La geopolitica va in scena. AAA nuovo mondo cercasi
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La geopolitica va in scena. AAA nuovo mondo cercasi
Giampaolo Musumeci, giornalista e conduttore Radio 24, e Paolo Magri, vicepresidente esecutivo ISPI, portano in scena al Festival dell’economia di Trento: "La geopolitica va in scena. AAA Nuovo Mondo cercasi". Uno spettacolo teatrale, ispirato alla trasmissione "Nessun luogo è lontano", per raccontare i nuovi scenari globali, con ospiti d’eccezione, collegamenti dal mondo e interventi musicali.
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Una mezza dozzina di guardie rosse, alcuni marinai e un paio di soldati, comandati da un operaio dalla figura gigantesca, si inerpicarono e migridarono di andare con loro. Le guardie rosse che uscivano dal quartier generale, con le braccia piene di piccole bombe dall'involucro di ferro corrugato, caricate a Grubit, un esplosivo che si dice sia dieci volte più potente e cinque volte più sensibile della dinamite, e gettarono i loro ordigni nel camion. Al veicolo venne poi attaccato con corde e filo di ferro un cannone da 75 millimetri. Partimo tra le grida, a tutta velocità ovviamente. Il pesante camion ondeggiava da destra a sinistra, il cannone si teneva in equilibrio ora su una ruota ora sull'altra, le bombe al Grubit ci rotolavano tra i piedi, andando a colpire le fiancate dell'autocarro. La grande guardia rossa, Vladimir Nikolaevich, mi ossessionava con domande sull'America. Perché è entrata in guerra l'America? Gli operai americani sono pronti a rovesciare i capitalisti? A che punto è il processo Munei? Concederanno le estradizioni di Berkman a San Francisco? E altre domande alle quali era molto difficile rispondere, tutte urlate a piena voce al di sopra del fracasso dell'autocarro, mentre ci tenevamo aggrappati gli uni agli altri, ballonzolando tra le bombe che rotolavano qua e là. Grazie, grazie mille, buonasera. Grazie per essere qua. Allora avete sentito un passo di John Reed 1919, i 10 giorni che sconvolso nel mondo. È un passo molto interessante perché a tratti richiama delle cose molto contemporanee, molto presenti, sembra il conflitto che purtroppo stiamo raccontando da oltre un anno. In realtà è stato scritto oltre cent'anni fa e quindi ci costringe una serie di riflessioni, una serie di riflessioni che ci riportano al passato ma ci proiettano immancabilmente anche verso il futuro. Da questo palco racconteremo una serie di storie, storie che vengono appunto da un passato più o meno remoto, che guardano al futuro, traceremo delle linee, pensate, azzarderemo anche alcune provisioni. Intanto sei ottimista perché parli di futuro, quindi tu pensi di avere un futuro, va bene. Grazie. Quanti anni pensi ancora di vivere, John Paolo? A posto così, non lo conoscete ancora, per i pochi che lo conoscono è esattamente così, l'hanno disegnato in questo modo. Detto ciò, Beppe, tu sai meglio di me, sei uomo di spettacolo, che per avere un futuro... No, per portare in scena la grande geopolitica, per farla diventare uno spettacolo, che cosa ci vuole Beppe? Ci vuole di solito una sigla. Perfetto, una sigla. Il Governo ha un combattimento È l'ultimo del mondo, come lo sappiamo È l'ultimo del mondo, come lo sappiamo È l'ultimo del mondo, come lo sappiamo E mi sento bene Se non siamo proprio ortodossi, eh, questa la fila armonica è meravigliosa, nasce per godere dalla musica classica, noi siamo un po' così irriverenti, portiamo il rock, portiamo la grande geopolitica, la facciamo diventare uno spettacolo. Dicevo, i 10 giorni che sconvolso nel mondo, qui non parliamo di 10 giorni, ragazzi, signori, signore, parliamo di 3 anni almeno, ne abbiamo viste, ne abbiamo raccontate parecchie, ne abbiamo vissute anche. C'è stata la pandemia, naturalmente, c'è stato il ritiro disastroso dall'Afghanistan, c'è la guerra in Ucraina, c'è il Sudan che richiamerebbe la nostra attenzione, ma l'attenzione dei media molto spesso è scarsa e limitata e più le zone sono a sud, più la nostra attenzione diventa sempre più difficile. Noi speriamo tutti di tornare a vivere un presente normale, speriamo tutti di tornare a progettare un futuro con idee, con sogni, con aspirazioni. Il problema è che ci troviamo a gestire un mondo totalmente nuovo, è un mondo che incredibilmente ci richiama al passato e ci proietta allo stesso tempo nel futuro. È come avere una macchina, mettiamo la prima, la seconda, la terza e poi il freno a mano tirato, incredibilmente ci accorgiamo che c'è una tremenda puzza di bruciato. Questa è un po' la situazione in cui stiamo vivendo adesso e proveremo naturalmente a tratteggiarla. Per raccontarvi tutto questo, però, non so voi, ma io avrei bisogno di un compagno di viaggio, avrei bisogno di qualcuno che ama ruotare il mappamondo, che ama mettere il grand'angolo per avere belle visioni aperte, nonostante tutto incise e magari ama la bussola, quelle bussole talmente precise che ci dicono anche dove stiamo andando. Allora, se siete d'accordo, io inviterei il vicepresidente esecutivo di ISPI, Paolo Magri. Abbastanza rock? Abbastanza rock o troppo rock? No, bellissimo, poi ho confessato prima che suonavo il basso. Veramente? Sì, per tanti anni, nella bandina dell'oratorio, ma ero un cane, l'ho detto prima lui, però suonavo. E' ripartito benissimo, suonavo il basso all'oratorio. No, era una roba più... C'era di male sull'oratorio. No, prima ti raccontavi dell'esperienza newyorkese. Ma siamo cresciuti con il pane oratorio noi, la mia generazione era diversa da quella di adesso, c'era Netflix. È vero, è vero. Senti Paolo, noi abbiamo intitolato questo spettacolo A-A-A Nuovo Mondo Cercasi, perché alla fine sono sicuro che ci vorrei dire una cosa, che quello vecchio non esiste più. Ti dico che è una vita che ci sentiamo dire che siamo entrati in un nuovo mondo. Le prime volte che ho sentito dire che eravamo in un nuovo mondo e tutto era diverso era, pensate, ero in seriana a Bergamo e l'eco di Bergamo, il giornale di Bergamo, titolava troppi milanesi stanno cambiando il nostro mondo, c'erano troppi, tu visti milanesi, non profughi siriani, 50 km di strada. E poi il nuovo mondo era, eravamo un nuovo mondo perché? Perché vedevamo troppa televisione. Voi adesso non la vedete più la televisione. Noi ci dicevano che stavamo anche cambiando il mondo e non era più il mondo una volta perché ci rovinava la testa troppa televisione. Quindi da un lato quando sento dire, poi il nuovo mondo era perché arrivavano i giapponesi. Vi ricordate la paura del Giappone negli anni 80, i giapponesi che sono lì stesi da una vita. Quindi da un lato quando sento dire il nuovo mondo mi viene il latte alle ginocchia, un'espressione bergamasca. Dall'altro questi tre anni, è fatto bene dire tre anni, prima la guerra al Covid dovevamo i bazooka economici, avevamo il coprifuoco, sembrava già il linguaggio che ci preparasse. E poi le guerre vere, la guerra fredda e la guerra calda, un po' stanno cambiando. Pensate solo ai tabu caduti, il tabu della neutralità di alcuni paesi europei caduti in un anno, alcuna illusione caduta, l'illusione che avevamo che la Russia potesse diventare come noi. La Russia era nel G8, la Russia nell'epoca del governo Berlusconi incontrava la NATO a pratica di mare non per entrare nella NATO ma per un dialogo. Ecco tutto questo è caduto e poi ho una slide che non devo chiamare ma che chiamo perché non ho il puntatore. Una slide che fa vedere i ribaltamenti dalle stelle alle stalle, dalle stalle alle stelle di questo anno. Voi pensate dalle stalle alle stelle la NATO cerebralmente morta, inutile, nessuno la vuole, adesso tutti la cercano, tutti la vogliano, sembra un'opera figaro qua figaro là. Erdogan e la Polonia, ex viceministro Emanuele erano lì per essere cacciati fuori uno dalla NATO e uno dall'Unione Europea perché devianti. Sono sull'altare, sono i salvatori sui rifugiati dell'Ucraina, la Polonia e l'unico che ha fatto un minimo di accordo con i russi e con gli ucranini sul grano è stata l'Erdogan. E l'energy security, noi l'anno scorso parlavamo di energy transition, noi da un anno e mezzo che parliamo di sicurezza energetica che vuol dire sostituire i fossili con altri fossili da dovunque vengono basta che arrivino e non costino troppo. Invece al contrario dalle stelle alle stalle i regimi, c'era anche qui da noi la fascinazione per i regimi, noi a Milano ci incartiamo sullo scoprire un chilometro di naviglio, bisogna fare il referendum, la democrazia complicata e l'uomo solo al comando che fa la via della seta. Abbiamo scoperto che i regimi vanno a sbattere, Putin va andato a sbattere, ha portato il suo paese in una lenta ma inesorabile deriva e la Cina ha sbagliato tutto sul covid. Il modello tedesco era sugli altari, un paese che commerciava con la Russia, commerciava con la Cina, non pagava per la sicurezza perché c'erano gli americani. È crollato tutto e la Germania è il paese più in recensione quest'anno probabilmente in Europa. E infine il G20, perché dico il G20 e non l'ONU? Perché il G20 era l'organismo, non è un organismo ma il punto di incontro di paesi diversi che hanno preso decisioni importanti, non è come il G7 che sono tutti più o meno uguali, non è come il BRICS che non è vero ma sembrano tutti un po' più uguali, non è come il Shanghai Cooperation Agreement, non sono gruppi di paesi identici. Il G20 ha dentro realtà diversissime fra loro e non stanno più insieme perché con la guerra, con le divisioni, con le accuse reciproche già con Trump era incartato e quindi abbiamo un pezzetto in meno di quello che chiamiamo multilateralismo. Questo è quale nuovo mondo emerge, un nuovo mondo l'hai detto tu prima che ha dentro dei pezzi di passato anche dolorosi, tornare indietro, tu hai detto prima il freno a mano, la retromarcia direttura. Volevo essere un po' più ottimista. E no, inizio serata, poi alla fine dolidiamo una pillola. E poi c'è invece degli stralci di futuro, come nel cielo quando si apre qualcosa, un futuro che si apre. Allora, Paolo, ci sono alcuni aspetti che impattano però anche direttamente sulla nostra vita, poi magari ci andiamo. Tra i però ai ritorni, tu fino al passato, noi abbiamo rivisto delle immagini che non credevamo di poter rivedere. Prima abbiamo iniziato con John Reed, 1919, noi abbiamo visto dalle tante account Telegram, fonti aperte che circolano, guerre di trincea. Siamo nel 2024, ci sono i droni, va bene, ma c'è la guerra di trincea, granate tirate a mano, qualcosa di incredibile. Questo è un ritorno del passato pazzesco. Incredibile. Io non so chi di voi ha visto, se non l'avete fatto, fatelo, niente di nuovo sul fronte occidentale e su Netflix. Io l'ho scaricato, l'ho guardato in aereo, andando in India, e mi sono bloccato dieci volte. Non riuscivo a andare avanti. Spignevo e dico, no, adesso riprendo. Alla fine l'ho visto a pezzetti. Perché? Perché quel film bello, è un film che dovrebbe essere nel programma della scuola sulla guerra. Ma quello che è successo lì, che io non ricordavo, per tre anni noi ci siamo uccisi, due milioni di europei, per una linea che si è spostata di un chilometro avanti e indietro per due anni. E in quei giorni c'era Bakhmut, in Ucraina, dove i russi e ocraini si stanno scannando per un fronte dove poi i russi hanno dichiarato vittoria perché hanno conquistato 800 metri. No, gli ucraini hanno detto, i russi hanno detto un chilometro e gli ucraini hanno detto 800 metri. E' quella roba lì. Questo è ritorno al passato come le alleanze difensive, come le politiche di potenza, la paura del nucleare. Certo, questo è un po' non solare il ritorno al passato. Oltretutto questo che stiamo raccontando, ci sono aspetti che impattano direttamente nella nostra vita. Perché, per esempio, io ho avuto un problema personalissimo. Ho cambiato la cucina e volevo il piano d'induzione. E non c'erano piano d'induzione perché la scheda madre aveva dei leggeri problemi logistici di arrivo. Abbiamo riscoperto che fare la spesa può essere molto molto caro. Sono tutte immagini che ci sembrano riportarci a anni 70, inflazione, razionamento benzina, speriamo di no naturalmente. Beh, hai citato due elementi degli anni 70 e degli anni 80. La crisi petrolifera, quando noi, della mia generazione, abbiamo scoperto l'austerità, la parola austerità, e poi legato a questo l'inflazione. Cioè, noi negli anni 70, una tensione politica, Israele, Egitto e Siria, fa sì che i paesi produttori di petrolio decidano di non fornicere la sufficienza o si esplode il prezzo. E noi andiamo, io era un ragazzino, ero contentissimo, c'erano le domeniche a piedi. C'è pochissima gente in sala che ha vissuto questa esperienza, ma le domeniche a piedi c'erano. Ed era una cosa fighissima. Poi il pirleone spento per le luci. E poi da lì l'inflazione, che noi abbiamo vissuto un po', 20% quando arrivate al massimo. In America Latina, in quegli anni, hanno vissuto a livello... cioè volete un'immagine dell'inflazione sintetica? Perché qui in sala la maggior parte di voi non sa cosa è l'inflazione, perché voi siete cresciuti nell'era della deflazione. Il problema che avevamo era la deflazione. E per noi, che eravamo cresciuti nell'inflazione, preoccuparci, prima ci preoccupavamo per l'inflazione, doverci preoccupare per la deflazione, diciamo c'è qualcosa che non funziona. Un'immagine per capire... tu non sai cosa è l'inflazione. No, so che lo sai, ma voi a Trento siete bravi, ma fai finta di non essere di Trento. Allora, sono a Buenos Aires, 1990, sono un giovane funzionario delle Nazioni Unite, sono con un collega seduto a un bar a Venida Corrientes. Di fronte a noi seduti c'è, attaccati, una casa di cambio e una gelateria. E io mi immagino, ci sono tanti bambini, di vedere i bambini in coda dove? Alla gelateria. No, i bambini sono soprattutto in coda alla casa di cambio. Dico al mio collega, ma cosa fanno i bambini qui? Speculano sul cambio, giocano in borsa. Ma no, comprano il gelato, dico, alla casa di cambio. No, il papà gli ha dato la mancia. Immediatamente, quando hanno preso la mancia in pesos, vanno a cambiarla in dollari, perché se tengono la mancia in tasca, per quando vanno a comprare il gelato due giorni dopo, comprano la caramella. Quindi il bambino prende la mancia, va a comprare il dollari, tiene il dollari in tasca, deve andare a comprare il gelato, va a cambiare il dollari, subito va dal gelataio, si aspetta un'ora, perché l'inflazione era del 2000%, si aspetta tre ore, già il gelato costa di più. Questa cosa qui è un po' di passato che noi, e la cosa buffa, guerra, crisi energetica e inflazione, le abbiamo sperimentati tutti, le ricette, abbiamo capito cosa... Le guardiamo adesso, diciamo, c'è la guerra, non sappiamo cosa fa, c'è l'inflazione, cosa facciamo? C'è la crisi energetica, dobbiamo cercare altre fonti, dimenticandoci che noi siamo passati al gas. Prendiamo il petrolio dal golfo, ci siamo accorti che era pericoloso, allora siamo andati a comprare il gas della Russia. E adesso che abbiamo scoperto che il gas della Russia è pericoloso, andiamola ai pannelli solari che produce tutti la Cina. Quindi non impariamo, non impariamo. E questa è una lezione che arriva da Paolo Magri. Stiamo parlando molto di passato, però io vorrei, Paolo, apretarci... Posso dirvi un segreto? Permettete, posso fare outing su una cosa? Io, anche quando vado al ristorante, non voletemi ragazze, faccio spegnere la musica di sottofondo quando sono al ristorante perché mi confondo. Sto facendo una fatica incredibile, ma lo faccio per il rispetto, per lo straordinario lavoro, ma io non riesco a parlare con la musica di sottofondo neanche al ristorante. Quindi dovete essere proprio bravissimi se sono riuscito fino adesso. Un applauso a loro. L'alternativa sarebbe fare in vano un piatto di spaghetti in modo da ricreare l'atmosfera del ristorante, ma sarebbe quasi impossibile. Paolo, noi abbiamo recuperato alcuni paradigmi del passato che sono violentemente tornati, però parleremo anche di futuro. Io ti proporrei di chiamare Beppe Salmetti, che tu hai visto purtroppo. Prima hai avuto la sventura di conoscere, perché se lo sai Beppe Salmetti è uno che tipo... Scusate, ero un attimo in bagno, vai, scusate, scusate tutti, ero un attimo... vai, vai, cosa devo fare? No, ci sarebbe quella... Oroscopo della settimana, vai, vado, vado su. No, è il momento dell'oroscopo? Certo. Tu mi hai detto di scrivere l'oroscopo della settimana e io ho scritto l'oroscopo della settimana. Sì, molto bene. Cara settimana, come va? Era l'oroscopo... ho sbagliato? Della settimana, mi hai detto. Stai attenta, cara settimana, l'ho scritto tutto così, stai attenta, cara settimana. Lunedì potrebbe riservarti delle brutte esperienze, martedì. Il giorno dopo, invece, sì, cara settimana, i soldi arrivano giovedì prossimo, sono finiti. Prova a starci dentro, cara settimana. Fai attenzione a Giove, anche voi fate tutti attenzione a Giove in queste ore, perché alcuni esperti hanno ipotizzato che potrebbe piovere elio e idrogeno, se qualcuno potesse interessare. Lo stesso vale per alcuni pianeti gassosi del nostro sistema solare, per esempio Nettuno ha delle altre cose, potrebbero piovere diamanti su Nettuno. Non andate a vedere su Nettuno se piovono veramente diamanti, state attenti a Nettuno, è difficile anche prenderli forse. A Trento, invece, però, è stata una bella giornata, sembrerebbe oggi, c'è stato un po' di sole. Sì, un pochino, sì, c'è stato il sole. Questo è l'oroscopo della settimana, scusami. Molto bene, ti ringrazio, questo squaggio sul futuro. Ti ringrazio, grazie Beppe, grazie. Scusami, no, no, se lo potremmo fare. Facciamo quella cosa che facciamo interagire il pubblico come facciamo ogni tanto. No. Cioè, come è stata la vostra settimana? Di solito lo facciamo con un verso, facciamo fare dei versi alla platea così vediamo se son vivi. Sembrano vivi? Sembrano anche tutti molto belli, belli, attenti. Come è andata la vostra settimana con un verso? Vabbè. Vi aspettavo qualcosa di meglio, però va bene. Va bene così? Sì, sì. Ti ringrazio, è uno squarzo sul futuro in un senso... Posso andarmene? No, dovresti andare, grazie mille Beppe. Paolo, mi odia perché è di Bergamo e c'è stata questa fai da prima in camerino. Abbiamo scoperto, ho scoperto, nonostante la sua corse di edizione, che è bresciano. E per un bergamasco... Però ha anche dei difetti, eh, voglio dire. Vabbè, così faccio anche l'oroscopo di Paolo Magri, se vuoi. Urca. Amore... Cinque. Eh, l'ho scritto del tanto, l'oroscopo. Cioè, Margherita che diceva che sarebbe come versare un bicchiere d'acqua, cioè pensare che gli astri hanno un'influenza su di noi, sarebbe come versare un bicchiere d'acqua nel Pacifico pensare che il livello del mare Adriatico subisca qualche piccola modificazione. Quindi nel caso, amore, cinque. Questo è vero, questo è vero. Poi io salute e ti do un quattro e mezzo, perché prima... Eh no, prima non ha bevuto la birretta fuori onda. Si è un po' tolto da questa nostra pratica un po' anche che noi facciamo così. Prima si parla, poi si beve, è una regola in samba, no? Sì. Lavoro, come i veri dell'oroscopo, lo chiedo a te, come va? Bene. Perfetto, grazie, rivederci. A dopo. Grazie mille, Beppe Salmeti! Imperdibile, eh? Così. Il nonsense. Allora, Beppe Salmeti ci ha proiettato verso il futuro. Vorrei un futuro un po' più serio da parte tua, Paolo, ti prego, per favore, perché ci stanno guardando un po'. Non hanno ben capito, ma cosa stanno mettendo in scena esattamente. Il futuro. Allora, tratteggiarlo non è facile. Tre parole usiamo, trovo quattro parole. Vai. Veloce. Se mi chiedi la prima più importante, l'età dell'insicurezza, rifletteteci. Abbiamo sperimentato col Covid, tristemente, l'insicurezza per l'inconumità personale, la paura di morire, ce l'abbiamo tutti, ma, appunto, Bergamo, Brescia, pensate, cosa abbiamo visto. Ma tutti. E ci mancavano le mascherine e la scarsità. Ci mancavano le mascherine, ci mancavano i vaccini. Poi l'insicurezza, di nuovo, fisica per la guerra. Certo, soprattutto in Ucraina, soprattutto in Polonia o in paesi limitrofi, ma quando si parla di nucleare, a tutti è venuto un brivito nella schiena, direi, può succedere qualcosa. Poi l'insicurezza energetica, alimentare e tecnologica, cioè la paura che non ci arrivi energia, cibo, il grano, al primis, il tuo piano induzione. Ma tu dici piano induzione. Marta nuisce. Io in questo anno e mezzo di guerra stavo finendo i lavori per una piccola casa che ho fatto in Sicilia e ho scoperto che tutto viene dall'Ucraina. Mi aumentavano tutti i prezzi di tutto, il legno della porta, l'acciaio, il ferro, persino i muri a secco con la pietra di modica. Sono aumentati per la guerra. Dico ma come? Sono a modica, sto facendo una casa modica, faccio i muri a secco con la pietra di modica. Tutto è aumentato, però il punto al di là del mio tormento personale. Questa è la trasformazione più profonda, più delicata. Abbiamo scoperto che qualcuno che vende qualcosa di prezioso o qualcuno che compra qualcosa di prezioso, in genere chi compra e chi vende, sono felici di vendersi e comprare qualcosa, perché se questo si campa, qualcuno può decidere di non venderti più qualcosa di prezioso per lui o tu decidi di non comprare più qualcosa di prezioso. Perché il grano è una cosa particolare, la guerra ferma il grano, ma sull'energia e sui semiconduttori, le batterie, tutte le terre rare non c'è una guerra che li blocca, c'è il rischio che si decida di non vendersi delle cose. Cioè, è una rivoluzione. Siamo cresciuti nella convinzione che è, vi ricordate la frase di Bill Clinton? It's the economy stupid. Bill Clinton è candidato all'elezione, dall'altra parte c'è Bush Padre Bush Padre fa tutti discorsi teologici, che potrebbe fare uno dell'ispi, la guerra fredda è finita, la legge politica. E Bill Clinton gli dice, caro Bush, è l'economia che conta, quanti soldi sono nelle tasche dei tuoi cittadini e vince le elezioni. Noi abbiamo traslato quel concetto, l'abbiamo traslato nel tempo, anche a livello di rapporti fra paesi. Dicevamo, finché c'è un interesse economico fra paesi, c'è interdipendenza, non ci si fa guerra, finché passano le merci non passano gli eserciti. Noi abbiamo scoperto l'opposto, che dove passano gli eserciti non passano più le merci. È successo, è la fine del magnifico mondo di Davos, il mondo della globalizzazione che faceva vincere tutti che teneva lontane anche le guerre. Questo è un profondo cambiamento. E qui, qual è la preoccupazione? Che se è successo con la Russia sul gas, la Russia vive di gas e petrolio venduto a noi noi viviamo anche di prodotti venduti alla Russia. La Russia non produce quasi niente, noi gli vendiamo tutto. Può succedere anche con la Cina, che produce e ha tante cose noi siamo tutti interessati a comprare e vendere con la Cina. È il prevalere della politica. C'è un altro slide che c'era già. No, no, no, no. Quella prima? Quella prima. No, che mi è scappata avanti. The Age of Insecurity. Un secondo. Allora, c'è un altro slide che è una frase che riguarda una crisi che è aperta in questo momento. Il possibile default americano, che è il farsi del male da solo di un Paese, un Paese, l'America, che decidi i repubblicani democratici che non si mettono d'accordo rischiano di portare il default negli Stati Uniti. Anche lì è inimmaginabile pensarci, ma quando prevale la politica al ragionamento economico, politica nel senso non alto del termine, l'interesse politico si arriva allo sbando. Pensate ieri, siamo all'oggi. De Santis ieri si è candidato. Si è candidato su Twitter, che non funzionava e il nostro Trump li ha già trovato. Trump avrà tanti difetti, ma nel trovare i soprannomi è grandioso. Joe Biden, Sleepy Joe. Questo qua Glitchy, che vuol dire difettoso. Glitchy De Santis, vuol dire difettoso. Ma cosa ha detto? Tutti sanno che la priorità per gli elettori americani, anche oggi, 40 anni dopo Bill Clinton, è l'economia. Gli americani sono preoccupati dell'economia. Si è candidato facendo un pistolotto su i gay che lui non vuole a Disney World, sull'immigrazione. Ha parlato, it's politics, stupid. E questo è un tema che non è una grande cosa, a livello globale. Decisamente no. È anche vero che a livello globale, da umile osservatore e narratore, osservo una cosa. O ero distratto io o mi sembra che alcuni forum internazionali abbiano perso peso e valore, altri nascono come funghi, perché sto pensando alla Shanghai Cooperation, sto pensando al G8 che diventa G7, al G20 anche quello, nascono come forum economici ma diventano super politici, l'ultimo vertice in Uzbekistan, il Quad. Potrei andare avanti e fare una lista tipo elenco telefonico in cui la gente, gli Stati, non si parlano più con uno, si parlano con un altro. Proviamo a testare alcuni dossier con altri ancora. Dov'è che si decide il tutto? Una volta era più semplice. La prima risposta che ti darei su tutto ciò che hai descritto perché c'è molto romanzato, c'è un po' di reale, ma innegabilmente si usa spesso la parola fluido ultimamente. C'è un mondo da questo punto di vista molto fluido. Forum Fluid. Sì, perché ci sono questi paesi che sono invitati, pensa l'India, pensa l'Egitto, l'Agentina, questi paesi che vengono invitati ai vertici dello Shanghai Cooperation Agreement, vengono invitati dal G7, vengono invitati dai BRICS, questi vanno da tutte le parti da tutte le parti fa finta di stare da loro parte da loro parte si fanno i cavoli loro. Però anche qui voglio l'immagine, la prima parte di quell'immagine. Quale è il grande cambiamento della politica internazionale? Quale è l'immagine di sinistra che avete in questo schermo? Sembra la barzelletta un inglese, un francese, un italiano, un americano che si trovano a Parigi a negoziare il post Prima Guerra Mondiale. E cosa fanno tendenzialmente questi signori? L'italiano, il francese, l'inglese, l'americano? Spacchettano gli sconfitti l'impero russo e l'impero ottomano. Ok? Questo è ciò che viene lì. E noi per quasi 100 anni abbiamo avuto nelle mani dell'Europa e degli Stati Uniti, poi fosse l'Ira a Parigi, poi è diventato Vienna, è diventato Ginevra, poi un po' New York, ma gli attori erano Carter a Cam Davis, gli americani e gli europei davano le carte nel tenere insieme il mondo. Guardate le immagini destra. La prima è l'immagine del vertice di Astana che decide sul destino della Siria. Chi c'è a decide sul destino della Siria? L'Iran e i due imperi, gli eredi dei due imperi cancellati della Prima Guerra Mondiale, i russi e il turchi. E poi guardate che abbondanza di Erdogan anche sotto, l'accordo sul grano. Erdogan con Zelensky e con Gutierrez. E poi, udite-udite, in Medio Oriente, uno scontro sotto traccia su Niti-Siti, cioè Irana l'abbessero udita, negoziato, non sappiamo ancora bene quanto, dalla Cina. Questo è il mondo nuovo che sta emergendo. Poi non è detto che tutto sia come viene descritto, ma quello che è certo è che i giventi, cioè i fori, quelli globali, non quelli dei like-minded, stanno facendo una difficoltà enorme e quindi il bisogno di risposte globali dal clima a tanti altri temi ha qualche difficoltà. Sempre nel raccontare l'attualità e la geopolitica, noi spesso ci affidiamo delle espressioni che magari sono un po' desuete, no? Però moltissimi tuoi colleghi dicono, questa è una nuova guerra fredda a tutti gli effetti, quindi utilizzano quel vecchio paradigma, il muro, est contro ovest, tante pennellate ideologiche che ci danno il senso d'appartenenza alle democrazie contro l'autocrazia eccetera, secondo te è corretto dire nuova guerra fredda? Se uno dice guerra fredda, la sensazione è che siamo un ritorno al passato, perché noi l'abbiamo messo nella parte di anticipazione al futuro? Perché non è paragonabile quella che sta profilandosi con la Cina, con la guerra fredda, con l'Unione Sovietica. L'Unione Sovietica nei momenti più forti era un quarto del pile americano, poi molto meno. La Cina è a parità di potere d'acquisto grande come quello. La Cina è il principale partner economico di 130 paesi al mondo, il principale creditore di una trentina di paesi al mondo. Se io vi dico, c'è qualche paese al mondo che ha più commercio con la Cina che con il G7, le potenze del mondo. Voi mi dite il Nepal? No. Il Brasile, l'Australia, l'Indonesia hanno più commercio con la Cina che con l'insieme dei G7, cioè Stati Uniti, Francia, Germania, i potenti del mondo li chiamano. Qui c'è un'immagine. Questa guerra fredda è come lo scazzottarsi di fratelli siamesi. Non che gli americani e gli cinesi siano uguali, ma sono attaccati. E se tu sei attaccato, se tu dai un pugno al tuo fratello siamese, ti stai dando un pugno. E il rischio che noi stiamo lentamente, allentamente, ma poi inerorabilmente correndo... Sapete, nel libro di Hemingway c'era un signore in fiesta che fallisce. Un signore, per bene, fallisce. E il suo amico dice, scusa, ma come hai fatto tu a fallire, a far fallimento? E l'altro gli dice, lentamente, lentamente, ma poi improvvisamente. Spendevo ogni giorno un centesimo in più di quanto guadagnavo. Sono passati alcuni anni, avevo accumulato un debito cospicuo, pochissimo centesimo il giorno, a un certo punto le banche mi hanno detto restituisca. E lì sono fallito. Ecco, il punto di attenzione su cui soprattutto l'Europa deve tenere una posizione molto attenta, cioè non farsi calpestare dalla Cina, ma nel nostro tempo non incanalarsi in una guerra che non è per noi una guerra sul primato, perché noi non siamo i primi. Cioè l'Europa è molto attenta nel linguaggio delle cose, cambia un po' le parole, the coupling, the risking, che poi vai a spiegare a qualcuno le referenze da the coupling, the risking, se parlassimo di questo perdiamo tutto il pubblico. Però poi c'è musica ragazzi, ho finito, ho quasi finito. Quindi è un punto di attenzione questo qua, c'è un futuro dove quell'interdipendenza di cui abbiamo parlato prima ci ha reso fratelli siamesi, lì rischiamo, guardate questa slide, un tema, produzione di auto elettriche, cioè il futuro, ok? Le percentuali sono quanto la Cina detiene di quei componenti o semi componenti per arrivare a un'auto elettrica. Se anche noi oggi ci mettessimo a cercare di recuperare il divario sulle terre rare, a costruire batterie, costruire semiconduttori, cioè a cifre di cui sta discutendo l'Europa adesso avremmo bisogno di 23 anni. Quindi se noi arrivassimo con la Cina a uno scontro come con la Russia sul gas e sul petrolio, con la Cina noi avremmo, col gas siamo usciti in un anno rendeci indipendenti, giusto? Col petrolio. Qui servono tantissimi anni, oppure non facciamo gli investimenti nella transizione, oppure non facciamo tutto ciò che stiamo dicendo di voler fare. Stiamo parlando molto di Cina, io avrei un'idea, perché fra l'altro è fresca fresca di Kazachistan, però studia molto la Cina, è analista, ricercatrice, università di Trento, analista anche di ISPI, la conosci molto bene, è con noi Giulia Ciorati. Giulia Ciorati. E uno direbbe, ma perché, se sei esperta di Cina, ri in Kazachistan? Perché la Cina è anche in Kazachistan. Dove non è la Cina? Stavamo chiacchierando prima durante il crodino che abbiamo bevuto amabilmente, perché prima si beve il crodino e poi si parla, come stai benissimo a Polo Magri, stavamo dicendo che, io suggerivo questa lettura, sapete che Kazachistan con Pechino, un sacco di accordi economici, cos'era, due anni e mezzo fa, che il presidente Kazako chiama i soldati russi per aiutarla a gestire l'ordine pubblico? Sì, erano i soldati della CSTO, che è un'organizzazione che teoricamente prende gran parte di quello che fu lo spazio postsovietico, ma che in realtà è a guida russa. E poi nel frattempo sembra che sia cambiato un secolo, perché forse sono io un lettore e un narratore un po' disattento, ma accordi su accordi, quello che vedo io è che le ex Republiche Sovietiche, tutti gli Stan per intenderci, alcune quasi impronunciabili, vivono un'influenza cinese molto forte. Sì, assolutamente. Ovviamente la lingua franca, la cultura, rimane quella russa. Quello che io ho osservato in questi ultimi mesi in Kazakistan è una presenza sempre più cinese in qualche modo, soprattutto per quanto riguarda le importazioni. Ti raccontavo, appena sbarcata dal Matti all'aeroporto, ho preso un autobus, vedo questo autobus arrivare, mi dico, ma questo è un autobus cinese, è come quelli che prendevo a Shanghai. Ed era effettivamente cinese. È una presenza tangibile molto nella tecnologia, in diversi ambienti. Le telecamere di sorveglianza, per esempio, ricordano quelle cinese, sono effettivamente quelle cinesi. Ci ho detto, ovviamente, il grande vantaggio russo è quello che è stata la grande cultura in qualche modo, anche la pop culture, che rimane comunque molto forte. Musica, film, documentari, arrivano per la maggior parte dalla Russia, sebbene amici che vivono in Kazachistan mi dicono che ultimamente vedono anche grandi sceneggiati cinesi dell'epoca imperiale, che piacciono molto. E quando si dice soft power, è anche quello, andare a scalfire alcune certezze granitiche che derivano appunto da una coltera millenaria come quella russa. Paolo Magri, io stiamo provando a raccontare il mondo di cui stiamo disperatamente in cerca, ha a nuovo mondo cercasi, Paolo ha tratteggiato alcuni fondamentali, alcuni binari sui quali ci stiamo muovendo, ma una domanda che sembra un po' banale, nel mondo nuovo la Cina che posto occupa? Nel mondo nuovo la Cina penso che abbia in realtà diversi ruoli in realtà, in diversi posti, non soltanto, dipende sempre dal punto di vista in cui uno guarda la Cina. Sicuramente l'avete già nominato voi, raccontandoci di questo mondo nuovo, la Cina è una grande potenza, una potenza che in qualche modo rivaleggia o perlomeno si innalta allo stesso livello degli Stati Uniti ma è sempre più partecipe di quello che succede nel mondo. Infatti quando succede qualsiasi cosa di importante, se non la prima, la seconda domanda che ci poniamo è ma cosa stanno dicendo i cinesi? Cosa dice la Cina su questa cosa? Però ti interrompo, perché noi da sempre abbiamo una visione della Cina che dal punto di vista diplomatico non è superferrata, non ha una tradizione di grandi accordi, vittorie diplomatiche, però siamo tutti col fiato sospeso quando l'IWE fa il suo super tour europeo, prima Chievo e poi Mosca. Sarà la prova del 9? Ci scopriremo che anche nella diplomazia i cinesi sono campioni. La tradizione cinese di diplomazia è di lunghissima data sicuramente tra i vantaggi di quelle che sono le basi della diplomazia cinese un rapporto che privilegia alcuni paesi come per esempio soprattutto i paesi che noi chiamiamo del terzo mondo che per la Cina sono partner molto vicini di cui la Cina fin dai tempi della conferenza di Bandung degli anni 50 si fa in qualche modo portavoce, un ruolo che magari ai nostri occhi è passato in sordina ma che è ancora al centro di tutta quella che è la rete di relazioni internazionali della Cina. La Cina ancora in qualche modo si pone al centro come la grande potenza pacifica, come si autodefinisce, che è vicina a quelli che sono i suoi partner del sud-asiatico, dell'Africa e dell'America latina. Benefici economici li avete ricordati voi stessi, Indonesia, Brasile e grandi flussi commerciali. Potenza pacifica, dopo ti solletichiamo su un aspetto perché mi viene in mente Taiwan lì c'è un tabù gigantesco perché a quel punto se ci fosse l'invasione come fai a definirti potenza pacifica? Ma detto ciò, recentemente abbiamo raccontato di come la spinta demografica si è arrestata l'India ha scavalcato in termini di popolazione la Cina stessa. E' un problema per Pechino? Assolutamente. Cioè lo è? Assolutamente sì. Assolutamente sì, è un problema per Pechino che il sorpasso seppur minimo, siamo sempre a 1.4 miliardi erotti dell'India, ha sottolineato una serie di problematiche, di processi di cui Pechino è particolarmente consapevole da anni. Ovviamente la problematica è il riferimento a quello che sarà il peso della demografia di questa popolazione che invecchia sull'economia, sul pil cinese che già sta rallentando anche a causa di quello che è il Covid. Quindi quello che si prefigge per la Cina, quello che preoccupa la Cina sono salari più alti, più spese per quanto riguarda le pensioni ovviamente una popolazione che invecchia vuol dire anche un salario medio che ovviamente si alza. È interessante però e ci tengo a sottolineare che questo sorpasso dell'India che ha avuto così tanta eco da noi in realtà è qualcosa che veramente, se uno ripercorre il processo cinese, va un po' a sottolineare solo l'apice di questo processo. Abbiamo visto che nel 2015 è stata abbregata la famosissima legge sul figlio unico, già i cinese erano consapevole di quelle che era una popolazione che faceva sempre meno figli, una popolazione che stava invecchiando. Quindi aboliamo la legge sul figlio unico nel 2015. Nel maggio 2021 diamo la possibilità alle famiglie di avere tre figli e dopo un paio di mesi, in luglio 2021, togliamo qualsiasi limite. Ora le famiglie cinesi possono avere tutti i figli che vogliono. Però ovviamente tutto questo stimolo che per la policy demografica doveva aiutare in qualche modo a far ripartire quella che era la popolazione cinese non sta ovviamente dando i suoi frutti ma soprattutto perché ci sono due elementi. Uno, che questi limiti che sono stati aboliti non sono stati accompagnati da quelle che sono effettivi. Poltiche sociali vere. Assolutamente. Pensare che ne parliamo anche noi in Italia, no? È incredibile come pure dall'altra parte del mondo ci siano queste problemi. Peralto ti interrompo per questo ricordo che mi sta prendendo corpo mentre tu parli. Qualche anno fa ero sia a Pichino che a Shanghai vabbè un'immagine stereotipata se volete. Però nei parchi tantissimi anziani, però non anziani, cioè giovani certamente, però erano in pensione. Ed erano tanti e facevano tai chi, danze tradizionali, eccetera. Perché effettivamente plasticamente questo ricordo mi restituisce esattamente quello che stai dicendo. C'è un problema di demografia che va a sbilanciarsi. Sei attivo, potresti lavorare e non lo fai, hanno un problema. Il problema vero però è un altro che è super sdrucciolevole. Perché c'è un'isoletta, anzi un arcipelago, che si chiama Taiwan lì romperebbe il tabù, perché tu dicevi giustamente Cina, potenza, Pacifica. Però Paolo, se puoi farne il passettino, ha voglia a rivenderti come Maillot. Beh, sicuramente questo è uno dei grandi nodi, delle linee rosse, se così le vogliamo chiamare, di Pichino. E Taiwan lo è sempre stato perché se noi facciamo qualche passo indietro al 49 la situazione di Taiwan adesso è quello che è rimasto insoluto della guerra civile cinese che ha portato il Partito Comunista Cinese a capo della Cina continentale. Secondo me, un elemento cruciale da ricordare quando si parla di Taiwan è cercare di guardarlo dal punto di vista di Pichino. Per Pichino, Taiwan, oggi se voi andate a fare una passeggiata a Pichino chiedete a qualcuno di Taiwan, vi dice che Taiwan è parte della Cina. E questo è sicuramente qualcosa che nonostante tutte le discussioni che ci sono a livello internazionale riguardo Taiwan è rimasto tale. Certamente l'aspettativa, Lorenzo Lamperti saprà dire di più, lì parla con la popolazione, sicuramente l'aspettativa ancora oggi della popolazione taiwanese che in realtà una maggiore ingerenza di Pichino negli affari taiwanesi passi da più che altro per vie legislative, qualcosa di simile a quello che era successo con Hong Kong e non in termini militari. Ovviamente se lo status quo, quindi che Taiwan è riconosciuta da una manciata di paesi in giro per il mondo, rimarrà tale. Proprio perché si vive ancora questa idea a Pichino che Taiwan è già, tra virgolette, parte della Cina continentale. Quindi è un processo inesorabile. Staremo a vedere qui se parleranno più le armi, l'altissima diplomazia. Naturalmente soltanto il tempo ci darà ragione. Grazie mille Giulia per essere stata con noi. Università di Trento, Ispi, Giulia Sciorati. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Anche perché stavo riflettendo che un sistema a due paesi è naufragato con un'accelerazione temporale. A volte la geopolitica, le relazioni internazionali, hanno delle accelerate. 2014, rivolta degli ombrelli. E oggi raccontiamo un Hong Kong sostanzialmente finita. Perché il fronte demografico è stata a colpi di leggi, attenzione. Quello che diceva Giulia Sciorati mi ha molto colpito. Cioè riesci a comprimere democrazie anche usando stratagemmi legislativi in qualche modo. Non ti fa un po' paura nel confronto democrazie e sistemi autoritari che tu con le leggi in effetti piano piano mi comprimi. Come quello che un centesimo, un centesimo, poi ti sveglia. Questo vale anche per noi. Anche in alcuni paesi europei con le leggi un po' alla volta la democrazia viene messa in difficoltà. Poi vengono santificati perché c'è bisogno di tutti. Ma è un tema che non riguarda solo i posti lontani. No, mi fanno un po' paura le parole che ha usato Giulia. Perché sentire dire della Cina, dal punto di vista cinese, che Taiwan fa parte della Cina e quando sentiamo pubblico e dice che l'Ucraina non esiste, se lì è successo l'impossibile, l'irrazionale, l'assurdo che un leader Putin perde tutto ciò che ha nel tempo per questa roba qui, anche io non sono pessimista, onestamente, però uno può dire che può succedere anche con la Cina di fare la cosa sbagliata su Taiwan. Se è successo lì, può succedere anche altrove. Questo è un elemento che è un po' certo. Non c'è dubbio. Se vi state chiedendo dove potrebbe succedere questa cosa, io accenderei un collegamento. Facciamo un bel po' di chilometri, mille e mille di chilometri. Andiamo in una spiaggia a nord di Taipei, dove c'è un'intensa attività commerciale ma anche militare. Potrebbe essere un luogo degli sbarchi cinesi. Sapete che si specula, ci sono varie teorie, potrebbe essere proprio uno sbarco anfibio, potrebbe essere invece un bombardamento mirato, mirato, per una altra ripetizione, a decapitare. Quindi bombardamento mirato su governo, sedio della televisione, ecc. Anche lì era l'idea su Kiev, su Zelensky. Era quella, in tre giorni la risolviamo dritti. Non è andata esattamente così. Però io andrei a Taipei, poco più a nord. Lorenzo Lamperti. Ci troviamo a Taiwan, sulla costa settentrionale, a poche decine di chilometri dalla capitale Taipei. Quello che vedete alle mie spalle è lo stretto di Taiwan. È una delle spiagge qui della costa settentrionale. In queste acque ora si muovono navi commerciali, ma sempre più spesso a largo si svolgono delle esercitazioni anche imponenti dell'esercito popolare di liberazione cinese. Sappiamo che Pechino rivendica Taiwan come parte del suo territorio la questione è diventata sempre più tesa negli ultimi anni. In particolare negli scorsi mesi ci sono state imponenti manovre militari a largo di queste acque. Lo scorso agosto, dopo la vista di Nessy Pelosi a Taipei, anche ad aprile, dopo il transito della presidente taiwanese Tsai Wen negli Stati Uniti con l'incontro col successore di Pelosi, Kevin McCarty. È un momento molto importante questo per Taiwan perché a gennaio 2024 si svolgeranno le elezioni presidenziali che sono ritenute decisive per capire il futuro dei rapporti fra Taipei e Pechino. Da una parte c'è il DPP, il partito della presidente Tsai, che non riconosce l'appartenenza a un'unica Cina. Dall'altra parte invece il Kuomintang, il partito che fu di Su Yatsen di Chiang Kai-shek, che oggi ha l'opposizione che cerca di tornare al potere e riconosce invece il consenso del 1992, che stabilisce sostanzialmente che esiste un'unica Cina, nonostante non si dica quale sia quella legittima. Una questione diciamo delicata sulla quale però si è retta lo status quo per molti anni. Negli ultimi anni la questione invece è diventata sempre più tesa con l'aumentare delle tensioni fra Stati Uniti e Cina. La questione di Taiwan quindi è diventata centrale all'interno di questa contesa. Da una parte Pechino è convinta che gli Stati Uniti stiano favorendo un escalation diplomatica che possa portare Taiwan a dichiarare l'indipendenza formale che comunque internozionalizzi la questione taiwanese. Dall'altra parte invece gli Stati Uniti ritengono che Pechino stia operando un escalation militare. Lorenzo Lamperti, direttore di China Files, firma della stampa, del manifesto, analista, ci ha portato su quella spiaggia. Quella spiaggia che potrebbe diventare piuttosto rovente nei prossimi anni, basteremo vedere, ripeto. Cosa stiamo facendo su questo palco? Stiamo cercando disperatamente un mondo nuovo, stiamo raccontando il mondo che arriverà con questi ritorni al passato, ma anche con queste fughe verso il futuro. E vi inviterei adesso a alzare gli occhi al cielo. No, non fate, c'è il soffitto, è chiaro, non si vede niente. Metaforicamente intendo, perché intanto il prossimo ospite è spaziale. E questa era un po' telefonata, me ne rendo conto. E parliamo di corsa allo spazio. Allora, la corsa allo spazio è qualcosa che viene vissuto in maniera forse un po' esotica, no? In realtà è pazzesco, è fondamentale. Non soltanto perché portiamo uomini nello spazio, la passeggiata, ma perché la corsa allo spazio, alcuni poi dissentono su questo termine, ma tant'è, è un acceleratore di tecnologie. E' un acceleratore di tecnologie per l'ambito militare, per l'ambito civile, per l'ambito sanitario e medico. In ultima istanza, portando tanto avanti il pensiero, gettando il cuore oltre gli ostacoli, ci sono in realtà come la Luna, come Marte, che potrebbero darci milioni di tonnellate di terre rare e chissà cos'altro. Quindi, come ha detto una volta la nostra ospite, che tra poco vi introduco, la corsa allo spazio deve esserci, perché c'è un problema. Se non sei a tavola, vuol dire che sei nel menu. E questo è un problema gravissimo. Il che ci pone dei problemi, perché nella corsa allo spazio ci sono gli Stati Uniti, purde con dei giganteschi problemi, c'è la Russia storicamente, c'è la Cina che ha accelerato parecchio, ci sono paesi africani. Udite, udite, recentemente anche il Kenya ha rinnovato la sua missione spaziale peraltro c'è una base a Malindi che è gestita dall'Agenzia Spaziale Italiana. Insomma, ci sono tanti tanti attori che corrono verso lo spazio, perché bisogna esserci. Come funziona? Che tipo di gioco stiamo giocando? Che ruolo gioca l'Europa? Vi faccio sentire la voce di Samantha Cristoforetti, astronauta dell'Agenzia Spaziale Europea, già comandante della Stazione Internazionale, che ha preparato questo piccolo video tutto per noi. Lo spazio è sempre più una parte integrante delle nostre vite. È nel tessuto delle nostre economie, delle nostre società. E non mi riferisco soltanto ai servizi, ai cittadini che penso ormai tutti abbiamo imparato ad associare agli asset spaziali, come possono essere le previsioni del tempo, le telecomunicazioni del tempo, la navigazione satellitare, l'osservazione della Terra così importante anche per la lotta al cambiamento climatico. Parlo anche di benefici economici e industriali ad ampio spettro, parlo di posizionamento geopolitico, parlo anche di esigenze della difesa e della sicurezza. Ora, esistono attori al mondo, le cosiddette Space Powers, le potenze spaziali, che da sempre percepiscono lo spazio come un ambito strategico si adoperano da sempre per avere autonomia tecnologica e industriale in ambito spaziale ad ampio spettro a 360° per poter sfruttare completamente la rilevanza strategica di questo settore. In Europa ancora non siamo a questo livello, ci sono alcuni ambiti in cui, tra virgolette giochiamo in Serie A, come possono essere la navigazione, le telecomunicazioni, l'osservazione della Terra, altri ambiti in cui scontiamo una certa dipendenza tecnologica e industriale una certa mancanza di ambito spaziale. E quindi non siamo in grado di sfruttare questo asset strategico in maniera autonoma per perseguire obiettivi che naturalmente riguardano il benessere, la prosperità la sicurezza di tutte cittadine e cittadini in Europa. Ha usato delle parole interessanti, una vi invito a segnarvela, ambizione. E l'altra concetta che discende da quello che ha detto Samantha Chistofaretti è che cosa significa essere nella corsa allo spazio, esserci, ma soprattutto che cosa significa non esserci. Io la riscolterei, è un altro passaggio, non è lo stesso. Samantha? Penso che per l'Europa sia importante in questo momento, una riflessione in questo senso è in corso, aumentare il proprio livello di ambizione. E forse un catalizzatore di un aumento di ambizione può essere proprio rimettere sul tavolo dei nostri decisori politici un'ambizione europea di accesso autonomo allo spazio nell'ambito anche del volo umano, dell'esplorazione umana. Noi abbiamo partecipato negli ultimi 20 anni al programma Stazione Spaziale Internazionale, abbiamo sicuramente acquisito molta esperienza, molte competenze, però diciamo che siamo stati un partner minore a fronte di investimenti molto più limitati rispetto per esempio alle Stazioni Unite, abbiamo meno di un decimo dell'investimento nell'esplorazione e nel volo spaziale umano a fronte di un PIL e di una popolazione di riferimento molto simili. Ecco, a fronte di questi investimenti relativamente contenuti, abbiamo sicuramente avuto dei benefici interessanti, la possibilità di volare nostri astronauti, di svolgere ricerca scientifica, di paraquisire la nostra industria esperienza per esempio nella costruzione di moduli abitati per cui la nostra industria su questo è un riferimento mondiale. Ecco, tutto questo va bene, ma è necessario fare questo salto di qualità da essere un partner minore a un partner che sa offrire anche funzioni e capacità critiche. Sicuramente per esempio è necessario per l'Europa acquisire una capacità di volo umano autonoma, quindi la capacità di far volare in maniera autonoma astronauti e astronauti nello spazio, farle ritornare a terra. Questo è qualcosa che ha dei benefici ben al di là del concreto volo degli astronauti, ma ha dei ricaduti a livello di competenze industriali a 360°, applicabili in tutti i settori per esempio dell'economia spaziale, ma anche tutti gli aspetti per quello spazio rilevante per la sicurezza e la difesa, ma sarebbe anche un grande elemento di posizionamento geopolitico, di diplomazia, di soft power, se vogliamo anche forse un catalizzatore di un cambio di mentalità in Europa, di un superamento di quella mentalità del declino per cui a volte ci rasseniamo all'idea che l'Europa in futuro sarà sempre meno rilevante. Ecco, forse questo potrebbe dare uno scostone anche psicologico che ci porterebbe i grandi benefici. Non sono voi, però a me questa visione super ambiziosa, questo romanticismo super tecnologico di Samanta Chistofuretti piace molto, è un po' un appello, un po' l'allarme quello che lancia, lo lancia a noi tutti europei, attenzione a non disperdere il patrimonio, attenzione a sottovalutare l'ambizione che invece dovremmo avere. Se siete d'accordo, e non potete non esserlo, lancerai una nuova rubrica che si chiama «Non tutti sapevano che». Per condurre questa rubrica avrei voluto un attore vero, ma purtroppo c'è per te Salmeti. Prego, sì, sì, con grande piacere. Ti spiace se la faccio io? Tantissimo, però ci sei tu, venivi via poco. Con meno Larsen, se si può. Capisco che mi state boicottando anche dalla regia, ma ne parliamo più tardi. Forse non tutti sanno che l'Unione Europea confina con il Brasile. No, che cosa stai dicendo? Sì, sì, è con il suriname. E che l'ESA, l'Agenzia Spaziale Europea, lancia i suoi razzi sì dal territorio dell'Unione Europea, ma non dall'Europa intesa come continente. Questo è tutto merito di uno strascico del colonialismo europeo, visto che il centro di lancio dell'Agenzia Spaziale Europea si trova nei pressi della Sonnolente, quando partono i razzi, cittadina di Kourou, nella Guyana Francese. Tu sai dove la Guyana Francese è? Guarda che giochiamo a cartine mute stasera, poi ti voglio vedere. Non tutti sapevano che. Dipartimento d'Oltremare, le dirette dipendenze di Parigi. Ai confini nord-occidentali della foresta amazónica, tra scimmie e uccelli esotici, svettono sopra le palme le estremità puntite dei razzi che portano satelliti e astronauti nello spazio. Posso dire una cosa? Sembra una puntata di Alberto Angela, no? Un po' accelerata, però è tutto per la serata di stasera. Era quark, grazie. Una sera, arrivederci, grazie. Ci tenevo perché bisogna ringraziare anche Andrea Macchioniga, ha scritto questo testo bellissimo, e così mi discolpo nel caso in cui il testo non sia giusto. Due anni e mezzo di radio, Andrea, a sintesi. Forse non tutti sanno che, in Kenya, tra un resort e l'altro, a 30 km da Malindi, affacciata sulle acque turchesi dell'oceano indiano, l'Agenzia Spaziale Italiana gestisce il centro spaziale Luigi Broglio. Grazie alla sua localizzazione vicino all'equatore, la base è un sito ideale per il monitoraggio dei satelliti da terra. La principale attività del centro consiste nella ricezione dei dati satellitari dei vettori o altri oggetti spaziali. Questa attività rende la base un nodo importante nella rete di cooperazione con diverse agenzie spaziali. NASA, ESA, le diverse agenzie europee, la Cone Argentina e, ovviamente, la Kenyan Space Agency e quelle di altri paesi del continente. Tra le attività della base rientrano anche progetti di ricerca e attività di formazione. Tra questi, la Scuola Internazionale di Formazione in Discipline Spaziali che mira a rendere il centro Luigi Broglio un hub di formazione per tutta l'Africa. Io direi un nove e mezzo a Beppe Salmetti. Si può comodare al posto. Grazie. Grazie Beppe Salmetti. Già che abbiamo citato, peraltro 14 paesi africani sono già in lizza, sono in corsa, hanno scaldati i motori e stanno lanciando satelliti. Questo a dispetto di una certa idea che abbiamo dell'Africa, ma poi ci andiamo. Però, appunto, stiamo dimenticando nel mondo che stiamo tratteggiando dell'Africa. Signore e signori, stiamo parlando di 54 stati, 2.000 etnia e 3.000 lingue parlate. Stiamo parlando di un continente che avrà una spinta dimografica pazzesca, sto pensando alla Nigeria. Sto parlando di un paese che sia delle contraddizioni, delle guerre, dei giganteschi buchi neri, ma anche delle eccellenze universitarie. C'ha il 5G, c'ha l'Hollywood, ma di questo vi parlo dopo. Abbiamo un problemino. Abbiamo un problemino che si chiama SAEL. Questo problemino è stato troppo a lungo ignorato per tutta una serie di motivi. Allora con grande piacere vorrei chiamare sul palco Emanuela del Rey che è il rappresentante speciale dell'Unione Europea per il SAEL. Grazie mille. A sua discrezione possiamo accomodarci o rimanere in piedi? C'è una rappresentante speciale? A parte che... Posso fare una domanda? Il rituale non si fa, però insomma. Rappresentante speciale? Perché rappresentante speciale? Esattamente sì, è la mia occasione per essere speciale. Sì, aspetti. No, qualcuno mi dice il microfono. Bisogna accenderlo. Ok. Ah, fantastico. Dicevo, è la mia occasione per essere speciale, quindi sono contenta di questo. Troppo buono, troppo buono. La verità. Rappresentante speciale vuol dire che io rappresento i 27 paesi dell'Unione Europea. Una piccola, diciamo, responsabilità perché ero stata viceministra degli affari esteri al suo tempo ma rappresentavo il mio grande paese, ma uno solo. Adesso ne rappresento 27. E in che senso li rappresento? Li rappresento in tutti i rapporti diplomatici con un'area specifica che è quella del SAEL in Africa che in questo momento, purtroppo dopo l'Ucraina, perché naturalmente l'Ucraina è assolutamente una priorità, però rappresenta il SAEL, il dossier più caldo sul tavolo dell'Unione Europea, per una serie di motivazioni. Quindi essere rappresentante speciale per me è veramente un grandissimo onore, naturalmente, sia perché mi permette appunto di lavorare per i 27 paesi dell'Unione Europea da essere la loro voce e negoziare in loro vese, ma anche perché mi permette di essere a contatto costante con gli africani del SAEL e con tutta l'Africa e molti altri paesi del mondo in generale. Emanuele del Rey, se dovessi elencare le nevralgie di quella fascia saeliana per i pochi che non sapessero cos'è, questa fascia, questa cintura che va a far combaciare la fascia sariana, quindi il deserto, con il resto dell'Africa. Al Sahil dovremmo dire se fossimo bravi in arabo e io non lo sono. Cito alcuni problemi, lei mi sconfessi e ci dica poi soprattutto che interessi ha l'Unione Europea in quella fascia. Allora abbiamo avuto un problema dei governi fragilissimi e il lobby di stato era il colpo di stato, nel senso che ne abbiamo visto un sacco in Mali, Burkina Faso, eccetera. Confini iperporosi, traffici di ogni genere, migrazioni. Un disimpegno da parte di alcuni attori più o meno storici penso alla Francia, il ritiro dal Mali, il riposizionamento, per meglio dire, dal Mali, l'operazione barcana, eccetera. Gli Stati Uniti, che avevano una presenza al solito loro un po' muscolare, un certo disinteresse. Sempre meno sceriffi del mondo, ma magari mi sconfessa. Un voto riempito da milizie jadiste, che di volta in volta è più bello Al-Qaeda o più bello ISIS. Ma io mi affilerei un po' Al-Qaeda perché fa più figo in questi anni. No, è vero, c'è un'attività di branding del terrorismo. E poi c'è anche la Wagner. Capisco la responsabilità, perché due problemi da risolvere ce li ha. No, mi piace questa introduzione, mettiamo un po' d'ordine. Intanto abbiamo parlato tanto di confini questa sera e io vi voglio dire che uno dei miei slogan, perché a volte ripeto spesso alcuni concetti anche per cercare di farli fissare nella mente del nostro vasto pubblico mondiale, io definisco il SAEL la vera frontiera meridionale dell'Europa. Voi dovete immaginarla, la carta geografica a cominciare diciamo dal passare attraverso il Mediterraneo, si finisce nel Maghreb e subito sotto il Maghreb c'è il SAEL, che è composto in particolare da cinque paesi, dalla Mauritania, dal Burkina Faso, dal Mali, dal Ninja e dal Chad. Questi cinque paesi sono assolutamente fondamentali per l'Unione Europea, perché, l'ha detto il nostro caro amico, nel senso che se ci sono dei movimenti di terrorismo per esempio, questi hanno un impatto diretto sui nostri paesi. Se ci sono delle questioni di criminalità organizzata, come in effetti ci sono molto gravi, che veramente abbracciano tutte le possibili interpretazioni del termine criminalità, questi hanno un impatto diretto nei nostri paesi. E naturalmente non c'è solo questo aspetto, c'è anche l'aspetto di essere consapevoli del fatto che la crescita demografica è molto rapida, che parliamo di una popolazione che ha un'età media di 18 anni e mezzo, questo vuol dire che c'è un capitale umano straordinario, formidabile, che potrebbe essere un'enorme risorsa per noi, ma ahimè vive in condizioni veramente inaccettabili per il mondo di oggi. E anche questo è un affare che ci riguarda, perché chi saranno i nostri interlocutori del futuro, a proposito di futuro, loro, di conseguenza noi dobbiamo costruirci un futuro insieme. Ed è per questo che c'è stata una rivoluzione in Europa, soprattutto una rivoluzione culturale. I paesi che una volta si chiamavano terzo mondo, paesi in via di sviluppo, oggi sono paesi partner. E quando si è partner, si è sullo stesso piano e bisogna lavorare insieme, bisogna fare delle cose per poter chiaramente ottenere dei risultati soprattutto sostenibili. Posso fare una domanda un po' più personale? Certo. Personal e professionale. Noi italiani abbiamo avuto un passato coloniale, abbastanza disastroso, ogni esperienza coloniale è disastrosa, se poteva essere ancora più disastrosa quella italiana lo è stata. La Francia fino a qualche anno fa aveva tenuto questa ombra, questa mano, scegliete voi la metafora che è più preferita su molti di questi paesi, l'Istituto di Cultura di Mamacole, le Mostre, come sanno fare i francesi. Lei crede che il fatto di essere italiana, come rappresentate Hue, sia un vantaggio per il suo lavoro rispetto al fatto, per esempio, immagino la stessa cosa, ma una francese, che va a Mamaco? Potrei dare una risposta presuntuosa e dire che non si tratta solo di essere italiani naturalmente, ma si tratta anche del fatto che io ho un'esperienza di lavoro sul campo di 40 anni. Ho vissuto tutta la mia vita in zone di conflitto, dall'Afghanistan all'Iraq, alla Siria, al Libano, alla Palestina, a tutti i Balcani per tanti anni e il mio modo di vivere è con la gente. Per me quando mi chiedono qual è la mia passione io dico è la gente di conseguenza questo mi facilita moltissimo nei rapporti dai capi di Stato, anche quelli colpisti con i quali bisogna saper parlare, fino alla società civile, chiaramente che per me è un motore di cambiamento, un agente sociale fondamentale. Quindi questo aiuta certamente al di là del fatto di essere italiana, perché l'italiano, e questo lo voglio dire ai nostri italiani che a volte sono un po' sconfortati, in realtà ha delle qualità che ci vengono riconosciute nel mondo come straordinarie, per esempio il fatto di non avere agende nascoste. La persona che ti si trova davanti ha la sensazione di una vera, sincera, trasparente volontà di dialogo e di rapporto. Poi naturalmente va costruito, però questo effettivamente è un elemento che gioca al nostro favore, soprattutto nella diplomazia. La soletico sull'ultima domanda, che forse è la più complessa, perché da anni ci interroghiamo su come sia stato possibile, immaginate andate in un bar e volete creare il cocktail più benefico che vi viene in mente. Ecco il SEL ha tanti di questi ingredienti, perché vi ho citato, porosità dei confini, quindi anche un governo bello volenteroso non li può controllare. Un'endemica fragilità dei governi, spesso sono golpisti, sono giunte militari, però militari non adeguatamente addestrati, un po' ci abbiamo provato come in Unione Europea, ma molto spesso regole di ingaggio discutibili, poco rispetto ai diritti umani, eccetera. Grande frustrazione della società civile cavalcata sotto l'ammanto della religione dalle formazioni jihadiste. Alcuni vuoti colmati dalla Wagner in maniera molto smaliziata, superinformale, traduco molto spesso miniere in cambio di guardie pretorianne sostanzialmente. Come si mette le mani in un caos come questo? Cioè lei diceva facciamo ordine, ha ragione, ma se voglio provare a sanare questa situazione da dove inizio? Dunque innanzitutto inizio dal fatto che chiaramente quando parliamo di Europa parliamo sia di Europa come istituzione dei 27 sia chiaramente anche dei rapporti bilaterali questo è lodevole perché molti paesi dell'Unione Europea appunto lavorando insieme sul piano diretto con i paesi chiaramente collaborano tutti nella stessa direzione. Guardate che questo è un fatto straordinario che non va assolutamente sottovalutato. Però diciamo che l'Europa in questo senso quando vuole intervenire nel negoziato chiaramente ha dalla sua parte un fattore straordinario. Ho ascoltato il bellissimo intervento di Giulia prima e devo dire che quando si parla appunto come differenziarci da attori molto potenti e anche invadenti in qualche caso anche dannosi come la Russia in questo momento in Africa proprio con la Wagner e altre formule anche la Cina che a suo modo naturalmente è presente in Africa da decenni ma chiaramente con un modello soprattutto di strangolamento con debiti del paese africani in realtà l'Unione Europea si pone su un altro piano, l'Unione Europea propone sviluppo cosa che gli altri attori non fanno. Noi proponiamo un pacco, un pacchetto completo diciamo così che infatti corrisponde al nostro modello di partenariato stabilito insieme ai paesi che prevede lo sviluppo, cioè noi diamo naturalmente tutta un'infinità di fondi per progetti per esempio per tamponare l'emergenza quando ci sono delle crisi umanitarie noi siamo sempre ultrapresenti, noi siamo presenti per esempio in tutte le costruzioni riguardanti la sanità, abbiamo parlato della pandemia, la crisi alimentare che in questo momento è grave ma proponiamo modelli di sviluppo non solo di emergenza e certamente non di sfruttamento. Guardate che questo è un principio a cui dobbiamo aggrapparci soprattutto in questo momento in cui l'abbiamo detto l'Europa fa fatica a sentirsi ancora assolutamente nel primato di dover dettare i principi quindi questo secondo me lo dobbiamo tenere bene a mente devo dire che ci stiamo riuscendo perché nonostante tutte le crisi rimaniamo il partner principale di ogni paese del Sahel e della gran parte dell'Africa. Potremmo parlare molto a lungo lei a ragione e la vedo molto preparato quindi mi fa molto piacere è dalla nostra parte cioè da quelli che credono che bisogna parlare di più dell'Africa quindi grazie. Però ecco va detto questo cosa deve fare l'Europa per riuscire in questa battaglia oltre al modello di sviluppo lo dico sempre lo sanno tutti quelli che mi seguono ripeto sempre che noi dobbiamo sviluppare un linguaggio euro-africano o africano europeo come volete ma un linguaggio più inclusivo rispetto all'Africa. Noi abbiamo delle diaspore fortissime in Italia per esempio non so a Bergamo a Brescia appunto ci sono 70 mila burkina bè ma una risorsa straordinaria hanno contribuito al nostro sviluppo sono parte della nostra società dobbiamo sviluppare insieme a loro insieme a tutte le componenti della nostra società e soprattutto all'Africa un linguaggio euro-africano che ci salverà dal futuro perché il futuro ci mette un po' effettivamente all'angolo insieme agli africani no e vinceremo e io ne sono sicura di questo e posso chiedere un applauso al pubblico per una cosa oggi è la giornata dell'Africa perché oggi ricorre viva l'Africa, questo applauso è per l'Africa e se lo merita tutto se lo merita tutto soprattutto i giovani che vi dico l'ultima cosa i giovani africani ne vedo tanti voi rovesciate la carta geografica qualche volta, i giovani africani anche se posseggono un cellulare in realtà sono esclusi dal dibattito globale e questo è un problema gravissimo, li dobbiamo includere sempre di più mi lasci dire l'ultima cosa? con grande piacere certamente va detto questo che ci sono tante cattive notizie ma forse una notizia buona c'è mai come oggi storicamente c'è tanta attenzione nei confronti dell'Africa e non è un fatto di prossimità geografica i paesi baltici sono interessati all'Africa, la Repubblica Sceca, la Polonia, tutti i paesi europei sono concentrati sull'Africa in particolare sul Miamato Sahel, questo vuol dire che stiamo cambiando grazie mille, grazie mille Manuela Terret, grazie parole che, caso mai ce ne fosse bisogno, sottoscrivo, condivido la passione che ha dimostrato, l'amore comune che abbiamo come qualcuno ha detto, il continente vero, non nero, che attenzione, prendo pochi minuti, vorrei sgrassare un po' di immagine che magari di stereotipi che noi tutti abbiamo sull'Africa, è vero, ci sono le guerre, il Sudan, adesso ha richiamato il lavoro tantissimo nella zona dei grandi laghi e lì è un macello, diciamoci la verità, tu vai in un archivio e devi fare l'aggiornamento della lista delle milizie sono media tra le 80 e le 150, c'è mai mai in natura, mai mai, e ha cambiato capo, ha cambiato milizia, il checkpoint, devi chiedere permesso a quello le mine di colta, anche le controlla, insomma è un macello, un disastro, ma non c'è solo quello, ci sono delle cose pazzesche, ci sono delle potenzialità incredibili Un mese e mezzo fa il presidente burundese ha fatto visita qui in Italia per vedere la nostra premier, Giorgia Meloni, e non soltanto, perché il Burundi ha potenzialità enormi sull'agricoltura, non riesce a sfruttarle per tutta una serie di motivi, l'agro business in Africa vale 230 miliardi di dollari ma è sfruttato solamente per una minima parte, in più si dedica solo a culture di sussistenza che non hanno un vero valore aggiunto vi faccio un esempio, io quando sto tra Goma, Kigali, etc, vorrei tanto comprare dei bei pomodori, non ritrovate i pomodori, c'è sempre quella dannata maniocca che va benissimo, però dopo un mese e mezzo di maniocca vi assicuro che non ce la fate più, allora, spostare, aiutare a spostare l'Africa su alcune produzioni a maggiore valore aggiunto può far accelerare quell'economia e farli sicuramente stare tutti meglio, poi c'è la spinta demografica, in parte l'abbiamo toccata, la Nigeria diventerà il secondo paese più popoloso al mondo questo probabilmente entro 30-40 anni, la Nigeria ho detto, c'è il cinema ragazzi, c'è il cinema in Hollywood, Lagos, è la seconda industria cinematografica al mondo non pensate a film polverosi, amatoriali, ci sono anche quelli, Gang of Lagos, appena sbarcato su Prime Video, guardatelo, è una figata pazzesca, è un po' splatter, ve lo anticipo riecheggia un po' altri film, ma è una produzione fantastica, segno che si sta sdoganando, quel finto sapore troppo etnico, no, ma andiamo a vedere il film africano, no, no, è un film pazzesco, sceneggiatori, effetti speciali, è fichissimo, quindi vi consiglio di guardarvi anche Lagos poi ci abbiamo una cosina qua, che vediamo se... fermi tutti, guardate, è magica questa label, sono Luke Skywalker, e adesso, se piano, i capelli ho già fatti, a terra, non è uno shade tranquilli, che invece tante quelle forze di sicurezza che fossero... questo avete capito cos'è, naturalmente, è un piccolo drone, che sta inquadrando voi per alto in questo momento, pilotato da Andrea Macchioni, che nel giro di poche ore è diventato pilota di drone a terra però adesso, faccio come il mio cane, terra, resta, no, sapete cosa, drone, terra, resta, adesso vi spiego, perché tutta sta liturgia, oh! Allora, mi avevano assicurato che potevo afferrarlo anche in volo, ma mi ero prefigurato questa scena, io allungo la mano, mi trancio le dita, e sanguinante urlo, aiuto un medico, e festa dell'economia è finita, cioè, è la mia carriera pure, caso mai ne avessi una, ma non è quello il problema, allora, questo drone, un po' più grande, lo trovate, sapete dove? Anzi, questo non è un drone, a guardarlo bene, questa è una farmacia, è un medico, perché? Se volasse invece che a Shanghai, New York, Tokyo, Seoul, posti fichissimi, super tecnologi, eccetera, volasse in Ruanda, se ci fosse una pista di lancio a Kigali, che ne fa volare uno ogni 90 secondi, e sapete con cosa li carica? Un po' più grande, vi ho detto, sacche ematiche, vaccini, medicine, L'Urruanda non è enorme, il paese della Miracoline è abbastanza piccolo, percorribile, con buone discrete strade, però l'Istituto di Sistema Sanitario, il Ministro della Salute Ruandese, ha calcolato che grazie all'utilizzo massiccio di questi droni, come farmacie mobili, c'è un calo di patologie del 64%, parla a livello generale, perché tu puoi distribuire dalle pillole antimalaria, a del sangue, al Tachipirina, o quello che vi pare, questo è un utilizzo tecnologico pazzesco, che avviene in Africa, stiamo parlando di un paese polveroso, e Ruanda, pur con le sue mille problemi, insomma, è un paese che può insegnare delle cose, non farlo partire che lo metto giù, eh, stai buono, bravissimo, ma lo appoggio così, adesso puoi fare quello che vuoi. Allora, e questo per dirvi che l'Africa ha dei problemi, ha le guerre, ha la povertà, ha l'immigrazione, tutto quello che volete, ma anche delle eccellenze pazzesche, il 5G, le università, strade bellissime, autostrade, skyline, la moda ragazzi, la moda, io ho fatto delle serate a Campala, durante la settimana della moda, che sembrava di stare a corso como 10 a Milano, uscivo con un fotografo di origine casertana, che è prima un reportagista di contrasto, è diventato l'Oliviero Toscani di Campala, una se l'ho chiesto, senti, mi porti, io mangio le bruschette di capra, le adoro, ma nei locali quelli scraosi, no, a bordo strada, dice, eh no Giampa, non posso, perché? E se mi paparazzano è un problema, tutto questo a Campala, ma portato in un locale pazzesco, cocktail incredibili, modelle, modelle, musica, incredibile, il mercato della moda vale 30 miliardi di dollari, gli africani vogliono vestirsi bene con lusso e vogliono stilisti africani, a questo punto, vi scomando non ci credete, perché vedo, insomma, delle facce un pochino perplesse, vi faccio vedere e sentire la voce di Joram Musira, lui ha fondato la Joram Model Management, e voi direte, va bene, una cosa sgarobata, no, è la più grossa e figa agenzia di moda dell'Ista Africa, guardate. Sono il direttore creativo, il CEO di Joram Model Management, questo è Germania, una delle agenti di modello leading che abbiamo in l'Ista Africa, Uganda, l'Ista Africa e poi quasi l'Africa, perché compitiamo con i mercati globali. Sono il direttore creativo di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di mod modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di modello, di mod grande business. Ecco, super super super big. Questo è la settimana della moda ma che c'è a Campala, c'è a Dakar, c'è a Johannesburg, c'è a Addis Abeba. Ecco credo che le verità ristituito, spero un'immagine dell'Africa un po diversa che magari non ci aspettiamo, parlava di mercato globale, l'Africa si proietta all'estero. Continuiamo questo viaggio, siamo in chiusura, abbiamo pochi minuti, io velocemente vorrei richiamare Beppe Sarmetti, vieni qua, perché manco un tassetto, velocemente io volevo richiamare velocemente, tu non devi ntrare velocemente. No, velocissimi, siamo in ritardo, dai Giampa che abbiamo poco tempo, dobbiamo fare un sacco di cose, ancora c'è ancora… Cosa hai scritto? Ho scritto delle parole chiave che adesso usiamo per fare quello che sta per arrivare. Allora, non so se Andrea Macchioni si sta collegando, vi dico solo due parole, una è Discord, che ricorderete che cos'è, e l'altra è Mid Journey. Allora, intelligenza artificiale è un pezzo imprescindibile del futuro che stiamo raccontando stiamo tratteggiando, controversa secondo alcuni, abbiamo fatto e vogliamo fare un piccolo esperimento, Discord lo sapete e assurge agli onori della cronaca, non perché giochiamo a Clash of Clans come Call of Duty, credo, tu sì eh, anche io un po', lo confesso. Ma smetti, dai fare il giovanello, non ti atteggiare quei ragazzi che sono qua tranquilli, per favore, vai avanti. Jack Tesheira, aviere, statunitense, Nevada, dove cavolo stava, insomma, inizia a fotografare documenti classificati, li piazza dove? su Discord, piattaforma per gamer, ma non mi interessa un'altra cosa, che Mid Journey, questa intelligenza artificiale, costa veramente pochissimo, tanto che se l'è potuta permettere anche Andrea Macchioni, ha fatto un piccolo abbonamento, ma vorrei fare un esperimento super auto-referenziale. Ma facciamolo con Paolo Magri anche, dov'è Paolo Magri, Paolo, eh sì, questa cosa la facciamo anche con Paolo Magri, dai. Non vorrei dire, facciamo un esperimento auto-referenziale, Paolo, intelligenza artificiale, gli chiederemo, inserendo delle parole chiave, geopolitica, quello che vogliamo, di creare la locandina di questo evento, e vediamo cosa esce fuori, e lo facciamo in tempo reale. Vai, ho segnato un po' di parole io, Giampa, eh, ho segnato un po' di parole, posso? Allora, Paolo Magri, vabbè è facile, Paolo Magri, Giampaolo Musumeci, ho messo Radio 24, Ispi, Bergamo Brescia Capitale della Cultura, infatti, siamo amici in questo momento, poi ho messo Sole, Giove, Per chi è Sole, Giove? Ci sta sempre bene, poi sono dei Primitive Mule, quindi un po' di rock, un po' di rock, geopolitica, ovviamente, chiaro, così, e una parola la vorrei dal pubblico, tipo lei che sta adesso in questo momento in questa posa, mi dica una parola. La abbiamo già letta, no, un'altra nuova, una nuova, Africa, stupendo, dal fondo qualcuno vuole dire qualcosa? Poiana? Non ho capito, no, scusé. Coriandolo, la signorina Coriandolo, cosa è? Scogliattolo, il logo del festival, bravo, bravo, bravissimo, scogliattolo, Trento forse. Immaginato uno scogliattolo nello spazio, no, mi è venuta questa immagine, pensavo alla Cagnetta Laica e pensavo uno scogliattolo proiettato con la Cristoforetti, immagine devastante, è un'ottima idea, comunque, bravissimo, fra le autore televisive ne sono certo, ok. Però scusami, anche qualche parola strana Giampa, non sarà un po' mainstream, tipo un'estintore, no? No, no, facciamo una copertina, una lofiantina fatta bene. Ok, a questo punto, Andrea Macchioni, io direi waiting to start e prende forma. Vediamo. Senza regalargli. C'è un po' tanto forse giovane, vero? Forse tanto sole anche. Sì, senza cuore e amore però. C'è Paolo Magri di spalle forse. Sì, proprio io. Sì, sì. Poi vedo un gatto. Io ho un po' paura di quello che può uscire, scusami, dalle forme, non c'è un po'. Vediamo. No, vabbè, ma cos'è questa roba? Ma è stupenda. È uno scogliattolo combattente. Ma è stupenda. Quell'idea dello scogliattolo... Lo scogliattolo di Taiwan. No, vabbè, è rovinato tutto, deve essere una copertina seria. Ecco, su alcuni stereotipi forse dell'intelligenza artificiale possiamo lavorarci, credo, no? Perché mi sembra che sia... Ma scusate, ma quello è sempre un contadino russo, nel 1917, nella rivoluzione di ottobre, è uno scogliattolo, è bellissimo questa cosa. E questo... No, vabbè, vabbè. Domani le postiamo, eh, tutti. Le postiamo. Le postiamo stasera. Salvale, salvale subito. Se mi prometti che le fai avere a Samantha Cristoforetti, in particolare, il piccolo scogliattolino austronauta, io vorrei che Samantha Cristoforetti lo vedesse. Lo stai facendo davvero. Foto profilo, in diretta. Lo fai, adesso glielo manda su Whatsapp. Se cara Samantha. Così, scendi un attimo così. Mi ricordo di quell'evento. Le ho fatte il video, è un evento molto serio. C'è una cosa buffa che... Sì. Con Samantha non ho lo Whatsapp. Ah. Quindi l'ho cercato perché forse sulla Nasa non possono avere Whatsapp. Eh, per me è l'esa signal. Allora gli ho mandato un messaggino ma si blocca, non riesco a mandare la foto. Ah, sì. Quindi abbiamo un problema con la Luna, con l'esa. Sì, secondo me. Però fatta la foto, promesso. Perfetto, fantastico. Stupendo. Va bene. Torniamo a tempo. Ottimo, torniamo a noi. Comunque è bellissimo. Abbiamo poco tempo, abbiamo poco tempo, eh. Facciamo una cantina per l'intelligenzità di Big John. E' colpa sua. E' colpa sua. Dopo ci vediamo un attimo. Ma sul serio eravamo riditi. Abbiamo 7 minuti diretta ancora, 4 filmati, quale scegliamo? Chi glielo dice? No, ma guarda che entro anch'io. Vedete? È così, Paolo, è così. È così. Ma io sono certo di mettere d'accordo tutti con tipo una favola. Le so quale. Sì? Vai, musica. Chi la regge? Poi di musica. Poi di musica. Vai. Favola. Poi di musica. Poi di musica. Poi di musica. Poi di musica. Poi di musica. Alice non riuscì mai a capire bene, neppure ripensandoci in seguito, come avessero cominciato. Tutto quello che ricordava era che correvano tenendosi per mano e la regina andava così veloce che per starle dietro doveva mettercela tutta. Ma la regina continuava a gridare più svelta, più svelta. E Alice non poteva andare più forte di così perché non le restava nemmeno il fiato per dirglielo. Può essere che tutte le cose si avessero mai fatte. Pensava la povera Alice. E la regina, come se indovinasse i suoi pensieri, le gridò. Più svelta, non cercare di parlare. Siamo quasi arrivati. Finalmente riuscì a dire Alice ansimando. Quasi, ripete la regina. Vedi, ci siamo passati davanti solo dieci minuti fa. Più svelta. E per un po' accorsero in silenzio, col vento che fischiava nelle orecchie e faceva volare i capelli all'indietro con tanta forza che quasi glieli strappava dalla testa, pensava Alice. Ci siamo, ci siamo, gridò la regina. Più svelta, più svelta. E andavano così forte che alla fine sembrava che fendessero l'aria, quasi senza toccare il suolo coi piedi, finché, d'improvviso, proprio quando Alice era ormai del tutto sausta, si fermarono. E lei si ritrovò seduta per terra, senza capire cosa faceva. E lei si ritrovò seduta per terra, senza più fiato e col capogiro. La regina l'appoggiò con la schiena ad un albero e le disse gentilmente, ora ti puoi concedere un breve riposo. Alice si guardò attorno, sballordita. Ehi, ma siamo rimaste per tutto il tempo sotto quest'albero. È tutto esattamente come era prima. Certo, risposa la regina. Che cosa ti aspettavi? Beh, nel nostro paese, disse Alice, di solito si arriva da qualche altra parte quando si corre per tutto il tempo che abbiamo corso noi. Ma che paese lento, esclamò la regina. Qui, invece, ti tocca correre più forte che mai per restare nello stesso posto. Se vuoi andare da qualche altra parte, devi correre almeno due volte più forte. Beh, personalmente, Lewis Carroll l'avete riconosciuto. Ma... Ma perché? No, perché... Ma perché è una famola? Alcuni di loro staranno dicendo, ecco che l'effetto dell'alcol, della birra pre... Era un codile, era un codile. No, ha effetto ritardato. Dice, cosa accenta Alice nel paese meraviglia per chiudere il... Faccio io la domanda? Ma Marzulliano, perché hai scelto Alice nel paese? Per chiudere sull'Europa. Per chiudere sull'Europa. Perché in uno spettacolo così tre anni fa, quattro anni fa, ci saremmo detti alla fine. E l'Europa in tutto ciò? Il vecchio film, nel vecchio mondo, sarebbe stato. L'Europa è divisa, c'è la Gran Bretagna che rompe, non si mettono d'accordo. Dovrebbe occuparsi del Covid, della guerra, si sta occupando delle etichette dell'ura legale, delle etichette del pesce. Questo era il vecchio mondo. Il mondo di oggi è un altro mondo, un nuovo mondo. L'Europa c'è, è veloce, corre, si occupa di tutto. Persino delle terre rare adesso, non sapevano anche cosa fossero quattro anni fa nessuno di noi. Si è occupata dei vaccini, ha rotto tutti i tabù che aveva sulla austerità, ha rotto le regole di Maastricht, l'aiuti di stato. Poi si è occupata della guerra, facendo delle cose inimmaginabili. Abbiamo deciso di non comprare più il petrolio, il gas è in mezzo al cap, su una guerra a fornire armi in modo coeso. In tutte le guerre precedenti c'era una guerra, c'erano 29 posizioni europee, chi era a favore, chi era a contrario, chi era a stenuto. Qua, sulla guerra in Europa, pesantissima, l'Europa c'è, ma è così clamoroso ciò che sta succedendo nel mondo, come stanno correndo alcuni attori, l'India, la Turchia, come stanno cambiando certi paradigmi di questo nuovo mondo, che il rischio, non la certezza, il rischio è a lice nei paesi meraviglie, che si corra tanto rimanendo fermi nel punto di partenza. Per questo è un messaggio negativo di chiusura, no, non è un messaggio negativo, è un messaggio positivo. Un po' faticoso, perché mi immagino, ancora un sacco, non è negativo, è un po' faticoso. Sì, però lo diciamo come Emanuele del Re ha detto sull'Africa prima, lo diciamo perché quest'Europa di questi anni ci è piaciuta da morire. Dobbiamo continuare così, sapendo che c'è quel rischio lì, quel rischio di a lice nel paese meraviglie, ma noi saremo bravissimi e lo eviteremo. Più svelti Paolo e Gianpaolo, più svelti! Però secondo me mancava qualcosina, siamo arrivati alla fine. Ho pensato che potevamo chiudere, ho scoperto questa cosa. Paolo Macri dovete sapere che non c'ha la data di nascita sui social, non si trova. Ho provato a googolare il tuo compleanno, non c'hai la data, c'hai solo l'anno. E quindi ho detto, vabbè, siccome lui non vuole dirci di che signor Zodiacale, io vado a fare l'oroscopo cinese, e infatti sono andato a vedere perché voi avete feeling. Pazzesco, cioè tu sei nato nel 1960, ok? Gianpaolo è nato nel 1972, in Cina entrambi gli anni era l'anno del topo. L'unica differenza tra voi due è il tipo di topo, mentre Paolo Macri mi è topo d'oro, di metallo, cioè intelligente, talentuoso, irruento, geloso, con forte consapevolezza di sé, confermi? Tutto. Perfetto. E tu, Gianpa, sei un po' comunicativo, e va bene, scaltro, moderato, aggiungo io anche un po' paraculo, e saggio. Saggio. Saggio. Hanno riso quindi vero, risata conferma di solito, quando il pubblico ride. Risata vero, silenzio imbarazzato, va bene, fantastico. Quindi questo è un po' il motivo per cui secondo me andate molto bene, cioè mecciate bene, ecco, perché era l'anno del topo in Cina. Ho la fobia sui topi, quindi proprio ci ho beccato. Mi spiace. Direi che con questa, signori e signori, si chiude il cerchio. Un grandissimo applauso, però... Ci vediamo qua, così possiamo andare a bere un crodino, finalmente, un crodino, mi raccomando, omaggiando la regola che prima si parla e poi si beve, e mai viceversa. Però per chiudere, Beppe, non senti il bisogno come tipo di una sigla? Ma sai che 17 secondi, 15, 14, 13... Ma la sigla, la sigla sì. Come è Capodanno, vai! Ma ringrazia a tutti sulla musica, Gianpaolo. Gianpaolo. A che cosa serve? A che cosa serve? La sigla serve a ringraziare voi tutti per essere venuti qua, naturalmente. Sono le 24 ore, Trentino, il festival, tutti i tecnici che ci hanno permesso di mettere in scena questa cosa, tutti gli ospiti, naturalmente, i compagni di viaggio, Beppe Salmeti, Giulia Scionati, Emanuele Del Rey, Samanda Chistofretti, Lorenzo Lamberti, chi più ne ha più ne metta, voi tutti. Noi vi lasciamo ricordando una semplicissima regola. Tutti hanno il diritto ad avere un'opinione, noi tutti abbiamo il dovere di averla informata. Buonanotte e buona fortuna, alla prossima! Non scappate! Grazie a tutti. Grazie a Gianpaolo, a Paolo Maghe, al festival dell'economia. 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