Il futuro del futuro visto dagli studenti dell'Università di Trento
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Il futuro del futuro visto dagli studenti dell'Università di Trento
In questo secondo incontro, dedicato al futuro del futuro visto dagli studenti dell'Università di Trento, quattro studenti, con i loro professori, hanno parlato di: cambiamento climatico, lavoro, rifugiati, transizione digitale e diritti. Argomenti alquanto diversificati tra loro, ma che ci possono far comprendere dove andrà il futuro del futuro.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buonasera a tutti, benvenuti a questo nuovo panel del Festival dell'Economia, è il secondo panel dedicato al futuro del futuro visto dagli studenti dell'unità di Trento. Ieri siamo partiti con il primo che riguardava argomenti come la finanza, il vino, la sostenibilità, oggi proseguiamo con quattro studenti, con i loro professori, si parlerà di cambiamento climatico, si parlerà di lavoro, di rifugiati, si parlerà di transizione digitale, si parlerà di diritti in particolare nel regime iraniano, tanti argomenti diversi tra di loro ma sicuramente interessanti che ci possono far vedere dove andrà il futuro del futuro. Non sono tempi semplici, sono tempi pieni di incognite, sono tempi pieni di turbulenze, l'economia ci insegna che quando ci sono turbulenze sono anche tempi di opportunità quindi il futuro del futuro che magari da un certo punto di vista può essere anche visto con pessimismo, dall'altra parte invece deve essere visto con grande ottimismo. È un futuro dove è importante che ci siano gli studenti come protagonisti e quindi questo doppio panel dell'università in questo senso credo sia tra i più azzeccati perché avere gli studenti che ci possano raccontare come vedono il futuro del futuro attraverso il loro lavoro universitario, il loro lavoro scientifico è molto importante e la speranza è che questi panel possano aiutare i ragazzi, gli studenti, i neolauriati a migliorare visto che siamo in un'era digitale di grandi computer, il miglior computer che ognuno di noi ha e cioè il proprio computer, la propria testa e il proprio cuore e quindi quello di espandere i giga della testa del cuore credo sia la speranza per cercare di far andare sempre meglio questo futuro. Sappiamo che il futuro è di incognito anche dal punto di vista lavorativo, abbiamo visto anche nei panel di questi giorni quanto il futuro dal punto di vista lavorativo è un futuro anche questo strano, ci sono tantissimi lavori che stanno nascendo proprio in questo periodo e secondo uno studio del World Economic Forum il 65% degli studenti delle scuole elementari che stanno facendo la scuola elementare oggi farà un lavoro quando sarà in età lavorativa che oggi non esiste e quindi sicuramente tra green jobs, tra intelligenza artificiale, tra transizioni digitali abbiamo tantissimi argomenti ma tantissime anche potenzialità da sviluppare in futuro e speriamo di poter dare anche in questa serata un po' di pillole di futuro grazie agli studenti e grazie ai loro professori. Farei salire sul palco i primi due e quindi Matteo Bonn, indottore in studi europei internazionali e il professor Stefano Benatti, professore di metodi matematici dell'economia e delle scienze attuariali finanziarie all'università di Trento. L'intervento che è un po' anche il titolo della tesi, chi supporta le politiche e azioni personali contro il cambiamento climatico risultati da un'analisi di regressione logistica nell'Unione Europea. Prego Matteo. Dunque appunto ho iniziato questa tesi proprio per il discorso del cambiamento climatico che è uno dei fattori o sfide più pericolose e fondamentalmente importanti del nostro tempo e delle nostre generazioni insomma. Perché sono andato ad analizzare appunto la correlazione e fare l'analisi appunto tra l'opinione pubblica e le politiche di cambiamento climatico, di mitigazione o che o altro, semplicemente per motivi di forte correlazione tra appunto l'opinione pubblica e l'implementazione che in assenza di ssa verrebbero appunto implementati in maniera o suboptimale e spesso appunto anche in maniera inefficiente e comunque in aggiunta a questo individui poco magari oppure che mostrano atteggiamenti di tipo non particolarmente preoccupato nel confronto di cambiamento climatico possono influi impattare negativamente quindi poi vedremo più avanti la dimensione cognitiva oltre che quello che sono invece gli aspetti più fattori dell'individuo o fattori circostanziali. Quindi il primo range che ho considerato appunto sono stati appunto i fattori economici basandomi su appunto ovviamente gli studi che sono stati effettuati prima e quindi chiaramente partiamo dalle basi della piramide di Muslow incorporando poi il postmaterialismo di Inglert e oltre a questo range di teorie anche, voluto includere teorie più di tipo cognitivo o psicologico quindi che derivano da Festinger ad esempio la teoria di dissonanzi cognitiva o appunto quella che ho definito finite pool of worries nel senso è una capacità limitata di preoccupazione degli individui per quanto riguarda i fattori invece contestuali non economici contestuali all'individuo e quindi non riguardano appunto aspetti che possono essere monetari o occupazionali è chiaramente la dimensione politica quindi quello aspetto che concerne la distinzione classica mettiamo tra liberali e conservatori se vogliamo mettere un po' così perché per motivi comunque storico culturali ci c'è una differenza valoriale anche di approcci e incorporando anche altri tipi di giustificazioni o basi teoriche quindi la teoria di just della giustificazione sistemica piuttosto che quella che è definita elite q ipotesi quindi il fatto qui deriva più da un concetto di formazione di euristiche e scorciatoie e mentali che gli individui creano e usano per farsi un attimo per orientarsi in un mondo che è molto complesso e quindi seguono diciamo l'opinione delle elite di riferimento che può essere il loro partito o preferito piuttosto che altri tipi di istituzioni o figure e inoltre appunto ho incorporato anche tutta la parte di valori umani e convinzioni più a livello base quindi tutti i lavori di schwarz che vanno a vedere appunto come diversi tipi di set valoriali quindi apertura verso il cambiamento opposto al conservativismo e non in senso politico ma in senso proprio disposizioni personali disposizioni individuali e controllano poi ovviamente per con controlli demografici generali quindi l'età e il genere di una persona e includendo poi ovviamente anche capitale sociale quindi quello che è la fiducia verso il prossimo che è stato comunque un elemento molto molto spesso un elemento correlato a una buona implementazione delle politiche anche in senso efficienza e la fiducia verso le istituzioni che conciutto molto ampio per motivi di tempo non espando o troppo oltre e giusto per fare una scarlata veloce di quello che erano i tre macro filoni a livello storico di i primi studi si sono pensati molto sul controllo del GDP quindi il PIL per capita e degli individui per misurare la dimensione dell'affluenza della ricchezza e i risultati erano prima o meno misti con una tendenza a confermare il fatto che più ricchezza c'era a livello stato mettiamola così più c'erano istanze di bassa emissioni ad esempio o maggior propensione al supporto per il cambiamento climatico e politiche contro il cambiamento climatico. Una seconda ondata dopo la crisi finanziaria del 2008-2009 ha portato l'aspetto occupazionale dentro la letteratura ma sempre con dati di tipo aggregato quindi tassi di occupazione piuttosto che tassi di crescita importante comunque l'aspetto occupazione che è stato introdotto proprio perché più vicino all'individuo come fattore e come può essere una determinante nelle scelte nelle attitudini dell'individuo per il semplice fatto che il lavoro è un qualcosa che impatta molto di più il benessere e nella sicurezza anche personale di di una persona. Anche qui i risultati misti dipende dalle zone di riferimento dal tipo di studio delle metriche usate e quant'altro e infine diciamo che la letteratura è arrivata ad incorporare in maniera migliore quelli che sono gli aspetti individuali quindi ci si è un attimo staccati da una comparazione tra nazioni e si è andato più a guardare cosa nell'individuo specificatamente andava a modificare appunto il supporto per questo tipo di politiche contro il cambiamento climatico e tra i principali fattori comunque si trovavano sempre da letteratura da studi sia di tipo discorsivo o analisi dei dialoghi piuttosto che studi più di tipo dati e quantitativi l'erosione del potere d'acquisto come esempio e un esempio punto che ho messo qui rano le politiche sulla tassazione sulla CO2 perché viene opposta principalmente rispetto magari altri tipi di politica perché molto spesso viene nominato l'erosione del potere d'acquisto nella misura in cui va a modificare poi in un certo senso il prezzo relativo dei beni le classi magari più a basso reddito sono impattate in senso più regressivo rispetto magari alle classi con un reddito più alto quindi c'è sia un discorso di potere d'acquisto che va a modificare appunto il prezzo dei beni se vi andiamo a incorporare appunto una compensazione per la CO2 e piuttosto che aspetti di giustizia sociale o distribuzione del reddito più in senso lato in base a quanto magari un certo bene viene tassato oppure no, esempio beni di prima necessità o beni che sono più usati da un ceto specifico di popolazione ad esempio i voli o il tipo anche di carburante che viene tassato le curve di Engel per chi è un attimo del settore possono aiutare a comprendere questo concetto e tutte queste letterature aveva dei limiti che sono ciò che ha spinto ad intraprendere questa ricerca ovvero la presenza di fallace ecologica e paradossi di Simpson nel senso che molto spesso usando appunto dati aggregati le correlazioni che venivano tratte e anche le conclusioni chiaramente su dati aggregati non necessariamente sono vere a livello individuale ovvero noi prendiamo magari tre stati ad esempio troviamo che c'è una correlazione positiva tra una certa x una certa y ma se andiamo a guardare ogni singolo stato non necessariamente e la stessa correlazione esiste ad esempio uno studio che ho trovato molto particolare andavano a controllare il livello di pacchetti di sigarette fumati aspettativa di vita ed era positiva ovvero uno più fuma sigarette più vive quello è un esempio di paradosso di Simpson totale perché poi bisogna andare a disaggregare i dati per i gruppi e chiaramente non erano quelle le variabili esplicative o la correlazione sensata ma quanto più l'aspettativa di vita in base al paese in cui era misurato un certo dato e livello di sanità di aspettativa di vita di partenza si era presente un certo tipo di sanità più o meno forte o altro e d'altro canto indicatori assoluti e nazionali versus quelli che sono invece percezioni e dati individuali e anche quello è stato c'è stata una sovratendenza secondo me a focalizzarsi molto su dati di tipo aggregato il punto è che non necessariamente catturano prima di tutto catturano solo una parte del panorama economico e in secondo luogo non possono spiegare a meno che non ci siano mediatori contati all'interno dell'equazione mettiamola così dati aggregati non possono spiegare variazioni tra gli individui per loro natura cioè potenzialmente tutti prendiamo un giornale guardiamo il tasso di occupazione dell'italia ma perché fra di noi ci sono diverse livelli di supporto per tasse contro non lo so per compensazioni quindi bisogna il punto era lavorare con dati individuali piuttosto che dati aggregati perché nascondono questo tipo di potenziali spiegazioni o correlazioni ecco le domande le potenze di ricerca quindi le domande era appunto quelli sono questi fattori che a livello individuale determina la no sia nella parte antecedente quindi la sfera cognitiva dell'individuo le convinzioni che ha a livello cambiamento climatico cosa pensa e in secondo luogo la parte che ho chiamato conativa quindi la parte più relativa all'azione e quindi diviso in due parti poi azioni personali che l'individuo intraprende o azioni di tipo supporto alle politiche quindi i livelli di supporto che sprime per questi strumenti solo per dare un esempio di cosa sono queste variabili che ho usato quindi la dimensione cognitiva in realtà è un indice che ho costruito validando appunto quattro domande principali dall'european social survey che conteneva un modulo specifico sul climate change sul cambiamento climatico e queste domande erano appunto scetticismo quindi quanto credi che esista credi che esista oppure no il cambiamento climatico oppure quanto preoccupato sei per il cambiamento climatico la convinzione che sia o non sia causato dall'uomo quindi la causa antropogenica e nell'ultima istanza il livello di perso di responsabilità personale che un individuo appunto sentiva per la parte mitigazione e intervento tutto questo appunto ra incluso in questo indice cognitivo che ho costruito e validato è stata fatta con la parte conativa 1 che includeva appunto le azioni con individuo intraprendere quindi comprare beni e elettrodomestri dispositivi più efficienti in punto di vista energetico e la propensione all'uso alla riduzione dell'uso di energia che includeva appunto carburante usare meno l'auto per spostarsi più andare più a piedi e elettricità in generale quindi stare più attenti di consumi a casa in ultima istanza appunto tre politiche e divise disaggregate questo era un altro problema un sacco di studi aggregavano le politiche non riuscivano e non si può distinguere quindi perché sono per loro natura diverse e appunto che erano supporto per tasse sulla co2 quindi con carbon taxis e che sono un modello che sfrutta meccanismi di mercato mettiamo di così e sono definite push measures e quindi che sono tendenzialmente punitive mettiamola così sono più il bastone e dall'altro canto abbiamo strumenti di tipo sussidi che sono più la carota che sono sempre strumenti che lavorano all'interno di meccanismi di mercato e l'ultimo che ho comparato erano regole regulations quindi i ban relativi a un determinato tipo di prodotto quindi più la parte regolamentazioni e strumenti non basati sul mercato come funzionamento le conclusioni di base è che appunto usando dati aggregati come potete vedere dalle figure la figura a sinistra mostra la correlazione che c'è tra la sicurezza finanziaria percepita di un individuo in relazione alla dimensione cognitiva quindi l'indice che misura il livello di quanto crede quanto è preoccupato la preoccupazione era il fattore trainante di quell'indice comunque possiamo vedere che ha una direzione positiva a livello aggregato nel secondo invece sempre la stessa cosa dimensione cognitiva ma scegliendo in questo caso l'intervento politico e quando andiamo a vedere i vari modelli che sono modelli che ho appunto calcolato con ordine list square quindi regressione lineare semplice in questo caso erano variabili continue e in questo caso le correlazioni mantenevano il loro pattern ad esempio se guardiamo la parte spettro politico la correlazione negativa quindi tendenzialmente in la destra o i conservatori mostrano più potenzialmente è una preoccupazione magari per altri per altri per altri aspetti un po' meno magari per il cambiamento climatico il contrario invece che quindi questa era una delle conclusioni più fondative importanti della ricerca è che questa queste correlazioni quando effettuate a livello di segregato paese per paese e non sempre mantenevano questo pattern ad sempio sicurezza finanziaria percepita e sempre orientamento politico questo controllando la variabilità pendente azioni personali come vedete nella riga right left spectrum non c'è nessuna correlazione significativa dove non c'è un quadretino grigio significa che non c'era nessuna correlazione chiaramente se ci torniamo alla sicurezza finanziaria percepita ci aspetteremo appunto che individui più affluenti o che la ricchezza influisca comunque e invece era significativa solo in un 6 7 stati fondamentalmente spesso positiva volte negativa quindi non necessariamente e la stessa cosa è stata fatta poi per supporto alle tasse sulla co2 e i sussidi politiche di sussidio è rinnovabile vediamo che comunque gli stessi predatori mostrano pattern totalmente diversi per quanto riguarda le correlazioni che ci sono quindi motivo per cui di segregazione di sia dati quindi a livello non stato mandare più verso l'individuo sia separare l'analisi delle politiche fondamentale e proprio per questo motivo perché chiaramente è evidente che non ogni politica e ogni stato alle sue contingenze che vanno viste con una lente un po più più più zummata chiamiamo così e per concludere e volevo solo così fare un po una conclusione alla piero angela perché tante cose gli antichi li avevano capiti le avevano capite molto meglio di noi e conoscete tutti in penso spesso di sì il mito di prometeo che porta il fuoco agli uomini prima c'era epi meteo che è colui che riflette dopo che era stato incaricato di distribuire le facoltà a tutte le specie gli esseri viventi dimenticandosi degli uomini prometeo per non farci estinguere va a rubare a defesto da tena il fuoco e la tecne però appunto nel nella versione e del mito di prometeo nel protagora di platone quando appunto ermes chiede a zeus ma in che modo devo distribuire determinate qualità appunto che sono il rispetto della giustizia proprio perché anche con la tecne e il fuoco che era stato donato gli uomini si stavano estinguendo quindi se loro manca l'arte politica l'arte del vivere insieme ermes gli chiede appunto come distribuirlo dice a tutti tra tutti e che tutti ne abbiano parte quindi il messaggio anche un po per per concludere è che è vero che la tecnologia ci aiuta ad affrontare determinate sfide che come sono il cambiamento climatico come mille altre possono essere che sono presenti nel mondo contemporaneo ma senza l'arte del vivere insieme del compromesso della buona politica anche del ognuno deve fare la sua parte penso che le cose non saranno facilissime quindi questa è una lezione che 2000 anni fa era molto ben presente. Volevo solo ricordarla così in come chiusura finale. Grazie Matteo, che sordenati l'insegnamento di matematici e statistica fondamentalmente penso ai cambiamenti climatici mi vengono in mente le immagini della Romagna di questi giorni credo che voi studiosi c'eravate arrivati molto prima c'erano dei modelli, c'erano dei modelli inconfutabili eppure ai nostri occhi bisogna sempre poi vedere le cose dopo perché i professori e la scienza in questo caso è così inascoltata? Io credo che il problema grosso, forse saprete la storia della farfalla che sbatte le ali in mazzone e provoca un uragano a New York. Il problema è che sono talmente imprevedibili che avere invocare un intervento umano per poter risolvere questo problema è estremamente ottimistico. Anche adesso si cerca un po' la responsabilità sulla cura del territorio non aver fatto le basche di contenimento o altro ancora però è vero che è caduta così tanta pioggia in un territorio così piccolo ed è successo lì ma poteva anche succedere 100 chilometri più a nord o a sud e quindi è un problema che purtroppo io sono piuttosto pessimista e credo che saremmo costretti a inseguire nonostante i modelli ci dicono che sì può succedere ma non con una tale precisione da dire dove quando come e perché. Però i modelli ci facevano capire che sarebbe successo? Certo, certo. Perché la scienza non riesce ad essere ascoltata su questo tema così fondamentale per tutti noi? Io non credo che non sia ascoltata io credo che proprio sia un problema di previsione in questo momento la Spagna è colpita da una siccità violentissima che è l'opposto e quindi hanno problemi completamente opposti rispetto alla gestione delle acque e in tutto questo purtroppo quello che il nostro modo di ragionare non so fare le dighe come facevano gli olandesi perché il mare arriva e è alto e così via. Questo il mare sarà purtroppo troppo alto anche per qualsiasi modello previsivo semplicemente perché il dato estremo è talmente elevato che l'unica cosa che puoi fare è pregare. Un ultima cosa, un ultima cosa e nella tesi nel titolo si parla di azioni personali. Quali azioni personali però possiamo mettere in atto per fare qualcosa? Per azioni personali la domanda che era presente nel database di difendimento che ho usato era appunto ridurre il consumo di energia personale e io resterei comunque su quella linea è un esempio molto semplice è il pensiamo a come noi ovviamente io dico se non io durante un corso la professoressa Parks che è molto ferrata e estremamente competente nell'ambito ambientale all'inizio del corso ci ha proprio detto la vita green è estremamente difficile quando la si prova e infatti per questa presentazione ho provato l'esperimento del farla totalmente green nel senso che tenevo il computer fuori con un piccolo pannello solare andavo avanti con le batterie caricavo quindi nel senso non ho ho cercato di non sfruttare la corrente quello che era e essere il più green possibile per la realizzazione delle slide che ne sono io un piccolo così esempio però dove è possibile ridurre intanto gli sprechi e cercare di prestare attenzione a dove magari ci sono dispersioni esempio sto tappezzando casa di prese in modo da vedere ok lì c'è una dispersione di questo tipo perché si lascia l'elettrodomestico acceso posso risparmiare in quello perché metto non solo la presa smart che mi dà un occhio al consumo e quando non serve quell'elettrodomestico viene spento e temporizzo piuttosto che regolo quindi quello è un impatto che anche sono le piccole pratiche che tutti noi possiamo fare le piccole gocce che fanno il mare speriamo stanza risondazioni professore certo io spero di tornare a scrivere col gesso sulla lavagna invece di usare computer slide che quella assolutamente green non sarebbe male ringraziamo Matteo Bono e Stefano Benatti per questa prima parte chiedo di salire sul palco a Elisa Marchini Matteo Borzaga. Elisa Marchini è alumna del master in studi europei internazionali dell'Università di Trento e Matteo Borzaga professore ordinario di diritto del lavoro alla facoltà di giurisprudenza e la scuola di studi internazionali dell'Università di Trento di cui anche vicedirettore. Elisa ci parla dell'integrazione del mercato del lavoro dei rifugiati in Canada e in Italia facendo un'analisi legale e un'analisi antropologica. Grazie mille per l'introduzione, grazie a tutti per averci dedicato un po' di tempo in barba ai aperitivi del venerdì sera e allora io ho svolto questa tesi sull'integrazione del mercato del lavoro dei rifugiati in Canada e in Italia e ho scelto di affiancare un'analisi prettamente giuridica ad una più antropologica e è il motivo per cui mi sono arricata in Italia, quindi il professor Borzaga mi ha seguito sulla parte più giuridica di analisi della normativa e ho poi combinato una revisione della lettura dei concetti derivanti da approcci post strutturalisti e del femmismo intersezionale per cercare di andare oltre una visione diciamo statocentrica della questione e cercare di introdurre un'analisi in termini di costruzione di identità collegato allo status del rifugiato. Se posso mi intervengo subito per dire che naturalmente quando si fa una tesi di laurea è molto importante la domanda di ricerca ma sono molto importanti anche le motivazioni allora la prima cosa su cui magari ci potremo soffermare sono proprio le ragioni che l'hanno portata ad analizzare due ordinamenti così lontani da molti punti di vista, l'Italia il Canada e anche la prospettiva non solo giuridica ma anche antropologica. Certo, grazie mille. Allora sì, sicuramente partiamo dalle motivazioni, perché la figura del rifugiato, perché parliamo di integrazione nel mercato del lavoro e perché questa comparazione tra due modelli che effettivamente in termini di struttura sono molto diversi. Dunque il rifugiato perché a differenza ad esempio del migrante economico che ha messo nel territorio che l'accoglie principalmente per il potenziale contributo all'economia dello Stato e quindi viene selezionato sulle base delle proprie competenze e il rifugiato viene ammesso per motivi umanitari e questo secondo me lo rende un interessantissimo punto di intersezione potremmo dire anche collisione tra quelle che sono da una parte gli obblighi internazionali dello Stato nei confronti della comunità internazionale e dall'altra le politiche interne che implementa per appunto in termini di accoglienza, di integrazione. Parliamo di integrazione nel mercato del lavoro perché anche la stessa convinzione di Genevera che è quella appunto che regola lo stato di rifugiato, introduce delle normative in termini di registrazione del lavoro e sicurezza sociale ispirate al principio dell'etnodiscriminazione e questo aspetto credo sia molto importante perché tanto in Canada quanto in Italia rispetto ad altre categorie di immigrati i rifugiati registrano uno dei più alti tassi di svantaggi con l'economia iniziale, uno svantaggio che richiede diversi anni per eventualmente ssere colmato. Perché quindi il Canada? Sono due strutture molto diverse ma ho deciso di analizzarli in parallelo perché il Canada offre dei spunti molto interessanti soprattutto perché è acclamato a livello internazionale per il suo impegno nella sponsorizzazione privata, un aspetto credo sia molto interessante soprattutto in un paese come l'Italia che sta cercando di spingere molto sullo strumento dei corridoi umanitari e soprattutto diciamo questi spunti risultano ancora più interessanti se analizzati in parallelo invece col sistema d'accoglienza e integrazione italiano che ancora fatica a darsi una struttura di un funzionamento che sia ordinario. Quindi cercherò molto brevemente di spiegare in termini molto generali come funzionano i due modelli in modo da avere una panoramica di quello che stiamo parlando. Quindi di fatto in Canada i rifugiati possono soffrire due canali d'accesso, il primo è riservato ai rifugiati che sono già presenti sul territorio canadese quindi di fatto possono fare richiesta di una residenza permanente alla frontiera o da dentro il Canada e possono così soffruire dei servizi predisposti al governo federale in termini di accoglienza e dopo tre anni far richiesta di cittadinanza. Mentre il secondo canale di ingresso è riservato ai rifugiati all'estero potremmosi dire, quindi una prima strada è di fatto quella che potremmo definire la sponsorizzazione governativa, quindi i rifugiati vengono selezionati dall'UNHCR in base a principi di vulnerabilità e vengono poi introdotti sul territorio canadese e anche qui giovani possono beneficiare dei servizi predisposti al governo federale fino ad un anno dal loro arrivo in Canada. La seconda strada è quella che a noi interessa particolarmente e forse è quella che rende il modello canadese molto interessante che è la sponsorizzazione privata che di di fatto si basa sullo spildito iniziativa dei privati cittadini e ruota intorno a due principi cardini che sono un po' i plasti fondanti potremmo dire del modello canadese che sono il principio della dicionalità secondo cui la sponsorizzazione privata massimizza i benefici dell'integrazione, minimizza la dipendenza dei rifugiati dal sostegno economico dello Stato e il principio della nomina che rispecchia la libertà dei privati cittadini di selezionare il rifugiato che vogliono supportare. Adesso questi modelli che ho brevemente esposto ovviamente hanno dei pro e dei contro. Sicuramente il programma governativo offre quella che è stata definita un'assistenza senza discrizionalità ma secondo gli studi che sono stati portati avanti in merito in realtà è proprio questa forma di aiuto indiscriminato che è stato individuato come la causa della minor propensione dei rifugiati a cercare un impiego nel loro immediato arrivo sul territorio canadese per cui generalmente i rifugiati governativi potremmo chiamarli così registrano dei salari più bassi, diciamo un tasso di impiego più basso, un maggior ricorso all'assistenza sociale da parte sua la sponsorizzazione privata fornisce un rapporto one to one con lo sponsor quindi in realtà questo si traduce in un ambiente più, potremmo dire, efficiente per il successo del percorso integrativo e inoltre questo si rispecchia anche a livello comunitario tant'è che la sponsorizzazione privata è stata definita non solo come una dinamica messa in atto dalla comunità ma anche qualcosa che costruisce una comunità, soprattutto nel caso della sponsorizzazione ecoetnica che è molto frequente. Quali sono i contro? Ovviamente una possibile interdipendenza e subordinazione a quello che è il contributo conomico dello sponsor, alle sue aspettative in termini linguistici, l'erigioso e culturali quindi una maggiore precarietà socio lavorativa. Andando velocemente da parte sua l'Italia invece ha un sistema cosiddetto multilivello, quindi un primo livello è dedicato ai cosiddetti richiedenti asilo e generalmente questi vengono collocati nei centri governativi ordinari, quello che di fatto succede è che in caso di disponibilità molto limitata, cioè la norma, i rifugiati, anzi richiedenti asilo, vengono collocati nei cosiddetti CAS che sono appunto i cinti d'acquiglienza straordinario. Il secondo livello è invece dedicato ai beneficiari di protezione internazionale, le regioni e gli antilocali contribuiscono all'esistenza di questa struttura multilivello, quello che succede in realtà si trasforma in una forte mancanza di coordinazione interistituzionale così che la fuoriuscita dal sistema d'acquiglienza generalmente avviene senza un adeguato grado di autonomia lavorativa ed abitativa. Inoltre sono state rilevate grandi discrepanze tanto in termini quantitativi che qualitativi in tutto il territorio italiano, parliamo in termini di erogazione dei servizi, quindi questo è un po' l'overview generale dei due modelli per capire un po' di cosa stiamo trattando. Sì, ecco poi la sua tesi si concentrava in particolare sulla questione delle criticità che vengono in qualche maniera sollevate nell'ambito di entrambi i modelli e forse possiamo dire che la ragione per la quale poi lei ha deciso di approfondire la ricerca e anche dedicarsi ad un'analisi più interdisciplinare è proprio legata a queste criticità che lei ha potuto appunto prendere in esame, analizzare approfonditamente, magari se ci vuole dire quali sono le principali. Certo, allora sicuramente l'analisi delle criticità dei due modelli in termini di integrazione nel mercato del lavoro, ma potremmo dire in senso più ampio di integrazione, in generale è un po' un punto d'arrivo ma anche di partenza della mia tesi, perché da qui introduco un analisi con un approccio fortemente post strutturalista, perché come ho detto credo che permetta di andare oltre una visione molto statocentrica della questione di interesse e introdurre un po' un focus un po' più strutturato sulla costruzione dell'identità legata allo status del rifugiato e poi come questo si riflette nei processi di interazione nel mercato del lavoro. Tra le maggiori criticità cercheremo di andare molto veloce, perché so che il tempo non è molto e sicuramente nel modello canadese c'è un'enfasi sulla residenza permanente, con questo intendo che lo status di residente permanente implica eventualmente di cittadino, implica dei diritti che non sono garantiti a chi non gode di questo status, quindi c'è una forte discrepanza in questo senso. Dobbiamo tenere poi in conto la partecipazione di provincia governo federale alle erogazioni dei servizi, questo in realtà si traduce in servizi molto teriogeni e spesso nell'incapacità di rispondere a quelli che sono i bisogni dei consumatori, cioè beneficiari, piuttosto che ai bisogni di chi eroga questi servizi, cioè il governo federale. Poi indipendentemente dal canale d'accesso rispetto a quelli che abbiamo visto poco fa gli studi hanno rilevato una generale mancanza, una generale tendenza diciamo a dequalificare le competenze dei rifugiati. Potremmo individuare diverse motivazioni dietro questa questione ma credo che appunto nel caso specifico dei rifugiati sia questa tendenza sia collegata al valore che le competenze che il livello di educazione e come questo viene valutato nel mercato canadese e con questo intendo che le competenze e l'educazione acquisite in Canada sono valutate diciamo positivamente. Da qui si entra in un circolo vizioso per cui di fatto il rifugiato necessita di avere le proprie competenze riformalmente riconosciute per poter rivestire un impiego che rispecchi la propria qualifica e allo stesso tempo ha bisogno di lavorare abbastanza a lungo e a poter avere le proprie competenze riconosciute. Parliamo anche di una mancanza di dati, dati disaggregati e dati longitudinali che sappiano quindi distinguere tra le diverse sottocategorie di immigrati e che sappiano anche prendere in considerazione l'impatto di ogni fase del processo integrativo. Per quanto riguarda il modello italiano diciamo nonostante questo cerchi di assicurare l'autonomia lavorativa dei rifugiati una volta che questi escono dal sistema SAI, dal sistema d'accoglienza integrazione, in realtà quello che è stato riscontrato sono iniziative prettamente a brevi termini così che appunto come ho detto la foruscita del sistema viene con un inadeguato livello di autonomia lavorativa ed abitativa anche. Secondo un importante problema è appunto la divisione delle responsabilità e infatti diciamo la fase di foruscita del sistema SAI non è precisamente regolamentata così che sembra diciamo affidarsi in maniera eccessiva allo spirito di iniziativa della società civile e questo in realtà si traduce in un'unica capacità di rispondere a quelle che sono le esigenze specifiche dei beneficiari ma penso che tutto questo sia ricollegato in qualche modo alla natura stessa del fenomeno migratorio del quale l'Italia è interessata e alla natura stessa del sistema d'accoglienza che è un sistema che nasce come straordinario e che continua in realtà ad essere utilizzato come un sistema ordinario. Niente, faremo senza. Dunque l'analisi che io ho fatto appunto delle criticità in realtà mi è servita per cercare come ho detto di introdurre un analisi meno statocentrica dello stato di rifugiato e capire le sue origini in qualche modo quindi l'aspetto più antropologico della mia ricerca in realtà parte dal rifugiato come una categoria progratica e con questo intendo che il rifugiato diciamo viene concepito tanto nel modello canadese e tanto nel modello italiano come un concetto limite, un concetto limite che serve in qualche modo a rafforzare lo stato di eccezionalità nel quale il rifugiato ti trova e nel quale viene descritto nella stessa convenzione di Genevra e cristallizzando questo stato di eccezionalità e di temporaneità è possibile marcare una distinzione netta tra quello che è il rifugiato e quello che è il cittadino e così viene sacralizzato all'interno dei confini dello statunazione. Dunque in questo modo questo vi permette di analizzare il rifugiato all'interno del suo processo di integrazione lavorativa come risultato di un fenomeno di individualizzazione e stereotipizzazione dello status. Questo vuol dire che nei due modelli, nei due percorsi diciamo nei percorsi di integrazione presentati il rifugiato viene descritto come d'altronde è descritto nella convenzione di Genevra come una vittima e allo stesso tempo in questo modo viene rafforzato il suo stato di temporaneità ma è proprio in questo stato di temporaneità che il rifugiato viene in realtà inglobato in quella che è la normalità e questo rispecchia un po' gli discorsi di stato di emergenza e di crisi che fanno un po' da supporto ai due modelli d'asilo. Questo è un esempio che cosa si vede? Si vede nel multiculturalismo canadese che supporta l'integrazione ma l'integrazione viene effettivamente solamente sulla base dello status di residente permanente ad esempio merge nella gestione del sistema di accoglienza e di integrazione italiano che come ho detto è un sistema di fatto straordinario che viene però utilizzato come ordinario e in questo si consuma un processo di chettizzazione di confinamento dei beneficiari il che poi risulta in che cosa parlando di integrazione lavorativa? In percorsi professionalizzanti che non sono tarchettizzati in iniziative che sono prevalentemente di breve termine. In questo percorso di processo di stereotipizzazione e di individualizzazione del rifugiato nella mia tesi c'è una forte componente di genere perché ovviamente una parentesi particolare va riservata alla categoria della rifugiata donna che tanto nel modello canadese quanto nel modello italiano viene slobbata in dei percorsi di integrazione lavorative che sono fortemente femminimizati e con questo intendo che la donna rifugiata nel momento in cui viene inserita in questi modelli di integrazione si scontra con una determinata concezione di nucleo familiare e di donna del suo ruolo all'interno della famiglia non come donna all'interno del percorso del lavoro. Quindi questo come si traduce? In percorsi di integrazione che non rispecchiano ffettivamente le competenze della donna rifugiata ma mirano più che altro a indirizzarla verso identità pre-costruite, ecco questo che forse è il punto importante. O ad esempio nella mancanza di corsi professionalizzanti che siano combinati con assistenza ad infanzia, questo vuol dire che molte donne ad esempio non possono prendere parte ai corsi di lingua, a corsi professionalizzanti perché non possono, diciamo non sanno come gestire i bambini. Dunque come ho detto nella mia analisi e ho concluso, ho cercato di analizzare il rifugiato come vittima ma anche come responsabile del proprio processo di integrazione perché sottolineando lo status di temporaneità nel quale il rifugiato si trova vi è anche uno scarico di responsabilità rispetto al successo del processo integrativo. Questo vuol dire che il rifugiato in entrambi i modelli viene descritto come responsabile del proprio percorso di integrazione ma allo stesso tempo in un rapporto di creditore ed evitore. Quindi questo ad esempio dove emerge? Nel pocket money che è uno strumento utilizzato nel sistema di accoglienza e di integrazione ed è una sorta di assistenza economica che viene fornita per mettere al rifugiato di soddisfare anche i suoi bisogni di base. Molto spesso quello che è stato messo in luce è che l'utilizzo di questo pocket money in realtà si consuma in una relazione di creditore ed evitore rispetto all'utante che lo riceve o allo stesso modo possiamo applicare lo stesso ragionamento alla sponsorizzazione privata. Come ho detto ci sono evidenti benefici ma questo è fortemente vincolato alle aspettative delle persone che lo sponsor così come al suo sostegno economico. Grazie Lisa. Professor Bolzaga una delle cose che più colpisce è che siamo ancora nel pieno della fase della straordinarietà. Non siamo ancora in una fase ordinaria è sempre straordinario il ragionamento sul mercato del lavoro legato ai rifugiati. Ci dovrebbero essere invece delle politiche serie di integrazione su tutti i livelli? Assolutamente sì. Credo che il merito della tesi di laurea di Lisa sia stato quello di spostare un pochino il focus che noi di solito abbiamo sul rifugiato come persona che varca ai confini, ha bisogno di assistenza e in fondo la vittima di cui parlava è invece il tema dell'integrazione lavorativa, quindi il fatto che alla fine anche il rifugiato tutto sommato si trasforma spesso in un lavoratore migrante, in un migrante lavoratore e quindi c'è questo elemento molto importante proprio dell'integrazione che passa attraverso il lavoro e la dignità che è connessa al lavoro. Quindi su questo credo che anche nel dibattito pubblico oltre che ovviamente a livello di regolazione si dovrebbe molto di più focalizzare l'attenzione. Anche in questo caso si dovrebbe parlare di opportunità. Leggevo una recente statistica dell'Istat che parla di 400 mila posti vacanti in Italia per carenza di mano d'opera specializzata e poi invece magari quella mano d'opera ci sarebbe ma sarebbe da cogliere. Assolutamente e per non parlare naturalmente del nostro futuro pensionistico che sappiamo essere assolutamente legato a flussi migratori ovviamente regolamentati che quindi non soltanto diciamo popoli nel mercato del lavoro ma possono garantire anche un sistema di sicurezza sociale che altrimenti sennò rischia veramente di collassare visto che comunque la popolazione nei paesi diciamo europei o occidentali invecchia. Speriamo anche che parlarne anche al festival d'economia serva per cercare di arrivare a una soluzione che porti l'ordinarietà e finisca questa fase di straordinarietà che sicuramente non fa bene nessuno. Ringrazio Elisa Martini e Matteo Borzagha. Chiedo di salire sul palco adesso a Giuseppe Carbone e a Luisa Antonioli. Giuseppe Carbone laureando i studi internazionali all'Università di Trento e Luisa Antonioli professoressa ordinaria di diritto privato comparato all'Università di Trento. La tesi è verso la transizione digitale dell'Unione Europea, la regolamentazione del mercato unico digitale e gli obiettivi del 2030. Vuole iniziare lei professoressa? Quando abbiamo un pochino parlato di cosa raccontare io avevo pensato che forse il mio ruolo è semplicemente quello di introdurre il perché di questa tesi che è appunto ancora un lavoro in via di completamento. Il punto di partenza che si colloga bene nel dibattito sul futuro del futuro è cosa sta facendo cosa deve fare l'Unione Europea su una delle maggiori sfide che attualmente abbiamo, quella sfida digitale di cui si è già fatto cenno. Nelle priorità che l'attuale commissione Fonderline ha fissato per il proprio operato c'è la sfida della transizione ecologica, il green deal e poi l'altra grande sfida è quella del digitale. Spesso sono anche interconnessi nel senso che riuscire ad agire sulla parte ambientale richiede anche utilizzare il digitale. Da questo punto di vista c'è una complessità che è data dal fatto prima di tutto che la sfida digitale non è una sfida europea, è una sfida globale, quindi ovviamente cosa si deve o non si deve fare, cosa si può o non si può fare, dipende da un contesto molto più ampio, pensiamo banalmente agli effetti delle variazioni geopolitiche della collocazione della Cina. L'altra cosa è il fatto che c'è una sovranità nazionale perché l'Unione Europea è una strana bestia che non è uno stato più che un'organizzazione internazionale, si scontra con delle posizioni a livello razionale che non sono sempre allineate e quindi c'era un po' da capire cosa fare. Giuseppe partendo dal lavoro che abbiamo fatto durante il corso ha selezionato uno dei grossi temi che sono quelli delle ultime normative della commissione, proposte dalla commissione europea e poi adottate e sta facendo uno studio anche sull'impatto in particolare su sistema italiano e francese. Allora ce lo puoi presentare velocemente? Certo. Allora buonasera a tutti e siccome diceva la professoressa Antonioli che naturalmente ringrazio questo è un progetto che è nato durante un corso che è proprio il corso che è tenuto da lei lo scorso semestre che ovviamente si occupava di Unione Europea, delle sue politiche, un'analisi chiaramente da un punto di vista eminentemente giuridico e quindi proprio in quel momento, proprio quando ci trovavamo a dover scrivere un piccolo contributo di fine corso, il Digital Services Act anche nota come la legge sui servizi digitali e il Digital Market Act, la legge sui mercati digitali stavano nascendo proprio in quel momento, facevano chiaramente parte di un progetto che era durato ben due anni e proprio nel mese di novembre 2022 sono diventate realtà perché sono state approvate dall'Unione Europea seguendo il tradizionale percorso che ogni regolamento deve seguire, la procedura ordinaria in questo caso specifico e appunto a novembre c'era questa entrata in vigore e io ero sentimentalmente legato a questi due regolamenti perché proprio a ridosso della loro presentazione dalla Commissione Europea nel 2020 mi trovavo a fare un tirocinio, ero alla fine della triennale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Dipartimento per le Politiche Europee che in quel momento si occupava di stabilire sostanzialmente la posizione italiana, quindi in fase ascendente sul Digital Services Act, chiaramente anche nel caso del Digital Market Act c'era un gran dibattito perché insomma poi immediatamente si è discusso anche di quello, però quindi quando queste cose si sono combinate ho avuto molto piacere nel fare questo piccolo lavoro poi dopo mi è venuta l'idea di magari lo trasformiamo in qualcosa di altro e quindi cco la mia tesi Work in Progress che si concentra appunto su questi due regolamenti che fanno parte di un pacchetto che si chiama il pacchetto sui servizi digitali, un pacchetto normativo, questi due regolamenti sono molto legati tra di loro, il Digital Services Act ha un'anima, una vocazione che è eminentemente di protezione dei diritti dei consumatori, quindi siamo nell'ambito del diritto dei consumatori, il Digital Market Act invece ha una vocazione più concorrenziale, però entrambe offrono protezione dei consumatori da una parte ma anche per esempio il Digital Services Act ha una certa rilevanza anche sotto il profilo della concorrenza, invece verso il Digital Market Act di converso va a proteggere i consumatori seppure in maniera diversa e quindi come accennava la professoressa questi due regolamenti sono una pietra miliare nell'ambito della transizione digitale perché rappresentano uno dei primissimi passi compiuti dalla Commissione Europea seppur molto molto concreti nel regolamentare quello che viene chiamato il mercato unico digitale, un mercato che è parallelo al mercato unico uropeo che conosciamo tutti che però è molto importante, vi do alcuni dati, basti pensare che circa il 70% delle aziende a livello europeo in una top ten a livello di grandezza sono, operano nell'ambito del digitale quindi chiaramente questo è un tema di estrema rilevanza molto molto attuale e quindi il contributo di questi due regolamenti è innegabile molto interessante perché entrate in vigore nel 2022 la completa e piena applicazione avverrà soltanto nel 2024 quindi questa è una fase molto delicata perché è una fase appunto di progressiva applicazione di un corbo normativo molto pesante che nel caso del digital market act che come dicevo è nell'ambito strettamente del diritto della concorrenza si va a ripercuotere sui cosiddetti gatekeepers che sono sostanzialmente coloro che controllano l'accesso a internet quindi le grandissime aziende le big tech companies per dirla in maniera più americana o i GAFAM quindi sono aziende sulle quali ovviamente c'è stata una grandissima attenzione anche in passato che però in Unione Europea per la prima volta chiaramente vengono il loro comportamento viene regolamentato in maniera sistematica questo è molto interessante perché chiaramente paesi come gli Stati Uniti hanno preso un sistema fortemente regolatorio come un qualcosa di l'hanno giudicato come molto positivo Hillary Clinton si è subito espressa in maniera positiva circa l'entrada in vigore di questo regolamento perché si è sostanzialmente questa rappresenta la presa d'atto del fatto che serve un modello che regoli le aziende per farsi da una parte che si crei un sistema concorrenziale corretto un sistema concorrenziale fair per dirla in inglese e allo stesso tempo che i diritti degli utenti che poi siamo tutti noi vengano garantiti con un terzo attore di mezzo che sono le aziende le piccole e medie imprese il nostro tessuto italiano ne è chiaramente intriso e anche le piccole e medie imprese che operano nel digitale vengono tutelate tutelate sia dal digital market act sotto il profilo della concorrenza sia dal digital services act questo perché quest'ultimo regolamento contiene tutta una serie di obblighi chiaramente sia nei loro confronti ma sia nei confronti di quelle che vengono definite le veri large online platforms le piattaforme molto grandi che da un punto di vista legale solo parzialmente coincidono con i gatekeepers dal lato del digital market act e che quindi dovranno offrire tutta una serie di garanzie alle piccole e medie imprese vi faccio un sempio se prendiamo la piccola nicchia delle startup un fenomeno molto comune è quello che queste grandi aziende inglobino molto presto in maniera molto prematura queste startup tarpando un po' le ali a quello che poi magari è il progetto che potrebbe portare grandissimo valore e molto spesso portandole anche oltreoceano e quindi questi regolamenti tramite questo norme corpo di obblighi e di doveri in capo alle grandi aziende sicuramente tutelano anche questo genere di soggetti aggiungo anche che naturalmente dal punto di vista dei diritti fondamentali i cittadini europei hanno gli vengono offerte delle tutele che prima oggettivamente non c'era modo di garantire sicuramente la direttiva e-commerce che diciamo è una direttiva del 2000 e che inevitabilmente ha dei limiti perché ovviamente dopo 23 anni il contesto digitale che in continua evoluzione è cambiato radicalmente puneva delle basi importanti ma che non consentivano non garantivano minimamente una tutela dei diritti fondamentali così come i padri costituenti e l'Unione Europea l'avevano immaginata e quindi anche in quest'ambito cioè traslare i diritti fondamentali che vengono garantiti nel mondo concreto nel mondo tangibile nel mondo che viviamo tutti i giorni offline possa essere garantito anche online quindi questo è un'altra cosa molto interessante. Questo è soltanto il primo dei passi che l'Unione Europea sta facendo non posso non menzionare in questa sede se si parla di transizione digitale quanto si sta facendo per esempio in ambito della regolamentazione dei dati così come in ambito della regolamentazione dell'intelligenza artificiale o ancora della politica industriale legata al digitale però sicuramente questi due regolamenti tracciano una via e chiaramente hanno una connotazione molto concreta che fa ben sperare quindi questa è un po' la chiave del mio intervento spero di lasciare un po' di positività rispetto a quanto detto anche dai presenti colleghi chiaramente per ragioni diverse non potevano ssere altrettanto ottimisti e indubbiamente è una strada molto positiva. Poi è chiaro che la parte più chiamiamo la sperimentale del lavoro sarà quella di vedere come questi due regolamenti verranno applicati perché quella strada lì è ancora tutta da percorrere quindi io facendo riferimento a questo corpo normativo molto intenso stiamo parlando di un centinaio di articoli per ognuno dei regolamenti un articolato che aggiunge obbligazioni che prima erano sostanzialmente sconosciuti espressione di una necessità come dicevo prima impellente cco questa è la base di partenza per poi fare una proiezione di quale sarà l'autorità che nel caso del digital services act per questa figura che si chiama digital services coordinator che a livello di stati membri avrà dei compiti importanti in ambiti di tutel e di verifica che questi obblighi vengano rispettati a livello micro dalle aziende chiaramente io faccio una proiezione studiando i due sistemi quello italiano e quello francese per andare a capire qual è il modo più adeguato per assolvere quegli obblighi seppur definiamoli di carattere procedurale che gli stati membri nel caso del digital services act hanno nel caso del digital market act invece faccio un'analisi critica di quello che il sistema il cosiddetto sistema di enforcement perché lì ci sono delle preoccupazioni di natura diversa delle preoccupazioni che riguardano il ruolo centrale forse eccessivamente centrale come le poche fonti di carattere accademico hanno definito perché appunto la commissione ha questo ruolo che da un punto di vista logistico sarà complesso da assolvere perché chiaramente la tg comp che è la direzione generale della commissione che si occupa di tutto questo genere di cose al cui vertice c'è Margrethe Westager chiaramente non è detto ed è probabile che non abbia il know-how necessario e anche la quantità di personale per poter chiaramente gestire tutte queste aziende tutto il lavoro che c'è in fase di verifica che questi obblighi vengano vengono assolti tuttavia è comunque molto interessante vedere sarà poi interessante vedere che cosa succederà nel concreto quindi per concludere si va verso il 2024 in questo senso e vedremo sul piano empirico come tutto ciò quale sarà la conclusione di tutto ciò quello che è certo è che le nostre vite online sono destinate a cambiare secondo un modello che a mio parere che poi sarà appunto nella conclusione della tesi è assolutamente virtuoso grazie intanto il mercato digitale unico ci ha portato un bel risparmio nel portafoglio pensando alle tariffe roaming del telefono eravamo abituati a spendere l'ira di dio soprattutto quando si andava nei paesi anglosassoni adesso questo è un primo esempio concreto di quanto ci possa aiutare ma professore Stantoniolli quanto è importante che si riesca ad avere un diritto europeo in questo senso però poi come diceva giustamente il mondo non è solo l'Europa e quindi riuscire a mettersi d'accordo con gli Stati Uniti con la Cina sarà un ulteriore obiettivo già dobbiamo riuscire a metterci d'accordo tra i nuovi Stati membri è un passo importante però sarà solo il primo L'Unione Europea diciamo principalmente per la creazione di norme ha il problema di mettere d'accordo gli Stati che spesso partono da presupposti molto diversi e qui bisogna dire che effettivamente l'accelerazione di quella che è stata la normativa in materia di digitale in generale è stata strabiliante dal regolamento sulla privacy dei dati abbiamo avuto veramente un'enorme produzione però c'è un versante anche esterno che l'Unione Europea sta più sviluppando cioè quella di essere un trendsetter cioè di fissare degli standard che viste le dimensioni economiche dell'Unione Europea possa fungere da modello a livello globale allora lì ovviamente ci sono tutta una serie di variabili che sono difficili da definire in maniera rigida perché dipende da rapporti di forza economica dipende dalla situazione geopolitica per esempio è chiaro che nell'attuale situazione geopolitica rapporti con la Cina sono particolarmente complessi però poi ci sono anche altre cose rispetto agli Stati Uniti c'è anche una visione diversa c'è sicuramente una mentalità per cui negli Stati Uniti tendenzialmente il mercato deve essere lasciato autoregolamentarsi perché questa è la migliore maniera per garantire che il mercato si sviluppi viceversa in Europa noi abbiamo già ormai da svariati decenni impuntato sul fatto che c'è bisogno di una regolamentazione e che quindi perché si possa sviluppare deve essere uno sviluppo regolato è una sfida e naturalmente se funzionerà o no lo si vedrà poi nel tempo e ripeto non è solo una questione di bontà fra virgolette dell'impianto normativo ma dipende da tutta un'altra serie di elementi però è indubbiamente vero che se noi riteniamo che l'Unione Europea che l'Europa sia portatrice di un certo assetto anche di valori che riguardano la tutela delle persone ma anche poi lo sviluppo dei rapporti economici questi sono dei tasselli importanti e sono veramente molto difficili perché da un lato devono essere dettagliati perché altrimenti non funzionano se le maglie sono troppo larghe sfugono e al tempo stesso però sono settori che sono in cambiamento talmente rapido che si è per rendere la rincosa quindi quello che diceva Giuseppe che poi bisognerà vedere la parte dell'enforcement cioè come le norme poi verranno concretamente applicate sarà veramente la sfida ed è un norme mondo che si sta prendo davanti a noi chi come me è un boomer fa anche fatica a capire quindi bene che ci siano gli studenti che ci aiutano ad orientarci perché talvolta è proprio faticoso. All'interno della Unione Europea l'Italia come ha messo leggevo che l'indice 2022 della digitalizzazione dell'economia della società vede l'Italia sotto la media uropea. Siamo andati un po' meglio rispetto ai dati che ho visto del 2017 però siamo ancora sotto media. Allora chiaramente in Italia da un punto di vista tecnologico c'è molto potenziale, poca vanguardia. Forse in alcune sacche specifiche anche vanguardia però è naturale che non siamo in testa alle classifiche ed è questa innegabile. C'è da dire che c'è una grande sfida che non ho potuto toccare per una questione di tempo che è quella del PNRR e il PNRR indubbiamente la transizione digitale è assolutamente centrale insieme alla transizione ecologica, per questo vengono chiamate transizioni gemelle, perché poi alla fine questi obiettivi entro il 2030 e poi quelli entro il 2050 sostanzialmente verranno l'auspicio e il progetto e quello di raggiungerli proprio tramite queste due transizioni. Quello della transizione digitale è un ruolo innegabile, vi do un dato numerico, circa il 27% delle risorse all'interno del PNRR sono destinate al digitale, quindi questa può essere un'opportunità interessante che dobbiamo cogliere in questo momento che è proprio quella di canalizzare queste risorse per poter innescare questo processo e poter supportare anche tutto il tessuto produttivo in questo processo qui. La digitalizzazione del resto ha poi di converso degli effetti positivi sia in ambito climatico, perché chiaramente può aiutare, ma anche proprio a livello produttivo, quindi può creare valore perché appunto consente di modificare in maniera e di efficientare i processi e quindi sicuramente, certo il PNRR non sarà sicuramente la soluzione a tutti i mali, ma sicuramente rappresenta un'interessante occasione. Può essere quell'acceleratore che serve all'Italia, quella spinta per andare verso un futuro dove almeno la media europea la riusciva a superare. Grazie a Giuseppe Carboni e alla professoressa Lisa Antonioli. E per la conclusione invito Lorenzo Maccellari e il professor Pejman Abdul Mohammadi. Lorenzo è laureato con l'Ode in Comparative European and International Legal Studies all'Università di Trento. Il professor Pejman Abdul Mohammadi è professor associato in storia e politica del Medio Oriente presso la scuola di studi internazionali dell'Università di Trento. Con loro usciamo dall'Europa e andiamo in Oriente, andiamo in Iran e andiamo a parlare di un tema molto stringente e di stringente attualità, quello del regime iraniano. Professor Pejman. Eccoci qua, grazie mille innanzitutto per questa bella occasione anche di poter portare gli studenti e Laura Andy ad aprirsi verso il pubblico, quindi è un'ottima occasione che il Festival dell'Economia con l'Università di Trento hanno in qualche modo procurato. Io vorrei soltanto dare un inquadramento e così poi il caro Lorenzo, che è uno dei nostri eccellenti, Laura Andy, potrà toccare alcuni aspetti. Chiaramente siamo di fronte a una situazione in cui il Medio Oriente svolge un ruolo molto importante nel grande gioco che c'è tra la Cina e gli Stati Uniti e in questo quadro dove il Medio Oriente è una zona geografica, geopoliticamente rilevante, ci sono almeno quattro attori regionali, l'Arabia Saudita, la Turchia, possiamo dire Israele e l'Iran, che esercitano insieme all'Egitto dei ruoli fondamentali in quello che sarà il futuro equilibrio di potenza nei prossimi deci anni e quello che sta accadendo adesso in Iran, che abbiamo seguito negli ultimi sei sette mesi con le rivolte in corso che Lorenzo poi spiegherà in modo più preciso, hanno messo in luce come in uno dei paesi che eravamo abituati a conoscere come la Repubblica Islamica, come queste figure con il turbante e con le barbe, in realtà si è creato negli ultimi quattro decadi di Repubblica Islamica, la generazione più laica del Medio Oriente del Nord Africa e soprattutto una gioventù che ha perso la vita per libertà e laicità questo è stato un elemento molto importante anche per i Millennial, riprendendo la cosa dei boomer, di vedere come i Millennial iraniani hanno messo in luce un interessantissimo movimento, il più moderno, io l'ho battezzato e per adesso penso che ancora tiene questa definizione, quello del nuovo secolo, abbiamo avuto il movimento, abbiamo tuttora il movimento sociale politico più moderno presente. Per questa ragione gli equilibri interni dell'Iran, sia dal punto di vista istituzionale la Repubblica Islamica dell'Iran, sia dal punto di vista nei movimenti sociali e culturali, quindi i giovani, sono di fondamentale importanza, non solo per l'Iran, per il Medio Oriente ma anche per noi in Europa, perché in questo grandissimo gioco e quello che sarà all'interno dell'Iran nei prossimi cinque o dieci anni, insieme a quello che sarà in Turchia dopodomani, dipendono molto anche dal nostro futuro, quindi non siamo scollegati, io passerei la palla all'eccellente Lorenzo che ci illuminerà quella cosa. Grazie professore per l'introduzione, buonasera a tutti, quindi sì, come anticipato vorrei portare appunto come tema principale quello del regime ibrido in Iran. Ed è importante appunto sottolineare ibrido perché si differenzia dai classici regime autocratici che magari siamo abituati a conoscere per un elemento molto importante che sembrerà paradossale ma è l'elemento democratico di elezione del Presidente della Repubblica. Dunque l'ibridità deriva esattamente da, la tecnologia in questo caso non aiuta, vabbè posso proseguire anche senza slide, non è un problema, l'ibridità appunto deriva da questo fattore di elezione che al contrario di molti magari regimi autocratici dove l'elezione mano a mano può portare a una transizione democratica, in Iran il gioco democratico fa parte in realtà del regime. Perché? Perché l'elezione del Presidente rappresenta una delle due nature dello Stato, quella secolare contro quella poi contrapposta al clero, quindi la natura religiosa dello Stato. Una natura religiosa che in teoria dovrebbe vegliare sopra gli elementi laici ma che in realtà si sovrappone in maniera imponente, creando quindi un'impossibilità allo Stato di essere effettivamente laico. E questo quindi produce, ovviamente all'allunga, una situazione in cui anche gli stessi candidati alla Presidenza vengono selezionati dalla componente religiosa. Quindi c'è uno scrutinio dei candidati che poi quando si presenteranno alle elezioni danno un'impressione di scelta, di differenza ma che in realtà fanno in tutti quanti parte dello stesso regime, dello stessa ideologia. Un altro elemento da appunto sottolineare è anche l'elemento della ciclicità dell'ufficio della Presidenza, una ciclicità che si verifica perché il Presidente finora, dagli anni 90 fino ad oggi, è sempre riuscito a mantenere quest'ufficio per due mandati. Quindi abbiamo i riformisti con Khamenei, poi abbiamo il conservaturismo di Ahmadinejad, Rouhani moderato e poi abbiamo adesso Raisi dalle elezioni del 2021. Ovviamente questa ciclicità aiuta il regime a stringere e allargare la gabbia che ha creato sulla popolazione a seconda della risposta che riceve da parte della popolazione. E infatti la popolazione da diversi feedback al regime. Ci sono stati diversi movimenti di protesta molto importanti prima di quello del settembre 2022. Già dagli anni 90 sotto i riformisti abbiamo avuto un primo elemento di protesta e di insoddisfazione. Perché? Perché i riformisti dovevano presentare quell'alternativa politica più vicina alla prima generazione post rivoluzionaria, dalla rivoluzione islamica del 79, ma che in realtà poi non è riuscita a mantenere quelle promesse. Proprio per la presenza di questa componente religiosa che impedisce un effettivo cambio di struttura. Quindi per usare due termini inglesi possono cambiare le policies ma non cambia la polity, la colonna vertebrale dello Stato. Quindi cosa succede? Questa ciclicità dei riformisti arriva ad una conclusione, Saleh Ahmadinejad, un personaggio abbastanza noto anche in occidente, una delle figure più conservatrici che quindi alimenta una serie di protesti e insoddisfazioni nella popolazione che si manifestano poi in quello che possiamo chiamare un primo grande movimento, l'onda verde, il movimento verde. Movimento verde che trova effettivamente come rappresentanti due figure anche in esse riformiste ma molto agli estremi. Questo movimento nasce in particolare esattamente alla vigilia dell'elezione del secondo mandato di Ahmadinejad, un'elezione molto contestata dalla popolazione e di conseguenza scende in piazza questa generazione post rivoluzionaria che non ha vissuto il mito di Khomeni, della creazione, della liberazione, dello Shah, ma ha vissuto direttamente, è nata sotto la Repubblica Islamica e quindi ha sentito delle limitazioni che la Repubblica Islamica imponeva. Questo movimento però non arriva ad avere né il supporto internazionale né quella unità interna che gli permette di portare un vero cambiamento. Perché? Perché poi alle lezioni successive si divide in chi predica l'astenzione e chi dice va bene puntiamo al male minore, puntiamo a Rouhani, un moderato, un moderato che si pone tra i due movimenti conservatore e riformista cercando un colloquio anche con il regime, quindi offrendo uno spazio di cambiamento minimo alla popolazione senza però andare a intaccare quelli che sono i fondamenti della Repubblica Islamica. In un primo momento sembrerebbe che la presidenza di Rouhani porta una certa soddisfazione alla popolazione ma dobbiamo tenere in conto sempre dei fattori internazionali, in particolar modo le elezioni di Trump e quindi questa nuova politica estera denominata maximum pressure porta la Repubblica Islamica in una condizione conomica tale da non poter più offrire una soddisfazione anche in questi termini alla popolazione e servono quindi delle nuove proteste tra il 2017 e il 2018 per motivi conomici. Ovviamente in questo caso il regime si sente molto attaccato perché pensate dal 2009-2010, 2017-2018 un continuo movimento da parte della società contro lo Stato tende a chiudersi soprattutto dopo la pandemia del 2020 che colpisce in maniera molto aggressiva l'Iran, tende a chiudersi ed esclude dalla elezione del 2021 qualsiasi candidato che non sia conservatore. Ed ecco qui le elezioni di Raisi con una affluenza bassissima al di sotto del 50% in un contesto come quello della pandemia che quindi inevitabilmente porta ancora più rancore e risentimento nella società nei confronti di questo Stato che predica di questi valori religiosi ma poi effettivamente mostra repressione nei confronti della società a delle richieste di libertà. E quindi si arriva alla morte di Masa Amminin al settembre 2022 da parte della Polizia Morale, questa Polizia che si deve occupare del rispetto di questi principi islamici da parte della società, una Polizia che viene prontamente smantellata da regime in un tentativo di dimostrare l'apertura ma sono dei tentativi vani perché ormai la situazione è completamente cambiata, siamo davanti a una situazione in cui la popolazione non vuole più avere a che fare con questa ingerenza religiosa, non vuole più avere a che fare con questa elite che al Paese creano problemi economici ma all'estero, la cosiddetta Lamborghini Syndrome, mandano i figli a studiare in contesti di lusso sfrenato che poi viene dimostrato nei social. Gli stessi social che adesso invece vengono usati dalle queste generazioni dei millennial per appunto fare gruppo, per unire questo consenso e quindi da questo avvenimento il regime si chiude, si blinda e inizia una repressione violenta e la popolazione trova due importantissimi simboli che sono le donne i giovani. Le donne per quello che era appunto rappresentato Masa Mini, uccisa perché portava male il velo e i giovani perché sono appunto questa generazione nuova, laica che non vuole che non riconosce questo regime, non vuole nulla che fare con questi giochi di politica tra riformisti e conservatori o moderati ed è una generazione che attraverso internet si fa sentire, basti pensare ai gremmi, la canzone Baroglie ha vinto un gremmi, una canzone importantissima simbolo della protesta ma anche la cultura popolare su internet lo stesso ci mostra altri esempi di questa unione da parte di queste diverse classi sociali e gruppi sociali e si arriva quindi adesso in un contesto di protesta in cui tutto sembra essere messo in gioco e in cui effettivamente il regime per una volta è davvero di fronte a un movimento che sembra incontenibile, che non si è affermato, che ha trovato anche il supporto di imprenditori attraverso dei boycott, quindi la chiusura dei negozi a dicembre ad esempio e si è trovato di fronte a una protesta che chiede principalmente due cose, libertà e laicità come ricordava il professore, libertà da queste imposizioni delle elite governative da questo stato che appunto opprime le libertà personali e laicità via le ingerenze religiose dalla politica, politica e religione devono essere separate come oggi ne conosciamo negli Stati occidentali ma anche qui da noi e che è una grande garanzia di libertà personale e quindi la domanda che ci si pone adesso è siamo effettivamente di fronte una nuova rivoluzione, i presupposti sono tutti lì perché c'è unità, non c'è rappresentanza politica e questo è molto importante perché quindi si trovano altri simboli e altro spirito di unione per cui se dovesse sparire magari un politico a supporto del movimento, il movimento non finirebbe, non è come l'onda verde, arrestati i due leader riformisti, il movimento finisce, si divide. Qui siamo davanti a un vero movimento che è pronto a cambiare, che è pronto ad entrare in gioco, a portare anche una ventata di aria fresca con una nuova generazione che ha dei nuovi valori, dei diversi valori e che è pronta forse veramente a portare una transizione democratica in Iran. Grazie. Grazie Lorenzo. La storia è fatta di simboli e di singole immagini e proprio nei giorni scorsi sui giornali si è tornati a parlare di Maza sulla base della tomba che è stata vandalizzata e ha fatto il giro del mondo, questa immagine bruttissima e molto simbolica. Possiamo dire che da quella morte sta cambiando finalmente l'Iran? Assolutamente sì, diciamo che i simboli sono fondamentali, due simboli che appunto anche Lorenzo ha sottolineato e lei adesso in qualche modo porta la mia attenzione, uno è il velo, reso obbligatorio per tutte le donne iraniane dopo il 1979 e che è stato chiaramente contestato dalla generazione giovane, ma anche da quella meno giovane e che perdendo la vita hanno messo in luce che il velo era una imposizione di un regime teocratico alle donne e che non era chiaramente una scelta o un fattore culturale. Cosa che invece spesso anche molti nostri leader europei si sono recati nella Repubblica samica dell'Iran mettendosi il velo dicendo che rispettano la cultura di un popolo e questo è un elemento chiaramente di pieno imbarazzo che c'è stato perché in realtà rispettavano il dicta di un regime nei confronti dei cittadini. Quindi questa è una cosa molto importante, quindi il primo simbolo è stato queste ragazze che hanno bruciato il velo nelle strade. Noi spesso siamo stati un po' attenti perché vogliamo essere politicamente correct anche una certa sinistra e allora per la paura dell'islamofobia questa roba qui non si dice perché se invece la libertà è la libertà non c'entra né da una parte né dall'altra. Quando quindi delle persone vengono oppresse e che non devono mettere il velo e che quindi in questo caso il velo è una sindrome di oppressione e queste ragazze che hanno bruciato il velo nella strada ci hanno dato una grande elezione quindi in questo caso il velo è un simbolo di oppressione. In un altro contesto può essere un'altra identità. Il secondo simbolo è il turbante. Il turbante che rappresenta il potere di questo sistema politico islamico e che questi ragazzi anche lì coraggiosamente e lì sono stati appunto usando anche la tecnologia digitale hanno iniziato a filmarsi e coraggiosamente hanno dato vita a questo fenomeno del saltaturbanti cioè far saltare il turbante al clero. Il clero che appunto rappresenta questa oligarchia corrotta confessionale che per queste decadi li ha repressi e soppressi loro stessi anche i loro genitori e i loro nonni e quindi facevano saltare il turbante e lo filmavano diventava virale. Quindi se mi chiede la simbologia a questi due simboli invece come terzo simbolo la ripresa della bandiera iraniana che era stata in qualche modo usurpata dopo la rivoluzione quindi aver messo il segno di Allah al posto del leone il sole che rappresenta l'identità iranica e non quella islamica. Anche quello il terzo simbolo quindi coinciderei su questi tre simboli. Per l'altro tutta diciamo l'onda di protesta ha portato alla grazia di molti dei ventimila arrestati quindi il potere in questo caso dei giovani il potere anche della rete ha portato una pressione che probabilmente il regime una volta non aveva. Assolutamente sì, la Repubblica islamica in questo momento è molto vulnerabile quindi è una estrema difficoltà e quindi ha subito uno shock fortissimo perché le persone che sono cresciute dentro il loro sistema oggi sono contro ma non contro a livello solo politico c'è stata una rivoluzione culturale quello che io chiamo il rinascimento iraniano quindi chiaramente sì è molto vulnerabile a differenza a quello che in qualche modo si cerca di far passare che noi invece bisogna trattare così. La Repubblica islamica e l'Arabia Saudita che sono due cose diverse ma entrambi sono in estrema vulnerabilità anche per questo hanno fatto questa apertura tra di loro con la Cina non è un segno di forza è un segno di estrema fragilità di quel sistema. A Vecchiano il giorno della festa della donna hanno intitolato uno spazio pubblico a masa in questo caso è uno spot come dire di immagine o sono anche in questi casi elementi simbolici importanti che dall'Italia e non solo possano partire per arrivare fino a noi? Direttore, lei tocca un punto importantissimo la pubblica opinione del mondo libero è molto importante ci continuano a dire no ma non c'entra invece è molto importante perché se il mondo libero non esprime il suo sostegno nei confronti di queste generazioni che sono pacifiche e senza armi e vengono uccise nelle strade in modo tranquillo e non hanno sostenitori anche degli attori globali perché abbiamo visto la Commissione Europea come ha ignorato quello che ha fatto il Parlamento per fermare i pastaran. Abbiamo visto altri attori come i democraci negli Stati Uniti che comunque fanno il business con la Repubblica Islamica non resta che la pubblica opinione del mondo libero e in questo caso questi atti simbolici sono di fondamentale importanza e di sostegno a questo movimento per la libertà. Un'ultima cosa qual è il futuro del futuro per l'Iran come lo vede? Io penso che il futuro del futuro sia incentrato su quello che anche Lorenzo sottolineava e libertà e laicità e sarà il primo paese che riuscirà dal sistema medio orientale e nord africano a raggiungere questa maturità non perché gli iraniani sono più intelligenti più avanti ma perché hanno avuto 44 anni di un sistema che è usato l'Islam come ideologia politica e quindi sono molto più laici e progressisti rispetto ai loro vicini quindi vedremo molto probabilmente questo. Una bella iniezione di ottimismo per concludere. Grazie. Ringraziamo Lorenzo Macellari. Concludiamo questa serata avendo toccato quattro temi molto importanti e quattro piccole immagini, quattro piccoli simboli di quello che può essere il nostro futuro. Lo abbiamo fatto insieme a quattro ragazzi che ci hanno portato nel futuro raccontandoci il loro impegno nello studio e cercando quindi in questo caso di unire i puntini, cercando di immagazzinare questi giga all'interno del loro computer sperando che possa servire per rendere questo futuro del futuro migliore perché il futuro del futuro è nelle vostre barri. Grazie a tutti e buon festival. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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