Le aggregazioni delle pmi e degli studi professionali
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Le aggregazioni delle pmi e degli studi professionali
Il panel ha esplorato l'importanza delle aggregazioni professionali per le libere professioni. La multidisciplinarità e la continuità professionale sono state enfatizzate come vantaggi chiave, con un focus sulla conciliazione famiglia-lavoro per le professioniste.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno a tutti, benvenuti, grazie per essere qui con noi. Mi chiamo Simona D'Alessio, sono una giornalista, sono molto contenta di partecipare al Festival dell'Economia di Trento soprattutto alla Tavola Rotonda che è stata promossa da Conf Professioni Nazionale e da Conf Professioni Trentino. Questa è una mattinata nella quale affronteremo quello che in diverse occasioni abbiamo definito il tema dei temi attualmente per le libere professioni, sia quello delle aggregazioni professionali. Cercheremo di capire innanzitutto che cosa è possibile fare per rendere ulteriormente appetibili e vantaggiose per i lavoratori autonomi ma anche cercheremo di comprenderle proprio dal punto di vista organizzativo per capire un po' quale è lo status quo. Comincio subito con l'introdurre il presidente nazionale di Conf Professioni che è Gaetano Stella. Ti chiedo cortesemente di prendere il microfono. Una bella atmosfera qui a Trento. Sì, innanzitutto buongiorno a tutti chiaramente. Innanzitutto ringrazio la Barbara Lorenzi che ha saputo organizzare all'interno di un evento così importante come è diventato il Festival dell'Economia perché è cresciuto moltissimo nel tempo. Basti prendere il brochure per capire il livello di partecipazione politico e anche rilevante di tutti i settori dell'economia, del diritto. Quindi si trattano i temi più disparati. Praticamente tutta la città è coinvolta in questa Festival dell'Economia. Tutte le sedi dalle istituzionali a quelle più economiche. E quindi essere all'interno di un evento così importante direi che è molto significativo. Poi con Profesione è stato invitato anche a un altro evento che c'è stato un paio di giorni fa al Castello del Buon Consiglio organizzato, quello da sole 24 ore, e quindi con l'intervistatrice Maria Carade Cesari che ho partecipato sul tema della digitalizzazione con un altro tema all'interno degli studi professionali, altro tema di rilevante interesse. In questo momento qua diciamo che i due temi più importanti sono la digitalizzazione da una parte e l'aggregazione dall'altra. Quindi diciamo che avete scelto bene il tema di questo incontro. Allora, giustamente Gaetano Stella parlava dell'importanza di puntare i riflettori su alcuni argomenti. Con Profesioni, per i pochissimi che non lo sapessero, è una confederazione che raggruppa diverse associazioni professionali in tutta Italia che riguardano le tante categorie del mondo ordinistico. Quindi abbiamo quella dell'area economico-giuridica, quella dell'area sanitaria, quella dell'area tecnica. Perché Gaetano secondo te è importante oggi andare verso l'unire le forze, le competenze da parte dei professionisti? Che cosa si potrebbe fare secondo te per rendere più attrattivo l'aggregarsi? Allora, diciamo che qui il tema è veramente grande, nel senso che si potrebbe dire due parole velocemente sul tema aggregazioni. Però partiamo un pochino da più lontano. Allora, i professionisti hanno sicuramente bisogno di unirsi. Una volta si faccia di più all'interno anche delle stesse categorie professionali. Io per esempio sono in studio associato da volte 25 anni per spiegare, sono il dottore commercialista. Perché ritengo che poi c'è stato anche il sistema, quelli che usano la medicina di gruppo, ci sono anche medici, anche quelli hanno una condivisione delle spese. Quindi per la segretaria, il telefono, la luce, l'utenza, si mettono insieme. Ma non è quella l'aggregazione, quella è un'altra cosa. C'è lo studio associato, ci sono le società tra professionisti. Noi stiamo parlando più che altro di società tra professionisti, perché studio associati ormai è uno strumento che viene utilizzato. C'è anche qui l'onorevo de Bertoldi. Buongiorno. Sempre è molto piacere vederti. Perché padrone di casa in realtà. E' esagerato. E quando si parla di professioni? No, proprio l'ho chiamato, guarda, posso dirlo? No, l'ho chiamato al telefono due giorni fa, perché c'era la delega fiscale, c'erano gli emendamenti alla delega fiscale, vi avete detto un po' tardi, però effettivamente, però è sempre un punto di riferimento importantissimo per i professionisti, questo voglio dire, per qualsiasi provvedimento. Poi ha avuto anche il bonus, mi pare che sei tu, non ti occupi del bonus. Super bonus. Super bonus, quindi voglio dire, ha avuto una delega, un relatore su una delle deleghe più importanti in questo momento, quindi questo vuol dire gli ha dato merito. È un amico. Sì, sì. Bertoldi, si può accomodare così può ascoltare il resto del dibattito, prego. Allora, dicevo che praticamente oggi siamo in presenza anche di un grande cambiamento, di trasformazione del mercato e del lavoro in generale. E quindi anche il fatto stesso che la digitalizzazione apporta a una dematerializzazione del rapporto col cliente quindi cambia il rapporto col cliente e soprattutto cambia l'organizzazione del lavoro del cliente. Oggi, più che mai, si rende necessario offrire al cliente una serie di competenze, non soltanto il commercialista insieme con quella del consulente al lavoro dell'avvocato. Quindi l'auspicio è quello di creare delle organizzazioni più articolate, multidisciplinari meglio, di professionisti che si mettono insieme per offrire servizi più adeguati ai nuovi bisogni della clientela. Quindi non è soltanto un problema di divisione di costi come una volta veniva fatto per l'economia di scala, per essere maggiori efficienti, per creare maggiore produttività. Tanto che alcuni studi che sono stati anche fatti di recente sui strumenti ISA, si è verificato che laddove esiste uno studio associato si fa maggiore fatturato rispetto al singolo professionista anche i redditi ovviamente sono superiori in campo ai singoli soci. Quindi vuol dire che la produttività è migliore. Quindi questo è l'auspicio in questo senso di cominciare a pensare meglio. È chiaro che se oggi gli studi e le sodade tra proprietari non hanno decollato, nonostante la legge sia del 2011, quindi il legislatore era intervenuto all'epoca per poter promuovere questo nuovo istituto contratuale, ma poi se non ha decollato bisogna possi i motivi perché non ha decollato. Mi sembra fondamentale questo perché solitamente si fa la norma, poi l'applicazione è tutta un'altra cosa. Insomma se una norma a distanza di 12 anni non ha avuto questo effetto bisogna interrogarsi. Peraltro in questi giorni ho avuto l'occasione di evidenziare qualche numero. Ricordo che ad esempio lo vedo in lontananza il consigliere nazionale dei commercialisti Pasquale Mazza perché proprio la fondazione nazionale dei commercialisti di recente con il consiglio nazionale ha fatto una rilevazione sulle loro società fra professionisti. Questi Pasquale che dopo siamo sulle 1300 all'incirca se non erro, quindi mi sembra comunque un numero assolutamente contenuto di STP. Sì, per il massimo siamo sui 5.000, a livello generale, su quelli che sono i professionisti italiani, quindi un numero veramente irrisibile. Assolutamente. Poi, e questo in caso, Barbara Lorenzi che per me è un'amica, oltre ad avere devo dire un paio di occhiali incantevoli, che sto ammirando perché sono veramente splendidi, potrà parlare, ad esempio, dell'esempio dell'avvocatura. Anche qui di recente la Castaforenza ci ha dato dei dati molto rilevanti. Insomma, se stiamo parlando di 250 società fra avvocati c'è qualcosa che non va, diciamolo, in tutta Italia. E aggiungo, prima di dare appunto in questo caso la parola Barbara, che poiché qui è presente anche il vicepresidente di Narcassa, l'ingegner Massimo Garbari, che saluto, in incognito, e giustamente mi osserva Gaetano, le società di ingegneria che però, insomma, sono un po' particolari, ossia possono avere anche dei soci non professionisti, liberi professionisti, però invece l'ingegner Garbari ne detiene uno in cui sono tutti i professionisti, me l'ha confessato, quindi insomma è una eccellenza in tal senso, sono poco più di 10.000. È un numero sicuramente in crescita, però anche qui non stiamo parlando di cifre rilevanti a fronte del oltre milione e 600 mila di liberi professionisti schitti a ordine e casse, quindi insomma riflettiamoci constantemente. Io appunto ti chiederei la cortesia di passare in questo caso il microfono a Barbara Lorenzi, che non tradendo la sua vocazione di avvocato, ntrerà adesso un po' cortesemente proprio nell'ambito giuridico, insomma, quindi ci dice quali sono le opportunità per i professionisti per aggregarsi stando appunto alla normativa vigente. Prego Barbara. Grazie e buongiorno a tutti. Dobbiamo fare un passo indietro nel senso che questa legge del 2011 è una grandissima opportunità per tutti i professionisti. Prima dell'entrata in vigore di questa legge si potevano fare soltanto studi associati. Solo alcune categorie professionali avevano delle leggi speciali, quindi anche gli avvocati, una legge del 2001 che ci consentiva di fare società tra professionisti, ma solo SNC, società di nome collettivo. Quindi la differenza anche sotto il profilo fiscale tra lo studi associato e la SNC non dava grandi risultati per questo che non ha avuto nessun tipo di successo questa STP tra avvocati del 2001. E c'erano poi anche altre professioni come i farmacisti, appunto le società di ingegneria. I farmacisti erano leggi speciali fatte apposta per alcune categorie. Tutti gli altri non potevano né fare società, né fare società o comunque lavorare insieme tra professioni diverse. Quindi la legge del 2011 è fondamentale perché ha inserito la possibilità, appunto per tutte le professioni ordinistiche, di creare società di capitali, società di persone, anche società di cooperative. Quindi alla fine possiamo usare tutti i modelli presenti nel codice civile. Ovviamente dipenderà dalle esigenze dei singoli soci, della realtà, dai mercati che affrontano. Però il fatto di poter attingere a un modello societario che più si veste meglio sulla situazione concreta, insomma è una grande opportunità. L'altra opportunità è quella appunto di avere la multidisciplinarità come diceva prima Gaetano. Quindi non c'è più quel vincolo di non poter esercitare la professione in via stabile, con una struttura stabile, con altri professionisti. Un'altra novità importantissima è il socio di capitale. Perché il socio di capitale è ammesso all'interno dello studio in una misura di un terzo del capitale sociale. Può esprimere soltanto un terzo dei voti all'interno dell'assemblea per poterlo comunque, fra virgolette, controllare. Questa informazione è molto importante perché oltre alle ragioni che elencava prima il nostro Presidente sui vantaggi di avere le società professionali, quindi a livello di mercato, di sviluppo della professione, io ho fatto una riflessione che vorrei un attimo condividere con voi. Nel senso che mi sono chiesta ma quando serve una società professionale a un professionista? In quale fase della sua vita? E mi sono resa conto che in realtà la società professionale potrebbe servire in ogni fase della nostra vita dai giovani che entrano in una struttura che è stabile, quindi senza quella precarietà che li contraddistingue, senza doverli esporre a costi enormi per aprire degli studi individuali, ma serve anche alle donne. Perché le donne professioniste all'interno di una struttura organizzata, stabile, possono continuare a svolgere a livello veramente alto la loro professione pur potendosi ritagliare del tempo per la famosa conciliazione famiglia-lavoro. Come professionisti il nostro osservatorio nell'ultimo rapporto sulle libere professioni che trovate pubblicato sul nostro sito conprofessioni.eu L'ho creato dal professor Paolo Feltrin che devo dire è un sociologo di fama nazionale, una persona che ha una grandissima competenza nel mondo del lavoro autonomo quindi lo dico, veramente andate sul sito, troverete anche i precedenti, probabilmente sono veramente delle ottime rilevazioni, scusami Barbara. No, no ma infatti volevo proprio invitare ad approfondire l'argomento perché i dati, se elaborati e se ragionati, danno tantissime informazioni. Le professioniste di tutto il comparto delle libere professioni sono circa il 39% nell'area di età tra i 35 e i 54 anni. Diventano il 23, se non ricordo male, dopo i 55 anni rispetto ai maschi e aumentano invece nella fase più giovane, il 42. Ecco questa è ovviamente una rilevazione che va un po' in controtendenza rispetto all'ordine degli avvocati, per esempio, dove abbiamo raggiunto il 50 e 50. Però io ho fatto un ragionamento che non so poi se Gaetano è d'accordo, ma io credo che l'assenza delle donne, quindi la professione che ci fa abbassare la media, siano le professioni tecniche perché abbiamo poca presenza femminile. In ogni caso la società professionale serve alle donne di qualunque comparto all'interno del mondo del lavoro e anche delle libere professioni. Serve la società tra professionisti anche per il socio, il professionista maturo che vuole espandere, come diceva anche Gaetano prima, ma serve anche questo ritorno al socio di capitale, al socio in uscita dall'attività professionale. Perché se ci pensate, quando un professionista individuale esce dalla professione perché va in pensione, perché cambia vita, perché cambia lavoro, perché cambia città, chiude la porta dello studio e perde tutto quello che ha costruito. Un patrimonio di rapporti, di conoscenze, di relazioni, di know-how, di organizzazione che va vanificato in un batter d'occhio. Invece se sono all'interno di uno studio professionale, un STP magari a livello di socio di capitale, un SRL, quando me ne vado, mi cancello dall'albo, posso trasformare le mie quote da socio professionista a socio di capitale, misura del 30%. Che vantaggio ha? Che continua a beneficiare comunque di quello che ho costruito, un pezzettino, negli ultimi anni. Oppure posso cedere le mie quote con un semplicissimo passaggio di quote. Ma quello che diceva Barbara Lorenzi mi faceva venire in mente un'opportunità, lo dico a Gaetano perché è un grandissimo conoscitore di quello che si agita nel vario mondo delle professioni. Qualche anno fa una cassa di previdenza, quella dei consulenti del lavoro, avviò l'iniziativa della cosiddetta staffetta, tre ricordi, la staffetta intergenerazionale, che appunto voleva essere un modo letteralmente per darsi la mano fra professionisti con i capelli bianchi professionisti giovani, perché io ti passo lo studio, la cassa ti aiuta con un contributo. E però a Gaetano, Barbara, questa opportunità non decollò. Io mi ricordo che me ne parlarono i vertici di quella cassa di previdenza e si parlava veramente di un'ammanciata proprio di liberi professionisti che hanno fatto, come diceva giustamente Barbara Lorenzi, di sperdere questo patrimonio. Secondo te, questo te lo chiedo proprio come valutazione da persona che pratica da molto tempo questo mondo. Ci sono un po' di resistenze, secondo te, culturali nell'aggregazione o nel passaggio? Questo purtroppo è uno dei grandi mali del professionalismo italiano, cioè nel senso che, a parte il nanismo, siamo individualisti e siamo anche, ci piace il piccolo no, piccolo no nel senso che ha sempre dato bene il piccolo, però adesso di questi tempi, con il mercato che è diventato competitivo, mercato globale, anche se adesso il termine globalizzazione ha subito un'inversione di tendenza, però nell'ambito degli studi professionali invece noi ci troviamo a confrontarci con soggetti molto forti, non parlo di società, di avvocati, parlavo giorni fa, una società che ha 230 dipendenti in Italia, capite anche voi che è difficile competere con questi soggetti che ci sono, soprattutto nella delle professioni tecniche, ci sono addirittura 800 ingegneri, ci sono in una società a Milano, quindi per spiegare questa difficoltà di competere con questi soggetti, quindi il singolo o sia contenta di quello che una volta noi chiamavamo lavoro di bassa malovalenza, che mi dispiace dirlo perché è un termine un po' negativo, però la contabilità e tutte quelle attività minimali che comunque tengono in piedi un'attività dello studio, però che adesso con i nuovi sistemi di digitalizzazione e informatizzazione, purtroppo tra poco non potremo neanche più farla questa attività, per cui dobbiamo cominciare a pensare a svolgere attività di tipo diverso questo lo possiamo fare soltanto se ci vediamo insieme. Quindi giusto il ricambio interagirazionale, perfetto. Ma io direi anche sui giovani, dato che i giovani adesso c'è questa grande difficoltà, io lo chiamo crisi vocazionale, perché ormai purtroppo quelli che escono dall'università, a parte che c'è un problema anche di natura demografica, perché c'è un calo importante della popolazione, quindi dai 15 ai 29 anni non possiamo più aspettarci i numeri di crescita che abbiamo avuto fino al 2014 che le professioni sono tantissime, sono implementate ogni anno, tanto che in Italia abbiamo sempre detto dal rapporto il numero dei professionisti più alto d'Europa in rapporto agli abitanti. Adesso non ci sarà più, c'è stata un'inversione di tendenza sempre in calo, un po' per motivi demografici, un po' per la scarsa appettabilità di fare attività professionale, motivi potete immaginare, insomma no, tanto lavoro, cioè soprattutto alcune professioni ti richiede un impegno notevole, responsabilità tanta, e qui bisogna fare un appello alla politica, perché sembra che il professionista sia sempre responsabile solo lui, tutele, quelle che sono, cioè pochissime, soprattutto per le donne che sono alla conciliazione, quindi oggi un laureato, quelli che sono quelli che si arrivano alla laurea, perché abbiamo visto che anche in Italia ascoltiamo anche una difficoltà a laurearci, si laureano più le donne degli uomini in questo momento, quindi la difficoltà è proprio quella di avviare un'attività libero professionale con tutte queste problematiche, siamo usciti addirittura il 22%, neanche il 28%, continuiamo a scendere, una volta abbiamo un'alta professionalità, perché il professionista con il ruolo che svolge nei confronti della pubblica amministrazione, del cliente, dell'istituzione, dell'impresa, ha fatto crescere il sistema in Italia, oggi ci mancano queste competenze purtroppo, ci mancheranno sempre di più, allora i giovani adesso vogliono anche dopo la pandemia avere meno responsabilità, più tutele e anche un reddito che sia almeno dignitoso, dico che sia chissà quale reddito, tutte cose che confliggono con il ruolo del libro professionista, però in questo caso, se si creassero le opportunità di inserirsi all'interno di uno studio associato, cco che allora sarebbe diverso, la professionista potrebbe specializzarsi, provate ad immaginare quante nuove professionalità ci sono all'interno di una professione, il welfare, il green, il digitale, cioè ce ne sono di ogni genere, nuove professioni con la stessa laurea che uno ha, la sostenibilità, cioè sono di tutti i tipi, quindi uno potrebbe specializzarsi, svolgere un ruolo in un determinato arco di tempo conciliare meglio i tempi di vita di lavoro, lavoro ha più flessibilità nel lavoro, cioè può lavorare da smart working, può lavorare dentro in studio, capito? Quindi questo farorirebbe l'ingresso dei giovani, riceverebbero un compenso per un'attività che svolgono in un tempo magari limitato, con meno responsabilità e meno rischi. Quindi questo potrebbe essere un elemento ulteriore per fare aggregazione. Molto interessante quello che dici, peraltro guardando anche al di là delle categorie che abbiamo finora raccontato, fin di cui abbiamo finora parlato, mi veniva in mente quello che ieri raccontava il Presidente del Consiglio nazionale dei Notai di Roma Giulio Bino, che diceva, noi cerchiamo di far comprendere che la professione notarile non è quel monolite statico che si può immaginare, ma può essere una professione multiforme. Ultimamente si occupano tantissimo, ad esempio, del terzo settore, insomma, di temi che hanno a che fare con il sociale, con la nostra vita, con il dopo di noi, con tutto quello che ha a che fare con il mantenimento il più possibile, insomma, di un certo tipo di legami familiari, con le questioni che non sono più soltanto quelle di un tempo. E aggiungo un altro elemento, invece, che riguarda un'altra grande categoria, che naturalmente rappresentata anche all'interno di ConfProfessioni, i medici e i dentisti. Noi sappiamo che abbiamo una carenza costante di professioni sanitarie, peraltro la Cassa di Previdenza dei Medici, l'Empam e Videnzia, che siamo nel boom di quella famosa gobba previdenziale, perché, appunto, ci sono i cosiddetti boomers che stanno andando in pensione, quindi noi viviamo una fase nella quale evidenziare le eventuali carenze della categoria, riguarda un'area e l'altra, potrebbe davvero essere utile. Su questo argomento viene in mente un'altra cosa importante che riguarda proprio l'area sanitaria, perché oggi, per esempio, i dentisti stanno facendo anche una battaglia giusta, diciamono, lo stanno facendo in Parlamento, penso che si sappia quanto fa una forte pressione di lobbying perché loro accusano un po' tutte queste società di capitali che sono entrati prepotentemente nell'area odontoiatrica dove è il capitale che governa e tutti i dentisti lavorano in collaborazione spostandosi da una società a un'altra, quindi senza garantire quel servizio di qualità che invece era una delle basi della professione del dentista, sempre stata la professione più libera sotto questo profilo. Però al di là del caso del dentista, che capisco che bisogna invece ritornare a essere quella che era la salvaguardia dei diritti del cittadino, perché abbiamo visto poi come certe società sono finite anche, in bancalota defraudando di fatto anche la clientela, il problema del capitale è un problema non indifferente, lo diceva bene prima Barbara, adesso c'è la possibilità di inserire anche il capitale, che non deve essere visto come un mostro il capitale all'interno di una società da professionisti perché questo ci si uniformerebbe meglio rispetto a quello che accade in Europa dove il capitale è presente e dove quindi è necessario quindi la competizione, perché il capitale deve essere visto quando c'è bisogno di investire nella propria attività, perché soltanto comprare banche dati o altro, quindi bisogna fare degli investimenti quindi a parte il fatto che il capitale potrebbe anche essere all'interno non molto lontano non è che dobbiamo cercare il capitale di chissà quale, quindi anche vicino all'ambito del professionista quindi questo potrebbe creare quei progiusti per far diventare più competitivo uno studio professionale che poi quello è l'obiettivo principale. Assolutamente sì. Allora io adesso mi volto qui alla mia destra perché ho lasciato un pochino solo soletto Marco Natali, il presidente di Fondo Professioni, ma semplicemente perché con Gaetano e con Barbara abbiamo visto anche degli elementi un po' di carattere politico categoriale che vanno comunque al di là naturalmente della questione aggregazioni. Fondo Professioni si occupa davvero dalle radici del sostegno al libero professionista in ambito formativo e non solo, quindi visto che so che hai preparato delle slide ti chiedo, tu qui hai il puntatore, noi le possiamo vedere così per cercare un pochino di capire che cosa si può fare davvero per incentivare ancora di più le aggregazioni. Prego. Buongiorno a tutti. Grazie di essere venuti qui un sabato mattina ad ascoltare noi, insomma che questo è già una notevole manifestazione di interesse e di impegno. Grazie a tutti i colleghi della co-professioni di Trento che ci hanno fatto tutto del Trentino, che ci hanno fatto questa magnifica accoglienza con questa bellissima sala. Grazie al nostro presidente che è venuto da Vicenza fino qua e quindi ci ha dato un grande appoggio dal punto di vista morale. Io sono Marco Natali, faccio il presidente pro tempore di Fondo Professioni. Fondo Professioni cosa fa? Finanzia la formazione per i dipendenti degli studi professionali. Noi diamo contributi a fondo perduto per la formazione. Questo è sempre stato il nostro ruolo. Erogatori di risorse. Vediamo. Da dove partiamo? Volevo farvi fare un ragionamento sul contesto. Qui abbiamo già affrontato una serie di aspetti importanti. C'è un momento economico particolare, c'è una crisi demografica, c'è la crisi di vocazione, diceva il presidente, c'è una crisi l'onorevole Bertoldi ne ha sentito parlare tantissimo, credo, da tutto il mondo dei professionisti, ma che riguarda anche le imprese. Il fattore YOLO, You Only Life Once, l'ha incentivato il Covid, ma i nostri collaboratori, ma anche noi alla fine della fiera, facciamo un ragionamento che si vive una volta solo proprio proprio di dover fare tutti i sabati e tutte le domeniche in studio, facendo le ore piccole e massacrandoci come si faceva una volta, non è più neanche dato così simpatico. Chiaro che c'è un momento economico con una crisi, ci sono tutta una serie di situazioni che vanno ben attentamente valutate. È anche vero che cosa sta succedendo ed è una tendenza che vediamo anche noi di fondo, che è data dal mercato, dalla necessità di sopravvivenza degli studio delle aziende all'aggregazione. Io vedo che mi rimangono, abbiamo avuto periodo 2019-2022, un periodo di grande calo per le casse integrazioni, il blocco del lavoro dei contributi erogati, perché il fondo viene finanzato con contributi pubblici pagati dai datori di lavoro all'IMPS. L'IMPS rigira in base all'opzione queste somme ai fondi. Tantissimi fondi hanno avuto cali del 20-30%. Il nostro fondo è rimasto stabile, il che significa che da noi la cassa integrazione c'è stata ma non elevatissima. Abbiamo visto una moria di studi ma un incremento nel numero dei dipendenti. Quindi mi calano i datori di lavoro, mi crescono i collaboratori. Perché? Perché si sta polarizzando, come stavamo dicendo. Ci stiamo, lo diciamo prima, è una necessità, ma chi l'ha capito, magari non ci è esplicita come necessità, ma è un obbligo. Chi vorrà sopravvivere dovrà per forza dare un approccio diverso, professionista e individuale, ormai a un tempo limitato di esercito dell'attività. Dovrebbe sempre più andare. Avevamo la fortuna che si diceva perché il viceministro Leo ci ha garantito in tutte le sedi che il trattamento delle società tra professionisti virerà verso l'impostazione che c'è nei confronti delle società di ingegneria. Ci sarà una maggiore attenzione al conferimento degli studi in società senza quello che oggi diventa una realizzazione dei processuali. Quindi quelle dodici proposte che abbiamo fatto come confederazione al sistema, la parte politica, dobbiamo dire che in questo momento le ha veramente accolte e ne siamo soddisfatti. Ma questo perché andiamo verso un cambiamento importante nel settore del mercato. È chiaro che c'è anche una multidisciplinarietà. I clienti entrano in studio, si discuteva prima, i clienti entrano in studio e non gli basta più avere il commercialista e il consulente del lavoro, almeno da me io faccio il commercialista, il consulente del lavoro che risolva i problemi, gli serve anche il tecnico e potendo si farebbe fare anche un'attacca, un'ecografia. Lo psicologo lo facciamo già spesso noi i commercialisti, i consulenti del lavoro o i avvocati. Quindi ci capita anche questo. Lo psicologo confessore, direi Marco. Più confessori, esatto. E in questo momento chiaramente diventa fondamentale la capacità di competere. Per fare questo è evidente che il cliente non ha solo l'approccio con noi, che siamo per fortuna a essere limitati a 24 ore al giorno lavoriamo magari 12, 13, 14, di più non riusciamo. E quindi c'è la necessità di avere una struttura che si è in grado di soddisfare, far percepire al cliente la catena del valore, che lo studio che il professionista produce è sempre più difficile e vale per tutte le professioni. Ecco perché diventa fondamentale la preparazione anche dei collaboratori, da chi risponde al telefono, chi apre la porta, a chi poi dopo dialoga e segue le pratiche perché noi chiaramente dappertutto non possiamo essere. Ci sono nuovi modelli di lavoro, lo vediamo noi che stiamo trattando il nuovo contratto collettivo nazionale. Cerchiamo di cambiare anche quella che è l'impostazione del lavoro. Lo smart working ha fatto un accesso ma si ragionava col Presidente prima di fare anche la logica di un lavoro stagionale perché nei luoghi turistici, io vengo da Verona, tutti i colleghi che lavorano sul lago, da Pasqua a settembre sono sommarsi di assunzioni, licenziamenti, cose temporanee, fatture, tutto da fare, tutto in fretta, poi dopo ci si ferma. Allora 12 ore di lavoro al giorno con straordinari e poi potrebbero fare 6 ore al giorno. È un disequilibrio che andrebbe normato visto che fa parte degli aspetti che possono regolare i contratti collettivi di lavoro. Chiaramente il mercato si rivolge sempre di più ai professionisti perché i clienti si sono abituati, se mi consentite non è pubblicità ma è colpa di Amazon, che ci ha abituato che alzano il telefono e domani hanno qualsiasi cosa che chiedono da qualsiasi parte si trovi, quindi ti chiamano, dice ma ieri, credo che tutti durante il Covid, soprattutto quelli delle professioni economiche, usciva l'annuncio del Presidente del Consiglio dei Ministri che faranno il DPCM la sera del sabato, la domenica mattina, il cellulare aveva i messaggi o le telefonate dei clienti che dicevano ma allora lunedì cosa facciamo? Se lunedì non vedo il DPCM, fammelo leggere e poi dopo ti dico. Quindi è diventata una follia e un'isteria collettiva sul sistema. Chiaramente sul mercato, come si diceva prima, sono entrati ben altri soggetti che in questi momenti sono alcuni attori, soprattutto nell'area sanitaria c'è una grossa invasione di grosse società, meno nell'area tecnica, tranne quelli che vengono dall'estero e quindi qua faccio un appello visto che abbiamo il Senatore Bartoldi, ma Urso sa benissimo come muoversi, abbiamo il problema di queste società che dall'estero stanno erodendo l'attività del mondo delle professioni nazionali ci sono degli altri soggetti che stanno ancora guardando, c'è tutto un mercato cinese, c'è tutta una serie di situazioni particolari che si sta muovendo verso il nostro Paese, perché? Perché siamo risorse, ricordate la polemica dei balneari, quindi delle concessioni balneari. Cosa ci interessa prevalentemente a questo punto? Qual è lo scopo della formazione? È quello di preparare meglio quelli che sono i nostri collaboratori, perché dovremmo aumentare in una grande competitività lo studio che riesce a lavorare meglio, dare le risposte più in fretta, che riesce a fare in modo che i collaboratori si sentano sempre più coinvolti, è lo studio che vincerà. Abbiamo un'intelligenza artificiale che ci fa da un lato piacere e dall'altro paura, ma chi saprà utilizzare lo strumento in maniera intelligente, perché il problema non è l'intelligenza artificiale, la stupidità umana di solito, non è quello. E quindi il vero problema sarà questo, ma ci sarà lo studio che utilizzerà bene l'intelligenza artificiale e avrà costi di gestione di 20 mila euro e chi con la vecchia struttura ne avrà 150 mila euro sparo sugli avvocati, perché sono diventati la casistica di riferimento, visto che chart GPT ha superato l'esame di abilitazione alla professione di avvocato, che ti tirano fuori in poco tempo, pochissimo tempo, tutti i casi ti preparano la bozza di ricorso, ti tirano fuori tutte le casistiche in cui sono state vinti tutte le giorni di prudenza, l'impostazione è ovviamente anglosassone, però si muove, è una cosa che apprende, tenete presente che tutte le macchine, quello che vi diranno chiunque che si occupi di sicurezza informatica, vi dice che oggi gli strumenti dell'intelligenza artificiale sono stati da macchine che si specializzano ognuna nell'apprendere, nell'affrontare e approfondire un tema, la geografia piuttosto che la storia, piuttosto che l'economia e poi dopo passarsi in un secondo, in una frazione di secondo fra di loro tutte le informazioni, quindi la capacità di calcolo e la velocità noi non ce l'avremo mai, anche solo per ricercarla, quello che apprende una macchina automaticamente lo apprendono tutte, quindi mi fa un po' se insolida della Matrix, però se ci pensate un attimo vi rischio vero a questo qua. Cosa facciamo noi? Il fondo finanzia, come dicevo prima, eroga le risorse per il mondo delle libere professioni, diamo le risorse e abbiamo tutta una serie di iniziative, diamo anche una serie di priorità alle attività che prestano particolare attenzione alle differenze di genere per ridurre le differenze di genere, al sistema ambientale che hanno l'integrazione, alla digitalizzazione, all'informatizzazione degli studi, quindi c'è una particolare attenzione del nostro fondo a finanziare, non più a erogare a chiunque ci chieda le somme, ma puntiamo a erogare le somme a chi punta su settori specifici, quindi siamo passati da erogatori di risorse, come sono la maggioranza dei fondi interprofessionali, a coloro che cercano di indirizzare la formazione e quindi la gestione delle risorse su argomenti specifici. Dall'inizio abbiamo erogato oltre 100 milioni di euro, quindi direi che siamo stati costituiti con un decreto, siamo stati costituiti con un atto notarile, ma riconosciuti dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel 2003, il 29 di dicembre 2003, quest'anno sono 20 anni del fondo, e da allora abbiamo erogato, lo loro governo Berlusconi, abbiamo erogato la bellezza di 100 milioni di euro, solo dal 2018 abbiamo erogato la bellezza di 37 milioni di euro, quindi direi che di risorse agli studi professionali per la formazione dei collaboratori li abbiamo dati. Ribadisco, qualcuno con me si è lamentato perché dice ma i miei piani non passano mai, per forza, perché c'è una commissione esterna, stratta a sorte, che valuta i piani, se prendi 5, è come i compiti in classe, se prendi 5 non puoi essere promosso, chi prende da 6 in su, finora finanziamo tutti i progetti. Finanziamo tutta una serie di progetti, come vedete diversi, dal training voucher e quindi questi sono i famosi, così la formazione è a catalogo, si compra un catalogo, più che formazione è aggiornamento, capita di avere necessità di formare il dipendente sulla riforma fiscale, sulla crisi di impresa, piuttosto che sulla dichiarazione dei redditi, noi finanziamo queste cose, ci sono enti attuatori che hanno dei cataloghi famosissimi, non facciamo pubblicità, ma i cataloghi vengono accreditati o a livello regionale o a livello nazionale e quelli vengono finanziati, diamo fino a 1000 euro per ogni corso di formazione. On the job, questi invece sono una novità che abbiamo introdotto l'anno scorso, non ha avuto un grande successo immediatamente perché non è conosciuta, ma questi sono piani riservati a studi ed aziende per la formazione massimo di 1-3 dipendenti, fino a un massimo di 3 dipendenti, on the job. On the job, cioè noi, diciamo, caro enti attuatore, studia il bisogno dello studio di Marco Natali, vedi le collaboratrici del studio di Marco Natali di cosa hanno bisogno, ci è venuto in mente al periodo della fatturazione elettronica piuttosto che il cambiamento del software dove quando vai a fare i corsi compresi nell'installazione è tutto facile, con i tuoi clienti hai tutte le eccezioni del caso, quindi abbiamo detto no, allora voi venite, formate i collaboratori sul mio studio, sui miei casi, sulle mie problematiche noi eroghiamo fino a 4000 euro per coprire, per ogni studio, per coprire questo tipo di formazione, finanziamo anche i master universitari di primo e secondo livello, quindi le specializzazioni per la triennale e fino a 1500 euro sulla triennale e sulla specialistica. Facciamo progetti, questi sono quelli classici, sui progetti monoaziendali per le aziende, finanziamo i progetti monoaziendali, abbiamo finanziato il fondo nuove competenze, stendo un velo pietoso su quello che sta facendo Ampal, ho già fatto polemica giovedì al forum del lavoro a Modena con il consulente del lavoro, perché Ampal riesce sempre a scaricare sui terzi i ritardi e le mancanze, e abbiamo avviato un progetto nuovo che è l'Atlante del lavoro, perché ci rendiamo conto che molto spesso si fa formazione, vengono rilasciati gli attestati, ma quanto di questa formazione effettivamente diventa bagaglio, diventa patrimonio della persona che ha fatto la formazione? Molto poco, da questo punto di vista stiamo cercando di trovare uno strumento per valutare, non è una pagella, non è un libretto formativo, ma per valutare quanto e con che capacità gli enti formano veramente le persone, perché sapete che nel mondo della formazione ci sono truffe di tutti i tipi, ci sono i corsi più o meno utili, noi vorremmo finanziare cose che rimangano veramente sul mondo degli studi e che facciano veramente l'interesse dei collaboratori e degli studi che quindi questi collaboratori mandano a formarsi, perché spendiamo non tanto per formarle, perché a questo punto il corso lo fanno finanziato dal fondo, però il datore di lavoro manda un dipendente e non ce l'ha più in studio. Facciamo interventi pluri aziendali perché possono mettersi insieme anche più studi, ovviamente per corsi più grandi, e network di studi aziende, abbiamo avviato da tre anni il progetto RETI, cioè se si riesce a mettere insieme più strutture che abbiano almeno 200 dipendenti, si possono gestire in autonomia la parte formativa e gestirsi i progetti con le risorse loro, abbiamo una gestione patrimoniale autonoma per ogni RETE e ognuno ha i suoi soldini del suo 0,30% che viene dal monte salario, versati dentro lì. Sinergie, vi dicevo prima del PN del Fondo Nuove Competenza, qui c'è tutta una problematica di documenti da presentare, noi ce lo siamo fatti in casa in sinergia con il nostro ente bilaterale, abbiamo pensato bene di trovare una soluzione di questo tipo, i nostri collaboratori vengono mandati, i collaboratori degli studi vengono mandati, il fondo finanzia tutta la formazione, la formazione fino a 40 ore annue, il costo della formazione pagata da noi, ma l'assenza del dipendente da studio, il costo della retribuzione del dipendente da studio viene rimborsato tramite semplice domanda dall'ente bilaterale, chiaro che bisogna essere scritti al sistema, quindi applicare il contratto, pagare a EBITRO, essere scritti al fondo e in questo caso quindi l'unico costo che incide sullo studio è il costo dei contributi versati per il collaboratore perché il corso lo finanzia il fondo e la retribuzione viene rimborsata direttamente da EBITRO. Tenete presente che EBITRO rimborsa anche tutta la parte relativa per gli studi professionali che applicano integramente il contratto, rimborsa il 100% dei costi sulla privacy, sull'antiriciclaggio e la salute e sicurezza sul mondo del lavoro. Quindi tutti i corsi di salute, sicurezza, privacy, antiriciclaggio vengono totalmente finanziati da EBITRO. Concludo perché credo di aver sforato i tempi, diventa assolutamente necessario affrontare la sfida con nuove competenze noi siamo qui cercando di portare gli studi, incentivare gli studi, no privandoli, ma dando premini, quindi dando una premierità ai progetti che hanno una maggiore attenzione al mondo, a quelle che sono le innovazioni nella formazione e alle esigenze che ci sono oggi nel mercato degli studi professionali con un approccio interdisciplinare perché vorremmo spingere i professionisti a mettersi insieme perché la necessità per sopravvivere quella di dare risposte complesse a una situazione complessa integrando ovviamente tutti i saperi delle varie professionalità, integrando le capacità degli studi anche dal punto di vista relazionale perché diventa fondamentale. Ci saranno le macchine, parlavo con i medici, medicina telematica, la telemedicina, tutto quello che volete, ma però l'anziano che avrà le analisi fatte dalla macchina, però il conforto del medico che gli dice, dell'essere umano che gli dice guarda sì però tu con l'esterologo ce l'hai sempre avuto alto ai trigliceridi, bevi un bicchiere di vino di meno, è un'altra roba che la macchina questa è. Ma in Trentino questo non lo si può dire, bevi un bicchiere di vino di vino. Nemmeno Verona, e tutto questo per parlare di competitività degli studi che deve essere vista proprio con l'ottica della squadra, cioè il funzionamento di uno studio è premiante e vincente se tutta la squadra riesce a dimostrare la competitività e la preparazione. Come Mastrotta ho fatto l'intervento non vivendo le pentole ma ho cercato di illustrarvi quello che facciamo come fondo, grazie. Grazie Marco Natali, per l'altro abbiamo capito che la formazione in generale è bella se fatta anch'essa a raggio ampio, quindi come noi parliamo di aggregazione, quindi questa necessità di ampliare il proprio giro di competenze allo stesso e per la formazione, però mi veniva in mente che quando parlava Marco, ovviamente è stato citato un periodo particolarmente funesto quello del Covid del 2020, io ricordo che proprio in quell'occasione COF Professioni, evidenziando davvero questo massiccio ricorso alla cassa integrazione, ricordava l'importanza del dipendente degli studi, perché molti vostri colleghi nel tempo mi dicono che un professionista cerca il più possibile di affidarsi a persone, scusate il gioco di parole, il più possibile fidate, quindi investire anche in questo caso su collaboratori che possano essere davvero importanti per il buon andamento dello studio, significa anche lì effettuare un altro tipo di aggregazione tra personale dipendente, personale libero professionale e così? Noi su questo abbiamo sempre lavorato e quando abbiamo introdotto addirittura il contratto, addirittura nel 2003, abbiamo inserito per la prima volta in Italia all'interno di un contratto collettivo l'assistenza sanitaria integrativa rivolta proprio ai dipendenti studi professionali, perché il dipendente una volta entrava nello studio professionale e poi migrava entro altri contratti che erano molto più remunerativi e altro. E allora per poterli fidalizzare abbiamo introdotto questa opportunità. Oggi gli iscritti alla cassa di prevenenza, alla cassa di assistenza sanitaria sono quasi 280 mila, quindi un numero decisamente molto importante e questo loro beneficiano di tutte le integrazioni al servizio sanitario nazionale. Dopo è chiaro che alcune prestazioni sono anche, chiamiamole sostitutive, non solo soltanto integrative e questo è uno dei grandi problemi che adesso sono nel dibattito politico. C'è anche una commissione che sta studiando appunto sui fondi sanitari integrativi, perché ormai tutti i contratti li prevedono. Ma la realtà di uno studio professionale è quella della necessità di avere un rapporto stretto, per l'altra parte noi viviamo costantemente con i nostri dipendenti, ma nello stesso tempo abbiamo pensato allora anche nel contratto del 2018 di inserire anche delle tutele maggiori per il datore di lavoro. E quindi per quelli che hanno i dipendenti iscritti che pagano la bilateralità dell'assistenza sanitaria che dicevo prima, automaticamente, senza aggiungere altro, hanno anche loro la garanzia dell'assistenza sanitaria rivolta al datore di lavoro. Perché è chiaro che noi se il dipendente sta bene andiamo tutti bene perché se comincia a stare a casa in malattia, subentano di grandi problemi e nello stesso tempo il datore di lavoro, se è assente dallo studio, capite che voi che cosa può significare per il lavoratore dipendente che potrebbe mettere a rischio la sua tenuta del lavoro chiaramente. Quindi questa simbiosi tra datore di lavoro e lavoratore è assolutamente indispensabile proseguire. Poi sulla formazione, ha detto benissimo, anche noi abbiamo tutto l'interesse di farli crescere i dipendenti, ma l'importante è che il fondo professionale non è un formificio, cioè il senso che facciamo la formazione standard. Se adeguate i tempi che passano, che è un dato molto significativo, quindi per aggiornare le competenze del nostro personale dipendente su quelle materie che oggi sono purtroppo il pane quotidiano, diceva prima, dell'intelligenza artificiale, poi c'è la privacy, l'antiriciclaggio, tutte materie che sono state scaricate sullo studio professionale, ma che noi cercheremo anche di demandare ai nostri dipendenti sinceramente, purché ovviamente hanno le competenze per farlo. Certo. Allora noi adesso abbiamo all'incirca poco più di una decina di minuti. Io volevo entrare su un argomento che Natali ha ricordato rapidamente che attiene un po' più all'ambito politico. Infatti, do anche a Barbara il modo in cui lo abbiate entrambi, il microfono, perché giustamente Marco ricordava che ci sono delle aperture da parte del Governo all'interno della delega fiscale che come sappiamo è all'esame della Camera, per cercare di favorire il più possibile le aggregazioni. Ieri ho incontrato il viceministro Leo che mi ha detto che sulla possibilità di estendere il forfettario dagli studi individuali alle formazioni aggregate c'è in corso un ragionamento, lo sta studiando. Barbara ha analizzato le varie forme societarie, quindi lo chiedo ad entrambi. Secondo voi, è questa la strada per aiutare dal punto di vista fiscale, per aiutare le aggregazioni? Magari io faccio... Penso lo accendano direttamente o lo parla pure? Magari se sei d'accordo, Gaetano, io farei un piccolo panoramica sul problema fiscale sul problema previdenziale che hanno le società tra professionisti, perché se non sono decollate è per queste due ragioni. La prima, da punto di vista fiscale, non lo dico per i commercialisti in sala ma per tutti gli altri, il problema è che le società di capitali in particolare hanno un regime di competenza, quindi hanno un bilancio di competenza, fatturano indipendentemente dall'aver ricevuto il pagamento quindi hanno un reddito di impresa. Il professionista invece è all'opposto, ha un reddito che è un reddito da lavoro autonomo, fattura soltanto quando riceve il pagamento e quindi c'è una differenza obiettiva a un regime per cassa quindi c'è un noiato assolutamente incolmabile tra le due fattispecie. Ad oggi noi non abbiamo, per quanto ne so, poi mi correggerà Gaetano, i commercialisti, non abbiamo una disciplina normativa, abbiamo solo interpretazioni dell'Agenzia delle Entrate attraverso risposta a interpelli circolari, ecc. Una mi risulta sentenza della Cassazione che Agenzia delle Entrate e Cassazione dicono due cose opposte, cioè la Cassazione dice con riguardo alle società tra avvocati che il reddito prodotto dalla società è un reddito come da lavoro autonomo perché prevale la prestazione professionale, indipendentemente dalla veste giuridica. Invece l'Agenzia delle Entrate è costantemente, anche dopo questa Cassazione, orientata a dire che il reddito dell'STP è un reddito di impresa d eventualmente i soci che fatturano le proprie competenze, il proprio lavoro alla società, quello invece è un reddito da lavoro autonomo. Qui un chiarimento, un'interpretazione autentica la dobbiamo avere perché altrimenti siamo sempre in balia delle interpretazioni che possono cambiare e per una corretta pianificazione fiscale anche una corretta costruzione di rapporti stabili come sono gli STP, questo non è una cosa, diciamo, indifferente da sapere. Il problema previdenziale anche c'è, perché? Perché i contributi previdenziali vengono versati dal singolo professionista quando c'è un soggetto che è un SRL, cosa si fa? Allora, io ho fatto una breve indagine in questi giorni, ho visto che soltanto gli avvocati hanno nella loro legge professionale, nella nostra legge professionale, una espressa indicazione di che cosa si deve fare, cioè il contributo integrativo, il 4% viene fatturato dalla società pagato direttamente dalla società a cassa forense. I contributi soggettivi li continuano a pagare i singoli soci. Ho visto che c'è anche il regolamento dei commercialisti, non so se poi ha superato il valio dei ministeri, ma so che lì la questione è un po' diversa perché lo stesso contributo integrativo che viene comunque riaddibitato dalla società ai clienti, di fatto poi però viene versato direttamente dal singolo professionista. Quindi siamo di fronte a due professioni nell'ambito legale molto simili che vengono disciplinati in maniera diversa, con regolamenti diversi. Vi faccio presente che il regolamento di cassa forense è entrato vigore un anno fa. Quindi noi ad oggi non abbiamo ancora i dati delle società travvocati come diciamo disciplinano il regime previdenziale. Lo vedremo al 30 settembre quando ci sarà la prima scadenza. Ecco questo era il panorama. È fondamentale peraltro, mentre Barbara parlava mi venivano in mente interrogazioni dei mesi passati fatte a livello parlamentare. Quindi vedo qui Andrea de Bertoldi perché lui stesso se ne è occupato. Aggiungo anche che se non erro, e Gaetano con questo mi può sicuramente correggere, fra i temi che vorreste discutere al tavolo sul lavoro autonomo con il ministro Calderone c'è anche quello di chiarire definitivamente questa questione sull'STP, perché giustamente non è possibile che in casa degli avvocati si faccia in un modo, in casa dei commerciali se si faccia in un altro. Sì, è così effettivamente. Però lì al tavolo del lavoro autonomo partecipiamo noi, partecipano gli ordini ovviamente o il CUP o le rete professioni italiane partecipa l'ADEP, che non è una cosa da poco, perché è stato già sollevato questo problema in quel tavolo quindi sarà uno dei temi principali del futuro del tavolo del lavoro autonomo che riguarda le professioni ordinistiche e riguarda anche le professioni inordinistiche ovviamente. E è vero che c'è questa problematica aperta, ma io direi che la faccenda a reddito di capitale o reddito, non me ne voglia, per casa pure di lavoro autonomo non è soltanto quello il problema. Adesso c'è questo problema che è stato sollevato che pare che il ministro Leo ce n'è la delega fiscale quindi dovrebbe entrare in vigore perché il fatto del conferimento da uno studio singolo allo studio associato, associato a STP, dovrebbe essere neutro fiscalmente, cioè non c'è la plusualenza e quello sarebbe importantissimo. Questo mi sembra che sia pacifico, guarda le vertoglie. Però c'è un problema lì dentro, nel senso che ci sono 24 mesi per attuare la delega, quindi non vorrei che perdessimo 24 mesi, bisognerà stracciare quell'aspetto che riguarda questo specifico campo di applicazione per poterlo trattare diversamente, perché sennò ci dobbiamo aspettare 24 mesi poi non si sa mai cosa succede, sapere in Italia quante problematiche ci sono aperte. Mi aggo di no però, mi aggo di no. Si potrebbe fare una legge di bilancio, quindi questo problema potrebbe essere stracciato e sistemato. Il problema principale è quello delle casse di previdenza che diceva bene, perché già alcune casse stanno attuando diversamente, tanto che l'ADP non è stata in grado di assumere una posizione univoca, che sarebbe invece il caso, perché noi quando ci presentiamo col Governo davanti e qualunque esso sia, bisogna che presentiamo la stessa posizione, perché se la professoria italiana dice una cosa, noi le diciamo un'altra, l'ADP un'altra ancora, allora cosa fa il Governo? Fa niente, cioè come è stato fatto fino adesso, giusto? Allora in questo caso, questa doppia tassazione in capo della società e in capo del singolo socio del contributo integrativo dovrebbe essere risolta. Purtroppo gli avvocati hanno assunto questa posizione prima ancora, e lo so, una legge, d'accordo, però voglio dire, allora bisogna che l'ADP, gli avvocati sì, deve mantenerlo, il commercialista no, quell'altro sì, e c'è un caos normativo. Io direi che l'ingegner Garbari, come unico rappresentante attualmente delle casse di previdenza, in incognito può portare questo tipo di sollecitazioni all'interno dell'ADP per cercare di comprendere se questa posizione unitaria si trova. Bisogna trovare una posizione unitaria in qualche maniera, capito pure, nel distinguo, ma però che sia un distinguo limitato, che non sia un distinguo che riguarda più categorie, altrimenti si rischia di vanificare lo sforzo che è stato fatto fino adesso. Barbara. Anche perché una disciplina unitaria consente anche di regolamentare le società multidisciplinari, perché se c'è un avvocato e un commercialista nella società, ditemi voi come facciamo a pagare i contributi. No, no, è vero, ma infatti questa tavola rotonda credo che serva veramente proprio ad evidenziare ovviamente i vantaggi, ne abbiamo parlato nella prima parte, ma come spesso accade nel film, all'inizio è tutto molto bello, poi a un certo punto, a metà proiezione, uno comincia a vedere qualcosa di anomalo per poi arrivare magari a lieto fine. Dato che ho qui un rappresentante esimio del governo, mi piacerebbe anche dire che si parlava prima nel fondo professioni delle reti. Per esempio, i contratti di rete sono stati ammessi per i studi professionali, però solo tra professionisti. Imprese e professionisti invece è impedito a farlo e questo è dispiace. Un'altra cosa che potrebbe favorire le aggregazioni, dato che si parla di startup innovative eccetera eccetera, se vogliamo inserire eventualmente gli studi aggregati, le aggregazioni di studi STP come una startup innovativa, potrebbe amare e beneficiare alcuni contributi fiscali che potrebbero essere interessanti, capito? Metterli alla stregua di una nuova iniziativa, visto che tutto sommato fare un'aggregazione è un qualcosa che stimola la crescita, la competitività nel mercato, potrebbe essere inserita all'interno delle startup innovative. Peraltro, ogni tanto mi vengono dei flashback. Tu ricordi, Gaetano, quanto è stata lunga la battaglia per l'equiparazione dei professionisti alle piccole e medie imprese con resistenza anche da parte delle categorie? Perché io sentivo, esponente di quella categoria che diceva ma io non sono un'impresa, io sono un professionista, ho capito, però... Non è stato mai messo in dubbio questo, che uno sia professionista che svolga un'attività intellettuale. E' i fini dell'organizzazione del lavoro. Ormai un professionista impiega personale dipendente, investe in necessarie strutture digitali o altro, quindi sotto il profilo di questo genere è un'impresa a tutti gli effetti. E quindi come tale deve poter beneficiare il problema degli incentivi adesso della delega fiscale, che proprio nella delega che abbiamo fatto l'altro giorno all'audizione, al presidente Osnatomi, abbiamo fatto a presidente, lui stesso non conosceva bene la materia, diciamo in questo specifico caso, di estendere i benefici degli incentivi fiscali, per esempio, dell'innovazione 4.0 anche ai professionisti e non soltanto alle società, alle imprese. Infatti c'è un amendamento su questo. Trovo fondamentale perché non è una parolaccia dire che effettivamente gli studi professionali, producendo reddito, possono essere equiparati a un'impresa. Si tratta di una questione organizzativa, nulla toglie alla bellezza, il valore dell'importanza sociale del libero professionista che evidentemente ha fatto un altro tipo di percorso rispetto al titolare di imprese, così Barbara? Assolutamente, tra il resto questa battaglia l'ho vissuta anche io sulla mia pelle con gravi resistenze anche all'interno della mia categoria professionale, ma sono felicissima, lo dico sempre a Gaetano, di essere approdata con professioni, perché con professioni è la realtà che ha consentito agli studi professionali di accedere ai fondi pubblici europei. Quindi questa è un debito di riconoscenza che io personalmente ho perché all'inizio questa resistenza derivava proprio dal fatto di dire sono un professionista, non sono un'impresa, non fallisco, eccetera. In realtà lo studio professionale è un'azienda, è proprio, ai sensi del codice civile, un insieme di mezzi e di strumenti volti all'esercizio di un'attività, quindi non c'è nulla da scandalizzarsi, lo prevede il codice civile, lo prevede la normativa europea, quindi finalmente siamo arrivati a un risultato che abbiamo ottenuto qualche anno fa d è, diciamo, trassudato nella legge del 2011 che ci prevede la possibilità di farci... Tutto strettamente collegato. Anche io ricordo l'impegno, ad esempio, nel quale ConfProfessionale sarà sempre particolarmente presente nel cercare di far approvare nelle varie regioni dei bandi ad hoc per i liberi professionisti, là dove c'erano per le imprese anche per i liberi professionisti. E ancora naturalmente di tutto questo si usufruisce ad oggi. Sì, è vero, però ancora ci sono delle resistenze perché alcuni bandi pubblici fatti da regioni prevedono ancora riscrizione alla camera di commercio per poter accedere ai bandi. Non ho capito, infatti, volevamo fare anche una norma sulle concorrenze, ma non ce l'abbiamo fatta. Chissà mai che in futuro possiamo farla, dell'equiparazione che quando si parla di iscrizione alla camera di commercio o iscritto ad un ordine professionale, che mi pare non cambia niente, vero o no? Quindi non reca alcun problema. Io credo che appunto un'interlocuzione anche col Ministero del Made in Italy delle imprese su questo sia fondamentale perché abbiamo capito che ci sono dei problemi di carattere fiscale previdenziale ma anche organizzativi che riguardano naturalmente il Ministero che si occupa della parte produttiva aziendale. Quindi credo che effettivamente ci sarà molto lavoro. Io credo che questa mattina ne abbiam tirati fuori di temi. Abbiamo capito che il percorso della delega fiscale ma anche di altri provvedimenti all'esame del Governo potrebbe contenere alcuni tasselli importanti come quelli segnalati dalle libere professioni e da cost professioni in particolare. Io vedo che implacabilmente, your speaking time is five seconds praticamente. Quindi io davvero ringrazio innanzitutto Marco Natali, Barbara Lorenzi, Gaetano Stella, tutti quanti voi perché sono davvero venuti di sabato mattina tutti quanti ad ascoltare, credo con grandissimo interesse questo confronto. È stato veramente per me estremamente istruttivo. Auguriamoci che da adesso in avanti si prosegue ancora di più su questo percorso per l'affermazione delle piccole e medie imprese come leggo lì ma soprattutto mi permetto delle storie professionali visto che la stragrande maggioranza dei partecipanti è un libero professionista. Grazie mille a tutti e buon proseguimento. Grazie mille. Grazie mille.
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