Sogni su misura. Come la moda ha cambiato il tessuto sociale italiano
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Sogni su misura. Come la moda ha cambiato il tessuto sociale italiano
Il dibattito è incentrato sulla moda, sul made in Italy, e sul costume, attraverso la presentazione del libro di Nicoletta Polla Mattiot.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Lehanon Buongiorno, adesso il microfono funziona, quindi vi potete sentire. sono Nicoletta Picchio, con me c'è Nicoletta Pollamatiott, direttrice del mensile Autospendit e che ha scritto un libro che presentiamo oggi e oggi è un dibattito sul libro ma anche oltre il libro quindi parliamo di moda, parliamo di made in Italy, parliamo anche di costume perché il libro si dedica alla moda ma inquadrato in questa chiave più sociale che economica, cioè come dice il sottotitolo come la moda ha cambiato il costume sociale dell'Italia. Io sono Nicoletta Picchio, faccio la giornalista al sole 24 ore e dirigo la collana di libri bellissime all'interno della quale è stato inserito questo libro che appunto l'ultimo uscito è l'ottavo. Ero incerta se metterlo tra i primi libri però era difficile trovare un po' una chiave poi Nicoletta Pollamatiott ha trovato un progetto secondo me molto interessante, adesso lo descriveremo. Appunto questo perché la moda è molto spesa sui giornali, ne parliamo, ne parliamo sempre le sfilate, i fatturati ccetera e allora come raccontarla e cosa descriverla e l'idea che ha avuto Nicoletta che adesso poi spiegherà in questo suo intervento prima di approfondire una serie di temi proprio lo spirito del libro è quello di capire al di là dei numeri, al di là dei tessuti, al di là dei grandi nomi, al di là delle pasterelle cosa c'è dietro la moda. Noi siamo stati anche al salone del libro di Torino a presentare questo libro e nella fattispecie il titolo del salone era estremamente calzante perché era attraverso lo specchio, allora ho detto questo è proprio quello che vogliamo fare noi cioè non solo lo specchio ma andare oltre lo specchio e attraverso lo specchio, vedere tutti i significati che noi abbiamo nel nostro modo di vestire. Questo per esempio è stato un libro che ha fatto anche riflettere molto me stessa che facendo appunto la giornalista più economica legata alla politica economica quindi i numeri, il fisco, il cuneo fiscale, tutti questi temi, le tabelle, la crescita, il PIL, non mi ero soffermata su quello che poi noi comunichiamo moltissimo come il nostro modo di vestire, chi siamo, cosa facciamo, il nostro umore e come ci vogliamo presentare anche nei confronti degli altri e tutto questo quindi va oltre i numeri ed è stata una riflessione molto interessante per capire proprio come certi stilisti abbiamo scelto dei nomi famosi ma secondo me quello che abbiamo l'impostazione di questo testo va anche oltre questi nomi che sono dentro ovviamente abbiamo fatto una scelta e una scelta è sempre impone una selezione altrimenti sarebbe stato un libro da 300 pagine e comunque c'è sempre questi questi stilisti che hanno o intercettato una fase l'hanno intuita l'hanno tradotta nel nostro modo di vestire che ha significato anche molto pensiamo per esempio alla minigonna all'inizio degli anni sessante è stata comunque un simbolo oppure il jeans che c'è all'interno del libro e quindi questo poi cambia e interpreta la nostra società e i cambiamenti della nostra società per esempio proprio oggi si apre a Roma una mostra sul significato del jeans quindi proprio alcuni giorni di esposizione dedicati a quello che hanno rappresentato dice nella mostra la rivoluzione del jeans perlato fin troppo per ora voglio dare la parola all'autrice così spiegherà bene proprio il significato e quello che ha voluto esprimere con questo libro dito della Lewis University Press diciamolo grazie intanto Nicoletta Picchio e grazie a voi di essere qui eroici la domenica mattina alla presentazione di un libro di moda che parla di moda intanto una cosa che mi fa piacere dire appunto la moda è intesa in questo libro come uno specchio delle nostre abitudini come uno specchio di come dire che esprime tutta una serie di comportamenti la moda è tutto salvo che frivola e leggera è anche un divertimento è un piacere deve essere un piacere però è soprattutto una grande cartina tornasole di fenomeni perché è come come dire come un'antenna che capta che capta le diverse tendenze le diverse i diversi stimoli che ci sono in ambito sociale in ambito culturale li raccoglie e poi li sintetizza rapidissima in un capo in un capo che quando è azzeccato non tutti ovviamente i capi sono azzeccati e non tutti i capi ntrano nella storia come è stata la minigonna diventano iconici e segnano proprio acquistano un loro significato l'idea di questo libro è stato fare che cosa intanto siamo nell'ambito di una valorizzazione del made in italy poi magari ci sarà tempo di parlarne ma se c'è un tema che è abbastanza cruciale in questi anni è il fatto che alcune importantissime case di moda italiane sono state acquisite invece da grandi gruppi stranieri però c'è ancora un forte tessuto invece italiano molto importante noi al sole del 24 ore amiamo chiamarlo la filiera perché la filiera della moda è davvero una filiera che è rappresentativa di tutte le professioni non soltanto dello stilista uno si immagina lo stilista come come punto di riferimento finale ma in realtà dietro c'è una quantità di lavoro e di mestieri della moda e di occupazione enorme quindi abbiamo tutta la filiera e poi abbiamo punte di ccellenza che storicamente sono molto importanti appunto in questo libro dalla la z appunto andiamo da giorgio armani che ha fatto la storia del costume italiano fino a zegna appunto a z ho detto e mezzo dolce cabana renzo rosso e vari altri la scelta qual è stata lo diceva nicoletta certo una scelta è carino se tu magari scegli qualcosa del libro e proprio che mi racconti anche proprio il simbolo c'è giorgio armani si si si dolce cabana e poi arriviamo a numeri a questo 100 miliardi di fatturato di record che ha fatto la moda ma intanto volevo che tu raccontassi perché molto carino interessante sì io volevo dire però perché abbiamo scelto alcuni stilisti e non altri la scelta è semplicissima abbiamo scelto stilisti che tuttora hanno in mano la loro azienda quindi sono stati non soltanto dei grandi creativi ma sono stati molto bravi anche nell'organizzazione gestionale e quindi adesso hanno in mano a tutti gli effetti un brand una firma un impero giorgio armani spa e a tutti gli effetti un impero che non è soltanto moda ma adesso è ristorazione otele eccetera e quindi si sono sono stati molto abili anche dal punto di vista gestionale poiché però sono storie lunghe appunto la scelta è stato di prendere invece un angolo visuale piccolo piccolo no perché io penso che il dettaglio è quello che a volte ci racconta molto di più no un angolo piccolo che poi diventa che poi è la storia e quindi appunto abbiamo scelto di raccontare ho scelto di raccontare giorgio armani partendo dalla sua giacca dolce cabana partendo dal corsetto renzo rosso partendo dal jeans e via dicendo sempre appunto il capo di riferimento il capo con cui hanno scritto la storia e di lì appunto la scelta è di narrare poi il personaggio la sua storia eccetera e l'altra cosa che mi preme dire e poi mi sono disponibili a parlare perché sei una protagonista non sono io io sono quella che ti fa le domande no ma dicevo tra l'altro appunto se se poi avete curiosità è anche bello interagire tanto più essendo un numero piccolo possiamo anche farlo con meno con meno riserve diciamo che è sempre un po' difficile in un pubblico grande fare le domande dicevo appunto l'angolo visuale dell'oggetto e poi la scelta che io ho fatto è stata di trovare un registro narrativo diverso per ognuno degli stilisti perché mi sembrava interessante ognuno ha veramente una storia particolare e quindi per esempio alberta ferretti faccio due esempi non sono 10 in tutto e gli stilisti ma per esempio alberta ferretti il ovviamente il testuto di riferimento e lo chiffon per eccellenza quella è la storia di alberta ferretti e allora l'ho raccontato come una fiaba mi sembrava bello tenere un tono fiabesco perché tutta la storia di alberta ferretti e impostata nell'idea di regalare una fiaba a chi acquista un suo abito invece per esempio dolce gabbana che hanno lavorato tantissimo proprio nel loro stretto legame con la sicilia e quindi con tornatore con madonna con grandissime attori attrici è costruito un po' come una storia cinematografica e via via per ognuno appunto qualcuno un giallo qualcuno una favola qualcuno invece ha un tono molto concitato per esempio per raccontare la storia di prada del nylon ho scelto invece un registro molto duro molto molto secco un po' ispirato a blade runner perché sottotraccia appunto ci sono molti riferimenti a blade runner insomma l'idea è di costruire un libro fatto di dieci storie ogni storia però appunto è autonoma e vive di vita propria e quello che mi piacerebbe è che chi lo legge appunto non lo leggesse dall'inizio alla fine ma si sceglie se le storie che gli interessano di più banalmente perché ha una giaccarmani oppure banalmente perché avrebbe sempre desiderato avere un corsetto di dolce gabbana e non ha mai osato metterselo oppure banalmente perché è curioso di sapere la storia che c'è dietro qualcuno di questi personaggi satto condivido tutto quello lui ha scritto questo libro e in un modo stremamente affascinante per me che ovviamente l'ho letto prima ancora che venisse stampato ha tutta un'atmosfera dove ti prende ti accoglie fa parlare proprio i capi la giacca sembra che è la giacca che racconta Armani non Armani che racconta la giacca lo stesso il jinso sembra il jinso che racconta Rosso non Rosso che racconta il jinso quindi questo è estremamente una scrittura estremamente efficace ma io potrei anche essere di parte perché ovviamente non credete a lei dovete che si può solo toccare con mano cco e qui cominciamo appunto a ragionare un po' anche su prima volevo appunto parlare un po' della moda come realtà industriale che indubbiamente una realtà industriale poi volevo approfondire anche proprio l'aspetto più più sociale di costume quindi partiamo un po dai numeri e della nostra industria che tu hai già toccato un tema su cui io volevo riflettere appunto sul fatto che sono molte marchi sono stati acquisiti da appunto da grandi gruppi esteri alcuni anche penso all'Europiana per vicende anche familiari complesse ieri abbiamo presentato un libro che è sempre nella collana che riguarda il ricambio generazionale il potere organizzare le imprese in un certo modo per farle sopravvivere quando poi i fondatori magari non ci sono più non hanno organizzato il passaggio quindi la moda continua a macinare record l'anno l'anno scorso abbiamo fatto 100 miliardi compreso visto il beauty e anche la gioielleria comunque cresce poi ci soffermino magari un attimo tra lusso e fast fashion allora esistono moltissime imprese quelle che sono citate nel libro sono rimaste in mano italiane ma molti di questi grandi brutti continuano ad avere una grande produzione in italia allora lo scenario qual è riusciremo ad andare avanti con il nostro modello dobbiamo creare anche noi un grande gruppo c'è ancora spazio magari per poterlo fare visto che tanti nomi se ne sono andati poi per esempio è citato Giorgio Armani Giorgio Armani come organizzato per la sua successione perché ormai diciamo non è giovanissimo è in grandissima forma gli elagoriamo però comunque ci sono alcune situazioni che potrebbero essere anche lì borderline allora è aperto veramente un capitolo enorme cerchiamo appunto di provare a raccontarlo in maniera organica ci provo almeno intanto c'è una difficoltà delle aziende italiane non soltanto della moda ma delle aziende italiane tendenzialmente in italia le aziende sono medie e piccole medio medio piccole nel momento in cui devi affrontare ovviamente un mercato che è internazionale una competizione che è internazionale devi soprattutto essere strutturato sulla distribuzione sul retail devi essere molto ben strutturato quindi che cosa è successo per alcuni brand importantissimi anche del mondo del lusso che sono entrati i grandi gruppi francesi sappiamo tutti quali sono il wmash cito il wmash solo perché il più grande e del numero uno ma altri ce ne sono in particolare nel mondo dell'alto di gamma ma noi produciamo alta gamma e soprattutto per quanto riguarda la moda che cosa hanno fatto gli hanno acquisiti ma sostanzialmente hanno mantenuto e questo è importantissimo hanno mantenuto l'identità del brand perché voi se voi ci pensate alcuni alcuni nomi importanti per chi non si occupa di appunto di storia economica alcuni nomi come gucci per esempio alcuni nomi come sto ragionando d'altra voce quindi non mi viene in qua come bulgari noi li leghiamo fortemente appunto all'italia hanno ancora una identità fortemente italiana eppure appunto in realtà la proprietà ed è e se non lo sapessimo qualcuno ce l'ha detto abbiamo letto non lo percepiremmo in realtà non lo percepiamo perché comunque sia i grandi gruppi hanno fatto un ottimo lavoro anche di mantenimento dell'identità delle aziende italiane Fendi ha un'altra che viene percepita è fortemente erradicata a Roma eppure appunto la proprietà estera non solo e qui nel libro ne parliamo ed è una cosa che mi fa piacere gran parte del management di livello dei grandi gruppi steri e comunque italiano quando si parla di moda all'interno appunto del libro questa è la caratteristica della collana appunto che Nicoletta Picco ha impostato c'è sempre un'intervista che è come dire uno sguardo extra rispeccio allo svolgimento del libro e ho scelto di intervistare Antonio Belloni italianissimo che da anni è il braccio destro e sinistro la mente e il cuore del gruppo il VMAS e di Messio Arnaud ed è colui che coordina appunto questo impero di Messio Arnaud e a lui ho proprio chiesto ma c'è una specificità italiana nel management e lui con grande candore dice se c'è una caratteristica al di là appunto di tutte le competenze che bisogna sviluppare questi sono internazionali però lui dice ma nascere italiano ti dà già come dire un punto di partenza avanzato scusa ma basta che guardiamo anche questo soffitto questi capitai tutto questo dove siamo a noi banal per noi è scontato ma non lo è non lo è questo già ci abitua e già abitua appunto alla bellezza già abitua ma è qualcosa proprio lui dice che assorbi senza neanche rendertene conto e quindi dice chi parte già italiano se poi aggiunge appunto studi internazionali aggiunge tutto quello che è necessario così poi parte avvantaggiato e in questa intervista appunto dice che cosa è la specificità pensate pensate adesso un altro grande italiano Beccari a capo di Louis Vuitton quindi moltissimi ma ma la Bellettini una delle donne così citiamo anche una donna una delle entrata nella classifica delle 25 donne più potenti la Bellettini è a capo di San Loran ed è una donna italiana credo che anche Hermesa abbia una donna mi sbaglio non lo so, anche Hermesa una donna beh lì c'è una gestione ancora familiare francese però ecco è interessante questo discorso no quindi noi abbiamo dei grandissimi stilisti dei grandissimi imprenditori perché appunto bisogna essere l'uno e l'altro non basta la creatività quando inizia ad avere un'azienda di queste dimensioni ci vuole la creatività ma ci vuole anche una grandissima abilità gestionale e poi abbiamo appunto un management forte e per arrivare a quello che tu cosa ci ha mancato allora per fare un po' avendoci tutte queste caratteristiche questa forza questa filiera questi minimi e cosa ci ha mancato per fare un salto io penso qualcosa di cui però adesso inizio a vedere traccia e spero non sia troppo tardi e cioè la capacità di fare un po' più rete credo che in questo la tecnologia sia stata e tutto il fenomeno appunto delle blockchain e tutta la necessità appunto di rendersi sostenibili e tracciabili all'interno della filiera della moda sono grandi argomenti io appunto ve li do soltanto per cenni sia per non annoiarmi sia perché appunto richiederebbero ognuno un convegno a parte e tali ce ne sono stati appunto nel contesto del festival dell'economia però diciamo la tecnologia poiché va veloce e poiché ha bisogno di fortissimi investimenti il pensiamo cos'è il passaporto digitale degli abiti e quelli si richiedono molti investimenti molte competenze queste competenze sono di necessità trasversale allora da qui abbiamo iniziato a vedere delle belle alleanze fra gruppi che di necessità sono concorrenti prada e renzo rosso o tb e appunto è il gruppo prada che però insieme si mettono a studiare come appunto i grandi sfide della moda e non solo della moda dell'industria italiana che sono appunto la sostenibilità e anche la tracciabilità di quello che uno fa per la moda è fondamentale cco investono in tecnologia e poi e poi giusto la concorrenza e l'anima no del commercio dell'industria e se c'è una cosa che noi possiamo imparare e poi mi taccio per non debordare troppo in questa risposta ma se c'è una cosa che possiamo imparare dei grandi gruppi francesi il vmash in testa ma richmond tutti i grandi gruppi e che c'è fra i vari brand all'interno del del gruppo una competizione ma forse nata di or compete in maniera veramente fortissima con lui witton bulgari con tifani cioè sono nemici in casa però poi appunto il management condiviso utilizza quella che appunto belloni chiama l'helicopter view lui dice io li metto tutti appunto in concorrenza l'uno con l'altro ma però c'è una visione e quando una best practice di un gruppo funziona per l'altro allora l'applico questa cosa anche mantenendo identità separate quindi non pensando un unico un'unica realtà che acquisisce un'unica realtà italiana ospichiamo che le acquisisce tutte ma nel momento in cui le singole realtà che hanno dimensione alcuni gruppi di cui parliamo dimensioni notevolissime si alleano sulle strategie importanti che sono l'export l'investimento nella appunto nella nella tecnologia l'investimento sulla sostenibilità allora io credo che la sfida si possa vincere e abbiamo dei secondo te un grande gruppo anche in italia potrebbe nascere potrebbe crescere allora non parliamo del futuro del futuro del futuro del futuro che merge da questo festival e che proprio appunto il il futuro no ci siamo abituati a fare a fare previsioni e poi abbiamo visto come appunto la realtà cambia rapidamente e e fatichiamo a tenerle dietro dobbiamo continuamente reinventarci sinceramente la risposta più sincera e non lo so e non so neanche se lo auspico a me quello che piacerebbe enormemente e vedere appunto come abbiamo visto per esempio ai green award vedere insieme georgio ormani miuccia prada e i vari altri stilisti insieme per una causa che è quella appunto della di rendere un po più green la nostra fashion poi in negozio massima competizione perché la competizione aiuta aiuta la creatività e lo stimolo all'innovazione ecco hai toccato vari temi uno della sostenibilità quando siamo stati al salone di torino abbiamo avevamo avuto in platea gli istituti del design tam di tecno istituto tecnico abbigliamento e moda di biella così e abbiamo così stimolato le domande dei ragazzi avevano studiato su questo testo ha fatto delle riunioni e poi hanno formulato le domande abbiamo fatto una presentazione proprio interattiva dove erano i ragazzi che poi avevano trovato i vari temi il tema numero uno che era il più diffuso delle domande dei tuoi istituti era proprio la sostenibilità e abbiamo sordito per le domande sulla sostenibilità l'interesse dei consumatori soprattutto delle giovani generazioni è sulla sostenibilità che sono elementi che escono fuori anche dal libro quanto pesa oggi sugli acquisti sulle scelte la sostenibilità poi volevo toccare un altro tema abbiamo tempo è quello lusso fast fashion perché c'è comunque questa grossa di economia e riagganciandomi al concetto sociale della moda quanto poi si percepisce dell'uno o dell'altro nei cambiamenti sociali e grazie intanto sono molto collegati i temi perché e così anticipo già in parte la risposta fast fashion e l'antisostenibilità ma ne parliamo satto io siccome appunto il tema della sostenibilità è un tema vastissimo e se c'è una cosa e qui faccio ammenda in quanto giornalista e comunicatrice e se c'è una cosa che su cui noi ancora dobbiamo fare molto e rendere la sostenibilità appetibile perché purtroppo quando si parla di sostenibilità è ancora un argomento noioso e invece è importante che questo argomento sviluppi un suo appeal che non sia più vissuto come dovere ma che abbia una componente appunto di piacere e di bellezza questo è fondamentale nella comunicazione della sostenibilità quindi sicuramente trasversale a tutte le storie del libro tutti in qualche modo parlano di sostenibilità perché è veramente l'elemento discriminante soprattutto per l'industria della moda che anche se su questo Bertelli ha un'opinione leggermente diversa ma comunque è una tuttora una delle industrie più inquinanti no e quindi lì sì se ci si vuole rendere appetibili per le nuove generazioni che sono molto più attenti a questi temi bisogna fare qualcosa calo però appunto la sostenibilità in alcuni esempi intanto una delle storie è riservata a Federico Marchetti voi sapete che Federico Marchetti è colui che ha portato sostanzialmente la moda online colui che si è inventato l'e-commerce a cui poi tutti appunto si sono accodati in questo momento Federico Marchetti è alla guida di una task force impegnata proprio sulla sostenibilità e una delle prime cose concrete che hanno messo a terra con la task force è stata fortemente voluta dall'allora a Principe Carlo che nel frattempo è diventato Reiko quindi anche un peso appunto poi nella nella forza comunicativa di questi progetti che ovviamente si è allargato questa task force concretamente la prima cosa che ha fatto è studiare un passaporto digitale che cos'è un passaporto digitale e qualcosa che io leggo a qualsiasi capo una camicia un paio di pantaloni un paio di scarpe inquadro il QR code e so esattamente come è stato prodotto da dove arriva la materia prima chi c'è lavorato quindi una sostenibilità non soltanto ecologica ma anche una sostenibilità sociale e ho la mappa non solo quella è una carta di identità per cui nel momento perché no in cui magari ho investito molto ma quell'abito lì non lo uso più e quindi lo voglio rivendere perché c'è anche un mercato di second-hand che va benissimo soprattutto nel momento in cui compro capi di qualità che durano no perché poi il tema della sostenibilità anche un tema di durabilità arriva al passaporto digitale lì c'è tutto quindi non posso non posso sgarrare diciamo così lì c'è contenuta la storia e questo è l'esempio di Federico Marchetti un altro esempio dal libro sempre molto molto concreto pensiamo che cos'è oggi l'Oasis Zegna. L'Oasis Zegna è un luogo dove si va io sono piemontese d'origine anche se ormai lungamente milanese l'Oasis Zegna è veramente uno dei posti dove si organizza la gitta del weekend perché è un posto meraviglioso pieno di alberi con moltissime attività culturali e naturalistiche ecco quello era un posto deserto una montagna brulla e brutta dove però come viene chiamato Monsugildo e cioè il Hermene Gildo Zegna quando ancora nessuno parlava di sostenibilità e probabilmente anche lui non aveva in mente di fare una cosa sostenibile semplicemente aveva l'idea che gli operai che lavoravano nella sua fabbrica se dovevano produrre cose belle cose fascinose cose appunto cose lussuose dovevano farlo in un posto bello pensate come era illuminato non potevano farlo in un posto brutto perché come fa essere creativo in un posto brutto e allora ha iniziato a piantare alberi fra l'altro se qualcuno si intende di cose naturali e buffo perché ci sono degli studi ed è sempre lo stesso albero cioè geneticamente sono tutti alberi derivati dallo stesso quindi quest'idea bellissima che è una foresta. E' stata un precursore di questo concetto del bello, adesso vediamo cuscinelli con il borgo, il vivere bene e anche questo fatto che si sta molto diffondendo appunto dell'importanza della di una qualità anche del luogo del lavoro per essere anche più produttivi ma comunque per avere un maggiore maggiore benessere nel posto dove lavoriamo sattamente e se ci pensiamo appunto è stato in questo senso tutte queste storie a mio avviso danno un'idea importante certo grande capacità di inventiva sul singolo capo, grande capacità gestionale e poi però una capacità di visione e di anticipare cose prima ancora che abbiano un nome, prima ancora che abbiano un'etichetta. Lui piantava alberi perché voleva che la sua fabbrica fosse in un bel posto. Quindi questo concetto di sostenibilità però questo indubbiamente richiede anche investimenti perché immagina il passaporto digitale quindi c'è la disponibilità e la voglia delle aziende di investire probabilmente sì perché poi ne vedono anche un ritorno dal punto di vista del consumo oppure proprio una missione aziendale perché uno ne fa una missione di quello in cui crede. Guarda in realtà è vero sono investimenti importanti e sono soprattutto sono investimenti di lungo periodo non si può pensare di diventare sostenibili in un anno, sono piani appunto quinquennali e decennali però se le aziende della moda non si attrezzano per diventare sostenibili verranno penalizzate quindi come dire la programmazione è fondamentale non solo si parla tanto di greenwashing ed è vero tante cose sono semplicemente manifesto credo che in questo il giovane Bertelli Lorenzo Bertelli il figlio abbia essendo appunto una generazione diversa abbia forse almeno all'interno del libro secondo me è una delle definizioni più illuminate della sostenibilità lui dice bisogna che i responsabili della sostenibilità siano nel board e contino esattamente come gli altri membri del board lui ha voluto avere tre persone nel board responsabili della sostenibilità perché nel momento in cui i tuoi obiettivi anche di manager sono subordinati al raggiungimento di obiettivi sostenibili allora inizia a fare la differenza nel momento in cui ma come ciascuno di noi poi perché queste cose si calano anche nella nella vita nella vista pratica di ciascuno di noi chi di noi in teoria non dice sì certo bisogna essere ecologici difendiamo il pianeta eccetera chi di noi fa alla lettera la raccolta differenziata pensate esattamente la stessa cosa è proprio precisa precisa non chiedo una risposta però questo per dire come poi no anche nella realtà quotidiana un conto il principio validissimo poi però bisogna calarlo pensate in una grande azienda quando si tratta appunto di investire tanti soldi su un obiettivo di lunghissimo termine se non c'è anche come dire a fine anno una riga che dice hai raggiunto l'obiettivo quindi ti viene riconosciuto magari lo fai con un po' meno attenzione ecco questo aspetto diventa anche quasi tornando all'altra pezzetto della domanda che ti avevo fatto una sorta di spartiacque anche magari tra lusso e fast fashion perché adesso se uno va in giro per il certo tipo di negozi da una settimana all'altro trovi già riassortimento eccetera le sfilate continuano ad essere stati inverno però poi c'è la cruise poi c'è la capsule eccetera per cui è tutto un continuo non c'è più quella divisione che c'era in passato allora questo che tipo di impatto ha anche su sulla produzione sul consumo su sulla anche sulla sostenibilità perché indubbiamente certi capi poi costano di meno e quindi indubbiamente anche l'aspetto degli investimenti può essere così penalizzato. Allora il tema del fast fashion è veramente un tema difficile ed è però il tema della sostenibilità ci sono dei dati che a mio view sono agghiaccianti e cioè il più del 50 per cento dei capi acquistati non viene indossato neanche una volta e questo perché? Perché costa poco uno si lascia tirare lo compra e poi non lo mette mai e va finisce nel cassonetto non che finisce come ho detto prima se va in second-hand se passa a qualcun altro benissimo resta ma altro è comprare una cosa che va dal negozio direttamente addirittura il 50 per cento di questi sono dati raccolti appunto dalla camera della moda fra l'altro quindi una camera che è assolutamente interessata a sostenere no a sostenere la filiera quindi cosa è importante nel mondo della moda in generale si sta parlando di non più di global warming ma di fashion warming è indispensabile come dire comprare meno e comprare meglio il che non significa né ridurre la qualità né ridurre il business perché comprare meno capi essere disposti magari a pagarli di più anche molto di più ma perché durano nel tempo questa è un po l'idea e la soluzione su cui stanno lavorando certo è più facile farlo nell'alto altissimo di gamma e qui sì anche più margini probabilmente più margini e poi appunto qui anch'io mi dichiaro di parte nel senso che questo è il mercato che come how to spend it seguo direttamente quindi conosco conosco molto bene ma appunto in generale chiunque si occupi di sostenibilità in questo momento sta ragionando sulla qualità che non è fatta di quantità e questo è inevitabile perché tutti tutti noi abbiamo molto più di quello che ci serve e allora è molto meglio appunto investire tanto per un capo di qualità che poi dura è quello che racconta brunello cucinelli per esempio no ma tanti altri e il fast fashion con questo continuo riassortimento è veramente penalizzante rispetto poi a una gestione di smaltimento poi moltissime cose invece sono fatte noi abbiamo dei centri di eccellenza per esempio nel bil lese proprio per il recupero dei tessuti dei tessuti usati del recupero diciamo degli scarti che vengono rigenerati e poi appunto riutilizzati su questo e solo anche qui per fare un esempio concreto perché poi secondo me davvero questi argomenti vanno calati nella realtà nonostante ci sia stato il covid quindi con tutte le difficoltà economiche che questo ha comportato per aziende che non facevano bene di prima necessità no come era la moda per sempio il nylon del del gruppo prada che è una delle fibre più utilizzate dal 2021 quindi l'anno immediatamente successivo al covid è tutto rigenerato questo significa che nylon scartato ritrattato ovviamente processato e rigenerato ecco questa circolarità adesso riguarda solo alcuni tessuti alcuni capi alcune collezioni deve diventare appunto generalizzata grazie volevo sapere se c'era qualche domanda intanto dal pubblico prima di voi fare la domanda? lei scuteva la testa prima quindi sarei molto curiosa non la voglio mettere in imbarazzo però io l'ho intercettata e ho detto chi sa se ha voglia di parlare poi sentiamo anche la domanda in prima fila no vi ascoltavo con estremo interesse per carità dico vi ascoltavo con estremo interesse sarò sincero come dire si presenta un po' la realtà che secondo me è rimasta e è morta pre covid allora vi faccio vi dico una cosa due settimane fa qui c'è stato il festival della montagna ci sarà stato un numero che sarà due terzi di quello che sta girando oggi erano tutti vestiti da montagna erano tutti vestiti da montagna erano tutti vestiti di plastica e io ho detto ma come in alto a diesel e schutze in questo vero sarebbero stati tutti vestiti di lana peccato che le pecore devono stare sui pascoli come fa zegna tutti gli altri l'europiano sono andati in argentina ed inquinano e noi siamo 8 miliardi diventeremo 10 miliardi e il capo che costa tanto e dura tanto dura parecchio non lo vuole più nessuno questa è la classica cittadina di periferia dove c'era il negozio bello lo sappiamo tutti no? va via per c'è tu andavi in centro c'era il negozio quello era poco e poi invece c'era il negozio bello che non produceva niente e importava semplicemente e lì si andava a comprare il capo che quando lo provavi tu vedevi questo cartellino già ai tempi quando ancora c'era un'economia che ci sosteneva sostenibile in quei termini era un botto però si durerà tantissimo ma chi è che vuole una cosa che dura tantissimo? la verità è questa che nessuno vuole una cosa che dura tantissimo perché perché la terza volta che ti sanno visto in giro hai stufato perché? perché quel titolo lì dice come ha cambiato il tessuto sociale italiano e vi do una mia ma è molto mia personalissima opinione il tessuto sociale italiano ma anche quello tutto europeo è cambiato che non ci vestiamo perché la mattina entriamo in una sorta di teatro live tridimensionale dove ormai ci vestiamo per decidere che ruolo ci vogliamo affidiare e c'è chi ce lo produce cioè è come quando a Milano vent'anni fa ho vissuto a Milano vado a vedermi il film di Muccino e l'ultimo bacio e siamo usciti in gruppo di 10-30 anni neolavoreati e primi lavori di me distrutti perché mi dico ma questo noi che vita stiamo facendo? che ci hanno anche fatto il film che ci fanno vedere la vita che noi stiamo vivendo cioè siamo talmente programmati che addirittura arriva un altro che già fatto il film per farci vedere come siamo fatti noi usciamo andiamo a comprare degli abiti che sono fatti per darci un ruolo che ci vogliamo affidiare questi abiti o vengono fatti in maniera tradizionale e li inquiniamo in un certo modo o vengono fatti in un altro modo e li inquiniamo in un altro modo e siamo troppi e via andare. Allora le dico ma il made in Italy perché non si è aggregato e la domanda è ma ce n'è ancora bisogno di aggregarlo questo made in Italy ce n'è ancora bisogno di aggregarlo questo made in Italy cioè non c'è il gruppo di Louis Vuitton ma ce n'è ancora bisogno Invece una cosa che volevo chiedere a lei se per caso ha incluso anche che non c'è più Gianfranco Ferre che secondo me c'è l'architetto milanese che ha fatto del corpo umano una struttura su cui applicare una camicia beh anche oggi avrebbe tantissimo. Perché è un grande comunque sentiamo anche l'altra domanda poi facciamo delle risposte una risposta complessiva Non mi è una curiosità mi sono imbattuto qualche anno fa in un esperimento all'estero un paio di scarpe da ginnastica uguali costavano uno e il doppio dell'altra o la metà dell'altra che è la stessa cosa dopo di che si capisce che un era made in England e un'altra made in Taiwan cioè avevano ribaltato la scelta dicevano al consumatore se vuoi un paio di scarpe fatte in Inghilterra con il lavoro regolare così lo paghi 200 dollari se ti accontenti una scarpa uguale fatta in oriente magari con il lavoro minorile c'era un po' la polemica vi ricordate su come la paghi la metà e quindi poi la scelta era io non comprai perché nel dubbio perché non volevo pagare 200 però poi mi sentivo in colpa se comprava il 100 ecco esperimenti del genere sono stati fatti sono diffusi avete dei dati oppure non se ne ha notizia c'è qualche altra domanda così le raggruppo tutte c'è un'altra persona così facciamo una risposta complessiva si salve io sarò molto conciso sono curioso più che altro della di definire la strategia riguardo la cina nel senso la prospettiva anche a lungo termine di questa prosperità comune imposta un po' dal partito comunista e anche tutte le attenzioni che erano state rivolte a questo mercato in termini di protezione del brand quindi anche contraffazione e tutto ecco le strategie che grandi gruppi stanno adottando per questo mercato che obiettivamente si dimostra sempre più importante grazie prego allora sono tre domande che che avrebbero bisogno ciascuna di un convegno di un convegno di risposta quindi parto dalla penultima perché è una domanda molto specifica io non ho in mente ricerche simili non ho in mente dei dati quindi da dare come risposta però mi sembra che questa domanda ci suggerisca un ragionamento molto importante che in parte è anche una risposta alla prima domanda e cioè che sicuramente una buona parte del cambiamento è in capo al consumatore io ripeto ho molta fiducia nelle nuove generazioni perché invece da tutte le ricerche sui centenials più ancora millenials ormai li consideriamo quasi vecchi nel mercato della moda nel senso che il futuro dei centenials l'attenzione alla sostenibilità è molto più sviluppata di quanto non lo era nella mia generazione ma anche nella generazione successiva c'è un tema però fondamentale appunto che è in capo al al consumatore il consumatore per primo deve dare valore valore alla sostenibilità essere disposto anche a pagarla no un po come per anni per fare un esempio altrettanto pratico nel food se tu compravi appunto prodotti di grande qualità e tuttora se compri prodotti di grande qualità chilometro zero tendenzialmente li paghi di più pensiamo appunto italy che cosa ha fatto no rispetto alle grosse catene alimentari con tutto che appunto ci sono ottimi prodotti industriali anche da questo punto di vista quindi un tema in capo al consumatore un tema in capo a noi comunicatori questo è fondamentale per rispondere alla sua domanda perché certo è stato un scalation la moda il covid ha creato un enorme battuta dal resto ma forse non è servito ancora un ripensamento a un ripensamento globale però certo le collezioni una volta erano due volte l'anno e basta adesso sono continue questo anche nel nell'alto di gamma e c'è come questa frenesia questa necessità di dare sempre qualcosa di nuovo continuamente qualcosa di nuovo e un capo indossato due volte già non è il capo giusto quindi c'è un tema di comunicazione di rappresentazione che in capo a chi comunica chi che va fatto in aiuto e in sostegno è un processo lungo lunghissimo io credo che però è un processo avviato ecco questo in questo senso è il mio ottimismo i risultati non li vediamo adesso e anzi non ci sono e la situazione è molto complessa però mi sembra che i germi di un cambiamento che magari non vedrò neanch'io ma ci siano perché intanto perché non si può fare diversamente nel senso siamo arrivati all'estremo no all'estremo e quindi bisogna e poi perché anche nella velocità dei fenomeni e del cambiamento c'è un momento di picco e poi c'è un momento volutivo io credo che questo picco della novità si sia un po' esaurito adesso e che la moda e sono importanti grossi gruppi e gruppi dell'alto di gamma perché nel momento in cui cambiano i grandi intanto incidono da un punto di vista numerico in maniera in maniera forte no un po' come i grandi gruppi dell'otelleria io lo dico sempre occupandomi di lusso quando una grossa catena di alberghi di lusso diventa sostenibili e beh ha un impatto enorme poi nulla toglie all'impegno del piccolo hotel di nicchia che fa un ottimo lavoro però impatta per una quota parte piccolissima quindi il fatto che ci sia molta sensibilità su questi temi nei grandi gruppi e che tutti si siano attrezzati stiano attrezzando significa che è già una priorità almeno in una certa fascia del del mercato certo sarà un processo lungo lunghissimo sulla cina ultima domanda e ho 55 secondi per rispondere e quindi non risponderò sostanzialmente c'è fra l'altro c'è stato un incontro molto interessante qui al festival di trento proprio con il presidente onorario della camera della moda che non a caso si occupa dei rapporti taglia-cina il mercato cinese è un mercato che ha rappresentato un po' l'eldorado per la moda per tanto tempo con tutti però anche le difficoltà oggettive legate a quel mercato un esempio su tutti che citto trasversalmente nel libro è il caso di cui tantissimo si è parlato di dolce gabbana è bastato appunto una un rrore pubblicitario perché fossero i loro prodotti fossero banditi e tuttora ne pagano le conseguenze quindi un mercato complesso difficile che ovviamente rappresenta una grossa opportunità ma che bisogna conoscere molto bene e saper gestire molto bene mi sembra che in questo momento il mondo della moda e anche la camera della moda stia lavorando molto anche a una diversificazione dei mercati no siccome si facevano grandi numeri in cina velocemente è stato un po il il focus di molti ci sono tantissimi altri mercati e più appunto e qui sono gli imprenditori che meglio di me possono possono dirlo più si diversifica anche appunto nella nell'espansione nell'espansione dei mercati più l'azienda è sana so che non ho risposto alla sua domanda ma era veramente difficile in questo contesto però se è interessato appunto su questi temi il presidente onorario della camera della moda sta facendo delle cose davvero molto interessanti e quindi le le le calteggio se ha interesse di approfondimento appunto a seguirlo bene allora grazie nicoletta palla matio grazie a tutti voi che siete stati qui e buona giornata grazie Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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