Élite e popolo: un conflitto utile
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Élite e popolo: un conflitto utile
Il conflitto tra i pochi e i molti può essere l’ossigeno della libertà politica e civile. Soprattutto se – come sosteneva Machiavelli – all’interno di un “buon ordine”, i molti affamati di sicurezza controllano i pochi affamati di potere.
ecco ci si sente no adesso meglio meglio buonasera buonasera a tutti sono roberto mania sono un giornalista di repubblica dovrà introdurre l'intervento della pro forese professoressa nadia urbinati grazie di essere qui di essere davvero tanti il tema di questa di questa lezione elite popolo un conflitto utile aveva molto colpito il fatto che ritornasse una parola come conflitto una parola quasi scomparsa nel dibattito pubblico in italia forse anche in altri paesi è diventata una parola nascosta mascherata una parola negata come se conflitto si fosse estinta appartenesse a una stagione passata al secoli passati al novecento all'ottocento qualcosa che non apparteneva più alla nostra società come se i processi di globalizzazione avessero nascosto cancellato gli interessi contrapposti e vi fosse una unità d'intenti che si ritrovava nelle regole del mercato capaci di mitigare le differenze le diseguaglianze c'è una cosa interessante che è accaduta in questi ultimi anni c'è una ricerca che periodicamente fa l'istituto di ilvo diamanti demos sulle parole sono andato a controllare negli ultimi tempi quali fossero le parole più usate e non c'è la parola conflitto come davvero messa da parte ci sono ambiente sicurezza e capiamo c'è anche democrazia e democrazia digitale ma non c'è il conflitto come se appunto fosse davvero uscito di scena questo a questa rimozione della parola porta probabilmente con sé altri effetti la rimozione dei possibili assi di conflittualità di separazione non c'è più la destra e la sinistra no quante volte lo sentiamo non ci sono più le distinzioni c'è recentemente c'è una formula che non è né di destra né di sinistra ma di buon senso resta da capire cos'è il buon senso non ci sono nemmeno più le contrapposizioni sociali operai e padroni tutti uguali spesso nei meeting degli industriali degli imprenditori c'è la formula siamo tutti sulla stessa barca sappiamo che non è così sono scomparsi i conflitti collettivi cela la vera anomalia che la conflittualità che probabilmente ancora esiste cercheremo di capire come e non è più organizzata e proprio forze effetto della disintermediazione della debolezza di alcuni corpi intermedi come le organizzazioni sindacali come i partiti e si si è verificato un fenomeno abbastanza anomala in cui per manifestare un conflitto ci sono soprattutto nel campo sociale ci sono state proteste clamorose individuali pensiamo a quanti operai quante volte sono saliti sui tetti delle fabbriche sulle gru sulle torri per manifestare un conflitto che però non è mai diventato collettivo un conflitto di pochi che però riguardava molti è stato più semplice in questi anni per molti versi negare il conflitto nazionale sovrano dentro il territorio e immaginare o teorizzare no il conflitto di civiltà che era molto più semplice che però aveva l'effetto di unire noi contro gli altri diversi l'effetto di questo è anche un impoverimento no della democrazia del dibattito democratico delle logiche della democrazia una democrazia più povera anche una democrazia meno partecipata in tutte le elezioni di questi anni anche le ultime europee c'è una quota importante intorno alla metà degli elettori che non partecipa più è l'aspetto più curioso di tutto questo è che però un conflitto noi lo percepiamo lo vediamo proprio nelle nel voto nell'espressione del voto popolare in cui si sia emerge quello che poi il grande tema di questi anni no al conflitto dell'elite del popolo dell'establishment di chi sta sotto e dunque la linea di divisione in questo conflitto che si manifesta non più nelle forme tradizionali ma in una forma interessante che è quella della democrazia mentre poi si propone quasi il superamento delle vecchie regole della democrazia rappresentativa la linea di divisione prevalentemente una linea economica nel senso che è dal da una fase in poi che si avverte questa tendenza conflittuale un po sopita per di per capirci e dalla il confine e la grande crisi del 2007 2008 il crollo delle grandi istituzioni finanziarie dei cartoni dei dipendenti delle man brothers a new york da lì in poi cambia molte cambia in peggio io ho preso dei dati che riguardano l'italia sono impressionanti rivisti e messi insieme ne cito alcuni prodotto interno lordo cioè la ricchezza che l'italia realizzato dal 2007 al 2013 è crollato di quasi il 9 per cento la produzione industriale e scesa del 25 per cento un quarto circa gli investimenti sono tracollati del 30 per cento i consumi del 9 ancora oggi secondo l'indagine dell'ocse reddito degli italiani quello di 19 anni fa e fermo negli ultimi dieci anni i salari reali degli italiani sono scesi di circa 5 mila euro i media il tasso di disoccupazione prima della crisi era intorno al 6 per cento oggi siamo costantemente sopra il 10 per cento ci sono quasi 5 milioni di persone in italia che vivono in una situazione di disagio occupazionale precarietà di incertezza il tasso di povertà assoluta tra il 2014 e il 2017 cresciuto di un punto dal 57 al 6,7 per cento c'è un elemento che sa che poi caratterizza questo progressivo imporre impoverimento questa crescita delle diseguaglianze e anche questa questo rancore che cresce che è cresciuto negli strati sociali nella struttura della società il ceto medio il ceto medio difficile da identificare in genere quando si cerca di capire quante persone appartengano al ceto medio si chiede ad esse stesse se si sentono scelto medie dunque quel processo di ceto mitizzazione che aveva definito giuseppe de rita no negli anni 70 80 si è arrestato e quando si sono fatte le ultime rilevazioni a proposito di chi si sente ceto medio il dato è crollato del 30 per cento e in questi anni la metà circa della popolazione italiana si ritiene ferma non è cresciuta solo una quota intorno al 10 per cento ha vissuto un avanzamento sociale dunque tutte le premesse erano sono presenti per una sorta di rivoluzione di rivolta sociale io mi sono rivisto una frase di italo calvino nel del barone rampante in cui dice parlava della rivoluzione francese dice viviamo in un paese dove si verificano sempre le cause e non gli effetti c'erano tutte le cause per una rivolta e non si è vista o almeno si è vista di nascosto è diventato un conflitto appunto sordo molto meno percepibile emerso nelle essenzialmente nelle elezioni nell'esercizio del voto democratico un conflitto che dunque in questa sua caratteristica diventa anche un conflitto per il potere e io ho ritrovato un interessante frase che la professoressa urbinate ha scritto in una introduzione al cos'è il populismo di jumper nel miller in cui scrive il populismo è prima di tutto una strategia di potere non un mero movimento di posizione e presenta la politica democratica non solo come la ricerca della maggioranza ma anche insieme dialettica e conflitto politico tra posizioni diverse così che l'opposizione e parte di un processo di costituzione della maggioranza io credo che questa frase ci permette di capire siamo arrivati al punto il punto è il conflitto per il potere dunque ci siamo il ii e potere un conflitto utile lite popolo un conflitto utile per la conquista del potere una cosa meno banale di quanto noi abbiamo pensato guardando e analizzando no il voto popolare come una mera rivolta capace poi di rientrare negli argini della della dialettica democratica tra normalità siamo io credo di fronte a una fase davvero interessante dove il voto si esprime anche le leadership populiste hanno un obiettivo molto chiaro che quella della conquista del potere il popolo per la conquista del potere o credo che questo sia il punto centrale fermo qui la mia brevissima introduzione lascio la parola la professoressa ordinata e urbinati insegnante tra l'altro alla columbia university io credo appassionata studiosa di democrazia grazie grazie molto grazie a tutti anche agli organizzatori di questo importante appuntamento che il festival da solo economia o dell'economia assurde dell'economia anche se non sono il cronista quindi sono sulle dunque partirete il presente per cercare anche un po le radici nella storia concetti e nella democrazia in questo caso della concezione repubblicana della politica per cercare appunto delle radici nei concetti di questa opposizione pochi e molti l'idea è venuta all'interno di una conversazione che il giornale la repubblica alcuni mesi fa avviato sulla diciamo la scontentezza delle ditte l'elite scontente insicure che non si sentivano più riconosciute dal popolo o dai monti e vivevano una specie di secessione degli uni verso gli altri reciprocamente tv è incominciato una conversazione che mi ha fatto poco pensare e preparare questa questa lezione mettendo insieme idee che avevo già precedentemente elaborato che oggi sono parte di un libro in uscita per far web press e in italia il mulino che si chiama io il popolo ovvero il leader che diventa popolo e il popolo che cerco ridere per essere presente poiché da solo o attraverso i meccanismi con i quali siamo abituati ad operare il popolo e per il popolo non ci sono più non sono più così efficaci se noi cominciamo dal nostro presente allora molte di queste tensioni che sono antiche quanto la politica e non sono per niente nuove di queste tensioni vengono ad acquisire una un interesse è anche un fascino particolare la francia pensiamo alla francia dei ciliegi reggiani di oggi manca l'italia dei bar di più di dieci anni fa meno radicale meno critica meno violenta tuttavia in entrambi i casi si è voluto mettere in chiara evidente discussione come un fatto un'idea che di fatto fra coloro che stanno nel governo o nella vita pubblica o sociale ed economico del paese che amiamo l'establishment che abbiamo li i pochi che amiamo il elite e gli altri guardate che è molto interessante questa posizione perché mentre realizziamo una connotazione identitaria vanno nelle stesse scuole spesso vestono nello stesso modo vanno nei stessi dagli stessi luoghi di vacanza abitano negli stessi quartieri delle metropoli mondiali più accreditate e gli altri invece non hanno questa identità identificabile sono massa sono gente sono folla sono genericamente i molti quindi questo è molto interessante poiché i molti hanno una visione o esprimono una visione che non è identificabile nessun luogo i molti sono dovunque ma non sono in nessun luogo in particolare mentre i pochi sono in speciali luoghi particolari visibili tutti noi sappiamo che come peccati già insegnato che i pochi vanno fan e vanno a ieri diciamo al grande università e finanziano far da del per poterci andare loro i propri figli e costruire una specie di establishment permanente anche se non ci sono in teoria aristocrazia oo oligarchie vestite togati quindi i molti dove vanno ai molti e resta tutto l'altro mondo ampio che però indistinto che però non ha caratteristiche speciali specifiche che non rende come nel caso dei pochi che non rende se stessi parte di un qualche cosa da proteggere da difendere da coltivare nel tempo quindi questo è importante distinzione non è semplicemente antropologica ma è un senso di sé è un senso anche di risentimento per quello che il se non ci dà mentre ad altri da perché questa dualismo esplosivo questo dualismo esplosivo c'è perché viviamo nelle democrazie o nelle repubbliche democratiche ovvero in ambiti pò pubblici in stati giurisdizione pubbliche che sono legittime e si legittimano in nome di un'idea molto chiara ovvero di uno uguale distribuzione del potere politico della voce e del voto quindi c'è un'idea di uguaglianza di fondo nelle nostre nei nostri paesi occidentali ormai anche noi occidentali che rivendica che coloro che prendono decisioni le prendono nel nostro nome e per noi e loro e lo faro nel nome di un principio che si chiama uguaglianza politica per cui quando questo guai anza politica si scontra come la vediamo quotidianamente con condizioni di evidente privilegio non solo per i luoghi che noi abitiamo mentre non abitano gli altri non solo per le scuole a cui noi andiamo a mentre gli altri non vanno non solo perché noi non abbiamo lavoro per mentre più alti il problema non esiste c'è un elemento di diseguaglianza così radicale nei modi di vita di pensare di interagire con gli altri che ci fa ritenere quell'uguaglianza diciamo dichiarata e che sta i fondamenti della nostra delle nostre pubbliche come una finzione una finzione come una finzione che la legge è uguale per tutti poiché purtroppo non è così ed è una finzione che ci siano rule of law o come ci ha spiegato stephen wolf varie volte la rule of law e costosissima per cui chi non ha un buon avvocato che non ha i soldi per avere una difesa delle proprie terre diciamo ragioni in realtà per lui la rudolf l'on non c'è in monia in maniera così evidente quindi c'è una scollatura uno scollamento fra i principi dichiarati i principi vissuti i principi afferma affermati per principio e i principi fatti operanti allora quando si parla quindi di noi e loro pochi e molti e si dice che spesso la cultura dei molti è una cultura non cultura quante volte abbiamo grande ammirazione che abbiamo umberto eco col quale mi sento completamente su questo aspetto cioè internet è il luogo dove anche gli sciocchi possono parlare certamente ma questo non è male cioè gli sciocchi sono come noi sciocchi ugualmente degni capaci e in ogni caso sono autonome persone che hanno tutto il diritto di parlare pubblicamente perché no quindi c'è quest'idea che soltanto ad alcuni spetta diciamo l'onore e quasi il dovere in quanto intellettuali di portare la nostra parola fuori mentre chi non ha questo potere dovrebbe solo tacere o ascoltare ecco perché ci si lamenta della scollatura tra elite scollamento tra elite e popolo perché si presume che il popolo debba seguire perché si presume che il popolo debba seguire la strada indicata dall elite e allora per esempio un altro elemento che emerge continuamente nella stampa e anche non solo non solo alla stampa il lamento per la fine degli intellettuali e lo leggiamo sempre non ci sono più gli intellettuali queste cosa fanno la fine degli intellettuali è il segno di una più forte democratizzazione ci può non piacere ma non è così negativo che la parola di una persona sconosciuta abbia tanto rilevanza quanto la parola di una persona nota o anche molto rap preminente nel suo settore gli intellettuali e non è nemmeno un segno così scandaloso che gli intellettuali non abbiano più la parola del vate che sui giornali sui quotidiani alla stampa ci dica quel che il mondo è dovrebbe essere e potrebbe essere io non ci trovo nulla di scandali di scandaloso sinceramente anzi c'è un elemento in qualche modo di rifiuto di riconoscere che ci sia qualcuno che ha un'autorità superiore alla nostra per poter dire questo è vero e questo è falso quindi c'è questa elementi ugualitario nella rivendicazione della separazione da parte del popolo da parte bene di te c'è una rivendicazione della superiorità della conoscenza della superiorità della competenza della superiorità così epistemica e anche oggi lo vediamo lo verifichiamo un po dovunque la parola meritocrazia no il merito quando non sappiamo che dovremmo essere molto consapevoli di questo che se non ci sono condizioni di partenza che consentono a a tutti i nostri concittadini di poter cominciare la diciamo come si chiama la gara della vita è una condizione di uguali diciamo opportunità in una opportunità sarebbe sufficiente allora dov'è il merito chi ce l'hai perché c'è quindi ci sono problemi e molto serie che hanno che fare con crescita di livelli di diseguaglianza così radicati per cui già il partire non è più un partire dallo stesso punto non c'è il grande presidente americano lyndon johnson all'estero famoso per le bombe che tirava su vietnam però negli stati uniti molto importante perché il primo a introdurre be una vera e propria politica sociale con una social security che è una specie di assistenza previdenziale per tutti indistintamente e i diritti civili e politici molti molti diritti importanti usava dire questo nelle sue campagne elettorali usava dire questo bene la gara della vita partirebbe per tutti allo stesso modo questo è quello che la democrazia e le nostre costituzioni ci dicono tuttavia non è vero che è così all'inizio noi abbiamo persone con diverse condizioni chi non ha una condizione economica uguale chi ha una situazione fisica di handicap non uguale quindi cosa vuol dire partire ugualmente vuol dire e questa è la su argomento che una buona democrazia deve preoccuparsi di conoscere le reali condizioni delle persone per adattare i servizi e gli interventi pubblici proprio a quelle carenze a quelle impossibilità di poter partire sulla stessa per la stessa gara della vita questo è molto importante significa che occorre avere un'attenzione di proporzione 1 nell uguaglianza piatta come quella del voto un voto una testa vale 11 vale uno in questo caso si tratta di guardare alle condizioni specifiche e vedere dove intervenire per poter mettere tutti nella condizione di avere una cittadinanza o una condizione definita pubblica uguale quindi quando c'è lo scolo quando si grida allo sfollamento occorrerebbe pensare a questi aspetti non semplicemente al fatto che i molti sono in sensibile alle ragioni dei pochi ok molti sono troppo sgrammaticati nel loro italiano hanno un italiano approssimativo non sono quasi nulla sono di un'ignoranza abissale e quindi dovrebbero seguire i pochi che sanno più perché c'è questo molto nella nostra tradizione della nostra quotidiana diciamo opinione anche nei nostri giornali pur essendo questi nostri giornali democratici tutto per dire che le repubbliche sono sempre state divise in questo abbiamo visto recentemente una trasmissione sulla gran su la repubblica fiorentina anzi no su firenze da parte di un nostro politico ex politico politico presidente consiglio l'ateo renzi ci presentava una grandissima firenze ci presentava la cliente mi dice però io ho visto solo la firenze medicea dalle sue tra nella sua trasmissione ma c'era diffidenza repubblicana quindi questa idea di monarchia plebiscitaria o democrazia democratica queste due concezioni dello stare insieme in in forma repubblicana sono diciamo di lunga data e oggi riemergono fortemente perché questa dualità o questo dualismo noi pochi molti non è necessariamente un male certo è un male quando consente come spesso succede la giustificazione di un trattamento diseguale quando si dice non tu non meriti oppure tu non hai fatto abbastanza per meritare senza considerare da dove viene eccetera eccetera questo ingiustissimo ma quando c'è un'altra forma di tensione quando i molti incominciano a mostrare che hanno la forza organizzativa per forza per portare un po di timore nei pochi questo è necessariamente un elemento di impatto che dovrebbe impaurirci questa è la grande tradizione che ci ha lasciato nel tempo e non soltanto machiavelli ma senz'altro anche macchiavelli fino però a un liberale come john stuart mill che io amo tantissimo ed è un liberale cioè l'idea che il conflitto tra forme organizzate di interesse di visioni del mondo è il sale della vita pubblica è il sale della libertà perché questo baker editi da una ragione che è molto interessante come spiegazione di questa positività del conflitto conflitto per il potere per poter fare leggi per potere diciamo imporre a gli altri di obbedire perché è importante perché lui dice una cosa davvero rivela liberatrice lui dice il potere che verticale e la sua organizzazione lo è presume che solo pochi se ne occupino occupino da mattina a sera e operino facendo prendendo decisioni no potere a una verticalità fatta di noi cittadini che deleghiamo ad alcuni è la possibilità di prendere decisioni a nome nostro quindi la separazione tra noi e loro è inevitabile in tutte le forme di stato e di governo nel caso delle democrazie e delle repubbliche ma io credo che i due siano separate e poi vi dirò perché questa separazione opere in questo modo si presume che i pochi queste avanti avelli i pochi hanno fortunatamente fortunatamente sono pochi che hanno il desiderio del potere il potere non è semplicemente una entità astratta è una volontà un desiderio quasi erotico come lo chiamava lo individuava così platone erotico di poter governare la città vedere che gli altri seguono le nostre decisioni quindi alcuni diceva che ve li hanno un potere una bramosia per il potere che quasi sovrumano fortunatamente per noi sono poche tutti gli altri ovvero ordinari cittadini noi vogliamo una cosa molto semplice difficilissima da ottenere ma molto chiara tutti non ha bisogno di avere educazione cultura e tante altre cose lo comprendiamo con la nostra saggezza della della vita ordinaria ovvero che vogliamo vivere nella tranquillità dei nostri possessi nel possesso nella tranquillità della di sapere che quello che vogliamo facciamo progettiamo possa avere luogo e che il benessere che ci viene dalle nostre fatiche sia per noi diciamo sicuro che non ci siano predoni quindi noi abbiamo una un desiderio di tranquillità e un desiderio di libertà i molti mentre i pochi hanno qualcosa in più di questo anno un desiderio di potere e perché è bene che questi due ci siano così definibili chi siano questi due gruppi perché soltanto poiché noi abbiamo questo desiderio di tranquillità e di libertà di non essere dominati noi non ci fidiamo di chi tiene in mano il potere questa mancanza di fiducia questa potenziale sfiducia permanente e la nostra salvezza perché grazie a quella sfiducia noi non ci diciamo in cantiamo mai alle parole di chi vuole il nostro consenso sentiamo mentre votiamo mentre scegliamo ha invece di b mentre diciamo però questo bravo rettore sentiamo nel cuor nostro che c'è un elemento di giusta manipolazione presumiamo il gioco del potere presumiamo che chi è in desiderio di potere userà tutti i mezzi a disposizione meglio pacifici o force che tutti noi possiamo poi contestare questa è la cosa straordinaria cioè noi siamo un gioco e tutti sanno che cosa significa un gioco ci sono delle norme delle regole che rispettiamo e tra queste c'è il fatto che ti ha il desiderio del potere userà tutti gli strumenti per conquistarlo e tenerlo per sempre quindi a noi spetta ecco perché la democrazia è secco in molti ecco perché le repubbliche o le costituzioni sono ed esistono grazie ai molti non ai pochi c'è la libertà è opera dei molti no perché sono buoni non siamo migliori abbiamo la stessa natura diceva è solo nella stessa natura dei dei dei pochi e molti uguali però la nostra non è il nostro non desiderio di potere ci dà la capacità di poterlo sempre vedere il potere è sempre essere in diciamo così diffidenza del potere questo ci consente di anticipare quello che potrebbe essere quindi di creare le regole le regole di controllo del potere le regole dei controlli potere o i buoni ordino le costituzioni che non sono mai costituzioni scritte da qualche saggio nel chiuso del suo studiolo sono sempre l'esito di una lotta tra coloro che hanno molte cose da difendere e proteggere e coloro che hanno da proteggere e difendere pochissime cose materialmente parlando ma possono e vogliono e devono voler difendere l'opportunità di averne altre o di averne di più quindi la libertà come condizione di principio per i molti e la libertà come una cosa più concreta ovvero il potere che abbiamo di poter con di difendere le nostre i nostri averi nella repubblica americana nasce nel settecento su questa lotta di una lotta all'ultimo star come perché è una lotta tra due concezioni dello stato da due concessioni della repubblica alcuni non si fidavano di altri e gli uni non si fidavano degli altri su questa non fiducia che è strategica nasce la nostra nascere lascia la nostra democrazia nastro nelle nostre costituzioni ora quando questa fiducia viene a sé barca al punto che è radicale non è semplicemente mettere in conto che chi ha poco potere potrebbe usarlo e ad usarlo ma non ci si fida radicalmente di coloro che operano nel potere beh questa è la diciamo la porta aperta verso una situazione non solo di scollamento di molti pochi ma di una vera e propria rivolta alla rivoluzione nascono così nascono quando ci sono due popoli l'uno non conosce più l'altro quindi non c'è nemmeno a causa della fiducia c'è proprio la rottura per una fiducia presume una interazione o presume che ci sia interazione che si possono interpretare le azioni dell'altro e quindi sapere se sono o no coerenti ai principi e ai principi proposti quindi oggi in molti casi quando si legge rigel è già lì si ribellano in quel modo spesso violentissime anche giustificato il mio parere poiché già la loro presenza sarebbe da sola un fatto dirompente e mi ha stupito e quando ne intervistarono uno è qui è puntato le sue parole una delle ragioni ha detto per cui noi abbiamo dovuto ricorrere a questi metodi dovuto ricorrere questi metodi di presenza pubblica parigi perché nessuno si rendeva conto della nostra condizione questa è già il dualismo di cui parlavo un turismo radicale che le democrazie con la rappresentanza hanno cercato sempre di di sedare riunire la rai dai partiti la rappresentanza delle elezioni servono per fare in modo che il dialogo tra dentro e fuori persista e che produca degli effetti nelle legge nelle decisioni nei mutamenti delle classe dirigenti dei mutamenti delle maggioranze eccetera oggi questo scollamento è un senso visibile sentito forte ecco perché c'è questa discussione sui molti pochi e alcuni pensano che sia una iattura che ci sia una tensione tra i molti pochi però ripeto non è necessariamente una iattura e la tensione tra molti pochi se incanalata all'interno delle istituzioni all'interno delle nostre delle democrazie costituzionali e delle norme e chiaro che quando queste norme queste costituzioni queste regole sembrano e sono orpelli o abiti che non incidono per nulla sul corpo che li che ritiene che riveste beh allora non sono più regole costituzioni e norme sono semplicemente delle finzioni questo è un fatto gravissimo quindi la fiducia è fondamentale che non vuol dire fede non vuol dire adesione di fede fiducia e la separatezza io voglio sapere chi sei sapere che cosa vuoi fare che cosa farai poi giudico e questo rapporto importante ed un rapporto di distanza mai d'identificazione noi con i nostri rappresentanti quando la rappresentanza funziona non chiediamo mai di essere un tutto 1 e qui il populismo che vuol fare io sono il popolo dice io non ho perché ho bisogno di distanza per vedere e giudicare e criticare quindi la rappresentanza politica costruita faticosamente da settecento in poi è fatta per questa ragione non solo per tenere il popolo fuori dal palazzo delle decisioni come avrebbero voluto i padri fondatori americani non solo loro ma in realtà mentre tiene fuori quelli che stanno fuori controllano e hanno la opportunità sempre di togliere il loro sostegno la loro fiducia questo in questa distanza è il gioco sul quale si costruisce la la democrazia contemporanea secondo passaggio quindi questo la cornice volti pochi secondo passato democrazia io ho detto precedentemente che democrazia repubblica non sono poi la stessa costa ed è vero nel senso che se per repubblica noi abbiamo in mente due corpi come nella tradizione romana umanistica nostra due corpi che sono i patrizi e plebei cioè il popolo e il senato i pochi e volti come due entità org organiche come due entità collettive alle quali si appartiene o non ci appartiene beh questo non appartiene al gioco del gioia alla logica democratica la logica democratica una logica individualistica e ugualitaria questo è molto importante perché noi tendiamo oggi a confondere le due cose quindi quando parliamo di molti pochi oggi non parliamo di molti pochi a livello politico perché noi siamo tutti i cittadini uguali ed elettori identici noi parliamo di molti pochi a livello sociale culturale economico lì si vedono le differenze ma come cittadini democratici noi non abbiamo una distinzione tra molte poche questo è molto importante non deve sfuggirci altrimenti noi creiamo una governo visto alla maniera degli antichi ma non una democrazia la democrazia nasce già il tempo di pericle ancora prima di di solone di kristen nasce nonne con diciamo una contrapposizione dei molti e pochi il demos ha due significati che vuol dire noi tutto il popolo e vuol dire noi stato democratico di date noi gruppo quindi è vero che gli oligarchi dovrebbero stare fuori ma devono votare anche loro andavano in assemblea anche loro non erano organizzati in maniera diversa come a roma cioè la democrazia include tutti individualmente come uguali questo è un fatto straordinariamente importante molto importante vuol dire che quando usiamo parole come pochi e molti dobbiamo avere attenzione a pensare che i pochi non sono al governo invece dei molti o in molti stanno fuori controllo i pochi fa in qualcosa di più in democrazia noi siamo tutti molti perché siamo tutti individui cittadini votiamo creiamo una entità che si chiama governo parlamento rappresentanti i quali sono noi che prestiamo per qualche tempo ad alcuni il la funzione di fare quello che noi non facciamo direttamente questa è la teoria questa è la logica analogica importantissima vuol dire che non è che la nostra società sia strutturata per due gruppi poche molti la nostra società è strutturata con i cittadini che sono uguali e che si organizzano in maniera tale da poter tradurre quella loro uguaglianza di potere in decisione effettiva e qui arriva la questione perché è vero è purtroppo la democrazia è un animale un poco strano perché è vero che la democrazia a questa grande affermazione di uguaglianza di tutti i cittadini è fondamentale che sia così non può non essere così tuttavia anche questa pretesa almeno dalle origini poi cambiata nel corso dei secoli di essere una forma di governo politico e di parlare di uguaglianza politica la democrazia non parla di tutte le uguaglianze non parlo di uguaglianza di proprietà non parla di uguaglianza sociale ed economica non parla di questi uguaglianze sostanziali anzi anche la parola uguaglianza e sostanziali sono fastidiose per un buon democratico la democrazia è un un'idea molto ambiziosa ed è difficilissima per questa ragione per l'ambizione su inclini implicita che nonostante le differenze sociali perfino anche disuguaglianze berica insegna nella grandissima azione che di cui tg di del ci ha dato sua sponte diciamo del documento ma lo si ritrova in tantissimi democratici nel corso della nel level se in inghilterra e poi in francia di nuovo e poi nell'ottocento italiano lo stesso mazzini a questa idea e via di seguito quindi l'idea che noi non abbiamo bisogno di farci identici per vivere come liberi grandissimo ovvero sappiamo che siamo diversi in tante cose pensiamo all'articolo 3 della nostra costituzione diversi in tante cose perfino diseguali in tante cose eppure nonostante questo noi vogliamo che le nostre diversità sociali culturali economiche religiose linguistiche di genere non si traducano in diseguaglianze e diano ad alcuni più poteri su altri quindi la grande ambizione della democrazia è di avere una uguaglianza politica e legale ovviamente perché lì sono milano uguaglianza e legale che costruisce lise goria cioè l'uguaglianza di dire quel che si vuole in pubblico e quindi di partecipare alla vita politica basata su una condizione sociale che non è necessariamente un identica o uguale questa è una scommessa e norman ha scommesso sulla quale tanti hanno avuto modo di buttare i loro strali di lanciare i loro strali critici beh insomma il grande marcia e nella nella questione ebraica nel 1843 scrive chiaramente ma questa è una la grande finzione ed è un grande un trucco perché è come dire voi siamo tutti diseguali ma lasciamo perdere la nostra disuguaglianza sociale noi creiamo un livello superiore un'uguaglianza di potere politico o legale in quel uguaglianza potere politico le gare abbiamo la nostra libertà e non ha importanza quello che ci sta sotto anzi quella grande libertà politica e grande appunto quando confrontata a quella per non c'è nel sociale quindi lui dice questo se questa è democrazia no questa non deve essere allora la vita democrazia è quella che ha bisogno di azzerare le disuguaglianze anche altrove quindi la storia democrazia è stata sempre una storia tra questi due grandi partiti il partito dell'uguaglianza sostanziale e il partito l'uguaglianza politica e quando le cose funzionano abbastanza bene i due partiti si intersecano danno l'uno l'altro tanto aiuto perché abbiamo bisogno di uguaglianza sociale lo vediamo in questi giorni ma senza diventare assolutisti entrambi il rischio del nostro tempo è proprio questa questo divorzio fra coloro che pensano davvero che sia sufficiente avere la condizione del free delle libertà di voto e di parola anche questa sarebbe per avere la libertà il potere politico e gli altri che pensano che senza da alcune condizioni sociali o capacità o coltivare alcune capacità che tutti i cittadini possono sviluppare quelle libertà politiche sono pura finzione ora fino a quando noi cresciamo ed espandiamo come società non ci accorgiamo molto di queste due differenze e infatti l'europa ma anche gli stati uniti l'europa in particolare che hanno interessa di più ha avuto una grandissima espansione delle uguaglianze politiche sociali dopo la seconda guerra mondiale una grande distruzione che ha reso tutti quasi uguali nelle condizioni e li ha messi tutti nella condizione di costruire il futuro liberamente e con grande entusiasmo anche bene finita quella costruzione del distrutto allora le parti hanno cominciato mostrarsi nella loro diseguaglianza e quindi coloro che hanno costruito le loro fortune anche grazie all'intervento pubblico si sono ben diciamo così incardinati nei loro luoghi di lavoro nei loro poi diventati sempre più privilegi e gli altri coloro che sono arrivati tardi per dirla con lyndon johnson che ho menzionato prima i più cosiddetti sfortunati anche su questo sarebbe da discutere abbastanza o su coloro che appunto arrivano dopo sono arrivati dopo perché sono nati dopo perché sono venute d'altrove ecco a quel punto le condizioni di chiusura hanno impedito questa grande capacità inclusiva che la democrazia aveva da quel momento sono cominciati i nostri guai ci sono alcune di economisti lo santi siamo in un festival dell'economia e quindi io credo che questo sia un fatto diciamo conosciuto gli anni 70 sono delle menti in questo perché sono la fine di quella condizione diciamo di cooperazione che con bretton woods aveva consentito la ricostruzione è anche il fatto che gli stati uniti si prendevano cura un poco e della dei loro fratelli cugini disgraziati dell'europa e avevano insieme stabilito delle coordinate uguali di divisione diciamo così dei dei costi che poi si ruppe e ciascun paese andò per conto proprio e gli stati uniti cominciarono sviluppare il loro imperiali e in europa cominciò a dover diciamo riunirsi in maniera diversa non soltanto per ragioni di pace ma anche di mantenimento delle condizioni di benessere e creare e costruire diciamo cercare di costruire un'europa unita la storia è questa oggi è una storia in cui quelle condizioni che avevano consentito di costruire la democrazia su basi militari sono finite quindi la democrazia che abbiamo oggi è un poco zoppicante perché ha una parte del nostro della nostra cittadinanza che è una parte diseguale e indubbiamente diseguale non possiamo negarlo è un'altra parte che così diseguale da non avere la meno l'opportunità di pensare di costruire una vita futura guardate che la democrazia anche un'altra importante etica che è l'etica della responsabilità individuale del farsi del voler fare e decidere è molto importante questo non ho non si è una concezione della vita non è semplicemente solo come direbbe dewitt una forma di governo e l'idea che la mia autorità individuale come persona come cittadino ha una dignità tale e quale a quella di tutti gli altri è questa dignità rende la capacità individuali di prendere decisioni e di operare per sé e per gli altri è molto importante creativa quindi quando questo viene a mancare quando io posso volere la pro proporre a me stessa un obiettivo che è completamente utopistico rispetto alle possibilità che o quando incominciamo ad avere la discrepanza tra i nostri piani di vita e le opportunità vere via di realizzarne beh allora qualcosa cambia allora divisione tra molti pochi ritorna ritorno a quell'aspetto repubblicano insomma quell'aspetto repubblicano che le democrazie non vorrebbero che esistesse poiché non c'è il popolo e il senato nella democrazia c'è soltanto il demos dei cittadini e invece ritorniamo essere più repubblicani paradossalmente così nel senso classico e a quel punto i pochi molti si distinguono però se così è allora anche le il rito dell'azione politica diretta dei cittadini il voto acquista un altro significato le acquista completamente un altro diverso perché se io non sono semplicemente un cittadino che mi organizzo con altri per jorge insieme determinare la addirittura del nostro paese come dice l'articolo 49 della costituzione nostra se questo non c'è più possibile 1 perchè non ebbe poi vedremo non abbiamo mezzi sono cambiate le condizioni degli interlocutori dei partiti per abbiamo condizioni economiche di grandi svantaggio in alcune aree del paese c'è sono livelli disoccupazione che sfiora il 40 per cento allora c'è da pensare i molti e i pochi siano due popoli questo è un fatto il fatto in cui oggi è la condizione alla quale oggi ci troviamo rispetto alla quale e allora vediamo i populismi e allora vediamo il grande leader carismatico che grazie anche ai media che noi abbiamo oggi internet riesce ad esser in perenne relazione con il suo popolo che lo dichiara suo dichiara il suo popolo perché questo popolo è così disgregato e non ha più le organizzazioni capaci di renderlo attore nella vita pubblica che ha bisogno di qualcuno che plebiscitariamente lo unifichi quando questo succede noi siamo già in una situazione che chiameremo repubblicana quindi democrazia non c'è quasi più nulla c'è il voto certamente c'è il voto però tutto l'altro apparato e guardate che il populismo è esattamente all'interno di una realtà concettuale che storica che non è anche tanto che fare con la democrazia ma tanto che fare con repubblicanesimo cioè il leader il popolo questa visione di monarchia popolare la monarchia popolare cioè il popolo che si fa uno col monarca il popolo che si fa uno col marco e poter esistere se non qui non ci sono questioni di moralismo ci sono strategie di difesa quando i molti non hanno più l'articolazione dei loro partiti movimenti come succedeva poi le democrazie solide e allora si trovano altre forme aggregative se vogliono se vogliono far sentire la loro voce devono i gilet gialli avevano come hanno detto abbiamo dovuto ricorrere a questi metodi di presenza pubblica parigi perché nessuno si rendeva conto della nostra condizione bene e rendersi conto c'erano i partiti che abbiano questa funzione organizzavano il la rappresentanza dentro lo stato ma anche la partecipazione fuori dallo stato questo non c'è non lo fanno più nello stesso modo sono scuole strumenti e meccanismi per selezionare una classe dirigente insomma per formare i costi l'uovo e quando questo succede noi abbiamo forme pubblicitarie come fanno i molti dice robert michels e spesso usato per dire contro i partiti che i partiti sono luoghi di oligarchia perché formano le gerarchie formano sempre leadership a punto però non ci di vendere ci dimentichiamo spesso di citare un'altra parte di robert michels 1911 scrive un libro straordinario che ancora oggi dovrebbe essere ed è eletto continuamente tra l'altro in cui dice i molti hanno soltanto una strategia per potere far sentire la loro voce e operare in maniera potente l'organizzazione si devono organizzare il fatto è che l'organizzazione è come una porta aperta per diciamo i pochi che se però lui dice è vero non è fatale che questo succeda non lo si può evitare però i molti cioè i cittadini individui delle nostre democrazie questo individualismo di cittadinanza uno vale uno come fanno ad organizzarsi ad essere attori se non organizzandosi quindi l'organizzazione è fondamentale quando l'organizzazione è semplicemente un metodo per creare l'it eco laurea legge dell'oligarchia cui lui si riferiva i partiti sono soltanto un altro strumento di oppressione di imposizione di una volontà ora dopo il 45 questo si era cercato di superare facendo il partito un luogo di organizzazione e partecipazione oggi siamo ritornati al punto di partenza cioè abbiamo forme organizzative all i dati che per la costruzione di leadership non necessariamente collegate alla cittadinanza la quale cittadinanza tuttavia non è così diciamo incapace di comprendere questo questa diciamo uso del sistema democratico per qualcosa di diverso e quindi corre ai ripari i populismi che noi oggi abbiamo che ci piaccia o no e sono però spiacevoli che ci piacciono sono figli di questa situazione e in questo volume cerco di fare un poco di vedere come il populismo sviluppa si sviluppa all'interno delle democrazie delle democrazie rappresentative con i partiti e come le diciamo cambiano in maniera tale che sono sempre tali sempre democrazie costituzionali sono ma con tante e diverse caratteristiche che andrebbero analizzate un però e qui non c'è tempo però questo è quindi i molti si riorganizzano anzi qualcuno li organizza poiché il leader è colui che organizzi molti molti non si altro organizzano c'è sempre un elemento diciamo elitario e critico o di leadership punto e questo avviene perché le altre forme di organizzazione sono atterrate e non sono atterrate per tante ragioni ci sono degli studi molto raffinati su questo che non nel caso di dire ma uno in particolare voglio menzionare perché è molto interessante di un volume recente di un italiano che vive in inghilterra che si chiama paolo gerbaudo ed i titoli volume è digital parti fa un bellissimo alla bellissima analisi di tutti i partiti digitali ma linee riferisce ad una trasformazione peter may ha parlato anche di questo la trasformazione in corso da tempo in che senso la trasformazione i partiti da partiti strutturati un poke oligarchiche oligarchici organizzati e partiti leggerissime senza organizzazione esclusivamente connessi alle elezioni al sistema di diciamo primariato tutti tutti per intero quasi primari e che hanno prodotto tramite un uso elettoralistico permanente il loro due chiavi avete mai notato non possiamo continuamente non è che l'abbiamo presenza più solida ma certamente più votata votiamo complete e questo produce la nuova leadership dice dicono questi studiosi che questa scorrimento tra l'organizzazione della partecipazione ad una eletto realizzazione della partecipazione ha mutato disegni partiti da partiti per l'ail costruire la partecipazione a partiti per gestire la selezione della leadership e basta ecco in questa situazione oggi noi ci troviamo con una coca capacità dei partiti di far presa sulla sulle popolazioni e con una leadership che dichiara mi the people che io sono il popolo perché sono colui che ha capito che il popolo è tanto arrabbiato con questa elite e io convoglio questa rabbia affinché finalmente il popolo sia presente in tutta la sua sostanza questo ho detto ha detto trump quando è stato stato inaugurazione della sua presidenza il 17 ma gennaio 2017 io sono l'america buona cioè quel popolo abbandonato dimenticati da tutti lo porto qui a washington iamoci una all 1 oligarca ma non ha importanza che se legata però era fuori da lì dai giochi politici in questo senso era escluso era come gli altri però è questo interessante aspetto chiudo in un libro recente scelta mia autrice molti anni fa di un bel lavoro sul sul nazionalismo liberale ha scritto un altro libro proprio sito pochi mesi fa che si chiama perché il nazionalismo molto interessante in cui lei fa un analisi della struttura molto complessa di questo nazionalismo non più quello ottocentesco in cui c'era un popolo da costruire pensiamo al nostro d'azeglio fatta l'italia facciamo gli italiani costruire noi politico diciamo così ora il nazionalismo prende delle caratteristiche che sono un poco diverse che seguono in qualche modo quella divisione tra i pochi voti di cui ho parlato fin dall'inizio in che senso l'inter mi fa questa analisi molto bella dicendo ci sono due forme di nazionalismo che si manifestano in tutti i paesi occidentali esso è iniziato uniti è evidente ma anche da noi lo è ovvero c'è il nazionalismo delle le chiama lele chiama nazioni forti nazioni larghe le nazioni forti o il nazionalismo dei forti e quello che si è manifestato negli ultimi vent'anni o giù di lì di una ridefinizione all'interno delle stesse nazioni di nazioni di nazione sono le regioni privilegiate il nord italiano la catalogna le fiandre la scozia e altre regioni ancora ovvero una parte dalla nazione larga se in qualche modo incornicia una sua autonomia una sua specificità e quella specificità è molto forte primo perché hanno tante cose in comune oltre l'aspetto socio economico molte volte anche linguistico e culturale e anno diciamo la volontà non di se cedere ma di dimostrare la loro diversità di non essere più nello stessa barca appunto quella barca di no della stessa barca ma di avere o di definire una propria specifica collocazione gli altri ovvero quella l'azione larga era con le nazioni fate degli indistinti che diciamo un buon nazionalismo ottocentesco avrebbe dovuto costruire il noe politico i file italiani che invece hanno fatto i partiti per un po hanno fatto le associazioni i sindacati per un po la loro decadenza li ha lasciati popolo senza una sua propria identità e questa e l'interland sono le grandi liszt coloro che sono altri fuori dalle metropoli fuori dai grandi centri in quei grandi sud di cui sono piene le nostre nazioni quindi due nazioni che hanno diversi interessi e succede finisce così libro e può succedere che c'è o ci sono alcuni leader così ambiziose bravi capaci che sono in grado e il blocco storico di cui paragrafi che sono in grado di unire questi due boe che in comune abbiano quasi nulla ma attraverso miti o attraverso parole d'ordine che diano a tutti qualche cosa rispetto a quel che fan cercando e quindi è molto interessante questo aspetto quindi non è tanto il nazionalismo il nazionalismo sono diverse forme di nazionalismo e diversi nazionalismi ragioni regioni più ricche versus quelle altre quelle altre che e le regioni più ricche che cerco di avere una loro specificità avviene in iran in questi giorni allora si chiama regionalismo differenziato cioè c'è una parte che dichiara di essere un poco più diversa dall'altra e quindi che dichiara che ci sono alcune alcuni settori di vita non siamo uguali ed è un affermazione pubblica questa è quindi un'affermazione che il noe politico che doveva costruire e solidificare le democrazie pensiamo al primo articolo della nostra costituzione ora ripubblicato il suo lavoro i poteri di per del popolo sovrano quel popolo sovrano quel popolo noi popolo e diciamo così un po prés pressato da questi popoli che per ragioni socio economiche territoriali culturali si costruiscono si separano e noi siamo giunti a questo punto io non credo di dover dire altre le conclusioni sono sempre complicate da farsi ma è un mondo nel quale noi oggi ci troviamo lo descriviamo con questi con queste categorie forse un po troppo veloci ma qui abbiamo solo poco tempo ma sono ancora categorie che ci consentono di capire pochi molti repubblica democrazia nazioni forti nazioni larghe noi popolo l'ora elite che oggi più che mai sono rappresentative e se così è proprio per questi dualismi significa che la dimensione conflittuale e la nostra dimensione di oggi grazie sì grazie io condivido molto questo lungo applauso la professoressa ordinati credo sia stata davvero una bella lezione un'ora densa e intensa in cui si sono intrecciati temi periodi davvero grazie come sempre previsto qualche minuto per aprire una discussione con la professoressa se ci sono domande interventi richieste di precisazioni sono benvenute cioè signore anche se brevemente qualcosa sulla prima parola sulla globalizzazione io questo è il tema del festival questo è il tema del festival io non mi sento personalmente di dire nulla non so nulla della globalizzazione io la uso come tutti noi perché compro cose su amazon e suspiria però la pivot che non posso dirle altre perché non so signore mi dispiace ai rami di competenza proprio forse qualcosa dovrà studiare ecco il microfono ecco all'improvviso non ho letto il libro però ci sono dei punti che mi lasciano perplesso presentazione 1 apprezzo molto il portale verticale la verticalità del potere sicuramente è un archetipo fondamentale la legittimazione del potere lei non l'ha toccata quando lei poi parla della divisione della crisi dei partiti io le dico che secondo me nel 99 20 anni fa c'è stato un tradimento della costituzione abbiamo fatto una guerra senza nessuna giustificazione andando contro la costituzione abbiamo bombardato i vicini di casa tutto molto bello però non c'è stata nessuna conseguenza quello siano tra il tradimento degli elementi di legittimazione e questo è sicuramente qualcosa che mette in crisi il processo di rappresentanza e avrei altri due punti ma preferirei sentire questo che secondo me è un centrale grazie no io ho cercato di essere più diciamo generale possibile e di non specificare nessun paese io non ho quasi menzionato l'italia qualche volta gli stati uniti perché sono un po un epiteto un fenomeno e qualche volta l'europa perché non volevo parlare del nostro paese perché avrei dovuto completo cambiare completamente la mia presentazione no perché si potrebbe davvero parlare anche su questo punto mi piacerebbe molto dal 43 in poi prima del 45 fino ad hanoi noi abbiamo assistito a diverse concezioni della nostra democrazia in azione ovviamente non abbiamo mai viste così evidenti come ora ma tante di queste cose che noi oggi sentiamo che avvertiamo come completamente diverse erano già in sé di vento è in gestazione nel 43 45 faccio soltanto un esempio perché bisogna farlo e fondamentali siccome oggi si parla qualche volta di trasformare il nostro parlamento con una delle due camere che fa una che faccio un altro lavoro benissimo che non venga eletta in una maniera da rappresentanza politica benissimo che sia eletta dalle amministrazioni locali ovvero non da organi politici e amministrativi o addirittura interessantissimo che sia sorteggiata oggi l'idea del sorteggio scrittura quello che non è tanto nuova nel nostro paese del 1945 e guglielmo giannini pubblicò un libro volume di 800 pagine che però adesso circola in un estratto di 200 nemmeno che si chiama della folla e in questo libro dimostra una cosa dimostra sostiene era abbastanza brillante sostiene che ci sono soltanto due modi di fare una democrazia con l'elezione e col sorteggio se le facciamo con le elezioni crea mi persi e se creare i partiti creiamo questa oligarchia di gente che ci fa fare quello che loro pensano sia buono per noi e noi dobbiamo subire se invece eliminiamo le elezioni i partiti scompaiono e costruiamo le nostre diciamo gli organismi con il sorteggio ma aggiunge a quel punto però il governo deve cambiare poiché il sorteggio costruisce con le collettivi di di al giudizio non di legislazione quindi erano tutte camere giudicanti giudicavano l'attività del governo che è un'attività minima secondo lui perché dico questo perché l'idea della democrazia dei partiti che sembra da noi essere stata un'idea sempre accettata non è vero non è vero dalla resistenza in poi che è stata giustificata e o comunque è legittimata e verona dai partiti oi partiti hanno legittimato reo viceversa o insieme hanno stentato a imporsi non è facile accettare democrazia dei partiti guardate che accettare che ci siano parti che operano per sé nel nome di tutti e non è facile e queste hanno funzionato fino quando hanno pre distribuito tra loro alcune cose alcuna possibile possibilità alle opportunità di decisione e tante altre cose questo viene a cadere o a scemare o a consumarsi lei dice 99 che l'anno in cui a noi andiamo a fare il referendum sul titolo quinto della costituzione e che cambia moltissimo dalla nostra costituzione anche in relazione alla comunità europea perché la sussidarietà e un fenomeno che viene anche dall'europa e che ha cambiato la concezione dello stato e verissimo ha cambiato il modo di percepire le regioni di e percepire l'obbligo dello stato rispetto ai suoi cittadini e dei cittadini rispetto allo stato quindi io credo che lei non abbia tutti i torti ma non era questo il tema altri interventi si 1 e 1 in fondo alla prima il signore in fondo e poi salva intanto volevo ringraziare la professoressa perché perché mi fa molto piacere che metta in evidenza la crisi forte eccomi qua della democrazia oggi nel senso che sottolinea come circoli l'idea che alcuni non sono in grado di votare alcuni sbagliano a votare questo è significa mettere in dubbio l'idea del suffragio universale l'idea che siamo tutti uguali e che siamo tutti dotati di raziocinio come tra l'altro dice il secondo articolo della dichiarazione universale dei diritti dell'uomo due osservazioni la prima è io non sono convinto che la democrazia ateniese sia appunto un modello da prendere in considerazione perché parliamoci chiaro le cariche dei buu le auto erano a sorteggio duravano un anno di fatto era una oclocrazia come si direbbe adesso c'è gli strateghi facevano quello che volevano visto che erano le uniche cariche elettive duravano 57 anni adesso non mi ricordo un'altra cosa sulla crisi della democrazia vorrei che lei si esprimesse su questo che per me è veramente centrale cioè 2015 c'è stato un referendum in grecia no alle misure di austerità sono state fatte le missioni di risalita nel 2016 c'è stata la break si tutti deficienti quelli che hanno votato per il livi chiaramente 2005 tre referendum in francia in olanda per la costituzione europea bocciata poi le cose sono entrate diciamo dalla porta di servizio attraverso il trattato di lisbona quindi a me mi sembra che ci siano esempi concreti di violazione della democrazia oggi brevemente su atene occorrerebbe che noi facevamo seminario un'altra volta non c'è tempo dico solo che mi riferisco quello soltanto perché è veramente la bici e della concezione minima cioè mise goria b sono mia sono le basi fondamentali dopo di che la storia di atene è un'altra cosa e anche la loro interna lotta per il potere gli oligarchi non sono mai spariti sappiamo tutto quindi non sulla crisi yo yo tutte tendono usare la parola crisi è solo usata me ne scusa l'ho fatto ho fatto perché ero a ruota libera no la parola crisi una pro complicatissima e che la democrazia è il governo della crisi sempre perché se ne prende una decisione cioè non voglio fare la ferrini ma lo dice la parola stessa crisi è una decidere vuol dire sì o no quando noi abbiamo bisogno decidere c'è già e visivo di dobbiamo contarci quindi la democrazia è il miglior sistema per governare la crisi senza far precipitare la crisi in violenza o in contrapposizione quindi non usiamo questa parola che non ci fa capire in che cosa consiste la crisi in realtà non è la democrazia che è in crisi è una sua pratica forma che a che fare quella democrazia parlamentare con il modo di eleggere i nostri rappresentanti di fidarci di loro eccolo modo di interagire con loro tramite partiti tutto questa parte qui è in via di trasformazione è in via di trasformazione quindi avverrà si svilupperà in maniera diversa questa nostra democrazia e se prendiamo alcuni studi molto importanti uno in particolare che a me sembra molto convincente di bernardone sul governo rappresentativo lui fa questa analisi della storia del governo rappresentativo e dice arrivando a noi che non siamo davanti borsa ad una diversa forma democrazia che è fondata sulla centralità del pubblico dell'audience più che la centralità dei partiti o dei corpi intermedi ecc dell'audience l'audience oggi governa in qualche modo se se leader vuol capire da che parte deve andare deve subito interrogare l'audience quindi l'audience è un sovrano nascosto immateriale non individuale noi non siamo nessuno di noi individualmente oggi e sbattute lo siamo che rende cambia i connotati io direi che questa oggi nostro noi siamo in questa fase tutte le altre chiese che le ha detto 2005 2015 2016 sono tre referendum e il referendum è una forma di democrazia dunque per scandalizzarci sono d'accordo con lei break city ci sono molti autori anche sono guardando i giornali media i commenti hanno attribuito identificato il referendum di base con il populismo come se la democrazia fosse solo il governo dentro le istituzioni e tutto quello che sta fuori e populismo ma se questo è ogni movimento e populista quindi siamo attenti all'uso di questi termini populismo è una forma di governo democratico dentro istruzioni lo sappiamo come funziona ci sono molti in passato in presente e nel presente molti segni molte molte prove però non attribuiamo a alla partecipazione dei cittadini e il populismo ha preso tutti i populisti c'era un signore qui è uno dietro ci sono altre persone preghiamo queste due raccogliamo queste due poi chiudiamo grazie all'oro buonasera professoressa la ringrazio per l'intervento che ha fatto volevo sono qui volevo chiederle un chiarimento per quanto riguarda il rapporto tra popolo e d'elite appunto seguendo il titolo del seminario se come mi è parso di capire o magari mi dica se ho frainteso che l'élite al compito di guidare e il popolo il dovere tra virgolette di ascolta e quindi se questa superiorità epistemica come lei ha detto non è reale allora cosa siamo anche a fare qui oggi voglio dire perché siamo qui ad ascoltare noi qualcuno che evidentemente ne sa più di noi che ci spiega qualcosa non è questo il ruolo delle élite e non è questo anche il motivo per cui esiste il meccanismo di delega e la rappresentanza politica attiva grazie a bellissime c'è un'altra domanda la domanda e poi chiudiamo pochi e molti però quando la scollatura tra quelle che chiamiamo classi dirigenti e popoli diventa molto grave le due strade possibili sono o una rivoluzione che ristabilisca un equilibrio oppure il popolo si getta nelle braccia di chi gli promette quello che ritiene debba avere e questo porta un sovvertimento delle istituzioni democratiche e quindi grazie a questo per cercavo di dire che era la trama del mio discorso questo qui concludevo non l'ho letto perché non riesco quando ci sono molte una sala molto piena non riesco mai a leggere tutte le parole ma in effetti la situazione è quella o verso una rivolto rivoluzione o verso una forma graduale lasciamo stare il populismo una soluzione migliore potrebbe essere un tempo per tentativi ed errori di ristabilire diciamo l'ordine del discorso come si facciano me lo chiedete perché non lo so però a livello locale di vita organizzata locale in genere e sempre avvenuto che si cominciasse con forme organizzate locali no io pensavo john juba insomma è vero ha ragione lei che la scollatura porta questa è l'altra questione è la questione è io non la vedo una persona però insomma qui non si tratta di avere che ci sia qualcuno che sappia per un sappia che non le élite che non è nemmeno una parola italiana e che non è traducibile in italiano perché il duce non è la stessa cosa melita una relazione di corrispondenza con le persone o il gruppo rispetto al quale è lite questa corrispondenza non viene affermata da chi da pre grida va da chi è guidato ed è una situazione se non democratica certamente aristocratica che però riconosce nelle diciamo nella capacità interattiva di un bene generali di un bene con interesse condiviso da parte che ha questa relazione tra i pochi e molti tra chi dirige la delega non è questo secondo me cioè una parliamo di delega noi parliamo di mandato politico qui nessuno delega niente né in politica del mandato politico non è una creazione di un elite è una creazione di una classe politica che in quel periodo 4 anni cinque anni forse dieci si prende l'incarico l'onere è anche molto del onore per prendersi per entrare in questo rapporto con noi che il rapporto rappresentativo però lilith ancora non ritengo che sia che sia proprio corretto trasformarli perché vita a una con una con una situazione molto più specifica al compito svolto e radicata un esempio c'è un libro che occorrerebbe rear i rileggerlo che è quello di wight nails noel imparabile 1954 58 insomma giù di lì in cui racconta la trasformazione della elite democratico vero naturaliter come dice lei di delega cioè di rappresentante di bel air alla sua trasformazione in una sedimentazione di un corpo a sé è questo il progetto il processo quindi quando da essere in relazione a me perché io faccio mandato questo è questo momento si sviluppa un nuovo un nuovo gruppo di persone questo è diciamo così indigeribile indigesto per una democrazia perché si crea un altro potere ea quel punto gli uguali sono uguali nel non potere punto questo non deve succedere ecco perché periodicamente c'è una specie di risciacquo di hariri rimescolamento delle carte le elezioni servono questo tante forme di diciamo così contestazione servano questo la giustizia serve a questo quindi è un perenne rimescolamento ecco che allora in quel caso le elite non dà tanto fastidio perché una perenne trasformazione nessuno può essere certo che domani sarà al potere questa è la cosa più bella che noi vediamo cosa bella che abbiamo le democrazie hanno non è tanto che votiamo ma che coloro che sono votati sanno che sarà tempo e la temporalità la temporaneità l'accortezza scusate stata spesso brutte parole mare spiega questa temporalità che è la cosa che ci salva altrimenti si formano davvero queste élite ricorda e il ritorno e poi finisco alla prima domanda sulla ten è ancora qui la persona sia ancora nero giu lei ha detto una cosa molto interessante relativa il voto non vale niente adesso si pensa che tanto non siamo capaci e votare questo problema serio ci sono degli studi sempre più aggressivi su questo versante ovvero il fatto che noi votiamo per cattivi leader noi votiamo per cattive democrazia oppure facciamo cattivi referendum quel break si come se ci sia o ci fossero queste ci fosse un'autorità sopra che decide quale è il bene o la buona decisione siamo attenti perché in questa concezione che ora si chiama tecnicamente epistemica ovvero che la legittimazione delle nostre procedure sia non perché ci danno la libertà di fare errori e di correggerli ovvero di votare e di votare questa è la grandezza delle istituzioni democratico delle procedure ma non perché ci consentono con certezza di darci delle buone decisioni buoni rispetto che cosa fino stabilisce per cui non ci sono degli studiosi alcuni di questi davvero critici della democrazia dal punto di vista liberale 1 brand di questi perché andare a votare quando chi vota è incompetente non legge generalmente quasi nulla e si affida a dei media che solo de scarsissimo valore e alla fine non vota nemmeno per i propri interessi anzi vota per i candidati che sono contro i loro interessi caso di una thatcher e lo sappiamo insomma il voto popolare venne a realtà cioè proprio da coloro che furono poi colpiti dalle politiche della taggia quindi perché votare non basterebbe tanto in ogni caso l'elezione la delega può essere fatta anche da quattro persone da 300 persone da 10.000 persone perché tutti i milioni di persone non è interessante che soltanto coloro che competono con competenza possono ecco quando si abbiamo all'interno di questo cono d'ombra beh noi siamo già fuori dalla dimensione democratica che ci piaccia o meno le procedure non sono state quelle democratiche molto maggioranza il testo in volto contarsi tutte e non contare solo quando saliva la maggioranza perché ci si conta tutti anche l'ultimo anche colui che o colei che non andranno mai con le loro idee ad una maggioranza però ci si conta tutti ma perché perché ci si conta a tutti perché non è tanto che l'esito del voto rilevante cioè quello che produrremo ma il fatto che ciascuno di noi di partecip.a questo è fondamentale se non comprendiamo questa allora il valore del voto è legato quello che produce che è un controsenso sposate perché se c'è qualcuno che possa dire anche un grandissimo filosofo che ci possa dire che questa è una buona decisione è questa una cattiva decisione anche se tutte e due sono state fatte a maggioranza nelle condizioni democratiche di libertà beh allora perché dovremmo andare a votare facciamo lui facciamo lui governare questa è la platone da facciamo lui governare il filosofo re e gli che sa tutto ma se noi andiamo a votare non è perché vogliamo sapere tutto è perché non sappiamo quasi nulla e quindi per tentativi ed errori ci costruiamo maggioranze uno dopo l'altra io sono pragmatico armati sta in questo senso non esiste un punto dove andare per cui io sbaglio a non andarci nessuno può dirmi che c'è una soluzione la migliore di tutte le altre quando parliamo di scelte politiche poi quando usciamo dalle dimensioni politiche come per esempio il clima o adobe la cosa è diversa ma anche lì anche in quel caso lì ci saranno pure diverse concezioni o diverse interpretazioni immagino quindi ogni volta che si muove il giudizio si muovono ragioni diverse intenzioni diverse interessi diversi per cui darsi una unica concessione di giustezza o di cosa giusta e pensare che il voto debba arrivare la ebbe questo è già uscire dall'ottica democratica secondo me grazie grazie a tutti e buon festival è vero 6 knopf
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