Economia sociale e politiche dell’Unione europea
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Economia sociale e politiche dell’Unione europea
Il panel ha fornito una panoramica approfondita sulle politiche dell'Unione Europea riguardanti l'economia sociale, sottolineando il suo impatto cruciale nella promozione di una crescita economica sostenibile e socialmente inclusiva nell'attuale contesto europeo.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Benvenuti, buongiorno a tutti a questo incontro dedicato al tema dell'economia sociale in una prospettiva europea. Sono Gianluca Salvatore, il segretario generale di Urixe, centro di ricerca situato qui a Trento, dipendente dell'università che si occupa appunto di economia sociale. Abbiamo qui un panel di ospiti che vi presenterò tra breve, mandatemi due minuti di introduzione al tema. In 18 anni di festival dell'economia, credo che questa sia la prima volta che nel programma della manifestazione i temi legati alle cooperative, all'associazione, al terzo settore, all'economia sociale, questa è un'espressione cappello che oggi viene utilizzata a livello internazionale, sia rappresentata in maniera così importante, cospicua. Mi pare di aver contato più di venti, venti e venti, venti incontri sull'economia sociale non si era mai verificato prima. Che cosa è successo? Questo è il tema del panel di cui parliamo oggi. Perché l'economia sociale sta diventando un argomento diffuso nel dibattito pubblico, nel dibattito politico, nella riflessione conomica? La spiegazione ovviamente richiede molto tempo. Oggi noi tratteremo per sintesi alcuni elementi, ma una prima risposta viene da una constatazione. Noi viviamo vite in cui la dimensione conomica è diventata prevalente nel condizionare le nostre traiettorie. Siamo in larga parte ciò che il sistema economico decide che siamo. E' troppo importante il ruolo, la rilevanza dell'economia nelle nostre vite per pensare che l'azione economica venga orientata soltanto del profitto. Anche perché abbiamo visto nel corso degli ultimi 10-15 anni come un'economia mossa soltanto da questo movente, da questa motivazione, è un'economia in difficoltà nell'affrontare i momenti di crisi, momenti in cui devono intervenire altri valori, altre motivazioni, altri meccanismi per evitare che le crisi finiscano con essere elementi di polarizzazione, che crescono la disguaglianza, che crescono il malessere anziché il benessere sociale. Quello che sta avvenendo da alcuni anni a questa parte quindi è una constatazione che da sole le regole del mercato, per come hanno funzionato in questi 30 anni, hanno bisogno di correttivi. Questi correttivi, lo abbiamo visto nel corso delle ultime crisi, vengono da un ritorno sulla scena del potere pubblico, dello stato che può decidere della nostra attività economica, della nostra attività personale, può chiudere le aziende in caso di pandemia. Abbiamo visto che il potere pubblico è tornato al centro, ma è un potere più impotente, consentitemi il gioco di parole, rispetto al passato, perché è un potere, sono istituzioni, le istituzioni pubbliche, le istituzioni politiche che non possono più contare su sostegno del consenso sociale così diffuso e pervasivo come nel passato. Quindi abbiamo un tema che è quello di popolare lo spazio, la distanza che c'è tra un mercato fatto di attori economici che, muovendosi solo con la motivazione del profetto, non riescono a rispondere a bisogni e a momenti di crisi che viviamo nelle nostre vite, e dall'altro uno stato che ha il potere per farlo, ma che ha bisogno di una nuova legittimazione. Lo spazio intermedio è uno spazio che oggi viene popolato da organizzazioni di economia sociale, cioè organizzazioni che assumono il tema economico, sono imprese, quindi si confrontano con la questione del dare all'economia un senso, ma che hanno come sfondo che le orienta nella loro azione il tema dell'interesse generale e non dell'interesse individuale, che quindi aiutano a ricostruire un senso di collettività, di comunità. Questa è l'economia sociale in questo momento nel dibattito europeo internazionale, ed è questo il tema del panel, come non perdere questo momento, come fare in modo che non sia soltanto una fase, una moda, ma un cambiamento strutturale, come opportuno, come giusto, come necessario che sia. Ne parliamo oggi con quattro persone che rappresentano punti di vista interessanti diversi su questo tema. Partiamo con Sara Deusch che è la nuova, nuovissima, direttrice di Social Economy Europe. Social Economy Europe è l'organizzazione che a livello europeo, lo dice la parola stessa, rappresenta le organizzazioni di economia sociale e che nel corso degli ultimi anni ha lottato con molta efficacia perché questi argomenti entrassero nelle politiche della Commissione Europea. Sara, come è la situazione? Grazie Gianluca. Prima di tutto voglio ringraziarvi per avermi invitato, sono molto onorata ad essere qui. Vorrei infatti parlare di tre cose in particolare, quello che rappresenta l'economia sociale in Europa, in effetti il riconoscimento e la storia del riconoscimento che ci ha portato a dove siamo oggi, un momento incredibile per l'economia sociale in Europa ma anche nel mondo e infine vorrei approfittare per parlare di quello che dobbiamo ancora fare perché anche se abbiamo un momento incredibile abbiamo ancora molto lavoro da svolgere per fare dell'economia sociale l'economia prevalente e importante. Allora, per darvi un'idea, l'economia sociale in Europa rappresenta 2,8 milioni di imprese e di organizzazioni, quasi 14 milioni di impieghi e rappresenta 8% del PIL. Ora, da un paese all'altro la situazione è molto diversa. L'economia sociale è ricca di diversità tanto nei modelli organizzativi, nei tipi di imprese e va dall'impresa sociale all'innovazione sociale e d'attiva in tantissimi settori, praticamente tutti parliamo di agricultura, di digitale, di riuso, di sanità, di educazione, del settore artistico finanziario e anche se tutte queste imprese e organizzazioni sono molto diverse hanno comunque tre caratteristiche in comune. La prima è il primato delle persone e dei loro scopi sociali e ambientali sopra il profitto, è quello di cui parlavi tu Gianluca. C'è poi il rinvestimento della maggior parte delle plusvalute sulle attività a favore dei soci ma può essere anche per la società più largamente e infine è tutto questo in un quadro di governance democratica e participativa e penso che anche questo sia un punto molto importante e interessante dell'economia sociale perché abbiamo bisogno di più democrazia a tanti livelli e anche nelle imprese e nelle strutture economiche. Come dicevi spesso l'economia sociale è stata vista come una struttura che può avvenire a colmare quello che lo stato e il mercato non sono riusciti a fare ma negli ultimi decenni c'è stato anche un riconoscimento molto più largo dell'economia sociale, è stato per esempio riconosciuto come contributore il contributore alla coesione sociale e territoriale che dà un senso di comunità, partecipa a questo senso di comunità, partecipa anche alle sfide sociali, aiuta nelle questioni ambientali, partecipa alla sovranità alimentare o a un'assistenza sanitaria accessibile e di qualità. Le strutture dell'economia sociale sono anche riconosciute per dare posti di lavoro di qualità, partecipare al lavoro decente, come dicevo partecipa all'inclusione sociale, permette a gruppi svantaggiati di lavorare, gli dà pare opportunità a tutti, permette anche di partecipare a un sistema di protezione a livello europeo in vari paesi, tra l'altro con le mutue di sanità, permette anche di, hanno un ruolo incredibile per rivitalizzare le zone rurali e spopolate e partecipano le strutture dell'economia sociale alla transizione ecologica e digitale e in particolare nel digitale permette di dare, fornisce beni e servizi a tutti e partecipa anche a ridurre il divario digitale e anche direi a democratizzare in un certo senso il mondo digitale con vari modelli. In effetti come dicevo l'innovazione sociale è forse qualcosa di cui parliamo meno a proposito dell'economia sociale ma che è molto importante. Allora se dicevo che oggi siamo a un momento storico a livello del riconoscimento dell'economia sociale, c'è stata tutta una storia che ci ha portato a ciò. È cominciato ed è soprattutto stato il frutto di un lavoro intenso delle strutture dell'economia sociale, strutture come Social Economy Europe, come tutti i membri, come le organizzazioni sotterreno. Il punto di partenza è stato nel 2014 a Roma, c'è stata una conferenza intitolata sbloccare il potenziale dell'economia sociale per crescere nell'ullione europea. È stato un punto di riferimento per l'anno successivo e nella continuità di questa conferenza ci furono le conclusioni del concilio nel 2015 dove l'economia sociale è stata definita come un motore chiave per lo sviluppo economico e sociale in Europa. Quello stesso anno è stato, alcuni stati membri, tra cui l'Italia, hanno anche firmato la dichiarazione del Lussemburgo. L'idea era proprio di promuovere l'economia sociale a livello uropeo con delle politiche forti. L'anno scorso sono ben 23 governi a seguire questo e hanno firmato a Parigi un accordo in cui si impegnano a sviluppare politiche pubbliche specifiche per promuovere le imprese di economia sociale. E tutto questo poi ci porta all'anno scorso, scusi, a dicembre 2021 dove è stato approvato il piano d'azione per l'economia sociale. Allora di questo ci parlerà probabilmente più in dettaglio il dottor Parenti, ma la cosa interessante... Piano d'azione della commissione europea, scusasi, della commissione europea per l'economia sociale. E' importante di vedere che queste politiche si sono imbriccate in altre politiche europee. Sono molto legate alla realizzazione del pilastro europeo dei diritti sociali. E anche alla politica industriale europea. L'economia sociale è uno dei 14 ecosistemi industriali per portare avanti la transizione ecologica e digitale in Europa. E poi è anche tutto legato a tutto un percorso sulle competenze da un lavoro specifico che ci parlerà forse il dottor Parenti. È importante dire che questo riconoscimento dell'economia sociale va al di là dell'Unione Europea. Pensiamo a strutture come l'Organizzazione Internazionale del Lavoro che ha adottato una risoluzione e delle conclusioni sul legame fra l'economia sociale e il lavoro dignitoso. C'è stata anche l'Organizzazione del Commercio e dello Sviluppo Economico che ha approvato una raccomandazione lo stesso anno sull'economia sociale come motore di innovazione sociale, di imprendito-realità e di transizione equa, verde e digitale. Fra l'altro anche le nazioni unite il mese scorso hanno firmato una risoluzione sull'economia sociale con simili conclusioni. La Spagna ha avuto un ruolo molto importante in questa risoluzione ma anche le strutture dell'economia sociale, come dicevo, hanno molto partecipato a questo lavoro, partecipando a delle task force sull'economia sociale stesse ma anche per un'altra econometria perché l'economia sociale ha delle specificità, partecipa, come dicevo, alla coesione sociale, ha anche della governanza partecipativa e ci sono delle distribuzioni dei profetti sono molto diversi e hanno bisogno di econometrie specifiche. Quindi è interessante perché l'economia sociale permette anche di portare avanti un dibattito e un'agenda economica che vada al di là del unico PIL e partecipa una crescita economica che si svolge senza disuguaglianze. Allora, detto questo sembra che siamo al migliore dei mondi ma in realtà rimane molto molto da fare ancora. Quest'anno, anzi, fra qualche giorno uscirà la raccomandazione della commissione sull'economia sociale al consiglio e che deve essere approvato e quindi qui abbiamo tante cose da fare. I responsabili politici saranno invitati ad adattare quadri politici, finanziari, giuridici a favore dell'economia sociale e quindi concluderei con due messaggi se ho ancora due minuti. Prima di tutto chiamo agli Stati membri a prendere misure forti, a prendere veramente l'importanza di questa conomia che è l'economia del domani, l'economia che la comunità e il pianeta ha bisogno oggi, risponde, permette rispondere al meglio ai challenge che affrontiamo oggi. Alcuni paesi sono all'avanguardia, penso ai paesi come la Spagna che aveva già creato un quadro legale nel 2011, in Francia nel 2014 hanno creato un quadro specifico legale e finanziario per l'economia sociale e cosa succede quando c'è questo sostegno politico forte? Lo vediamo con la Spagna dopo più di 10 anni, ci sono più di 200 strutture di supporto a livello regionale, ci sono più di 43 mila aziende leader in Europa nel mondo e più di due milioni di posti di lavoro e rappresenta l'economia sociale 10 per cento del PIL in Spagna, è enorme e poi chiamo anche, secondo messaggio e concludo, chiamo anche alle strutture, le imprese, le organizzazioni dell'economia sociale a stare dietro a fare lobby verso i loro politici per impiantare questi quadri giuridici forti finanziamenti adattati anche perché ci ci vogliono tanti adattamenti e quindi veramente dobbiamo fare un'alleanza a livello nazionale ma anche europeo per promuovere questa economia sociale e fare sì che nei prossimi mesi venga adottata la raccomandazione dal Consiglio per un'economia sociale forte di cui il mondo di oggi ha bisogno. Grazie. Grazie, grazie a Sara. Messaggi chiari quindi, le istruzioni internazionali si sono pronunciate, hanno fatto una scelta di considerare questo approccio all'economia come importante per le loro politiche e non soltanto per le politiche residuali ma quelle centrali, le politiche di sviluppo industriale, di sviluppo economico. Fa piacere sentire che tutto questo in qualche modo è cominciato anche con la conferenza di Roma nel 2014 alla quale abbiamo contribuito come movimento e organizzazioni che studiano e che si occupano di economia sociale. L'espressione economia sociale, quindi capita che è concreta, non è soltanto un'espressione di scuola, raccoglie organizzazioni e queste organizzazioni sono cooperative, sono mutue, sono fondazioni, sono associazioni e sono imprese sociali. Su scala europea ovviamente ogni paese ha le sue caratteristiche ma guardando all'insieme delle dimensioni quantitative di questo fenomeno sicuramente la cooperazione è la parte più rappresentata, è il tipo, il modello di impresa più presente all'interno di questo concetto di economia sociale in Europa e nel mondo e quindi è ovvio che a questo punto la parola passi a Maurizio Gardini che è un imprenditore, che è il presidente di Confcooperative, è un cooperatore, è presidente di Confcooperative ed è presidente dell'Alleanza Italia delle Cooperative che recentemente peraltro è ntrata a far parte dei social economy europe, affermando in qualche modo questa continuità di ragionamento tra l'esperienza cooperativa italiana e quanto ci ha raccontato Sara. Maurizio. Grazie, grazie per l'invito e per la possibilità di discutere, di confrontarsi. Tu dicevi mai come quest'anno e nei nostri contesti, non solo nel festival dell'economia di Trento ma anche in altri contesti, si è parlato di economia sociale. Rivendico con orgoglio il fatto che Confcooperative, due anni fa quando partiva il nuovo corso del festival dell'economia a Trento, ha deciso di investire per seminare cultura e parlare anche dell'economia sociale, non solo dell'economia. Infatti io ho detto in un'altra occasione, questo è il festival delle economie che non sono in antitesi l'uno con l'altro ma in qualche misura si possono integrare contribuire a creare PIL e BES. Vado molto molto veloce, ho assistito anche al dibattito agli interventi di Prodi, ho sentito il nostro presidente del Consiglio, ho sentito tanti altri tanti altri interventi, ma che stagione stiamo vivendo. Non è certamente il caso, e vado solo per grandissimi scenari, non è il caso di fare una discussione geopolitica di dove va il mondo le tensioni, Stati Uniti, Cina, Russia, la guerra, facciamo un bel frullato e mettiamo tutto assieme. Questo è però il momento in cui c'è una fragilità, la voglio definire in questi sensi, una fragilità europea, un vaso che rischia di essere vaso di corcio, in mezzo a dei vasi di ferro, delle situazioni, dei contesti o dei paesi che trainano l'economia, e Europa che fa fatica a trovare la sua dimensione, fa fatica a trovare la sua dimensione politica, fa fatica a trovare la sua dimensione economica, fa fatica a trovare in qualche misura l'orizzonte in cui costruire il proprio percorso di sviluppo in questo contesto, uno sviluppo che non deve essere la rincorsa verso altri modelli, ma deve essere un progetto originario per quello che noi siamo e per quello che rappresentiamo. Noi siamo molto preoccupati per la deriva che in qualche misura il mondo e conseguentemente l'Europa e anche il nostro paese sta sta assumendo, siamo molto preoccupati perché se guardiamo anche i dati del PIL, siamo tutti contenti che il nostro paese abbia qualche punto di PIL in più rispetto alle previsioni, poi quando leggiamo accanto al PIL come sono le fratture sociali, come aumentano le povertà, ci rendiamo conto che la matrice di sviluppo è una matrice che genera un'economia speculativa ma che dall'altra parte lascia sul territorio molte povertà che non sono più solo le povertà di tipo economico ma la povertà sociale, la povertà educativa, la povertà energetica, la povertà abitativa, cioè sono una serie di elementi di povertà che costituiscono sicuramente un orizzonte che mina profondamente la coesione sociale e quando si mina la coesione sociale alla base c'è anche il principio di coesione di un paese e la democrazia di un paese ecco perché l'Europa ha bisogno in qualche misura di riconquistarsi un orizzonte genuino interpreti di quello che in effetti è e questa è l'epoca dell'economia sociale questo è il momento in cui dovrebbe esserci un grande scatto d'orgoglio dell'Europa e anche del nostro paese per costruire anche sull'economia sociale non esclusivamente ma anche sull'economia sociale un modello dove il mercato non ci vuole andare e dove gli stati non possono farlo in un passaggio ieri stiamo vivendo tutti nel nostro paese il tema della riforma fiscale dove andrà a finire quale sarà il punto della caduta c'è evidentemente un governo che ha fatto della flat tax che ha fatto una serie di considerazione di punti fermi che vuole costituire avendo cinque anni di tempo di governo una vera riforma fiscale come non si è visto nel nostro paese da 50 anni l'ultima vera autentica riforma fiscale è datata anni 70 quindi è lontana tanti anni il rischio l'ho sentito anche nelle parole che anche ieri sono stati in qualche misura rappresentati il rischio è quello di un arretramento dello stato di un arretramento del welfare che lascia aperto degli scenari inquietanti se qualcuno non se ne occupa perché sicuramente per quella parte più abbiente che ce la fa c'è qualcuno che ci pensa c'è un modello assicurativo c'è c'è qualcuno che ci pensa per quelle parti forse molto più fragili del paese ci sarà un minimo zoccolo di stato sociale che si prende in cura ma poi c'è il resto della popolazione la gran parte della nostra popolazione che non si trova le coperture e parlare di welfare significa parlare di pensioni significa parlare di sanità significa parlare di casa significa parlare di un contesto che non è solamente sensionico cco perché è più che mai necessario che ci sia qui un'azione vera sussidiaria di attori dell'economia sociale che si caricalo sulle spalle la risoluzione di un certo tipo di problemi che mettono il bisogno il bisogno in test agli obiettivi da perseguire la risposta al bisogno ecco perché la cooperazione è in italia in primissima linea ed è il soggetto privilegiato dell'economia sociale poi tu dicevi vado molto veloce perché il tempo è breve tu dicevi siamo in una stagione dove c'è anche la riforma fiscale stiamo anche discutendo in queste ore in questi giorni anche di riforma fiscale perché le politiche si attuano essenzialmente attraverso riforme fiscali azioni di carattere fiscale e allora anche qui bisogna che costruiamo il modello e il consenso per poter sostenere l'economia sociale che è un'economia che opera laddove l'economia del profitto non opera. Faccio un esempio concreto le banche di credito cooperativo in molti comuni in italia oltre 700 c'è solo uno sportello bancario la banca di credito cooperativo perché le linee di retrici dell'unione bancaria sono quelle di recupero di efficienza nel modello bancario e quindi ridurre ridurre le agenzie sappiamo tutte come si fa a fare a fare economia significa ridurre le agenzie quali quelle più marginali quelle nei paesi perché è chiaro che a Trento città nessuno viene a dire chiudi un'agenzia poi c'è vai nelle valli della provincia o c'è vai nelle aree interne del mezzogiorno nessuno vuole andarci ma è un tema che si potrebbe traslare e portare su tutti su tutti i temi dell'economia sulle aree interne sulle aree interne che sono pezzi del paese che rischiano di essere dimenticati che rischiano di essere lasciati indietro una frattura sociale territoriale che rischia di essere una palla al piede e di generare la risposta più deteriora alla mancanza di coesione sociale sapete bene quello a cui faccio riferimento che significa un'azione di protesta un'azione di difuga da processi democratici ecco perché ecco perché è importante l'azione dell'economia sociale che è un'azione di stabilizzazione della democrazia è un processo di stabilizzazione di processi democratici di processi partecipativi perché i processi partecipativi non sono altro che processi in cui ci si carica sulle spalle un pezzo di problemi per tentare di costruire delle soluzioni allora siamo qui in casa in casa di itas e allora non certamente per fare uno spot ma questo è il momento anche nell'ambito delle risposte è il momento del mutualismo è il momento di una rinnovata azione che evidentemente ha bisogno anche di avere strumenti rivisti non tutte le stagioni hanno le stesse condizioni di organizzare le stesse risposte organizzative dovremo interrogarci su questo dovremo interrogarci perché noi non possiamo rimanere ancorati a strumenti a visioni del passato nel momento in cui le sfide sono nuove dovremo essere più bravi dovremo rivendicare fiscalità di scopo ma dovremo anche essere coerenti e severi nella linearità dei percorsi è un mondo quello dell'economia sociale molto vario è un mondo dove c'è grandi sperienze in italia del terzo settore dove c'è il volontariato dove c'è la cooperazione dove c'è l'impresa sociale è un mondo molto vario è un mondo con le difficoltà l'indagine istate degli ultimissimi ultimissimi giorni ci dice che il mondo del volontariato ha perso un milione di volontari forse è esagerato frutto di un cambio della numerazione statistica dico in questi termini però c'è un dato effettivo dobbiamo aiutare dobbiamo aiutare complessivamente i soggetti dell'economia sociale a crescere a essere dei soggetti di riferimento perché possono affrontare la sfida più decisiva per il nostro paese per l'euro chiudo con l'euro perché l'euro ha bisogno ha bisogno di identificare ha bisogno di un percorso politico ha bisogno di leader che sappiano disegnare disegnare la rotta ma ha bisogno anche di consolidare di consolidare quel quel proprio ruolo quel proprio ruolo che è importantissimo e determinante grazie grazie a maurizio gardini presidente gardini ha lanciato il gancio per l'intervento successivo che è quello di giuseppe consoli presidente di tas muta padrone di casa e così andiamo ancora più in profondità in concretezza parlando di impresa sarah cennava all'inizio quali sono le caratteristiche che la definizione adottata dall'unione europea ma ripresa praticamente in maniera identica anche dalle istituzioni della famiglia delle nazioni unite caratterizzano le organizzazioni che appartengono alla l'economia sociale sono organizzazioni che pongono la persona e la comunità al centro della propria azione più del profitto sono organizzazioni che reinvestono i propri utili proprio patrimonio nella loro missione e quindi non distribuiscono a retribuzione dell'investitore del capitale e sono organizzazioni che hanno una caratteristica di governance di carattere democratico o partecipativo tutti i termini che abbiamo già sentito e che tornano nell'identità di un'impresa assicurativa che è anche muta una delle due in italia se mi consente una battuta è l'economia del noi che si contoppone all'economia dell'io non lo dice così le nazioni unite perché sono un po più ampollosi però questa è efficace sintesi quindi itas muta si ritrova all'interno di questa di queste tre categorie quindi è un soggetto dell'economia sociale ma opera in un mercato in cui i suoi concorrenti seguono altri principi hanno altre regole di funzionamento come si fa bene buongiorno da parte mia a tutti gli intervenuti ai rilatori mi fa molto piacere essere qui oggi e mi sono riconosciuto in maniera molto puntuale anche per certi versi emozionali nelle riflessioni che sono state fatte prima di quelle che proverò a fare io cercando di testimoniare un esempio concreto di attività che quotidianamente noi cerchiamo di scaricare a terra seguendo i principi che mi pare in maniera molto puntuale e brillante sono stati illustrati da coloro che mi hanno preceduto io non so se riusciremo a far diventare prevalente l'economia sociale rispetto all'economia del capitale però vi assicuro che ci stiamo provando con grande determinazione e con un grande sforzo perché io credo che questa ondata positiva concreta e per certi versi anzi sicuramente necessaria che ci sta portando ad accentuare l'attenzione rispetto a questi temi debba essere necessariamente non solo cavalcata ma agita praticata con comportamenti concreti quotidiani mi piace molto il riferimento di Maurizio Gardini alla politica del noi contrapposta a quella politica dell'io che a volte fa perdere di vista anche le esigenze di coloro che sono ultimi di coloro che non si possono permettere proprio perché magari non facenti parte di un'organizzazione che pone al centro il tema mutualistico probabilmente non possono permettersi di essere tranquilli di essere sicuri e di essere tutelati al meno quanto coloro che invece possono permettersi per facoltà economica di risolvere i problemi anche con le coperture assicurative ma la testimonianza che mi fa piacere poter portare oggi è quella di un'azienda sicuramente leader all'interno di questo territorio che da 200 anni pratica ideali mutualistici che da 200 anni professa quella idealità che ha consentito a questo territorio, territorio anche difficile, territorio di terre alte, territorio in cui a volte è difficile sopravvivere, di garantire anche quei servizi di prossimità di cui parlava Maurizio Gardini Pocanzi, io dico con uno slogan forse troppo scontato, noi non chiudiamo punti vendita, noi apriamo punti vendita, noi vogliamo che il nostro servizio che è di mutualità assicurativa ma poi cercherò di spiegare qual è il nostro obiettivo possa essere presente in tutti i territori, noi vogliamo che gli approcci tecnologici, che la necessaria evoluzione informatica che dobbiamo seguire per le nostre attività quotidiane preveda sempre alla bisogna qualora il nostro socio lo volesse, un uomo dietro a queste attività, possiamo rendere veloci, possiamo rendere anche economiche le attività che sono legate al nostro business ma se serve abbiamo sempre la necessità di avere qualcuno dietro che riesce a capire quali sono effettivamente i nostri problemi perché non dobbiamo perdere di vista un sostantivo che a mio avviso che a nostra vista è fondamentale, la relazione fra le persone, questo è un mondo dove probabilmente viviamo di relazioni falsate, di relazioni molto orientate al contatto via social però sono delle relazioni che probabilmente non vanno in profondità e non riescono a cogliere quell'essenza nel nostro caso, quell'essenza, quel bisogno di sicurezza che poi non riusciamo a tradurre con le nostre attività quotidiane in contratti assicurativi. E allora devo dire che nel corso degli ultimi anni abbiamo impostato una politica anche comunicativa particolare che potesse raggiungere i territori partendo da un concetto fondamentale, il socio è il centro della nostra attenzione. Questo tema anche di partecipazione diffusa e di democrazia diffusa perché noi nel nostro piccolo ma poi non è poi così piccolo, con 800 mila soci che sono proprietari della nostra azienda noi cerchiamo di riuscire a cogliere attraverso quelle che sono le istanze loro la possibilità di dare anche una risposta concreta a quei bisogni che non sono legati necessariamente a un profitto di natura economica ma che sono legati alla necessità di dare risposte puntuali e concrete a chi si troverà in difficoltà magari non domani mattina ma fra qualche fra qualche anno. Allora tutto il tema che riguarda la non autosufficienza tutto il tema che riguarda gli aspetti che forse oggi sono sottovalutati i nostri ragazzi che oggi probabilmente si troveranno a gestire una situazione molto più complicata in futuro ecco per noi sono attività core per noi sono attività nelle quali cerchiamo di dare il massimo del nostro investimento e mi piace anche il richiamo e lo voglio seguire puntualmente al tema della governance Ecco lo dico con orgoglio la nostra governance o se volete l'istituto più alto che gestisce la nostra azienda il consiglio d'amministrazione il nostro consiglio d'amministrazione è impegnato per iscritto su una serie di principi puntuali la difesa degli interessi del socio la difesa dei principi di mutualità il rigoroso attaccamento al territorio la necessità di trasferire questi concetti al territorio è un'altra cosa molto importante tutto questo noi riusciamo a farlo solo ed esclusivamente se lavoriamo anche a rafforzare il patrimonio perché grazie al rafforzamento del patrimonio che noi possiamo riuscire poi a scaricare concretamente attività io non voglio entrare nel merito di quelle che sono le attività che la nostra azienda non solo su questo territorio ma sull'intero territorio nazionale scarica terra quotidianamente e non necessariamente aspettando la fine del ciclo produttivo o se volete il bilancio lo fa quotidianamente nelle gestioni nella gestione delle attività quotidiane la nostra azienda si occupa di pensare a cosa succede nei territori e a cosa potrebbe essere utile per questi territori abbiamo una stretta relazione con le nostre reti abbiamo una stretta relazione che attraverso il nostro personale che su questi temi cerchiamo di ingaggiare quotidianamente vogliamo faccia salire quel livello di attenzione che credo debba essere appannaggio puntuale di un'azienda che vuole seguire quei principi e concludendo il mio intervento io vorrei raccogliere uno stimolo che sento molto forte che ho sentito molto forte da parte del presidente di conf cooperative gardini cco io credo che adesso sia il momento e noi siamo a disposizione per metterci assieme forse lo siamo sempre stati ma adesso forse lo dobbiamo fare anche con un impegno rinnovato e con delle attività concrete per andare tutti nella stessa direzione c'è una grande opportunità che il mondo credo abbia aperto e che forse anche le situazioni che abbiamo vissute delicati la crisi pandemica altre preoccupazioni di cui siamo quotidianamente interessati ci sollecitano ecco credo che adesso sia arrivato il momento assieme di poter raggiungere i risultati di poter stimolare quell'attenzione anche a livello governativo che sentivamo molto forte a livello europeo ma credo che sia necessario a questo punto anche a livello nazionale porra al centro del tavolo perché lavorare in un mondo dove è presente e forte l'economia sociale da una parte credo che sia anche più bello ma dall'altra parte credo sia molto più utile perché io sono convinto che solo in questo modo col piccolo contributo di tanti che diventa un grande patrimonio noi abbiamo la possibilità di dare una risposta concreta a una domanda che io sono convinto che se rivolgesse a voi avrebbe una risposta univoca vi piacerebbe provare a cambiare la vita alle persone attraverso la mutualità anche di aziende che come la nostra per mestiere fanno la mutualità assicurativa ma che vogliono diventare mutui a 360 gradi io sono sicuro che tutti rispondereste di sì. Grazie. Grazie Presidente Consoli, grazie Giuseppe, abbiamo cominciato con la prospettiva internazionale, chiediamo questo giro di nuovo con la prospettiva internazionale. Abbiamo ospite il direttore della rappresentanza della commissione europea in Italia. Il dott. Antonio Parenti quindi gioca un ruolo importante nella comunicazione tra il nostro governo e le autorità di Bruxelles. Abbiamo visto come Bruxelles, la commissione europea in particolare, abbiano giocato d'anticipo un ruolo importante nel riattivare questo ragionamento sull'economia sociale. La Presidente von der Leyen ha già nel suo discorso inaugurale, aveva posto tra le sue priorità quello di dare spazio a un piano d'azione di respiro europeo a queste organizzazioni ed è stata di parola perché nel giro di poco più di un anno ha avvarato un importante atto di indirizzo politico, questo piano d'azione per l'economia sociale e non si tratta solo di indirizzo politico perché a quel piano poi stanno seguendo via via un piano che dura dieci anni, stanno seguendo una serie di atti di implementazione, sono più di 60 misure, mi pare 64 misure che coinvolgono l'allocazione di risorse, fondi strutturali, normative, azioni di supporto, quindi è un'importante strategia di politica, di politica pubblica che per altro si irradia, lo diceva bene Sara, non soltanto sul fronte tradizionale delle politiche sociali. L'economia sociale non si occupa solo di marginalità, di contrasto alla povertà, di sofferenze varie, è ormai un soggetto che gioca tutto campo, è un soggetto industriale, un soggetto che interviene nelle politiche industriali, tant'è vero che il commissario Thierry Breton che è il commissario che si occupa di politica industriale ha inserito l'economia sociale, lo si ricordava prima, tra gli assi della politica del nostro, della politica industriale europea. Quindi dottor Parenti, abbiamo sentito che a breve a giorni la commissione raccomanderà ai governi nazionali l'adozione di piani nazionali che è il passaggio che manca, dal suo punto di osservazione in questo snodo che le occupa sarà importante di reagire in modo che ci sia questa continuità, questo flusso e che i pezzi si vada da un posto. Come la vede? Quali punti e le priorità che si è dato? Grazie, tanto grazie per l'invito ad essere qui a Trento in un panel che non mi stupisce che stia diventando sempre più importante. Ci arriverò alla fine toccando sui punti che lei stava facendo adesso. Fatemi toccare due punti prima, se posso. Uno è sul pessimismo europeo, Presidente, se mi permette. Fatemi essere un po' ottimista, non perché mi paga l'Europa. No, no, assolutamente, assolutamente, ma semplicemente perché rendiamoci contrasi. In questi giorni va di moda giustamente l'espressione romagnola, ti imbotta, tieni botta per quello che sta succedendo in quella parte di Italia che è stata fortemente colpita dalle alluvioni, alla quale va naturalmente il mio pensiero e tutta la nostra solidarietà morale e non soltanto, ma perché un anno fa qualcuno qua ci diceva ma tanto fai fra un anno siete fuori cioè non avete più il gas, avrete una crisi della Madonna, sarete distrutti o siamo un anno qua, stiamo crescendo, ci siamo tolti il gas dalla Russia, le prospettive sono buone, abbiamo un po' di ottimismo sacro, santo ottimismo europeo, non siamo messi così male. Credo che sinceramente ce la possiamo fare, ce la possiamo fare molto ma molto bene. Chiaro che abbiamo davanti delle sfide da far tremare i polsi, però guardate che se un attimo per un attimo alziamo lo sguardo dalla polemica sull'automobile a motore endotermico, motore elettrico e cerchiamo di dare uno sguardo di insieme, l'Europa sta creando, sta cercando di creare un futuro diverso per i suoi cittadini con transizione ecologica, transizione digitale. Un futuro che permetterà alle persone, e qua arriverò all'importanza dell'economia sociale, di vivere una vita o forse più vite in più posti diversi, magari decideranno ad un certo momento della loro vita di andare in città perché l'università è fondamentale per i loro figli, vogliono spostarsi in città, ma in una parte precedente decideranno di essere in una zona più aperta, più verso una parte della campagna, più in zone non urbanizzate perché sarà meglio per la loro vita. Persone potranno decidere di muoversi, lo potranno fare perché potranno e dovranno avere occasione di avere accesso a connessioni veloci, dunque avere la possibilità di accedere a realtà, ad ssere connessi con il mondo, lo potranno fare possibilmente in un mondo che sarà almeno in Europa ad impatto zero, poi possiamo discutere fuori d'Europa in altro discorso, ma queste persone saranno parte di comunità e lo saranno sempre di più, lo saranno nelle città ma lo saranno anche nelle comunità locali, mi auguro, nelle parti a volte anche un po' più periferiche dei vari paesi, l'Italia ne ha tantissime, saranno parte di una comunità che sarà globalizzabile o globalizzata da un punto di vista generale ma estremamente locata in un territorio e in quel territorio l'economia sociale, ma non soltanto in quel territorio, sarà fondamentale. Sarà fondamentale perché non sempre e non comunque arriveranno in quel territorio, ci sarà possibilità di avere in quel territorio la fruizione di un servizio che effettivamente si trova tipicamente in una zona urbanizzata e perché in un territorio di questo genere naturalmente il lavoro o la condivisione, la mutualizzazione di determinanti fattori sarà fondamentale, a parte che presumo che mutualizzeremo molto di più anche nei territori urbani, prima fra tutti penso all'automobile, fra qualche fra un decennio a due penso che mutualizzeremo molte più automobili come le stiamo utilizzando oggi perché è uno dei beni più assurdi che abbiamo, fatevi un giro qua fuori, ci sono 500 automobili ferme e 2 o 3 che girano. Questo per dire che cosa? Dire per cosa? Che questo cambiamento non mi stupisce che porti l'economia sociale al centro dell'agenda europea, perché sì l'economia sociale è una di quelle opportunità per bilanciare, giustamente ricordavo lei presidente, gli aspetti deleteri di un certo capitalismo. Guardate che tante volte noi parliamo con piacere di finire la globalizzazione, guardate che noi con la globalizzazione abbiamo guadagnato un sacco di soldi in Europa, il problema è che non li abbiamo divisi, questi soldi, questo è un grosso problema perché noi siamo cresciuti economicamente tantissimo, persino negli anni più duri siamo cresciuti, solo che abbiamo smesso da troppo tempo di ridistribuire questi soldi, se non agli azionisti e allora sì che una sistema cooperativo, un sistema sociale, economia sociale, diventa fondamentale soprattutto in certe, ma non soltanto, ma soprattutto in certe realtà, dunque non mi stupisce che di fronte a tutti questi cambiamenti oggi la commissione più che mai si stia portando a considerare l'economia sociale come fondamentale per il proprio futuro. Il piano di azione che viene, che è stato identificato fino al 2021, le misure che prevede, le raccomandazioni che staranno per uscire, la volontà di facilitare l'accesso al credito, la volontà di facilitare per le imprese sociali l'adeguamento alle competenze che sono necessarie per fare i fronti alla transizione verde e digitale che sono tutte parti di questo piano. L'idea di favorire a livello nazionale uno sviluppo dell'economia sociale rientrano effettivamente da un lato nella presa di coscienza più forte che mai che l'Europa è in primis un hub di democrazia e la democrazia funziona se offre opportunità di crescita a tutti i suoi cittadini. Se i suoi cittadini smettono di vedere il futuro in maniera positiva la democrazia non funziona e per farlo hanno bisogno di stare naturalmente meglio moralmente ma non anche bisogno di avere una prospettiva conomica corretta e dunque non mi stupisce, non mi stupisce perché questo è il fondamento della democrazia. Se noi vediamo certe tendenze in giro per il mondo è perché per troppo tempo abbiamo ridotto l'impatto, abbiamo sottovalutato l'impatto che un certo modello di economia ha sulle classi sociali. La prima risposta della Commissione Europea, di questa Commissione Europea alla pandemia è SURE, il sistema che ha permesso a tanti lavoratori in Europa colpiti produttivamente dalla pandemia di continuare a lavorare, di continuare a ricevere un salario. È un cambiamento importante, non è un cambiamento semplice perché in Europa la parte sociale generalmente, come sapete, di competenza nazionale e competenza europea sono abbastanza limitate. Dunque l'Europa sta cercando a trattati invariati, la Commissione Europea sta cercando a trattati invariati, di andare avanti, di favorire l'economia sociale. Questo è il senso delle raccomandazioni. Le raccomandazioni poi andranno adottate agli stati membri, andranno discusse, andranno adottate, andranno poi sviluppate agli stati membri qui diventa fondamentale, se mi permettete, l'azione che voi potete fare di continuare l'hobbing, l'ho parlato prima, che è una parola che ha qualche accezione negativa. Per me è un'accezione estremamente positiva perché l'hobbing significa portare interessi alla conoscenza dei decisori che sono a Bruxelles, così come sono molte volte a livello nazionale e a livello nazionale sarà estremamente importante arrivando all'Italia in un paese che ha una territorialità talmente diffusa, talmente diversa, che è talmente ricca di specificità riuscire a sostenere queste formule. Chiudo con una battuta. Noi parliamo tantissimo di dieta mediterranea e pensemo che la dieta mediterranea sia mangiare carne una volta alla settimana, mangiare legumi e mangiare, prendere olio di oliva, bere un bicchiere di vino. La dieta mediterranea è fatta di relazioni sociali. Le relazioni sociali vanno mantenute, le imprese sociali hanno anche questo importantissimo ruolo, poi magari si mangia anche bene assieme, ma mantenere queste relazioni sociali e rafforzare queste relazioni sociali di fronte alle sfide del futuro è forse, se volete, la sfida nella sfida. Credo che in questo senso le imprese sociali abbiano un ruolo da cui i prossimi vent'anni da giocare, che è un ruolo straordinario per continuare a fare e continuare a mantenere l'Europa quello che è il posto più bello al mondo dove vivere. Ve lo dicono che ha vissuto in tanti posti. Grazie. Grazie. Grazie ad Antonio Parenti. Abbiamo ancora cinque minuti prima di concludere. Vorrei chiedere se c'è qualche domanda rapida, sintetica, da porre ai nostri ospiti. Nel caso alzate la mano, altrimenti volevo prendere uno spunto da quello che diceva Parenti per una riflessione finale su cui chiederei un minuto di commento a ciascuno dei partecipanti. La riflessione è questa. Per non perdere il momento, perché è chiaro che siamo in un momento positivo, ma può perdersi, per non perdere il momento probabilmente la nostra attenzione deve focalizzarsi su una nuova alleanza tra economia sociale e i suoi attori e istituzioni pubbliche. Quindi la domanda è come realizzare questa alleanza tenendo presente che le istituzioni nel corso di questo ultimo trentennio di una generazione hanno progressivamente perso la loro presa sulla società, la distanza rispetto ai cittadini è aumentata e sotto gli occhi di tutti il potere non è più sercitato in maniera esclusiva dalle autorità pubbliche, perché siamo diventati una società troppo complessa per poter essere governata da un centro e dentro questo centro da un vertice istituzionale politico. Il potere si è spostato, noi abbiamo assistito in questi ultimi trent'anni al più gigantesco trasferimento di potere dalle autorità, dalle istituzioni pubbliche ad altrove e questo altrove è in larga parte rappresentato dagli attori economici, però abbiamo sentito da tutti i partecipanti come questo spostamento di potere se non è accompagnato da una capacità di riequilibrio sociale, da una capacità di distribuzione della ricchezza che è stata creata, lo ricordava Parenti, è un potere che si svuota, che diventa fragile, che è un potere che protegge pochi contro molti, è un potere antimutualistico e quindi il tema è proporre un'alleanza tra economia sociale e istituzioni pubbliche anche per far comprendere come le istituzioni pubbliche hanno bisogno di rilegittimarsi attraverso una nuova dimensione dell'azione economica, un nuovo modo di fare economia e quindi il commento finale che volevo chiedere ai quattro partecipanti, questa alleanza tra conomia sociale e istituzioni pubbliche, qual è la singola azione che voi vedete più urgente per promoverla? Partiamo di nuovo da Sara. Dialogo ovviamente, comprensione e penso anche lavorare a dei quadri che permettano un'economia che ridistribuisce dall'inizio, come dire, i quadri in cui siamo sono stati un po' pensati per un'economia del profitto, se vogliamo promuovere un'economia del noi dobbiamo permettere a noi di parlare, di interagire perché ci sono tanti noi diversi, dobbiamo avere uno stato che è anche un partner veramente con cui dialogare e con cui costruire un nuovo cosistema per le nuove challenge che noi abbiamo e quindi riflettere sui quadri su cosa misuriamo, su cosa è importante, se bisogna ridistribuire solo dopo che le ricchezze sono state fatte o anche dal principio, da come sono le queste riflessioni dobbiamo avere, dobbiamo pensare, come diceva un altro panellista, dobbiamo ripensare il quadro globale e questo lo dobbiamo fare in alleanza e per quello ci vuole della democrazia e anche avere una partecipazione democratica nelle imprese ha un costo, se vogliamo avere anche, come si dice, una competizione giusta fra le strutture di economia sociale e quelle del profitto bisogna pensare anche all'esternalità e come vengono interiorizzate dalle imprese o no e chi paga alla fine e quindi c'è tutta questa riflessione che dobbiamo avere sul nostro modo di produrre, di consumare con il politico per creare quadri adattati, finanziamenti adattati. Grazie, Maurizio. Non sono capace di sintetizzare in un minuto quello che bisogna fare, lo premetto, ma cercherò di andare per qualche sintesi. Ho detto che occorre una nuova visione, è chiaro che occorrono nuovi modelli anche organizzativi, svecchiarsi un po' di alcuni modelli che hanno costruito un passato illustre e un presente discreto, ma che non costruiscono il futuro. Dobbiamo quindi, prima ancora all'interno dei soggetti dell'economia sociale, dobbiamo trovare delle sintesi in luoghi, in ambiti, forse anche nuovi oppure vediamo di svecchiare quegli ambiti vecchi in cui abbiamo cercato il confronto. E poi non c'è dubbio che da ieri va avviata questa forte azione perché la riforma fiscale è la madre di tutte le scelte, perché in funzione di quello che la riforma fiscale andrà a delineare, ci sarà o meno un futuro più semplice o più difficile. Grazie. Giuseppe, sei il prossimo. Io recupererò i secondi in più che ha utilizzato Maurizio Gardini dicendo che mi pare di comprendere anche oggi questo in questo momento, mi pare che sia merso abbastanza chiaro, in maniera molto chiara, le idee ci sono e sono anche convergenti. Io credo che sia necessario a questo punto, e questo forse ce lo insegna la vita nel momento in cui bisogna rapportarsi con il decisore, con colui che poi prenderà in considerazione le nostre istanze, avere la capacità di sintesi, la capacità di racchiudere in poche pillole queste istanze in modo da suscitare immediatamente l'attenzione di chi ci governa. Lasciamo l'ultima parola all'Europa come giusto che sia, Antonio Parinti. Io sono convintissimo che, come lo ricordava Torres de Uch, l'aspetto del dialogo sia fondamentale. La parte fondamentale per avere un dialogo produttivo però è educazione, educazione ducazione di tutti, delle persone, educazione degli studenti, educazione alla comprensione delle complessità, perché senza quello sarà complicatissimo riuscire ad avere un dialogo produttivo. E quando manca questa educazione, quando si permette la semplicità di avere il sopravvento sulle complessità, arriviamo molte volte a delle scelte che sono delle scelte errate. Grazie mille, grazie ai nostri partecipanti, grazie a voi pubblico, grazie anche da parte di Urix e buona giornata, buona prosecuzione, buon festival a tutti. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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