La finanza per la transizione climatica
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La finanza per la transizione climatica
Il dialogo ha visto la partecipazione di Bo Li, Vicedirettore generale del FMI e Giovanni Tria, Ex Ministro dell'Economia e Finanza e Professore Onorario di Economia, Università di Roma Tor Vergata, con la moderazione di Alessandro Galimberti, Giornalista Il Sole 24 Ore. Sono state sottolineate le sfide nella transizione climatica, sottolineando come gli investimenti necessari superino di gran lunga quelli attuali.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Benvenuti, benvenute a tutte le persone presenti in sala e a quelle che ci stanno ascoltando da remoto, c'è anche un collegamento in streaming. Sono Alessandro Gallimberti, il giornalista del Solo 24 ore, gruppo che come sapete organizza questo bellissimo evento a distribuzione diffusa nella città di Trento e questa sera parleremo di uno dei tantissimi temi molto interessanti, molto di attualità che stiamo affrontando nel corso di questo festival dell'economia, parleremo di un tema finanziario, ma la finanza collegata poi alle grandi sfide della modernità, la più grande sfida di cui sentiamo parlare insieme all'intelligenza artificiale, altro tema caldo dei nostri focus è quello della transizione climatica, come affrontare il cambiamento dalla civiltà fossile a quella diciamo così a impatto zero e come in tutti i panel di questa quattro giorni Trentina abbiamo due relatori di assoluto prestigio, rilievo nazionale internazionale a cominciare da Boli che vedete alla mia destra che occupa un ruolo molto importante nel Fondo Monetario Internazionale, in italiano la traduzione verrebbe vice direttore del Fondo Monetario Internazionale, in realtà poi è un ruolo esecutivo di vertice e quindi di fatto è un rappresentante a pieno titolo della più grande istituzione finanziaria mondiale pubblica, mentre alla mia sinistra, ma questo per ovvie ragioni lo conosciamo molto più direttamente, abbiamo abitudine alla sua immagine, alla sua frequentazione, il professore Giovanni Tria che è stato ministro nel governo Conte e poi anche consigliere del presidente del consiglio Draghi nel governo, nel penultimo governo. Presentare i due relatori è molto semplice cioè sarebbe molto complicato ma porterebbe via l'intera mezz'ora, informazioni essenziali Boli dal assunto questa carica nel agosto del 2021 ha una solida formazione universitaria e accademica anche versante l'insegnamento nelle università americane, Stanford University, Boston University, ha fatto anche ovviamente specializzazione all'Alvar Law School e la provenienza è la University of China Pechino, il professor Giovanni Tria invece è un giurista, è laureato in giurisprudenza, noi saliamo alle origini, lo dico con orgoglio, condivido con lei il titolo accademico e ma ovviamente poi come sappiamo oltre all'esperienza al ministero è stato docente di economia, macroeconomia, storia del pensiero economico a Perugia, la sapienza e professore ordinario di conomia politica all'università di Roma Torbergata, poi esperienza interrotta ovviamente per l'incarico governativo. Allora, brevissima introduzione, poi mi tolgo di torno e farò solo l'arbitro, il cambiamento, la transizione climatica richiede un'enormità, un'enorme quantità, inimmaginabile quantità di danaro per finanziare ovviamente rinnovamento delle infrastrutture e lo switch up dell'energia, della produzione dell'energia, si parla di 5 mila miliardi di dollari, 10 mila miliardi di dollari, il ruolo di un'istituzione pubblica internazionale come quella del fondo monetario evidentemente è strategica, non sarà sufficiente il danaro pubblico a operare l'intera transizione ma sicuramente come kick-off, come calcio iniziale, come spin-offer è sicuramente il momento di particolare importanza e proprio su questo punto volevo interrogare come prima battuta il professor Bowley. Buonasera e grazie, grazie per essere qui presenti e vorrei ringraziare anche il professor Tria per avermi invitato al festival dell'economia di Trento, è la prima volta che mi trovo qui ed è per me un piacere nonché un onore. Inoltre dato soprattutto l'importanza della città di Trento da quello che capisco all'interno del panorama italiano è assolutamente appropriato che si parli di clima, transizione ed economia in questa città. Inoltre è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante per la città di Trento, è un'idea molto importante Allora innanzitutto al Fondo Monetario Internazionale che è un'organizzazione internazionale con sede a Washington DC negli Stati Uniti, ci occupiamo principalmente di tutelare lo sviluppo economico e finanziario globale nonché la stabilità di questi sistemi. Negli ultimi dieci anni abbiamo lavorato per inserire il cambiamento climatico in tutti gli aspetti del nostro lavoro a partire dalla sorveglianza, dal monitoraggio del sistema economico mondiale nonché alla consultoria, al servizio di consulenza di politiche ai nostri membri, i sistemi tecnici, le attività di capacity building per i paesi che sono parte della nostra rete nonché gli strumenti di prestito sempre, quindi insomma il cambiamento climatico è parte di tutti questi aspetti del nostro lavoro. So why have we started to incorporate climate change into our work? Given that we are a macro institution, that means we focus on the macro economy not on the micro enterprise, because we started to realize that climate change has become what we call macro critical. That means climate change has become a critical factor for global macro economic and financial stability. That is why in the last ten years we have started to incorporate climate change into the advice we gave to countries, into the lending facilities that we use to support our member countries, to support their climate transition. The answer is that climate change is what we define as a macro critical factor because it is a climate factor that protects economic and financial stability globally. That is why in the last ten years climate change has become part of the aspects that we include in the advice we give to countries and in our lending facilities to support their climate transition. So in the last ten years we have started to advise our member countries to incorporate climate change into fiscal policy, including green public financial management. We call green PFM, including climate public investment management. We call it CPEMA, climate public investment management assessment, CPEMA. So we have been advising many of our member countries on how to incorporate climate change into fiscal policy as one example. In the last ten years this has been our recommendation, especially through two instruments, what we call green PFM and above all a system of assessment of public investment management regarding climate. There has been a proposal from the academic world to reposition fiscal reform, which is currently not in the delegation, through the reform of the accise, which means exactly this, that is, to pass a more oppressive tax on fossil fuels and instead release new energy sources with fiscal relief. This is to say that these issues of high finance and international administration are issues that are then absorbed by the academic world also in our country. I mean, there are many other examples. For example, many countries are now introducing targeted subsidies for renewable energies. That's also one form of fiscal policy trying to support green transition. Another example of what we do is the fact that we have introduced in many of our countries targeted public subsidies, precisely a form of fiscal policy, for climate transition. What will be useful in the next decades in the financial sector? What and how much will it be useful for energy transition? I have spoken before about an amount of billions of unimaginable dollars, probably a financial commitment that humanity has never faced in the course of its revolutions. Perhaps they are two fundamental ones in the history of civilization. In the next 20 to 30 years, up to 2050, in order to achieve net zero, by some estimate, every year we need to invest, globally we need to invest four to six trillion dollars a year if we want to achieve net zero by 2050. And that includes investment in mitigation, also includes investment in adaptation. In the next 20 to 30 years, in order to achieve our goals by 2050, there would be a need for huge investments, especially for the so-called net zero, or net carbon emissions. There are estimates that suggest that every year, globally, we would have to invest from four to six trillion dollars if we were to achieve the goal previously mentioned by 2050, especially regarding aspects of adaptation and mitigation. In terms of what is needed and what is being invested, because as I said, some estimate we need four to six trillion dollars a year, but right now what we have actually been investing, by some estimate, is less than one trillion dollars a year. So you can see there is a huge gap between what is needed and what we are already doing right now is falling far short of what is needed. I want to highlight one particular aspect of this gap, which is that the biggest challenge for the global community is how to support green transition and also adaptation in developing countries, because the gap in developing countries is even bigger, even bigger. And advanced world, advanced economies have to support developing countries to develop a greener future. And this has to be done for two reasons. One is for justice, because many of the developing countries, they did not pollute, but now they have to suffer from the consequence of pollution. So for the purpose of justice, developing countries should get a lot of support from advanced world. Yes, exactly. I would like to highlight one particular aspect of this gap, of this difference, namely that there is a huge challenge posed to local communities, specially in terms of their support for adaptation and transition to a greener future. In particular, this gap, this deficiency is even greater for developing countries, because there are two reasons for this problem to be faced, especially by advanced countries. The first is a question of justice, because developing countries have not polluted, but they are suffering the consequences of pollution, so they should receive more support and greater support towards this transition. And the second reason for this gap is the lack of support for adaptation in developing countries, which is the fact that if they are not supported, if they are not getting support, getting help, they may continue to pollute. And in fact, some of the developing countries will become a bigger polluter in the next 20 years if they do not mitigate. As business as usual, by 2030, developing countries will account, I mean middle income and low income developing countries will account for 66% of global emission of CO2, and that is up from 44% in 1990. So there is a big externality there. Everybody suffers if we do not support, do not help developing countries to mitigate, to reduce CO2 emission. The second reason why advanced countries must support the transition and adaptation of developing countries is that if we do not support them, if we do not support developing countries, they will continue to pollute and become among the main global polluting agents. If we continue with the situation as it is today, by 2030, developing countries, those with low and middle income, will be responsible for 66% of global CO2 emissions, which is an increase in growth compared to 44% in 1990. So we will all suffer if we do not support these countries in the climate transition, in the reduction of their emissions. They are also facing their own challenges in terms of climate mitigation and climate adaptation, but their challenges are a little different from some of the other developing countries. For example, for China, China has a very high savings rate, so they don't need international capital. They have their own domestic savings, very high. So climate finance is not a challenge for China. The challenge for China is how to support this net zero transition without creating social and economic disorder, in the sense that they need to face out, China needs to face out fossil fuel, needs to face out coal, and that could create unemployment, that would create some failure of traditional fossil fuel enterprises. So China needs to manage that transition process so that the economic transition, together with the climate transition, can be an orderly process, and also for China to step up its ambition to achieve net zero by their announced goal of 2060. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. And that, I think, international community can work together with China to support China's transition. E' una situazione di disarmonia o disordini a livello socio-economico. E' una situazione di disarmonia o disordini a livello socio-economico. Soprattutto per quanto riguarda i combustibili fossili. Soprattutto per quanto riguarda i combustibili fossili. Noi dependiamo moltissimo dal carbone. Noi dependiamo moltissimo dal carbone. Quindi se rimuovessimo questa fonte di energia, Quindi se rimuovessimo questa fonte di energia, Si potrebbero creare situazioni di disoccupazione o di problematiche a livello di settore industriali. Si potrebbero creare situazioni di disoccupazione o di problematiche a livello di settore industriali. Quindi la questione per noi è più che altro la gestione del processo di transizione Quindi la questione per noi è più che altro la gestione del processo di transizione Quindi la questione per noi è più che altro la gestione del processo di transizione In fondo monetario internazionale Qual è il ruolo della finanza privata? Qual è il ruolo della finanza privata? E se vede delle criticità nell'impiego di ingenti somme in questo settore E se vede delle criticità nell'impiego di ingenti somme in questo settore E se vede delle criticità nell'impiego di ingenti somme in questo settore E se vede delle criticità nell'impiego di ingenti somme in questo settore Collegata soprattutto all'rapido processo di trasformazione tecnologica dell'energia green Collegata soprattutto all'rapido processo di trasformazione tecnologica dell'energia green Collegata soprattutto all'rapido processo di trasformazione tecnologica dell'energia green Delle forme di produzione dell'energia green Perché questo è un tema di cui si parla poco. Servono molti investimenti ma attenzione Servono molti investimenti ma attenzione Le tecnologie sono in rapide evoluzione Oggi noi stiamo parlando dell'automotive a batterie per accumulo Oggi noi stiamo parlando dell'automotive a batterie per accumulo Ed è una tecnologia che useremo nei prossimi 5, 7 anni Ed è una tecnologia che useremo nei prossimi 5, 7 anni Ma è già vecchia Ma è già vecchia E quindi Perché investire, perché ha un privato, perché ha un fondo Perché ha una società Dovrebbe investire E rischiare molto La risposta al professore La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La risposta al professor La sfida, quella che noi chiamiamo crawl in, quindi riuscire a infilare del capitale privato nei finanziamenti per la comunità internazionale da questo punto di vista è evidente. Se guardiamo paesi come l'Africa, l'America Latina anche alcuni paesi in via di sviluppo in Asia, le istituzioni come la Banca Mondiale la Banca per lo Sviluppo Asiatico il Fondo Monetario Internazionale stiamo lavorando moltissimo in questo senso ma i nostri fondi sono limitati quindi il modo, quello che dobbiamo fare è trovare nuovi modi di rendere attrattivi questi paesi per gli investimenti privati Professor Tria, non lo stiamo ignorando non lo sto ignorando per mancanza di cortesia ma perché avevamo scelto prima di operare sul fronte internazionale ma avendo l'archetto può intervenire quando vuole prego professore sì è stato messo il rilievo giustamente per l'ammontare delle risorse necessarie per proteggiare il climate change sia nei paesi avanzati sia nei paesi in via di sviluppo è stato evidenziato come però sia anche molto importante capire come dove utilizzare queste risorse perché il come utilizzare queste risorse influenza anche l'ammontare delle risorse che possono essere raccolte soprattutto dal settore privato ora il settore privato videntemente si può agire in due modi uno agendo sull'analisi di mercato per esempio la fiscal policy o creando regolamentazione dall'altra parte bisogna distinguere gli investimenti per diciamo l'obiettivo di mitigazione che significa ridurre le emissioni dall'obiettivo di adattamento ora l'obiettivo di adattamento videntemente vuol dire come fronteggiare le conseguenze di un cambiamento climatico che è già tra di noi allora evidentemente l'azione pubblica nell'adattamento possiamo immaginarla per esempio come fronteggiare gli effetti di alluvioni di siccità ma gli investimenti in adattamento delle imprese private in parte fanno parte dell'analisi di rischio dell'impresa come un'impresa fa analisi di rischio di mercato fa un'analisi di rischio di tipo del rischio ecologico perché se succede qualcosa di estremo l'impresa viene colpita ora chi può investire privatamente per l'adattamento è chiaro che lo fa perché conviene nei paesi in via di sviluppo è chiaro che i piccoli produttori agricoli hanno maggiore difficoltà a farlo ma in fondo mi ricordo che molto tempo fa in Cina si facevano i terrazzamenti le bonifiche come incanalare i fiumi, era una forma di adattamento a quei tempi finanziati dal lavoro privato ora una delle questioni che si pongono soprattutto per come agire sul settore privato sia dal lato della mitigazione sia dal lato dell'adattamento un settore privato che direttamente si muove secondo un interesse di mercato è quello della differenza tra l'azione nei paesi avanzati nei paesi in via di sviluppo l'azione attraverso forme di regolamentazione a volte vengono chiamate come forme di contrasto nel rapporto tra pesi avanzati e pesi in sviluppo di dumping non sociale ma dumping di tipo ecologico quindi visto con una forma di protezionismo dall'altra parte quindi è importante l'azione nei paesi in via di sviluppo da questo punto di vista di risorse vorrei sapere anche l'opinione del deputy director del fondo monetario come vede lui questo uso del cosiddetto reshoring in che modo l'idea del reshoring può incoraggiare o danneggiare l'obiettivo di contrasto al climate change nel momento che mette in difficoltà soprattutto i paesi in via di sviluppo poi faccio la domanda simetrica al ministro italiano perché una delle questioni che si pongono io credo è quella che tutti ci muoviamo, tentiamo di muoverci per l'obiettivo del contrasto al movimento climatico che è un bene pubblico globale ma poiché per fare questo si producono tecnologie e beni privati di mercato questo sta riportando l'importanza sulla politica industriale che si trasforma in protezionismo con il rischio che lo chiamiamo la cosiddetta eterogenesi dei fini alla fine si perde di vista l'obiettivo globale di contrasto al climate change in modo da attrezzare il capitolo privato io sono molto d'accordo con voi penso che quello che abbiamo trovato da lavorare con i cittadini sviluppati è che non c'è davvero nessun balzo di silve nel senso che abbiamo bisogno di un approccio holistico se vogliamo creare un capitolo privato ci serve una politica una politica propria un ambiente regolatore ci servono di costruzione di capacità dobbiamo migliorare la capacità ci servono anche di strumenti innovativi finanziari per rischiare il capitolo privato anche per blendare il capitolo pubblico con il capitolo privato abbiamo bisogno di strumenti innovativi tutti questi aspetti sono importanti per migliorare il capitolo privato nel clima di sviluppo non c'è una panacea dobbiamo adottare un approccio holistico perché queste politiche appunto riescano a produrre il risultato sperato, soprattutto c'è bisogno di ottime politiche, ottime regolamentazioni, di capacity building in questi paesi affinché si possano creare anche nuovi strumenti finanziari innovativi specialmente per il de-risking che è una parola chiave, questo è un ambito ssenziale per quanto riguarda il capitale privato affinché questo possa essere per così dire miscelato mischiato assieme ai finanziamenti pubblici e si possa arrivare a trovare nuovi strumenti finanziari intervengo solo tra l'una e la seconda vi la lascio fare ma perché è pertinente però nel mondo ci sono diversi modi dell'approccio regolatorio, noi abbiamo un modello europeo che conosciamo benissimo per come è impostato ci sono anche altri paesi negli Stati Uniti dove la transizione energetica è fatta puramente dal mercato, quindi ci sono anche modi di creare un mercato efficiente per la transizione energetica pertinente rispetto alla domanda ma le lascio rispondere alla seconda ci sono anche alcune equivalenze nel senso che se facciamo ad esempio i taxi di carboni questa è una polizia o si può fare il trattamento di emissioni questa è un'altra polizia o si può fare il modello tradizionale di comando e controllo un approccio regolatorio ma sono equivalenti nel senso che se si può raggiungere il stesso livello di prezzo di carboni nti expliciti o impliciti ci pensiamo che sono effettivi in termini di dare l'incentivo dare il signale di prezzo al mercato per il capitolo privato per entrare bisogna avere il signale di prezzo per questo tutte queste politiche non possono funzionare se hanno il proprio design sono approcci diversi per quanto riguarda l'approccio regolamentare l'ambiente regolamentare ma in un certo senso tutti questi approcci sono anche equivalenti ci sono svariate misure che si possono adottare per esempio lo scambio delle emissioni il cosiddetto emission trading, l'approccio command and control da parte dei regolatori dicevo che sono equivalenti però perché in un certo senso ottengono lo stesso effetto ovvero quello di stabilire un livello di prezzi del carbonio delle emissioni di carbonio che siano implicite tutti questi approcci sono ugualmente efficienti nello stimolare i mercati nell'incentivarli sia nel offrire un signale di prezzo per appunto queste emissioni che è necessario affinché il capitale privato venga rinderizzato verso questi paesi l'insupporto verde che vediamo in alcuni paesi anche negli Stati Uniti c'è un modo di farlo in un senso che, come ho detto è parte della politica fiscale di dare l'incentivo per l'energia verde per i rinnovabili crediamo che sia buono di nuovo è cambiato il prezzo relativo tra il fosfo il rinnovabile crediamo che sia parte della politica e dell'ambiente regolatorio che i paesi possono perseguire questo è il mio primo punto il mio secondo punto di vista nella politica industriale è che bisogna compiere con le regole del WTO questo significa che la sospettiva verde non può essere realizzata ma bisogna seguire le regole del trattamento la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospettiva verde la sospetta verde 才 non si può comprare con la regole del WTO Allora, il mio punto è che sono diversi motivi di fare disnonamentali che i Regolami devorneranno il drastically comprare con la Ofertura dei Reg fragile o verdi sì possono essere fatti ma appunto devono conformarsi a queste regole, non si può fare in modo che un paese discrimini verso i per esempio nei confronti dei beni importati, tecnologie sviluppate da altri paesi o beni di nuovo appunto provenienti da altri paesi, possono esserci chiaramente dei requisiti di contenuto locale o interno ma chiaramente questi non sarebbero conformi alle regole della WTO quindi sì ci sono modi diversi ovviamente di perseguire questi sussidi ma dobbiamo essere certi che rispettino questi requisiti. Volevo fare una domanda aggiuntiva poi purtroppo il tempo è tirando e tra poco dobbiamo concludere, lei crede che il mercato dei capitali mondiali da qui a breve a medio termine sarà in grado ancora di offrire la liquidità necessaria o vede delle crisi di credito che possono andare a colpire anche questo importante settore di investimento perché veniamo da 15 anni di immensa liquidità sui mercati mondiali e sappiamo che i motivi per le crisi che sono. Il mercato dei capitali, per noi, penso che come politici, il nostro obiettivo è di trovare un modo, come ho detto, di cercare di trasferire questi capitali nel cambiamento climatico. E come fare questo? Perché ci sono, questo è un falso di mercato classico, nel senso che, a causa delle esternità forti di investimento climatico, se soltanto rilassiamo sul mercato ci sarà un grande subinvestimento perché non si tratta di esternità. Il settore privato solo non può trattare di esternità, per questo abbiamo bisogno di partenari privati pubblici, abbiamo bisogno del settore pubblico lavorando con il settore privato per capire le mani per trattare di esternità. Grazie mille per questo commento e questa domanda. Sappiamo che a livello globale ci sono trilioni di trilioni, se non trilardi di trilardi di dollari che ovviamente si trovano sul mercato dei capitali globale. Per quanto riguarda noi decisori politici dobbiamo trovare un modo di reindirizzare questi capitali verso l'azione necessaria per il cambiamento climatico. La domanda chiaramente è come? Ovviamente questo è un classico esempio di fallimento del mercato, soprattutto per quanto riguarda gli investimenti nel clima. Se ci affidiamo esclusivamente al mercato privato e ai capitali privati rischiamo di vedere un sotto investimento perché il settore privato non tiene in considerazione le cosiddette esternalità, quindi è necessaria una partnership fra il settore pubblico e quello privato per trovare un modo di gestire questo aspetto. Le esternalità sono entrambi nei paesi e anche attraverso i paesi. La comunità internazionale deve pensare non solo nei paesi, come possiamo provare l'ambito di politica e l'ambito regolatore per poter correggere la scelta del mercato. Dobbiamo anche considerare l'esternalità attraverso i paesi, come ho detto prima. Se non aiutiamo i paesi a sviluppare, se non aiutiamo i paesi a sviluppare, si potranno produrre esternalità per cui tutti sofferrerebbero. Quindi, giveni le due esternalità, il governo e l'organizzazione internazionale come l'IMF e la World Bank, dobbiamo lavorare insieme per trovare mani di correggere la scelta del mercato, di creare i capitali privati e di supportare la transizione verde per la comunità internazionale. Perché, altrimenti, se non aiutiamo i paesi a sviluppare, non risolveranno la scelta del mercato. Dobbiamo assicurare che tutti i paesi aiutino e tutti i paesi si adattano. E vorrei aggiungere un altro aspetto, ovvero, per quanto riguarda queste esternalità, si trovano non solo all'interno dei paesi stessi, ma anche fra i vari paesi. A livello di comunità globale, dobbiamo trovare un modo di aiutare i paesi, non solo a livello interno, ma anche internazionale, a sviluppare un ambiente regolatorio adeguato, perché si possano correggere questi fallimenti del mercato. Perché queste esternalità fra i vari paesi, come ho detto, potranno essere anche il risultato del nostro fallimento nel supportare i paesi in via di sviluppo a mitigare le conseguenze dell'adattamento climatico e ad adattarsene. Quindi i governi e le istituzioni internazionali, come quella in cui io lavoro, devono trovare il modo di correggere i fallimenti a livello del mercato, rendirizzare capitale privato per gli investimenti in questo senso, supportare la transizione climatica. Perché se tutti falliamo nel fare ciò, non saremo in grado di risolvere il puzzle che è il cambiamento climatico e che richiede l'azione congiunta di tutti. Il tempo sta per scadere per non dire che time's up, mi dicono qua allo schermo, ma volevo far chiudere la professora Tria, perché ovviamente ha avuto anche importanti responsabilità di governo, prima persona come consulente, e regionalizzare un po' la questione. L'Italia ha un problema di debito pubblico enorme, è vero che adesso siamo in una luna di miele con il PNRR, quindi se saremo capaci, come forse stiamo dimostrando di esserlo, di recepire, di assimilare tutta questa grande quantità di danaro pubblico uropeo, due terzi del quale andrà restituito perché è prestito, saremo in grado anche di fare una transizione. Però è importante che il ruolo del capitale privato, e quindi volevo un suo punto di vista sul ruolo pubblico italiano, partnerci coi privati, faccio due nomi, project financing, che è una parola che viene da 20-25 anni fa, e che forse sta tornando di moda per il nostro paese per dare un supporto vero alla transizione energetica. Forse sta tornando di moda, però il project financing significa una collaborazione tra pubblico e privato, il problema in Italia è che il pubblico dovrebbe essere in grado di collaborare, non tanto è un problema di finanza, ma è un problema di amministrazione. Ora, i problemi per l'Italia non sono molto diversi che per gli altri paesi, c'è necessario trovare i modi, una regolamentazione per cui sia conveniente per i privati andare in quella direzione, cioè investire in mitigazione e in adattamento. Certamente perché questo venga ci sono necessarie delle risorse che devono essere tolte da un altro uso, avere un sistema fiscale che aiuti, che vada in quella direzione, ma anche un sistema di regolamentazione, ma rimane valido anche per l'Italia. Il problema è che è stato sollevato, perché questo è un compito globale, non è un'affermazione retorica, diciamo politicamente corretta, è un'affermazione di tipo realistico. Ad esempio, quante volte si è sentito dire bisogna incentivare le energie rinnovabili, per esempio il solare, ma dire, beh, però stiamo attenti, perché chi è che produce i pannelli solari? Sono in Asia o in Cina? Eh beh, meno male che li producono, ringraziamo chi ci hanno pensato prima a produrli. L'altra questione che è stata sollevata, che è molto importante, che tutta questa azione ha un pallato di trilioni e trilioni di dollari di finanza pubblica e finanza privata, ma questo deve portare a nuove tecnologie, perché i problemi si risolveranno con il progresso tecnologico. Quindi uno dei problemi importanti è lasciare aperta la libera circolazione import-desport di tecnologie, che quindi significa anche di conoscenza. Guardate che io recentemente ho visitato dei laboratori in Italia che sono rimasto sorpreso perché non sono un tecnologo e quindi sono ignorante in molti campi. Beh, stanno studiando come modificare geneticamente alcune piante, perché alcune piante che, come stibi anche, che vengono prodotte in area tropicale con il cambiamento climatico dovranno essere prodotte dalle nostre parti, perché questo cambia il clima. Quindi, ma mi hanno spiegato mi hanno spiegato il problema che per produrle nella nostra, diciamo in Italia, nella nostra, diciamo, non più nell'area tropicale c'è il fatto che l'alternanza giorno-notte è diversa che quindi sono piante abituate a un'alternanza giorno-notte che, come sapete, è verso l'equatore siamo a 50-50 e dalle parti nostre è diverso ed è diverso anche nelle stagioni. Quindi stanno studiando modifiche genetiche per far sì che si possano adattare a un'alternanza giorno-notte diversa. Questo si studia in Italia, si studia in altri paesi, si investe in Cina perché sono in prima fila per investimenti di questo tipo di tecnologie e di scienze. Il tentativo di utilizzare il climate change obiettivi climatici, di contrasto al cambiamento climatico, che ovviamente sarà il grande anche mercato del futuro per bloccare questo scambio di informazioni scientifiche e di ricerca, perché dobbiamo approfittare più noi o più gli Stati Uniti o abbiamo paura che lo facciano in Asia, ma questo è disastroso. Si crea un mondo che non riuscirà ad affrontare questi problemi oltre che a diventare più pericoloso per altri motivi. Viene da chiudere con una considerazione abbastanza mare con una battuta. La prima è che purtroppo sono tempi scenari di guerra ormai quasi globali e in questo momento la libera circolazione delle tecnologie, stiamo vedendo, non è più la priorità di una parte del mondo, però la battuta è che viene consentita nonostante i disastri questi giorni. Quella è una scusa, è un problema di concorrenza e di protezionismo per prendere un mercato, non è soltanto perché le tecnologie... Questo lo dice il politico, io faccio il cronista e prendo atto di quello che succede, l'opinione ovviamente del politico. La mara battuta invece, pensavo, le piante tropicali che arrivano ad alloggiare anche a noi e a crescere anche a noi, non tutti i riscaldamenti vengono per noi. Io davvero voglio ringraziare, era una battuta passata. Una parte del mondo vanno per nocere, è una visione un po' nazionalista questa. Vabbè, mi passerà la battuta. Abbiamo affrontato degli scenari davvero molto impegnativi, io ringrazio davvero il pubblico che è stato molto attente e molto presente, ringrazio al professor Bolì per aver diviso il suo tempo prezioso con noi e ovviamente ringrazio il professor Tria per il suo contributo. Grazie e al prossimo evento. Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS Sottotitoli a cura di QTSS
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