Sostenibilità, finanza d’impatto e mutualità
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Sostenibilità, finanza d’impatto e mutualità
Sostenibilità, finanza d'impatto e mutualità sono tre temi chiave se parliamo di futuro, argomento cardine di questa edizione del Festival e ad analizzarne ogni peculiarità e sfaccettatura ci hanno pensato i protagonisti di questa conferenza: Giacomo Bertoldi (amministratore delegato Walliance), Richard Freeman (Harvard University), Massimo Lapucci (segretario generale Fondazione CRT e ceo OGR Torino), Marco Magnani (Luiss Guido Carli), Alessandro Molinari (ceo di Itas Mutua), Giovanna Melandri (economista e presidente di Human Foundation) e Marco Ferrando (giornalista de Il Sole 24 Ore).
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno a tutti, al pubblico in sala e a chi ci segue da remoto, sono Marco Ferrando, vi do il benvenuto a questa sessione del primo giorno, preinaugurale, visto che l'inaugurazione formale verrà fatta oggi pomeriggio, a questo incontro del Festival di Trento 2020-23, il futuro del futuro tema del Festival, noi parleremo di sostenibilità, finanza d'impatto mutualità che sono, credo, alcuni temi chiave, se parliamo di futuro, anche che magari un futuro che non ci dispiaccia troppo. Questo panel è bellissimo, sono onorato oltre che contento di essere qui perché avremo due voci accademiche spettacolari e poi un panel di addetti ai lavori, permettetemi, molto complementari, quindi avremo prima un mix di scenari e provocazioni poi avremo chi ci aiuterà a declinare nella pratica quello che sentiremo nella prima parte. Con un giusto senso di urgenza, perché quando si parla di sostenibilità il rischio è forse di giocare un po' di fioretto e quindi sapere che si parla di una cosa importante ma lasciarla su un livello un po' troppo metafisico, invece, come vedrete, anche nella parte accademica avremo un giusto e ben dosato senso di urgenza. Ed è così che ora spiegho l'inglese perché sono molto... Adesso passerò all'inglese perché è un grande onore per me, per noi anche al Sole 24 Ore, dare il benvenuto al professor Freeman, che di sicuro non ha bisogno di essere presentato. È professore all'Università di Harvard ha realizzato degli studi molto interessanti all'intersezione fra tecnologia, il mercato del lavoro l'economia. Quindi è molto importante per noi avere un ospite di questo calibro con noi mentre parleremo di intelligenza artificiale o IA e l'impatto che questa ha su tutti i vari ambiti della società, dell'economia del mercato del lavoro. Quindi è un'ottima opportunità per noi. Professore, prego, grazie mille per essere qui con noi. Io ho letto in anticipo il suo discorso ed è veramente fantastico. Ecco qui il microfono. Ok, quindi il mio discorso sarà sui quattro cavalieri dell'Apocalisse e li ho adattati ai cavalieri dell'Apocalisse di oggi. La pestilenza al Covid, chiaramente. La fame, ulteriori disastri economico-finanziari. Diciamo che è abbastanza raro, insomma, avere fame nei paesi in cui ci troviamo. La guerra, va be', la guerra è sempre lei. Dopodiché abbiamo la morte che sta riapparendo sotto forma di surriscaldamento globale che mette in pericolo il nostro mondo. E questi sono attribuiti ai quattro shock e vengono identificati come problematiche sociali ed economiche diverse. Allora, sono enormi nel senso che hanno un impatto a livello mondiale. Sono rari, quindi non ci sono altri eventi di quella dimensione da studiare dei quali apprendere. Quindi questo è un problema. A volte li usiamo come esempi per dire, sì, sono simili ad altri eventi minoritario, più piccoli, possiamo generalizzare la sua dimensione inferiore a quella superiore. Non sono prevedibili né nella loro tempistica nella loro grandezza. Quindi molte delle risposte a livello di politiche devono essere create in quella che noi chiamiamo profonda incertezza. Quindi nessuno ha abbastanza informazioni o tempo per pensare approfonditamente a come reagire. E a volte sono trasformatori della società. Ne parlerò un po' soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro, ma comunque l'impatto sulla società è più importante. Quindi sono diversi dagli shock economici più standard cosiddetti perché si trovano all'esterno del mercato. Alla fine della giornata, se qualcuno non riesce a vendere a sufficienza di quanto deve vendere, si abbassa il prezzo. Quindi il problema del prezzo rimane, però il mondo va avanti. Se il prezzo si alza, anche in questo caso il mondo continua a andare avanti. Ma questi shock tendono ad avere dei feedback positivi quando cominciano, continuano ad andare avanti e approtrarsi. E quindi guarderemo un pochino questi aspetti. Lo shock maggiore a livello della storia dei pianeti, e non so se lo pronuncerò correttamente, è stato l'impattatore dei cichzulub. E questo è il motivo per il quale siamo qui, perché i dinosauri sono stati distrutti quando un asteroide si è abbattuto sulla terra, miliardi o molti milioni di anni fa. Ma la NASA ha stimato la possibilità di un asteroide che si abbatta sulla terra e che sia sufficiente a di nuovo eliminare i dinosauri. Quindi una opportunità su 100 milioni di anni, quindi non è un'opportunità piuttosto frequente. Però oggi, per esempio, abbiamo potuto fare il test di impattare un asteroide che si stava dirigendo verso la terra per cambiare la traiettoria. E oggi possiamo dire che siamo completamente protetti, interamente protetti nei confronti di questo rischio tralasciabile, trascurabile. Ci sono troppo però gli shock di cui parlerò oggi, invece, non possono essere gestiti con questo tipo di protezione, e ovviamente l'opportunità che accadono, la probabilità che accadano è molto più ampia. Allora, ecco i quattro shock di cui vi parlerò. La pandemia, c'è un articolo molto interessante sulla rivista Cell dove Morens e Fauci, che sono degli scienziati, Fauci deve essere molto famoso, soprattutto negli Stati Uniti, per purtroppo la sua risposta al Covid non troppo di successa. E diceva, pensate, solo qualche mese fa non avremmo mai potuto immaginare che la pandemia avrebbe sconvolto completamente il nostro paese. E cosa abbiamo imparato quindi dalla pandemia? Innanzitutto che i vaccini sono stati trovati molto rapidamente grazie alla tecnologia a mRNA e alle scoperte relative, ma non siamo riusciti a convincere le persone, tutte le persone a vaccinarsi, nonostante avrebbe migliorato le nostre vite. Due, dopo ci siamo resi conto che la digitalizzazione ci ha dato una protezione enorme a livello di mercato del lavoro e l'ha cambiato profondamente. Adesso ci sono delle liti, diciamo, o comunque ci sono delle incertezze fra le aziende che vorrebbero che i lavoratori tornassero in ufficio mentre i lavoratori vogliono rimanere a lavorare da casa. Questa è la parte sul mercato del lavoro. E abbiamo scoperto anche che dopo la crisi finanziaria del 2008, quando abbiamo salvato le persone e non le banche, abbiamo avuto una fase di recupero molto più rapida. Dal punto di vista dei disastri economico-finanziari, e questa è una citazione mia, una cosa che gli esperti finanziari non si potevano immaginare, che credevano che diversificare i rischi, seguendo la teoria del rischio del portafoglio, ci avrebbe assicurato la grande moderazione e che non avremmo più visto dei cambiamenti sostanziali a livello di cicli economici. Falso. Continuiamo a vedere un sacco di cambiamenti sostanziali a livello di cicli economici. Spesso diciamo che i virus mutano, no? E anche l'economia muta, anche la finanza muta. Ci sono disuguaglianze enormi che qualsiasi agenzia internazionale, dall'FMI alla Banca Mondiale, riconoscono in quanto i veri pericoli per le nostre società, molto peggio negli Stati Uniti che in Europa per via del capitalismo. I mercati devono essere regolamentati, ma la regolamentazione non è una cura perfetta. Il riscaldamento globale e l'invasione russa dell'Ucraina, ci sono alcuni commenti qui sulle slide come potete vedere, però sicuramente non è la fonte di apprendimento finale. Fra sei mesi, forse, Putin se ne sarà andato. Insomma, questo è solo per dire che sono un po' incerti questi commenti, così come lo è la situazione. Poi, allora, la presa di decisioni, e queste le chiamo decisioni rapide, come sul campo di battaglia. Abbiamo bisogno di un sistema di avvisi preliminari migliorativo o migliorato. Allora, in inglese, siccome abbiamo un orientamento che è principalmente centrato sulla finanza, noi diciamo che ci sono sette giorni a partir dal momento in cui si identifica il problema. Il giorno successivo, quindi il giorno 1, è quando gli ufficiali ne parlano a livello sanitario, e poi i sette giorni successivi sono quelli dove si fa un piano. Potrebbe essere politicamente impossibile, ma c'è bisogno di avvisi preliminari per agire rapidamente. Dobbiamo aumentare la conoscenza base su queste questioni. Il vaccino è arrivato rapidamente perché abbiamo investito molte risorse sulla ricerca scientifica, chiaramente. Dobbiamo rinforzare la filiera della risposta. Quando c'è un disastro, a prescindere dal settore, ci saranno persone ferite o comunque che hanno bisogno di assistenza. E stranamente, non mi aspettavo questo esito quando ho cominciato a guardare questo tema, abbiamo un problema nel settore edilizio in particolare, che a quanto pare ha un'impronta su tutte le crisi. Dobbiamo anche proteggere le persone che lavorano da remoto, quindi una situazione edile e sicura. Per esempio, nei terremoti che ci sono stati in Turchia e in Siria, c'è un'immagine sia della Turchia che dell'Ucraina, la mia risposta è stata davanti a questa immagine, non riesco a distinguere l'una dall'altra. E sappiamo anche che la crisi del 2008 è stata causata principalmente dal problema dei mutuis prime. Poi, le ipotesi sulle cui basi possiamo prendere delle decisioni più rapidamente, quelle che io chiamo DMDU in inglese, ovvero presa di decisioni in una situazione di incertezza. Il problema comunque sta aumentando, come vi dicevo, ma arrivando alla AI o intelligenza artificiale, decisioni rapide, non abbiamo abbastanza tempo per analizzare i dati o per fare le previsioni o le previsioni migliori. Chi può aiutarci? L'IA. Ancora meglio di noi, e sappiamo che funziona meglio di noi agli scacchi, a giocare a poker, l'intelligenza artificiale ci batterà sempre. E si dice che fra 10 anni l'IA sarà di sopra del livello di esperienza di tutti gli esperti dei vari campi di oggi. Quindi c'è un problema, chiediamo la soluzione all'intelligenza artificiale. Però mi sembra un po' pericoloso. Perché? Perché forse l'IA potrebbe non agire nel nostro interesse. Ho preso due notizie che sono uscite negli ultimi due giorni. Allora, vedete le date al fondo della slide. Intel sta sviluppando un'IA generativa con un trilione di parametri eccetera eccetera, mentre OpenAI sta creando un'IA che abbia lo stesso livello di reti neuronali che esistono nel cervello umano. Poi, sempre OpenAI ha richiesto di essere regolamentato, di nuovo, i creatori di Chargpt. Qual è il dilemma relativo ai quattro cavalieri dell'Apocalisse? Secondo, nelle mie parole, diciamo, usando le mie parole, se l'intelligenza artificiale non sia forse il quinto cavaliere dell'Apocalisse. Non lo sa nessuno. Nella libreria del Vaticano, ho trovato un testo nascosto della Bibbia, dal Vangelo di Matteo, che parla sempre dei quattro cavalieri dell'Apocalisse. Non sembra che questa mia scoperta sia collegata a quello di cui vi sto parlando, ma adesso capirete un po' il collegamento qual è. Matteo2435 dice che non è certo se il quinto cavaliere sarà il nostro salvatore o la nostra distruzione. E quindi diceva, non fidatevi del cavaliere aggiuntivo, diciamo, per così dire. Chissà se questo è relativo al nostro tema di oggi, però penso che il messaggio sia quello giusto. Cioè, l'intelligenza artificiale potrebbe aiutarci a risolvere alcune problemi, oppure potrebbe essere addirittura un problema stesso. Sappiamo che possiamo riempire Internet con disinformazione generata dall'IA. Qualche giorno fa, giusto per darvi un esempio, un potenziale attacco sul Pentagono negli Stati Uniti che è apparso su Twitter tutti quanti pensavano che fosse una notizia verificata perché veniva da un account teoricamente verificato. Grazie ai progressi matematici e alla steganografia, che non è la stenografia, stiamo parlando di una tecnica di crittografazione particolare dove si diceva che c'era un messaggio nascosto o una comunicazione segreta all'interno di un messaggio comune, ordinario, che gli esseri umani non possono leggere correttamente, ma che invece l'intelligenza artificiale poteva farlo. Potete immaginarvi che una macchina mandi segnali a un'altra macchina e noi non possiamo capirli? Insomma, è possibile secondo questa nuova analisi matematica? Forse questa è l'ultima teoria del complotto per rimanere svegli tutte le sere. Chissà, io non ci credo, eh, per carità, però molto bene. Bene, questo studente, un PhD, mi ha consegnato due settimane fa un tema intitolato il rischio esistenziale dell'IA io continuavo a dire, mi devi dare delle evidenze, delle prove, i dati, voglio i dati, e così è stato. Voglio darvi alcuni punti di vista rispetto a questo saggio che ha scritto. È stato condotto un sondaggio per cui l'esperto medio di IA dice che causerà, c'è un 10% di possibilità che causi l'estinzione degli esseri umani. Guardate anche che il 14% degli esperti in uno studio diverso hanno previsto che l'itrigenza artificiale potrebbe superare i migliori umani nella programmazione competitiva prima della fine del 2023. Diciamo che la data qui è un po' incerta, per così dire. In questo modo la programmazione sarebbe totalmente fuori dalle mani degli esseri umani. Tom Davidson, che lavora per questa organizzazione No Profit Open Philanthropy, dice che hanno tanti parametri quanti noi essi umani abbiamo neuroni potrebbe quindi andare oltre il 100% delle attività cognitive al 2040. Questa cosa è stata detta alcuni anni fa. Jeff Hinton, che è saltato agli onori della cronaca all'inizio di questo mese, ha parlato di un rischio terribile, tremendo. Jeff Hinton è definito il padrino dell'intelligenza artificiale, quindi magari farà cosa incredibile l'intelligenza artificiale, ma per suo vantaggio, non per il nostro vantaggio. Io concluderei che il pericolo sembra essere che, se ciascuna delle grandi aziende che si occupano dell'intelligenza artificiale producono un'intelligenza artificiale sempre migliore, se pensano che ci guadagneranno, non si controlleranno. E quindi le regolamentazioni devono andare in questa direzione, perché naturalmente non lo faranno loro. Ma anche l'intelligenza artificiale dei cinesi devrà essere controllata, che è un po' indietro rispetto a quella americana, ma diciamo che i cinesi e i controlli, insomma, ci potrebbero essere altri tipi di pressioni. Quindi vorrei concludere. Qui ci sono i miei quattro cavalieri dell'Apocalisse. E quando io ero un bambino, c'erano i Looney Tunes, that's all folks, era la frase appunto che appariva, quindi spero che finiremo sorridendo alla fine di questa storia. Grazie Emilia, professor Freeman. Una lettura da tanti punti di vista, quindi ci sono scienze sociali, c'è economia, c'è un po' di sano senso pratico. Professor Marco Magnani, cattolica, lui anche amico del sole per tanti motivi. I quattro cavalieri che già conoscevamo, più il quinto che non sappiamo bene se ci salverà o ci condannerà, ci confermano che il tema comunque dell'innovazione, delle trasformazioni tecnologiche ha un impatto e un legame a doppia lettura anche sulla sostenibilità. Quindi ci aiuti ad atterrare sul piano della sostenibilità, dove poi anche collocheremo le altre voci. Grazie al Sole 24 ore, è un onore ascoltare il professor Freeman, che è uno dei massimi esperti al mondo di intelligenza artificiale, quindi è veramente una grande opportunità, dico soprattutto ai ragazzi più giovani. Certo, la visione è un po' apocalittica, però è vero, ci ha augurato forse di poter sorridere alla fine. Io sono un po' più ottimista, ho una visione un po' più, non troppo centrale, credo che ce la faremo come umanità. Certo, stiamo vivendo un'epoca di cambiamenti dirompenti, a me piace la metafora dell'onda che arriva, che ti può travolgere se non la vedi per tempo, questi cambiamenti soprattutto quelli tecnologici, ma che se vedi per tempo e riesci ad anticipare, puoi anche cavalcare e farne un'opportunità. Il professor l'ha detto, l'intelligenza artificiale, ma tutta l'economia digitale è una minaccia da una parte, può essere utilizzata come sempre successo nel corso della storia, dall'altra parte, con lo sviluppo tecnologico, in maniera anche eticamente controversa, ma può anche essere sfruttata come opportunità. Certamente vivere quest'epoca ricca di cambiamenti continui, frequenti, pervasivi e dirompenti crea ansia. C'è un poeta inglese, Winston Odin, che ha scritto un libro di poesie che si chiama L'età dell'ansia. Ecco, stiamo vivendo veramente l'età dell'ansia. Fatemi dire però con due battute perché sono un pochino più ottimista. La prima è proprio una battuta, questa intelligenza artificiale, io la chiamo efficienza artificiale, cioè intelligenza secondo me è un overstatement, nel senso che questi algoritmi sono brevissimi, laborare quantità di informazioni senza precedenti in tempi rapidissimi, battono l'uomo sempre quando ci sono i giochi come il gioco degli scacchi, come queste cose che hanno delle regole cosiddette costitutive, ma manca qualcosa, manca un guizzo, manca un'intuizione, manca una creatività, forse ancora manca, manca la passione, manca l'aspetto relazionale, manca l'empatia, manca il cervello, manca l'intelligenza vera, quella umana, manca questo chilo e mezzo circa che abbiamo qua dentro che però ha 100 miliardi di neuroni. Ecco, non ci siamo ancora, magari arriverà, però io sono relativamente ottimista su questo, sul fatto che l'uomo possa governare la tecnologia, utilizzarla e metterla al proprio servizio. Non sono preoccupato della macchina, diciamo, che avanza, dell'intelligenza artificiale che supera l'uomo nel famoso punto di singolarità, sono più preoccupato, devo dire, a che l'uomo possa retrare, a che l'uomo possa per pigrizio o per altri motivi delegare alcune delle funzioni che possiamo fare in maniera unica col nostro cervello alle macchine. C'è un libro molto bello di Vittorino Andreoli che si chiama Il cervello in tasca. Ecco, secondo me, io per il primo ci mettiamo tutti i giorni un pezzettino di cervello in tasca, memorizziamo meno, facciamo i conti non più a mano, eccetera, eccetera. C'è tra i consigli che Italo Calvino diede alcuni anni fa ai giovani per il futuro, c'erano due che sono particolarmente interessanti, che sono imparate poesia-memoria, cioè usate il cervello per memorizzare, e fate calcoli complessivamente. Ecco, non arretriamo davanti alle macchine, non facciamoci sostituire, non facciamo come quelli che dicono che è bello che le macchine fanno il mio lavoro, perché finché le macchine fanno un lavoro pesante, ripetitivo e pericoloso, in fabbrica, eccetera, benissimo, ma quando arrivano a fare i lavori intellettuali, vengono a insidiare i nostri mestieri. Quindi questo è un po' il motivo per cui io ho una visione un po' più troppo centrica. Il collegamento con la sostenibilità. Beh, ci sono due forti collegamenti tra le innovazioni, l'intelligenza artificiale, le innovazioni digitali la sostenibilità. Uno è l'opportunità e uno è un po' una minaccia nel breve periodo che io vedo nel mondo del lavoro. L'opportunità è il fatto che l'innovazione tecnologica, ma di qualsiasi tipo, anche finanziaria, abbiamo la finanza di impatto nel titolo di questo tema. L'innovazione in generale è una grandissima occasione per far coesistere la crescita economica e la sostenibilità. Possiamo crescere in modo sostenibile. Non è necessario decrescere, come sostiene ad esempio Serge Lattouche, a mio parere. Possiamo crescere in maniera intelligente, in maniera sostenibile. La tecnologia, pensate alla sharing economy, è basata sostanzialmente sulle piattaforme digitali. Pensate all'economia circolare, è possibile grazie soprattutto all'innovazione tecnologica. Pensate alla finanza di impatto, ai green bond, ai social bond. Sono innovazioni finanziarie che consentono di dare degli incentivi di sostenibilità alla crescita. Quindi la grande cosa dell'innovazione, che si è usata in modo intelligente, può farci crescere in modo sostenibile, ambientalmente e socialmente. Qual è invece la minaccia? Tra l'altro, si può innescare anche, io me lo auguro, un circolo virtuoso tra crescita e innovazione, perché la crescita ci consente di avere quelle risorse per innovare e quindi per crescere in modo sostenibile avere questi vincoli di sostenibilità, avere questa pressione di non avere un impatto eccessivo sull'ambiente, di non usare eccessivamente le risorse, di avere attenzione ad esempio alla solidarietà, parliamo anche di mutualità, sono un forte incentivo per essere innovativi. Quindi si può creare un circolo virtuoso. Dipende da noi, dipende dall'uomo, dobbiamo crederci. La minaccia qual è, sempre cercando un po' la relazione tra l'innovazione e la sostenibilità? Beh, la minaccia, certamente nel lungo termine ci sono implicazioni etiche, giuridiche molto importanti, non mi soffermo su quelle, tutti ne abbiamo letto, ma nell'immediato io vedo una grossa minaccia alla sostenibilità sociale, che vuol dire sostanzialmente due cose, diseguaglianze e mondo del lavoro, che poi sono strettamente collegate. Cosa vuol dire? Vuol dire che ancora una volta l'innovazione tecnologica, soprattutto l'intelligenza artificiale, ma non solo quella, sta rivoluzionando il mondo del lavoro in due modi. Il primo è quello, si parla di jobless growth, cioè la tecnologia aumenta la produttività, quindi si allarga la torta, però sostituisce gli uomini nel lavoro. Quindi c'è meno lavoro, lavoro più precario, questo è un problema. Io credo, sono ottimista, anche lì ci saranno i nuovi mestieri. Poi bisogna vedere quanti e in che qualità. Però è un passaggio che sarà traumatico, però ci potrebbe essere meno lavoro il lavoro potrebbe essere più precario. Questo perché è un problema, perché c'è chi dice che alla fine se possiamo non lavorare, è meglio così. E no, il lavoro oltre ad avere un ruolo sociale importante, dare dignità alla persona, è da un punto di vista economico, se ci pensate è stato per gli ultimi due secoli il principale meccanismo di redistribuzione della ricchezza prodotta, non della ricchezza esistente, della ricchezza prodotta. Poi gli economisti hanno misticiato per appunto per due secoli sul fatto che questa distribuzione fosse equo o meno, troppo al capitale, troppo al lavoro, troppo poco al lavoro, eccetera. Però il lavoro fisico o mentale è stato il principale meccanismo di redistribuzione della ricchezza. Se questo viene a mancare o diminuisce o più precario, stiamo andando un po' in questa direzione, c'è un forte problema, oltre che naturalmente di identità, di ruolo sociale, eccetera, eccetera, anche proprio economico. Dobbiamo trovare un'alternativa redistributiva, oppure valorizzare, come dico io, dei mestieri che non sono valorizzati. Tutti i mestieri della cura, la cura della persona, la cura dell'ambiente, la cura del territorio, vedete cosa succede in Emilia-Romagna, la cura del patrimonio artistico-culturale, l'insegnamento, tutti i mestieri poco pagati. Il secondo aspetto, e chiudo il secondo aspetto, rivoluzionare il mondo del lavoro, che mi preoccupa ancora di più, perché, ripeto, quello della quantità di lavoro sarà traumatico, ma poi ci saranno i nuovi misteri, ci sono già i nuovi misteri, è il fatto che ogni volta che si introduce una nuova tecnologia, ad esempio l'inteligenza artificiale, ma qualsiasi innovazione, qui ne abbiamo di continue, perché il problema è questo, non è che abbiamo una nuova innovazione che rivoluziona le cose per i prossimi 50 anni, come ha fatto il personal computer, per i prossimi 100 come ha fatto l'elettricità, il vapore. Qui abbiamo continue disruptive innovation, come diceva Sean Petter. Anzi, c'è un effetto combinatorio, perché quando tu migliori nel big data alimenti l'inteligenza artificiale, alimenti il cloud, alimenti l'internet of things, quindi c'è un effetto combinatorio, lo chiamo io. Allora, questo continue innovazione cosa fa sul mondo del lavoro? Cambia drammaticamente il modo in cui, più che sostituire certi mestieri, cambia il modo in cui li facciamo. E quindi, se ci pensate, spacca in due le persone tra chi sa usare la tecnologia e chi non la sa usare. E quindi, chi sa usare nuove tecnologie, chi è bravo, chi ha una buona educazione, chi ha una buona istruzione, sa adattarsi rapidamente, sa utilizzare le nuove, oppure per età o per altri motivi, allora è nella punta della piramide, io la chiamo l'oligarchia tecnologica, avrà i nuovi mestieri, che augura tutti i ragazzi giovani in questa sala, guadagnerà molto bene e quindi andrà molto bene. Però, chi invece non è in grado di utilizzare la nuova tecnologia la nuova tecnologia sarà fuori, sarà un effetto molto binario o dentro-fuori. E quindi sarà, in un certo senso, immaginato. E allora si crea, appunto, io la chiamo la piramide del lavoro, il rischio in alto all'oligarchia tecnologica, i nuovi mestieri guadagnano bene, eccetera, in fondo alla base hai quelli che Raich, il ministro del lavoro di Bill Clinton, chiamava gli in-person service, i servitori personali, sono quelli che portano sushi a casa, tagliano l'erba, portano i giricani, sono i nuovi schiavi. In mezzo, in mezzo non c'è più la classe media, non ci sono più i mestieri, no? E questo porta a un impatto economico, naturalmente, perché ha un impatto sulla domanda aggregata, ma ha un impatto sociale, ha un impatto anche politico. E poi lo vediamo già negli Stati Uniti e anche in Europa. Quindi queste sono le due minacce sulla sostituità sociale. C'è la grande opportunità, invece, dell'innovazione, che può essere un elemento per far coesistere la crescita economica la sostituità ambientale. Direi che sia la finanza d'impatto, quindi l'innovazione finanziaria può essere uno strumento che consente questo, e dall'altra parte la mutualità, la solidarietà, penso che ne sentiremo dopo parlare, è quello che ci può consentire, come dire, di colmare, di sanare quella frattura che si può creare, invece, sulla sostituità sociale. Grazie. Grazie, grazie al professor Magnani. È molto chiaro e anche operativo. Grazie davvero. A questo punto passiamo al secondo momento. Ringrazio ancora i nostri due professori. Li invito a lasciare il palco. Invito i quattro protagonisti del secondo momento che ci aiuteranno a esplorare nuove strade, nuove in parte, in parte no? Certo che gli interagiamo. Accomodatevi, eccoci, benvenuti. Allora, forse notate che manca, Regina, free sitting, quindi dove preferite? Io profiterò, guardate, visto che... Giustamente c'è una sedia vuota, per essere con noi anche Regina Corradini D'Arienzo, amministratrice delegata di Simest, che però non è riuscita, ha avuto un problema, niente di grave personale e peccato, perché anche il punto di vista suo sarebbe stato molto interessante. Allora, vi presento rapidamente, perché il tempo è la risorsa più preziosa di questo panel, cerco di non rubarne troppo, amministratore delegato di One Alliance, Massimo Lapucci, segretario generale Fondazione Casseri Spamio di Torino, Giovanna Melandri, economista, presidente Human Foundation, poi il last but not least, il padrone di casa, che è Alessandro Molinari, amministratore delegato di ITAS. Benvenuti, grazie di essere qui. Allora, i quattro cavalieri dell'Apocalisse, lì, come dire, li avevamo già tutti un po' nel mirino, quindi il global warming, che è il motivo per cui evidentemente il tema della sostenibilità, più degli altri, è improcrastinabile, il tema della guerra, lo conosciamo anche, il tema della carenza di risorse, la fame, che effettivamente dal punto di vista economico-finanziario fa parte del new normal lo ha scosso proprio strutturalmente, nel senso che eravamo abituati a tutto tranne all'idea di non avere materie prime di ogni genere, cosa che è accaduta, si è manifestata in particolare negli ultimi mesi, poi la pandemia, che è il delitto perfetto. Ecco, voi siete, penso, ad una startup, il primo portale di crowdfunding real estate in Italia, penso a una compagnia assicurativa che però è espressione di un particolare modo di fare assicurazione che è il modello mutualistico, penso a chi presidia più i terreni della finanza, in qualche modo l'onda perfetta di cui ci parlava prima il professore, che è anche parte del titolo dei suoi ultimi libri, l'onda perfetta, ognuno di voi, un po' la cavalca e un po' la rischia di subirla, un po' di rischia di subire qualche spruzzo. Quindi il compito che i due professori vi lasciano è quello di declinare in concreto che cosa i pezzi di onda e le singole onde che voi state cercando di surfare un po' dimostrano. Perché questo quinto cavaliere, che ne vogliamo parlare oppure no, qualche cendo non è sgradito, ci conferma che la velocità di reazione farà la differenza. Io parlerei e partirei da One Alliance. Microfono? Una risorsa rara come altre. Innanzitutto grazie mille, è stato peraltro un piacere ascoltarvi anche un onore soprattutto, si parlava poco prima dell'intervento di fuochi d'artificio, ce ne sono stati evidentemente molti, che stimolano anche a creare dei contributi ulteriori. Come si parlava siamo una realtà che ha cercato di unire questi elementi, paradossalmente sia sostenibilità, finanza e impatto e anche la motualità, anche se potrebbe sembrare talvolta che entrino in altri ambiti. Abbiamo cercato di unire tutti questi segmenti all'interno di un unico oggetto, quello della digitalizzazione e della diversificazione, del risparmio e degli investimenti. Abbiamo portato in Italia uno strumento che c'era già all'estero, che ha raccolto oltre di 30 miliardi di dollari di investimenti, tramite una piattaforma, un semplice sito web. Si parlava di innovazione, si parlava anche di digitalizzazione, abbiamo cercato di infondere anche agli italiani quello che poteva essere un sistema di innovazione nell'ambito della raccolta degli investimenti. Un elemento importante secondo noi secondo me di condividere in questa sede è soprattutto legato alla capacità dell'uomo di prendere una decisione. Si parlava di intelligenza artificiale, questo può guidare l'essere umano a prendere una decisione specifica anche in tema di investimenti, potrebbe guidarti nell'ambito di una scelta sostenibile, però è anche nel creare un impatto a livello sociale. Noi sviluppiamo operazioni immobiliari, costruiamo nuovi building, ristrutturiamo palazzine, quindi c'è una riqualificazione. Tutte queste parole dentro sono contenute, però l'elemento chiave che mi collego prima diceva è una cosa molto importante. La fiducia nei confronti dell'essere umano ma soprattutto la fiducia nei confronti di quello che fa il prossimo è fondamentale. È fondamentale perché qualsiasi nostra scelta da quando ci alziamo la mattina, da quando facciamo una scelta di investimento, da quando ci facciamo servire un caffè non riconiamo qualsiasi nostra attività sul fatto o sulla consapevolezza che il terzo abbia fatto qualcosa che ci genera in un certo senso un contributo. Lo stesso concetto lo portiamo nell'ambito degli investimenti della finanza. Abbiamo cercato di raggruppare una serie di soggetti, centinaia e centinaia di investitori che in pochissimo tempo sono in grado di investire in un'operazione immobiliare. Abbiamo avuto un'operazione a Milano di una riqualificazione molto importante, quindi sostenibilità. Abbiamo portato al centro una riqualificazione di un'area che ormai era un'area veramente lasciata a se stessa. Con la finanza di impatto abbiamo portato circa 700 investitori a investire oltre 5 milioni di euro in due ore. Abbiamo fatto un QYC, si sono fatto un riconoscimento hanno investito 5 milioni di euro. Qual è il rischio di prendere una scelta di questo tipo? Noi ci basiamo sulla fiducia nei confronti di un terzo. Io vado in banca, scelgo di fare una polizia assicurativa, scelgo di fidarmi nei confronti di un soggetto terzo. Questo è veramente quello che ha un impatto devastante a livello umano, ancora di più l'impatto complessivo in ambito dell'intelligenza artificiale. Questo è un elemento ulteriore che noi aggiungiamo perché stiamo sostanzialmente sostituendo in un qualche modo la nostra fiducia nei confronti di un essere umano addirittura nei confronti di un computer, di una macchina che fa i calcoli al posto dell'essere umano. Però l'elemento chiave è che siamo noi in un qualche modo dover istruire, dover creare, cercando di far sì che sia sostenibile, una fiducia complessiva nei confronti degli altri basata soprattutto su un rispetto di quelle che sono le linee guida di sostenibilità e di finanza d'impatto a livello sociale. Ecco perché se noi decidiamo di investire 5 milioni di euro nei confronti di uno soggetto che non conosciamo a portare un contributo a livello sociale, di riqualificare una zona, di riqualificare un'area, dobbiamo farlo chiaramente basandoci sul fatto che siamo consapevoli di un rischio, però che questo rischio comunque è sempre demandato da un terzo. Stresso questo concetto proprio per dire che l'innovazione può passare chiaramente grazie alla tecnologia, l'innovazione può passare chiaramente grazie all'intelligenza artificiale, questi sono due elementi importantissimi nel nostro futuro, condivido anche la teoria o comunque la disamina legata al come cambierà il mondo del lavoro, come cambierà il futuro, soprattutto per noi giovani, però è veramente fondamentale continuare a stressare il concetto del dobbiamo fidarci di un terzo, dobbiamo cercare di creare una cultura più sostenibile perché altrimenti come andremo a distribuire l'intelligenza artificiale? Quali saranno i contenuti che vorremmo distribuire? Ecco questo fa un po' paura perché poi possiamo inserire vari metodi di scelta a livello di investimento, vari metodi di scelta a livello di capacità di interagire dell'intelligenza artificiale con l'umano, però poi dipende molto da qual è la risposta complessiva che ci restituisce. Ecco quindi deve partire di fatto da noi, questo deve essere sostenibile, deve essere creato nel tempo e non dobbiamo dimenticarci che chiaramente l'umano e l'essere umano ha un impatto veramente importante in queste attività. Grazie, è molto interessante il riferimento alla fiducia che chiaramente è un elemento molto umano, insomma è un sentimento più che un algoritmo. Si parlava di finanza, quindi Massimo Lapucci Giovanna Melandri siete seduti vicino fate anche un po' presidiate lo stesso fronte per certi aspetti che è quello della finanza, finanza che è stata causa di molti problemi, è stata a teatro, di molte cose, però ultimamente cerca di porsi anche come soluzione di alcuni di queste dinamiche. La domanda per voi è un po' la stessa, è capire se sta reggendo la prova dei fatti, la finanza e l'impatto. Cioè il livello della competizione è molto alto, nel senso che l'abbiamo visto la metafora del professor Freeman ra parlare di risultati, di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati di risultati la metafora del professor Freeman parlava da sola. Qual è il vostro punto di vista anche da investitori, penso nel caso in particolare di CRT? Grazie, ma innanzitutto devo dire ringrazio per gli stimoli ricevuti stamattina, avrebbe più voglia di aprire un dibattito su quello che abbiamo sentito fino ad ora, ma io posso dire qual è l'esperienza come fondazione di origine bancaria perché il tema dell'impatto è diventato centrale anche nella gestione dei patrimoni quindi delle scelte di investimento della misurazione anche dell'impatto che siamo in grado di generare. È una formazione classica di economia e finanza, quindi vengo dalla finanza profit per così dire, ma ho vissuto la mia scelta soprattutto ad un certo punto di contribuire al lavoro di una fondazione di origine bancaria che sottolineo per chi non le conoscesse che si bascono come azionisti di gruppi bancari con l'intento di diversificare il loro patrimonio. Qui su questo territorio c'è la fondazione Caritro, quindi probabilmente per chi la conosce sa anche quali sono i tipi di azioni che facciamo. Dunque l'azione delle fondazioni in questo senso rappresenta un po' una mutualità innata, alla fine è un'ibridazione continua che noi siamo chiamati a fare, abbiamo un patrimonio che dobbiamo gestire con metodologie a valori di mercato questo ovviamente è corretto, viviamo orgogliosamente in un'economia di mercato, ma il ritorno di questo investimento deve creare un impatto perché se guardiamo bene noi siamo chiamati soprattutto a generare dei flussi a direzionarli verso dei beneficiari a cui il mercato non darebbe quei flussi, non li assegnerebbe perché non sono né azionisti né investitori, dunque beneficiari che attraverso l'azione in vari campi, ad iniziare da arte, cultura, innovazione, scienza, ricerca, welfare, ambiente, devono essere i destinatari della nostra azione. In questo c'è già un domandarsi come creare un impatto diverso rispetto a quello che il mercato attribuirebbe agli azionisti o agli investitori di quelle particolari, interest, stake, nelle varie società in cui siamo investiti o nei vari fondi. In questo dico che c'è una ibridazione, io amo chiamarla rispetto a contaminazione, che mi piace un po' meno, tra un profit e un non profit che devono lavorare per il raggiungimento degli stessi obiettivi. In questo l'ISG ha rappresentato il richiamo all'impatto ambientale, sociale, di governance un affaro importante. Sono terminologie che talvolta ci sembrano abusate, si parla in continuazione, ISG, Agenda 2030 delle Nazioni Unite, è vero. Però il linguaggio è cambiato e ha in un certo senso imposto delle metodologie nuove, se non altro per verificare se si è compliant a quel tipo di impatto. Il rischio è positivo, al di là dell'abuso che talvolta viene richiamato su queste terminologie quasi a volerne sminuire il significato. Io oggi, visto il tempo, richiamo un concetto fondamentale. Noi dobbiamo guardare a quello che è l'impatto ambientale, abbiamo visto anche nella teoria dei Four Horsemen che sicuramente il rischio principale viene in termini futuri di morte dalla distruzione L'impatto sociale che è fondamentale ho preso il tema fondamentale che è anche un faro con cui noi agiamo. Le grandi diseguaglianze sono un grave rischio per il capitalismo. Questo è molto vero, ma lo sono ancora di più perché vanno a scardinare quelle regole fondamentali del vivere civile. Nessuno vive una vita di qualità in una società nella quale le diseguaglianze raggiungono delle differenze abbissali. Lo vediamo nel mondo intorno a noi. Neanche chi possiede molte ricchezze, forse sta apparentemente meglio, ma vive una vita di qualità in una società in cui una grande massa è ridotta alla povertà. Non esiste una qualità della vita decente per tutti. Questo è quindi il tema che noi dobbiamo pensare quando facciamo per il bene dell'intera società non solo per chi è il beneficiario e che in quel momento vive una situazione di disagio. C'è nell'ISG un tema che io richiamerei molto all'ordine che riguarda la G della ISG. La governance spesso è meno citata nel dialogo e nel dibattito pubblico come elemento fondamentale di impatto. Credo che questo rappresenti fondamentale la G della governance, se non ben gestita, è in grado di ridurre o addirittura di impedirci il raggiungimento di un impatto significativo sia su nvironment che su social impact. Quindi credo che la sfida che tutti, profit e non profit, in questo modello che ripeto, chiamo di ibridazione, siamo chiamati un po' a svolgere per migliorare le regole del gioco. La governance è molto più efficace, esistono dei principi basici che tutti dovremmo e dobbiamo rispettare, penso ad esempio al gender gap, ma sicuramente esistono poi tutta una serie di regole del gioco anche nel capitalismo che vanno migliorate proprio per consentirci nel dibattito complessivo sull'ISG di essere più efficaci attraverso la governance proprio nei problemi che oggi le fondazioni devono sapere anche evolvere, sono investitori che già sono attivi sul territorio, un patrimonio cumulato per dare solo due numeri di circa 45 miliardi di patrimonio che se ben impiegato possono generare un impatto importante, oggi di quel patrimonio complessivo circa il 44% è investito su progetti sui territori chiamati a generare impatto, quindi un'ibridazione importante tra profit e non profit che per noi è alla base della generazione dell'impatto stesso. Grazie, grazie a Massimo Lapucci, a Giovanna Melandri che presidia questi temi da tempo, ha cominciato quando i cavalieri che si erano già palesati erano un paio solo, c'erano tutti? I cavalieri già si intravedevano. Come diceva Massimo Lapucci, la sfida è orientare un po' le risorse, quindi intervenire su quella dinamica, ci stiamo riuscendo? Allora, intanto grazie, sono stata molto molto interessata a ascoltare sia il professor Freeman che il professor Magnani, devo dire ci hanno dato una, così, un la a questa conversazione molto impegnativa. Io proverò a fare questo in questi cinque brevissimi minuti, a mettere qualche punto luce, non è così la banale definizione di un ottimismo perché, come dire, la rottura di cui abbiamo bisogno è profonda forte. Tra l'altro, però insomma, proviamo a dire alcuni punti luce. Allora, io mi sono sentita, per esempio, io mi occupo di Impact Economy di finanza ad impatto con una fondazione che si chiama Human Foundation dal 2009, anzi 2010, fondo Human subito dopo la crisi finanziaria, quindi dopo uno dei cavalieri dell'apocalisse. In quegli anni parlare di Impact Economy o di finanza ad impatto ero strogoto, ma non solo in Italia, nel mondo. Quindi, primo punto luce rispetto a 2009, oggi, nel 2009, 2010, 2011, le masse finanziarie investite, Assets Under Management, che potevano essere definite di finanza ad impatto, però diciamo cosa significa. Significa che ogni investimento, ogni gestione di risparmio guardasse il risparmio del risparmio del risparmio del risparmio del risparmio del risparmio guardasse il rischio, il rendimento e l'impatto generato, quindi, come dire, quella consapevolezza nelle scelte di investimento strutturata, è un salto quantico del capitalismo, il capitalismo ha vinto ma si deve autoriformare e questa radicalità è necessaria, perché sennò quei quattro arrivano. Quindi, 2010, circa 120 miliardi di masse finanziarie investite global, una goccia di una goccia di una goccia nel mercato dei capitali complessivi, oggi nel mondo si calcolano tra i 3 e i 4, poi le cifre anche ballano un po', trilioni, non miliardi, di dollari investiti in finanza ISG e impact finance, naturalmente voglio riprendere una frase del professor Freeman quando ha detto greed mutates like virus, la vidità muta come il virus, dobbiamo stare attenti perché questa greed sta mutando anche un po' il mondo della finanza ISG, tutto il tema del washing, non ho tempo per entrarci, ma c'è questo tema, quindi quello di cui abbiamo bisogno che dobbiamo presidiare è che sia preservata l'integrità di questo concetto. Secondo punto luce, oggi nel mondo, io dopo domani parto, vado a Istanbul, ma non è che vi devo raccontare i miei viaggi, vi racconto che vado a Istanbul, perché a Istanbul si incontra il leadership meeting di tutti i fondi della finanza ISG e finanza d'impatto, oggi rappresentati in 40 paesi appunto che più o meno rappresentano quella dimensione, altro dato molto positivo. Qual è il punto? Allora intanto io credo che c'è una questione di carattere veramente quasi filosofica, valoriale, io non so se IAA is going to help or not in questa corsa, perché sono d'accordo con il professor Magnani, per esempio quando parliamo di economia d'impatto finanza d'impatto c'è un'infrastruttura intangibile fondamentale per far crescere questo mercato, che è la valutazione d'impatto, come la misuriamo la generatività, la generatività sociale, ambientale di governance, non torno sulle cose che ha detto Massimo, perché le condivido. Non è facile dare dei valori anche a degli intangibili, allora abbiamo bisogno di dati, gli algoritmi l'ingegneria informatica ci può aiutare a raccogliere consapevolmente i dati utili per fare queste scelte, ma mi viene anche da dire, qui di nuovo il chiaro scuro anche della vostra riflessione di prima, ma se noi non invertiamo un capitalismo estrattivo verso un capitalismo generativo di valori, di impatti misurabili, addizionali, ambientali, sociali, se non lo facciamo noi non lo faranno le macchine il modello che l'intelligenza artificiale acquisirà moltiplicherà e svilupperà è quello estrattivo, quindi io penso che siamo da questo punto di vista in un crocevia molto delicato. Due parole sull'Italia, ma veramente due, anche noi nel nostro piccolo stiamo provando a far crescere questo movimento per chi fosse interessato, oltretutto siamo insieme con Massimo con tanti altri, abbiamo creato un'associazione che si chiama Social Impact Agenda per l'Italia, potete cercarci sui social in tutte le die vollerie varie, ma è che c'è un ruolo per tanti players perché c'è un ruolo intellettuale-academico, lo voglio dire, siamo in un'università, abbiamo bisogno di competenze, perché per mettere a terra i modelli di valutazione d'impatto che devono essere fatti da terzi, attenzione, questo è un punto, perché se il fondo, l'impresa si autovaluta, se si fa l'autocompliance non funziona, ma non per, diciamo, come posso dire, propensione, ma perché c'è bisogno di un terzo sguardo per capire qual è la generatività di un investimento, quindi c'è bisogno di tante professioni, questo lo dico a proposito dei lavori, cioè noi oggi abbiamo bisogno di antropologi, di filosofi, di ingegneri informatici, di ingegneri, di economisti, di tecnici della finanza per sviluppare queste competenze, questo è quello che abbiamo provato a far crescere in Uman, siamo uno dei player, non siamo certamente l'unico, però ecco, mi piace ricordare anche questo, quindi i punti luce ci sono, bisogna lavorarci l'esigenza è quella di una rottura radicale, perché, e su questo chiudo davvero, quelle ineguaglianze che il professor Freeman ha ricordato, queste enormi disuguaglianze che stanno mettendo in crisi il capitalismo, diceva lui nella sua frase, per me stanno mettendo in crisi anche le democrazie liberali, sono le medesime disuguaglianze che stanno prosciugando da dentro le democrazie liberali minacciate da fuori, ma non è questo il panel per parlare di geopolitica, ma sicuramente anche minacciate da dentro, quindi la finanza ad impatto per me è un grande campo di ricerca e di prospettiva anche per difendere e consolidare le democrazie liberali in questa parte del mondo. Grazie, colgo e apprezzo la sottolineatura politica, in questa situazione la capacità di reazione di cui c'è bisogno è chiaro che è messa a dura prova, se le democrazie sono un po' imborsite è un problema, sono un po' svuotate. Allora, ad Alessandro Molinari che fa un mestiere particolarmente semplice in presenza, cioè l'assicuratore, in presenza di questo quadro, sottolineerei uno degli aspetti che il professor Freeman ci dava, sostanzialmente le crisi recenti con o senza cavalieri sono state unpredictable, che quindi per chi copre rischi deve allocare risorse di investimento complica un po'. A quali punti luce vi appendete? Un mestiere semplice da un punto di vista se vogliamo contrattualistico, però in effetti la complessità c'è tutta e c'è soprattutto in quest'ultimo periodo. Lei ha accennato nel panel introduttivo di onde che arrivano da gestire in ambito finanza, in ambito ambientale, più che di onde, oggi dobbiamo parlare purtroppo di inondazioni. Questo è un tema rilevante e significativo. Quello che stiamo assistendo a livello globale purtroppo lo vediamo tutti, è un incremento significativo di eventi estremi. Questo per un'impresa di assicurazione qui la facilità forse viene un po' meno oggi, è quella di andare a coprire con grande senso anche di responsabilità questi eventi che causano devastazioni che sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei anche citare anche io riprendermi ai precedenti interventi. Anche io, come il professor Magnani, sono ottimista, anche perché per il lavoro che faccio, se fossi pessimista, non andrei a assicurare nessun rischio perché vedrei già il sinistro. Comprerebbe le sue polizie. Però sembra strano ribadirlo, ma il sistema economico non può stare in piedi senza copertura assicurativa. Questo è pacifico. Però per venire un po' più nel dettaglio, quindi al titolo della Giornata Odierna, partirei dal termine mutualità. Evidentemente le compagnie di assicurazione svolgono dei ruoli importanti in tema di finanza per gli investimenti che loro hanno che trottano sui vari ambiti che sono stati citati dai precedenti interventi sulla sostenibilità. Ma mutualità è un termine che calza molto con la struttura giuridica della compagnia che guido, che è appunto, come vedete, una società di mutua assicurazione. Vedo anche molti giovani in sala che noi non siamo una società per azioni ci distinguiamo in modo radicale dal punto di vista giuridico. Quindi i nostri soci non sono gli azionisti, ma sono gli stessi assicurati che con noi diventano anche soci. Allora l'impianto gestionale chiaramente è profondamente diverso, non è tarato alla distribuzione del dividendo, non c'è una distribuzione del valore aggiunto ai soci, agli assicurati stessi in via prioritaria, videntemente, è legata ad una dinamica di gestione territoriale. Io dico sempre, mutualità significa condivisione dal punto di vista tecnico-assicurativo dei rischi, ma significa anche condivisione del valore aggiunto che ogni anno noi produciamo, anche noi gestiamo la compagnia in ottica imprenditoriale, ci mancherebbe siano legati alle stesse regole europee che vengono applicate a qualsiasi compagnia di assicurazione, quindi a regole molto complesse, molto articolate, ma chiaro che dobbiamo produrre degli utili che però distribuiamo ai territori. La nostra impostazione di mutualità ci vede, a mio avviso, non siamo peraltro gli unici anche nel mondo cooperativistico a queste dinamiche, ma possiamo definirci dei migliori alleati del territorio. E questo perché? Perché, vengo agli altri due temi, videntemente c'è un tema di gestione degli investimenti finanziari qui noi agiamo secondo una logica videntemente di work in progress in tema di implementazione progressiva dei criteri ESG, che condivido con Giovanna Melandri, non dobbiamo essere autoreferenziali, devono esserci degli istituti esterni che certificano la dinamica le caratteristiche di green o di sostenibilità degli investimenti. Abbiamo già sposato un partner importante che ci ha certificato comunque in classe A su determinati investimenti di carattere finanziario che facciamo. Escludiamo ad esempio investimenti in società che producono armi, anche qui purtroppo siamo in tema attuale. Escludiamo investimenti in prese che producono alcol, ecc. E operiamo secondo una logica best in classe. Quindi andiamo a vedere il panel di investimenti che ci interessano. Prendiamo i migliori che possiamo riscontrare sia in termini di certificazioni quando ci sono, sia in termini di autovalutazione quando evidentemente questo parere esterno non c'è. Però un'altra gamba importante del comparto assicurativo è in termini di gestione della sostenibilità. Dico io non tanto qui in materia di investimenti, ma di gestione anche del quotidiano. Noi riteniamo di essere dei partner importanti ed efficaci anche nello sviluppo imprenditoriale. Vi do alcuni flash visto il tempo che ormai sta per scadere. Noi siamo i leader nella copertura dei rischi agricoli. Noi siamo a fianco dei coltivatori che utilizzano metodi biologici. Evidentemente coltivare con metodologie biologiche ti espone molto di più a rischi di fitopatie o di altri danni che derivano dalla mancanza di utilizzi di sistemi chimici di difesa. Noi abbiamo assicurato quest'anno 50.000 quintali di uva derivante da produzioni biologiche certificate. Anche qui siamo l'unica compagnia in Italia che ha fatto questo intervento. Lo possiamo fare perché lo facciamo allo stesso prezzo che chiediamo agli altri. Qui mettiamo ripentaglio questi dividendi che non dobbiamo distribuire li diamo ex ante ai nostri agricoltori sosteniamo in maniera importante il territorio. Altri elementi che poniamo con maniera assolutamente decisa in ambito di gestione investimenti o attraverso fondi o direttamente in opere infrastrutturali. Ci chiudo richiamando l'intervento iniziale. Il presidio del territorio passa anche da investimenti in infrastrutture dove il settore finanziario può essere un primo attore importante. Molto interessante sui stati 4 interventi global, forse quest'ultimo, anche più degli altri, molto interessante. Abbiamo una manciata di minuti. Avete diritto a un telegramma a testa, quindi massimo venti parole, spazi compresi, cento caratteri, spazi inclusi. Vogliamo sentire anche il telegramma dei professori. I vostri interventi hanno avuto una virtù oltre a quelli di essere sintetici. Sono stati strabici il giusto. Un occhio alla vostra esperienza uno allo scenario che c'è stato dipinto prima. Quindi vi chiedo, intelligenza artificiale e in generale innovazione e processi di trasformazione, qual è alla luce della vostra esperienza l'elemento decisivo per cavalcarli e farci salvare? Una parola e l'argomentazione che serve. Ascoltando tutti i vari ragionamenti, volevo partire da quella che è la nostra buyer persona. Noi abbiamo tantissime persone, abbiamo più di 65.000 soggetti registrati in piattaforma che ci frequentano, che investono, che scelgono di fare delle scelte consapevoli di investimento. Quindi il primo elemento è dare loro disponibilità di dati e informazioni per prendere delle scelte consapevoli. Nella democraticità dello strumento, perché chiunque può scegliere di investire dove, quando, come vuole, quanto vuole, sono tutti capitalisti. Partono da rendimento, dalla durata dell'investimento a recuperare il loro capitale. Però è divertente vedere questa pluralità di personalità dei soggetti all'interno di una scelta di investimento. E' interessante, collegandoci ai ragionamenti che sono stati fatti poco fa, di ricordarci la pluralità anche delle persone che prendono delle scelte all'interno, nel nostro caso, degli investimenti. Perfecto. Pluralità, persone. Ma riprendo il concetto di prima. Credo che competenze, educazione è la strategia fondamentale per mantenere la persona al centro delle rivoluzioni che stiamo vivendo. Big data, AI, non devono essere subite, ma mantenendo la persona al centro, anche come momento decisionale, chiaramente devono poter essere gestite e non subite. Credo che questo sia il rischio. Diceva prima il professore. Aumentare le diseguaglianze creando da un lato un'elite di privilegiati che sa gestire le tecnologie, è una grande massa che invece viene tenuta fuori proprio perché non ci sono i processi di educazione e di formazione adatti. Su questo dobbiamo lavorare. Grazie. Le mie due parole sono capitale paziente, voglio ridurre il rischio, avere un buon rendimento, ma anche intenzionalmente generare impatto misurabile. La seconda parola è cura, perché se devo vedere l'esperienza di Uman di questi ultimi 10 anni, non avrei mai detto 10 anni fa che oggi ci troviamo a fare la due diligence di impatto di un grande fondo infrastrutturale, non faccio nome con io, ma per fare un esempio, si chiede qual è la generatività del suo investimento in quella domanda c'è anche la produzione di nuovi lavori, torno alle cose che dicevano i due professori, cioè cura delle persone, del territorio, cura delle relazioni. L'intelligenza artificiale se ci aiuta ci può aiutare nel raccogliere i dati, ma siamo noi che dobbiamo anche immettere questo modello, il modello della cura. Grazie, Molinari? Il investimento in tecnologia per prendere un termine più ampio crea lavoro, crea sinergia, ma crea opportunità. Abbiamo investito molto in questi ultimi anni siamo diventati leader nel segmento dell'instant insurance, abbiamo investito 450.000 polizia in due mesi per la copertura del rischio sci. Ho recuperato i minuti. Grazie, telegrammi interessanti perché poi confermano che tutto si tiene, nel senso che dal megatrend alla polizia sul giornaliero, parliamo comunque delle stesse cose. Grazie, professor Freeman. Se parlate di lì è anche fantastico. Lascio l'ultima parola. Per cavalcare l'onda bisogna vederla per tempo parlare di queste cose è fondamentale. Poi bisogna saper nuotare. Saper nuotare vuol dire investire sulla scuola, partire dai bambini per essere pronti sfruttarne quindi le opportunità. Lascio la parola al professor Freeman. Professor Freeman, ha qualche parola di ispirazione da lasciarci? Ho un'ottima idea, ma ci devo capitalizzare sopra e monetizzarla. No, no, per favore, la condivido. Il mio commento, in realtà, sono rimasto veramente impressionato dal vedere delle aziende a capitale dell'esperienza che hanno nell'assicurazione, nell'immobiliare, che effettivamente parlano di temi come l'innovazione, l'investimento per il bene comune, due triliardi investiti in ESG, tutti gli scandali che ci saranno, però è molto interessante perché le persone che possono cambiare il capitalismo in meglio sono quelle che fanno attività capitalistiche. Nella mia carriera ho studiato i sindacati, le ONG di tutti i tipi. Loro possono punzecchiare un po' il capitalismo, però le vostre aziende sono quelle che saranno critiche nello spostarlo, grazie mille, professore. Grazie, grazie, grazie a tutti, grazie Giacomo Bertol, grazie a tutti, buon proseguimento di festival. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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