Spiritualità e rivoluzione tecnologica
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Spiritualità e rivoluzione tecnologica
Il direttore generale Luiss, Giovanni Lo Storto con il vicario generale di Sua Santità per la Città del Vaticano, Mauro Gambetti in dialogo con Agnese Pini, direttrice di QN – Quotidiano Nazionale, Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. Un incontro proficuo, che ha intrecciato visioni e competenze diverse, per indagare quanto e come il digitale stia trasformando il nostro rapporto individuale con la religione.
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Ecco, la verità, ora c'è un brano che è un brano, un versetto di un Salmo, del Salmo 84, che a me ritorna tante volte perché è illuminante, che dice, la verità germoglierà dalla terra, la giustizia si affaccerà dal cielo. Ecco, se io dovessi dire la verità, per me, è innanzitutto l'incontro con la realtà. Appunto, in un certo senso è fuori, è fuori di me passa da un'accoglienza, appunto, umile, ma anche attenta e intelligente di ciò che il reale ci propone a tutto tondo, quindi non è per sezioni, non è per chiaroscuri, tutto bianco, tutto nero, tutto, insomma, bisogna avere anche il coraggio, credo, di accettare che la realtà abbia tantissime declinazioni, tante sfumature e non ci vuole neanche, cco, troppa fretta nel pensare di arrivare ad afferrare subito che cosa. Quindi, per me è innanzitutto questo, l'incontro con il reale così come si propone si va manifestando, perché lì penso di poter cercare, appunto, di comprendere, di entrare dentro alle dinamiche del reale arrivare a dare una valutazione. Occorre arrivare a dire è così o non è così, ma per arrivare a dire è così o non è così, appunto, c'è un processo da fare. Questo è il primo, ma nell'esperienza di fede ho scoperto, vado scoprendo, che ciò che dice proprio il reale in senso pieno, in senso compiuto, è la persona di Gesù. Perché, in fin dei conti, ciò che è vero appartiene a ciò che nelle relazioni con gli altri, con l'ambiente, per dire, con i dati della scienza, con qualsiasi cosa, è vero ciò che nelle relazioni rende più chiara, più limpida l'umanità di cui siamo intessuti. Questo è vero, perché trova corrispondenza. Allora, cos'è che trova corrispondenza fino in fondo? Ecco, nelle esperienze di fede, Gesù, Gesù della risurrezione, Gesù che si manifesta attraverso gli altri, il creato, tantissimo. Adesso non voglio fare una predica o una lezione, ma è soltanto per dire che in questo percorso bisogna avere il coraggio, a mio avviso, di andare fino in fondo, poi anche al reale. Basta perché il tempo sta scorrendo inesorabile. Grazie. Mi piaceva molto questo spunto, la verità che incontro con il reale, perché mi faceva tornare in mente una frase di un superlaico che diceva una cosa simile, che è Montanelli, sempre prestando per stare al mio lavoro. C'è una corrispondenza bellissima di Montanelli del 1956. Lui viene inviato a Budapest, mentre i carri armati sovietici stanno entrando nella città. Non per la partita della Roma. Non per la partita della Roma. C'era parecchia più violenza nelle strade in quel momento. Viene manato lì dal corrido della sera deve fare dei reportage. Lui arriva e ci sono i carri armati che stanno entrando dentro Budapest, quindi non può uscire e deve ritirarsi in albergo, insieme a tutto il resto della stampa internazionale, ma deve scrivere questo pezzo. Lui lo comincia con un grande atto di sincerità, ma direi anzi onestà, che è meglio di sincerità. Scrive, sono rinchiuso dentro albergo perché stanno entrando i carri armati dentro Budapest, perciò nessuno ha visto tutto. E potrò dirvi soltanto quello che ho visto io. E scusate se vi parlo poco. In questa frase c'è molto della questione dell'incontro con la realtà. Che cosa significa oggi dire la verità? Significa incontrare la realtà, quindi una verità umile, una verità onesta, che dice anche quello di non sapere, dice anche che non sa tutto. Questa cosa va imparata, però è molto difficile, passa anche attraverso un grande lavoro di formazione, penso, soprattutto nelle nuove generazioni, proprio perché la complessità del reale oggi ci pone di fronte a dei modi sempre più controversi di capire come si può leggere la realtà come ci si può stare dentro. Per cui io lascio questo spunto a Giovanni Dostorto. Grazie, grazie per questo invito. Grazie al Sole 24 Ore grazie per Agnese per l'opportunità di poter conversare. Per me è un grandissimo onore con sueminenza il Cardinale Gambetti. Devo dire, come poteva essere facile questo sì, attendersi ha messo subito la palla in una zona del campo meravigliosamente sfidante con delle suggestioni straordinarie. Io parto quindi dalla mia parte del campo da quella dell'incontro con le studentesse e gli studenti. Devo dire che stavo pensando mentre parlava Padre Mauro che in effetti se voi pensate non sfuggirò allo spunto della domanda se voi pensate a un bambino che inizia ad interloquire una delle cose che più semplicemente fa più naturalmente fa è dire una bugia. Chi è stato? Non io. L'hai preso tu? No. L'atteggiamento di un bambino appena inizia ad interloquire è quello di dare sfogo ad una capacità lasciatemi dire, poi forse questo è un concetto che proverò a riprendere fra due minuti, larga di relazionarsi con la realtà, con gli altri. Questo ha a che vedere con la sua capacità di immaginazione che è una delle caratteristiche principali dell'essere umano. Perché l'essere umano incontra tante opportunità di formarsi sono il contesto in cui vive, quello con gli amici, quello con la formazione, la scuola, la famiglia li trova certamente se stesso, per esempio nella fede o nelle varie forme di spiritualità alle quali può accedere poi insieme alla tecnologia per rimanere nel sorco della discussione di oggi. Il tema reale è che nel momento in cui i bimbi crescono quindi poi si allenano alla realtà è quello il momento nel quale è importantissimo per dirlo con Ken Robinson, che era uno degli autori che si è speso moltissimo nel provare a dare qualche spunto di trasformazione alla scuola e alla formazione è quello il momento nel quale bisognerebbe provare di non spegnere la loro capacità creativa mentre loro si allenano a diventare persone adulte per così dire. E allora per chi si occupa di formazione l'incontro con la realtà della verità oggi dovrebbe poter passare forse molto di più attraverso il rialenare le studentesse e gli studenti alla urgenza di imparare a fare domande quindi ad investigare dentro di sé nella realtà nella quale sono immersi piuttosto che a riferirsi a risposte già preconfezionate. Quindi pensiamo alla formazione pensiamo alla formazione con gli strumenti della tecnologia pensiamo a chi poi è dietro all'impacchettamento delle verità che poi vengono diciamo diffuse dall'informazione o anche dalla formazione pensiamo che molte volte questi ragazzi che si formano si possono trovare a misurarsi con la necessità di allenarsi a dare risposte pensate alla scuola, a tutti i livelli di scuola il professore fornisce dei pacchetti di risposte che si aspetta vengono identici a come lui li ha forniti per poi poter dare una valutazione. Scusatemi la sintesi urgente. Pensate se quel modo di fare potesse essere arricchito almeno dalla possibilità per quei ragazzi di non dimenticare la loro capacità di fare domande di investigare se stessi di superare il livello basico della tecnologia verso cui sono immersi. Questo forse potrebbe essere uno strumento che crea una diversa maggiore consapevolezza che mette questi ragazzi in grado di capire un po' meglio se sono esposti alla verità o per nulla alla verità. Mi viene in mente, nelle considerazioni che ci ha condiviso Padre Mauro su Eminenza la riflessione di un filosofo della spiritualità del secolo scorso che è Henri Bergson. Ne chiacchieravamo qualche giorno fa con Eminenza. Cioè quando Bergson indaga sulla memoria, sul tempo dice attenzione perché il tempo della scienza lui poi peraltro distaura un dialogo con Einstein bellissimo c'è lo scambio tra Einstein e Bergson che è molto bello il tempo della scienza non è il tempo reale. Il tempo reale è quello della vita. È quello dello slancio vitale che ti consente di poter parlare non di tempo ma di durata. E c'è una metafora molto bella che lui offre. In quanto tempo si scioglie... io ho cominciato a prendere il magnesio supremo che pare faccia bene ci pensavo dopo l'altra sera alla metafora di Bergson. Bergson dice in quanto tempo si scioglie lo zucchero in un bicchiere d'acqua. La risposta di Bergson è ci pensavo mentre attendevo che si sciogliesse perché dicono che si beve quando diventa trasparente è nel tempo dell'impazienza che ha chi deve berlo. La durata non è misurata da un tempo scientifico la durata è misurata da quanta impazienza ha chi deve bere quel magnesio supremo che si sta sciogliendo nell'acqua. E allora la vita è qualcosa lo slancio vitale bergsoniano la vita è qualcosa di molto più ricco che offre l'opportunità di incontrare la realtà perché la realtà è l'esperienza della vita fatta nell'incolto con l'altro fatto nell'allenarsi al rispetto dell'altro. E qui torniamo al punto di Padre Mauro. È bello il tempo della scienza e il tempo della vita ha tantissimo a che fare davvero con l'oggi anche perché devo pensare al tema di che cos'è spirituale quindi della spiritualità e della tecnologia di quello che diceva anche Giovanni Lo Storto cioè la necessità di allenare soprattutto i più giovani a fare le domande, essere curiosi quindi avere questo slancio vitale perché poi le domande sono lo slancio vitale molto più delle risposte. Mi viene in mente una seconda parola da sottoporvi che è dopo verità conoscenza perché è tutto l'ino alla fine oggi le nuove tecnologie sono lo slancio vitale le domande che postano sempre un po' più su l'asticella della conoscenza. Anche qui se torniamo alla spiritualità la prima obiezione che da sempre i nostri progenitori ma poi è una cosa che ci siamo portati dietro trovano nella troppa sette di conoscenza dell'uomo un problema, un ostacolo un qualcosa che si può ritorcere contro c'è nella religione cattolica e ancora prima ebraica nella Bibbia pensate all'albero della conoscenza che è quello che poi dà il via a tutto il disastro dentro cui ci troviamo anche nelle religioni politeiste il mito di Prometeo dice più o meno la stessa cosa ruva il fuoco, sfida gli dei e viene punito allora oggi questa sfida della conoscenza è continuamente qualcosa contro cui noi ci misuriamo avendo paura delle sue conseguenze oggi per esempio il grande tema è quello dell'intelligenza artificiale è una roba pazzesca che a me mette una grandissima paura ho paura di rifare la fine di Adamo e Eva o di Prometeo perché chi lo sa dove ci possiamo fermare quale è il limite? siste un limite? ce lo dobbiamo portare noi un limite alla conoscenza? oppure no? nel 2023 possiamo dirci che in fondo abbiamo la possibilità di andare oltre a tutto di superare tutto penso che prenderò il magnesio supremo nelle prossime se fa bene vero? se produce questi effetti ma questo è un tema grossissimo credo che occorra anche qui una lealtà di fondo con noi stessi noi quando siamo sufficientemente sani psichicamente intendo noi desideriamo conoscere tutto di tutti questo qui ha a che fare con qualcosa che io sono convinto sia buono che sia nel cuore dell'uomo il desiderio di conoscere è la spinta come dicevi proprio così vitale dentro di noi come direttore ci diceva bisogna intendersi bene però sul termine visto che lo ponevi proprio all'inizio termine conoscenza, cosa si intende? vi racconto questo due o tre giorni fa ero a una cena c'era un signore architetto tra l'altro molto preparato direi con una visione bella del tema dell'architettura intesa in senso olistico quindi non parcellizzata poi in un certo punto esce fuori il tema dell'intelligenza artificiale perché oggi è di dominio pubblico nel senso che tutti quanti ci interroghiamo su questo lui mi ha colpito, io sono rimasto senza parole almeno per un po' perché diceva lui diceva arriva il momento, poi tra l'altro deve avere approfondito molto il tema perché dava anche la scansione temporale di queste tappe di evoluzione dell'intelligenza artificiale come sono oggi diceva in cinque anni arriveremo che l'intelligenza artificiale ci consenterà già di l'interazione anche la possibilità di affidare per fare delle scelte per fare non so che cosa poi tra dieci anni una serie di cose che io non riesco ad immaginare al momento ma quello che mi ha colpito è questo si compie secondo questa visione la conoscenza globale quindi è il momento, lui si richiamava poi a Teilhard de Chardin l'anosfera ma è un altro il contesto del vero quello di Teilhard de Chardin però come se il logos il verbo, quindi ciò che normalmente noi intendiamo con il conoscere come processo di verbalizzazione quindi di pensiero che si riesce a tradurre a manifestare arrivasse al suo compimento perché sapremo di tutto di tutti con questa intelligenza artificiale che si sviluppa quindi come l'avvento del divino nella storia il nuovo avvento del divino nella storia perché riconoscendo che Gesù già è venuto bene il nuovo Gesù è intelligenza artificiale non proprio detto così però stringendo è qualcosa del genere questo mi ha colpito molto perché dopo ci ho pensato perché dico in qualche modo si può anche associare il pensiero di Teilhard de Chardin a questa evoluzione mi ha colpito molto ci ho pensato c'è un credo, un errore di fondo nel concetto di conoscenza perché anche conoscenza del bene e del mal non la conoscenza in genere quello di Adam e Deva perché ci sono livelli diversi la conoscenza l'intelligenza artificiale può garantirci è una conoscenza fatta per processi associativi logico, deduttivi memorizzazione di dati una cosa incredibile la scansione, una nuvola di punti di tutto ciò che è l'esistente apprensioni dal reale di dati di comprensioni di questi perché si associano una cosa fantastica che in qualche modo splicita un potenziale che abbiamo già nel cervello ma questo è un tipo di conoscenza che ha a che fare con il tema dell'intelligenza razionale o di quella psichica ma c'è una conoscenza che non esclude neanche la conoscenza a livello emotivo tant'è che alcune delle sperimentazioni vanno anche in questa direzione la reazione della macchina a stati d'animo ma questo è un tipo che non esaurisce il termine conoscenza non dice esattamente che cos'è la conoscenza umana che si pone a un altro livello che non appartiene all'intelligenza artificiale cioè quando noi conosciamo possiamo dire davvero di arrivare alla verità di arrivare, di avvicinarci alla verità noi conosciamo nell'intelligenza dello spirito nell'intelligenza del cuore cioè c'è una da tutto questo parterre di competenze acquisite di conoscenze acquisite dell'impianto cerebrale logico-deduttivo noi da lì acquisiamo elementi, dati connessioni varie, associazioni che ci aiutano a leggere a vedere il reale, ma poi questo, perché diventi davvero conoscenza in modo di una apprensione cioè di una interiorizzazione di una compartecipazione che va a toccare altri livelli del conoscere che se uno è attento vanno fino al punto che distingue l'uomo da qualsiasi altro essere vivente anche dall'intelligenza artificiale che è la libertà dove noi diciamo di noi chi siamo, chi vogliamo essere cosa intendiamo scegliere per l'esistenza e così via questa è un'intelligenza del cuore che può essere piena, completa soltanto se è informata cioè se è abitata dall'amore cioè dall'amore ecco che non è soltanto la reazione emotiva a qualche, quindi una carezza piuttosto che uno schiaffo non so che cosa ma è strettamente legata alla nostra vera scelta di incontrare di integrare, di aiutare di lasciarci aiutare e così via dagli altri ora in questo senso c'è una differenza che è direi di qualità sono piani in qualche modo diversi che riguarda l'intelligenza artificiale quello che riguarda noi per questo io non ho una gran paura degli sviluppi, dipende cosa ne faremo questo sicuramente, la paura è questo cosa farà l'uomo dell'intelligenza artificiale non ho timore perché è un'altra cosa nel senso è una frazione del tutto sono un livello che è soltanto umano che nella letteratura ecclesiale è entrato questo termine il sacrario della coscienza che è San Paolo VI cioè c'è qualcosa che è talmente profondo di noi che neanche noi riusciamo bene a dire ma proprio per questo perché non viene da noi non è una produzione nostra come invece l'intelligenza artificiale per cui non c'è confusione da questo punto di vista il divino non è un prodotto dell'uomo non lo sarà neanche dell'intelligenza artificiale il divino che è in noi in qualche modo più o meno riconosciuto questo viene da un'altra parte quindi nessuno di noi avrà mai in mano questa ora questa qui la conoscenza secondo me pieno il desiderio di conoscere tutto di tutti tutto di tutto questo qui è quello che appartiene veramente all'umano è quello che dobbiamo cercare di sviluppare per arrivare a conoscere il divino ma questo non mi spaventa anzi va promosto in tutti i modi ma è altro rispetto a quell'altra tipologia di conoscenza che invece tende a ridurre quindi quando si riduce il tutto a una parte questo qui diventa dannoso per l'uomo quindi questo è il rischio tra l'altro mi piaceva moltissimo perché una delle domande che mi facevo di più è che differenza ci sarà tra l'intelligenza artificiale e quella umana la questione della libertà credo che sia centrale cioè l'intelligenza umana è libera questa è una cosa che mi rincuora nelle mie grandi paure perché la cifra poi nostra è quella della libertà della nostra intelligenza e della nostra coscienza l'università che è custodia del sapere laico del sapere ha paura nei confronti dei limiti bisogna porsi dei limiti della conoscenza c'è questa paura per la libertà umana poi a un certo punto ci può risolvere gli altri problemi quindi secondo me un pizzico di paura è sempre utile per dotarsi del coraggio giusto gli spunti di Padre Mauro sono straordinari tutti proverò a rispondere raccogliendo proprio le varie palle arzate da sua eminezza mi viene in mente il fedro quando Platone fa dire a Red Egitto a cui viene presentata la scrittura come la medicina per la memoria l'invenzione della scrittura per la memoria lui risponde tacciandola cercando di bandirla dicendo che va bandita perché sarebbe stata la disabitudine ad utilizzare la memoria il tema del rapporto tra tecnica al netto dell'invito di Benedetto XVI nelle Encirica Carita Siveritate dove sottolinea l'urgenza della tecnica quando ha la stessa valenza del lavoro umano a migliorare, a rendere ancora più completa l'umanizzazione voglio dire non si deve avere paura non si deve averne l'università certamente rispetto al tema della conoscenza siamo in un punto molto interessante molto particolare devo dire mi ha colpito parecchio che Padre Mauro abbia aperto proprio la sua condiziazione sattamente da quel punto c'è un autore molto espetto di codice di intelligenza artificiale che si chiama Tom Pitman nel libro Deus ex Machina dice proprio, lo dico ovviamente mettendo molte virgolette che lui nel momento in cui costruisce il codice si sente come Dio nell'atto della creazione perché sta creando poi da questo c'è la considerazione che ci riporta per esempio, e prendo il punto di Padre Mauro che è proprio delle anime che risorgono dei risorti il momento di ritrovarsi al cospetto della sapienza tutta della verità tutta allora il punto qual è? Avere a disposizione di stamattina secondo altre agenzie questo sì che deve farci pensare è la notizia che la FDA negli Stati Uniti ha autorizzato Elon Musk ad impiantare nel cervello dei sensori nanotecnologia per connettere il cervello al cloud ora vi vorrei dire che noi abbiamo la corteccia prefrontale che è grande quanto un francobollo, aperta più o meno un fazzoletto, un tovagliolo con questa, che è la sede nel cervello del raziocinio della immaginazione noi abbiamo inventato per esempio che lo dico guardando il mio professore Filosofo Maffettone che se do una banana oggi a te domani probabilmente mi guadagno il regno del mio Dio, quello in cui credo e vi discordo cioè noi con l'immaginazione, esseri umani, abbiamo potuto accedere anche alla fede e accedere a tutta l'evoluzione abbiamo creato e creduto nella moneta nella fiducia, ecco la parola è la fiducia tutto ciò che noi facciamo, noi ci fidiamo che le ruote dell'auto siano gonfi al punto giusto che nella benzina non ci sia acqua, che l'ascensore abbia le corde attaccate il pilota dell'aereo non ha bevuto o non si è drogato noi ci fidiamo, la fiducia ci riesce a far connettere tutti quanti qual è il punto? che stiamo per arrivare nella connessione del cervello al cloud al superamento dell'oggetto della protesi telefonino per andare ad indagare, ad intervistare la sapienza tutta lo potremmo fare direttamente quindi se abbiamo inventato la fiducia tutto quello che abbiamo costruito connettendo un tovagliolo alla conoscenza cosa potremmo fare quando non sarà più un tovagliolo ma sarà l'infinito del cloud? probabilmente il punto è proprio centratissimo sulla riflessione di sua eminenza, cioè quella non è conoscenza quella è avere a disposizione una messa di informazioni torniamo al punto della verità di imparare a districarsi tra quelle vere quindi a riallienarsi a farle domande giuste per capire quali sono le cose giuste e quali quelle sbagliate cosa si fa nell'università? affiancare a quello che tutti quanti conosciamo come lifelong learning tutti sappiamo che ormai dobbiamo imparare e formarci per tutta la vita quello che noi per esempio abbiamo chiamato life large learning abbiamo anche attenzione così un po' particolare le parole sono inglesi ma lifelong learning è apprendere per tutta la vita life large learning salva la parola vita non la rende aggettivabile la vita e la centralità dell'essere umano nella fede e nella sua spiritualità quello che tu puoi aggettivare è l'azione il learning che diventa large learning un apprendimento largo vasto, ampio, ma ampio di fatto di che cosa? quello che dice Padre Mauro di allenamento alla diversità che è uno degli allenamenti più difficili per l'essere umano a rispetto per l'altro e quindi poi a rispetto per la natura, non dimentichiamo il valore incredibile con il quale Papa Francesco ci ha insegnato questo nella sua enciclica su questi temi faccio un passo indietro e arrivo a concludere la mia riflessione introdurre dei meccanismi di large learning nell'apprendimento, noi li abbiamo fatto per esempio nell'università in Louis, vuol dire in maniera concreta sporli proprio al confronto con la realtà della quale trovano la verità che ci diceva prima Padre Mauro, e cioè andare a lavorare nei carceri con le donne detenute, andare a lavorare che non è volontariato, andare a fare start up andare a raccogliere o a lavorare nei terreni dei beni confiscati dalla criminalità organizzata, non è soltanto volontariato, che pure fa benissimo e allena molto ma è proprio incontro con la fatica il sacrificio, il rispetto per l'altro perché, e tra questi progetti per esempio c'è uno che chiedo a suominenza di poter accennare visto che lo abbiamo lanciato potrei dire con un moto di eccessivo orgoglio personale insieme io e suominenza oramai qualche anno fa, e qui c'è uno dei maggiori attori di quel processo che è un nostro studente modello Salvadori Pisacane che molto si è misurato in quella iniziativa, il progetto percorsi a Sisi così era percorsi a Sisi, era proprio l'iniziativa nella quale Luis con la Basilica con alcune altre università allora subito con Gaetano Manfredi che era presidente della CRUI, Ferruccio Resta che per l'altro ho visto questa mattina qui a Trento d altri amici di altre università e poi diventato con molte altre università oramai se ne contano più di venti probabilmente offrivamo dei percorsi di formazione circolare a studentesi e studenti anche già laureati che andavano in un posto, attenzione, dove c'era tangibile la spiritualità a Sisi a formarsi sui temi della sostenibilità dell'economia circolare così tanto proposta sottolineata da padre Francesco perché? Perché, e chiudo C'è una storia che mi ha molto colpito di qualche tempo fa che ebbe la fortuna di poter citare in inaugurazione dell'anno accademico alla presenza del Presidente Mattarella e questa mattina ho riproposto in una breve intervista sul suo avvenire e che mi pare molto puntuale per chiudere la mia riflessione qui e ora C'è questo amministratore delegato di una azienda alla Schwab credo fosse che si chiama Bettinger a cui fu proposto L'esame dell'università di finanza di management, il professore disse Siete oggi all'esame, vi ho visti chi più impegnato e chi meno avete 30 minuti per fare un compito che sarà molto semplice ma vi dovete concentrare La domanda con il foglio bianco davanti del compito di management ra come si chiama la signora che pulisce ogni giorno quest'aula lui fu buciato perché l'aveva vista tante volte l'aveva chiesto di scansarsi, perché era ritardo, doveva entrare a volte l'aveva forse anche ringraziata perché ha pulito bene il suo banco ma il punto qual era fondativo di questa riflessione il punto è che tu puoi avere tutta la conoscenza a che vuoi, in tasca, connessa al cervello ma se non metti al centro torniamo al punto di padre Mauro l'amore, il rispetto per l'altro puoi connetterti con chi è dall'altra parte del mondo ma scordarti di chi è vicino a te che offre un servizio per farti stare meglio C'è un ultima parola di cui posso parlare con voi ma ci scade il tempo però non si può fare questa chiacchierata senza arrivare qui perché in fondo ne abbiamo parlato durante tutta questa ora senza citarla davvero la parola è cambiamento io ho messo di dire ovviamente all'Europa Esconoto che padre Mauro è prima di tutto un francescano c'è una cosa che a me danno grande conoscitrice la storia di San Francesco però mi ha sempre molto colpito tantissimo che è legato al cambiamento alla fine San Francesco è uno che vuole cambiare la Chiesa che ha una visione differente su alcuni aspetti da quella del Vaticano in quel momento in un momento in cui c'è un grande fervore rispetto a tutti questi temi lui però che cosa fa? Non esce dalla Chiesa non fa il critico della Chiesa probabilmente se no sarebbe diventato uno dei tanti eretici che sono fioriti in quegli anni lui resta dentro la Chiesa, va dal Papa si prostra davanti al Papa, vuole restare dentro la Chiesa perché mi piace questa immagine? perché in un momento come il nostro in cui cambia tutto la prima tentazione di ciascuno di noi mi mette a criticare quello che non funziona l'unico modo che abbiamo per cambiare le cose è starci dentro come ha fatto San Francesco che per provare a cambiare la Chiesa ci è rimasto fedelissimamente dentro si è andato a inginocchiare a piedi scalzi davanti al Papa però è difficile farlo è molto difficile perché il vero lavoro che abbiamo fatto qui è stare dentro le cose anche quando non ci piacciono sì è vero, è così ma credo che la forza di quel gesto ma poi della vita di Francesco sia da ricercarsi nella lucidità con cui lui ha accolto che il cambiamento forse è la cifra dell'esistenza ffettivamente noi non ce ne accorgiamo ma è continuamente in evoluzione la nostra esistenza a livello biologico sicuramente ce ne accorgiamo a un certo punto perché dobbiamo prendere, adesso prenderò anche io il magnesio biologicamente siamo in evoluzione quindi un cambiamento continuo non c'è un giorno uguale all'altro non c'è un incontro uguale all'altro non si ripetono, è un continuo ora sposare questo come la grande opportunità della propria vita Francesco l'ha fatto con una lucidità incredibile comprendendo che per cambiare la Chiesa in quel tempo lo ha sentito come una missione quella di contribuire alla riforma della Chiesa lui ha capito che questo era possibile soltanto se cambiava lui se cambiava se stesso se si metteva lui davvero in questo processo questo dà anche l'umiltà di andarsi a prostrare o di rimanere dentro a un solco di impastarsi con una realtà di cui magari si vedono anche degli errori ma va bene tutto questo è possibile nell'esperienza di Francesco ma in generale è talmente insicuro talmente precario nella sua condizione perché ha capito che questa è la condizione da sposare, quella del cambiamento quindi la sua precarietà è arrivato talmente alla radice di questo da poter riconoscere che l'unico punto veramente stabile sicuro è l'amore con cui siamo guardati con cui siamo custoditi che prende il nome di Dio del Dio cristiano per chi appunto prende altri nomi probabilmente ma questa consapevolezza che c'è un amore che ci precede quello che ci ha generato ad esempio a volte anche attraverso gli errori ma c'è qualcosa nel mondo nell'esistenza che dice continuamente questa parola qui amore, ti amo, ora nel momento in cui un arriva alla radice della sua insicurezza può anche cogliere la verità di questa parola che gli è rivolta che dà la forza poi per appunto ssere dentro al solco della storia anche con le sue contraddizioni insomma senza doverle esorcizzare perché è lì in realtà che si costruirà il futuro quello veramente che vorremmo è lì che si costruirà il futuro se vuoi proprio una battuta il tempo è finito io salverei una parola che rimane a me dall'ascolto delle parole di padre Mauro che nei comportamenti dell'uomo è quindi etica cioè essere all'interno della tecnologia la definisce papa Francesco algoretica, certamente l'algoritmo ma con una centralità sul comportamenti e quindi sull'etica Yuval Noah Harari che ha scritto questo capolaro che racconta la storia della nostra specie dal suo punto di osservazione di scienziato di studioso, a un certo punto nella riflessione della sfida tra uomo e macchina quindi tra spiritualità, se vogliamo chiudere sul tema di oggi tecnologia ci dice una cosa non può essere una sfida tra uomo e macchina ma deve essere una sfida tra l'uomo e la sua rilevanza da ricercare proprio nella chiave appropriata che penso sia quella che ci suggeriva padre Mauro che è quella dell'amore vi ringrazio, ho imparato un sacco di cose grazie di cuore grazie a voi
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