L'Europa si costruisce in tempo di crisi? L'autore in dialogo con la Next generation
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L'Europa si costruisce in tempo di crisi? L'autore in dialogo con la Next generation
Durante l’incontro, Marco Buti, titolare della cattedra Tommaso Padoa-Schioppa all’Istituto Universitario Europeo, ha illustrato come l’Europa sta evolvendo e cambiando, prendendo spunto dal suo libro “Jean Monnet aveva ragione? Costruire l'Europa in tempi di crisi”. Nella seconda parte dell'evento, l’autore ha dialogato con la Next generation.
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Perfetto. Ben arrivati in questo evento, questi policy dialogue organizzati e promossi dalla rappresentanza in Italia della Commissione Europea che hanno proprio l'obiettivo di aumentare la circolazione di informazioni, favorire il dialogo tra i giovani e le istituzioni comunitarie. Siamo qui con il professor Marco Buti dell'Istituto Universitario Europeo e, diciamo, faremo una chiacchierata, diciamo, sull'Europa, il titolo, appunto, si costruisce in tempo di crisi, l'autore in dialogo con la Next Generation. Intanto, vi racconto qualcosa del professore, intanto ben arrivato, professore, vi racconto qualcosa del professore, perché oggi è titolare della Cate della Tommaso Padova Schiopa in integrazione economica e monetaria all'Istituto Universitario Europeo, ma, diciamo, ha un'esperienza di 15 anni, scusate, ha un'esperienza di 15 anni in Europa, gli ultimi quattro come capo di gabinetto del Commissario per l'Economia Paolo Gentiloni, quindi in carico, tra l'altro, appena concluso, ma per ben 11 anni è stato direttore generale per gli affari economici e finanziari della Commissione Europea. Quindi una lunga vita, perché 15 anni sono tanti e nel libro che ha scritto, io ho solo due mani, il che è colgelato è veramente un disastro, Jean Monnet aveva ragione costruire l'Europa in tempo di crisi, forse racconta anche, immagino, 15 anni della propria vita, perché stare in Europa per 15 anni vuol dire vivere intensamente tutti i temi europei, che sono poi i temi di tutti. Allora, professore, io, come prima domanda, poi daremo ovviamente la parola ai ragazzi, perché l'idea è proprio questa di favorire il dialogo con le nuove generazioni, quanto questo libro poi racconta anche il suo percorso in Europa di 15 anni? Allora, grazie dell'invito, qui siamo in una sala verticale, per cui spero che anche chi sta lontano riesca a sentirci. In realtà, io sono stato in Europa per 35 anni, non per 15, 15 come si dice noi, con funzioni apicali, non è un grande oggettivo, ma come direttore generale di affari economici e finanziari poi come capo di gabinetto del commissario Gentiloni, tra l'altro andate a vederlo, perché a fine mattina ci sarà Gentiloni al Palazzo della Provincia, ma prima ho fatto un po' il percorso del giovane funzionario comunitario, io sono arrivato a Bruxelles nel ottobre 1987 d era il periodo dopo gli anni 70 diciamo di eurosclerosi, europaralisi, ra il periodo in cui con il progetto di 1992 di completamento del mercato unico, poi il progetto di creazione dell'euro, c'era un entusiasmo anche con performance economiche importanti per l'Europa poi ho passato tutto il periodo di costruzione dell'euro dalla concezione fino alla realizzazione e poi alla gestione dell'euro stesso. Quindi c'è molta della mia vita in questo libro, in particolare nell'introduzione cerco di dare un po' una lettura di come l'Europa evolve cercando appunto di chiedersi se Jean Monnet, che è uno dei padri fondatori dell'Europa, quando disse che l'Europa si costruisce in fase di crisi sarà alla fine la somma delle soluzioni e delle risposte a queste crisi, se aveva ragione o no. Ho lasciato il punto interrogativo, anche se l'editorio mi ha detto bisogna togliere i punti interrogativi nel libro. L'ho lasciato perché alla fine dico che non sempre aveva ragione magari ne discutiamo dopo. Esatto. Intanto io pensavo si parlasse di 15 anni, ma con 30 mi ha allargato il campo ampiamente, perché io degli ultimi 30 anni le crisi attraversate dall'Europa – me le ricordo tutte, ecco, e sono tante ovviamente – quante crisi europee, spesso globali e quindi anche europee, ha vissuto lei in questi 30 anni? Ha vissuto parecchie crisi. Ora magari voi toccate legno perché dici questo porta sfortuna. Nel libro c'è obiettivamente – è giusto il riferimento ai 15 anni, perché nel libro copro alla fine le tre grandi crisi, poi ci sono anche altri addentellati, ma le tre grandi crisi di tipo esistenziale, sistemico, sono la grande crisi finanziaria che fu il risultato, almeno come impulso, della crisi di Lehman Brothers all'autunno 2008. E poi Brexit, ovviamente, fino al Covid, adesso la guerra e la crisi energetica. Questo libro è una versione molto aggiornata e condensata di una pubblicazione della stessa casa editrice, Bocconi University Press, in inglese, di un anno e mezzo fa, il titolo del libro in inglese è The Man Inside, quindi chi dall'interno ha gestito queste crisi. Ma quello che è interessante per quel volume lì, magari se non lo comprate andate a digitarlo su Google, è la copertina. La copertina ha una bussola e sopra una barchetta fatta con una banconota di 20 euro, l'indicazione lì era esattamente quell'immagine accolta, sattamente il tipo di sensazione, proprio di sentimento che noi abbiamo vissuto durante la crisi finanziaria. Cioè, prima ci siamo sentiti per una parte della crisi, soprattutto all'inizio, senza bussola, quindi questa bussola qui era un qualcosa che ci mancava in quel momento. E poi la barchetta che sta in un equilibrio molto fragile dell'euro pronta a cadere ad ogni momento. E io mi ricordo a quel tempo quando le dirette di CNN sulla crisi dell'euro sembrava che l'euro non arrivasse alla settimana successiva, in realtà una delle conclusioni che tiro nel libro è che il capitale politico investito nel mettere insieme la sovranità monetaria, che vuol dire mettere insieme molto del nostro essere, il capitale politico investito era molto più elevato di quello che anche i mercati pensavano, pensando di speculare contro l'euro e vincere la battaglia a quel tempo. Per proprio il punto interrogativo su Jean Monnet aveva ragione, una delle conclusioni della mia analisi è che la gestione della grande crisi finanziaria che in Europa poi si è trasformata nella crisi del debito sovrano, vi ricordate anche in Italia fine 2011, poi crisi politica anche non solo economica e finanziaria, la risposta sia stata non ottimale sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista istituzionale e anche dal punto di vista politico. Molte lezioni che abbiamo tratto per poi gestire meglio, io credo, la crisi pandemica. Cose positive e cose negative, diciamo la crisi partita con l'Ivan Brothers poi si è trasformata, come ha detto, in una crisi economica, in una crisi politica, noi pensavamo forse che fosse lontana quella banca d'affari americana invece in un mondo globale la crisi è arrivata anche da noi d è diventata economica. Però, diciamo, ha ricordato la guerra, c'è stata la pandemia, diciamo, da quella crisi finanziaria, per esempio, ci fu un impegno sulla ricostruzione dell'aspetto normativo, dei controlli, maggiori controlli sulle banche, il Covid ha prodotto next generation EU. Ecco, diciamo, magari non riusciamo sempre, però gli aspetti positivi, il Covid ha anche un po' abbassato il populismo che imperava in Europa. Ecco, quindi, volendo però dare una risposta a questa domanda togliere il punto interrogativo come voleva il suo editore, la sua risposta è comunque non sempre o le crisi comunque aiutano in qualche modo, perché generano delle energie positive che ti spingono a fare qualcosa di più rispetto al normale? No, questo è vero, ma pensiamo alla nostra vita personale. Alla fine, anche noi, in momenti in cui, per motivi vari, abbiamo grosse difficoltà, spesso troviamo anche personalmente quell'impulso per fare quelle cose, per attraversare quelle linee rosse che sembravano di un rosso cupissimo, per trovare il coraggio di fare le cose. Quindi, senz'altro, questo è successo. Nello stesso tempo, la grande differenza fra la risposta alla crisi pandemica, quindi a Covid, parlo dal punto di vista economico, con la creazione di Next Generation EU rispetto alla grande crisi finanziaria nella quale è prevalso un po', chiamiamolo così, il paradigma dell'austerity, è stato il fatto che ci siamo resi conto che solo il fare i compiti a casa non era sufficiente per l'Europa. Quindi un impulso positivo, una decisione presa tutti insieme come Next Generation EU ha fatto la differenza e ha fatto la differenza anche in termini di percezione degli investitori, dei mercati. Quindi abbiamo appreso molto e abbiamo risposto meglio. Adesso vedete i giornali di oggi con le polemiche sul piano nazionale di dipresa e di resilienza. Queste opportunità che dall'Europa vanno sfruttate completamente, perché altrimenti il rischio è che si rimbalzi all'indietro. Allora io direi apriamo il dialogo e lo apriamo con i ragazzi che vi presento, sono Eleonora Zomer dell'Università di Trento, scuola di studi internazionali, Matteo Bonetti-Panker che è un rappresentante della consulta provinciale degli studenti Filippo Passeri che è di Starting Finance, quindi una startup. Abbiamo tre età diverse, tre contesti diversi. Eleonora partiamo da te. Non so se tu hai un gelato lì in mano. Ah, forse sono qua. Allora facciamo che salite sul palco. Ecco, così vi vedono tutti. Prego, accomodatevi. Diciamo che iniziamo col ribaltare una situazione che purtroppo i giovani vivono fin troppo spesso, cioè il non essere ascoltati. Allora adesso vi coinvolgiamo come critici letterari perché avendo letto il libro del professor Buti, io vi chiederei che cosa vi ha lasciato, che cosa vuol dire per un giovane leggere 15 anni di Europa. Eleonora. Innanzitutto grazie, grazie per aver avuto l'opportunità di leggere anche appunto questo libro del professor Buti. Innanzitutto l'ho trovato estremamente interessante con un punto di vista personale anche talvolta critico dell'operato delle istituzioni europee ed in particolare della Commissione. E diciamo da persona giovane che un giorno spera di affacciarsi a questo mondo, l'ho trovato appunto interessante per capire meglio come veramente le istituzioni operano non solo sui libri diciamo più accademici ma nella pratica. E poi uno sguardo critico e di confronto rispetto alle due crisi che vengono nominate quindi da quella appunto finanziaria alle risposte più diverse e forse più ambiziosi di quella della crisi pandemica. E' importante perché non devono arrivare messaggi di marketing dalla Commissione europea ma letture vere perché il rapporto coi territori e coi paesi si consolida anche nella consapevolezza della complessità dell'Europa perché se pensiamo alla complessità della gestione di un paese immaginiamoci una struttura sovranazionale diciamo come si moltiplichi le complessità. Matteo? Innanzitutto rinnovo anche i miei ringraziamenti per averci dato la bellissima opportunità sia di leggere il libro che di partecipare oggi in prima persona. Allora io il libro l'ho trovato estremamente interessante soprattutto per un fatto che mi ha quasi scandalizzato ossia che uno studente di una quarta classe di un liceo classico è riuscito a comprenderlo proprio anche in i minimi dettagli che dici insomma lo stereotipo del liceo classico insomma uno che in matematica al sei la sufficienza tirata invece anche su un tema che è la macroeconomia io devo dire che mi sono quasi appassionato. Allora secondo me anche dal punto di vista di un 18enne noi la crisi è un tema che insomma tu accendi la tv guardi il telegiornale giri instagram c'è sempre questa parola ricorrente la crisi c'è la crisi non si sa bene di cosa ma c'è la crisi il fatto è che noi non paghiamo tasse spesso non andiamo a fare la spesa quindi non abbiamo contezza degli effetti dell'inflazione per esempio non dobbiamo redare dichiarazioni dei redditi non dirigiamo un'azienda quindi spesso è difficile per noi renderci conto di cosa effettivamente davvero sia la crisi spesso è qualcosa che invece impatta molto di più i nostri genitori no? Invece tramite leggendo questo libro e vedo tanti miei coetani in sala quindi vi invito anche a voi a leggerlo perché tramite uno sguardo critico e soprattutto interno che affronta le tematiche sia sempre in una maniera approfondita ma a misura di studente e soprattutto ne spiega gli effetti in modo che anche qualcuno con la preparazione accademica come la mia riesca a capire finalmente di che crisi si parla che non rimanga sempre qualcosa di astratto no? lì lontano tre metri quattro metri sopra il cielo di una crisi non ben identificata di cui insomma non si capiscono né cause né motivi quindi ecco questo è il motivo per cui oltre a tanti altri che poi magari approfondirò attraverso le domande che insomma ho da farle per il quale ho trovato il suo libro estremamente interessante Intanto grazie Matteo mi sento di tranquillizzarti perché io mi occupo di economia e finanza e sono laureata in lettere e ho fatto il liceo classico quindi è possibile capirlo anche per noi umanisti è possibile non vi scoraggiate Detto questo ricordo l'importanza delle materie estem soprattutto per le donne in Italia perché abbiamo un problema di mismatch tra l'offerta e la domanda di lavoro e sono cascati gli occhiali ma non importa grazie sono cascati gli occhiali ma ce la faremo grazie davvero Andiamo invece a Filippo Buongiorno a tutti e grazie ancora per l'invito e a proposito mi unisco al coro delle lauree umanistiche perché anche io sono laureato in governi politici quindi scienze politiche per cui la formazione è prettamente economica Nonostante ciò come ha detto Matteo appunto il libro è molto molto interessante perché riesce a dare uno spaccato, fornisce uno spaccato sulle crisi che l'Unione Europea ha dovuto affrontare in questi anni Come ha detto Matteo viviamo quasi in un periodo di crisi perenne dove si esce dalla prima crisi, si entra in un'altra e soprattutto per la nostra generazione a 25 anni è sempre stato un periodo quasi di crisi continue infatti anche ogni tanto quando parliamo scherziamo con i nostri coetani si dice finirà mai questa crisi usciremo mai da una delle tante crisi Per questo è interessante leggerlo perché oltre a fornire appunto uno spaccato molto interessante ci dà anche le chiavi per le soluzioni per affrontare queste crisi perché è chiaro che dalle crisi nascono delle opportunità lei indica bene quali potrebbero essere, quali dovrebbero essere queste opportunità che sia l'Unione Europea ma anche gli stati membri dovrebbero cogliere per rinforzare e rinsaldare il legame che c'è tra i paesi e il tessuto stesso dell'Unione Europea Intanto una nota personale perché ho preso coscienza adesso che voi tre seduti lì siete esattamente la raffigurazione dei miei figli, il primo è entrato nel mondo del lavoro, la seconda all'università, il terzo al liceo e quindi coprite Esatto però partiamo con le domande diciamo era l'unica nota personale Non li ho pagati Vero, confermo Con questi complimenti qui, quello che mi fa piacere in particolare è che avete trovato l'analisi, che è un'analisi di un economista, però globalmente è accessibile e questa è una buona cosa No, un elemento che forse vorrei dire è che io nella mia vita professionale ho lavorato, ero consigliere economico di Romano Prodi quando era presidente della commissione E ho lavorato poi, la mia vita si interseca con quella di Tommaso Badoaschioppa, Tommaso Badoaschioppa è morto nel 2010, lui era alla fine degli anni 70 direttore generale degli appare economici e finanziari quindi la direzione che ho preso io trent'anni dopo E adesso sono finito alla carta da Tommaso Badoaschioppa all'Istituto Universitario Europeo 15, un intreccio abbastanza forte Lui diceva, Tommaso Badoaschioppa diceva essenzialmente che quando si viene in Europa, e lui parlava come ministro dell'economia nel governo Prodi 2, bisogna venire con due cappelli, uno il cappello dell'interesse nazionale ovviamente e secondo il cappello dell'interesse comune E bisogna cercare di unire queste due prospettive, quindi questo è un punto importante, ma sia Tommaso che Romano Prodi hanno detto sempre, e questo mi ricongiungo alle considerazioni sul ruolo dell'Istituzione Europea e della commissione in particolare, dire la verità Questo è l'elemento di autorità morale per, in questo caso la commissione europea, quindi mettere sul tavolo e le raccomandazioni di ieri del semestre europeo all'Italia su che cosa bisognerebbe fare per abordare i problemi atavici che abbiamo Sono l'elemento di truth telling, quindi di dire la verità al di là delle poi, delle procedure, delle varie conseguenze istituzionali, ecc. Quindi questo è l'elemento di autorità morale che credo sia importante da sottolineare Allora Eleonora, ti affido il professore per le tue domande Ok, grazie. Allora innanzitutto vorrei partire un po' dall'inizio del suo libro perché vorrei ripercorre un po' la storia e il ruolo dei funzionari europei che diciamo fin dall'inizio del processo di integrazione ai giorni più recenti E in particolare lei sottolinea come tre generazioni di funzionari si siano affacciate all'Europa e abbiano reso possibile la nostra Unione oggi. Ricorda appunto che abbiamo avuto i pionieri, proprio come Monet, poi appunto gli architetti e infine i costruttori che hanno appunto reso possibile l'allargamento dell'Europa La mia domanda riguarda il futuro e quindi il ruolo della nuova generazione di funzionari europei, come abbiamo già nominato, purtroppo abbiamo dovuto e stiamo ancora affrontando numerose crisi da quella appunto sanitaria a quella energetica e anche se vogliamo quell'ambientale con le varie conseguenze economiche Quindi la domanda è appunto quale sarà il ruolo della nuova generazione di funzionari e se sarà essa una sorta di riparatore degli errori che sono stati commessi in passato Avevo visto questa domanda ieri, per cui ho pensato un po' dai pionieri agli architetti ai costruttori, io mi sono messo sui costruttori all'avventura dell'ultima generazione Di che cosa abbiamo bisogno? Venendo in treno ieri da Firenze a qua, abbiamo bisogno degli ingegneri della luce, cioè quelli che ti arrivano in casa, guardano la sistemazione, non rifanno la casa completamente Perché non è che, come dire, smantellano per poi, però attraverso una sistemazione diversa delle luci, domotica e così, ti cambiano la casa Secondo me abbiamo bisogno di questo adesso e le nuove generazioni sono esattamente quello che possono portare alla costruzione dell'Europa Un light motif, forse quello più importante, che attraversa tutto il libro è quello che chiamo il tasso di sconto politico Che significa il tasso di sconto politico? Che cosa vuol dire? Vuol dire che se uno ha un tasso di sconto basso, ha un orizzonte temporale di riferimento molto lungo Quindi sconti il futuro tenendo presente che nel futuro le cose accadranno e che è importante prepararsi per quello Chi ha un tasso di sconto alto ha un orizzonte molto breve? Guarda all'oggi, al domani, dal punto di vista politico, forse alle prossime elezioni Allora, chi ha un tasso di sconto basso e un orizzonte temporale lungo? Voi Quindi per questo quello che c'è da fare è voi dovete aiutare noi, tutti quanti, voi dovete aiutare poi i decisori politici, essere voi stessi protagonisti, aiutare ad abbassare il tasso di sconto Quindi forzate a guardare più lontano nell'orizzonte, a sollevare gli occhi dal piatto. Questo vale per, in generale, io penso per il nostro Paese, per l'Italia, molto in particolare per l'Italia, ma vale anche per l'Europa Puntiamo su di voi sulla politica, visto che la nostra, la visione di lungo periodo non l'ha mai avuta Tre ingegneri della luce, anche se fanno il ricevo classico Io ho fatto il liceo linguistico, però sempre molto umanistico Appunto per ricoprire questo nuovo ruolo di ingegneri della luce, indubbiamente serviranno delle competenze ambiziose e anche molto innovative Un numero che si ripete spesso nel suo libro è il numero 3, lei parla spesso di trilemmi e di corrispondenti trinità coerenti per risolvere questi problemi Quindi la mia domanda è qual è e se esiste una sorta di trinità coerente di capacità e competenze essenziali non solo appunto per chi si vorrà affacciare a questo mondo, che è il mondo dell'Europa, ma anche ai cittadini europei stessi per poter affrontare e anche reagire alle sfide di oggi e di domani No, quello che io penso assolutamente fondamentale parlando dell'Europa è che Bruxelles non è lassù lontano nelle nebbie belghe Bruxelles è qui insieme a noi ogni giorno per tutte le opportunità, così come i vincoli anche, ma soprattutto le opportunità che l'Europa dà E tra l'altro quello che io suggerisco, e qui siete giovani, giovanissimi, andate a vedere sul nostro sito, sito della Commissione Europea anche le possibilità, le opportunità per i giovani, e ce ne sono molte sia dal punto di vista professionale, anche dal punto di vista del volontariato Quindi l'Europa è e siamo noi, quante volte l'abbiamo detto, ma è sempre bene ripeterlo Nel libro, alla fine dell'introduzione, trago sei indicazioni un po' immaginifiche su che lezioni trarre da questa mia e nostra esperienza E fra queste quello che è importante per questa trinità coerente, e da un lato, una l'ho già citata precedentemente Nel dibattito comunitario vedo i paesi arrivano vestendo, come dicevo prima, solo il cappello nazionale, con delle linee rosse, qui questo non lo posso accettare Se si passa da un veto all'altro è chiaro che non si fanno progressi Allora, torno di nuovo all'orizzonte temporale di cui parlavo prima, se si alza lo sguardo queste linee rosse diventano di un rosso tenue o forse di un arancio E quindi si possono oltrepassare, e si debbano oltrepassare Io mi ricordo, fra un Merkel, che prima della crisi Covid, non nella mia vita, ci sarà mai debito comune per finanziare cose fatte insieme Covid e abbiamo lanciato il Next Generation EU con il debito emesso in comunità Con un ruolo forte della Merkel in Germania a sostenere Esattamente Quindi un'evoluzione Un'evoluzione, tra l'altro, pensiamo di nuovo, torno al tasso di sconto di cui parlavo prima Chi ha un orizzonte lungo? Per voi, ovviamente, chi ha una lunga vita davanti e chi ha poca vita davanti Nel caso della cancelliera Merkel è perché al momento in cui si decise su Next Generation EU era già deciso che lei avesse terminato il suo mandato Quindi uno può pensare da statista alla storia piuttosto che alle prossime elezioni magari nell'ender Quindi questo è senz'altro un elemento importante Le linee rosse sono lì per essere attraversate Il secondo punto, ed è l'ultima di quelle sei elezioni che citavo lì Non essere l'ultimo giapponese che continua a combattere la seconda guerra mondiale 30 anni dopo che la guerra è finita Qui il caso del soldato giapponese trovato nella foresta nel 1974 che pensava che ancora fossimo in guerra Questo per dire che non combattiamo l'ultima crisi e l'ultima guerra ma guardiamo in avanti Questo è il tema delle competenze e l'adeguamento Alla fine il capitano umano è quello che fa la differenza su tutto Quindi è riuscire a guardare in avanti E poi anche qui bisogna accettare la complessità dell'Europa Perché siamo 27 paesi, 20 nell'Unione economica e monetaria, sensibilità diverse Tra l'altro adesso con il processo di allargamento guardiamo all'Ucraina Quindi abbiamo delle notevoli diversità E quindi bisogna accettare che, come dico nel libro, per andare da A a B in Europa non è mai una linea retta Quindi bisogna accettare di prendere qualche volta anche delle vie più tortuose E accettare dei compromessi che però ci fanno andare avanti E accettare la complessità della mediazione europea forse non alimenta i popolismi Perché se ti rendi conto che per arrivare a B fai un percorso difficile di negoziazione In cui la linea rossa va oltrepassata, forse sei meno scontento dell'Europa Parlando, lei appunto poco fa nominava l'Unione economica e monetaria E appunto diceva che abbiamo 27 paesi in Europa e solamente 20 nell'Unione economica e monetaria Lei nel suo libro sottolinea che, nonostante le difficoltà e i limiti di questa Unione economica e monetaria Nel corso del tempo però numerosi Stati abbiano deciso di parteciparvi come la più recente partecipazione della Croazia Quindi la mia domanda è se questa sorta di divisione interna all'interno dell'Unione possa essere un limite per il continuo processo di integrazione europea, economica e politica E se secondo lei, sempre guardando al futuro, nel breve-medio periodo altri Stati che oggi non fanno parte dell'Unione economica e monetaria Possano decidere di parteciparvi rafforzando l'integrazione in Europa Dunque, l'Unione economica e monetaria è all'interno dell'Unione europea il cuore è l'entità dove abbiamo condiviso ancora di più la nostra sovranità Abbiamo la moneta, una moneta comune, abbiamo procedure e sistemi di coordinamento che sono molto molto stretti Citavo precedentemente durante la crisi finanziaria le dirette della CNN sulla crisi dell'euro In quel periodo lì, mentre c'erano le dirette sul fatto che l'euro non sarebbe sopravvissuto Stranamente l'Unione monetaria si allargava e si è allargata, in particolare in quel periodo, ai tre paesi baltici Dice, perché sali su una barca che sembrava a quel momento fare molta acqua? La risposta è, la vediamo adesso, i tre paesi baltici avevano capito che l'ancoraggio al cuore pulsante dell'Europa ra fondamentale dal punto di vista geopolitico, perché la protezione rispetto a quello che si sarebbe poi rivelato l'Orso con la O maiuscola quella protezione lì era necessaria, quindi un ancoraggio, certamente la NATO, certamente l'Europa in generale ma al nucleo più integrato dell'Unione aveva questo ruolo storico L'Orso vuol dire mercati che scendono, Toro vuol dire mercati che salgono Esattamente, quindi questa era un po' la sensazione Vi racconto un episodio che cito nel libro un po' en passant Io lavoravo con il Commissario Almunia ed era il periodo 2009 della crisi dei paesi baltici lì si trattava di decidere se la Lettonia dovesse abbandonare il sistema di tasso di cambio che aveva ora questo suona molto esoterico e anche molto tecnico se si dovesse fluttuare e il fondo monetario era a favore, lascià fluttuare la moneta oppure se mantenere il tasso di cambio fisso Noi facevamo tantissime analisi, quantitative, simulazioni andamo dal Commissario Almunia e io gli presentai i risultati di questi pros and cons lui sta così, mi guarda Marco non hai capito nulla, momento di gelo Io non voglio che la Lettonia sia comprata domani da un oligarca di media dimensione russo facendo fluttuare il tasso di cambio e con forte deprezzamento questo sarebbe successo quindi l'elemento, come dire, di certo tematiche, anche tecniche, anche complicate ma però il risvolto politico e geopolitico molto, molto rilevante quindi questo è un po' le scome Tu avevi un'altra domanda, però chiedo al professore di rispondere velocemente perché poi così lasciamo dieci minuti, ciascuno anche a loro Ok, allora passo all'ultima domanda che è proprio più sul futuro, più prossimo Nel prossimo anno ci saranno le elezioni per eleggere i nostri rappresentanti al Parlamento europeo visto anche un po' il pubblico qui oggi con molti giovani che si troveranno appunto a votare anche per la prima volta la mia domanda è qual è la sua previsione in merito a queste elezioni in particolare se tutti quei progetti che sono stati messi in atto negli ultimi cinque anni come appunto il Next Generation EU e anche il Green Deal europeo per rispondere a queste crisi se siano ancorati e veramente integrati nel testuto economico e politico dell'Europa per fare in modo che questi progetti diventino realtà nonostante la presenza di maggioranze politiche potenzialmente diverse a seguito di queste elezioni Bellissima domanda Ok, risposta lapidaria perché abbiamo poco tempo L'ultima cosa da fare è utilizzare le elezioni del Parlamento europeo per un grande sondaggio di opinione sul posizionamento fra maggioranza e opposizione o sulla posizione relativa dei diversi partiti all'interno dei vari schieramenti debono essere delle elezioni sulle sfide europee ne abbiamo di sfide europee enormi quindi il futuro di Next Generation EU trasformiamo questa decisione eccezionale in un qualcosa di permanente che veramente faccia la differenza io insisto molto sia nel libro così come nei panel nei prossimi giorni sul tema dei beni pubblici europei quindi orientiamo il dibattito, la discussione forzate i rappresentanti politici che si presentino o che non si presentino alle prossime elezioni a discutere, dibattere e posizionarsi sui temi europei non sui temi nazionali con un grande sondaggio di opinione molto costoso Quindi entriamo nel merito dei problemi europei e non nel colore Matteo Grazie, entrando nel merito dei problemi europei le domande che volevo rivolgerle le ho preparate con gli occhi di uno di 18 anni che magari citando ancora prima, la sera guarda il telegiornale sente alcuni termini che secondo me sono ricorrenti che il suo libro affronta ma che magari lasciano ancora a spazio qualche interrogativo Il primo, il politico, che è una politica europea titolava qualche mese fa USA-UE è scontro sulle rinnovabili perché sappiamo che l'amministrazione Biden ha rilasciato questo grandissimo piano di 368 miliardi che è l'Inflation Reduction Act Spesso si parla di scontro tra i politici europei che vedono questo come una concorrenza abbastanza sleale, le parti degli Stati Uniti sul rinnovabile e sulla transizione digitale che sono due temi che noi giovani stanno tanto a cuore trattiamo nel quotidiano con cui abbiamo anche a che fare praticamente ormai nel quotidiano Quindi la mia domanda appunto era si può davvero parlare di scontro tra gli Stati Uniti e l'UE su questa tematica l'UE come dovrebbe reagire? C'è la possibilità che attraverso una risposta pensata e ponderata l'Europa possa trasformarsi in un'app mondiale dell'innovazione digitale della transizione ecologica? Buona domanda Si dice, e si è detto in maniera un po' folkloristica però con un grano di verità che nel passato l'Europa ha allocato la sua difesa agli Stati Uniti i suoi affari alla Cina e la sua energia alla Russia Non completamente vero però un elemento di verità in questo c'è Allora io penso, e questo credo sia molto molto importante che la dimensione geopolitica delle nostre scelte è fondamentale per il nostro futuro Nel passato l'Europa ha spesso guardato nel suo ombelico quindi non considerando le ramificazioni esterne delle sue azioni invece agenda domestica e agenda globale si devono ricongiungere il tema della triplice transizione transizione verde, transizione digitale e transizione sociale anche proprio per l'adeguamento degli skills che abbiamo La logica che passa adesso nelle relazioni internazionali è una logica di potere quindi di gioco a somma zero se non a somma negativa Noi come Europa siamo tradizionalmente con l'integrazione del commercio con l'integrazione economica, ragioniamo in termini di giochi a somma positiva Quindi scambiamo e poi tutti quanti siamo meglio dopo Adesso bisogna senz'altro preservare questo elemento di apertura perché siamo il continente che abbiamo bisogno più di altri Pensiamo alle materie, alle terre rare per l'innovazione digitale Le importiamo tutte o quasi tutte, in 90% sono trasformate al di fuori dell'Europa Quindi queste scelte sono importanti proprio per quelle transizioni verdi e digitali di cui si parlava si parlava precedentemente Una scelta di campo è chiara ed è nell'ambito internazionale e occidentale Ma noi continuiamo e bisogna continuare a insistere su giochi a somma positiva Quindi con una cooperazione e un'apertura Gli europei continueranno da venere, non da Marte Anche se dobbiamo attrezzarci su contributo alla difesa comune Ma su questo una forte possibilità e un forte elemento di vantaggio dell'Europa in termini di attrazione magnetica è proprio sulla transizione verde sulla transizione ecologica che dà questa prospettiva di un nuovo modello di sviluppo E bisogna discutere con gli Stati Uniti per far sì che questo si faccia in modo da non accentuare gli elementi di protezionismo invece che di apertura È molto importante che gli Stati Uniti abbiano con quel piano di 369 miliardi di dollari abbracciato il tema della transizione digitale rano in denial per tanto tempo Come farlo bisognerà discutere con loro Rimanendo a metà tra Stati Uniti e Europa Un'altra crisi astratta le chiamo così perché sono reali ma noi giovani spesso le percepiamo un pochino come astratte di cui si è parlato nell'ultimo periodo è la crisi bancaria che si è arrivata a creare negli Stati Uniti se sentito del fallimento della Silicon Valley Bank, della First Public Bank di nuovo i notiziari sono nati a titolare Crisi Il suo libro affronta le tematiche della crisi ripercorrendo le crisi più grandi dell'ultimo ventennio trova un unico denominatore comune che è quello sintetizzabile nella citazione di Jean Monnet ossia che l'integrazione europea verrà maggiorata solamente attraverso il risolvimento delle crisi delle misure che si danno risposta a queste Ora, magari uno va a farsi una ricerca su internet per capire cosa sia questa crisi bancaria come l'Europa la sta affrontando uno dei primi titoli che gli viene fuori è che c'è un enorme scontro all'interno dell'Unione perché alcuni Stati si oppongono, più di altri, al nuovo quadro di Presidente della Commissione Europea di aggiornamento delle misure, diciamo, sulle protezioni bancarie e dei depositi Allora, la mia domanda è anche questa volta dovremo aspettare che la crisi arrivi qua in Europa e ci colpisca direttamente oppure, insomma, traendo lezione da quella che potrebbe essere il suo libro cercheremo di brutalmente svegliarci prima e agire di conseguenza? Speriamo di riuscirci Dunque, in primo luogo, se torniamo a Lehman Brothers la crisi si originò negli Stati Uniti, poi attraverso l'Atlantico impattò su di noi in maniera, diciamo, ancora più importante che negli Stati Uniti Io ricordo una battuta famosa di un ex ministro del Tesoro americano il dollaro è la nostra valuta e il vostro problema In un certo senso, questo è quello che abbiamo anche adesso Ora, io devo dire che le crisi adesso di queste banche di media grandezza media piccole negli Stati Uniti direi, comportano senz'altro delle fibrillazioni anche al di qua dell'Atlantico quindi in Europa Devo dire, sono sufficientemente ottimista che tutte quelle riforme che abbiamo fatto del sistema bancario e finanziario, la ricapitalizzazione delle banche ci trova adesso in condizioni, diciamo, più robuste rispetto al 2008-2009 quando la crisi ebbe effetti, come dire, sistemici drammatici Quindi, da questo punto di vista, sono sufficientemente ottimista Nello stesso tempo, è vero che noi abbiamo lasciato l'Unione bancaria a metà strada Ci sono due cose che mancano e da questo punto di vista uno, lo dico dopo, ha un impatto anche su di noi, come Italia Il primo è che manca oggettivamente una garanzia comune dei depositi su questo c'è un dibattito molto acceso fra i paesi del sud e i paesi del nord dell'Europa in particolare la Germania, perché arrivare a una condivisione delle responsabilità sulla protezione dei depositi è un passo molto molto importante ancora non ci siamo, per cui bisogna cercare di lavorare ancora su questo deve essere un tema per la prossima campagna elettorale Ma per l'Unione bancaria manca anche un pezzetto del, quello che si chiama il secondo pilastro che è il fondo di risoluzione unico perché il famigerato MES nel nuovo trattato prende una parte delle sue risorse le utilizza come paracadute per il fondo di risoluzione unico l'Italia, come sappiamo, è l'ultimo paese che non ha ratificato il nuovo trattato del MES Quindi su questo c'è un dibattito aperto io ho scritto un articolo ieri sul sole 24 ore lo potete ritrovare proprio sulle ragioni per le quali sia dal punto di vista tecnico-istituzionale ma anche dal punto di vista politico sarebbe una buona idea per l'Italia di attraversare quella linea rossa di cui si parlava prima e ratificare il trattato Ultima domanda? Anche qua molto telegrafica perché non voglio rubare il tempo Allora, mi ha anticipato lei implicitamente la mia domanda perché lei è stato anche candidato dell'Italia alla direzione proprio del MES volevo chiederle, proprio come diceva lei, c'è un grande scontro politico anche qui in Italia Come diceva lei, siamo l'ultimo paese che rimane ad ancora non aver ratificato il trattato La mia domanda era, noi giovani ne stiamo tanto a parlare da politici di qualsiasi partito che sia l'opinione favorevole, che sia quella contraria Ora, volevo chiederle, secondo lei, quali sono i principali timori che spingono una parte di opinione pubblica e di rappresentanza politica a sostenere una posizione contraria rispetto al MES? Perché da quello che andiamo per esempio a leggere sia nel suo libro ma anche molto più generalmente sui vari portali di informazione che anche la Commissione Europea mette a disposizione a primo impatto uno direbbe, non c'è presto che niente, che dovrebbe suscitare tutta questa polemica Dunque, lei ha ricordato che il governo Draghi mi candidò a managing director del MES, quindi adesso sono due anni fa C'erano quattro candidati e ogni candidato doveva esprimere le sue opinioni sul futuro del MES, su che cosa fare io scrisse una lettera di mission statement abbastanza ambizioso per questo forse non mi hanno selezionato a quel tempo ma la lettera l'altro è su web, per cui si può trovare anche su che cosa pensavo se dovesse fare col MES sul futuro No, quello che secondo me c'è come retaggio questo è un elemento che bisogna riconoscere è che nel dibattito soprattutto italiano, non negli altri paesi negli altri paesi hanno tutti quanti ratificato il nuovo trattato si continua a vedere il MES come il figlio della stagione dell'austerità questo è vero perché fu messo in campo prima come istituzione temporanea poi permanente 2009-2011, quindi durante il periodo della grande crisi finanziaria ma da quel momento le cose sono cambiate notevolmente anche il nuovo trattato incorpora tutta una serie di considerazioni che lo distanziano da quel periodo dell'austerità quindi io penso che alla fine ci sia una domanda sola adesso d è essenzialmente politica, è giusto ripensare cercare di ripensare il MES per fare altre cose non solo intervenire quando il Paese guarda nell'avisso della crisi finanziaria ma è più probabile che si riescano ad ottenere dei cambiamenti del MES tenendolo in ostaggio e creando sfiducia in tutti quanti gli altri paesi tra l'altro prendendo dei rischi perché il MES, a questo punto il nuovo trattato non essendo ratificato, non può nel caso di crisi bancaria intervenire come dovrebbe oppure si ratifica, si costruisce fiducia e si mette a quel punto in maniera credibile sul tavolo una proposta di cambiamento o di estensione delle prerogative del MES, secondo me a questo punto la risposta è chiarissima e la seconda, non la prima Ecco, è stato molto bravo il professore perché io forse sarei stata più rigida su chi alimenta paure invece di cercare di costruire Filippo, ti lascerò i 10 minuti di tutti, quindi sforeremo ma mi assumo la responsabilità dei ritardi Allora, a proposito del discorso che abbiamo fatto oggi del suo libro io le vorrei chiedere una domanda leggermente, forse anche leggermente polemica però le vorrei chiedere, lei parla spesso di condivisione del rischio nel libro come passo per evitare, per far convergere aspettative politiche verso un equilibrio di condivisione del rischio ovviamente degli stati membri dell'Unione Europea per far sì che sia viti quell'austerity che può essere autodistruttiva che può portare anche al crollo dell'Unione Europea che abbiamo non dico sfiorato ma ci siamo avvicinati negli ultimi anni per questo le chiedo, come può essere possibile ciò? Come si possono convincere i paesi con un debito basso a condividere il rischio con paesi con debito elevato come ad esempio l'Italia? Allora la risposta è che bisogna rendersi conto in questo frangente, in questo momento di grandissima fervorilazione, incertezza, frammentazione che i vincitori di ieri nel gioco europeo non sono i vincitori di oggi non saranno i vincitori di domani. Prendiamo la Germania. La Germania chiaramente ha avuto un ruolo dominante nella gestione della grande crisi finanziaria, della crisi del debito sovrano, ha contribuito a imporre un approccio molto rigoroso che poi è finito sotto il titolo di austerità. La Germania però, guardiamo nella crisi attuale, è il paese che più di altri, almeno fra i grandi paesi, dipende o dipeso dall'importazione di gas russo. E che ha un meno sulla crescita. Che ha anche un meno sulla crescita. Quindi è un paese anche che con forte propensione all'esportazione, che nel nuovo mondo, non dico deglobalizzato, perché questo è un termine un po' troppo forte, ma in un mondo in cui le catene del valore diventano più corte, ha parecchio da perdere. Quindi la richiesta di solidarietà verrà non solo dai paesi tradizionalmente più esposti, quelli più vulnerabili come l'Italia, ai paesi mediterranei, ma la richiesta di solidarietà verrà anche da paesi come la Germania, che è al cuore dell'Europa, perché le crisi sono diverse. E le crisi nel futuro saranno ancora diverse. Quindi questo elemento di unione, di condivisione dei rischi è importante. È chiaro che l'Italia per guadagnarsi questa fiducia da parte degli altri, ma anche, alla fine, per mettersi in sicurezza, deve fare delle scelte che siano, diciamo, di prudenza, di riforma e così via. Però si può ottenere e si può andare nella direzione della solidarietà della condivisione dei rischi, se si prende, qui lo cito nel libro, la definizione di Jürgen Habermas, che è un filosofo tedesco che è molto, molto importante, in cui identifica la solidarietà in termini di assicurazione. Cioè, condividiamo i rischi, io aiuto te oggi, non perché per generosità o per ottenere un immediato vantaggio, ma perché poi domani io so che tu sarai pronto ad aiutarmi al momento in cui io entro in difficoltà. Quindi questa visione assicurativa della solidarietà è secondo me quello che bisogna cercare di imporre si torna di nuovo a quell'orizzonte temporale di cui si diceva prima. Se tu hai un orizzonte temporale molto, molto breve, quello che conta sono i rischi che tu hai adesso soltanto. A lungo l'orizzonte vedrai altri rischi a quel punto una solidarietà più condivisa è quello che ci vorrà. A proposito appunto, lei ha parlato di Italia, dobbiamo guadagnarci, tra virgolette, questa solidarietà. Per guadagnarci lo dovremmo fare delle riforme strutturali di cui lei parla comunque nel libro come, diciamo, la chiave per rendere il debito e il welfare sostenibili, altrimenti senza riforme si deve tagliare la spesa pubblica oggettivamente. Per questo io le chiedo quali sono le riforme strutturali più importanti, perché non si riescono a fare, diciamo il perché l'ha spiegato prima, è l'orizzonte temporale purtroppo che il politico non riesce a guardare perché ci sono le elezioni da vincere purtroppo. Perché sono così importanti e quali sono però quelle che dovrebbe intraprendere l'Italia con maggiore forza. Quando si parla di riforme strutturali l'identificazione, diciamo, nel sentire comune sono lacrime e sangue. Quindi riforme strutturali, riforme del mercato del lavoro più facili, licenziamenti e così. Noi abbiamo superato quel tipo di approccio, anche questo era un po' il figlio della stagione dell'austerità. Adesso si tratta di riforme strutturali 2.0 in cui l'elemento di combinazione fra miglioramento dell'efficienza miglioramento dell'equità vanno di pari passo. Quindi tutti quanti i miglioramenti, le riforme, i programmi che aumentano il capitale umano di cui si diceva precedentemente fanno parte di questa nuova stagione delle riforme strutturali. Quindi sono riforme strutturali con un cuore più solidale anche da questo punto di vista, cercando di combinare elementi di equità, elementi di efficienza. Quindi riforma dello stato sociale, dei welfare, adesso quindi miglioramento dell'efficienza, lo ne parlavo precedentemente prima dell'inizio, quindi scuola, università, una possibilità di accompagnarti durante tutta quanta la fase della tua vita professionale sapendo che il lavoro, come ho fatto io, in cui stai dall'inizio della tua carriera fino alla fine più o meno nello stesso posto deve essere superato. Quindi questo elemento qui credo sia molto importante questo non è facile da fare, perché quando si tratta di trovare più risorse per investimenti in formazione, in istruzione e così via, le risorse poi bisogna trovarle da qualche parte gli interessi costituiti a favore della spesa meno buona sono forse più forti di quelli a favore della spesa buona. Quindi io le chiedo quali sono gli elementi che potrebbero essere migliorati di questa proposta come si potrebbe migliorare appunto. La Commissione Europea poi tra l'altro è l'ultima cosa che anch'io personalmente ho fatto prima di lasciare Paolo Gentiloni, abbiamo fatto le nostre proposte legislative il 26 aprile io ho terminato il 30 aprile, quindi effettivamente è letteralmente l'ultima cosa di cui mi sono occupato a Bruxelles. Noi abbiamo dovuto nelle nostre proposte come sempre cercare di associare e di far convergere posizioni diverse. Da un lato mettere in sicurezza il debito pubblico permettendo una sua graduale riduzione che si può fare senza austerità con una gestione prudente delle finanze pubbliche dall'altro abbiamo cercato di dire bisogna creare gli incentivi perché i paesi allochino le proprie risorse per le cause giuste quindi abbiamo dato una maggiore flessibilità per investimenti, per la transizione energetica, per la transizione digitale, ma anche per priorità europee, sicurezza difesa, in che modo? Dicendo, ecco, tu hai un percorso di riduzione del debito pubblico, questa riduzione sarà più graduale, diciamo più dolce se tu allochi, fai delle scelte per cui metti delle risorse sulle priorità giuste. Ovviamente questo va di pari passo con il fatto che una volta che i paesi arrivano con le loro proposte di investimento e di riforma, hanno l'imprimatur della Commissione Europea, alla fine anche degli altri paesi, poi queste cose bisogna farle, quindi l'impegno a mettere in campo fare le cose su cui ci siamo impegnati è più forte in questo caso. Quindi io penso che non ci sia molto da migliorare se uno pensa al fatto che i paesi arrivano con sensibilità diverse, quindi una sensibilità teutonica più legata al rigore un'altra più legata alla flessibilità, noi abbiamo cercato già di individuare un tracciato che è un po' una via di mezzo virtuosa in questi casi, quindi io sarei molto contento se alla fine, l'orizzonte temporale è la fine dell'anno, se si arrivasse ad un accordo fra i paesi vicino alle posizioni della Commissione. Io, che dire, volevo avere un tempo anche per far partecipare i ragazzi dal palco, dallo studio, dalla platea, ma non ce l'abbiamo, ci portiamo a casa però tanti bei messaggi, mi sono piaciuti soprattutto quelli di efficienza ed equità che dovranno guidare le scelte politiche in Italia, ma anche in Europa, perché il tema dell'equità poi forse può aiutare a far varcare quella linea rossa quella resistenza che spesso ci fa tricerare dietro ai nostri interessi diretti, che poi non sono veramente quelli che pensiamo, perché in un mondo globale gli interessi sono molto più diluiti. Io ringrazio Eleonora Matteo Filippo, ringrazio il professor Buti ringrazio la rappresentanza in Italia della Commissione Europea perché questa vicinanza tra i giovani e le istituzioni comunitarie è davvero importante anzi, siccome ci saranno altri appuntamenti, vi invito a partecipare agli altri appuntamenti. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora. Grazie a tutti, allora.
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