e al fatto che ha ospitato alcuni, appunto, rifugiati dal Sudan. Si parla di cinque, sei milioni di persone che non solo vengono dal Sudan, ma anche dalla Siria. E in realtà in Egitto non li chiamiamo rifugiati, non li chiamiamo profughi, ma non abbiamo neanche dei campi, ma c'è proprio il fatto che vengono accolti vengono ad essere inseriti nella società. Si mescolano, non mi veniva la parola. Cominciano anche delle loro attività anche al Cairo, ci sono delle zone dove ci sono appunto abitanti della Siria. Quindi la situazione è un po' diversa da quella che possiamo vedere in altri paesi che hanno ospitato rifugiati, come per esempio il Libano. Per quanto riguarda gli aiuti e il fatto dell'Unione Europea, delle organizzazioni internazionali, è sicuramente molto importante. Però è anche importante fare in modo che siano i paesi stessi ad uscire fuori dalla povertà e dai loro problemi. Quindi si parla di capacity building, cioè di fare in modo che ci sia proprio uno sviluppo delle capacità, quindi a livello di governo, a livello anche di raccolta dati, in modo tale che la raccolta dati sia tale da permettere poi di adottare le politiche più corrette a una situazione monitorata reale. Quindi naturalmente ci sono delle cose da cambiare, abbiamo parlato della corruzione, del fatto che ci sono ancora tantissime persone, 600 milioni si parlava che non hanno accesso all'elettricità, che molto spesso hanno bisogno di bruciare il legno per cuocere, che non hanno accesso al mare, dove non ci sono strade che sono state ancora costruite, si parla soprattutto dell'Africa centrale. Quindi è molto importante l'attenzione e il sostegno delle organizzazioni internazionali, ma è molto importante anche considerare lo sviluppo delle capacità locali. Molto spesso vengono iniziati dei programmi, una volta che il programma è finito finisce in qualche modo anche l'impatto, proprio perché manca questo aspetto della sostenibilità, dello sviluppo delle capacità anche a livello di governi. Quindi questo capacity building è veramente importante, soprattutto a livello delle comunità locali africane, perché così si è la vera e propria capitalizzazione. E naturalmente è molto importante l'aiuto da parte dei paesi del Nord Africa, ma non per carità, se così possiamo dire, ma semplicemente anche per dovere e per spirito di giustizia, perché questo continente africano così ricco è stato più volte in più occasioni abusato. Quindi, persando anche all'obiettivo che abbiamo delle emissioni zero, in Germania si è ripreso ad utilizzare il carbone, quindi combustibili fossili, che l'Africa esporta, ma che però non ha il diritto di utilizzare. Quindi è proprio importante cambiare il punto di vista d è anche molto importante attraverso l'organizzazione internazionale e i fondi ridurre i rischi di investimento che possono esserci e che esistono in Africa. Tutto questo proprio, lei diceva, out of justice, proprio per spirito e di giustizia, pensando che l'Africa è anche quella dove ci sono le foreste che puliscono tantissima quantità di aria. Ultima cosa da mettere in evidenza è che non ci possiamo aspettare che paesi che hanno da poco tenuto la loro libertà in Africa siano già ai livelli di democrazia che possiamo avere noi in Europa o negli Stati Uniti dove dal momento dell'ottenimento dell'indipendenza oggi c'è stato un lungo percorso. Naturalmente è importante sostenerli per fare in modo che questo processo sia più veloce, ma bisogna considerare anche questo punto. Ecco, ho dimenticato, problemi africani, soluzioni africane. Grazie. Allora, io voglio dire che problemi africani, soluzione africana è lo slogan che viene utilizzato costantemente. Io aggiungerei però la parola che è il principio ispiratore per tutti noi, cioè in inglese si chiama ownership, in francese si chiama appropriation, in italiano si chiamerebbe appropriazione, cioè fare proprio qualche processo, diciamo, che ci riguarda. Ed è proprio il principio ispiratore, cioè noi con la nostra ambizione è proprio quella, nel nostro partenariato. E come partenariato cosa voglio dire? Voglio dire che si lavora insieme per lo stesso obiettivo, non c'è differenza, le discussioni su quali sono i progetti, le necessità vengono fatte insieme. Di recente, per esempio, io mi sono molto interessata per convincere i 27 milioni di persone, mi sono molto interessata per convincere i 27 paesi membri dell'Unione Europea a inviare una missione esplorativa in Burkina Faso per sedersi al tavolino con tutti i funzionari dei vari ministeri capire in ogni settore di che cosa ha veramente bisogno il Paese insieme a loro, per costruire e rispondere naturalmente alle crisi del Burkina Faso che in questo momento è in una situazione veramente disperata. Come aiutarli sulla base della loro percezione dei bisogni? Perché noi possiamo contribuire per quanto riguarda il capacity building, cioè dare la possibilità alle persone di imparare le cose quindi poi di metterle in atto da sole. Per noi questa è la base assoluta. Tutte le missioni dell'Unione Europea sono basate sul capacity building. È una cosa che facciamo sempre insieme con gli africani naturalmente otteniamo dei grandissimi risultati. Quando dico risultati intendo dire migliaia di persone che possono suforire della nostra formazione. L'ultima cosa che vorrei dire, la difficoltà del concetto di democrazia sta nel fatto, e io questo lo dico anche all'accademico che si occupa di queste cose da decenni, nel capire che bisogna chiaramente adottare un concetto di democrazia che va definita come democrazia contestualizzata. Cioè ogni paese ha un suo modo di interpretare in Africa perché ci sono tante variabili. E questo è un fatto da tenere molto in considerazione. Però ci sono esempi di democrazie che stanno funzionando che ci permettono di lavorare anche meglio su quello che noi facciamo nel nostro rapporto di partner in Africa. Per esempio il Niger in questo momento è un paese che sta attirando tantissima attenzione dal mondo intero, in particolare dall'Unione Europea, perché è un paese democratico. La democrazia paga, ma non paga solo per un aspetto idealistico, paga perché funziona, perché le strutture sono in grado di gestire i rapporti internazionali, sono in grado di recepire i fondi farli funzionare, perché le persone sono coinvolte possono esercitare la loro professionalità. Quindi la democrazia paga. Il Niger in questo momento è veramente al centro delle nostre politiche, ha avuto moltissimi fondi, ancora di più ne avrà, vi annuncio che a luglio io stessa andrò in missione, insieme al nostro alto rappresentante Borrell, in missione proprio in Niger, che tra l'altro è un paese che ha ricevuto ultimamente un'infinità di visite che ha un'interlocuzione con noi, quindi uno scambio estremamente diretto. Io vado in Niger quasi sempre con il Presidente Bazum, che è un uomo molto illuminato, c'è uno scambio molto aperto, molto franco, anche critico, perché quando si è partner si deve parlare con franchezza, questo chiaramente è proprio il modello giusto di crescita insieme. Io credo che sia possibile, perché ne abbiamo la prova, per noi il principio soluzione africana per problemi africani è fondamentale, soprattutto questo principio dell'appropriazione, che per noi è un fatto fondamentale, perché se c'è l'appropriazione vuol dire che c'è una collaborazione molto forte, noi siamo alla pari con l'Africa. Grazie professoressa. Io però vorrei vedere se c'è qualche domanda dal pubblico, perché è uno scambio molto interessante e molto appassionante. C'è qualcuno che vuole fare delle domande? Sì, in fondo, possiamo portare un microfono? Esatto, ce ne sono un paio, magari raccogliamo due o tre domande a cui chiederei di rispondere sinteticamente, così ci stiamo. Adesso funziona, sì. Vi ringrazio innanzitutto perché sono state delle esposizioni interessantissime, piene di notizie veramente confortanti, direi, sulla situazione africana. Io volevo chiedere però alla dottoressa del Re, in particolare se in questa azione di paternariato che sta facendo la Comunità Europea, oltre a questo rapporto con i governi per rafforzare la governance, favorire questa appropriazione, c'è anche un'azione, lei mi pare ne accennava un pochino all'inizio, nei confronti della società civile per far crescere una cultura, ma anche delle strutture che diano possibilità alla società civile di avere una voce democratica, una voce che non passi per fenomeni di violenza, che purtroppo ancora sono troppo frequenti. La prima cosa, purtroppo però sappiamo che uno dei grandi problemi in Africa è anche dato dal commercio delle armi, sappiamo che purtroppo molti paesi dell'Unione Europea tuttora sono fra i grandi fornitori di armi ai paesi africani per le guerre che purtroppo continuano ad essere. Vorrei sapere se c'è qualche azione da parte dell'organismo di cui lei fa parte o di altri organismi dell'Unione Europea volti a perseguire una politica seria di lotta al commercio delle armi nei confronti dei paesi in guerra. Grazie. Grazie. Ci sono altre domande, sì? C'è un'altra domanda? Anche io ringrazio. Ho vissuto qualche anno in Africa e vedo due difficoltà, due problemi pesanti. Uno è che, che è girato un po' dall'Africa, osserva che c'è un neocolonialismo economico in Africa. Cioè sostanzialmente enormi risorse, dico banalità, lo sappiamo tutti, normi io in mente perché, per esempio, conosco tante realtà, ma da vicino, per esempio, conosco un'enorme miniera di carbone che attualmente sta facendo enormi lucri, di una muatizia vicino a Tete, di un'azienda indiana e di un'azienda brasiliana. Mozambico. Ma potrei fare mille esempi. Cosa significa? Che le risorse dei paesi sono sfruttate da multinazionale. Allora, mi chiedo, come Cittadino Unione Europea, che posizione prendo rispetto a questa realtà che influenza direttamente la povertà e la ricchezza delle popolazioni. Grazie. Un'altra domanda. Un'altra domanda. Il secondo elemento che vedo è che viene spessissimo tirato in valo. Avvicina il microfono perché non si sente niente. La grande corruzione. Si parla sempre di molta corruzione, no? E purtroppo è un dato di realtà. Nella corruzione ci sono sempre due fattori. Cioè il corrotto e c'è il corruttore. Entrambi hanno la stessa responsabilità. Non voglio fare esempi, però conosco un po' il Mozambico so che a tutt'oggi battiamo l'eredità di un processo di pace stremamente positivo, estremamente bello e di successo che però ha introdotto un sistema di, non voglio dire di corruzione, però di aiuti facili, non so come dirlo, o di emissione di denaro al di là di quello che è il tuo lavoro quotidiano, il tuo duro lavoro. Anche su questo non parliamo poi delle grandi dite, delle multinazionali e del sistema che utilizzano per entrare, per avere favori nelle dipende. Per favore sinteticità anche nelle domande. Basta, chiedo solo, vedo questi due grandi elementi. Allora mi chiedo, ripeto, come cittadino europeo, come ci poniamo di fronte a questi due grandi elementi? Prego, professoressa, mi pare di capire che domanda. Cercherò di essere ultrasintetica. Domanda sulla società civile opportuna. Per me è un fatto fondamentale come persona, con tutta la mia esperienza professionale di tutta una vita. Per l'Unione Europea la società civile è fondamentale. Abbiamo un'infinità di programmi in questo senso. Cerchiamo di favorire al massimo, soprattutto, per esempio, i giovani e le associazioni di giovani, che sono molto presenti, molto capaci, ma trovano grandi difficoltà, soprattutto nell'organizzarsi, perché appunto non hanno strumenti e non hanno, per esempio, mezzi di trasporto, non hanno connessione, non hanno la possibilità veramente di affermarsi. Spesso anche si perdono, purtroppo, in grandi elucubrazioni ideali, ma senza poter portare poi avanti un progetto, per esempio, politico molto concreto. Quindi noi siamo molto vicini alla società civile. Io stessa ho istituito per il mio ufficio dei gruppi di consiglieri che vengono dall'Africa e che sono giovani, ricercatori e donne, proprio per sostenermi e per fare in modo di aiutare questo meccanismo, che però hai aiutato da tanti fondi, tantissimi fondi. Poi chi è interessato può rivolgersi a me per qualunque informazione sui progetti che sono un'infinità. Il numero due, le armi, grazie anche per questo argomento. Non a caso io stessa ho creato un'iniziativa che si chiama One Desert che mette insieme la Libia e i paesi del Sahel, perché i paesi del Sahel che in questo momento vivono appunto un problema di sicurezza gigantesco, veramente gravissimo, accusano spesso la Libia di essere l'origine della circolazione di armi. Allora ci sono delle missioni dell'Unione Europea, in particolare è UBAM, che è la missione proprio per il controllo delle frontiere, che sono dedicate a questo, ma c'è anche la missione i Rini, ci sono un'infinità di iniziative, poco conosciute, perché a meno che non si sia uno specialista, questi argomenti non si conoscono bene, ma garantisco che è uno dei problemi più seri che conosciamo profondamente come questione, soprattutto alla base del fatto che sia i gruppi terroristici sia i gruppi criminali riescono a proliferare. Terzo punto, la corruzione. Certamente io sono contenta di questa domanda, perché è un fatto molto serio, però per esempio, per quanto riguarda l'Unione Europea, noi siamo accusati di lentezze, proprio perché imponiamo dei meccanismi di controllo incredibili, a volte ci sembrano quasi soffocanti, diciamocelo pure, ma sono giusti. Per spendere un centesimo, noi dobbiamo fare in modo che venga giustificato, abbiamo una burocrazia molto solida, molto, come ripeto, a volte apparentemente soffocante, ma che garantisce la trasparenza. È un messaggio che stiamo facendo passare con i nostri partner come un meccanismo di garanzia, perché noi abbiamo visto tanti paesi che sono in grado di dare a prestito dei soldi in tempi brevissimi, ma che poi non solo strangolano il paese con il debito, ma per di più favoriscono la corruzione perché i denari non si sa dove vanno, o forse si sa, ma non si può dire. Quindi noi come Unione Europea, onestamente, esportiamo anche il nostro modello, può piacere o non piacere, ma oramai nel nostro partenariato, i nostri partner africani che, come ripeto, sono sempre con noi c'è uno scambio continuo, comprendono quanto sia prezioso questo meccanismo quanto sia preziosa questa metodologia, per garantire il lungo termine soprattutto. Quindi attenzione, effettivamente il problema c'è, ma se penetra questa metodologia di controllo che noi adottiamo in tutti i modi in tutte le maniere, penetra anche il concetto di autogarantirsi garantire in questo modo anche l'avanzamento, perché altrimenti l'avanzamento non può essere garantito, il denaro non arriva mai là dove è necessario. Grazie tanto per queste belle domande. Molto benissimo. Dottoressa Abdel Latif, se vuole aggiungere qualcosa e concludere questo nostro piccolo impunto. Sì, aggiungerò qualcosa molto velocemente, ma credo sia importante. E è per i giovani, per le persone giovane in Africa. Il 50% della popolazione in Africa è meno di 25 anni. Quindi è una popolazione molto, molto giovane. Of course this is a challenge, but more important than challenge, it's a huge asset. So if anybody can make a difference, it is the youth. In my center, in preparation for COP27 last year, we had a series of webinars with African people to hear the voice of Africa on their problems. And one of them was with the young people. And you would really shiver when you hear them talking. They said, we do not want the corruptive governments, we can change them, but we need to be heard, not in our circles alone, but in mainstream. Listen to us, get us involved. So it would be great and it's good that the EU is working with the youth, but they need to work deeper with the youth, because they are the future and they are the ones that are going to make all the difference. The very last message, for Africa to be upgraded, it needs to get out of the vicious circle of poverty. For the entire South to improve, their voice needs to be heard. And so we are calling a lot now for having, for instance, African representation, the G20. It can be G21, nothing is going to happen, it becomes 21 by the way, it's not criminal. Or 22, I would have someone from Latin America. They need to be heard, the South needs to be heard. 80% of the population are living in the South, Africa is part of it. 17% of the population in the world is living in Africa, which is very interesting, 1.3 billion people. So these people need to be lifted up, go up in the service, in the surface to be able to get what they deserve in terms of support and to have a fair world. And finally, just like my colleague uploaded the cloud at the beginning of the session, I would like to upload the cloud and upload my two warriors here and our lovely moderator. And I thank you all for this. Thank you. Allora, concludiamo rapidamente parlando appunto dei giovani, dei giovani africani. Considerate, oh, passiamo, scusate, ho avuto un cedimento strutturale. Allora, parliamo appunto rapidamente dei giovani in Africa. Il 50% della popolazione africana è rappresentata da giovani con meno di 25 anni. Questo è da un lato una sfida, ma è soprattutto e sicuramente un valore incredibilmente importante, perché sono i giovani che possono fare la differenza. Il centro, che è stato coinvolto in tutti i lavori di preparazione della COP27, ha organizzato dei webinar a cui hanno partecipato varie persone africane, tra cui uno ai giovani, e si è proprio percepito questa grande capacità e voglia di cambiamento. Ed è quello che è importante, è che i giovani escano dalla loro stretta cerchia che vengano ascoltati a un livello più elevato, perché questo può fare la differenza. Quindi l'Africa deve uscire, deve sollevarsi per far sentire la propria voce e essere rappresentata. Quindi prima sorridevo mentre parlava perché diceva se G20 lo trasformiamo in G21 non succede niente, purché ci sia un rappresentante anche dell'Africa. G22, così c'è anche l'America latina, perché no, non succede niente se cambiamo questo numero. Consideriamo che il 17% della popolazione giovane, a livello mondiale, si trova in Africa. Quindi è proprio importante sollevare in modo da poter sostenere dare loro il futuro che si meritano. Poi voleva completare applaudendo tutti voi i partecipanti, coneratrici, ospiti. Poi parlava di me e della mia collega Michela come dei due guerrieri che l'hanno protesta. Un attimo soltanto che la professoressa voleva aggiungere una cosa molto importante. Volevo solo dire che proprio a questo proposito la crisi attuale in Sudan, di cui ogni tanto appare qualche immagine al telegiornale, ma insomma nessuno fa mai un discorso articolato, mi ha fatto molto soffrire. Perché io l'ho seguita molto da vicino, anche quando ero viceministra, devo dire che avevo seguito da vicino proprio i giovani sudanesi. Ho parlato con loro nelle università perché erano stati loro a portare una grande luce nel Paese e a dare una grandissima spinta di rinnovamento. Tant'è vero che appunto il progetto per cambiare la società sudanese, farla avanzare, ra chiamato proprio rinascita, era proprio un momento di grande fermento. Questo arresto così brutale, soprattutto questo silenziare, queste voci così importanti di una società giovane così consapevole, mi ha fatto soffrire enormemente e mi intimorisce anche perché ho paura che possa scoraggiare molti dei nostri decisori, io ho a che fare sempre con i 27 stati membri, dal continuare a investire in paesi che non fanno altro che purtroppo subire delle altalene emotive così gravi come quella sudanese. Quindi ho paura di questo, sto cercando di lottare contro questo, far capire che anche se c'è una guerra come questa i giovani non saranno ridotti al silenzio e che noi insistendo riusciremo a portare la loro voce di nuovo nel mondo. Guardate che sono timori che si sentono sulla pelle, perché viverli direttamente vuol dire capire la drammaticità del presente. Pensiamo al futuro, giustamente, ma il presente ci impone delle emozioni che bisogna essere in grado di gestire con attenzione per non cadere nella depressione. In questo momento è necessario credere nel futuro credere che ogni azione quotidiana può cambiare qualcosa. Per cui il Sudan ci sta insegnando proprio questo, oltre ai me alle altre crisi del Paese, ma anche alle grandi risorse umane che ci sono nell'Africa che io sono sicura che un giorno saranno delle risorse che faranno parte del nostro futuro come noi facciamo parte del loro. Grazie a tutti ancora. Grazie. Ringrazio le nostre relatrici per questo dibattito così interessante. Ringrazio le nostre traduttrici, il Festival dell'economia di Trento, voi che siete stati con noi, continuate a seguire l'Africa. Arrivederci, grazie. Grazie. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Grazie. Grazie.
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